La produzione di biocarburanti basati prima sull'olio di palma e, oggi, anche sull'olio di soia, si scontra con la necessità di incrementare le superfici coltivabili per aumentarne la produzione in base alla crescente richiesta del marcato. Per fare questo, i coltivatori spingono sulla disponibilità di nuovi terreni con la conseguenza di incrementare la deforestazione in varie aree del pianeta. Questo, nonostante i divieti già presenti a livello mondiale, contribuisce in maniera importante ad aumentare l'impronta carbonica del pianeta. l'articolo che segue affronta il problema della sostenibilità di carburanti che si definiscono bio.Messo al bando l’olio di palma come biocombustibile entro il 2030, se non si interviene nuovamente sulla direttiva europea sulle energie rinnovabili, l’olio di soia potrebbe prenderne il posto. Con le stesse drammatiche conseguenze per l’ambiente, le foreste e le emissioni di CO2. Secondo la ricerca commissionata a Cerulogy dalla Ong Transport & Environment, la sete di gasolio di soia in Europa potrebbe aumentare da 2 a 4 volte entro il 2030. Causando la deforestazione in America Latina di un’area stimata tra i 2,4 e 4,2 milioni di ettari. Quanto la superficie di uno Stato europeo come la Slovenia o i Paesi Bassi. Con la possibile emissione in atmosfera di altri 38 milioni di tonnellate di CO2. Il consumo di olio di soia raddoppiato in un solo anno Solo nel 2019, l’Ue ha consumato circa 1,8 milioni di tonnellate di olio di soia in biodiesel, su un totale complessivo di 15 milioni di tonnellate di biocarburanti. Quantità che potrebbe raddoppiare quest’anno, secondo le stime della Ong. «Le importazioni di soia causeranno una deforestazione su scala epica se non cambiamo la legge europea sui carburanti verdi», ha dichiarato Cristina Mestre, responsabile per l’area biofuels di Transport & Environment. «La soluzione c’è ed è molto semplice. La Commissione europea ha già deciso che il diesel di palma non sarà più considerato verde, ora dovrebbe fare lo stesso per il diesel derivato dalla soia» La riforma della direttiva «Renewable Energy – Recast to 2030» ridefinisce la regolamentazione dei biocarburanti ad alto e basso rischio ILUC (Indirect land use change), che provocano cioè un cambiamento indiretto dell’uso del suolo ma ha finora escluso l’olio di soia. La Commissione, a oggi, ha deciso di eliminare gradualmente, tra il 2023 e il 2030, solo l’uso del diesel di palma. I dati elaborati da Cerulogy dimostrano che l’espansione della coltivazione di soia nelle aree del globo in grado di trattenere anidride carbonica potrebbe essere superiore a quanto stimato. Ben il 10,5% rispetto all’8% stimato all’inizio del 2019. Percentuale superiore alla soglia minima del 10% stabilita dalla Commissione UE proprio per definire un «biocarburante ad alto rischio ILUC». Se così fosse, ribadiscono da Transport & Environment, «l’Ue dovrebbe considerare già da ora la soia come materia prima ad alto rischio ILUC ed eliminare il suo uso al più tardi entro il 2030». I dati della Commissione europea sulla deforestazione sono sottostimati La normativa europea richiede che le materie prime dei biocarburanti siano certificate come coltivate in aree che non sono state disboscate dal 2008. Tuttavia, l’espansione indiretta, quella che cioè che non prende direttamente il posto di aree boschive e foreste, non è stata presa in considerazione. «Se si considerano anche tutte queste concause, la maggior parte dei biocarburanti utilizzati in Europa ha emissioni di gas serra molto elevate. A volte anche superiori a quelle dei combustibili fossili», affermano da Transport & Environment. La deforestazione in America Latina non si è fermata Dati alla mano, a dispetto delle dichiarazioni politiche dei vari governi, la deforestazione in America Latina è ripresa a crescere dal 2014, anche nell’Amazzonia brasiliana. Inoltre, l’espansione dei pascoli che si somma alle coltivazioni agricole a soia si è anche diffusa altrove, in aree ugualmente pregiate, ma meno protette. Come nel Chaco, area geografica compresa tra l’Argentina, Bolivia, Brasile e Paraguay e la grande savana tropicale brasiliana del Cerrado. Area che era stata già sottoposta alla valutazione preliminare della Commissione Europea sulle materie prime ad alto rischio ILUC nel 2019. Eppure proprio nel Cerrado si è concentrato il 60% dell’espansione della soia in Brasile, negli ultimi due anni. «La politica europea sui biocarburanti è un disastro completo e ha un disperato bisogno di un reset – ribadisce Cristina Mestre di Transport & Environment – bruciare le colture alimentari per alimentare i nostri veicoli è in realtà peggio che bruciare il diesel». Rosy Battaglia
