Le giornate di un manager possono essere gratificanti ma anche insidioseIn "L'azienda Può Essere una Selva Oscura", Marco Arezio naviga attraverso le complessità e le sfide che caratterizzano il mondo aziendale moderno, offrendo ai lettori una mappa per orientarsi in quello che, a prima vista, può sembrare un labirinto inestricabile di problemi e decisioni. Con un titolo evocativo che richiama l'immaginario della "selva oscura" dantesca, Arezio si propone di guidare i professionisti attraverso i meandri dell'ambiente aziendale, illuminando sentieri meno battuti ma ricchi di potenziale.Il libro si distingue per la sua capacità di fondere teoria e pratica, proponendo non solo un'analisi critica delle dinamiche aziendali ma anche soluzioni concrete e strategie applicabili. Arezio, forte della sua esperienza nel settore, condivide insight preziosi sulle modalità con cui affrontare le sfide quotidiane, gestire i conflitti, promuovere un ambiente di lavoro sano e stimolare la crescita personale e collettiva all'interno delle organizzazioni. Uno degli aspetti più rilevanti dell'opera è l'approccio olistico all'azienda, vista non solo come entità economica ma come un ecosistema complesso, in cui fattori umani, etici e sostenibili giocano un ruolo cruciale. Arezio pone un accento particolare sull'importanza di valori quali l'integrità, la responsabilità sociale e l'innovazione sostenibile, suggerendo che il successo a lungo termine dipenda dalla capacità di un'azienda di armonizzare obiettivi di profitto con il benessere delle persone e la tutela dell'ambiente. La narrazione, scorrevole e accessibile, è arricchita da esempi pratici, studi di caso e testimonianze, che contribuiscono a rendere i concetti immediatamente applicabili e facilmente comprensibili. Il lettore è invitato a riflettere sul proprio stile di leadership, sulle pratiche gestionali adottate e sulle potenziali aree di miglioramento, con l'obiettivo di trasformare l'azienda in un luogo in cui è possibile prosperare, e non solo sopravvivere. Arezio offre non solo una bussola per orientarsi ma anche una visione rinnovata dell'azienda, come luogo di potenziale realizzazione personale e collettiva, dove etica e profitto possono coesistere e alimentarsi reciprocamente.
SCOPRI DI PIU'Storia delle Calze (Collant) da Donna: dalla Seta al Nylon al PET Riciclatodi Marco ArezioIl 1935 fu una data importante per la moda femminile ma lo è anche stata per la ricerca fatta sui polimeri plastici e in particolar modo nell’ambito della poliammide.Vi chiederete cosa centra la moda con la plastica, in realtà centra molto, in quanto le calze (collant) per le donne, agiate, erano fatte di seta, capo molto costoso che era destinato ad un mercato ristretto. Wallace Hume Carothers scoprì nel 1935 il naylon e depositò nel 1937 il brevetto, senza forse immaginare quale successo questo tipo di materiale potesse avere negli anni successivi. Il nome nylon, che derivava dalla parola no-run (non si smaglia), fu ben pensato dalla ditta DuPount, che il 24 ottobre del 1939 iniziò la distribuzione sul mercato di un lotto di 4.000 calze (collant) con l’intenzione di fare un test per vedere se il prodotto fosse gradito alle donne. Le calze (collant) vennero vendute in tre ore quindi, forti di questo successo, il 15 Marzo del 1940, iniziò la distribuzione ufficiale in tutti gli Stati Uniti d’America, con un risultato di vendita di circa 4 milioni di paia nei primi quattro giorni di vendite. Dopo il 1942, ossia dopo l'ingresso degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale, il nylon assunse un nuovo ruolo. Grazie alla sua resistenza, suscitò l'interesse delle forze armate Americane, tanto che per la produzione di calze venne utilizzato quasi esclusivamente il nylon, diventando così una merce rara, utilizzata sul mercato nero come moneta di scambio. In Europa, durante la seconda guerra mondiale, le calze venivano prodotte da una ditta Tedesca con il nome commerciale di Perlon, ma dopo la caduta del terzo Reich, gli Americani smantellarono le fabbriche della IG Farben che producevano il prezioso filato. Dalla fine della seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti, la moda delle calze di Nylon esplose, anche a seguito della riduzione progressiva dei prezzi che fece aumentare la platea femminile che poteva permettersi un capo così ricercato, ma anche per l’indubbio fascino che le gambe delle donne, attraverso le calze (collant) di nylon, davano alle stesse. Dal punto di vista tecnico lo spessore delle calze passò da 70 denari ai 40, per poi ridursi ulteriormente negli anni 50 fino a 10 denari. Intorno al 1960 ci fu una doppia rivoluzione, da una parte il settore industriale produsse macchine che permettevano la produzione dei collant tubolari, senza quindi la tanto inconfondibile cucitura e, dal punto di vista della ricerca chimica, la DuPont brevettò l’elastane con il nome di Lycra. La caratteristica principale di questo nuovo tessuto era la possibilità di allungare il capo fino a quattro volte la lunghezza dello stesso. Si può dire che, indirettamente, ci fu una terza rivoluzione nell’abbigliamento intimo delle donne a seguito della diffusione delle calze di lycra, che fu quello della scomparsa del reggicalze, fino a quel momento indispensabile. A partire dagli anni settanta l’importanza delle calze (collant) di nylon diminuì a causa del cambiamento dei costumi delle donne che si spostarono verso abiti più maschili, attraverso l’uso dei pantaloni con i quali non era più importante esibire le gambe fasciate dalle calze di nylon. Oggi si vive un ritorno della calza sottile e fasciante, come oggetto di seduzione e di eleganza, ma nello stesso tempo si ricercano capi che abbiano un impatto ambientale contenuto. Sono quindi nate le calze il cui filo è composto in PET riciclato, permettendo di realizzare un capo da 50 denari nero, del tutto compatibile con l’economia circolare. La produzione di questo filato riciclato riduce l’emissione di CO2 del 45% e il consumo di acqua del 90% rispetto alla produzione con materia prima vergine.