Il Regno Unito Ricicla Meno Rifiuti di Quanti ne Bruciadi Marco ArezioTutta l’Europa è protesa ad alzare i tassi di riciclo delle proprie nazioni, con una gara all’eccellenza espressa in quantità di rifiuti selezionati e immessi nuovamente sul mercato sotto forma di materia prima.L’Italia è il primo paese in Europa in termini di quantità riciclate con il 79,3%, secondo il rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola, seguita dalla Francia a 55,8%, con una media europea al 39,2%. In alcuni paesi, come il Regno Unito si avvertono delle incongruenze, secondo gli osservatori locali, sia in termini di sistemi di conteggio delle percentuali riciclate che dei sistemi di smaltimento dei rifiuti. Infatti, un'indagine del programma Dispatches di Channel 4 del Regno Unito rivela che l'11% dei rifiuti domestici britannici, raccolti per il riciclaggio, viene inviato agli impianti di incenerimento invece che essere riutilizzato o riciclato. Le emissioni totali di carbonio dall'incenerimento hanno ora superato quelle del carbone. Fino alla metà degli anni '90 il Regno Unito inviava il 90 percento dei suoi rifiuti in discarica, quale modo semplice ed economico per smaltire i rifiuti. Il governo britannico ha poi introdotto una tassa sulle discariche rendendo molto più costoso lo smaltimento attraverso questo canale, quindi il mercato ha trovato un'alternativa. La soluzione era "energia dai rifiuti", dove gli stessi vengono bruciati per produrre elettricità. Nel 2008 il governo britannico ha fissato l'obiettivo di riciclare il 50% dei rifiuti domestici entro il 2020, ma negli ultimi cinque anni il tasso di riciclaggio si è fermato al 45%. Uno dei massimi esperti di riciclaggio del Regno Unito, il professor Karl Williams, direttore della gestione dei rifiuti presso l'Università del Lancashire centrale, ha espresso seri dubbi anche su questa cifra: "Non è una cifra reale, perché quando parliamo di tassi di riciclaggio si parla solo di tassi di raccolta. Quindi il modo in cui conteggiamo i dati sul riciclaggio, al momento, viene espresso tramite la quantità di materiale che raccogliamo dalle famiglie, questo poi viene misurato e pesato, trasformando questo valore come dato sul riciclaggio ". Gli studi dimostrano che più del 50% di ciò che le persone mettono nei rifiuti potrebbe essere riciclato o compostato se fosse fatta una differenziazione corretta. Quello che stanno bruciando sono risorse preziose I sostenitori dell'incenerimento dicono che questa è una soluzione sostenibile al problema dei rifiuti, evitando che milioni di tonnellate vadano nelle discariche. La giustificazione per loro è "che non abbiamo attualmente le sufficienti strutture per riciclare tutta la plastica”. “Abbiamo molti rifiuti, secondo loro, che non possiamo gestire, a parte il conferimento in discarica. Pertanto, ha senso bruciarli per ricavarne energia invece di bruciare altri tipi di combustibili fossili”, afferma il Professor Williams. Ma Georgia Elliott-Smith, un ingegnere ambientale, crede che si potrebbe fare di più per fermare la combustione di materiali riciclabili: “La realtà è che circa il 60 per cento di ciò che va in questi inceneritori di rifiuti nel Regno Unito possa essere riciclabile. E’ quindi essenziale capire che ciò che stanno bruciando sono risorse preziose che dovrebbero rimanere nell'economia, essere riciclate, riutilizzate e non e bruciate. Al momento, gli obiettivi di riciclo assegnati ad ogni autorità locale responsabile dei rifiuti non sono raggiunti, ma, nello stesso tempo, non ci sono sanzioni per il mancato raggiungimento degli obbiettivi assegnati ". La crescita dei termovalorizzatori ha creato un mercato dell’input vorticoso, che deve assicurare carburante da bruciare agli impianti con la necessità di generare rifiuti in modo continuo. Le emissioni totali di carbonio dall'incenerimento hanno superato quelle del carbone Le emissioni