SLOW LIFE: ERAVAMO BAMBINI FELICI E NON LO SAPEVAMO. PERCHÉ?

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Come abbiamo fatto a sopravvivere a un mondo che oggi non c’è più?

Guardiamo i bambini di oggi, i nostri figli per chi li ha avuti, e ci accorgiamo che il contesto in cui vivono è probabilmente nato dal nulla, nessun cordone ombelicale con quell’atmosfera e quella realtà in cui i bambini degli anni ’60 - '70 vivevano.

L’era bel baby boom portava con sé la speranza per il futuro, la creazione della famiglia come obbiettivo primario della vita dei giovani, ognuno con le proprie idee, rapiti o meno dagli ideali che in quel ventennio permeavano la società, ma con una intensa e profonda voglia di vivere e di fare.

I figli erano, forse, anche una forma di riscatto verso quell’infanzia sofferta del dopo guerra, dove le risorse economiche erano molto limitate e le famiglie facevano fatica a raccogliere un po' di serenità dalla loro vita, in un contesto sociale difficile e povero.

I nuovi bambini tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso, nacquero in un contesto sociale in crescita, dove esisteva una migliore stabilità lavorativa, un livello di retribuzione commisurato con il costo della vita, con una nuova fase di socialità collettiva, che nasceva anche nelle aree urbane cresciute là dove l’industrializzazione del paese aveva fatto più sentire la sua richiesta di mano d’opera.

I bambini erano anche loro permeati di una vitalità che si poteva trovare nelle persone giovani, uomini e donne che erano diventati indipendenti attraverso il lavoro, portando il loro slancio all’interno della propria famiglia.

Una vita semplice, autentica, collegiale, inventata giorno per giorno, tutti insieme e con la voglia di stare all’aria aperta, tra partite a pallone per i machi e il gioco a fare la mamma per le bambine.

Mi viene in mente uno scritto di Coelho che descrisse quanto la realtà di quell’epoca fosse enormemente diversa da quella che stanno vivendo i bambini di oggi:


- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag.

- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.

- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale…

- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i più fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!

- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile….

- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).

- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.

- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…

- Non avevamo playstation, nintendo 64, x box, videogiochi, televisione via cavo con 99 Canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, cartoon su Internet… avevamo invece tanti amici.

- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.

- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.

- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.

La grande domanda allora è questa: come abbiamo fatto a sopravvivere?


Categoria: Slow life - vita lenta - felicità


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