SCOPRI DI PIU'Il commercio online sta avanzando in modo prepotente nelle abitudini dei consumatori, forte di alcune peculiarità che aiutano il fenomenodi Marco ArezioVelocità di consegne, semplicità nell’acquisto, cataloghi molto ampi, economicità dei prezzi e comodità rispetto all’acquisto in un negozio fisico, specialmente in periodi come questi dove vi sono restrizioni nella mobilità. Una corsa alle vendite on line è fatta anche da produttori di articoli che fino a poco tempo fa non utilizzavano questo canale e, quindi, il bacino dell’offerta è diventato veramente enorme. Tra migliaia di offerte per articoli simili, il marketing ha affinato tecniche persuasive verso i clienti sapendo cosa i consumatori si aspettano di trovare in un prodotto. La Commissione Europea e le autorità nazionali di tutela dei consumatori hanno indagato sulle offerte di alcuni prodotti nel mercato on line e hanno notato una massiccia presenta di messaggi fuorvianti, esagerati e, a volte, falsi, in merito al greenwashing. Poiché i consumatori che utilizzano il servizio degli acquisti on line sono anche clienti che richiedono generalmente prodotti più sostenibili, le informazioni sui prodotti in vendita da parte dei produttori o la pubblicità sull’articolo, sono spesso intrise di affermazioni che richiamano la sostenibilità e la riciclabilità dello stesso. Termini come riciclato, verde, green economy, ecologico, biologico, impatto zero, e molti altri spesso si trovano sulle confezioni ma, in realtà, non rispecchiano sempre la filiera produttiva dell’articolo, dando al cliente informazioni non corrette e senza supportare le affermazioni con prove. Uno studio della Comunità Europea ha valutato 344 dichiarazioni di sostenibilità "apparentemente dubbie" fatte online dalle aziende, la maggior parte delle quali nei settori dell'abbigliamento e dei tessuti, dei cosmetici, della cura della persona e delle apparecchiature domestiche. Nel 42% dei casi le autorità di controllo nazionali hanno appurato che le affermazioni stampate sugli imballi fossero false, ingannevoli o potenzialmente ingannevoli per i consumatori, quindi da considerare come una pratica sleale secondo il diritto dell’Unione Europea. Queste informazioni che il consumatore trova sugli imballi non sono sufficienti per permettere una corretta scelta del prodotto e, nel 37% dei casi, vengono utilizzati termini volutamente vaghi senza dati a supporto chiari e certificati. Il commissario europeo per la giustizia Didier Reynders, ha affermato che mentre alcune aziende si sforzano di produrre prodotti realmente eco-compatibili, altre prendono una strada più breve e senza costi, attraverso l’uso di affermazioni vaghe, false o esagerate. Per parlare di un settore in cui il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, possiamo citare il comparto della produzione e raffinazione dei carburanti fossili, le cui società stanno spendendo enormi risorse economiche per crearsi una reputazione più verde. Ma interessante è anche notare, per esempio, le informazioni che i consumatori possono trovare su un flacone di detersivo, in cui si legge spesso la frase: Prodotto Riciclabile. Non vi è dubbio che sia una affermazione corretta, un flacone in HDPE fatto con polimero vergine è riciclabile, ma è fuorviante, se anche abbinato a sigle o disegni che fanno immaginare la natura e la cura dell’ecosistema, inducendo il consumatore ad acquistare un flacone che non segue i principi dell’economia circolare. Infatti, il flacone per rispettare i canoni della circolarità delle materie prime deve essere fatto in plastica riciclata e, sull’etichetta, ci dovrà essere riportata una frase simile a: flacone fatto con materiale riciclato che può essere riciclato nuovamente. La Commissione Europea ha inviato agli stati membri un avviso di attenzione verso queste pratiche scorrette con l’esortazione di vigilare e punire chi trasgredisce le regole. Da parte del consumatore è sempre importante informarsi prima di effettuare un acquisto, cercando di farsi un quadro chiaro di cosa è riciclato, riciclabile o falsamente tale, mettendo a confronto più prodotti e le informazioni che i produttori distribuiscono al mercato.