di carbonio, C02, sono uno dei principali motori del cambiamento climatico, motivo per cui c'è stato un allontanamento dall'energia creata con il carbone, tuttavia più inceneritori che generano energia significano un costante incremento di C02. I dati per il 2019 mostrano che i 48 inceneritori del Regno Unito hanno emesso un totale di circa 12,6 milioni di tonnellate di CO2. In confronto, il settore del carbone, in declino, ha prodotto 11,7 milioni di tonnellate di CO2. Tutti i produttori di energia devono pubblicare le loro emissioni totali di anidride carbonica, ma l'industria dell'incenerimento deve solo tenere conto del C02 dalla combustione di rifiuti fossili come la plastica. Quindi non devono segnalare le emissioni da fonti come il cibo e i rifiuti del giardino, noti come CO2 biogenica. Gli attivisti ambientali affermano che questa è una "contabilità creativa del carbonio". “Al momento gli inceneritori di rifiuti sono completamente esclusi da qualsiasi tipo di tassa sul carbonio. Non pagano alcuna tassa sul carburante che ricevono, che è il rifiuto, e non pagano alcuna tassa sulle emissioni che creano, quindi hanno questo doppio vantaggio economico che li rendono vantaggiosi, economici e redditizi ", afferma ingegnere ambientale Georgia Elliott-Smith.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti Vedi maggiori informazioni sull'argomentoFonti wmw
SCOPRI DI PIU'Sversamenti di petrolio sui terreni, gas flaring, contaminazione di benzene delle falde e distruzione socialedi Marco ArezioLa bellezza dei luoghi dove fiorivano le mangrovie, formando una foresta concatenata in cui si racchiudevano oasi naturali dove la popolazione locale viveva in piena sintonia con la natura e, da essa, traeva il sostentamento per una vita semplice. Poi, arrivò il petrolio e tutto cambiò. Nel 1956 furono scoperti i primi giacimenti petroliferi che, agli ignari abitanti delle aree interessate alle estrazioni, facevano pensare ad un futuro di prosperità sociale con la possibilità di trovare lavoro e contare su introiti economici famigliari regolari. Da quel lontano 1956 nel delta del Niger sono arrivate compagnie petrolifere come la Shell, la Total, la Chevron e l’Eni che hanno, di fatto, colonizzato il territorio senza distribuire lavoro agli abitanti che abitavano in prossimità dei giacimenti, in quanto non potevano offrire una manodopera specializzata. Nel delta del Niger vengono prodotti circa 2,4 milioni di barili al giorno di petrolio, in un’area di circa 70.000 Kmq. in cui vive una popolazione di 27 milioni di abitanti. Se nel passato la gente conduceva una vita sostenuta dalla natura in cui viveva, con il passare del tempo, il loro mezzo di sostentamento è stato distrutto anno dopo anno, gettando la popolazione nella miseria. Il petrolio spesso fuoriesce dalle condutture, inquinando i terreni e l’acqua, costringendo la popolazione a mangiare il pesce pescato in bacini inquinati e a prelevare l’acqua da bere e per l’uso domestico dalle falde contaminate dal benzene. La desertificazione e l’inquinamento delle zone agricole, causate dalla dispersione del petrolio nei terreni e nei corsi d’acqua, non è l’unico problema che la popolazione deve affrontare. Infatti subiscono anche il fenomeno del gas flaring, nonostante sia vietato dalla legge Nigeriana. Il Gas Flaring è l’emissione in atmosfera di residui gassosi infiammabili che vengono in superficie insieme al petrolio, che per comodità viene bruciato in atmosfera, emettendo sostanze pericolose per la salute umana come anidride carbonica, gli ossidi di zolfo ed azoto, il benzene il tuolene e lo xilene. I danni sanitari sulla popolazione si possono riassumere nelle malattie cardiorespiratorie, silicosi, cancro, malattie del sangue, disturbi gastrointestinali e leucemie che minano, non solo la popolazione che vivono a ridosso dei giacimenti, ma anche quella a decine di chilometri di