La diversificazione industriale delle aziende che sono vissute da sempre sull’estrazione, raffinazione e distribuzione dei derivati del petrolio, sta correndo velocemente quasi forse una competizione. Abbiamo seguito da vicino gli investimenti di Total nel campo delle energie rinnovabili a livello mondiale, di Enel in diversi paesi, mentre oggi vediamo le nuove iniziative di Eni in Spagna nel campo del settore fotovoltaico.Infatti, Eni ha riferito attraverso un comunicato stampa che ha siglato un accordo con X-Elio per l’acquisizione di tre progetti fotovoltaici nel sud della Spagna per una capacità complessiva di 140 MW. Eni e X-Elio hanno inoltre avviato le discussioni per una collaborazione strategica tra le due aziende per lo sviluppo di progetti di energia verde in Spagna, dove Eni punta a una crescita pari a 1 GW nei prossimi 5 anni, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di 5GW di capacità installata da rinnovabili entro il 2025. X-Elio è tra i leader nell’ambito di progetti di energia rinnovabile a livello globale con una presenza importante in Spagna, dove ha sviluppato e costruito progetti da oltre 1 GW. L’azienda attualmente ha nel paese progetti da 250 MW in fase di costruzione, un accordo a lungo termine per l’acquisto di elettricità (PPA) da oltre 650 MW, e oltre 1,5 GW in fase di sviluppo. In base all’intesa, il trasferimento dei progetti sarà soggetto alle consuete autorizzazioni, a partire dal secondo semestre del 2021. Eni sarà responsabile della realizzazione degli impianti e della commercializzazione dell'energia elettrica. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha dichiarato: “Questa iniziativa rafforza in modo significativo la presenza di Eni nel mercato spagnolo con un grande investimento nel campo delle energie rinnovabili e integra i business dell’azienda già esistenti nella regione. Lo sviluppo di progetti fotovoltaici è in linea con la nostra strategia a sostegno della transizione energetica ed è un elemento chiave dell’impegno dell’azienda verso una riduzione delle emissioni di CO2. Questa acquisizione, inoltre, consentirà di sfruttare future sinergie con il business luce & gas retail“. Questo accordo si aggiunge a quello siglato recentemente da Eni gas e luce, società controllata al 100% da Eni, con il Grupo Pitma per l’acquisizione del 100% di Aldro Energía Y Soluciones S.L., attiva in Spagna e Portogallo nel mercato della vendita di energia elettrica, gas e servizi a clienti residenziali e grandi, piccole e medie imprese. Eni inoltre sta per finalizzare gli accordi relativi alla risoluzione amichevole delle controversie relative a Union Fenosa Gas, a valle dei quali Eni entrerà direttamente nelle attività di vendita di gas naturale in Spagna ai clienti del settore industriale, grossisti e termoelettrico, rafforzando la sua presenza nel mercato europeo del gas.
SCOPRI DI PIU'La lunga storia che parte dalla grafite ed arriva al moderno grafenedi Marco ArezioAbraham Gottlob Werner nasce a Wehrau, in Prussia, l’attuale Polonia, il 15 Settembre 1749 in una famiglia che era occupata nell’industria mineraria, infatti il padre lavorava in una fonderia dello stesso paese. Werner durante gli studi seguì le orme famigliari e si iscrisse all’Accademia Mineraria di Freiberg, per poi ottenere una specializzazione presso l’università di Lipsia in Paleontologia nel 1771. Il suo interesse verso le rocce si manifestò precocemente tanto che nel 1774 pubblicò un manuale descrittivo di mineralogia, che fu considerato il primo manuale moderno in materia. Nel 1775 fu nominato ispettore e docente di Mineralogia Technische Universität Bergakademie Freiberg, divenendo in seguito membro di alcune istituzioni scientifiche Europee. Il suo interesse verso la grafite fu subito spiccato e ne studiò la formazione, la nascita e la conservazione dei depositi in Europa. Scoprì che la grafite era costituita da resti vegetali e carbonio che, per via della pressione dei sedimenti (minore di quella che dà origine ai diamanti) e della temperatura tra i 1500 e i 3000 gradi centigradi, diventavano, dopo un lungo processo, grafite.Oggi sappiamo che i depositi principali di grafite si trovano nel Madagascar, in Russia, nello Sri Lanka, in Messico e, in forma minore in Slovacchia e USA. Werner, fu nella vita accompagnato sempre da una salute cagionevole e morì a Dresda il 30 Giugno del 1817.La grafite viene utilizzata per produrre matite, come materiale