Il Ghana ha la più grande discarica al mondo di scarti e-waste dove la gente si ammala e muoredi Marco ArezioAbbiamo trattato qualche tempo fà la problematica delle discariche dei rifiuti di apparecchiature elettroniche in Palestina dove, con metodi pericolosi per la salute e per l'ambiente, vengono estratte materie prime pregiate da rivendere. Oggi ci occupiamo della più grande discarica al mondo di rifiuti e-waste in Ghana.Computers, cellulari, televisioni, cavi elettrici, lavatrici, forni a micro onde, lettori MP3 e tutti quei prodotti che contengono metalli di valore, nonostante i divieti internazionali di esportazioni dei rifiuti elettronici, continuano ad affluire in Ghana ad un ritmo di 40 mila tonnellate all’anno. Ma come fanno ad arrivare tutti questi prodotti nella discarica di Agbogbloshie? Tutte le apparecchiature elettroniche vengono vendute dai paesi ricchi sotto la dicitura “usato” o “da riparare”, dicitura che evita di classificare l’oggetto come un rifiuto. I controlli ai porti di partenza e di arrivo sono scarsi in relazione al numero totale di containers che vengono movimentati ogni giorno e le autorità portuali non si possono permettere, con la struttura di controllo a disposizione, di perseguire l’aumento programmato di controlli sulle singole spedizioni. Quindi in Ghana arriva, da tutto il mondo, una massa abnorme di apparecchiature elettroniche esauste che finiscono in discarica e che danno lavoro agli schiavi dell’e-waste, gente che per 2/3 dollari al giorno, cercano di recuperare metalli dalle apparecchiature elettroniche utilizzando metodi di estrazione, come il fuoco, i solventi e l’acqua. Questa attività crea in diffuso inquinamento dei terreni, dell’aria e delle falde, con implicazioni terribili sulla salute dei lavoratori che restano giornalmente esposti all’inalazioni delle sostanze velenose che provengono dalla combustione dei rifiuti, dalla commistione con svariate sostanze chimiche e dall’alimentazione contaminata di cui si cibano. Infatti intorno alla discarica vive un esercito di lavoratori che provengono anche da altri paesi africani, attratti dalla possibilità di guadagnare qualche dollaro per il loro sostentamento. Ma la gente che manipola questi rifiuti è esposta a malattie ischemiche, tumori, malattie ostruttive polmonari ed infezioni respiratorie, mentre la discarica continua la sua vita alimentata dai rifiuti del mondo moderno. Tutto quello che non può essere riciclato nella discarica di Agblogbloshie viene bruciato creando nubi tossiche che hanno classificato il luogo tra i 10 più inquinati del mondo. Il continente Africano sta cercando di opporsi a questo commercio mortale per la sua gente e, attraverso la Conferenza di Bamako, sta chiedendo agli stati che esportano questo tipo di merce di considerare ogni apparecchio non funzionante come rifiuto e quindi non esportabile. La Germania ha avviato dei progetti sociali attraverso i quali fornisce delle macchine per la separazione dei rifiuti, in modo rispettoso dell’ambiente, pagando il metallo estratto al suo corretto valore, ridando dignità e sostegno ai lavoratori che portano i rifiuti da lavorare. Ma questo è solo una goccia nel mare. Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Progressi tecnologici e applicazioni pratiche nell'energia fotovoltaica con le celle solari organiche binarie di Marco ArezioIl settore dell'energia rinnovabile è in continua evoluzione, spinto dalla crescente necessità di soluzioni sostenibili per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. In questo contesto dinamico, le celle solari organiche binarie si distinguono come una tecnologia emergente con un grande potenziale per trasformare il panorama dell'energia solare. Queste celle offrono una promessa unica di efficienza, sostenibilità e flessibilità, rendendole candidate ideali per un'ampia gamma di applicazioni innovative. L'importanza dell'Energia Solare L'energia solare è una delle fonti di energia rinnovabile più pulite e più abbondanti disponibili. La sua capacità di convertire la luce solare diretta in energia elettrica senza emissioni nocive è fondamentale per i sforzi globali di decarbonizzazione. Tuttavia, le tecnologie solari esistenti, come le celle fotovoltaiche in silicio, pur essendo efficaci, presentano limitazioni in termini di costi, efficienza in diverse condizioni ambientali e flessibilità di applicazione.L'avvento delle Celle Solari