Polimeri nel campo dell’ecologiadi Marco ArezioCi sono i campi di applicazione tradizionali dei polimeri plastici che tutti conosciamo, permettendoci di usare i prodotti plastici quotidiani, poi ci sono campi di utilizzo davvero impensabili. Secondo le informazioni dell’Universitàdi Iztapalapa in Messico, un team di ricercatori universitari, capeggiato dalla Dott.ssa Judith Cardoso, sta studiando gli impieghi di vari polimeri e biopolimeri, per migliorare le performance di alcune operazioni di carattere ecologico. Due di questi progetti riguardano la pulizia dei pozzi profondi e il trattamento dell’acqua di scarto proveniente dai lavaggi delle auto che sono notoriamente contaminate. Nel caso dell’autolavaggio si trattava di poter gestire i materiali di scarto, di origine biologica e trasportati dall’acqua, attraverso il legame con un polimero, creando dall’unione, un elemento pesante che scendesse sul fondo delle vasche di raccolta, consentendo così di pulire l’acqua. Questo nuovo composto può essere definito un fango che ha caratteristiche tali da poter essere utilizzato per il compostaggio. Nel caso della purificazione dei pozzi di acqua dai metalli pesanti, quali il Cromo 6 e l’arsenico, il gruppo di ricerca, in collaborazione con il National Polytechnic Istitute (IPN), sta sperimentando l’impiego di resine a base di polimeri. Questo studio vuole trovare una soluzione per l’estrazione dell’acqua in assenza dei due inquinanti, che sono facilmente presenti nei pozzi in aree semi-aride. Il processo prevede inoltre l’impiego della tecnologia di elettrodeionizzazione in una cella elettrochimica. Un altro studio su cui si stanno concentrando i ricercatori è quello di riuscire ad immagazzinare, nelle resine riciclate, una certa quantità di CO2 con lo scopo di produrre un abbattimento di quella circolante e, inoltre, creare resine con un maggior valore aggiunto. Infatti, se si riuscisse a trovare un metodo industriale di immagazzinamento della CO2 nelle resine riciclate, si creerebbero delle basi polimeriche che si potrebbero trasformare, secondo i ricercatori, in etanolo metanolo e biocarburanti od altri composti da utilizzare come materie prime.Categoria: notizie - polimeri - economia circolare - riciclo - rifiuti - ecologia
SCOPRI DI PIU'di Marco ArezioLa Cina della grande muraglia, della rivoluzione industriale, della potenza militare, dello sviluppo iper-tecnologico, dell’espansionismo nei paesi del terzo mondo specialmente in Africa e Sud America, delle guerre commerciali, delle pressioni sull’area indocinese, non aveva fatto i conti con il suo iper liberismo che è partito ai tempi di Deng, catapultando il paese dal socialismo maoista, che assicurava una ciotola di riso per tutti, alla rincorsa frenata a condizioni di vita più agiate rispetto alla dignitosa povertà in cui il popolo cinese aveva vissuto fino agli anni della pre industrializzazione diffusa. Le emergenze nazionali sono rappresentate principalmente dall’inquinamento dell’aria e da quello delle acque che ha fatto risvegliare in modo violento la Cina da un beato sonno in cui si vedevano solo le cose positive create dallo sviluppo, mettendo sotto il tappeto le conseguenze negative. Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, secondo uno studio pubblicato della Berkeley Earth, in Cina muoiono circa 4000 persone al giorno per fenomeni legati a patologie che dipendono dall’inquinamento dell’aria. Gli scienziati attribuiscono la responsabilità dei decessi soprattutto alle emissioni delle centrali a carbone e in particolare alle minuscole particelle note come PM 2,5 che possono scatenare attacchi di cuore, ictus, cancro ai polmoni e asma e che , sempre secondo lo studio di Berkeley Earth, uccidono silenziosamente 1,5 milioni di persone all’anno, il 17% del livello di mortalità della Cina. Il governo cinese ha preso atto della situazione ambientale catastrofica assumendosi decisioni che stanno andando nella giusta direzione per cercare di risolvere la pericolosità dell’aria che viene respirata. Il prezzo da pagare non è stato basso, anzi i sistemi utilizzati dal governo sono stati piuttosto drastici. Oltre alla chiusura di tutte le fabbriche obsolete a carbone, è stato limitato l’uso di carbone e legna per il riscaldamento domestico nelle città. Inoltre il governo cinese ha puntato ingenti risorse sull’eolico e sul solare, iniziando la produzione di energia verde che contribuirà ad abbassare il livello degli inquinanti nell’aria nei prossimi anni. Per quanto riguarda il settore dei trasporti