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - calze - nylon - seta - collant Vedi maggiori informazioni sulla storia dei tessuti
SCOPRI DI PIU'Creare un conglomerato cementizio con prestazioni superiori a quelli tradizionali usando i polimeridi Marco ArezioQuando si parla di cemento armato, si tende ad immaginare una struttura di grandissima resistenza, dove il cemento fa da collante ad una miscela calibrata, fatta di inerti ed acqua che, con l’aiuto dei ferri di armatura, permette la costruzione di elementi di grande portanza e resistenza. Nella parola stessa, cemento armato, si esprime l’elemento principe che permette di avvolgere gli altri componenti, creando una monolitica struttura. Quindi, il cemento è il mezzo con cui si permette all’impasto di consolidarsi, realizzando gli elementi strutturali che vediamo, come muri, ponti, pavimenti, solai e molte altre cose. Cosa sono i calcestruzzi polimerici Oggi sappiamo che il cemento non è più l’unico elemento che permette un irrigidimento dell’impasto, e non è più quello che permette di raggiunge performances strutturali migliori in assoluto. Infatti nascendo, il calcestruzzo polimerico, esprime resistenze a compressione, a trazione e a flessione, rispetto al calcestruzzo ordinario, maggiori. E’ anche più resistente alla corrosione, agli attacchi chimici e all'usura, il che lo rende adatto per una varietà di applicazioni, tra cui i pavimenti industriali, i ponti, i pannelli da parete, le barriere acustiche, i prefabbricati e molti altri elementi. I calcestruzzi polimerici, noti anche come RPC (Reactive Powder Concrete), sono composti da un'alta percentuale di polveri reattive, aggregati fini, fibre e una minima quantità di acqua. Questo li rende molto più resistenti e duraturi rispetto ai calcestruzzi tradizionali. Ci sono diverse tipologie, tra cui calcestruzzi epossidici, poliestere, acrilici e altro ancora, a seconda del tipo di resina utilizzata. Se prendiamo in esame, per esempio, il calcestruzzo epossidico, possiamo dire che è un tipo di calcestruzzo polimerico in cui una resina epossidica viene utilizzata come legante al posto del tradizionale cemento Portland. Questo legante unisce gli aggregati per formare un materiale molto resistente e duraturo. La resina epossidica offre diversi vantaggi rispetto al cemento tradizionale. Innanzitutto, è estremamente resistente agli agenti chimici, il che rende il calcestruzzo epossidico un'ottima scelta per applicazioni in ambienti aggressivi, come strutture di trattamento delle acque, depositi di prodotti chimici e strutture industriali dove potrebbe esserci esposizione a sostanze chimiche corrosive. Inoltre, la resina epossidica può fornire un legante più forte e più flessibile rispetto al cemento tradizionale, in quanto può resistere a carichi di trazione e a prevenire crepe e rotture. Questo rende il calcestruzzo epossidico una scelta popolare per applicazioni come pavimentazioni industriali, riparazioni di strutture in calcestruzzo e rivestimenti di protezione. Come bilanciare gli inerti con la resina episodica nei calcestruzzi Il processo di bilanciamento degli inerti con la resina epossidica nei calcestruzzi epossidici è cruciale per ottenere le proprietà desiderate del calcestruzzo. Questo può variare in base a diversi fattori, come l'applicazione specifica, la tipologia di resina epossidica utilizzata, e le proprietà degli inerti stessi. Un modo comune per bilanciare la resina epossidica con gli inerti è attraverso un processo di prove, in cui vengono effettuati diversi campioni con diverse proporzioni di resina e inerti, fino a trovare la miscela che fornisce le proprietà desiderate. Tuttavia, ci sono anche alcune linee guida generali che possono essere seguite. Ad esempio, per un calcestruzzo epossidico standard, la quantità di resina può essere tra il 10% e il 20% in peso della miscela totale. Gli inerti, che possono includere sabbia, ghiaia e altri materiali simili, costituiranno quindi la maggior parte della miscela. È importante anche considerare le proprietà specifiche degli inerti e della resina epossidica. Ad esempio, alcuni inerti possono avere un'alta assorbenza, il che significherebbe che potrebbero richiedere più resina per assicurarsi che tutti gli elementi siano completamente ricoperti. Infine, il bilanciamento di resina e inerti può anche essere influenzato dalla tecnica di miscelazione utilizzata, e quindi potrebbe essere necessario ricalibrare le proporzioni per ottenere la consistenza desiderata, assicurandosi che il calcestruzzo possa essere lavorato correttamente. Come realizzare un impasto corretto per ottenere un calcestruzzo epossidico La preparazione di un impasto corretto