Le università si stanno attrezzando per offrire i master in linea con il marcato che cerca esperti nelle nuove professioni emergenti nel campo dell’economia sostenibile e circolaredi Marco ArezioIl mondo si sta evolvendo verso un’attenzione sempre più marcata all’ambiente, al riciclo, al riuso, al risparmio delle materie prime, ad una produzione con il minor impatto ambientale possibile e ad una nuova riconsiderazione della natura. Questo genererà nuove professioni. Non sono solo appelli lanciati dalla Comunità Europea, che sta spingendo sull’accelleratore verso il cambiamento del modello produttivo, distributivo, energetico e logistico, prontamente derisa dai negazionisti dell’ambiente come gli Stati Uniti o gli indifferenti (apparentemente) come la Cina o l’India e i vari paesi satelliti. E’ sempre il mercato che coglie per primo le istanze del cambiamento che vengono dalla base, ed è sempre il mercato che si organizza per sostenere i cambiamenti epocali che stiamo vivendo, trascinando con sè anche la classe politica che deve legiferare in materia. Gli industriali hanno capito che devono assecondare la volontà della gente che sente in modo viscerale il problema dei cambiamenti climatici e che cerca di assumere comportamenti virtuosi con azioni che si riflettono sui consumi. Meno plastica, meno auto con motori termici, meno uso di corrente e di acqua, meno uso degli aerei, meno acquisto di prodotti che provengono da lontano e meno prodotti realizzati con materie prime vergini. Questo cambio di esigenze da parte della popolazione mondiale impatterà in modo sostanziale sui consumi e, quindi, anche sui processi produttivi, motivo per cui gli industriali non possono pensare di aspettare l’inerzia della politica. Lo dimostra il fatto che anche negli Stati Uniti, il tessuto industriale non si fa troppo impressionare dalla politica liberista e poco attenta all’ambiente che l’amministrazione Tramp si ostenta a difendere, contro ogni logica scientifica, muovendosi con iniziative che vanno incontro alle esigenze della popolazione in termini di rispetto per l’ambiente. Per questi motivi, nel prossimo decennio, si creeranno nuove figure professionali che dovranno governare, all’interno delle aziende, le produzioni di beni e servizi secondo un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Per formare gli esperti dei settori che saranno tra i più richiesti dal mercato, le università stanno organizzando Master, attraverso i quali si possano certificare i nuovi tecnici delle discipline che riguardano il sistemi dei rifiuti, il controllo e gestione delle sostanze pericolose e dei rischi aziendali in funzione delle nuove normative ed infine, l’ambito della formazione tecnica sulle plastiche riciclate. L’esperto del sistema rifiuti avrà competenze specifiche nell’ambito della raccolta, trasporto, stoccaggio e smaltimento in relazione alle normative ambientali e produttive.L’esperto della sicurezza in ambito ambientale avrà competenze specifiche nelle sostanze pericolose, nella salute dei lavoratori in relazione al loro uso e al rispetto delle normative ambientali.L’esperto delle materie plastiche riciclate avrà competenze specifiche nel ciclo di lavorazione e riutilizzo dei rifiuti plastici, sotto forma di nuova materia prima, dando alle reti di vendita specifiche istruzioni sul loro uso nel campo dello stampaggio, estrusione, soffiaggio e termoformatura.Vedi le nuove professioni Il Sole 24 Ore
SCOPRI DI PIU'I Rifiuti RAEE sono tra quelli meno riciclati ma con più alto valore aggiuntodi Marco ArezioProviamo a pensare quanti telefonini ci passano nelle mani nel corso della nostra vita, quante volte portiamo a riparare un ferro da stiro e ci viene detto, non ne vale la pena buttalo e compratene un altro. Facciamo scorrere i pensieri nella nostra mente e mettiamo a fuoco quante volte abbiamo sostituito un computer, un asciugacapelli, una stampante e molti altri elettrodomestici che sono invecchiati prematuramente o perché volevamo l’ultimo modello dell’anno. Il frutto negativo del nostro benessere porta alla creazione di milioni di tonnellate di rifiuti nel mondo che restano, ad oggi, di difficile gestione se comparati con altri rifiuti di più facile riciclo. Ma i cosiddetti RAEE, sono in realtà di altissimo valore se fossimo capaci di estrarre i componenti preziosi che contengono, parliamo di oro, argento, palladio e rame, solo per fare qualche esempio. Invece, la maggior parte delle volte finiscono in discarica, o vanno ad alimentare il riciclo clandestino in paesi poveri, con implicazioni ambientali e di salute per i lavoratori molto serie. In Italia, Iren Ambiente, una società del gruppo Iren, realizzerà un impianto per il trattamento dei rifiuti RAEE, con lo scopo di estrarre tutti i materiali preziosi che i rifiuti elettrici ed elettronici contengono. L'impianto effettuerà due fasi di lavoro: la prima dedicata al disassemblaggio delle schede, la seconda alla separazione e affinazione dei metalli preziosi tramite un processo idrometallurgico. Il processo, oggetto di un articolo comparso qualche settimana fa sul portale del riciclo rMIX, avrà un ciclo di lavoro con un basso impatto ambientale e un dispendio contenuto di CO2, rispetto alla tradizionale estrazione di minerali preziosi in miniera. L’impianto di lavorazione dei RAEE, con l’estrazione dei metalli preziosi, sarà collocato in Toscana e dovrebbe essere operativo nella seconda metà del 2023, con il preciso scopo di favorire la filiera delle lavorazioni orafe attive nella regione. Categoria: notizie - RAEE - economia circolare - riciclo - rifiuti - metalli preziosi