distanza. Nonostante il gas flaring potrebbe essere recuperato e riutilizzato o reimmesso nel pozzo prima di essere liberato nell’ambiente, per la velocità di lavorazione e la riduzione dei costi di produzione, il gas viene smaltito nell’ambiente con tutte le conseguenze del caso. Nell’area esistono circa 100 pozzi che bruciano il gas di uscita, giorno e notte, dal 1960 circa. A fronte dell’esasperazione popolare che è costretta a vivere tra fame, malattie e nessun vantaggio sociale ad avere l’estrazione petrolifera vicino a casa, subisce anche il disinteresse del governo che non interviene contro le compagnie per far riparare ai danni ambientali da loro causati e nemmeno nella ridistribuzione a livello locale di una piccola parte dei proventi, permettendo di condurre una vita meno disastrata. Anzi, ogni accenno a rivolte popolari vengono repressi dalla polizia che non vogliono problemi con i petrolieri. Subisce, inoltre, il disinteressamento delle compagnie petrolifere ai problemi che loro stesse hanno causato, innescando forme di repressione verso episodi di disperazione creati da gruppi che tentano, con azioni dimostrative, di sabotare le condutture. Nonostante in Nigeria vi siano circa 606 pozzi petroliferi attivi, che costituiscono l’80% del PIL del paese, in 60 anni di continue estrazioni il paese è rimasto tra i più poveri dell’Africa, con una speranza di vita intorno ai 40 anni e un tasso di disoccupazione intorno al 75-80%.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Come i Giardini Verticali Stanno Rivoluzionando l'Isolamento e la Qualità dell'Aria nelle Metropoli di Marco ArezioI giardini verticali, noti anche come pareti verdi, sono sistemi di vegetazione collocati su superfici verticali. Questi giardini possono essere interni o esterni e spesso incorporano sistemi idroponici o di supporto al terreno per sostenere le piante. Si distinguono per la loro capacità di migliorare la qualità dell'aria, isolare termicamente gli edifici, e contribuire esteticamente agli spazi urbani. Storia dei Giardini Verticali ed Evoluzione I Giardini Pensili di Babilonia, una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico, rappresentano uno dei primi e più affascinanti esempi di giardini costruiti dall'uomo, simboli di ingegnosità, bellezza e potere. La loro storia è avvolta nel mistero, tanto che alcuni storici dubitano della loro esistenza reale, considerandoli più un prodotto della mitologia che della storia. Tuttavia, la loro leggenda vive attraverso i secoli, ispirando innumerevoli giardini sospesi in tutto il mondo. L'Antica Babilonia e la Leggenda Si ritiene che i Giardini Pensili siano stati costruiti nel VI secolo a.C. nella città di Babilonia, vicino all'attuale Baghdad in Iraq. Secondo la leggenda, furono costruiti per volere del re Nabucodonosor II, che desiderava alleviare la nostalgia della sua amata moglie, Amitis di Media, per i paesaggi montani e verdi della sua terra natale. Questi giardini non erano solo una meraviglia estetica ma anche un capolavoro di ingegneria, dotati di un complesso sistema di irrigazione che attingeva acqua dall'Eufrate per mantenere verdi e fiorite le piante su più livelli di terrazze. Dall'Antichità al Medioevo L'idea dei giardini sospesi non si è fermata con i babilonesi. Ha influenzato il design dei giardini in tutto il mondo antico e medievale, inclusi i giardini romani e quelli delle ville rinascimentali italiane. Questi giardini spesso incorporavano elementi come terrazze, fontane e piante esotiche, cercando di emulare e ricreare la meraviglia dei giardini pensili originali. Rinascimento e Oltre Durante il Rinascimento, l'Europa vide un rinnovato interesse per l'antichità classica, che portò alla creazione di giardini che non solo cercavano di imitare la natura ma anche di dominarla e strutturarla in forme geometriche. Giardini come quelli di Villa d'Este a Tivoli, con le loro fontane