Come raccogliere i rifiuti e convertirli in sussidi per i poveri secondo il principio della sostenibilità ambientaledi Marco ArezioLa chiesa di tutto il mondo, spinta dalle indicazioni di Papa Francesco, si sta ponendo il problema di dare un sostanziale contributo attraverso corrette politiche comportamentali e di informazioni sul tema dell’ecologia, dello spreco e dei rifiuti. Ci sono tanti campi in cui la chiesa sta lavorando, dai più visibili a quelli meno appariscenti o sotto gli occhi di tutti. Tra quelli più visibili possiamo citare una scelta fatta dalla Chiesa d’Inghilterra che, in collaborazione con la ditta specializzata nell’abbigliamento ecclesiastico, Butler & Butler, ha lanciato la prima tonaca fatta in fibra di poliestere, creata al 100% con bottiglie di plastica riciclata. Non si tratta di tessuti di ripiego ma di veri e propri prodotti di qualità elevata, soffici e morbidi che non hanno niente da invidiare a quelli tradizionali. Ma l’indicazione da parte del vaticano circa un’educazione familiare alla responsabilità ambientale, tocca vari aspetti della vita dei fedeli: – Evitare gli imballi in plastica non strettamente necessari – Preoccuparsi di separare in modo corretto i rifiuti in casa – Evitare gli sprechi alimentari – Ridurre lo sfruttamento energetico – Minimizzare la produzione di CO2 attraverso la mobilità necessaria – Ridurre il consumo di acqua Nei dibattiti e nelle funzioni religiose il rapporto tra l’uomo e la natura è tornato alla sua centralità, perduta nel tempo e cerca di recuperare un equilibrio, anche spirituale, tra l’ecosistema e la vita umana. Ma le iniziative non finiscono qui. Tra quelle meno visibili, possiamo citare un’iniziativa del Pontefice, che, attraverso la collaborazione con i fondatori di Plastik Bank, società che ha messo a punto un sistema di raccolta della plastica riversata negli oceani, trasformandola poi in moneta, ha avviato iniziative di supporto economico agli indigenti. Considerando che attualmente si conta che circa 9 milione di tonnellate annue di plastica finiscono negli oceani, per un po’ di tempo questa iniziativa sosterrà economicamente un gran numero di persone povere, in attesa che vengano adottate, finalmente, soluzioni ambientali più drastiche in modo che finisca questo scempio ecologico.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'I 50 sentieri più belli della Liguria" di Sergio GrilloLa Liguria, con il suo inconfondibile mix di mare e montagna, racchiude paesaggi di una bellezza talmente intensa da lasciare senza fiato. In "I 50 sentieri più belli della Liguria", Sergio Grillo ci accompagna in un viaggio esplorativo attraverso i percorsi più incantevoli di questa regione, offrendo al lettore una guida preziosa per scoprire angoli nascosti e panorami mozzafiato che solo la natura ligure sa regalare. La cura con cui Grillo descrive ogni sentiero è palpabile: dalle indicazioni pratiche per l'escursione, come il livello di difficoltà, la durata e i punti di accesso, fino agli aneddoti storici e naturalistici che arricchiscono il cammino, rendendo ogni escursione una vera e propria esperienza culturale e sensoriale. La scelta dei sentieri, accuratamente selezionati dall'autore, si rivela un perfetto equilibrio tra percorsi famosi, amati dagli escursionisti di lunga data, e tracce meno battute, vere gemme nascoste che solleticano la curiosità di esplorare. Le fotografie che accompagnano la guida sono un altro punto di forza del libro. Catturano l'essenza della Liguria con colori vividi e dettagli suggestivi, invitando il lettore a immergersi fisicamente nei paesaggi descritti. L'immagine di un tramonto sul Golfo dei Poeti o la vista aerea di un crinale appenninico non sono solo belle da vedere, ma diventano fonte di ispirazione per pianificare la prossima avventura. Un aspetto particolarmente apprezzabile del libro è l'attenzione di Grillo per la sostenibilità e il rispetto dell'ambiente. Ogni consiglio è improntato alla minima impattività e alla conservazione dei luoghi, una scelta in linea con la crescente consapevolezza dell'importanza di proteggere i nostri paesaggi naturali. "I 50 sentieri più belli della Liguria" non è solo una guida escursionistica; è un invito a riscoprire il piacere della lentezza e della contemplazione, a perdersi per ritrovarsi, attraversando quei sentieri che, come linee tracciate da mani innamorate, disegnano la mappa di un territorio unico al mondo. Che siate camminatori esperti o amanti della natura alla ricerca di nuove avventure, questo libro si rivelerà un compagno di viaggio insostituibile, capace di arricchire ogni passo con la magia e l'incanto che solo la Liguria sa offrire.