SCOPRI DI PIU'Capire il Mondo Del Riciclo per Migliorare la VitaLa coscienza ambientale si sta finalmente diffondendo nella popolazione mondiale e, di conseguenza, la politica e le attività produttive si stanno rendendo conto che, volenti o nolenti, devono assecondare le richieste sempre più decise della gente. Dobbiamo però dire che il mondo non sta rispondendo in modo omogeneo a questo sentimento green, infatti, ci sono aree geografiche in cui la coscienza popolare è molto attiva nel perseguire uno stile di vita e di comportamenti collettivi più virtuosi, mentre in altre parti, l’ambiente è un elemento di nessun interesse e quindi con nessuna tutela. Qui entra in gioco, non solo una diversa percezione della protezione della natura, sotto forma di minor sfruttamento delle sue risorse e di minor inquinamento, attraverso per esempio la gestione dei rifiuti che produciamo, ma anche il rapporto tra gli oggetti che usiamo e il loro riciclo. E’ sicuramente un fatto culturale e di istruzione, l’affrontare o meno il problema ambientale e, di conseguenza, la gestione dei rifiuti, che possono essere visti come una risorsa, un investimento sulla tutela del nostro pianeta o vederli solo come rifiuti di cui liberarcene in modo veloce ed economico. La questione dei rifiuti è, e sarà centrale, nelle politiche di sostenibilità che molti paesi al mondo stanno sostenendo e non ci sarà progresso e sviluppo senza un’economia circolare condivisa e partecipativa. La globalizzazione di cui facciamo parte, ci fa toccare con mano come le azioni di una o più nazioni possano influenzare in modo indelebile la vita di altre nazioni da un capo all’altro del mondo. Questo lo si può vedere nell’inquinamento degli oceani dai residui plastici, per esempio, che vengono gettati nei fiumi invece che essere riciclati, creando un deficit ambientale anche in paesi lontanissimi da dove i rifiuti vengono dispersi. Questa è la globalizzazione ambientale, dove l’azione scellerata di alcuni può creare una catastrofe ecologica per tutti. La necessità di aumentare la coscienza ambientale, anche in questi paesi, è un fatto determinante se si vuole equilibrare e potenziare l’azione comune di miglioramento dell’ecosistema e della gestione dei rifiuti, incidendo sempre meno sullo sfruttamento delle risorse naturali. Questa cultura del riciclo deve crescere giorno per giorno, facendo partecipare a questo nuovo fenomeno, il numero più alto possibile di persone, non solo nei paesi più avanzati nel settore della raccolta, riciclo e reimpiego dei rifiuti, ma accompagnando anche le popolazioni meno sensibili alla circolarità dell’economia, verso una piena presa di coscienza dell’equilibrio tra vita e ambiente. In questo eBook si parlerà di molti argomenti, alcuni tecnici, alcuni divulgativi, alcuni curiosi ed alcuni istituzionali, toccando i campi più disparati del mondo variegato del riciclo dei rifiuti. Tratteremo di discariche, entrando nel dettaglio di quale ciclo di vita hanno i rifiuti che, in esse, vengono scaricati, parleremo di rifiuti elettronici, addentrandoci nella loro gestione, di riciclo illegale e delle conseguenze ambientali che questo comporta. Entreremo a capire quali normative internazionali sono state istituite per normare il riutilizzo delle materie prime che derivano dal riciclo a tutela della nostra salute. Ci occuperemo delle tecnologie, attuati e future, adatte a riciclare lo scarto raccolto, mettendo a confronto il riciclo meccanico con quello chimico, inoltre cercheremo di dare una panoramica sulla tossicologia delle materie plastiche. Nella gestione delle scelte verso il raggiungimento di una circolarità dei rifiuti, parleremo del ruolo che sta interpretando la finanza nel mondo dell’economia e della necessità che il ciclo produttivo mondiale si impegni a creare articoli più riciclabili o totalmente riciclabili. Cercheremo di illustrare come, a volte, affrontiamo delle scelte nel campo del riciclo in base a stereotipi e informazioni non corrette, specialmente quando si parla di plastica, molte volte sostenute da chiacchere di parte e non scientificamente obbiettive. Ci sarà spazio per parlare di riciclo dei tessuti, della carta, della plastica, dei componenti auto, del vetro e di tante altre famiglie di prodotti, suggerendo un corretto uso dei rifiuti per la creazione di prodotti finiti. Inoltre parleremo di tecnologie per l’individuazione e il controllo degli odori nel campo del riciclo che possono aiutare i consumatori ad un maggior impiego dei prodotti finiti riciclati.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - libro eBook versione ItalianaVedi altri libri sull'argomento
