Sbiancanti ecologici, fibre riciclate, energia rinnovabile, risparmio di acqua e riduzione dei rifiuti liquidi e solididi Marco ArezioNella nostra mente, quando immaginiamo un foglio di carta su cui scrivere, o una pagina di un libro, ci viene in mente subito la tonalità del bianco, acceso, pulito e chiaro. Oppure se immaginiamo un imballo in carta o cartone ricordiamo più spesso quelli su base bianca o chiara, con colori accesi che danno il senso del nuovo e pulito. Ma come in tutte le cose, il risvolto della medaglia può essere l’impatto ambientale che il bello e il bianco possono avere nella produzione di carta e cartone. I maggiori responsabili di un possibile impatto ambientale in fase di produzione di prodotti cartacei, si possono identificare negli sbiancanti e, in generale di altri prodotti chimici di processo, nell’uso della materia prima necessaria, come la polpa di legno, nel consumo di acqua, di energia e nella produzione di rifiuti liquidi e solidi. Vediamo nel dettaglio le principali voci che pesano sull’ambienteL’impatto ambientale degli sbiancanti della carta e soluzioni più ecocompatibili Lo sbiancamento della carta nel processo di produzione può avere un impatto ambientale significativo, a causa dell'uso di sostanze chimiche e dell'emissione di inquinanti. Impatto che raggruppa diversi fattori interconnessi fra di loro: Inquinamento delle acque: lo sbiancamento della carta spesso coinvolge l'uso di sostanze chimiche, come cloro, clorati e cloruri, che possono essere rilasciate nei corpi idrici. Queste sostanze possono causare l'inquinamento delle acque, alterando la loro qualità e danneggiando gli ecosistemi acquatici. Alcune sostanze chimiche utilizzate nello sbiancamento, come il cloro elementare, possono formare composti clororganici tossici, inclusi i clorofenoli e le diossine, che sono potenzialmente dannosi per la salute umana e per l'ambiente. Consumo di acqua: lo sbiancamento della carta richiede grandi quantità di acqua per il lavaggio e il trattamento delle fibre di cellulosa. Questo può avere un impatto significativo sull'approvvigionamento idrico locale, in particolare in aree con risorse idriche limitate o in periodi di siccità. Consumo energetico: il processo di sbiancamento della carta richiede l'uso di energia per il funzionamento degli impianti di produzione e per il riscaldamento dell'acqua utilizzata nel processo. L'uso di energia proveniente da fonti non rinnovabili contribuisce alle emissioni di gas serra e all'aggravamento del cambiamento climatico. Per mitigare gli impatti ambientali dello sbiancamento della carta, sono state sviluppate tecnologie e metodi alternativi, come l'uso di processi di sbiancamento senza cloro o l'adozione di sistemi di recupero e riutilizzo delle sostanze chimiche. Inoltre, l'utilizzo di fibre di cellulosa riciclate o di alternative sostenibili, come le fibre di canna da zucchero o di bambù, può ridurre la necessità di sbiancamento e i suoi impatti ambientali associati. L'adozione di pratiche di produzione sostenibile e l'uso responsabile delle risorse naturali sono fondamentali per mitigare l'impatto ambientale dello sbiancamento della carta.Sbiancanti EcologiciDal punto di vista dei prodotti adatti allo sbiancamento della carta in fase produttiva, che abbiano un’attitudine più green, possiamo citare gli sbiancanti ecologici in alternativa a quelli classici prettamente chimici. Questi sbiancanti ecologici riducono o eliminano l'uso di sostanze chimiche nocive, come il cloro e i composti clorati, che possono avere un impatto ambientale negativo.Ecco alcuni esempi di sbiancanti ecologici utilizzati nella produzione della cartaSbiancamento senza cloro: questa tecnica di sbiancamento elimina completamente l'uso di cloro e composti clorati. Alcuni dei metodi di sbiancamento senza cloro includono l'uso di ossigeno (sbiancamento all'ossigeno), perossido di idrogeno (sbiancamento al perossido di idrogeno) o enzimi (sbiancamento enzimatico). Questi sbiancanti alternativi riducono le emissioni di sostanze chimiche nocive e sono considerati più ecologici rispetto al tradizionale sbiancamento al cloro. Sbiancamento a base di ozono: l'ozono è un potente ossidante che può essere utilizzato come sbiancante nella produzione della carta. Il processo di sbiancamento a base di ozono riduce l'uso di cloro e può contribuire a ridurre le emissioni di sostanze chimiche tossiche nell'ambiente. Tuttavia, l'ozono stesso deve essere prodotto con attenzione, poiché può contribuire alla formazione di ozono troposferico, un inquinante dell'aria. Sbiancamento con perossido di idrogeno stabilizzato (H2O2): il perossido di idrogeno è un ossidante delicato che può essere utilizzato come alternativa al cloro nello sbiancamento della carta. Il perossido di idrogeno stabilizzato viene spesso utilizzato in combinazione con altre sostanze, come gli agenti chelanti, per migliorare l'efficacia dello sbiancamento. L'uso del perossido di idrogeno riduce l'impatto ambientale rispetto al cloro e ai composti clorati. Sbiancamento a base di luce solare: l'esposizione della pasta di cellulosa alla luce solare può contribuire a sbiancarla naturalmente. Questo processo, noto come sbiancamento al sole, sfrutta i raggi ultravioletti del sole per ossidare e sbiancare la pasta di cellulosa. Anche se può richiedere più tempo rispetto ai metodi chimici, è considerato un metodo ecologico di sbiancamento. L'adozione di sbiancanti ecologici nella produzione della carta contribuisce a ridurre l'inquinamento delle acque e l'emissione di sostanze chimiche tossiche nell'ambiente. Queste alternative sostenibili aiutano a preservare la qualità dell'acqua e a ridurre l'impatto sulla salute umana e sull'ecosistema. Utilizzo delle materie prime riciclateUtilizzo di carta e cartone da riciclo riduce l’impatto ambientale sulle foreste, vediamo i vantaggi:Riciclo della carta: promuovere e incentivare il riciclaggio della carta è uno dei modi più efficaci per ridurre l'inquinamento derivante dalla produzione di carta vergine. Il riciclaggio consente di ridurre la quantità di legname vergine necessario e riduce le emissioni di gas serra associate alla produzione di carta da fibra vergine. Utilizzo di fibre riciclate: utilizzare fibre di carta riciclate come materia prima per la produzione di carta riduce la dipendenza dalle fibre vergini e minimizza la deforestazione. L'impiego di fibre riciclate richiede anche meno energia e acqua rispetto alla produzione di carta da fibra vergine. Gestione responsabile