SCOPRI DI PIU'Come risolvere l’abbassamento delle emissioni CO2 nei termovalorizzatori migliorando il processo dei rifiuti di Marco ArezioGli impianti di termovalorizzazione hanno raggiunto standard di efficienza ambientali molto alti rispetto a quelli costruiti negli anni ’90 del secolo scorso, ma, nello stesso tempo, le stringenti normative europee sulla riduzione dell’emissione di CO2 impongono continui efficientamenti degli impianti.Da più parti si sono studiati interventi tecnici per istallare dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 che verrebbe dispersa in ambiente, modifiche efficaci e del tutto positive da un punto di vista ambientale. Il problema che però si presenta è quello di apparire, come sembrerebbe, una frettolosa soluzione che avrebbe ricadute economiche importanti sul costo della produzione di energia. Secondo gli studi condotti dalla UE sulla finanza sostenibile, il flusso dei rifiuti che entrano nei termovalorizzatori, definiti, non riciclabili o residuo, sembrerebbe composto da un’eccessiva quantità di materiali riciclabili, come plastica ed organico, sottraendo materie prime preziose che dovrebbero rientrare nella catena di produzione. Inoltre la presenza di materiali nobili, che non dovrebbero essere bruciati, aumenta l’emissione di CO2 senza motivo, dovendo poi spendere soldi per la sua cattura. Come risolvere il problema? I flussi di rifiuti definiti "residui", dovrebbero effettivamente essere composti da materiali ormai non più riciclabili e, per fare questo, è necessario che il conferimento degli scarti avvenga attraverso il miglioramento della raccolta differenziata e attraverso un efficiente e diffuso sistema di riciclo meccanico. Questo binomio aiuta alla captazione di tutti quei materiali che hanno un valore industriale e che, quindi, si possano avviare al riciclo, diminuendo il conferimento ai termovalorizzatori di materiali non corretti. A dimostrazione di ciò si possono citare gli esempi di alcuni paesi nei quali è stata applicata una tassa sui termovalorizzatori, calcolata sulla quantità di CO2 emessa. L’abbassamento delle emissioni è transitato dall’istallazione di linee di selezione dei rifiuti in entrata al fine di intercettare tutto quello che, pur presente nel flusso destinato all’incenerimento, poteva essere riciclato. Ad esempio, l'impianto di smistamento di Stoccolma Exergi in Svezia consente di risparmiare 33.000 tonnellate di CO2 all'anno, selezionando l'equivalente di circa il 75% della plastica contenuta nei rifiuti in entrata. Cosa frena questa soluzione? Innanzitutto, spesso, il conferimento dei rifiuti urbani ai termovalorizzatori è da vedersi come una scorciatoia politica alla costruzione di nuovi impianti di riciclo meccanici e di termovalorizzazione, che sono spesso invisi alla popolazione. Laddove la politica non è missione sociale, cerca di assecondare il fenomeno NIMVY (non nel mio territorio), che preferisce spedire i rifiuti lontano dalla propria area piuttosto che renderla autonoma ed efficiente. Questo però, molte volte, comporta contratti rischiosi riguardo i flussi in ingresso ai termovalorizzatori, come le "garanzie di tonnellaggio minimo", le clausole "put or pay" o i "meccanismi di banding", che possono generare penali verso i clienti che conferiscono i rifiuti se il flusso dovesse diminuire. Queste penali, di solito corpose, impediscono la creazione di un concetto di circolarità dei rifiuti locali impedendo qualsiasi operazione di gestione e trattamento degli stessi, con perdite di competitività economica e ambientale rispetto ad altri comuni. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - termovalorizzatori
SCOPRI DI PIU'Una coalizione di 14 aziende che si occupano di trasporti, materie prime, certificazioni, finanza, elettricità, solo per citarne alcune, ha lanciato un ambizioso piano in 7 punti, per il 2021, con lo scopo di iniziare lo studio e la sperimentazione di forme di mobilità più sostenibile e ridurre l'impatto climatico dei trasporti e della logistica, come ci racconta M. Duvelleroy.Lanciata alla fine del 2019, la “Coalition for the Energy of the Future” mira ad accelerare lo sviluppo di energie e tecnologie future per sostenere nuovi modelli di mobilità verde e ridurre l'impatto dei trasporti e della logistica sui cambiamenti climatici, annunciando i primi obbiettivi da raggiungere di quest’anno. Il 2021 sarà un anno fondamentale per la Coalizione e per i suoi gruppi di lavoro intersettoriali con 7 progetti da sviluppare: Idrogeno verde: capitalizza i progetti Carrefour Cathyope e H2Haul per testare, per