il governo prevede entro il 2020 la presenza sulle proprie strade di 200.000 veicoli elettrici e la messa al bando di 500 modelli di auto in circolazione considerati inquinanti. L’azione riformatrice del governo cinese non si esaurisce qui infatti sta cercando soluzioni anche contro la desertificazione e la de- ossigenazione dell’aria prevedendo la realizzazione di un piano di piantumazione ambizioso, infatti saranno messi a dimora circa 26 miliardi di piante nei prossimi 10 anni. Per quanto riguarda invece la situazione delle acque, attualmente, un terzo delle risorse idriche nel paese non è potabile e il 15% non è utilizzabile nemmeno per l’irrigazione o la produzione, in quanto è inquinata da pesticidi, scarichi industriali e fertilizzanti. Di conseguenza l’attività ittica è globalmente compromessa visto che il pescato presenta un grado di inquinamento altamente pericoloso per la salute. Alla luce di questo problema il governo ha costituito la figura del responsabile delle acque, che non è in ogni caso del tutto nuova, infatti questa posizione è nata già dal 2007, nell’area di Shanghai, quando accadde un grave incidente ambientale nel lago di Taihu, uno dei più grandi del paese, dove ci fu un’ invasione di alghe velenose. Circa 5 milioni di abitanti della città di Wuxi non avevano la possibilità di usufruire delle risorse idriche per la vita quotidiana e fu per questo che venne costituita la figura del responsabile delle acque che aveva il potere di sovraintendere le molte autorità sciogliendo finalmente l’ingorgo dei poteri e lo stallo decisionale.
SCOPRI DI PIU'Perché la Plastica Riciclata deve Costare più di quella Vergine?di Marco ArezioIn un mondo dove lo sfruttamento delle risorse naturali della terra sta mettendo in ginocchio l’ambiente in cui viviamo, dove la crescita esponenziale dei rifiuti sta creando una situazione intollerabile, anche aiutata dai comportamenti umani, dove l’industria del riciclo non riesce ad assorbire tutti i rifiuti che la società produce per trasformali in materie prime, ci sono ancora persone che considerano l’acquisto della materia prima riciclata possibile solo se è un affare economico vantaggioso.Non stupitevi, ma è quello che succede in molte parti del mondo, dove ancora oggi la materia plastica riciclata è vista come un sottoprodotto economico delle materie prime vergini, riducendo l’acquisto ad un fatto meramente di convenienza economica. Ecco perché la plastica riciclata deve costare più di quella vergineInnanzitutto, in linea generale, sarebbe una questione etica quella di capire che l’uso della plastica riciclata è necessaria per il consumo dei rifiuti che vengono prodotti ogni giorno dalla società e che senza il riciclo e l’utilizzo di questa materia prima, il problema dei rifiuti sarebbe molto più pressante di quanto non lo sia adesso. Ma supponiamo che l’etica sia un esercizio mentale soggettivo e che non si venga sfiorati da questi dubbi, dobbiamo comunque sforzarci di considerare come sia importante capire che, oggi, non si dovrebbe poter scegliere tra l’uso di una plastica vergine al posto di quella riciclata nella produzione di articoli di uso comune. Vediamo alcuni motivi: • La materia prima riciclata, salvo alcuni settori specifici come il medicale e una parte del settore food, può essere impiegata normalmente come le materia prima vergine, sia per caratteristiche tecniche che estetiche. Quindi la frase che si sente spesso “se costa lo stesso prezzo o poco di meno compro la materia prima vergine perché è migliore” ce la dobbiamo dimenticare. • A fronte di una crescita dei rifiuti non riciclati, che oggi è mediamente arrivata nel mondo a sfiorare l’85-90% dei rifiuti plastici prodotti, il settore del riciclo soffre di mancanza di molte tipologie di plastiche da lavorare, in quanto il sistema della raccolta-riciclo-produzione di materia prima in molti paesi è scollegato o non funziona come dovrebbe. • La mancanza di alcuni prodotti strategici come gli scarti in PVC per l’estrusione e lo stampaggio o in HDPE per il settore del soffiaggio e dell’estrusione, implica, a fronte dei numeri riferiti ai materiali che non vengono riciclati che abbiamo visto al punto precedente, di dover comprare materia prima vergine per sopperire alla mancanza di quella riciclata. • Le politiche governative di sostegno economico a settori, che nel passato venivano considerati strategici, come quello dell’estrazione e raffinazione delle fonti energetiche fossili, sono completamente fuori tempo e sbagliate, se consideriamo