per il calcestruzzo epossidico richiede attenzione e cura. La scelta della resina epossidica e degli inerti (come sabbia e ghiaia) è cruciale, infatti questi devono essere di alta qualità e adatti all'applicazione specifica. La proporzione tra la resina epossidica e gli inerti può variare in base all'applicazione specifica e alle proprietà desiderate del calcestruzzo, come abbiamo visto. Prima di tutto sarà necessario miscelare la resina epossidica con l'indurente secondo le istruzioni del produttore. Successivamente, si aggiungeranno lentamente gli inerti, assicurandoti che siano completamente ricoperti dalla resina. Si continuerà a mescolare fino a ottenere una consistenza omogenea. In questa operazione sarà importante utilizzare attrezzature appropriate per evitare l'esposizione degli operatori ai fumi della resina. Una volta miscelato, il mix di calcestruzzo epossidico dovrebbe essere collocato nell'area o nella forma desiderata il più velocemente possibile, dato che l'epossidico inizia a indurire non appena viene miscelato con l'indurente. Una volta che il calcestruzzo epossidico sarà stato collocato, dovrebbe essere lasciato a indurire il tempo necessario, che può essere variabile a seconda della specifica resina utilizzata, ma di solito richiede almeno 24 ore. Resistenza al fuoco dei calcestruzzi polimerici Come tutte le medaglie, anche il calcestruzzo polimerico ha un lato di gran qualità, come abbiamo visto, ma ha anche un lato da non sottovalutare, che si esprime nella bassa resistenza al fuoco. Infatti, il comportamento al fuoco dei calcestruzzi polimerici non è altrettanto studiato quanto quello dei calcestruzzi tradizionali. Tuttavia, i materiali polimerici in genere tendono a essere più sensibili al calore e alle fiamme rispetto ai materiali inorganici come il cemento. Uno dei problemi principali è che, a temperature elevate, i legami chimici tra le molecole di polimero possono rompersi, causando la decomposizione del materiale. Questo può portare alla formazione di gas tossici e può innescare un collasso strutturale. Sarebbe importante, quindi, eseguire ulteriori ricerche per comprendere meglio come migliorare la resistenza al fuoco dei calcestruzzi polimerici, con l'aggiunta di additivi ignifughi o l'uso di tecniche di progettazione per ridurre l'impatto del calore sul materiale.
SCOPRI DI PIU'Esplorazione del Movimento dell'Arte da Rifiuto: Impatto, Artisti e Mercatodi Marco ArezioL'arte realizzata con materiali di rifiuto affonda le sue radici nel contesto delle avanguardie artistiche del XX secolo, quando artisti come Marcel Duchamp introdussero l'uso di oggetti quotidiani, i ready-made, nelle loro opere, sfidando le definizioni tradizionali di cosa potesse essere considerato arte. Tuttavia, l'adozione specifica di rifiuti e materiali scartati come mezzi principali per la creazione artistica ha iniziato a guadagnare terreno negli anni '60 e '70, parallelamente all'emergere di movimenti ambientalisti e di sensibilizzazione verso il consumo sostenibile. In questo periodo, l'arte da rifiuto emergeva non solo come espressione estetica ma anche come critica sociale e commento politico. Artisti come Robert Rauschenberg e Tony Cragg hanno utilizzato rifiuti e detriti urbani per creare le loro opere, esplorando temi di sovrapproduzione, consumismo e la trasformazione del rifiuto in risorsa. Evoluzione nel Tempo Nel corso dei decenni successivi, l'arte da rifiuto ha continuato a evolversi, con artisti che sperimentano una vasta gamma di materiali scartati, dai rifiuti domestici ai detriti industriali, fino a materiali naturali considerati "rifiuti" in un contesto specifico. La pratica si è espansa per includere una varietà di tecniche e media, dall'assemblaggio alla scultura, dall'installazione al collage, riflettendo una crescente preoccupazione globale per le questioni ambientali e la sostenibilità. Negli anni 2000, l'arte da rifiuto ha guadagnato ulteriore visibilità e riconoscimento, con artisti come El Anatsui e Vik Muniz che raggiungono un pubblico internazionale attraverso mostre in prestigiosi musei e gallerie. Questo periodo ha visto anche un aumento della collaborazione tra artisti e comunità locali, con progetti che non solo trasformano fisicamente i rifiuti in arte, ma cercano anche di coinvolgere e sensibilizzare il pubblico sui problemi di gestione dei rifiuti e conservazione ambientale. Riconoscimento Accademico e Culturale L'accoglienza accademica e culturale dell'arte da rifiuto ha variato nel tempo, con alcuni critici e istituzioni che inizialmente esitavano a riconoscerla come forma d'arte legittima. Tuttavia, con l'aumentare della consapevolezza ambientale e il crescente apprezzamento per le pratiche artistiche che sfidano i confini tradizionali, l'arte da rifiuto ha guadagnato un posto rispettato nel dialogo artistico contemporaneo. Le università e le scuole d'arte hanno iniziato ad includere l'arte da rifiuto nei loro curricula, riconoscendola come un importante veicolo per esplorare e discutere questioni di sostenibilità, etica del consumo e il ruolo dell'arte nella società. Musei e gallerie in tutto il mondo ospitano regolarmente mostre dedicate a questa forma d'arte, segnando il suo consolidamento come movimento influente e rilevante. Artisti e Opere Chiave Questo capitolo si concentra sui protagonisti del movimento dell'arte da rifiuto, esaminando gli