la prima volta in Europa, camion a idrogeno alimentati con celle a combustibile con zero emissioni a lunga percorrenza, proponendo un portafoglio ordini consolidato per il trasporto di merci sulle strade francesi ed Europee.Biocarburanti: proporre e testare il primo bio-greggio dedicato alle esigenze marittime per aumentare l'utilizzo di Biocarburanti lungo la filiera e sviluppare l'utilizzo di biocarburanti di 3° generazione.Gas naturale liquefatto a impatto zero (GNL) : tracciare un percorso per bioLNG verso la neutralità del carbonio, evidenziando le questioni chiave da affrontare. Elettricità verde: identificare e convertire, lungo la catena di approvvigionamento globale, gli elementi chiave (depositi, terminali e magazzini ...) in entità verdi autosufficienti per accelerare la conversione elettrica nella catena di trasporto. Veicoli a zero emissioni per il trasporto stradale, aereo e marittimo: condividere entro la fine del primo trimestre del 2021 una visione comune e una tabella di marcia per sviluppare progetti innovativi di ricerca e sviluppo attorno a nuove energie come l'idrogeno o l'ammoniaca. Digital Ecocalcolatore della catena del trasporto: creare un supercalcolatore che possa analizzare le emissioni di singoli mezzi di trasporto con lo scopo di proporre soluzioni con impatti carbonici inferiori. Hub verdi intermodali: proporre un piano per sostenere la conversione dei porti in nuovi hub multimodali verdi, utilizzando rotte a basso impatto con energia più verde entro la fine del 2021. Le 14 aziende continueranno a lavorare a stretto contatto nei prossimi mesi per sviluppare nuovi progetti concreti che vadano nella direzione della lotta al cambiamento climatico. Airbus, Bureau Veritas e PSA International si uniscono alla “Coalition for the Energy of the Future” Il 2021 segna anche l'ingresso nella Coalizione di tre società internazionali, riconosciute a livello mondiale per il loro coinvolgimento nello studio e realizzazione delle innovazioni tecnologiche: Airbus, riferimento internazionale nel settore aerospaziale e pioniere dell'aviazione sostenibile Bureau Veritas, leader mondiale nei test, ispezioni e certificazioni, PSA International, un gruppo di trasporti marittimi, leader a livello mondiale e partner di fiducia per le attività del trasporto merci. Si uniscono ad AWS, Carrefour, CMA CGM Group, Cluster Maritime Français, Crédit Agricole CIB, ENGIE, Faurecia, Michelin, Schneider Electric, Total e Wärtsilä nella Coalizione. Insieme, porteranno al gruppo risorse e talenti aggiuntivi per raccogliere la sfida del trasporto e della logistica sostenibili del domani. " Airbus ha un ruolo di primo piano da svolgere per raggiungere un'aviazione sostenibile" , afferma Jean-Brice Dumont, Vicepresidente esecutivo Engineering, Airbus . " Siamo convinti dei vantaggi che le iniziative congiunte possono portare nella ricerca di soluzioni innovative per ridurre le emissioni di C02 del nostro settore, perché sappiamo che questa sfida richiede uno sforzo collettivo. Riteniamo che questa coalizione promuoverà lo sviluppo di progetti creativi con risultati efficaci che aprirà la strada a nuovi modelli di mobilità in tutto il settore ". Secondo Matthieu de Tugny, Presidente di Bureau Veritas Marine e Offshore, “I progetti innovativi e i programmi di sviluppo congiunto saranno sicuramente vitali per essere sicuri di essere pronti per il futuro. Le diverse parti interessate e l'esperienza di questa coalizione conferiscono certamente un potere reale al settore marittimo e alle linee di fornitura per sviluppare soluzioni innovative di cui abbiamo bisogno. Si tratta di un approccio collettivo e tutti i nostri sforzi devono assolutamente essere collegati per sostenere nuovi modelli di trasporto verde ". Il signor TAN Chong Meng, CEO di PSA International, dichiara: “PSA è orgogliosa di far parte della Coalizione, che è in linea con la nostra missione di consentire scelte logistiche maggiormente ecologiche per tutti, lavorando con partner qualificati. Siamo entusiasti di aiutare lo sviluppo di energie e tecnologie future e di fare la nostra parte per creare, collettivamente, un futuro più sostenibile per i trasporti e il commercio ". Con questi membri aggiuntivi, la Coalizione continua a radunare i principali leader di mercato in diversi settori e persegue la sua missione di accelerare lo sviluppo di energie e nuove tecnologie, sostenendo nuovi modelli con basse emissioni di carbonio per raggiungere l'obiettivo delle emissioni zero nei trasporti e nella logistica. Vedi maggiori informazioni