delle foreste: la produzione di carta sostenibile richiede la gestione responsabile delle foreste. L'acquisto di fibre di legno provenienti da foreste certificate, che seguono criteri di gestione sostenibile, contribuisce alla conservazione delle risorse forestali e all'ecosistema. Come ridurre il consumo idrico nella produzione di carta e cartone Ridurre l'uso dell'acqua nella produzione di carta è un aspetto fondamentale per rendere il processo più sostenibile. Vediamo alcune strategie efficaci per ridurre l'uso dell'acqua:Riciclaggio dell'acqua: implementare sistemi di riciclo dell'acqua all'interno degli impianti di produzione di carta può ridurre notevolmente il consumo di acqua dolce. L'acqua utilizzata nei processi produttivi, come il lavaggio delle fibre di cellulosa o il raffreddamento, può essere trattata e riutilizzata in altre fasi del processo. Ciò contribuisce a ridurre la dipendenza dall'acqua fresca e a minimizzare lo sfruttamento delle risorse idriche. Utilizzo di acqua di processo pulita: ottimizzare l'utilizzo dell'acqua nelle diverse fasi del processo di produzione di carta può ridurre gli sprechi. Ad esempio, separare l'acqua di processo pulita da quella contaminata può consentire di riutilizzare l'acqua pulita in altre fasi del processo in cui non è necessaria acqua di alta qualità. Questo aiuta a ridurre il consumo complessivo di acqua. Miglioramento delle pratiche di pulizia: ridurre la quantità di acqua utilizzata per la pulizia delle attrezzature e delle superfici può contribuire a una significativa riduzione del consumo di acqua. L'implementazione di sistemi di pulizia più efficienti, come l'utilizzo di detergenti ad alta efficienza e sistemi di spruzzatura ad alta pressione, può aiutare a ridurre il volume di acqua necessario per le operazioni di pulizia. Ottimizzazione dei processi di fabbricazione: identificare e implementare modifiche nei processi di produzione per ridurre l'uso dell'acqua può portare a significativi risparmi. Ad esempio, ottimizzare le fasi di impregnazione e di lavaggio delle fibre, migliorare i sistemi di filtrazione e concentrare le operazioni di lavaggio in modo efficiente può ridurre il consumo di acqua senza compromettere la qualità del prodotto finale. Monitoraggio e controllo del consumo di acqua: implementare sistemi di monitoraggio e controllo del consumo di acqua permette di identificare e affrontare le aree di spreco o di utilizzo inefficiente. L'adozione di tecnologie avanzate come sensori, controlli automatici e analisi dei dati può fornire informazioni preziose per ottimizzare l'uso dell'acqua nel processo di produzione di carta. Sensibilizzazione dei dipendenti: coinvolgere e sensibilizzare i dipendenti sul tema dell'uso consapevole dell'acqua può contribuire a una maggiore consapevolezza e ad un comportamento più responsabile. Promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità idrica può incentivare l'adozione di pratiche di utilizzo efficiente dell'acqua da parte di tutti gli operatori coinvolti nel processo di produzione. Infine, possiamo citare due campi di intervento sui processi produttivi indiretti che possono portare ad una riduzione dell’impatto ambientale nella produzione di carta e cartone: Uso dell’energia rinnovabile: ridurre l'impatto ambientale della produzione di carta implica anche l'adozione di fonti di energia rinnovabile. L'utilizzo di energia solare, eolica o idroelettrica per alimentare gli impianti di produzione di carta contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra e l'uso di combustibili fossili. Riduzione degli scarti e riciclo dei rifiuti: ridurre la generazione di scarti e promuovere il riciclo dei rifiuti nella produzione di carta è fondamentale per minimizzare l'impatto ambientale. L'implementazione di programmi di riduzione degli scarti, il recupero energetico dai rifiuti e l'utilizzo di processi di compostaggio possono contribuire a ridurre gli impatti ambientali negativi.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 9: Ronde Nella Nottedi Marco ArezioDopo il suo incontro con il maresciallo, Lucia Marini rientra in albergo, portando con sé il peso delle informazioni raccolte e delle decisioni prese. Nella tranquillità della sua stanza, con un tè fumante tra le mani, decide di prendersi un momento per riflettere sulle complesse dinamiche del caso che sta affrontando. Mentre il tè rilascia i suoi aromi nell'aria, Lucia inizia a snocciolare gli eventi chiave: 1. L'uomo ferito portato dal dottor Branchini: Una notte, tre uomini sospetti hanno bussato alla porta del dottor Branchini, portando con sé un uomo ferito. La ferita, come confermato dal dottore, non sembrava essere il risultato di un incidente stradale, ma piuttosto di un'aggressione con arma da taglio. Questo episodio suggerisce l'esistenza di un sottobosco criminale che opera nell'ombra di Corenno Plinio. 2. Le banconote svizzere: Il pagamento lasciato dai sospetti nella cucina del dottore, composto da banconote svizzere, aggiunge un ulteriore livello di mistero. Il ricorso a valuta straniera potrebbe indicare legami internazionali o, quanto meno, la volontà di nascondere le proprie tracce finanziarie. 3. La reticenza del sindaco Albertini: La chiara opposizione del sindaco all'indagine di Lucia, in particolare il suo rifiuto di consentire l'accesso al castello, solleva dubbi sulla sua possibile complicità o, almeno, sulla sua conoscenza di attività illecite che potrebbero avere legami con il castello stesso. 4. La riunione segreta di Sartori al castello: L'informazione riguardante una riunione segretamente organizzata da Sartori nel castello fornisce un possibile collegamento tra i vari elementi del mistero. Sartori potrebbe essere la chiave per comprendere la rete di relazioni e interessi che si cela dietro gli eventi recenti. Mentre Lucia passa in rassegna questi punti, cerca di trovare un filo conduttore che possa legarli. La presenza di un uomo ferito e le modalità con cui è stato trattato suggeriscono che a Corenno Plinio si stia svolgendo qualcosa di più pericoloso e organizzato di semplici atti criminali isolati. Le banconote svizzere potrebbero essere la prova di transazioni finanziarie estere che necessitano discrezione, forse legate al contenuto o agli esiti della riunione segreta al castello. La reticenza del sindaco, inoltre, potrebbe indicare una volontà di proteggere qualcuno o qualcosa. Forse il sindaco stesso è sotto pressione, o forse teme le conseguenze che un'indagine approfondita potrebbe avere