SCOPRI DI PIU'L’incremento dell’uso del vetro si vede al supermercato. di Marco ArezioIl trend di crescita del fatturato degli imballi di vetro nelle catene di supermercati per prodotti alimentari, come evidenziato dal report di Assovetro, riflette un cambiamento significativo nei comportamenti di consumo e nelle politiche ambientali. Questo interesse rinnovato verso il vetro, anziché altri materiali come la plastica, può essere analizzato attraverso diverse lenti: ambientale, economica, e di percezione del consumatore. Contesto Ambientale e Regolamentare Il vetro, essendo completamente riciclabile, si inserisce perfettamente nella narrativa dell'economia circolare, un principio fondamentale per ridurre l'impronta ecologica e migliorare la sostenibilità. L'Europa, in particolare, ha messo in atto numerose direttive volte a ridurre la produzione di rifiuti e aumentare le quote di riciclaggio. La strategia europea per la plastica nel 2018 ha spinto molte aziende a riconsiderare le loro opzioni di imballaggio, promuovendo materiali sostenibili come il vetro. L'obiettivo dell'industria europea di raggiungere un tasso di raccolta del vetro per il riciclo del 90% entro il 2030 è un'espressione di queste politiche ambientali aggressive. Dinamiche di Mercato del VetroI dati presentati da Assovetro mostrano un incremento significativo nel fatturato di prodotti imballati in vetro in categorie diverse, da alimenti base come i sughi a prodotti più voluttuari come il vino e la birra. Questo può essere interpretato come un indicatore di una crescente preferenza dei consumatori per il vetro, visto come più sicuro, riciclabile e meno impattante rispetto alla plastica. Le aziende che operano nei settori alimentare e delle bevande stanno rispondendo a questo cambiamento con investimenti in linee di produzione per imballaggi in vetro e iniziative di marketing che sottolineano la sostenibilità del vetro.Percezione dei Consumatori sulla sostenibilità degli imballi di vetroIl rapporto sottolinea una crescente sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità e l'impatto ambientale dei materiali di imballaggio. Anche se la preferenza per il vetro può derivare da una percezione non completamente informata dell'impatto ambientale della plastica, rappresenta comunque una spinta positiva verso materiali considerati più "puliti" e "naturali". Inoltre, il vetro è spesso percepito come un materiale che migliora l'esperienza di consumo, mantenendo meglio le proprietà organolettiche dei prodotti, soprattutto nel settore alimentare e delle bevande. Implicazioni per il Settore Retail e Produttivo I supermercati e i produttori stanno adattando le loro strategie per capitalizzare su queste tendenze. Questo include non solo l'adattamento delle linee di prodotti ma anche l'implementazione di strategie di raccolta e riciclo del vetro per ridurre i costi e migliorare l'efficienza operativa. Il successo in questi sforzi può anche essere un forte punto di differenziazione nel mercato, attrattivo per i consumatori che sono sempre più consapevoli delle questioni ambientali. Conclusione In conclusione, l'aumento del fatturato degli imballi di vetro nei supermercati riflette una trasformazione significativa nelle preferenze dei consumatori e nelle pratiche aziendali. Questo non solo cambia il panorama dei materiali di imballaggio ma segna anche un punto di svolta verso pratiche più sostenibili e responsabili. Tuttavia, affrontare la sfida di aumentare le quote di raccolta e riciclo del vetro sarà cruciale per realizzare appieno i benefici ambientali promessi da questo cambiamento.Categoria: notizie - vetro - economia circolare - rifiuti - rottameVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Anche l’edilizia punta sull’economia circolare. Pareti e pavimenti isolati con pneumatici riciclatidi Marco ArezioL’isolamento acustico, insieme a quello termico, sono due pilasti fondamentali nella metodologia edilizia moderna, dopo decenni di compensazioni termiche (caldo e freddo) nelle nostre case, attraverso lo spreco di molta energia, con la generazione di inquinamento e dopo l’impossibilità di raggiungere una privacy acustica confortevole, si sono finalmente realizzati presidi corretti in linea con l’economia circolare. Le tecnologie costruttive a nostra disposizione, coniugate con lo studio di modelli progettuali collaudati e da normative precise, ci ha posto nelle condizioni di poter abitare in case che hanno un confort termico elevato, proteggendoci dal caldo estivo e dai rigori dell’inverno e consumando la minor quantità di energia possibile. Inoltre il perfezionamento dello studio sull’acustica, ci ha permesso di vivere in città all’interno di abitazioni in cui il potere di attenuare o