e giochi d'acqua, mostrano l'influenza duratura dei giardini pensili nella progettazione paesaggistica. L'Era Moderna Nell'era moderna, il concetto di giardini pensili e verticali ha trovato nuova espressione attraverso la tecnologia e il design sostenibile, specialmente nel contesto dell'architettura verde. Giardini verticali e tetti verdi sono diventati componenti essenziali di molti edifici contemporanei, mirando a ridurre l'impatto ambientale, migliorare la qualità dell'aria e fornire spazi verdi in aree urbane densamente popolate. Nel XXI secolo, figure come Patrick Blanc hanno rivoluzionato il concetto, combinando botanica e design urbano per creare sistemi di giardini verticali che si adattano alle moderne esigenze architettoniche e ambientali. Patrick Blanc, nato nel 1953, è un botanico francese rinomato per aver rivoluzionato il concetto di giardinaggio con l'invenzione dei giardini verticali. Da giovane, si appassionò all'ecologia delle piante tropicali, una passione che lo ha portato a viaggiare in tutto il mondo per studiarle nel loro habitat naturale. La sua curiosità scientifica e la sua visione artistica lo hanno portato a sviluppare il Muro Vegetale, una tecnica che consente di far crescere piante su superfici verticali senza bisogno di terra, sfruttando le proprietà naturali delle piante e creando sistemi autosufficienti di grande impatto visivo e ambientale. Oggi, i giardini verticali sono apprezzati per i loro benefici ambientali, estetici e sociali, trovando applicazione in varie strutture urbane in tutto il mondo. Questa evoluzione riflette un crescente riconoscimento del valore della natura in contesti urbani densamente popolati e un impegno verso soluzioni sostenibili per le sfide ambientali contemporanee. Il Futuro dei Giardini Sospesi Oggi, i giardini pensili incarnano l'idea di un'architettura che si fonde con la natura, promuovendo la biodiversità e la sostenibilità. Progetti come il Bosco Verticale a Milano, con i suoi alberi e piante che coprono la facciata di grattacieli residenziali, sono esempi di come i principi antichi dei giardini pensili possano essere reinterpretati in chiave moderna per affrontare le sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico e la perdita di spazi verdi urbani. In conclusione, la storia dei giardini pensili, da Babilonia ai giorni nostri, è una testimonianza dell'eterna aspirazione umana a creare bellezza e armonia, integrando la natura nell'ambiente costruito. Questi giardini non sono solo luoghi di rifugio e contemplazione ma anche simboli potenti del nostro legame con la terra e del nostro impegno a preservarla per le generazioni future. Perché si Costruiscono Giardini Verticali Estetica e Valorizzazione degli Spazi Urbani I giardini verticali sono strumenti potentissimi per l'arricchimento estetico degli ambienti urbani. La loro capacità di trasformare facciate incolore e spazi interni in opere viventi d'arte verde migliora significativamente l'attrattiva e il valore degli spazi urbani, contribuendo a creare atmosfere rilassanti e invitanti. Contributo alla Biodiversità e agli Ecosistemi Urbani Il crescente riconoscimento dell'importanza della biodiversità e degli ecosistemi urbani ha portato a un'evoluzione nel modo in cui pensiamo e progettiamo i nostri spazi urbani. In questo contesto, i giardini pensili e le infrastrutture verdi emergono non solo come elementi estetici ma come componenti cruciali per la promozione della biodiversità urbana e la resilienza degli ecosistemi. La loro implementazione nelle città di tutto il mondo offre un contributo significativo alla mitigazione delle sfide ambientali, economiche e sociali contemporanee. Biodiversità Urbana: Una Necessità Vitale La biodiversità urbana si riferisce alla varietà di forme di vita presenti negli ambienti urbani, inclusi piante, animali e microrganismi. Il suo ruolo va ben oltre l'aspetto