sulla reputazione del paese. Lucia si rende conto che per avanzare nelle indagini dovrà esplorare questi legami, forse iniziando proprio da Sartori e dal suo ruolo nell'incontro al castello. È possibile che, scavando più a fondo nel passato di Sartori e nelle sue connessioni, possa emergere un quadro più chiaro delle dinamiche criminali a Corenno Plinio. Finendo il suo tè, Lucia si sente ancora più determinata a proseguire. Ogni elemento sembra essere un pezzo di un puzzle complesso, e lei è decisa a metterli tutti insieme, consapevole che la soluzione del mistero richiederà astuzia, coraggio e una profonda comprensione delle ombre che si celano dietro la facciata tranquilla di Corenno Plinio. Nella quiete della sala dell'Hotel Belvedere, Lucia Marini compone il numero della questura di Milano, la tensione palpabile nell'aria mentre attende di essere messa in comunicazione con Sartori. Quando finalmente la linea si apre e Sartori risponde, Lucia non perde tempo e va dritta al punto. Lucia: "Sartori, sono il commissario Marini. Abbiamo bisogno di parlare della sua recente visita al castello di Corenno Plinio. È fondamentale per le mie indagini che lei mi descriva nel dettaglio la sua esperienza." Sartori: "Commissario, capisco. Farò del mio meglio per aiutarla." Lucia: "Cominciamo dall'inizio. Come è entrato nel castello? Esistono punti di accesso particolari o sbarramenti che ha dovuto superare?" Sartori: "L'accesso al castello è stato organizzato dai Custodi dell'Ombra. C'è un ingresso secondario, poco visibile, che abbiamo usato. Non ho notato particolari sbarramenti, ma era evidente che conoscevano bene il posto." Lucia: "Ha notato la presenza di cunicoli o passaggi segreti all'interno del castello?" Sartori: "Sì, mi è stato fatto capire che esistono passaggi nascosti, ma non li ho visti personalmente. Il castello è pieno di storia, e sembra che alcuni di questi cunicoli siano stati usati in passato per diversi scopi." Lucia: "E riguardo ai Custodi dell'Ombra con cui ha parlato, erano italiani o di altra nazionalità? Che aspetto avevano?" Sartori: "Erano di varie nazionalità, ma la maggior parte sembrava italiana. Non posso dirle molto sul loro aspetto; tutti indossavano mantelli che li rendevano anonimi, parte della loro tradizione, immagino." Lucia: "Cosa hanno discusso durante la riunione? C'è qualcosa che possa essere rilevante per le mie indagini?" Sartori: "La riunione riguardava la protezione di certe conoscenze antiche che i Custodi ritengono debbano rimanere segrete, del ruolo benefico della scienza, non posso entrare nei dettagli al telefono, ma le assicuro che non c'era nulla di illegale. Era più una questione di tradizione e eredità culturale." Lucia: "Capisco. La ringrazio per le informazioni, Sartori. Saranno molto utili per le mie indagini. La contatterò se avrò bisogno di ulteriori dettagli." Concludendo la chiamata, Lucia si rende conto che, sebbene Sartori abbia fornito alcuni spunti interessanti, il velo di mistero che avvolge il castello e i Custodi dell'Ombra rimaneva fitto. Tuttavia, le informazioni sul possibile ingresso secondario e l'esistenza di cunicoli segreti offrono un nuovo percorso investigativo da esplorare. Ora più che mai, Lucia è determinata a trovare un modo per accedere al castello e scoprire cosa si nasconde dietro le antiche mura che custodiscono segreti forse troppo pericolosi per essere rivelati. Con le informazioni raccolte dalla conversazione con Sartori, Lucia Marini riflette sulla natura della riunione tra lui e i Custodi dell'Ombra al castello di Corenno Plinio. Mentre le parole di Sartori risuonano nella sua mente, Lucia inizia a mettere insieme i pezzi del puzzle, giungendo a una conclusione inquietante. Lucia si convince che la riunione al castello non fosse altro che una messinscena, un test per valutare la lealtà e la discrezione di Sartori. I Custodi dell'Ombra, un gruppo avvolto nel mistero e impegnato nella protezione di antichi segreti, probabilmente non si fidavano completamente di lui. Era logico, quindi, che evitassero di discutere argomenti di reale importanza, come la formula rubata o qualsiasi piano relativo alla promozione della scienza che potessero avere in mente. Lucia riflette sul fatto che Sartori, coinvolto in questa rete di segreti e intrighi, potrebbe essere stato solo una pedina, usata per arrivare alla formula del polipropilene. La sua partecipazione alla riunione al castello, piuttosto che conferirgli un ruolo attivo all'interno del gruppo, potrebbe averlo esposto a rischi ben maggiori di quelli che poteva immaginare. Questa consapevolezza porta Lucia a considerare che, se Sartori non fosse stato arrestato, avrebbe potuto trovarsi in grave pericolo per la sua vita. I Custodi dell'Ombra, determinati a proteggere i loro segreti a ogni costo, non avrebbero esitato a eliminare una possibile minaccia alla loro sicurezza. Il suo arresto, paradossalmente, potrebbe averlo salvato da un destino ben peggiore. Lucia si rende conto che il suo compito ora è duplice: deve non solo risolvere il mistero della formula rubata, ma anche proteggere Sartori da ulteriori pericoli. La sua indagine si allarga, diventando una corsa contro il tempo per svelare i segreti dei Custodi dell'Ombra e impedire che altri innocenti vengano coinvolti in questo pericoloso gioco di potere. Riflettendo sulle sue prossime mosse, Lucia Marini realizza che una comprensione più approfondita della conformazione interna del castello potrebbe essere cruciale per avanzare nelle sue indagini. Decide quindi di chiedere aiuto ad Alessandro Bianchi, il pilota dell'idrovolante, sperando che possa darle un passaggio a Como, dove potrebbe consultare i documenti del catasto. Lucia si avvicina al telefono nella sala dell'hotel e compone il numero di Bianchi. Lucia: "Buongiorno, Alessandro. Sono Lucia Marini. Mi scuso per il disturbo, ma volevo chiederle un favore. Avrebbe per caso in programma un volo con l'idrovolante a Como nei prossimi giorni?" Bianchi: "Buongiorno, commissario Marini. Nessun disturbo. Domani mattina ho in programma un volo per ritirare delle medicine urgenti all’ospedale di Como. Se le serve un passaggio, sarei felice di averla con me." Lucia, sollevata e grata per l'offerta, risponde con entusiasmo. Lucia: "Sarebbe perfetto, Alessandro. Mi sarebbe di grande aiuto. C'è un orario specifico a cui dovrei essere pronta?" Bianchi: "Pensavo di partire intorno alle 8:00. E ho una buona notizia per lei: posso venirla a prendere direttamente al molo di Corenno Plinio. Sarà