refrattario, come lubrificante, come colorante, nelle spazzole per macchine elettriche rotanti, in molte applicazioni elettriche e nel settore dell’energia atomica. La manipolazione della grafite ha recentemente portato a scoprire l’uso del grafene, che è costituito da fogli bidimensionali di grafite, intuendone le numerose doti racchiuse in questo prodotto. Il grafene non è solo un materiale completamente trasparente alla luce (97,7%), ma anche il materiale più sottile al mondo che conosciamo e, nonostante la sua sottigliezza, può essere stirato fino al 20% della sua lunghezza, mantenendo un carico di rottura teorico di 130 GPa. Secondo i suoi scopritori, vincitori del premio Nobel nel 2010, un singolo foglio di grafene (quindi un foglio alto 1 atomo) largo 1 metro quadro sarebbe capace di sostenere il peso di un gatto di 4 kg, pesare 0,7 mg ed essere virtualmente invisibile. Un altro aspetto interessante è che il grafene è capace di immagazzinare idrogeno: se deformato, forma delle "creste", con l'idrogeno che tende ad accumularsi sulle punte di tali creste. Per rilasciare il gas è necessario eliminare la deformazione del grafene, in modo che l'idrogeno sia espulso dalle creste. Tali risultati sono frutto del lungo lavoro messo in atto dall'Adanascelo team nell'isola di Hokkaido, in Giappone. Ma l’impiego sperimentale del grafene si è diffuso in molti settori, dall’edilizia, allo sport, ai sistemi illuminanti, agli impianti di desalinizzazione, con lo scopo di applicare i vantaggi tecnici del prodotto in sostituzione di altri materiali meno performanti. Categoria: notizie - tecnica - grafene - storia
SCOPRI DI PIU'Studi recenti hanno documentato uno tsunami avvenuto nel 365 d.C.di Marco ArezioL'ultimo catastrofico tsunami è avvenuto in Giappone nel 2011 quando un terremoto, unito ad un gigantesco maremoto ha colpito le coste Giapponesi e ha messo in pericolo la centrale nucleare di Dai-ichi.Considerato il più grave incidente nucleare dopo quello successo nel 1986 a Cernobyl, classificato al livello 7 della scala INES, è stato possibile per la presenza di onde alte 14 metri che si sono abbattute sulla centrale. Il terremoto che aveva preceduto lo tsunami aveva fatto spegnere automaticamente i reattori per una questione di sicurezza, i quali dovevano essere comunque alimentari dall'acqua di raffreddamento. Infatti, quando la corrente elettrica fu sospesa, entrarono in funzione i generatori di corrente diesel che garantirono i processi di raffreddamento dei reattori anche se spenti. Dopo 40 minuti dal terremoto arrivò lo tsunami, che superò le barriere appositamente posizionate ad un'altezza massima di 10 metri, permettendo quindi di essere scavalcate dal mare. L'acqua distrusse il sistema elettrico di emergenza tramite i generatori mandando in meltdown i reattori e successivamente si crearono 4 esplosioni a causa delle fughe di idrogeno. Il mondo sconcertato giudicò queste calamità frutto dei cambiamenti climatici che il nostro pianeta sta vivendo, che portano tsunami, piogge torrenziali, siccità, onde di calore e cicloni. Se in parte possiamo dire che la situazione climatica odierna è frutto anche di irresponsabili comportamenti dell'uomo, i fenomeni naturali estremi sono stati recentemente documentati anche in epoche non sospette come quello scoperto dalla Dott.ssa Polonia del CNR risalente al 365 d.C. Un deposito di sedimenti spesso fino a 25 metri, presente nel Mar Ionio, sembra essere il risultato di un forte tsunami avvenuto nel 365 d.C., originato a Creta e che ha coinvolto Calabria e Sicilia. Le caratteristiche di questo deposito hanno permesso di identificare altri due eventi più antichi avvenuti circa 15 e 40 mila anni fa. La ricerca coordinata dal Cnr-Ismar è stata pubblicata su Scientific Reports Uno studio condotto dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Ismar) ha ricostruito le tracce di uno tsunami che circa 1600 anni fa ha colpito le coste del Mediterraneo, incluse Sicilia e Calabria meridionale. La ricerca riguarda un’area abissale nel Mar Ionio, tra l’Italia, la Grecia e l’Africa, dove un deposito di sedimenti marini che raggiunge i 25 metri di spessore è stato deposto in modo quasi istantaneo dalla forza catastrofica delle correnti indotte dall’onda di uno tsunami. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports. Il Mar Mediterraneo ospita due sistemi di subduzione lungo il limite tra le placche africana ed eurasiatica che hanno prodotto forti terremoti nel passato spesso associati a tsunami. “Sulla base di descrizioni storiche e dell’analisi dei sedimenti prelevati dai fondali del Mar Ionio, uno di questi eventi, avvenuto nel 365 d.C., ha interessato un'ampia area geografica incluse regioni distanti circa 800 km dalla zona sorgente che si trova a Creta”, spiega Alina Polonia del Cnr-Ismar. “I campioni di sedimento analizzati hanno permesso di verificare che il materiale che si trovava in condizioni di acqua molto bassa è stato strappato dalla zona costiera e depositato a 4000 metri di profondità. L'onda dello tsunami ha prodotto molteplici frane sottomarine lungo un fronte di migliaia di chilometri, dall’Italia meridionale alle coste africane. Le correnti hanno trascinato sedimenti costieri nelle profondità abissali anche in assenza di canyon, probabilmente attraverso flussi tabulari di grandi dimensioni. Questo ha permesso la deposizione di un volume straordinario di sedimenti di oltre 800 km3 in tutto il Mediterraneo orientale”. Processi molto simili sono stati descritti anche durante il mega-tsunami del 2011 che ha devastato le coste giapponesi. Le caratteristiche del deposito hanno permesso di identificare altri due eventi più antichi che rappresentano i predecessori di quello di Creta consentendo di acquisire elementi utili per una più corretta valutazione del rischio tsunamigenico sulle nostre coste. “Lo studio dimostra che uno tsunami può scaricare volumi significativi di sedimenti e carbonio organico nelle profondità oceaniche, influenzando così il ciclo geochimico globale e gli ecosistemi dei fondali marini”, conclude Polonia. “Capire come vengono prodotti i mega-tsunami, e dove sono più probabili, richiede una migliore comprensione dei processi sedimentari secondari come instabilità delle scarpate continentali, generazione di frane sottomarine e correnti di sessa in tutto il bacino”.
SCOPRI DI PIU'Del legno non si butta niente, nemmeno un piccolo tappo, vediamo perchédi Marco ArezioNel mondo dell’economia circolare il legno riciclato ha un suo onorevole posto, contribuendo alla salvaguardia delle nostre foreste, alla riduzione della CO2 e ad operazioni sociali di grande respiro. Se fino a poco tempo fa un tappo, che sia stato in sughero, in plastica o in metallo, era un oggetto considerato trascurabile per il suo peso e per la sua dimensione, tanto che veniva generalmente buttato, oggi, ha ottenuto il rispetto dovuto in quanto i numeri che rappresenta sono del tutto ragguardevoli. Il riciclo dei tappi di sughero è un’attività di primaria importanza, in quanto completa la filiera della bottiglia in vetro, permettendo il riciclo completo dell’imballo del vino, avviando i due prodotti alla creazione di nuove materie prime. Ma come avviene in Italia il riciclo dei tappi di sughero? Le strade per realizzare il recupero dei tappi di sughero possono essere tante, ma ci piacerebbe raccontare quella intrapresa da Carlos Veloso del gruppo Amorin, che ha deciso di creare, non solo un circuito virtuoso del riciclo del sughero, ma un’operazione di carattere eco-sociale, coinvolgendo molte onlus che si adoperano nella raccolta dei tappi in sughero. Questo progetto, denominato Etico, ha come obbiettivo non solo la raccolta del prodotto finalizzato al suo riciclo, ma anche la remunerazione delle onlus per ogni tonnellata di tappi di sughero consegnata. L’obbiettivo è la ramificazione territoriale della raccolta attraverso le onlus, che ad oggi sono già 45, permettendo di raccogliere ogni anno circa 30 milioni di tappi, che costituiranno il comburente ad un altro progetto denominato Suber. Suber utilizza la “granina” (macinato) di sughero per realizzare oggetti di design che, combinati con legno, acciaio e vetro, portano nelle nostre case oggetti d’arredo di spiccata qualità e bellezza. Il progetto Suber, riesce, come dice Carlos Veloso, ad unire la sostenibilità ambientale, la raccolta di un rifiuto, la giustizia social, la donazione in beneficienza, la prosperità economica, creando un progetto di ispirazione che genera anche cultura. Gli oggetti vengono realizzati mischiando la granina dei tappi di sughero con delle resine naturali, realizzando sedili, tavolini, lampade e molti altri prodotti. Quali altre applicazioni ha il sughero riciclato? Possiamo annoverare molti e variegati utilizzi del sughero riciclato, in quanto è un prodotto che ha ottime qualità, tra le altre, di isolamento termico e acustico. I principali utilizzo sono: • fabbricazione di granuli in sughero destinati all’isolamento di edifici per riempimento • fabbricazione di lastre rigide per l’isolamento termo-acustico di pareti e sottotetti • fabbricazione di lastre in sughero per pavimentazioni • creazione di pannelli estetici in sughero • produzione di suole per calzature • realizzazione di isolanti termici per l’industria aeronautica e aerospaziale • creazione di decorazioni • realizzazione di oggetti per il design interno Categoria: notizie - sughero - economia circolare - riciclo - rifiutirNEWS