artisti che hanno segnato con le loro opere il panorama artistico contemporaneo. Attraverso l'analisi delle loro creazioni, si evidenziano i materiali utilizzati, le tecniche adottate e i messaggi che intendono trasmettere, sottolineando l'unicità e l'importanza di ogni artista nel contesto del movimento. Artisti e Opere Europei Michelangelo Pistoletto: Uno dei pionieri dell'Arte Povera, Pistoletto ha utilizzato materiali di scarto e oggetti di uso quotidiano per riflettere sul rapporto tra arte e vita. Le sue "Venus of the Rags" combinano statue classiche con montagne di stracci, simboleggiando il confronto tra l'ideale di bellezza e il rifiuto della società consumistica. Thomas Hirschhorn: Conosciuto per le sue installazioni immersive create da materiali effimeri e di scarto, come cartone, nastro adesivo e plastica. L'opera "Bataille Monument" ha trasformato spazi pubblici in aree di dialogo sociale, utilizzando i rifiuti per interrogare temi di consumo, povertà e comunità. Artisti e Opere dalle Americhe Vik Muniz: L'artista brasiliano ha guadagnato fama internazionale con la serie "Pictures of Garbage", dove ha collaborato con i catadores (raccoglitori di materiali riciclabili) di uno dei più grandi discariche a cielo aperto del mondo, a Rio de Janeiro, creando ritratti grandiosi utilizzando i rifiuti raccolti. Queste opere interrogano la natura del valore artistico e sociale, trasformando letteralmente il rifiuto in bellezza e dignità. Mierle Laderman Ukeles: Artista americana associata al movimento di manutenzione dell'arte, ha dedicato la sua carriera a sfidare le nozioni di lavoro di servizio, arte e il valore dei rifiuti. La sua performance "Touch Sanitation" ha coinvolto il saluto personale di ogni lavoratore dell'igiene di New York, enfatizzando l'umanità e l'importanza del lavoro considerato "invisibile". Artisti e Opere dall'Asia e altre regioni El Anatsui: L'artista ghanese è celebre per le sue sculture flessibili realizzate da migliaia di tappi di bottiglia di metallo riciclati, collegati insieme per creare vasti panneggi che ricordano tessuti tradizionali africani. Le sue opere, come "Black River", esplorano temi di consumo, scambio culturale e la bellezza rinvenuta nei materiali trascurati. Song Dong: Questo artista cinese utilizza una varietà di materiali scartati nelle sue installazioni per esplorare la transitorietà della vita e il valore emotivo degli oggetti quotidiani. "Waste Not" è un'opera commovente che presenta gli oggetti domestici accumulati dalla famiglia dell'artista per decenni, riflettendo su perdita, memoria e il consumismo. Analisi delle Opere Significative Ogni artista selezionato rappresenta un approccio unico all'utilizzo di materiali di scarto, dimostrando la versatilità e la profondità del movimento dell'arte da rifiuto. Attraverso le loro opere, questi artisti non solo trasformano fisicamente i materiali ma ricodificano il significato e il valore attribuito al rifiuto, invitando a una riflessione critica sulle pratiche di consumo e sulle responsabilità ecologiche. Le tecniche variano dalla scultura all'installazione, dal collage alla performance, evidenziando la ricchezza e la diversità del movimento. I materiali, una volta considerati inutili, acquistano nuove vite come elementi di opere d'arte, sfidando le percezioni convenzionali di bellezza e valore. I messaggi veicolati attraverso queste opere sono potenti e molteplici, spaziando dalla critica al consumismo sfrenato e all'indifferenza ambientale, alla celebrazione della resilienza umana e alla capacità di reinvenzione e rigenerazione. Questi artisti ci ricordano che l'arte ha il potere di trasformare non solo materiali ma anche prospettive, invitando a una maggiore consapevolezza e responsabilità verso il nostro pianeta e le nostre comunità. Tematiche e Messaggi L'arte creata a partire da materiali scartati non è solo una manifestazione di creatività e ingegnosità; è anche una forma di comunicazione potente che veicola messaggi profondi riguardanti l'ambiente, il consumismo, la sostenibilità e la trasformazione. Questo capitolo esplora le tematiche e i messaggi intrinseci nell'arte da rifiuto, analizzando come gli artisti utilizzano i materiali scartati per riflettere su questioni globali e stimolare un cambiamento nel pubblico. Ambientalismo e Sostenibilità Una delle tematiche più evidenti nell'arte da rifiuto è l'ambientalismo. Gli artisti che lavorano con materiali scartati spesso cercano di mettere in luce l'impatto ambientale del consumismo sfrenato e della produzione di rifiuti. Opere che incorporano plastica monouso, elettronica obsoleta e altri rifiuti industriali servono come commento critico sulla cultura del "usa e getta" e sull'accumulo di detriti che minaccia gli ecosistemi naturali. Critica al Consumismo Molti artisti dell'arte da rifiuto mirano a sfidare direttamente le norme del consumismo, evidenziando la brevità della vita utile di molti prodotti e il ciclo incessante di consumo e scarto. Attraverso la trasformazione di rifiuti in arte, questi artisti propongono una riflessione sul valore degli oggetti, invitando a considerare pratiche di consumo più consapevoli e sostenibili. Rinascita e Trasformazione Un messaggio potente veicolato attraverso l'arte da rifiuto è quello della trasformazione e rinascita. Gli artisti dimostrano come materiali considerati inutili o dannosi possano