più comodo per entrambi e risparmieremo tempo." Lucia: "Non sa quanto apprezzi la sua disponibilità. Sarò al molo alle 8:00 senza mancare. Grazie mille, Alessandro." Bianchi: "È un piacere aiutarla, commissario. Ci vediamo domani, allora. Buona giornata." Concludendo la chiamata, Lucia si sente un passo più vicina alla soluzione del mistero. La possibilità di accedere ai documenti del catasto a Como potrebbe fornirle le informazioni necessarie per comprendere meglio la struttura del castello e, di conseguenza, pianificare il suo prossimo passo con maggiore precisione. Mentre termina il suo tè, Lucia riflette su quanto la collaborazione e l'aiuto di persone come Alessandro Bianchi siano fondamentali nelle sue indagini. Ogni gesto di supporto aggiunge un pezzo al puzzle che sta cercando di risolvere e le ricorda che, nonostante le sfide, non è sola in questa ricerca della verità. Il giorno successivo, Lucia Marini si alza presto, pronta per la nuova giornata che promette di essere ricca di sviluppi. Dopo una notte di riflessioni e piani, lascia l'Hotel Belvedere con uno spirito risoluto. Percorre le antiche scale di pietra che collegano la piazza principale di Corenno Plinio al porto, immergendosi nell'atmosfera vivace del mattino. Mentre scende, i suoni della vita quotidiana riempiono l'aria: il vociare delle famiglie che iniziano la loro giornata, i risolini dei bambini che giocano tra le strette vie del paese, e il tintinnio delle tazzine nei caffè che si stanno preparando ad accogliere i primi clienti. La comunità di Corenno Plinio si sveglia, ignara dei complicati ingranaggi dell'indagine che si muovono in sottofondo. Nonostante la breva, il caratteristico vento che soffia da sud verso nord sul Lago di Como, abbia già iniziato a farsi sentire, la giornata è baciata dal sole. Le sue raffiche leggere portano con sé il fresco profumo dell'acqua e delle montagne circostanti, rinfrescando l'aria e donando a Lucia una sensazione di energia e di nuova speranza. La natura stessa sembra incoraggiarla nel suo cammino verso la verità. Arrivata al porto, Lucia si ferma un momento ad ammirare il panorama: le acque del lago che scintillano sotto i primi raggi del sole, le barche che dondolano dolcemente, pronte per una nuova giornata di navigazione, e l'idrovolante di Alessandro Bianchi che la attende, promessa di un viaggio verso nuove scoperte. Questo momento di pace e bellezza è per Lucia un breve respiro prima di immergersi nuovamente nel cuore delle sue indagini. Mentre si avvicina all'idrovolante, sa che ogni passo la porta più vicina alla soluzione del mistero che avvolge Corenno Plinio e ai segreti custoditi nel vecchio castello. Con determinazione, saluta Alessandro e sale a bordo, pronta ad affrontare la prossima fase della sua missione. Quando Lucia Marini si avvicina all'idrovolante, il sorriso di Alessandro Bianchi la accoglie, riflettendo la reciproca soddisfazione per il loro incontro. Dopo un breve scambio di saluti, Lucia si accomoda al suo posto, pronta per il decollo. Bianchi: "È bello rivederla, commissario. Spero sia pronta per un altro viaggio insieme." Lucia: "Sono più che pronta, Alessandro. Grazie ancora per avermi offerto questo passaggio." Bianchi: "Prego, è il minimo che possa fare. Le ricordo che avrò solo due ore a Como per sbrigare le commissioni. Penso che sarà sufficiente anche per lei, giusto?" Lucia: "Farò del mio meglio per stare nei tempi. Non dovrebbe essere un problema." Con le manovre di decollo già in corso, l'idrovolante si solleva dalle acque del lago, regalando a Lucia un ultimo sguardo panoramico sul paesaggio che si lascia alle spalle. Il volo verso Como è breve ma suggestivo, offrendo una vista unica sulle località che costeggiano il lago. Arrivati a Como, Lucia e Bianchi si salutano, concordando di ritrovarsi al porto tra due ore. Lucia prende un taxi e si dirige verso gli uffici del catasto, determinata a ottenere le informazioni di cui ha bisogno. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Avrei bisogno di consultare le planimetrie del castello di Corenno Plinio per delle indagini in corso." Gli impiegati del catasto, dopo aver verificato la sua identità, la accompagnano agli archivi, dove Lucia si immerge nella ricerca delle planimetrie desiderate. Scorrendo i documenti, nota con sorpresa che nei disegni ufficiali non sono indicati cunicoli o camminamenti sotterranei, una scoperta che contrasta con le informazioni raccolte finora. Con questa nuova e importante informazione in mano, Lucia torna al porto, riflettendo su come questo dettaglio possa influenzare le sue indagini. Forse i cunicoli sono una parte talmente segreta della storia del castello da non essere mai stata documentata ufficialmente, oppure è possibile che siano stati aggiunti in un secondo momento, eludendo così le registrazioni ufficiali. Raggiunto il porto, trova Alessandro Bianchi che la attende come promesso. Lucia si rende conto che ogni pezzo di informazione, anche quello che sembra portare a un vicolo cieco, è in realtà un tassello fondamentale per comprendere l'intera vicenda. Mentre l'idrovolante decolla di nuovo, lasciando Como alle spalle, Lucia Marini si sente tutta la responsabilità per giungere alla verità, consapevole che il cammino per svelare i misteri di Corenno Plinio è ancora lungo e tortuoso, ma non per questo meno affascinante. Rientrando a Corenno Plinio con l'idrovolante, Lucia riflette sulla strategia migliore per avanzare nelle indagini. La sua priorità è raccogliere indizi convincenti da presentare al maresciallo, con l'obiettivo di organizzare delle ronde notturne attorno al castello, dato il sospetto che quest'ultimo possa essere il fulcro di attività criminali. Lucia pensa: "Il caso dell'uomo ferito è già un indizio importante, ma ho bisogno di qualcosa di più concreto per convincere il maresciallo. Forse la chiave sta nel comportamento del sindaco." Decisa, dopo l'atterraggio, Lucia si dirige verso il municipio per un confronto diretto con il sindaco Giorgio Albertini. Una volta faccia a faccia, Lucia non perde tempo con preamboli. Lucia: "Buongiorno, sindaco Albertini. Ho riflettuto sulle nostre precedenti conversazioni e su alcuni eventi recenti che coinvolgono il castello. Vorrei capire meglio perché sia lei a detenere le chiavi di una proprietà privata e se ci sia un motivo specifico per la sua reticenza a consentire indagini in loco." Sindaco Albertini: "Commissario Marini, le chiavi sono state affidate a me temporaneamente per motivi di sicurezza, a