SCOPRI DI PIU'Perché Rendere Sostenibile la Produzione degli Apparecchi Elettronici?di Marco ArezioNel nostro articolo E-WASTE Il Riciclo della Sopravvivenza, abbiamo affrontato il problema dei rifiuti elettronici sotto l’aspetto del riciclo illegale in paesi invia di sviluppo. In questo articolo vorremmo proporre, con l’aiuto di Adrian Mendez Prieto, alcune soluzione che possano aiutarci a capire quali passi il sistema di produzione e quello dell’E-Waste dovrebbero fare per incrementare il riciclo e cancellare la piaga del contrabbando dei rifiuti elettronici.Sebbene quasi il 100% dei rifiuti elettronici sia considerato riciclabile, ha solo un tasso di riciclaggio tra il 10-15%, motivo per cui è visto come un problema ambientale emergente, ma anche come una potenziale opportunità di business. Gli elementi che possono essere recuperati dai rifiuti elettronici per evitare danni ambientali includono componenti in metallo, vetro, ceramica e plastica in una composizione più ampia; quest'ultimo rappresenta il 20% della composizione globale di E-Waste. A causa della presenza di additivi come i ritardanti di fiamma, di tipo bromurato (BFR), il riciclaggio delle plastiche da E-Waste presenta una maggiore complessità di trattamento e ritrattamento, rispetto alle plastiche utilizzate in altre applicazioni. La lavorazione di materie plastiche contenenti additivi (BFR) considerati inquinanti organici persistenti (POP) è regolata dalla Convenzione di Stoccolma (in vigore dal 2004), che stabilisce che il riciclaggio o lo smaltimento finale di articoli contenenti BFR o POP deve essere effettuato in modo in modo corretto e non deve comportare il recupero di BFR o POP per il riutilizzo. Richiede inoltre la separazione e la classificazione della plastica con BRF da altri rifiuti elettronici. Attualmente, la maggior parte delle apparecchiature elettriche ed elettroniche non sono progettate per il riciclo, tanto meno per favorire un ciclo chiuso dei propri rifiuti. Lo sviluppo di una progettazione ecocompatibile adeguata consentirebbe vantaggi ambientali ed economici, in modo tale che l'uso di plastica riciclata potrebbe ridurre l'impatto ambientale di oltre il 20%. Fasi di implementazione di una strategia ambientale che promuove la circolarità di E-Waste Economia circolare come strategia. L'economia circolare è un sistema industriale rigenerativo che sin dall'inizio, con la progettazione, considera l'ottimizzazione e la riduzione dell'uso di materiali ed energia, oltre alla minimizzazione di scarti ed emissioni. Questo porta a cercare di scollegare l'uso di materie prime e risorse non rinnovabili per eliminare l'inquinamento e la generazione di rifiuti. Controllo nella selezione delle materie plastiche. Le decisioni sull'uso di materiali e prodotti chimici vengono prese dall'inizio del ciclo di vita, durante la fase di progettazione ecocompatibile del prodotto. La circolarità, quindi, sarà promossa riducendo l'ampia varietà di tipi di polimeri ed eliminando gli additivi complessi utilizzando plastica riciclata nella produzione. Per i riciclatori, uno dei principali ostacoli al ritrattamento dei rifiuti di plastica elettronica è il gran numero di polimeri diversi. Una potenziale soluzione per ridurre questa grande varietà potrebbe consistere nel promuovere accordi tra i produttori sui tipi di plastica che utilizzano nei loro prodotti, facilitando l'identificazione dei componenti e favorendo gli investimenti in nuove tecnologie di riciclaggio. Maggiore contenuto e utilizzo dei materiali riciclati. Indubbiamente, un grande dilemma nel settore è il fatto che i riciclatori non trattano la plastica se non c'è mercato e i produttori non possono acquistare plastica riciclata perché non c'è fornitura. Qui diventa concreto il requisito di una simbiosi circolare tra gli elementi della catena del valore del settore delle