estetico o ricreativo; contribuisce alla purificazione dell'aria, al controllo delle temperature, alla riduzione dell'inquinamento acustico e alla regolazione del ciclo dell'acqua, influenzando direttamente la qualità della vita urbana. Giardini Pensili: Polmoni Verdi in Ambiente Urbano I giardini pensili rappresentano una soluzione innovativa per reintegrare la natura negli spazi urbani densamente popolati. Funzionano come "polmoni verdi", migliorando la qualità dell'aria attraverso la fotosintesi, riducendo le isole di calore urbano e aumentando la biodiversità. La vegetazione sui tetti e lungo le facciate degli edifici fornisce habitat essenziali per numerose specie, dalle piante agli insetti, dagli uccelli ai piccoli mammiferi, contribuendo alla creazione di corridoi ecologici che facilitano la loro mobilità e sopravvivenza in città. Come si Costruiscono i Giardini Verticali Immagina di avventurarti nella creazione di un giardino verticale, un'oasi di verde che sale verso il cielo, portando con sé un pezzetto di natura in un mondo di cemento. Il processo di costruzione di queste meraviglie verticali è un intreccio di scienza, arte e ingegneria, un viaggio attraverso il quale si trasforma una semplice parete in un ecosistema vivente. Il primo passo è la struttura di supporto, lo scheletro del tuo giardino verticale. Questa può variare da sistemi modulari prefabbricati a soluzioni personalizzate, create con materiali resistenti come metallo o legno trattato, progettati per reggere il peso della vegetazione e del substrato. Segue il sistema di irrigazione, essenziale per mantenere il tuo giardino idratato e fiorente. Questi sistemi possono essere a goccia, sfruttando la gravità per un'irrigazione uniforme, o più sofisticati, con sensori che regolano l'umidità in base alle necessità delle piante. La scelta delle piante è fondamentale: deve considerare l'esposizione alla luce, il clima e la compatibilità tra specie. Le piante devono non solo sopravvivere ma prosperare, creando un mosaico di forme, colori e texture. Infine, la sostenibilità e la riciclabilità dei materiali usati sono cruciali. L'uso di materiali eco-compatibili, come legno riciclato o plastica riutilizzata, non solo riduce l'impronta ecologica ma integra il giardino nel ciclo della vita sostenibile. Questo viaggio nella costruzione di un giardino verticale non è solo un esercizio tecnico ma una dichiarazione d'amore verso il pianeta, un passo verso la riconnessione con la natura nel tessuto urbano. Isolamento Termo-Acustico dei Giardini VerticaliL'isolamento termoacustico rappresenta una delle sfide più significative nell'ambito dell'architettura sostenibile e del design urbano moderno. In questo contesto, i giardini verticali emergono non solo come elementi estetici di rilievo ma anche come soluzioni innovative per migliorare l'efficienza energetica e il comfort acustico degli edifici. Benefici dell'Isolamento Termoacustico nei Giardini Verticali I giardini verticali, o pareti verdi, sono sistemi di vegetazione installati sulle facciate degli edifici. Offrono numerosi vantaggi in termini di isolamento termico e acustico: Riduzione del Calore: Durante i mesi estivi, i giardini verticali possono significativamente ridurre la temperatura superficiale degli edifici, grazie alla traspirazione delle piante e all'ombreggiamento delle facciate. Questo processo, noto come evapotraspirazione, aiuta a diminuire la necessità di aria condizionata, riducendo il consumo energetico. Isolamento Termico Invernale: In inverno, la vegetazione funge da strato isolante, riducendo la perdita di calore attraverso le pareti e contribuendo a mantenere le temperature interne più stabili. Miglioramento dell'Isolamento Acustico: Le pareti verdi assorbono, riflettono e deviano le onde sonore, contribuendo significativamente alla riduzione del rumore urbano. Questo è particolarmente vantaggioso in