Organiche Binarie Le celle solari organiche binarie rappresentano un avanzamento significativo in questo campo. Utilizzando materiali semiconduttori organici, queste celle introducono una nuova dimensione di flessibilità e possibilità di integrazione, superando alcune delle limitazioni delle tecnologie solari tradizionali. La caratteristica distintiva di queste celle è l'uso di due materiali organici differenti che agiscono rispettivamente come donatori e accettori di elettroni, migliorando significativamente l'efficienza della separazione delle cariche e, di conseguenza, dell'energia prodotta.Obiettivi e Struttura dell'Articolo Questo articolo mira a esplorare in dettaglio le celle solari organiche binarie, esaminando la loro struttura, il principio di funzionamento, i metodi di produzione, le modalità di installazione e i vantaggi che offrono rispetto alle tecnologie solari convenzionali. Attraverso un'analisi approfondita, il testo intende fornire una comprensione chiara del potenziale di questa tecnologia innovativa e delle sue applicazioni nel mondo reale. Cos'è una Cella Solare Organica Binaria? Le celle solari organiche binarie rappresentano una delle tecnologie emergenti nel campo del fotovoltaico, che promettono di rivoluzionare il modo in cui catturiamo e utilizziamo l'energia solare. Queste celle utilizzano materiali organici semiconduttori per convertire la luce solare in energia elettrica, sfruttando una configurazione binaria per ottimizzare l'efficienza del processo.Struttura e Composizione Una cella solare organica binaria è composta da due materiali organici principali: un donatore di elettroni e un accettore di elettroni. Questi materiali sono tipicamente dei polimeri organici o delle piccole molecole che possono assorbire la luce a diverse lunghezze d'onda, aumentando così la quantità di energia solare che può essere convertita in energia elettrica. La disposizione dei materiali organici in una struttura a eterogiunzione consente una separazione efficiente delle cariche elettriche generate dall'assorbimento della luce.Meccanismo di Funzionamento Quando la luce solare colpisce la cella, i fotoni vengono assorbiti dai materiali organici, creando eccitoni, che sono coppie legate di elettroni e buche (elettroni mancanti che agiscono come cariche positive). In una cella solare organica binaria, l'eterogiunzione formata dai materiali donatore e accettore facilita la dissociazione degli eccitoni in cariche libere: gli elettroni si trasferiscono al materiale accettore mentre le buche rimangono nel materiale donatore. Una volta separate, queste cariche viaggiano verso gli elettrodi opposti della cella, generando una corrente elettrica che può essere utilizzata o immagazzinata. La configurazione binaria, dunque, non solo migliora l'assorbimento della luce ma ottimizza anche il trasporto delle cariche all'interno del dispositivo, risultando in un'efficienza maggiore rispetto alle celle solari organiche tradizionali.Vantaggi e Sviluppi Le celle solari organiche binarie offrono diversi vantaggi rispetto alle loro controparti inorganiche, come il silicio: Leggerezza e Flessibilità: I materiali organici sono generalmente più leggeri e possono essere depositati su substrati flessibili, permettendo applicazioni innovative come l'integrazione in tessuti o materiali da costruzione. Basso Costo di Produzione: Le tecniche di deposizione utilizzate per i materiali organici sono meno costose e meno intensive in termini energetici rispetto ai metodi utilizzati per le celle solari in silicio. Versatilità Estetica: Le celle possono essere trasparenti o colorate, offrendo possibilità estetiche per l'integrazione in ambienti urbani e in prodotti di consumo.Problematiche e Ricerca Futura Nonostante i progressi significativi, le celle solari organiche binarie affrontano ancora problematiche relative alla stabilità a lungo termine e all'efficienza in condizioni ambientali variabili. La ricerca continua è focalizzata sull'ottimizzazione dei materiali e dei processi per estendere la durata e migliorare le prestazioni delle celle in condizioni reali. Quindi, le celle solari organiche binarie sono un'innovazione promettente nel campo delle tecnologie rinnovabili, con il potenziale per portare l'energia solare in nuovi contesti e applicazioni, rendendo l'energia pulita più accessibile e integrata nella vita quotidiana. Produzione delle Celle Solari Organiche