materie plastiche. Ovvero una maggiore integrazione e comunicazione tra produttori di resine, fabbricanti, raccoglitori, riciclatori, ecc., Che consentono la gestione e la lavorazione del riciclo di qualità che porta all'ottenimento di prodotti competitivi. Punti chiave per migliorare il riciclaggio dei rifiuti di plastica elettronica Gestione dei materiali residui. Il flusso E-Waste si caratterizza per essere particolarmente complesso grazie alla sua composizione, con una combinazione di componenti di alto valore (come oro e palladio) e materiali tossici (ad esempio, mercurio e ritardanti di fiamma bromurati). A causa di ciò, questi materiali difficilmente entrano in un sistema di raccolta controllato e ufficiale, che ne favorisce la manipolazione illegale e l'esportazione nei paesi in via di sviluppo. Ciò richiede, con urgenza, l'attuazione e l'applicazione delle norme per la classificazione e l'etichettatura di detti rifiuti. Tracciabilità. Uno dei principali punti deboli nella gestione e nella gestione dei rifiuti elettronici è la mancanza di un sistema di tracciabilità, poiché è attualmente difficile tracciare il flusso di materiali in entrata e in uscita nella catena di approvvigionamento dei rifiuti elettronici. La totale tracciabilità della gestione dei rifiuti elettronici dovrebbe consentire un aumento del volume raccolto, ridurre i flussi incontrollati e garantire il trattamento adeguato dei materiali in base alla loro composizione plastica e al contenuto di sostanze pericolose. Allo stesso modo, una tracciabilità efficiente consentirebbe l'implementazione di un'infrastruttura di raccolta più controllata, che si tradurrebbe nel trattamento e nel ritrattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici di qualità superiore. Tecnologia. L'attuale stato della tecnologia per la movimentazione di tali materiali di scarto si è rivelato poco efficiente a causa delle notevoli perdite di plastica pulita e dei limiti stabiliti dalle normative restrittive per E-Waste. Per questo motivo, è stato dimostrato che il riciclaggio della plastica di scarto basato sullo smontaggio e la separazione manuale è stato più selettivo e preciso, il che implica una minore perdita di plastica pulita. Tuttavia, l'uso di una tecnologia bassa implica costi più elevati, rendendola meno attraente dal punto di vista tecnologico ed economico. Considerazioni sul design. È stato dimostrato che materiali riciclati di qualità e l'implementazione di un eco-design che assicuri la circolarità del sistema attraverso la sostituzione di componenti o la riciclabilità dei materiali, consentono vantaggi tangibili e sostenibili, che a sua volta consente di ridurre l'impatto 20% di ambiente del prodotto. Una cosa interessante da evidenziare è che questi benefici ambientali devono essere trasmessi al mercato attraverso comunicazioni di prodotto sostenibili. Partecipazione dei consumatori. L'efficienza dei sistemi di raccolta nei paesi nordici basati sulla separazione dei rifiuti elettronici dalla fonte è stata dimostrata, in base al coinvolgimento e all'impegno dei consumatori a contribuire al sistema. I limiti dello smantellamento manuale dei rifiuti elettronici durante il riciclaggio dimostrano l'urgenza di ridurre i tipi di plastica utilizzati nella produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche e la necessità di identificare le parti in plastica in termini di tipo di polimero e ritardanti di fiamma bromurati. Quanto precede mostra che per il trattamento dei rifiuti elettronici è necessaria l'incorporazione di un sistema di progettazione ecocompatibile che promuova un flusso circolare e più sostenibile di materiali, riducendo il loro impatto ambientale. Pertanto, è necessaria la creazione di protocolli e regolamenti appropriati per l'uso della plastica nelle applicazioni EEE o di componenti elettronici complessi. Considerando la grande diversità dei settori di applicazione e l'ampia gamma di prodotti in plastica, nonché la presenza di additivi come ritardanti di fiamma bromurati, è richiesta l'implementazione efficiente e affidabile di sistemi di identificazione, raccolta, raccolta e separazione, che consentano un riciclaggio di qualità per ridurre l'inquinamento, nonché lo sviluppo di ritardanti di fiamma a basso impatto ambientale.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - raee Vedi maggiori informazioni sul riciclo
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