cancellare il rumore esterno, veicolare o aereo, sia significativo per un confort elevato all’interno delle nostre vite. Si può sottolineare come la progettazione e l’utilizzo di barriere fono assorbenti o fono isolanti tra unità abitative all’interno dei condomini, abbia creato una privacy acustica che migliora la vivibilità comunitaria. Oggi, si è fatto un’ulteriore passo avanti, attraverso la progettazione e l’istallazione di isolanti acustici che sposino le indicazioni dell’economia circolare, impiegando quindi prodotti che provengono dal riciclo di materiali a fine vita. E’ il caso degli pneumatici riciclati, che vengono trasformati in materia prima da impiegare nella produzione di materassini, granulati e altri prodotti utilizzabili nel campo edile, per migliorare l’isolamento acustico delle case. Come già descritto in un articolo precedente, gli pneumatici vengono raccolti e sottoposti al riciclo scegliendo tra tre tipologie di intervento differenti: Triturazione Meccanica Il processo prevede la triturazione grossolana degli pneumatici con pezzature intorno a 70 o 100 mm. per lato, passando poi attraverso il processo di asportazioni delle parti metalliche, la granulazione, con un’ulteriore pulizia e il processo finale di micronizzazione in cui il prodotto risulterà, pulito e diviso in differenti granulometrie. Processo Criogenico Il processo prevede una prima fase di triturazione grossolana degli pneumatici con relativa asportazione delle parti metalliche. Successivamente il macinato viene sottoposto ad un raffreddamento con azoto liquido, in modo da ricreare una struttura cristallina e fragile che permette facilmente una nuova triturazione fine. Il materiale di risulta viene poi trattato attraverso il processo di polverizzazione con mulini a martelli o dischi. Processo Elettrotermico Il processo prevede la prima riduzione meccanica dimensionale del prodotto per poi essere inseriti in forni verticali ad induzione magnetica. In questi forni avviene il distaccamento delle parti metalliche dalla gomma sotto l’effetto di una temperatura di circa 700 gradi. Alla fine di questa operazione, la parte di gomma viene raccolta ed avviata alla de-vulcanizzazione che consiste nel riportare, l’elemento recuperato, ad una forma chimica simile all’elastomero originale, attraverso processi termochimici in autoclavi. Tra le tre tipologie di riciclo, la triturazione meccanica è quella largamente più usata per la creazione di una materia prima idonea alla produzione dei manufatti per l’isolamento acustico. La scelta tecnica nell’uso di un materassino fono isolante, composto da gomma riciclata, comporta molti vantaggi, intrinsechi nelle sue proprietà: Elevata elasticità Buona resistenza agli urti Resistenza alla muffa Resistenza alle temperature Resistenza all’umidità Resistenza ai raggi U.V. Resistenza agli acidi Mantenimento delle prestazioni nel tempo La materia prima riciclata, in base alla granulometria scelta, viene normalmente miscelata con resine poliuretaniche e, successivamente, estruse in diversi spessori e densità a seconda della tipologia di intervento da eseguire. Le superfici dei rotoli o delle lastre possono presentare facce lisce, ruvide o goffrate in base al tipo di fono assorbenza o fono impedenza richiesta. I più comuni prodotti di isolamento composti con la gomma riciclata sono: Rotoli o lastre per l’isolamento da calpestio tra i solai, da inglobare nei massetti dei pavimenti. Rotoli o lastre da inserire nelle pareti divisorie come mono o multistrato. Impasti in granuli adatti alla copertura e l’isolamento di elementi di difficile copertura con i materiali preformati. Fasce antivibranti per smorzare i fenomeni di vibrazione dei macchinari in movimento o di impianti idraulici. I prodotti isolanti in gomma riciclata sono elementi estremamente malleabili in base alla tipologia costruttiva richiesta, quindi non sono solo impiegabili nelle abitazioni nuove, ma sono facilmente utilizzabili anche in fase di ristrutturazione. Infatti, si sposano perfettamente anche con le lastre in cartongesso per interventi non invasivi di separazione acustica. Come altri prodotti sul mercato, il grado di fono assorbenza o fono impedenza, viene calcolato all’interno del pacchetto costruttivo realizzato, infatti, il potere isolante non si calcola sul singolo elemento ma sulla somma delle prestazioni, in caso di una parete, degli intonaci, degli elementi portanti, dell’eventuale intercapedine e dell’elemento isolante. Così vale anche per il valore di isolamento da calpestio in