che il mondo del riciclo non riceve gli stessi sussidi statali nonostante svolga un compito ecologico e nel rispetto dell’economia circolare. • Produrre materia prima seconda significa non utilizzare risorse naturali, ridurre l’impronta carbonica, evitare l’inquinamento dei mari, del terreno e dell’aria se i rifiuti vengono bruciati. Inoltre preservare la nostra salute, in quanto è stato dimostrato che la catena alimentare è influenzata negativamente da questo problema. Cioè ci mangiamo ciò che buttiamo. • Il prezzo dei polimeri riciclati può e dovrebbe costare più di quella vergine per motivi tecnici e per motivi etici. Tra quelli tecnici consideriamo che si deve investire molto di più sulla filiera della raccolta differenziata per aumentare l’input disponibile, che la selezione e trattamento meccanico dei rifiuti ha un costo elevato che si ripercuote sul costo del polimero, che il settore subisce la concorrenza dei produttori di materie prime vergini in termini di prezzo e quindi i margini del settore, che compiono anche un’opera sociale, sono molto bassi se non negativi. I motivi etici riguardano i concetti della “green economy” in cui valgono le regole delle 4 R: riuso, riciclo, risparmio e recupero. Meglio utilizzare materie prime che derivano dalla filiera del riciclo che materie prime vergini per tutti i motivi presentati. • Bisogna considerare un costo dell’educazione civica della popolazione sulla gestione dei rifiuti e le conseguenze delle azioni umane di gettarli nei fiumi. Educare le persone ad un approccio culturale corretto sull’ambientale è un tassello finanziario necessario, da conteggiare nel costo delle materie prime riciclate, un’azione che porterà ad un mondo più pulito, a ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali per la produzione di polimeri vergini e ad una disponibilità maggiore di plastica da riciclare oggi carente sui mercati internazionali, per alcune tipologie.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti Vedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Gli scarti da post consumo costituiscono la base di tre tipologie differenti di pavimentazioni modulari carrabili da esternodi Marco ArezioIl settore dell’edilizia è nel pieno della rivoluzione green, che non riguarda solo il recupero degli scarti durante le demolizioni di tutti quei materiali riciclabili, ma anche dei nuovi prodotti che possono essere fatti, in parte o al 100% con materiali riciclati da post consumo. I produttori di articoli edili hanno trovato alcune brillanti soluzioni che possono raggiungere un doppio obbiettivo: creare dei prodotti circolari e ridurre, attraverso il riutilizzo, i rifiuti sul mercato. Nell’ambito delle pavimentazioni modulari per esterni prendiamo in esame tre tipologie differenti di prodotti, che hanno un approccio all’utilizzo dei rifiuti molto diversi tra loro, ma il cui risultato tecnico e architettonico soddisfa pienamente la clientela. I prodotti presi in esame sono: • Masselli autobloccanti in PVC da scarti di cavi esausti • Piastrelle modulari composte da scarti di vetro, bottiglie, sacchetti in PE e scarti di ceramica • Piastrelle modulari composte da scarti misti in plastica non riciclabili, ceneri degli altiforni e scarti di piastrelle. Gli approcci sono differenti, ma la qualità dei prodotti e la funzione di riciclo dei rifiuti ne fa una proposta interessante, da inserire nei cantieri in cui la voce sostenibilità è tenuta in considerazione. Il massello in PVC riciclato e riciclabile è un prodotto in diretta concorrenza con i masselli in cemento, da cui eredita la carrabilità e l’alta resistenza a compressione, ma aggiunge molte altre caratteristiche migliorative, in quanto è completamente isolante, non assorbe liquidi, non viene macchiato da olio o benzina, si taglia facilmente a mano, è verniciabile e non è soggetto all’azione aggressiva dei sali stradali. Inoltre non attinge a risorse naturali, acqua, sabbia, ghiaia e ha un impatto ambientale in fase di produzione molto più limitato rispetto alla produzione del cemento. Le piastrelle modulari formate dagli scarti di vetro provenienti dalla raccolta differenziata, mischiati con i rifiuti in PE e gli scarti di ceramica, sono una buona soluzione non solo per il riciclo composto da materiali diversi, ma anche per la durabilità dell’elemento che vede nella ceramica e soprattutto nel vetro una robustezza nel tempo importante. Anche queste piastrelle sono carrabili, resistono ai sali stradali e all’abrasione della circolazione veicolare, in virtù del macinato di vetro contenuto. Infine, le piastrelle modulari costituite dai rifiuti non riciclabili della raccolta differenziata, mischiati con le ceneri degli altiforni e con gli scarti delle piastrelle esauste macinate, danno un gradevole aspetto estetico al pavimento e un ottimo passaporto green sul riciclo in quanto, utilizzano due componenti classificati come rifiuti non riciclabili e quindi da smaltire in discarica, quindi ben oltre i materiali riciclati tradizionali. Sono piastrelle modulari che vengono impiegate normalmente i passaggi pedonali, piazze e marciapiedi rendendo sostenibile l’intervento di ripristino edile dell’area.