essere trasformati in qualcosa di bello e significativo. Questa tematica non solo serve a ispirare un nuovo apprezzamento per i materiali scartati, ma funge anche da metafora per la possibilità di cambiamento e rinnovamento nella società e nell'individuo. Messaggio Sociale ed Ambientale L'arte da rifiuto spesso incorpora un forte messaggio sociale ed ambientale, incitando alla riflessione su come le pratiche individuali e collettive influenzino l'ambiente. Attraverso l'esplorazione di temi come la gestione dei rifiuti, l'inquinamento e la conservazione delle risorse, gli artisti mirano a stimolare un dialogo attivo sui modi in cui possiamo contribuire a un futuro più sostenibile. Riflessioni Iniziali Questo capitolo sottolinea l'importanza dell'arte da rifiuto come veicolo per la critica sociale e la sensibilizzazione ambientale. Attraverso l'uso di materiali scartati, gli artisti non solo mettono in discussione le norme del consumismo e dell'accumulo di rifiuti, ma offrono anche una visione di speranza e cambiamento, dimostrando il potenziale di trasformazione insito nei materiali più umili. L'arte da rifiuto, quindi, emerge come una pratica profondamente radicata nelle questioni contemporanee, che sfida gli spettatori a riflettere sul proprio impatto ambientale e a considerare vie alternative verso un futuro più sostenibile. Classificazione e Accoglienza Critica La crescente prevalenza dell'arte da rifiuto nel panorama artistico contemporaneo solleva questioni interessanti sulla sua classificazione e sulla ricezione da parte della critica e del pubblico. Questo capitolo esamina il posizionamento dell'arte da rifiuto all'interno delle categorie artistiche esistenti e considera le varie risposte che ha suscitato nel mondo dell'arte. L'Arte da Rifiuto come Arte Moderna o Contemporanea Determinare se l'arte da rifiuto debba essere classificata come arte moderna, contemporanea o come un movimento a sé stante è un compito complesso. L'uso di materiali di scarto come medium artistico sfida le definizioni tradizionali dell'arte, proponendo una nuova narrazione nell'arte contemporanea. Sebbene condivida affinità con alcune pratiche dell'arte moderna e contemporanea, come l'arte concettuale e l'assemblaggio, l'arte da rifiuto spesso si distingue per il suo forte impegno etico e ambientale. Accoglienza Critica e Posizionamento nel Panorama Artistico L'accoglienza critica dell'arte da rifiuto è stata varia, oscillando tra l'ammirazione per la sua innovazione e l'ingegnosità e il dibattito sulla sua legittimità come forma d'arte. La critica spesso si concentra sul messaggio ambientale e sociale trasmesso attraverso i materiali di scarto, lodando la capacità di questi artisti di sollevare consapevolezza e provocare il dibattito pubblico su temi urgenti. Tuttavia, alcuni critici hanno sollevato interrogativi sulla longevità e la conservazione di queste opere, dato il carattere degradabile e transitorio dei materiali usati. Queste preoccupazioni evidenziano la tensione tra il valore estetico e tematico dell'arte da rifiuto e le pratiche conservative tradizionali. Un Nuovo Canone? Man mano che l'arte da rifiuto continua a guadagnare terreno, alcuni propongono che meriterebbe di essere considerata una categoria artistica a parte, data la sua unicità e il suo impatto. Questa prospettiva suggerisce che l'arte da rifiuto non solo rappresenta una sfida alle convenzioni artistiche, ma offre anche una visione critica delle pratiche sociali e ambientali, meritevole di riconoscimento e studio specifico. La creazione di un nuovo canone per l'arte da rifiuto potrebbe facilitare ulteriori discussioni e ricerche su questo movimento, promuovendo una maggiore comprensione e apprezzamento delle sue qualità uniche e del suo potenziale per influenzare positivamente la società. Riflessioni Iniziali La classificazione e l'accoglienza dell'arte da rifiuto riflettono le sfide e le opportunità di questa pratica artistica innovativa. Mentre naviga tra ammirazione e critica, l'arte da rifiuto sollecita una riflessione continua sul ruolo dell'arte nella società e sulle responsabilità degli artisti e del pubblico nei confronti dell'ambiente. La sua capacità di connettere estetica, etica e azione offre un campo fertile per esplorazioni future, sia all'interno che al di fuori delle tradizionali categorie artistiche. Mercato e Valore Economico L'ultimo capitolo di questa tesi esplora il mercato e il valore economico dell'arte da rifiuto, un argomento che rivela tanto sul riconoscimento sociale e culturale di quest'arte quanto sulla sua sostenibilità finanziaria. Analizzando come le opere create da materiali scartati sono valutate, vendute e collezionate, possiamo ottenere una visione più completa del ruolo che l'arte da rifiuto gioca nel panorama artistico contemporaneo. Analisi del Mercato Negli ultimi anni, il mercato dell'arte da rifiuto ha visto una crescita significativa, con un numero crescente di collezionisti e gallerie interessati a queste opere. Questo interesse è spesso alimentato dalla crescente consapevolezza delle questioni ambientali e dalla ricerca di arte che esprime un impegno sociale o politico. Le mostre dedicate a questa forma d'arte, sia in gallerie private che in istituzioni pubbliche, hanno contribuito a incrementare la sua visibilità e attrattiva sul mercato. Esempi di Valori Approssimativi Il valore delle