SCOPRI DI PIU'Raccolta differenziata: Il XIX° secolo fu un periodo di grandi cambiamenti sociali e sanitaridi Marco ArezioNel corso dei secoli, a partire dal Neolitico, il problema dei rifiuti e delle condizioni igienico sanitarie della popolazione non erano prese in seria considerazione e non erano vissuti come un problema importante. Per quanto riguarda i rifiuti prodotti dall’uomo nell’era preindustriale, dove la concentrazione di popolazione in agglomerati urbani non era elevata, questi non costituivano un ostacolo in quanto tutto quello che era riutilizzabile veniva recuperato sia per le attività umane che per quelle animali. Gli scarti alimentari, il legno e il ferro venivano recuperati, persino a volte gli escrementi, che venivano accuratamente raccolti, seccati e riutilizzati o venduti come concime. Non si può dire certamente che le città o i villaggi fossero puliti o igienicamente indenni da malattie derivanti dal diffondersi di batteri e virus, ma si può dire che la scarsa presenza umana in ragione del territorio occupato manteneva un equilibrio tra i problemi sanitari dati dalla scarsa igiene pubblica (e personale) e dai rifiuti non utilizzati, rispetto la vivibilità degli agglomerati urbani. Le cose cambiarono in modo repentino e drammatico nel corso del 1800 quando iniziò l’urbanizzazione massiccia delle città e l’avvento della rivoluzione industriale che fece da attrazione per le popolazioni povere che si spostarono dalle campagne alle città per cercare lavoro. Per esempio, Londra nei primi 30 anni dell’ottocento raddoppiò la popolazione toccando il milione e mezzo di persone ed arrivò a due milioni e mezzo nei vent’anni successivi. Questa crescita spropositata di persone che normalmente viveva in condizioni sanitarie precarie e in alloggi fatiscenti, creò una catena di eventi drammatici sulla salute pubblica. Nel 1832 scoppiò a Londra e anche a Parigi, un’epidemia di colera che causò decine di migliaia di morti. Pur non conoscendo le cause di morte della popolazione, si attribuì il problema al gran puzzo delle discariche a cielo aperto, strade e fiumi compresi, che accoglievano tutti gli scarti umani e industriali di cui si disfaceva l’uomo. I primi interventi post epidemia si concentrarono su questi rifiuti, più per una questione di decoro sociale che di vera coscienza sanitaria, infatti la conoscenza scientifica del colera avvenne solo nel 1883 ad opera dello scienziato tedesco Robert Koch che ne individuò l’esistenza, nonostante sembrerebbe che già nel 1854 l’Italiano Fabrizio Pacini avesse isolato il batterio. Si costruirono le prime fognature, si cercò di collegare tra loro interi quartieri che utilizzavano i pozzi neri e si convogliarono i liquami industriali nelle nuove fogne. Non avvenne tutto così semplicemente come raccontato infatti, i problemi furono enormi e all’inizio i risultati scarsi, in quanto le acque convogliate finivano comunque nei fiumi e i problemi si presentarono nuovamente a valle delle città. Si dovette aspettare fino alla fine del secolo quando gli studi sulla microbiologia iniziarono a trovare efficaci soluzioni anche nel campo della depurazione delle acque, uniti al miglioramento dell’igiene personale della popolazione nonché le prime vaccinazioni. Per quanto riguarda i rifiuti solidi, non recuperabili, che normalmente erano depositati fuori dagli ambienti domestici, la crescita della popolazione nei nuovi agglomerati urbani, portò a nuovi problemi. Nonostante la maggior parte dei beni che veniva venduta non prevedeva alcun involucro o raramente in fogli di carta e tutto quello che era possibile riciclare veniva preso seriamente in considerazione, la spazzatura indifferenziata iniziò comunque ad accumularsi. Le colonie di topi vivevano a stretto contatto con le popolazioni dei quartieri più poveri, attratti dai rifiuti gettati liberamente sul territorio cittadino, creando ulteriori problemi sanitari. Fu un fatto anche di decoro che, per primo, Ferdinando II di Borbone, re del regno delle due Sicilie, emanò il 3 Marzo 1832, una norma che regolava la gestione dei rifiuti urbani, prevedendo regole severe sul loro abbandono e imponeva la separazione degli stessi per materiale che li componevano. Il regio decreto non era da prendere alla leggera perché erano previste anche pene detentive per i trasgressori. Istituì inoltre delle discariche dove la gente doveva portare i propri rifiuti e delle regole di pulizia degli ambiti esterni alle abitazioni.Categoria: notizie - storia - economia circolare - riciclo - rifiuti - raccolta differenziata
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