Binarie: Processi e Innovazioni La produzione delle celle solari organiche binarie è un processo che richiede precisione e innovazione per massimizzare l'efficienza e la funzionalità dei dispositivi.Materiali e Preparazione Le celle solari organiche binarie si basano su materiali organici semiconduttori, come abbiamo detto, che includono polimeri e piccole molecole. Questi materiali sono scelti per le loro proprietà di assorbimento della luce, stabilità chimica, e la capacità di facilitare il trasporto di cariche elettriche. La preparazione dei materiali inizia con la sintesi chimica dei composti organici, seguita da un'accurata purificazione per rimuovere impurità che potrebbero influenzare negativamente le prestazioni del dispositivo. La selezione e la preparazione dei materiali sono cruciali, poiché determinano l'efficienza della conversione fotovoltaica e la stabilità a lungo termine delle celle.Tecniche di Deposizione Le tecniche di deposizione utilizzate nella produzione delle celle solari organiche binarie includono sia metodi di deposizione da fase vapore che tecniche di stampa da soluzione. Deposizione da Fase Vapore: Metodi come la deposizione termica in alto vuoto sono comunemente usati per le piccole molecole. Questo processo comporta il riscaldamento del materiale organico fino alla sua sublimazione, seguito dalla condensazione sul substrato freddo. Questa tecnica è apprezzata per la sua capacità di controllare con precisione lo spessore e la morfologia dello strato depositato. Tecniche di Stampa da Soluzione: Queste tecniche, tra cui la stampa a getto d'inchiostro, la stampa per serigrafia e il rivestimento per spin-coating, sono particolarmente promettenti per la produzione su larga scala grazie alla loro semplicità e basso costo. La stampa a getto d'inchiostro, ad esempio, permette la deposizione selettiva di materiali con un'elevata precisione posizionale, riducendo lo spreco di materiale.Incapsulamento e Stabilità Dopo la deposizione dei materiali organici, le celle solari devono essere incapsulate per proteggerle dall'ossidazione e dall'umidità, che possono rapidamente degradare le prestazioni. L'incapsulamento è quindi un passaggio critico che influisce direttamente sulla durata e sulla stabilità delle celle. Materiali avanzati e tecniche di incapsulamento innovative stanno emergendo per migliorare la longevità dei dispositivi senza comprometterne l'efficienza.Difficoltà e Prospettive Future Nonostante i progressi, la produzione di celle solari organiche binarie affronta difficoltà significative, in particolare per quanto riguarda la scalabilità e la riproducibilità delle prestazioni su larga scala. Inoltre, la ricerca continua per trovare un equilibrio ottimale tra l'uso di solventi ecocompatibili, la selezione di materiali sostenibili e la minimizzazione dell'impronta carbonica del processo produttivo. Le prospettive future per la produzione di celle solari organiche binarie sono tuttavia promettenti. L'innovazione nei materiali, unita al miglioramento delle tecniche di deposizione e incapsulamento, potrebbe portare a una riduzione dei costi e a un aumento dell'efficienza, rendendo questa tecnologia sempre più accessibile e praticabile per applicazioni commerciali e residenziali. Installazione delle Celle Solari Organiche Binarie: Flessibilità e Innovazione Le celle solari organiche binarie offrono una notevole versatilità in termini di installazione, grazie alla loro leggerezza, flessibilità e capacità di adattarsi a vari contesti e superfici. Queste caratteristiche uniche aprono la strada a nuove possibilità per l'integrazione dell'energia solare in ambienti diversi, estendendo notevolmente il campo di applicazione delle tecnologie fotovoltaiche.Superfici e Materiali Flessibili Una delle proprietà distintive delle celle solari organiche binarie è la loro flessibilità. Possono essere depositate su substrati flessibili come plastiche, tessuti o altri materiali compositi, permettendo la creazione di pannelli solari che possono essere piegati, arrotolati o conformarsi a superfici non piane. Questa flessibilità rende possibile l'integrazione delle celle solari in tende, zaini, indumenti e persino in veicoli, senza la necessità di superfici rigide e pesanti.Edifici Integrati con la Produzione di Energia Solare (BIPV) Le celle solari organiche binarie si prestano efficacemente all'integrazione con gli edifici (Building Integrated