opere d'arte da rifiuto può variare ampiamente a seconda dell'artista, della complessità dell'opera e del messaggio che veicola. Alcuni artisti, come Vik Muniz o El Anatsui, hanno visto le loro opere raggiungere prezzi significativi in aste e vendite private. Ad esempio, le opere di El Anatsui possono superare i centomila dollari, riflettendo il suo riconoscimento internazionale e l'importanza critica del suo lavoro. Tuttavia, il valore di quest'arte non risiede esclusivamente nella sua quotazione economica. Il significato sociale, ambientale e culturale delle opere contribuisce a un valore intrinseco che trascende il prezzo di mercato, rendendole importanti per collezionisti e istituzioni che cercano di sostenere e promuovere l'arte con un messaggio forte e trasformativo. Fattori che Influenzano il Prezzo Diversi fattori influenzano il valore di mercato dell'arte da rifiuto, tra cui: Riconoscimento dell'Artista: Artisti con una solida reputazione e una presenza consolidata nel panorama artistico tendono a raggiungere prezzi più elevati. Unicità e Complessità dell'Opera: Le opere che dimostrano un alto livello di ingegnosità e originalità nel trattamento dei materiali scartati sono particolarmente apprezzate. Messaggio e Impatto Sociale: Opere che comunicano un messaggio potente e stimolano la riflessione su questioni ambientali o sociali possono suscitare un interesse maggiore. Riflessioni Conclusive Il mercato dell'arte da rifiuto riflette un crescente riconoscimento del valore dell'arte come mezzo per esplorare e affrontare questioni critiche del nostro tempo. Sebbene il valore economico delle opere possa essere un indicatore del successo e dell'accettazione all'interno del mercato dell'arte, è importante ricordare che l'arte da rifiuto trascende il suo valore commerciale, offrendo prospettive uniche su come possiamo riconciliarci con il nostro ambiente e le nostre pratiche di consumo. L'arte da rifiuto, quindi, rappresenta non solo un movimento artistico significativo ma anche un catalizzatore per il cambiamento sociale e ambientale, invitando artisti, collezionisti e spettatori a riconsiderare il valore e il potenziale dei materiali scartati.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano.Capitolo 10: Ombre e Sangue sotto il Castello di Corenno Plinio di Marco ArezioIl commissario Lucia Marini e il maresciallo Valenti, dopo aver organizzato meticolosamente delle ronde discrete in borghese, si trovano di fronte a un momento decisivo della loro indagine. Una sera, mentre la luce del crepuscolo avvolge il paesaggio di Corenno Plinio, notano una figura sospetta che si introduce nel castello attraverso una porta segreta, celata da uno sperone di roccia. Valenti: "Guardi là, commissario! Qualcuno sta entrando nel castello da quella porta nascosta." Lucia: "Sì, l'ho visto. Questa potrebbe essere la nostra occasione. Dobbiamo decidere velocemente cosa fare." Valenti: "Proporrei di seguirlo dentro. Se quella porta non era chiusa a chiave, potrebbe significare che l'interno del castello nasconde altre sorprese. Dovremmo approfittarne ora che abbiamo l'opportunità." Lucia: "Concordo. Ma procediamo con cautela. Non sappiamo cosa o chi troveremo all'interno. Gli altri militari resteranno qui a fare la guardia alla porta per assicurarci una via di fuga e impedire che altri possano seguirlo o sorprenderci." Valenti fa un segno ai militari, indicando loro di rimanere in posizione, mentre lui e Lucia si avvicinano silenziosamente alla porta semiaperta. Con movimenti cauti e coordinati, varcano la soglia, immergendosi nell'oscurità del castello. Valenti: "Stia attenta, commissario. Non sappiamo cosa ci aspetta. Manteniamo un profilo basso e cerchiamo di non fare rumore." Lucia: "Sì, procediamo. Teniamo gli occhi aperti per qualsiasi indizio o segno che possa dirci di più su chi abbiamo visto entrare e su cosa stia facendo qui." Mentre avanzano con cautela attraverso i corridoi bui del castello, i due si affidano alla luce debole delle loro torce per orientarsi. Ogni tanto, il rumore dei loro passi risuona sulle antiche pietre, ma procedono determinati, guidati dall'istinto e dalla volontà di scoprire la verità dietro le mura del castello. Lucia: "Maresciallo, sente quel rumore? Sembra provenire da quella direzione." Valenti: "Sì, lo sento. Potrebbe essere il nostro uomo. Avviciniamoci senza far rumore." Il cuore di Lucia batte forte mentre si avvicinano alla fonte del rumore, consapevoli che ogni passo potrebbe portarli a una scoperta significativa o a un pericolo imprevisto. La tensione è palpabile, ma la determinazione di scoprire i segreti del castello e di portare alla luce le attività sospette che si celano dietro la facciata tranquilla di Corenno Plinio li spinge avanti, nel cuore oscuro del mistero. Dopo aver esplorato il dedalo di cunicoli mal illuminati e superato sale spoglie che sembravano non essere state abitate da anni, Lucia e il maresciallo Valenti si trovano di fronte a una scala in pietra. La presenza di un cancello in ferro, spalancato come per invitarli a proseguire, aggiunge un senso di inquietudine all'avventura. Seguendo la tenue luce che sembra suggerire una via, si inoltrano ancora più profondamente nei segreti del castello. Scendendo parecchi gradini, giungono infine a una grande sala che, al contrario delle precedenti, mostra evidenti segni di recente utilizzo: un