SLOW LIFE: CARICARSI DI IMPEGNI PER SENTIRSI ACCETTATI. COME USCIRNE?

Slow Life
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Al lavoro, a casa, con gli amici, essere sempre disponibile per non sentirsi esclusi

di Marco Arezio

Stare in un contesto sociale, che sia il lavoro, la tua famiglia o i tuoi amici, comporta sempre di costruire un rapporto che dovrebbe soddisfare entrambe le parti.

Nelle relazioni tra le persone e i gruppi di essi, entra però in gioco il carattere di ognuna che ha il potere di modificare un rapporto diretto o lo spirito del gruppo.

A volte può succedere che nel contesto quotidiano, un crescente aumento degli impegni vengano svolte da poche o dalle uniche persone che si sentono investite dal dovere di farlo.

Non è sempre una questione di pressione o sopraffazione di un individuo sull’altro che indirizzano impegni continui su alcuni soggetti, ma più spesso sono le queste persone che si rendono eccessivamente disponibili facendosi carico di oneri eccessivi.

All’interno dei team di lavoro, specialmente quelli gerarchici, si intravede in poco tempo i soggetti che, volenti o nolenti, sono destinatari di attività e di impiego di tempo lavorativo più lungo di altri.

Nella famiglia capita spesso che, specialmente le donne, siano oberate da lavori, commissioni, impegni e responsabilità, creando loro stesse un disequilibrio di forze che le penalizza, consumando il loro tempo e non apprezzando la loro vita.

Anche in un contesto di amicizie, che esista un gruppo numeroso o pochi amici, si creano delle gerarchie in cui esiste quasi sempre un elemento che si mette a disposizione di altri, si sacrifica per rendere fluido il rapporto e si carica di impegni più o meno importanti.

Queste persone sono generalmente vittime di se stesse, difficilmente sono costrette a impiegare il proprio tempo per gli altri, ma si sentono di doverlo fare principalmente per farsi accettare, per credere di essere utili e per questo necessari al gruppo, senza il quale pensano che resterebbero soli.

A volte la sottostima di se stessi porta a fare in modo che l’accrescere di sforzi ed impegni possa colmare quell’insicurezza che si ha, pensando che quanto fatto per gli altri sia inteso come una qualità della persona stessa.

Ritorniamo sempre nell’ottica di farsi accettare, di essere all’interno di un sistema, di non restare soli e di pensare che, solo attraverso uno sforzo extra, possiamo mascherare l’inadeguatezza che si prova.

E’ una forma di annullamento personale che si baratta con un posto in un consesso di persone, che sia il lavoro, la famiglia o gli amici, un vicolo cieco in cui non si riesce ad uscire o non si vuole uscire per paura che i fragili equilibri raggiunti vadano in pezzi.


Come uscirne?

Prima di tutto c’è da valutare se il tempo speso per i continui impegni possa dare dei ritorni personali sufficienti rispetto allo sforzo compiuto. Se questo non è bisogna ricordare che il tempo rubato a qualcuno, anche involontariamente, è perso per sempre.

Ogni essere umano investe il proprio tempo per fare qualche cosa che possa farlo stare bene o possa soddisfare le sue necessità, materiali od affettive, ed è proprio per questo che questa soddisfazione deve avere un equilibrio altrimenti non ne vale la pena.

Se tu vai a lavorare 8 al giorno ore prenderai un salario, con questo soddisfi i tuoi bisogni materiali, ma se a parità di salario dovessi lavorarne 16 al giorno, forse sarebbe meglio pensare ad un lavoro diverso.

Quindi, nei rapporti con le persone vale più o meno la stessa regola, il tempo speso dovrebbe avere un ritorno soddisfacente per te, che sia sotto forma di relazione affettiva, materna, di amicizia e anche in un consesso lavorativo.

Inoltre è necessario rompere quella catena che lega i tuoi rapporti con gli altri con la valutazione che fai di te stesso, pensando che ogni essere vivente ha pregi e fragilità e, molto spesso, si tende a mascherare le fragilità ed esaltare i pregi, non conoscendo mai le persone per quelle che sono.

Creare un equilibrio tra quello che fai e quello che ricevi considerando che si deve avere il diritto di cercare la soddisfazione della propria vita, senza mettersi a pieno servizio degli altri in modo unilaterale.

Categoria: Slow life - vita lenta - felicità

Foto: Corriere della Sera


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