seguito di alcune preoccupazioni espresse dai proprietari. Quanto alla mia reticenza, è dettata unicamente dalla volontà di proteggere il patrimonio storico e culturale del nostro paese." Lucia: "Mi dica sindaco, potrebbe dirmi a chi appartiene il castello? Chi sono i proprietari?" Sindaco Albertini: "Certo, commissario. Il castello è di proprietà della famiglia Visconti di Milano. Una famiglia storica, che vanta origini nobiliari e che possiede il castello sin dall'800. I Visconti hanno sempre avuto un legame speciale con questa zona del lago, considerandola il loro rifugio estivo, lontano dall'agitazione della città." Lucia: "Interessante. E i Visconti come si rapportano con la comunità di Corenno Plinio? Hanno partecipato attivamente alla vita del paese?" Sindaco Albertini: "Nel corso degli anni, i Visconti hanno mantenuto un atteggiamento piuttosto riservato. Non si sono mai immischiati direttamente nelle vicende locali, preferendo una certa discrezione. Tuttavia, hanno sempre garantito la manutenzione e la conservazione del castello, consapevoli del suo valore storico e culturale. Nonostante la loro riservatezza, sono ben voluti dai residenti, che rispettano la loro privacy e il legame che hanno con questo luogo." Lucia: "Capisco, ma c'è un altro aspetto che mi preme discutere. Esiste la possibilità che lei sia sotto pressione da parte di qualcuno? Che ci sia qualcuno che la minaccia o la intimida per impedire l'accesso al castello?" Il sindaco sembra visibilmente turbato dalla domanda, e dopo un momento di esitazione, risponde. Sindaco Albertini: "Commissario, non è facile amministrare un paese con tante... complessità. Ma le assicuro che le mie decisioni sono sempre state nel migliore interesse di Corenno Plinio." Lucia: "Comprendo, ma le chiedo di essere onesto con me. Se c'è qualcosa che minaccia la sicurezza sua e del suo paese, è mio dovere intervenire. La collaborazione può fare la differenza." Il sindaco abbassa lo sguardo, ponderando le parole di Lucia, e infine annuisce lentamente, capendo che mantenere il silenzio potrebbe essere più dannoso. Sindaco Albertini: "Ci sono state... pressioni. Ma temo le conseguenze di parlarne apertamente. Forse è giunto il momento di riconsiderare la mia posizione." Albertini: "La mia famiglia vive in quella magnifica casa che vede alle sue spalle dall'inizio del 900. Dopo la morte di mio padre, ho continuato a viverci. Tuttavia, devo ammetterle, commissario, che la casa appartiene ai Visconti. Io pago un affitto, o meglio, pagavo." Lucia lo ascolta attentamente, cogliendo l'importanza di ogni dettaglio. Albertini: "Qualche anno fa, il conte Visconti mi chiese un favore: gestire le chiavi del castello e regolare gli accessi secondo le sue indicazioni. Come compensazione per questo incarico, mi offrì l'uso gratuito della casa. Accettai, pensando fosse un onore." Il sindaco fa una pausa, il suo sguardo si fa più cupo. Albertini: "Tuttavia, con il passare del tempo, ho iniziato a sentire voci perplesse nella comunità. Voci di accessi notturni al castello, di persone estranee al paese che entravano grazie alle chiavi che io dovevo fornire. Questo mi ha messo a disagio; non era ciò per cui avevo pensato. Così, ho comunicato al conte la mia intenzione di interrompere l'accordo." Lucia: "E come ha reagito il conte a questa sua decisione?" Albertini: "Non direttamente, ma mi ha fatto capire, tra le righe, che avrei perso la casa o che avrei dovuto affrontare un affitto ben oltre le mie possibilità economiche. Mi sono sentito in trappola, commissario. Da allora, ho continuato a gestire le chiavi come richiesto, ma il peso di questa responsabilità è diventato sempre più insopportabile." Ascoltando il racconto del sindaco, Lucia capisce la portata del ricatto esercitato dai Visconti e il motivo della reticenza di Albertini nel cooperare con le indagini. Questo spiega anche la difficile posizione in cui si trova il sindaco, diviso tra il dovere verso la comunità di Corenno Plinio e la pressione esercitata dalla famiglia Visconti. Lucia: "Grazie per aver condiviso questa storia con me, sindaco. La sua testimonianza è cruciale e mi aiuta a comprendere meglio le dinamiche in gioco. Assicuro che faremo tutto il possibile per affrontare questa situazione nel modo più giusto e sicuro per tutti." Con questa ammissione, Lucia comprende di avere ottenuto un altro tassello importante per le sue indagini. Ringrazia il sindaco per la sua onestà e si allontana, determinata a usare queste nuove informazioni per convincere il maresciallo dell'urgenza di agire. Dopo aver appreso queste importanti rivelazioni dal sindaco Albertini, Lucia Marini si rende conto della necessità di discutere quanto scoperto con il maresciallo Valenti. Le informazioni sul ruolo del sindaco come custode delle chiavi del castello, sotto la pressione del conte Visconti, aggiungono un nuovo strato di complessità all'intera vicenda e sottolineano l'urgenza di un confronto diretto con il conte stesso a Milano. Rientrata all'Hotel Belvedere, decide di concedersi un momento di pausa sulla terrazza, un luogo ideale per riflettere sulle sue prossime mosse, ammirando allo stesso tempo la bellezza tranquilla del Lago di Como. Il sole inizia a declinare verso l'orizzonte, tingendo l'acqua di sfumature dorate e arancioni, un perfetto sfondo per una riflessione serena. Chiamando il proprietario dell'hotel, Paolo, Lucia ordina una merenda abbondante per ricaricarsi dopo una giornata intensa. Lucia: "Buonasera, Paolo. Potrei avere un tavolo sulla terrazza? E vorrei ordinare qualcosa da mangiare, magari una selezione dei vostri migliori antipasti locali e una caraffa del vostro fresco succo di limone." Paolo: "Certamente, commissario Marini. Sarà un piacere preparare per lei una merenda speciale. Le porterò una selezione dei nostri antipasti più apprezzati: formaggi del territorio, affettati finemente tagliati, olive marinate, e bruschette con pomodoro e basilico fresco. E naturalmente, la caraffa di succo di limone fresco che ha chiesto." Mentre Paolo si allontana per preparare l'ordine, Lucia si accomoda a un tavolo scelto per la sua vista impareggiabile sul lago. La tranquillità del paesaggio e la dolcezza del clima serale offrono un contrasto rasserenante alle tensioni accumulate durante la giornata. Poco dopo, Paolo ritorna con un vassoio riccamente adornato di delizie locali, posandolo sul tavolo con un gesto elegante. Paolo: "Ecco a lei, commissario. Spero che questa merenda possa offrirle un momento di piacevole