ambienti densamente popolati, dove il rumore rappresenta una costante fonte di stress e disagio. Meccanismi di Funzionamento Il contributo dei giardini verticali all'isolamento termoacustico si basa su diversi principi: Ombreggiamento: La copertura vegetale previene l'irraggiamento solare diretto sulle superfici edilizie, riducendo l'assorbimento di calore. Barriera Fisica: La massa vegetale e il substrato offrono resistenza termica aggiuntiva, agendo come barriera all'entrata o alla fuga del calore. Assorbimento Acustico: Le foglie, i rami e il substrato dei giardini verticali assorbono le onde sonore, mentre la struttura porosa della vegetazione e del suo supporto disperde l'energia acustica, riducendo il riverbero e il livello di rumore. Vantaggi sull'Uomo I giardini verticali migliorano significativamente la qualità dell'aria urbana, filtrando inquinanti e producendo ossigeno. Hanno un impatto positivo sulla salute mentale e fisica, riducendo lo stress e promuovendo il benessere generale grazie alla presenza del verde e della natura. Inoltre, incrementano la biodiversità urbana, attirando e sostenendo varie specie di uccelli, insetti e altri organismi, contribuendo all'equilibrio degli ecosistemi cittadini. Miglioramento della qualità dell'aria L'installazione di giardini verticali nelle città rappresenta una strategia innovativa e sostenibile per affrontare uno dei problemi più pressanti delle aree urbane contemporanee: l'inquinamento atmosferico. Questi "polmoni verdi" verticali non solo abbelliscono gli spazi urbani ma giocano un ruolo cruciale nel miglioramento della qualità dell'aria, attraverso la riduzione delle sostanze inquinanti e la produzione di ossigeno. La Sfida dell'Inquinamento Urbano Le città di tutto il mondo sono alle prese con livelli crescenti di inquinamento atmosferico, causati principalmente dalle emissioni dei veicoli, dall'industria e dall'attività edilizia. Questo inquinamento non solo ha un impatto negativo sull'ambiente ma anche sulla salute umana, aumentando il rischio di malattie respiratorie, cardiache e di altri problemi di salute. Di fronte a questa sfida, è imperativo trovare soluzioni innovative per mitigare gli effetti dell'inquinamento atmosferico in ambiente urbano. Il Ruolo dei Giardini Verticali Offrono un metodo efficace per reintegrare la natura in contesti urbani densamente costruiti, svolgendo un ruolo significativo nel miglioramento della qualità dell'aria attraverso diversi meccanismi: Assorbimento di CO2: Le piante assorbono l'anidride carbonica (CO2) durante il processo di fotosintesi, trasformandola in ossigeno. Questo non solo riduce la concentrazione di CO2, ma contribuisce anche alla produzione di ossigeno, essenziale per la vita umana. Riduzione di Sostanze Inquinanti: Oltre alla CO2, le piante sono in grado di assorbire altri inquinanti atmosferici, come particolato, monossido di carbonio, ozono e composti organici volatili, tramite le loro foglie e il sistema radicale. Implicazioni per la Salute Pubblica e il Benessere Urbano Il miglioramento della qualità dell'aria attraverso l'installazione di giardini verticali ha implicazioni dirette per la salute pubblica e il benessere urbano. La riduzione degli inquinanti atmosferici può diminuire la prevalenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, migliorando la qualità della vita dei cittadini. Inoltre, gli spazi verdi hanno dimostrato di avere effetti positivi sulla salute mentale, riducendo lo stress e promuovendo un senso di benessere generale. Libri - Giardino in Verticale di Anna Lambertini e Mario Campi: una guida illustrata che offre idee e ispirazioni per creare giardini verticali sia interni che esterni. - Giardino Verticale di Massimo De Luca: una guida per principianti focalizzata sulla creazione di giardini verticali in piccoli spazi, inclusi orti a parete. - Giardini Verticali per principianti di Nancy Ross e Carmen Santarpino: un e-book pratico e sintetico per principianti, che copre le basi della creazione di un giardino verticale.