Photovoltaics - BIPV). A differenza dei pannelli solari tradizionali, che necessitano di essere montati su strutture esistenti, le celle organiche possono essere integrate direttamente nei materiali da costruzione, come finestre, facciate e tetti. Questa integrazione non solo migliora l'estetica degli edifici, eliminando la necessità di strutture aggiuntive, ma contribuisce anche all'efficienza energetica, riducendo il fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffreddamento.Installazione su Dispositivi Indossabili e Prodotti di Consumo La leggerezza e la flessibilità delle celle solari organiche binarie le rendono ideali per l'integrazione in dispositivi indossabili e altri prodotti di consumo. Orologi, indumenti tecnologici e persino tende possono essere dotati di capacità di generazione energetica, fornendo una fonte di alimentazione autonoma per dispositivi elettronici portatili. Questa applicazione ha il potenziale per rivoluzionare il design dei prodotti e promuovere l'adozione di tecnologie sostenibili nella vita quotidiana.Problematiche nell'Installazione Nonostante i vantaggi, l'installazione delle celle solari organiche binarie presenta alcune problematiche. La durabilità e la resistenza alle condizioni ambientali esterne, come l'umidità, la temperatura elevata e l'esposizione ai raggi UV, sono critiche per applicazioni esterne e indossabili. La ricerca continua per migliorare la stabilità dei materiali e dei dispositivi è essenziale per garantire che le prestazioni rimangano ottimali nel tempo. Inoltre, l'integrazione delle celle in materiali da costruzione e prodotti richiede lo sviluppo di standard e protocolli di sicurezza specifici, assicurando che l'installazione non comprometta la funzionalità o la sicurezza degli oggetti o degli edifici. Conclusioni L'installazione delle celle solari organiche binarie rappresenta un campo promettente, caratterizzato da innovazione e flessibilità. Superando le sfide tecniche e normative, queste tecnologie hanno il potenziale per trasformare la generazione di energia solare, rendendola più accessibile, estetica e integrata nella vita quotidiana. Con progressi continui nella ricerca e nello sviluppo, l'installazione delle celle solari organiche binarie continuerà a espandersi, offrendo nuove soluzioni per un futuro energetico sostenibile.Vantaggi Efficienza Record: Recenti progressi hanno portato a un significativo miglioramento dell'efficienza di conversione delle celle solari organiche binarie, avvicinandole ai tassi di conversione del silicio. Questi miglioramenti sono il risultato di una migliore comprensione dei meccanismi di trasporto delle cariche e dell'ottimizzazione dei materiali organici. Stabilità Migliorata: La ricerca ha fatto passi da gigante nel prolungare la vita utile di queste celle, attraverso lo sviluppo di materiali più stabili e la scoperta di tecniche di incapsulamento che proteggono i componenti sensibili dall'ossidazione e dai danni ambientali. Sostenibilità: L'uso di materiali organici, potenzialmente derivabili da fonti rinnovabili, presenta un profilo ecologico favorevole, con minor impatto ambientale rispetto al silicio sia in fase di produzione che di smaltimento. Flessibilità di Applicazione: La capacità di conformarsi a diverse forme e l'integrazione in materiali non tradizionali per la produzione di energia solare ampliano notevolmente il potenziale di utilizzo delle celle solari organiche binarie, promuovendo una più ampia adozione dell'energia solare.
SCOPRI DI PIU'Un accordo storico tra due società per aiutare il settore vitivinicolo Francese ad affrontare la mancanza di vetroIl vino ha provato in passato ad uscire dalle solite bottiglie in vetro da 75 cc., entrando nel cartone per esempio, ma con risultati non eccelsi. Un imballo troppo diverso, anche visivamente, che non è piaciuto ai degustatori del nettare degli Dei, sollevando anche alcuni dubbi sulla qualità e durata del vino all’interno di questo packaging in cartone. Ora la Francia, famosa nazione per quantità e qualità del vino, vive la difficoltà nel reperire il vetro per le bottiglie tradizionali e, anche a causa dei costi saliti alle stelle, si è domandata come poter risolvere il problema. Così, due società specializzate nel packaging per il settore vitivinicolo e nelle soluzioni sostenibili per l’industria dell’imbottigliamento, hanno unito i loro sforzi per andare incontro alle aziende