cui le prestazioni acustiche vengono calcolate considerando la struttura portante del solaio, del massetto, dell’elemento isolante e del pavimento finale. Dal punto di vista economico, i prodotti acustici realizzati in gomma riciclata sono generalmente più costosi, per esempio, rispetto ai materassini in polietilene espanso, ma in un’ottica di economia circolare si dovrebbe sempre preferire, nei capitolati costruttivi, elementi che derivano dal riciclo dei rifiuti, considerando inoltre che i prodotti in gomma riciclata, rispetto ad altri prodotti in commercio, mantengono inalterate nel tempo le loro caratteristiche senza un decadimento prestazionale.Categoria: notizie - tecnica - pneumatici - riciclo - isolamento acustico - edilizia
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 3: Labirinti del Passatodi Marco ArezioMentre il sole iniziava a declinare, tingendo di oro le facciate degli antichi edifici di Milano, il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti proseguivano nelle loro indagini, avvolti in una conversazione che andava oltre il caso presente. "Non riesco a smettere di pensare a ciò che Marta ha detto," rifletté Conti, il suo passo rallentato dalla riflessione. "Sul fatto che la scienza, o qualsiasi ambito di successo, sia così intriso di ego e ambizioni da poter distruggere le relazioni più solide." Marini, con lo sguardo fisso sulla strada davanti a loro, annuì pensierosa. "È una lezione amara, Carlo. Ma forse ci insegna che il successo, quando costruito a discapito degli altri, perde di significato. Dobbiamo ricordarci di guardare le persone che abbiamo accanto, apprezzarle per ciò che sono, non solo per ciò che possono fare per noi." Il dialogo fu interrotto arrivando alla prossima tappa delle loro indagini: l'abitazione di un altro ex collega di Ferrari, noto per le sue teorie rivoluzionarie ma anche per il suo carattere solitario e asociale. La figura centrale delle sue indagini è Enrico Sartori, un ricercatore di talento ma dalla reputazione ambigua, noto per la sua profonda conoscenza in campo chimico e per le sue teorie innovative sullo sviluppo di materiali sostenibili. Tuttavia, dietro la facciata dell'accademico di successo, si celano segreti e ambizioni oscure. Enrico Sartori, la figura al centro dell'intricata vicenda del furto della formula, si presenta come un personaggio complesso, il cui percorso professionale e personale si intreccia strettamente con le sue ambizioni, spesso al limite dell'etica. Sartori, brillante ricercatore nel campo della chimica dei polimeri, aveva costruito la sua reputazione su anni di studi e ricerche innovative, diventando uno dei pilastri di MilanTech Industries negli anni '50, un'epoca di fervente attività scientifica e industriale. Sartori era noto per il suo acume intellettuale e la sua dedizione alla scienza, qualità che lo avevano portato a scoperte significative nel suo campo. Tuttavia, dietro la facciata del ricercatore modello, si celava un uomo guidato da un profondo desiderio di riconoscimento e successo personale. Questa brama lo aveva portato a esplorare sempre più i limiti etici della sua professione, fino a considerare il furto della formula come una scorciatoia per ottenere la fama e la fortuna che riteneva di meritare. Sartori era mosso da un complesso intreccio di motivazioni. La competizione nel campo scientifico, particolarmente accesa negli anni '50 con la corsa alle innovazioni tecnologiche, esacerbava il suo senso di urgenza nel lasciare un segno indelebile nella storia della chimica. Questa pressione, unita a un senso di inadeguatezza personale e alla paura di essere dimenticato, lo aveva indotto a considerare azioni che mai avrebbe pensato di compiere nei primi anni della sua carriera. Il furto della formula non era solo un atto di ribellione contro un sistema che Sartori percepiva come ingiusto; era anche mossa calcolata per garantirsi indipendenza economica e prestigio. La formula in questione prometteva di rivoluzionare il settore delle materie plastiche, offrendo potenzialità commerciali immense. Avere il controllo esclusivo di tale innovazione avrebbe significato non solo riconoscimenti accademici ma anche guadagni finanziari straordinari, con la possibilità di negoziare contratti e partnership con le maggiori industrie a livello mondiale. Nonostante le sue azioni discutibili, Sartori non era privo di conflitti interiori. La sua lotta interna tra l'ambizione e la moralità rifletteva la tensione tra il desiderio di successo a ogni costo e il rimorso per