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - pavimentazioni - edilizia
SCOPRI DI PIU'Calcestruzzi Cellulari con Aggregati Riciclati dai Rifiuti: C’è un Futuro?di Marco ArezioAnche il mondo dell’edilizia deve affrontare un percorso di sostenibilità che è sempre più importante per l’ambiente e per l’uomo.I calcestruzzi sono elementi costruttivi che comportano un consumo importante di risorse naturali, in particolare gli aggregati che li compongono, essendo estratti e messi a disposizione del settore delle costruzioni. Come succede sempre più spesso nell’ambito stradale e dell’isolamento acustico, dove si impiegano, per esempio, polverini di guaine bituminose riciclate e macinati degli pneumatici riciclati, anche nell’ambito del calcestruzzo la domanda del mercato per un prodotto più sostenibile è ormai crescente. Le ricette che compongono un calcestruzzo tradizionale vedono l’impiego di aggregati naturali, con granulomentrie differenti, una quota di cemento, acqua e additivi quando necessario. Nell’ambito di un approccio ecosostenibile al prodotto, si sono eseguite diverse sperimentazioni e tests di laboratorio che hanno puntato alla sostituzione integrale dell’aggregato naturale con aggregati costituiti da rifiuti selezionati, industriali e da post consumo. Nella famiglia dei rifiuti presi in considerazione in questi tests possiamo annoverare le ceneri volanti, che sono dei rifiuti prodotti durante l’incenerimento dei rifiuti solidi urbani, la loppa d’altoforno macinata, che è anche lei un sottoprodotto delle operazioni di incenerimento e un prodotto plastico da post consumo, la polvere di PET, proveniente dal riciclo delle bottiglie dell’acqua e delle bibite. Metodologie di prova Con questi tre elementi, si sono costituiti differenti impasti cementizi volti ad ottenere calcestruzzi alleggeriti, creando una serie di campionature da laboratorio con lo scopo di testare la resistenza a compressione e la conducibilità termica di elementi composti, sia con aggregati naturali alleggeriti sia con varie tipologie di aggregati provenienti dai rifiuti. Lo studio è stato promosso con l’intenzione di dare una storia analitica ai calcestruzzi riciclati alleggeriti che possano essere impiegati, per esempio, nella costruzione di blocchi di cemento alleggerito per la realizzazione di pareti non strutturali. Si sono quindi create una serie di miscele differenti con la corrispondente quantità di campioni, che sono stati testati a compressione ed è stata calcolata la conducibilità termica degli stessi. Lo scopo era quello di mettere a confronto, una tradizionale miscela di calcestruzzo con aggregati naturali leggeri, con le miscele di calcestruzzo fatte con gli inerti riciclati dai rifiuti. Risultati delle prove I risultati hanno evidenziato una riduzione media della resistenza a compressione dei campioni composti con gli aggregati da rifiuto, senza il PET, del 13,7 %, rispetto ai campioni realizzati con gli inerti naturali, mentre le miscele che contenevano la polvere di PET hanno avuto performances di resistenza ulteriormente più basse del 10%. Si è però notato che l’aggiunta di polvere di PET ha influito positivamente sulla conducibilità termica, rispetto ai campioni composti al 100% con aggregati dai rifiuti, ma inferiore di circa il 22% rispetto ad un calcestruzzo realizzato con inerti naturali alleggeriti. Conclusioni Per quanto il calcestruzzo alleggerito riciclato abbia inferiori prestazioni meccaniche e termiche rispetto a quello prodotto con elementi naturali, la necessità di limitare l’uso delle risorse naturali e quella di ridurre i rifiuti non riciclabili che vanno in discarica, potrebbe portare ad una nuova consapevolezza nell’ambito della progettazione edilizia e della produzione. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - calcestruzzi cellulari - edilizia
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