relax. Se c'è altro che posso fare per lei, non esiti a chiedere." Lucia: "Grazie mille, Paolo. Questo è esattamente ciò di cui avevo bisogno. La vostra ospitalità è sempre impeccabile." Mentre assapora gli antipasti, lasciandosi cullare dalla brezza del lago, Lucia riflette sulle sue prossime mosse. L'incontro con il conte Visconti a Milano si prospetta come un momento cruciale delle sue indagini, potenzialmente capace di gettare luce sui legami oscuri che avvolgono il castello di Corenno Plinio. Terminata la merenda, Lucia si dirige verso la sala dell'hotel dove si trova il telefono a muro, consapevole che la sua prossima mossa sia coinvolgere più da vicino il maresciallo Valenti. Componendo il numero della stazione dei carabinieri, attende che il maresciallo risponda. Lucia: "Buonasera, maresciallo Valenti. Sono il commissario Marini. Avrebbe disponibilità per un incontro domani mattina? Vorrei discutere di alcune novità riguardanti le indagini. Potremmo vederci per un caffè al bar vicino al castello, a Corenno Plinio." Maresciallo Valenti: "Buonasera, commissario. Sì, certo. Un aggiornamento sulle indagini sarebbe molto utile. Che ora aveva in mente?" Lucia: "Potrebbe andare bene per le 9:00? Così possiamo parlare con calma prima dell'inizio della giornata lavorativa." Maresciallo Valenti: "Perfetto, commissario. Alle 9:00 al bar vicino al castello. Sarò lì." Il giorno successivo, Lucia e il maresciallo Valenti si incontrano come concordato. Dopo aver ordinato due caffè, si siedono a un tavolo appartato. Lucia: "Maresciallo, grazie per essere venuto. Ho raccolto nuove informazioni che credo possano essere cruciali per le nostre indagini. In particolare, riguardo il comportamento e le pressioni subite dal sindaco, e la proprietà del castello." Lucia spiega in dettaglio le scoperte fatte, compresa la situazione delicata del sindaco con il conte Visconti e il ruolo che il castello sembra giocare nelle attività sospette nella zona. Lucia: "C'è un'altra questione che devo portare alla sua attenzione, maresciallo. Riguarda un episodio avvenuto di recente, che potrebbe avere implicazioni dirette con il nostro caso. Una notte, il dottor Branchini è stato avvicinato da tre individui sospetti che portavano con sé un uomo ferito." Lucia prosegue descrivendo in dettaglio l'incontro tra il dottor Branchini e gli sconosciuti, sottolineando la natura della ferita, chiaramente non risultante da un incidente stradale, ma piuttosto da un'aggressione con arma bianca. Racconta inoltre dell'apparizione del calcio di una pistola e del pagamento lasciato in banconote svizzere, evidenziando il segnale di silenzio fatto dagli uomini prima di allontanarsi. Maresciallo Valenti: "Questo è molto grave. Una ferita da arma bianca e la presenza di un'arma da fuoco suggeriscono attività criminali ben più serie di quanto potessimo immaginare. E le banconote svizzere... questo potrebbe indicare collegamenti internazionali." Lucia: "Esattamente, maresciallo. Ecco perché credo sia cruciale intensificare la nostra vigilanza attorno al castello. Non sappiamo quali altre attività possano essere in corso, ma è chiaro che dobbiamo agire con cautela e determinazione." Maresciallo Valenti: "Queste sono informazioni molto importanti, commissario. Sembra che stiamo iniziando a vedere il quadro più chiaro. Cosa propone?" Lucia: "Data la natura delle informazioni raccolte, credo che sia necessario aumentare la nostra presenza intorno al castello, specialmente di notte. Potremmo organizzare delle ronde notturne discrete. Io stessa parteciperò. Questo ci permetterà di monitorare meglio eventuali movimenti sospetti e, speriamo, di raccogliere prove concrete." Maresciallo Valenti: "Sono d'accordo, commissario. Organizzerò le squadre per le ronde notturne e mi assicurerò che operino con la massima discrezione. La sua partecipazione sarà sicuramente di grande valore." Concludendo l'incontro, Lucia e il maresciallo Valenti definiscono i dettagli operativi delle ronde notturne. Lucia si sente soddisfatta di aver coinvolto il maresciallo in questa nuova fase dell'indagine e di aver stabilito un piano d'azione concreto.
SCOPRI DI PIU'Proprietà chimico-fisiche, tecnologiche e relativi settori di applicazione delle resine termoindurentidi Marco ArezioGenericamente una resina può essere definita come prodotto organico, solido o semi-solido, d’origine naturale o sintetica, senza un preciso punto di fusione e, generalmente, ad alto peso molecolare. Le resine possono essere suddivise in: termoplastichetermoindurenti Le resine termoplastiche sono polimeri lineari o ramificati che possono fondere o rammollire senza subire alterazioni della composizione chimica. Possono pertanto essere forgiate in qualsiasi forma usando tecniche quali lo stampaggio ad iniezione e l’estrusione. Il processo di fusione-solidificazione del materiale può essere ripetuto senza apportare variazioni sostanziali alle prestazioni della resina. Generalmente i polimeri termoplastici sono amorfi e non cristallizzano facilmente, a seguito di un raffreddamento, poiché le catene polimeriche sono molto aggrovigliate. Anche quelli che cristallizzano non formano mai dei materiali perfettamente cristallini, bensì semi-cristallini caratterizzati da zone cristalline e zone amorfe. Le resine amorfe, e le regioni amorfe delle resine parzialmente cristalline, mostrano il fenomeno della transizione vetrosa, caratterizzato dal passaggio, a volte anche abbastanza brusco, dallo stato vetroso a quello gommoso. Questa transizione coincide con l’attivazione di alcuni movimenti a lungo raggio delle macromolecole che compongono il materiale. Al di sotto della Temperatura di transizione vetrosa (Tg), le catene polimeriche si trovano in posizioni bloccate. Sia la temperatura di fusione sia quella di transizione vetrosa aumentano all’aumentare della rigidità delle catene che compongono il materiale e all’aumentare delle forze di interazione intermolecolari. La resina termoindurente è un materiale molto rigido costituito da polimeri reticolati nei quali il moto delle catene polimeriche è fortemente limitato dall’elevato numero di reticolazioni esistenti. Durante il riscaldamento subiscono una modificazione chimica irreversibile. Le resine di questo tipo, sotto l’azione del calore nella fase iniziale, rammolliscono (diventano plastiche) e, successivamente, solidificano. Contrariamente alle resine termoplastiche, quindi, non presentano la possibilità di subire numerosi processi di formatura durante il loro utilizzo. Le