grande tavolo al centro, circondato da numerose sedie, suggerisce che lì si siano tenute riunioni o incontri. L'atmosfera è carica di un'energia silenziosa, come se le pareti potessero raccontare storie di segreti e piani celati. Oltre la sala, una nuova galleria con un cancello aperto attrae la loro attenzione. Il silenzio che ora li avvolge è così denso che il più lieve rumore sembrerebbe un tuono. Decidono quindi di procedere, consapevoli che ogni passo potrebbe portarli a scoprire qualcosa di importante o a incontrare chi si nasconde dietro il mistero del castello. Nel buio del cunicolo, Lucia e Valenti, guidati dall'istinto di protezione e dalla consapevolezza dei potenziali pericoli, estraggono con decisione le loro pistole d'ordinanza, pronti ad affrontare qualsiasi eventualità. Lucia: "Stiamo entrando in territorio sconosciuto, maresciallo. Manteniamo alta l'attenzione e procediamo con cautela." Valenti: "Concordo, commissario. Qualunque cosa troviamo là dentro, dobbiamo essere pronti a tutto. Ricordiamoci che il nostro obiettivo è scoprire la verità e assicurare alla giustizia chi viola la legge." Avanzano lentamente nel cunicolo, le pistole pronte e i sensi all'erta, cercando di adattare gli occhi alla scarsa luminosità. Ogni ombra sembra nascondere un segreto, ogni eco del loro passaggio risuona come un monito. Ma Lucia e Valenti non si lasciano intimidire; guidati da un senso di dovere e dalla determinazione di fare luce sulle ombre che avvolgono il castello di Corenno Plinio, sono pronti ad affrontare qualsiasi sfida si presenti. Mentre avanzano cautamente nel tunnel, il rumore distinto come uno sciabordio attira l'attenzione di Lucia e del maresciallo Valenti. Il suono sembra provenire da più avanti, conducendoli attraverso l'oscurità. La tensione è palpabile, ma la curiosità e la determinazione a scoprire la verità li spingono a proseguire. Lucia: "Sta sentendo anche lei quel rumore, maresciallo? Sembra venire da questa direzione." Valenti: "Sì, lo sento. Sembra uno sciabordio... forse siamo vicini a una uscita sul lago. Continuiamo a seguire il suono, ma rimaniamo in allerta." Il tunnel, dopo una tortuosa discesa, si apre infine su un'ampia caverna illuminata dalla luce lunare che filtra da un'apertura. Davanti a loro, una scena inaspettata: un molo ben attrezzato si estende sulla riva del lago, con una boa che sembra adatta per l'attracco degli idrovolanti. Il collegamento segreto tra il castello e il lago rivela un nuovo strato di mistero nelle attività sospette legate alla proprietà. Sulla piattaforma vicino al lago, un uomo è intento a pulire per terra ciò che sembra essere una macchia di sangue, ignaro della presenza di Lucia e Valenti. Lucia: "Guardi là, maresciallo. Quell'uomo sta cercando di pulire una macchia... che sembra sangue." Valenti: "Questo non presagisce nulla di buono. Dobbiamo intervenire, ma con cautela. Non sappiamo se sia armato o se ci siano altri complici nelle vicinanze." Lucia annuisce, condividendo l'approccio cauto suggerito da Valenti. Entrambi consapevoli del pericolo, si preparano ad affrontare l'uomo, cercando di mantenere l'elemento sorpresa dalla loro parte. Lucia: "Andiamo. Proverò a parlare con lui, cerchiamo di capire cosa sta succedendo qui senza scatenare un confronto diretto. Se la situazione dovesse degenerare, siamo pronti a difenderci." Valenti: "Capito, commissario. Sto al suo fianco." Con le pistole pronte ma non puntate, per non sembrare subito ostili, Lucia e Valenti si avvicinano silenziosamente all'uomo, pronti a scoprire quale ruolo gioca in questo complesso intrigo che sembra coinvolgere il castello, la sua rete segreta di tunnel, e ora, un possibile atto di violenza legato alle acque misteriose del Lago di Como. Nell'ombra che inizia a farsi più densa con il calare della sera, il maresciallo Valenti si fa avanti, tenendo la pistola abbassata in segno di cautela ma pronta all'uso. Valenti: "Carabinieri! Rimanga dove è e presenti le sue generalità." L'uomo, sorpreso, si arresta nel suo intento di pulire la macchia sul pavimento. Alza lentamente le mani in un gesto di apparente resa, girandosi per affrontare Lucia e il maresciallo. La luce incerta del crepuscolo disegna il suo profilo in modo drammatico, rivelando un'espressione che oscilla tra la sorpresa e la determinazione. Nel momento in cui i suoi occhi incontrano quelli dei suoi interlocutori, con uno scatto improvviso e inaspettato, estrae una pistola nascosta e spara. Il tempo sembra rallentare mentre il proiettile sfreccia nell'aria, colpendo il maresciallo Valenti di striscio al braccio. Il dolore acuto e improvviso fa sì che il maresciallo cada a terra, sorpreso più che altro dalla rapidità dell'azione. Lucia: "Maresciallo!" Nel caos del momento, l'istinto e l'addestramento prendono il sopravvento. Lucia, con un movimento rapido e preciso, punta la sua pistola verso l'uomo e fa fuoco. Il colpo lo colpisce, costringendolo a fare un passo indietro, sorpreso e ferito. La figura dell'uomo indietreggia colpita, il suo viso contorto in una smorfia di dolore. Perde l'equilibrio, barcolla pericolosamente sull'orlo della piattaforma e, con un'ultima incerta danza, cade all'indietro sulle scogliere che lambiscono il lago. Il suo corpo si scontra con la dura realtà degli scogli prima di scomparire nelle acque scure del Lago di Como, lasciando dietro di sé solo il rumore