agricole Francesi che producono vino. La collaborazione tra Vinventios, azienda specializzata nella produzione di chiusure sostenibili per bottiglie, inserita nella filiera della produzione del vino in molti paesi del mondo e Packamama, azienda specializzata nella produzione di bottiglie per il vino in rPET, ha dato i suoi frutti sul mercato Francese. Le nuove bottiglie in rPET andranno a sostituire le classiche cilindriche in vetro, che tutti conosciamo, apportando, non solo una novità stilistica nella bottiglia, in quanto ovalizzata e non cilindrica, ma anche un messaggio forte dal punto di vista ambientale, utilizzando l’rPET, riciclato al 100%, che secondo Packamama, aiuterà le cantine ad abbattere la loro impronta di CO2. Inoltre, il PET riciclato per alimenti è certificato in Europa e negli USA, non reagisce ai cibi e alle bevande, non ha alcun impatto sul gusto ed è privo di PBA. Il vantaggio della bottiglia riciclata in rPET non è solo espresso nel miglioramento del marketing dell’imballo e nel vantaggio ambientale, passando dal vetro alla plastica, ma ha anche un grande vantaggio economico nei trasporti e, quindi, nel risparmio di costi e di carburante bruciato per la logistica. Infatti, secondo Packamama, la bottiglia in rPET, del tutto simile a quella in vetro, anche nel colore, pesa solo 63 gr. che corrisponde all’87% in meno di una di vetro, con risvolti evidenti sull’impronta carbonica nella logistica. Secondo Packamama la Francia sta vivendo una serie di coincidenze negative nel settore del vino, come la mancanza di bottiglie in vetro, i loro prezzi molto più altri che in passato e la disaffezione al vino da parte delle generazioni più giovani. Con la nuova bottiglia in rPET i prezzi del packaging saranno più competitivi, più stabili, il prodotto più sostenibile e più innovativo, andando incontro anche alle esigenze rivendicate dai giovani in termini di tutela ambientale. La carenza di bottiglie in vetro, che ha afflitto la Francia negli ultimi anni, è stata innescata dal fermo dei forni a causa del Covid 19, ma è poi proseguita per la ridotta produzione generale, anche a seguito del costo improponibile, per alcune aziende, dell’energia. Resiste, tuttavia, un certo disappunto da parte dei consumatori di vino meno giovani al cambio del vetro come materia prima per le bottiglie, essendo convinti che il vetro sia, nel suo complesso, più sostenibile e circolare della plastica.
SCOPRI DI PIU'Storia delle Calzature e dei Materiali: dal Papiro alla Plastica Riciclatadi Marco ArezioNella sezione di rNEWS del portale rMIX ci siamo occupati della genesi di alcune materie prime, della vita e delle scoperte di alcuni personaggi geniali nel campo chimico e della ricerca, della storia del riciclo e della raccolta differenziata e di alcuni prodotti, nati a volte per caso, che sono oggi di uso comune e di larga diffusione.Tra questi prodotti ci piace fare un passo indietro nel tempo e ripercorrere la storia delle calzature, dei materiali che le hanno composte e delle mode che nel tempo hanno determinato la nascita, lo sviluppo e il declino di alcuni modelli e materiali. E’ interessante vedere come dalla preistoria fino all’avvento dell’era dell’industria manifatturiera nel secolo scorso, i materiali siano stati modificati lentamente, per assumere un’esplosione di ricette e tipologie con l’introduzione dei polimeri plastici. Stabilire con esattezza quale sia stata la prima calzatura realizzata dall’uomo e la sua tipologia è complicato, in quanto la facile deperibilità del materiale di natura organica che veniva inizialmente utilizzato dalle popolazioni preistoriche, avendo nella calzatura l’unico mezzo di protezione dei piedi, non ha reso possibile il giungere fino a noi di antichi resti di quel periodo storico. Indubbiamente nell’era preistorica, quando si parla di scarpe, ci si riferisce a pelli non conciate e assicurate al piede dall’utilizzo di un sistema di lacci dello stesso materiale. Venivano prodotte anche suole in fibra vegetale intrecciate e fermate al piede con lo stesso sistema. Però un reperto molto prezioso, forse l’unico rimasto, è stato rinvenuto nel 2010: la scarpa più antica del mondo, risalente infatti circa al 3.500 a.C., durante uno scavo archeologico in una caverna in Armenia. Una scoperta che ha dell’incredibile visto l’ottimo stato di conservazione, costituita da un unico pezzo di pelle bovina, allacciata sia nella parte