resine termoindurenti, come abbiamo visto, sono materiali molto rigidi nei quali il moto delle catene polimeriche è fortemente vincolato da un numero elevato di reticolazioni esistenti. Infatti, durante il processo di produzione subiscono modifiche chimiche irreversibili associate alla creazione di legami covalenti trasversali tra le catene dei pre-polimeri di partenza. La densità delle interconnessioni e la natura dipendono dalle condizioni di polimerizzazione e dalla natura dei precursori: generalmente essi sono sistemi liquidi, o facilmente liquefacibili a caldo, costituiti da composti organici a basso peso molecolare, spesso multifunzionali, chimicamente reattivi, a volte in presenza di iniziatori o catalizzatori. Nella maggior parte dei casi essi subiscono una polimerizzazione in situ mediante reazioni di policondensazione e poliaddizione che li trasformano in termoindurenti ovvero in complesse strutture reticolate tridimensionali vetrose, insolubili nei solventi più comuni, infusibili e degradabili se riscaldate ad altissime temperature. Molte formulazioni richiedono la presenza di un comonomero, definito generalmente agente indurente, dotato di due o più gruppi funzionali reattivi, e/o di calore e/o di radiazioni elettromagnetiche per reticolare. La reazione di reticolazione o cura inizia con la formazione e la crescita lineare di catene polimeriche che presto iniziano a ramificare. Man mano che la cura procede il peso molecolare cresce rapidamente e le dimensioni molecolari aumentano perchè molte catene iniziano a legarsi covalentemente tra di loro creando un network di peso molecolare infinito. La trasformazione da un liquido viscoso ad un gel elastico, chiamata “gelificazione”, è improvvisa ed irreversibile e comporta la formazione della struttura originaria del network tridimensionale. Prima della gelificazione, in assenza di agente reticolante, le particelle di resina sono separate tra di loro o interagiscono solo in virtù di deboli forze intermolecolari reversibili, forze di van der Waals. Quindi la resina termoindurente è solubile in appropriati solventi Al progredire della reazione di reticolazione si formano legami covalenti intermolecolari, gel covalente, permanendo ancora le interazioni deboli. A differenza del gel di valenza secondaria che può essere rotto senza difficoltà, non esiste alcun solvente così energico da causare la rottura dei legami covalenti. Quindi la struttura macromolecolare creata da questa trasformazione non si scioglie completamente ma si rigonfia nel solvente perché contiene ancora tracce di monomero, libero o aggregato, e molecole ramificate solubili, presentandosi quindi sotto forma di un sistema bifasico sol-gel. E’ questa la struttura originaria del network tridimensionale termoindurito. Un altro fenomeno che può verificarsi durante la reazione di cura è la “vetrificazione”, ovvero la trasformazione di un liquido viscoso o di un gel elastico in un solido vetroso, che segna una variazione nel controllo cinetico del meccanismo di reazione passando da uno di tipo chimico ad uno di tipo diffusivo. La velocità di reazione decade rapidamente sia perchè la concentrazione di monomero reattivo è diminuita sia perchè la sua diffusione verso i siti reattivi del bulk polimerico è rallentata dalla presenza dei cross-links tra le catene. Comunque, il fatto che si riscontri un ulteriore aumento di densità, testimonia che le reazioni chimiche continuano ad avvenire ma a velocità molto più basse. Tra le varie tipologie di resine termoindurenti, si trovano quelle epossidiche, che sono sostanzialmente dei polieteri, ma mantengono questo nome sulla base del materiale di partenza utilizzato per produrle e in virtù della presenza di gruppi epossidici nel materiale immediatamente prima della reticolazione. Il principale utilizzo delle resine epossidiche è nel campo dei rivestimenti, in quanto queste resine combinano proprietà di flessibilità, adesione e resistenza chimica. Una larga varietà di resine sono formulate per soddisfare le più svariate esigenze tenendo conto dei seguenti parametri: Reattività: il gruppo epossidico reagisce con una grande varietà di reagenti chimici. Flessibilità: la distanza dei gruppi epossidici può essere variata in funzione del peso molecolare, ottenendo sistemi reticolati tridimensionali a maglie più o meno larghe e quindi prodotti più o meno flessibili ed elastici. Resistenza chimica ed adesione: i legami chimici predominanti sono carboniocarbonio e carbonio-ossigeno, legami dotati di notevole inerzia chimica. Gli ossidrili sono secondari e quindi di bassa reattività. Alla polarità delle molecole ed agli ossidrili sono da attribuire le elevate forze di adesione ai substrati metallici. Stabilità termica: strettamente legata alla densità di reticolazione. Applicazioni: i sistemi epossidici hanno assunto una grande importanza in quei settori dove si richiedono elevate prestazioni alle sollecitazioni termiche, meccaniche, chimiche ed elettriche. Vengono impiegati nell’industria automobilistica, spaziale, aeronautica, navale, elettronica, impiantistica, come componenti principali nelle vernici, adesivi, impermeabilizzanti, materiali compositi e per circuiti stampati.Categoria: notizie - tecnica - plastica - resine termoindurenti - polimeri
SCOPRI DI PIU'L’economia circolare ha bisogno di integrazione e di sinergie per aumentare la circolarità dei prodottidi Marco ArezioNuove aziende nascono sulla scorta di nuovi business nel campo, soprattutto, dei rifiuti tessili e del RAEE, fortemente voluti e promossi dalle nuove generazioni, che sono in controtendenza rispetto al mercato tradizionale. Ma come siamo arrivati fino qui? In giro di qualche decennio siamo passati dalla logica della discarica, in cui “conferivamo”, nobile parole che copre il senso compulsivo di buttare qualsiasi cosa non utilizzata più in una buca, all’era del riciclo. Si sono faticosamente costruite aziende e macchinari che potessero separare i vari rifiuti che venivano prodotti dalla società, con l’intento di riutilizzarli sotto forma di nuova materia prima. Abbiamo imparato a diversificare la pattumiera che viene prodotta nelle case, attraverso la raccolta differenziata che ha accresciuto, in modo determinante, la quantità di rifiuti riutilizzabile attraverso il riciclo meccanico. Abbiamo iniziato a creare una nuova coscienza ambientalista, che ha messo al centro il risparmio delle materie prime naturali e la riduzione della CO2 nell’aria, cercando di avviare al riciclo la maggiore