aver tradito i principi etici della sua professione. Questa dualità rendeva Sartori un personaggio tragicamente umano, incapace di resistere alle seduzioni del successo rapido ma consapevole del prezzo da pagare. La Marini inizia a tessere la rete delle sue indagini esaminando le registrazioni delle telecamere di sicurezza e intervistando colleghi e collaboratori di Sartori. Le testimonianze raccolte rivelano un uomo isolato, spesso presente nel suo laboratorio in orari insoliti, e recentemente coinvolto in accesi dibattiti riguardanti la direzione e il finanziamento del suo progetto di ricerca. Questi elementi accrescono i sospetti del commissario, che decide di approfondire. Uno dei ricercatori conferma l'isolamento crescente di Sartori, mentre un altro sottolinea le sue frequenti discussioni cariche di tensione sul futuro del progetto. Un terzo ricercatore aggiunge che Sartori era diventato sempre più segreto, spesso allontanandosi per rispondere a chiamate sospette. Bussando alla porta, furono accolti da un uomo di mezza età, i capelli disordinati e gli occhi vivaci dietro a spesse lenti. "Ah, la polizia," esclamò con un misto di sorpresa e irritazione. "Immagino che siate qui per parlare di Ferrari e della sua preziosa formula." Marini prese la parola, con la sua solita calma autorevole. "Sì, siamo interessati a sapere se avete notato qualcosa di insolito nei giorni precedenti il furto, o se avete avuto contatti con Ferrari o qualcuno dei suoi collaboratori." L'uomo li fissò per un lungo momento prima di rispondere. "Ferrari... Non parlo con lui da anni. Diciamo che le nostre visioni scientifiche non erano... compatibili. Ma devo ammettere, la notizia del furto mi ha sorpreso. Nonostante tutto, non glielo avrei mai augurato." Conti, cercando di approfondire, chiese: "Avete idea di chi possa avere avuto interesse a rubare la formula?" Con un sospiro, l'uomo rispose: "In questo campo, purtroppo, le invidie e le gelosie sono all'ordine del giorno. Potrei elencarvi almeno una dozzina di persone che, per un motivo o per l'altro, potrebbero voler vedere Ferrari fallire. Ma agire su questi sentimenti? È un altro discorso." Ringraziandolo per il suo tempo, Marini e Conti si allontanarono, riflettendo sulle parole dell'uomo. "Vedi, Carlo?" disse Marini, "Ogni persona che incontriamo ci offre una prospettiva diversa, un pezzo in più del puzzle. E sta a noi mettere insieme questi pezzi." Conti annuì, la mente già al lavoro. "E a volte," aggiunse, "sono i pezzi che sembrano non avere senso quelli che ci portano alla soluzione." Riprendendo il loro cammino tra le vie di Milano, il dialogo tra i due si fece più leggero, ma le loro menti erano tutt'altro che tranquille. Ogni incontro, ogni conversazione, li avvicinava alla verità, ma allo stesso tempo rendeva il mistero ancora più denso. Mentre il crepuscolo avvolgeva la città in una luce soffusa, Marini e Conti sapevano che le ombre del passato avrebbero presto ceduto il posto alla chiarezza della verità. E, in quel momento, sarebbero stati pronti ad affrontare qualsiasi conseguenza, armati della loro intelligenza, del loro coraggio e della loro inesauribile ricerca della giustizia. Dopo tormentate ore di riflessione, il commissario Lucia Marini prende la difficile decisione di arrestare Enrico Sartori sulla base di prove circostanziali e testimonianze che lo collegano direttamente al furto della formula del polipropilene. Diverse testimonianze oculari hanno visto Sartori aggirarsi nei pressi del laboratorio la sera prima del furto. Sebbene nessuno testimone possa confermare che Sartori abbia effettivamente commesso il furto, la sua presenza sospetta in un momento così critico diventa un indizio importante. Nel corso delle perquisizioni, gli investigatori trovano nella residenza di Sartori diverse note e appunti dettagliati sulla formula del polipropilene. Questi documenti includono calcoli e annotazioni che suggeriscono una conoscenza approfondita del progetto, al di là di quanto sarebbe stato necessario per il suo ruolo ufficiale. Sartori aveva fornito un alibi per la notte del furto, affermando di aver visitato un amico in un paese vicino. Tuttavia, l'indagine ha rivelato che l'amico in questione non conferma la storia, mettendo in dubbio la veridicità dell'alibi di Sartori. Il comportamento di Sartori nei giorni seguenti il furto ha destato sospetti. Il suo nervosismo e le risposte evasive durante gli interrogatori hanno aumentato i dubbi sul suo coinvolgimento.
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