SCOPRI DI PIU'Numeri positivi del comparto delle macchine della plastica e della gomma. Vediamoli nel dettaglioL'industria italiana di macchine per la lavorazione di plastiche e gomma ha registrato un fatturato straordinario di 4,8 miliardi di euro nel periodo precedente, segnando così un record. Questo successo si deve in gran parte a un incremento dell'export del 10,8%, portando le vendite all'estero a 3,59 miliardi di euro. Nonostante le difficoltà causate dalla pandemia di Covid e un contesto macroeconomico sfidante, l'anno ha visto una crescita del 2,8% rispetto all'anno 2022. Tuttavia, il mercato interno ha evidenziato una contrazione del 7,5%, con vendite per 2,33 miliardi di euro.Massimo Margaglione, Presidente di Amaplast, ha espresso grande soddisfazione per questi risultati, sottolineando l'importanza del settore delle macchine per plastica e gomma come punto di forza del Made in Italy a livello globale. Questo entusiasmo è supportato anche dal successo della fiera Plast, che conferma la solidità di questo comparto. Per quanto riguarda le prospettive future, il 2024 si preannuncia più incerto a causa di vari fattori, quali tensioni geopolitiche, aumento dei tassi di interesse e instabilità generale, che potrebbero influenzare negativamente le prestazioni del settore. Dopo aver superato i problemi legati alla catena di approvvigionamento, si anticipa una fase di assestamento con possibili difficoltà nel breve e medio termine. Analizzando più da vicino i diversi segmenti di mercato, l'anno appena trascorso ha visto una crescita a doppia cifra in quasi tutte le categorie di macchinari, ad eccezione degli estrusori, che tuttavia hanno comunque mostrato un incremento del 7%. Secondo Amaplast, settori come le presse a iniezione e le termoformatrici hanno recuperato terreno dopo un inizio d'anno meno promettente. L'export, che costituisce due terzi della produzione, ha registrato un trend positivo in tutte le aree geografiche, con variazioni che vanno dal +6,1% in Europa al +20% nelle Americhe e un +8,1% in Asia. Particolarmente notevoli sono stati i risultati nel Medio Oriente e in Africa, con incrementi rispettivamente del 50,3% e del 36% nel nord Africa e del 31% nelle destinazioni sub-sahariane. Margaglione ha espresso preoccupazione per il rallentamento già avvertito a fine anno e per l'attuale situazione sfavorevole, ma rimane ottimista riguardo al futuro. L'ottimismo si basa sulla capacità delle piccole e medie imprese italiane di innovare e superare le sfide, grazie a un forte spirito imprenditoriale e a una ricerca e sviluppo dinamica. L'accoglienza positiva del piano Industria 5.0, nonostante le incertezze legate alla sua implementazione, evidenzia la necessità di misure di sostegno tempestive per il mercato interno, secondo il presidente di Amaplast. Questo scenario sottolinea la resilienza e l'adattabilità delle aziende italiane di fronte alle sfide, mantenendo un cauto ottimismo per il futuro. Fonte Polimerica
SCOPRI DI PIU'I materiali per gli imballi alimentari in commercio hanno caratteristiche, qualità, costi di smaltimento e riciclabilità differentidi Marco ArezioNel mondo del packaging alimentare troviamo materie prime estremamente differenti tra loro, alcune di esse, come la carta e il vetro, hanno una storia millenaria, mentre la plastica e l’alluminio hanno una storia più recente. Non vogliamo entrare volutamente in un duello di marketing sulla preferenza tra un materiale o l’altro, ma vorremmo analizzare alcuni aspetti che riguardano la conservazione dei beni contenuti, la durabilità dell’imballo, la riciclabilità. In verità a queste analisi dovremmo aggiungere quella relativa ai costi di produzione comparati e all’impatto ambientale sulla logistica, che verranno affrontati