quantità possibile di rifiuti per creare un circolo virtuoso dei prodotti. Ma tutto questo purtroppo non è sufficiente, in quanto la quota dei rifiuti riciclati rimane ancora modesto rispetto a quello che viene buttato, ancora, in discarica o direttamente nell’ambiente. La necessità di innalzale la quota dei prodotti che vengono avviati al riciclo, oggi intorno al 10 % a livello mondiale, è del tutto essenziale e, ogni azione intrapresa dai consumatori, dalla politica e dall’industria è di estrema importanza. Una di queste riguarda la politica del riutilizzo dei prodotti usati e quella dell’acquisto di prodotti, specialmente elettronici, ricondizionati. Per quanto riguarda i prodotti usati, le nuove generazioni hanno già sdoganato l’impatto dell’acquisto di prodotti già utilizzati da altri, attraverso in commercio privato, specialmente per quanto riguarda i capi di abbigliamento od oggetti che non contengano componenti di difficile valutazione qualitativa. Si sta creando un mercato parallelo al nuovo, dove il costo del prodotto e l’offerta territoriale, attraverso le App dedicate, ne facilitano il funzionamento. Altra questione riguarda il problema dei rifiuti RAEE, cioè tutti quei prodotti elettrici od elettronici, che vengono eliminati, a volte anche se funzionanti, per questioni che, spesso, non riguardano la qualità dell’oggetto ma la moda. In questo filone possiamo sicuramente inserire gli smartphones uno strumento di lavoro, di divertimento, di gioco, uno status symbol e, forse, anche un po' di comunicazione. Un oggetto ormai di culto che viene spesso, se non spessissimo, cambiato non per inefficienza del prodotto, ma per acquistare gli ultimi modelli usciti dalle fabbriche del marketing della telefonia. Questo usa e getta elettronico, che si vede anche nei computers, nelle console dei giochi, negli orologi e in altri prodotti in continuo aggiornamento tecnologico, creano una quantità enorme di rifiuti elettronici di difficile riciclo. Inoltre c’è da considerare le emissioni di CO2 che ogni anno, solo nella filiera dell’estrazione delle materie prime degli smartphone, è pari a 125 megatonnellate, che corrispondono a circa 31,5 centrali a carbone in funzione per un anno. Qui, entrano in gioco società come la finlandese Swappie, che si occupa di ricondizionare gli smartphone della Apple, con l’obbiettivo di restituire al mercato un prodotto testato e garantito di sicuro valore residuo. La società recupera gli IPhone, li sottopone ad una serie di tests elettronici per verificare l’efficienza dei sistemi, delle batterie e di altri parti che potrebbero essere danneggiate ma non visibili all’occhio dell’uomo. Inoltre, generalmente, sostituisce le batterie, e attribuisce un prezzo di vendita per ogni telefono in base all’aspetto esterno del prodotto, qualità dei vetri, della cassa e di altri parti visibili, fermo restando la qualità della macchina interna. Swappie è diventata a tutti gli effetti un concorrente di Apple, in quanto garantisce un prodotto usato, ad un prezzo inferiore, con la giusta qualità attesa dal consumatore, contribuendo in maniera sostanziale alla circolarità dei prodotti. Categoria: notizie - riuso - economia circolare - riciclo - rifiuti - ricondizionatirNEWS
SCOPRI DI PIU'Come stare in forma e continuare a essere utili all’ambientedi Marco ArezioIl contatto con la natura è una forma di riappacificazione con sé stessi, un calmante per la mente e una medicina per il nostro corpo. Che tu sia amante della corsa nei boschi o in campagna o nei parchi, o che ti piaccia camminare lentamente con gli amici o la tua famiglia in montagna o nei sentieri di pianura, sulle spiagge o in altri ambiti naturali, quello che conta è vivere in simbiosi con la natura. Che faccia freddo, o caldo, che piova o ci sia il sole, che sia giorno o sera, ogni momento delle stagioni e delle giornate possono regalare momenti indimenticabili al tuo tempo. Colori, profumi, luci, ombre, fiori, animali, rocce, panorami, borghi, tutto ti ricorderà, anche a distanza di molto tempo, i momenti piacevoli che hai vissuto da solo, come esperienza intima, o in compagnia di altre persone. Purtroppo da sempre la natura è usata, violentata, disprezzata per ignoranza, soldi, aridità d’animo e menefreghismo da una parte della popolazione, che la usa distruggendo, giorno dopo giorno, l’ambiente. Siamo passati però, da un lungo periodo di apatia verso il problema, a un risveglio progressivo, dove le persone si sono decise a fare qualche cosa per invertire questo pericoloso declino. Abbiamo incominciato a vedere gruppi di giovani che, muniti di sacchi della spazzatura e guanti, camminavano sulle spiagge per raccogliere i rifiuti che il pare portava a riva. Abbiamo visto amici che si ritrovavano nei parchi cittadini, in modo autonomo, per una giornata di pulizia degli spazi verdi, da rifiuti, siringhe e oggetti abbandonati. Abbiamo visto famiglie, singoli o gruppi di persone che percorrono i sentieri di montagna, di campagna, di collina, con un sacchetto attaccato allo zaino, per raccogliere, senza alcun programma prestabilito o obbligo, i rifiuti che altri lasciano in giro. Il senso dell’ambiente, del vivere civile e dell’ecologia traspare da queste iniziative private, individuali o collettive, dove si pulisce un luogo senza che nessuno ce lo chieda, per noi stessi e anche per chi sporca, a danno suo e di tutti. In un periodo di neologismi questa attività fisico-ambientale ha preso il nome di Plogging, definizione con cui si individua uno sport all’aria aperta, correre o camminare, con lo scopo aggiunto di raccogliere i rifiuti abbandonati. Il Plogging può diventare anche una rieducazione sociale, un’espiazione di una pena inflitta per l’abbandono di rifiuti, reato vero e perseguibile, che molti forse non sanno che esista. Dalle cicche di sigaretta buttate per terra, alle bottiglie dell’acqua ai resti del cartone della pizza o alle lattine di bibite lasciate ai piedi delle panchine, sono tutti reati che costituiscono un danno alla comunità. Il Plogging potrebbe essere la pena giusta per queste persone, che potranno per alcuni giorni, camminare per i sentieri, le vie delle citta, i parchi pubblici, le spiagge raccogliendo i rifiuti che, gente come loro, hanno lasciato in giro. Credo possa essere educativo, costruttivo e democratico impegnare delle giornate a riparare gli errori che si commettono, perché l’ambiente non è una cosa tua ma è un bene di tutti e, quindi, ci vuole rispetto.
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