sordo del suo impatto. Lucia, correndo verso il maresciallo, chiede con urgenza: "Maresciallo, come sta? È ferito gravemente?" Valenti, stringendosi il braccio ferito ma riuscendo a sorridere debolmente: "È solo un graffio, grazie a Dio. Anche questa volta mi è andata bene, commissario." Lucia guarda il lago, cercando di scorgere qualche segno dell'uomo caduto, ma le acque rimangono mute, celando il destino di chi vi è scomparso. Con un profondo sospiro, si volta verso Valenti, consapevole che la serata ha preso una piega ancor più pericolosa e misteriosa. Lucia: "Dobbiamo avvisare subito i rinforzi e organizzare una ricerca. Quell'uomo potrebbe avere informazioni cruciali per il nostro caso." Mentre attendono l'arrivo dei rinforzi, Lucia e il maresciallo si guardano, consci che la notte ha rivelato solo una parte dei segreti nascosti nelle profondità di Corenno Plinio e che la loro indagine è appena entrata in una nuova, oscura fase. Dopo l'intenso confronto nella caverna, Lucia Marini e il maresciallo Valenti si affrettano a risalire i cunicoli, ritornando verso l'ingresso segreto del castello. L'aria nei tunnel sembra più pesante dopo gli eventi appena vissuti, ma l'urgenza di agire li spinge avanti. Arrivati all'uscita, trovano i militari di guardia che li attendono, ansiosi di sapere cosa sia successo. Lucia: "Abbiamo avuto uno scontro con un uomo armato all'interno. Ha sparato al maresciallo Valenti. È stato ferito, ma non gravemente. Abbiamo risposto al fuoco, e l'uomo è caduto nel lago dopo essere stato colpito. Abbiamo bisogno di una squadra di ricerca subito." I militari, subito attivati dall'urgenza della situazione, si organizzano per prestare le prime cure al maresciallo e per iniziare le ricerche dell'uomo caduto nel lago. Militare: "Subito, commissario. Organizzeremo le ricerche. Maresciallo, la porteremo in ospedale per assicurarci che la ferita venga trattata adeguatamente." Il maresciallo, pur con il dolore, annuisce con gratitudine, consapevole dell'importanza di ricevere cure mediche immediate. Dopo aver assistito alla partenza dell'ambulanza per l'ospedale, Lucia torna all'Hotel Belvedere, dove la calma della sua stanza le offre un contrasto netto con gli eventi della notte. Lì, decide di agire su due fronti cruciali: recuperare prove fisiche e confrontare le tracce di sangue. Prima di tutto, chiama i carabinieri di Dervio incaricati delle ricerche. Lucia: "È cruciale che recuperiate lo straccio insanguinato che abbiamo visto usare dall'uomo nel castello. Potrebbe essere una prova fondamentale per le nostre indagini." Carabiniere: "Capito, commissario. Ci assicureremo di recuperarlo e di consegnarlo ai tecnici per l'analisi." Successivamente, Lucia contatta il dottor Branchini, sperando di trovare un collegamento tra il sangue trovato nel castello e il ferito che si era presentato da lui. Lucia: "Dottor Branchini, abbiamo bisogno del suo aiuto. È possibile che lei abbia una traccia delle medicazioni effettuate all'uomo ferito che si è presentato da lei? Vorremmo confrontare il gruppo sanguigno con una macchia di sangue trovata nel castello." Dottor Branchini: "Ah, commissario Marini, in effetti, quando ho medicato quell'uomo, ho dovuto tagliare un pezzo del suo indumento insanguinato per accedere alla ferita. Ho conservato quel brandello di stoffa in una piccola busta sigillata, pensando di bruciarla più tardi per motivi sanitari. Fortunatamente, non l'ho ancora fatto. Posso recuperarla e consegnarla a lei se pensa possa essere utile alle sue indagini." Lucia: "Sarebbe estremamente utile, dottore. Le sarei molto grata se potesse conservarla e tenerla pronta per il ritiro. Questo brandello di stoffa potrebbe essere la chiave per collegare diversi elementi del nostro caso." Successivamente, Lucia chiama la stazione dei carabinieri di Dervio per organizzare il ritiro del prezioso reperto. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Ho bisogno che qualcuno di voi vada a ritirare un elemento probatorio importante presso il dottor Branchini a Corenno Plinio. Si tratta di un pezzo di indumento insanguinato, conservato in una busta sigillata. Successivamente, dovrà essere portato al centro per le analisi biologiche. È cruciale che venga analizzato al più presto." Carabiniere di Dervio: "Capito, commissario. Organizzeremo subito il ritiro del reperto e ci assicureremo che venga consegnato direttamente al laboratorio. Procederemo poi con le analisi richieste." Mentre attende il recupero del brandello di stoffa, Lucia medita sui possibili collegamenti tra il sangue trovato al castello, il ferito assistito dal dottor Branchini, le pressioni esercitate sul sindaco e le misteriose riunioni che si tengono al castello. Ogni nuovo indizio sembra aggiungere profondità a un puzzle sempre più complesso. Lucia pensa: "Se riusciamo a collegare il sangue sul brandello di stoffa con quello trovato al castello, potremmo avere una prova diretta dell'identità di uno dei partecipanti a queste riunioni segrete. Questo, a sua volta, potrebbe spiegare perché il sindaco sia stato sotto pressione. Forse è stato costretto a facilitare l'accesso al castello per queste riunioni o per nascondere qualcosa di più sinistro. Bisogna scoprire cosa si cela dietro tutto questo, e ogni pezzo di questo mosaico è essenziale per vedere l'immagine completa."
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