anteriore che nella parte posteriore con un cordoncino di cuoio. Siamo anche sicuri che l’uso delle calzature risale a molti anni prima, infatti, le incisioni rupestri di circa 15.000 anni fa raffiguravano uomini con già ai piedi delle calzature. Nel periodo Egizio la maggior parte della popolazione si spostava scalza e le scarpe erano destinate solo a figure sociali di rango superiore, anche se esisteva una carica onorifica, per i servitori dei faraoni e dei nobili, che veniva chiamata “portatori di sandali”. Gli Egizi avevano introdotto la concia delle pelli per i loro sandali, attraverso l’uso di oli vegetali, lavorate su telai e ammorbidite con materia grassa di origine animale. Le suole erano fatte in papiro, legno, cuoio o foglie di palma intrecciate in base all’uso che la scarpa era destinata. Tra il 3500 a.C. e il 2000 a.C. i Sumeri, popolo che viveva nella Mesopotamia meridionale, svilupparono nuove formule di concia delle pelli, affiancate alle tradizionali conce grasse, inserendo la concia minerale con allume e la concia vegetale con tannino. Tra il 2000 a.C. e il 1100 a.C. gli Ittiti, che vivevano nell’attuale regione montuosa dell’Anatolia, avevano sviluppato un tipo di calzature dalle caratteristiche di resistenza elevate, proprio per poter muoversi agevolmente in territori impervi e dai fondi difficoltosi. Anche gli Assiri, che prosperarono tra il 2000 a.C. e il 612 a.C., furono probabilmente i primi che crearono gli stivali alti fino al ginocchio, adatti a cavalcare e comodi nella gestione dei carri da guerra. Inoltre, oltre alla praticità di alcune calzature nelle fasi più difficili della vita quotidiana, gli Assiri stabilirono colori differenti delle calzature a seconda del ceto sociale di appartenenza: rosso per i nobili e giallo per la classe media che si poteva permettere delle scarpe. Nell’antica Grecia, tra il 2000 a.C. e il 146 a.C., si svilupparono varie forme di sandali costituiti da una suola di cuoio o di sughero che venivano fissate ai piedi con delle strisce di pelle. Inoltre introdussero uno stivaletto a mezza gamba allacciato sempre con strisce di cuoio di colore tradizionale o rosse. Gli antichi Romani, tra il 750 a.C. e il 476 d.C., in virtù della miscelazione con altre culture, come i Galli, gli Etruschi e i Greci, appresero la tecnica della concia delle pelli e svilupparono calzature per l’esercito e per la vita sociale. Infatti, i cittadini di un rango sociale elevato, utilizzavano un tipo di sandalo chiamato Calcei che consistevano in una suola piatta e tomaie in pelle che avvolgevano il piede. I romani introdussero il colore nero delle calzature per i senatori mentre il colore rosso era destinato alle alte cariche civili che, in occasioni di cerimonie pubbliche di particolare importanza, indossavano sandali con un rialzo nella suola per elevare la statura di chi le portava. L’imponente esercito Romano era dotato di calzature con suola spessa e resistente, adatte alle lunghe marce, in cui erano chiodate delle bullette. Tra il terzo secolo d.C. e il nono secolo d.C. si svilupparono tra i Franchi, antico popolo germanico, un tipo di calzatura con una punta lunga quanto circa la metà della lunghezza della scarpa. Inizialmente nata per i nobili, si sviluppò successivamente negli altri strati della popolazione con lunghezze della punta differenti così da differenziare il ceto sociale. Intorno al XII° secolo, i calzolai veneziani, divisi in categorie ben distinte tra i “Solarii”, che producevano suole e calze suolate e i “Patitari” che producevano zoccoli in pelle con suola alta, svilupparono un artigianato di grande valore. Ma fu tra il XVI° e il XVII° secolo, specie in Francia, i modelli delle calzature aumentarono in modo sorprendente per dare sfogo alle richieste di novità espresse dai nobili. Stivali al ginocchio o fino alla coscia, ciabatte o scarpette con pelle e seta addobbati con fili d’oro o d’argento espressi con ricami artistici. Nacque anche la moda dei tacchi, specialmente di colore rosso, espressione dell’alta nobiltà. Il famoso tacco Luigi XV, intagliato e decorato e le scarpe da signora dei maestri Italiani, erano i protagonisti del XVIII° secolo, in cui la Francia e l’Italia imponevano la moda in Europa. Un altro periodo di forte attenzione della moda verso le calzature lo troviamo nel XX° secolo, dove si realizzano scarpe con la punta allungata ispirate alla moda dell’art noveau e il tacco Luigi, ispirato alla moda rococò. Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale i due paesi che dettavano la regola della moda erano sempre la Francia e l’Italia con Coco Chanel da una parte e Salvatore Ferragamo dall’altra. Tra gli anni 60 e gli anni 90 del secolo scorso la produzione di scarpe viene largamente influenzata dalle nuove materie prime plastiche che si sono affacciate sul mercato industriale. Se da una parte la moda prende una strada propria, come elemento di espressione artistica, la produzione di calzature per i cittadini comuni sperimenta nuovi materiali, più semplici da produrre a ciclo continuo e più economici da vendere. Materie prime come il PVC, il Poliuretano e le gomme sintetiche presero il sopravvento sulla pelle e il cuoio, creando scarpe economiche, robuste, flessibili ed impermeabili. Attraverso l’uso delle materie plastiche si passo da una produzione artigianale, in cui la manualità e il genio dell’uomo creava modelli particolari e raffinati, a una produzione dove le macchine aumentavano il numero di modelli prodotti per giornata lavorata permettendo un mercato più vasto. Infine, i materiali plastici riciclati entrarono a far parte delle materie prime di base per l’industria calzaturiera, specialmente per le suole o per gli stivali impermeabili, inserendo anche in questo settore i principi della circolarità dei materiali.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - riciclo - calzature Vedi maggiori informazioni sulla storia delle calzature
SCOPRI DI PIU'Uno scienziato Intelligente, Furbo e Opportunista. “Favorì” la scoperta dell’Idrogeno di Marco ArezioAntoine-Laurent de Lavoisier, scienziato Francese, è riconosciuto come il padre della storia della chimica avendo emanato la prima versione della conservazione della massa nel 1789, inoltre riconobbe e catalogò scoperte fondamentali come l’ossigeno e l’idrogeno. Studiò in modo approfondito e, con un approccio scientifico, la relazione tra combustione e la respirazione polmonare, attraverso l’osservazione del comportamento dell’aria in questi due fenomeni. Essendo un nobile, sedeva nei maggiori salotti della politica e della finanza e, proprio attraverso le sue relazioni di alto livello, riusciva a farsi finanziare le sue ricerche. Chimico, botanico, astronomo e matematico entrò a soli 25 nell’accademia delle scienze e nel 1775 si occupò, per l’amministrazione reale, dello studio e del miglioramento della polvere da sparo, compiendo studi sul salnitro. Attraverso questi studi notò la stretta relazione tra il comportamento della combustione e dell’ossigeno, tra l’ossigeno e la vita delle piante e il processo dell’arrugginimento del metallo, ribaltando la teoria del flogisto in essere all’epoca. Inoltre fece propri alcuni studi condotti da Henry Cavendish, riuscendo a capire il rapporto tra l’aria infiammabile, scoperta da quest’ultimo e l’ossigeno con la formazione di acqua, in base anche agli studi di Joseph Priestley, definendo in modo esplicito l’idrogeno. Questa caratteristica di Lavoisier di utilizzare gli studi di colleghi, inglobandoli nelle sue ricerche per poi attribuirsi tutti i meriti, sembrava essere una costante nella sua vita di ricercatore. Dimostrò la legge della conservazione della massa bruciando lo zolfo con il fosforo in aria e affermando che il peso del risultato di questa combustione era maggiore del peso delle singole masse, essendo questo processo stato influenzato dall’aria. Catalogò inoltre, in modo scientifico attraverso la nomenclatura precisa, le sostanze chimiche che erano allora conosciute creando una base letteraria scientifica di massimo rilievo. Nel 1769 fu chiamato dall’amministrazione monarchica, quale matematico, a riformare il sistema fiscale e delle riscossioni delle tasse, aiutando gli uffici preposti a riformare il sistema di misurazione metrico decimale per tutta la Francia. Nel 1793, a seguito degli eventi politici susseguiti alla rivoluzione francese, fu arrestato insieme alle persone che si erano occupati della riscossione delle tasse per conto della monarchia per alto tradimento. Invano cercò di dimostrare che il suo ruolo era solo quello di un consulente tecnico e che niente aveva a che fare con il lavoro diretto legato all’azione di riscossione, ma non fu creduto e l’8 Maggio del 1794 il tribunale rivoluzionario lo condannò a morte tramite ghigliottina.
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