in altra sede. Se diamo uno sguardo al passato possiamo dire che il vetro è stato il materiale principe del packaging con cui si contenevano gli alimenti liquidi, latte, vino, liquori, olio e altri generi alimentari, mentre a partire dal boom economico degli anni 60 del secolo scorso, anche l’acqua minerale e le bibite avevano trovato una loro quota di mercato attraverso la confezione nelle bottiglie. Per quanto riguarda le scatole alimentari in metallo possiamo riferirci al XIX° secolo come inizio in America e in Inghilterra delle prime produzioni industriali, nonostante i costi per realizzarle risultassero molto elevati e il cibo in scatola era quindi un lusso per pochi. A spingere la loro diffusione arrivarono però le guerre mondiali, in quanto gli eserciti trovarono comodo e logisticamente utile affidare il rancio dei soldati a questa tipologia di imballo. Con l’avvento delle lattine di alluminio iniziò una larga diffusione a partire dalla metà degli anni ’50 del secolo scorso, del cibo e delle bevande confezionate nel metallo morbido. Per quanto concerne l’uso degli imballi in carta, dobbiamo arrivare alla metà degli anni ’50 del secolo scorso per vedere l’avvio, in Svezia, dei primi imballi per liquidi alimentari in confezioni di cartone e film plastici. A partire dal 1973, quando l’azienda Du Pont brevetta il PET possiamo dire che sono nati gli imballi alimentari su larga scala, con l’intento di erodere quote di mercato a quelli di vetro. Se vogliamo fare un paragone delle qualità fisico chimiche dei principali imballi alimentari possiamo elencare alcune comparazioni generali: Cessioni possibili di sostanze costituenti l’imballo • Vetro: sodio e calcio già presenti negli alimenti • Plastica: componenti degli additivi specialmente se presenti grasso o alcool • Carta o Cartone: additivi e coloranti • Metallo: Stagno e piombo entro i limiti di legge. Sostanze tossiche dalle vernici (ad alta temperatura) Impermeabilità ai liquidi, gas ed agenti microbiologici • Vetro: 100% • Plastica: variabile a seconda del polimero • Carta o Cartone: solo se assenti abrasioni superficiali • Matallo: solo se assenti abrasioni superficiali Corrosione dell’imballo • Vetro: Solo acido fluoridrico e soluzioni alcaline a Ph superiore a 8 • Plastica: può rilasciare microplastiche in corrispondenza delle piegature • Carta o Cartone: attaccabile da insetti e topi • Metallo: generata da eventuali imperfezioni della struttura Sterilizzabilità • Vetro: 100% a secco ed a umido • Plastica: con particolari additivi batteriostatici • Carta o Cartone: in fase di confezionamento con acqua ossigenata o UV o agenti chimici • Metallo: 100% anche ad alte temperature Trasparenza • Vetro: perfetta con vetro chiaro • Plastica: dipende dal polimero, difficile con polimeri riciclati in HDPE • Carta e Cartone: no • Metallo: no Protezione alla luce Attinica • Vetro: buona nei verti colorati • Plastica: buona con additivi specifici • Carta o Cartone: opaco • Metallo: opaco Sanificazione • Vetro: ottima • Plastica: monouso da riciclare • Carta o Cartone: monouso da riciclare • Metallo: monouso da riciclare Riciclabilità • Vetro: continua e senza degrado. Economica solo con il vuoto a rendere • Plastica: possibile un certo numero di volte con qualche degrado qualitativo. Difficile il riciclo dei poliaccoppiati • Carta e Cartone: riciclabile con degrado. Difficile il riciclo dei poliaccoppiati carta-plastica • Metallo: buono In conclusione, a questa analisi andrà aggiunta una comparazione economica dell’imballo alimentare in funzione della durabilità del prodotto sugli scaffali e il costo del riciclo o dello smaltimento dell’imballo a fine vita, nonché dell’impatto ambientale sia della produzione, che della logistica che della circolarità o meno del rifiuto.Categoria: notizie - tecnica - vetro - riciclo - qualità - rottame
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