SCOPRI DI PIU'Togliamo dal vocabolario dell’economia circolare la parola rifiutodi Marco ArezioNon è un esercizio di lessico accademico, quello che vorrebbe che la parola Rifiuto scomparisse dal vocabolario per essere sostituita da –Risorsa– ma una provocazione che serve a farci capire come, in un periodo in cui le parole – Economia Circolare e Rifiuti – assumono un’importanza nella comunicazione generale, facciamo un pò di confusione e difficoltà a capirne i veri termini e le vere implicazioni. Il modello circolare di cui tanto si parla, non è solo quello di cercare di fare del nostro meglio, come cittadini, per avere una vita che sia più rispettosa dell’ambiente, quindi ridurre gli imballi, ridurre l’uso della plastica, razionalizzare gli spostamenti con i mezzi a con motori termici, regolare il riscaldamento o l’aria condizionata per evitare gli sprechi, razionalizzare l’uso dell’acqua, favorire negli acquisti le aziende che producono rispettando l’ambiente e sfavorire chi non lo fà. Potremmo citare molti altri comportamenti virtuosi da tenere, ma non dobbiamo dimenticarci che l’economia circolare si raggiunge attraverso una crescita culturale continua che può aiutare il nostro pianeta. Non ci dobbiamo accontentare dei piccoli gesti quotidiani, peraltro importantissimi, ma dobbiamo guardare, con la mente aperta, a come migliorare la nostra vita da cittadini “circolari“, perchè le idee di molti possono aiutare il sistema produttivo e distributivo. Nella filiera dell’economia circolare ci sono aree ancora trascurate e inespresse, a causa di deficit comunicativi, di una struttura manageriale e di una parte di consumatori che non hanno realmente compreso l’importanza degli argomenti trattati, di una errata scala dei valori in cui il denaro gioca un ruolo importante nelle scelte di tutti. Queste aree le troviamo in molti settori produttivi e distributivi su cui dovremmo lavorare meglio per dare un risultato più concreto al progetto comune di un’economia e di una vita meno impattante sull’ambiente. La prima cosa da fare è declassificare la parola rifiuto e riclassificarla come risorsa. La bottiglia dell’acqua che buttiamo non è un rifiuto, per fare un esempio banale, è la risorsa che permetterà alle aziende di produrre, nuovamente, altre bottiglie, indumenti, imbottiture per divani, articoli per il packaging senza intaccare le risorse naturali. La seconda cosa è la produzione di articoli con materiali che possano essere riciclati al 100%, non può più succedere che l’immissione sul mercato di un prodotto, un imballo per esempio, non tenga conto dei parametri di riciclabilità e possa costituire, per la collettività, un rifiuto che non sia una risorsa. La terza cosa, nell’era di internet super veloce, è la comunicazione circolare trasversale, che significa che lo scarto di produzione di un settore che non può essere riutilizzato nuovamente all’interno di esso, possa diventare una risorsa per atri settori. Le piattaforme web servono per comunicare anche, appunto, trasversalmente, informazioni in tempo reale che possano risolvere problematiche immediate e concrete. Ogni settore industriale è gravato da una parte di rifiuti di lavorazione che, nonostante accurate analisi, non può essere riutilizzato all’interno di esso, ma deve essere messo a disposizione di altri settori, in modo da poter scoprire le potenzialità del prodotto-rifiuto che può essere impiegato in campi differenti, così da creare una economia circolare trasversale. Per fare alcuni esempi, certamente non esaustivi, possiamo citare: Gli scarti del settore della carta potrebbero essere valorizzati nel settore della plastica Gli scarti della combustione del carbone potrebbero essere impiegati nel campo delle ceramiche Gli scarti della lavorazione delle pietre e delle demolizioni nel settore edile Gli scarti del vetro nell’arredamento e nel calcestruzzo I fanghi di alcune lavorazioni industriali possono essere impiegati in vari settori. Gli scarti di plastiche composite possono diventare polvere per compounds Gli scarti di alcuni rifiuti plastici non riciclabili da impiegare nel settore dei bitumi Ci sono molti altri esempi di settori che già si scambiano i rifiuti-risorse, ma il problema che i numeri sono decisamente bassi e molti dei prodotti descritti ed altri non citati, oggi, finiscono ancora in discarica e, a volte, anche per mancanza di comunicazione, che crea nuove opportunità e un nuovo modello circolare.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiutoVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Gli scarti da post consumo costituiscono la base di tre tipologie differenti di pavimentazioni modulari carrabili da esternodi Marco ArezioIl settore dell’edilizia è nel pieno della rivoluzione green, che non riguarda solo il recupero degli scarti durante le demolizioni di tutti quei materiali riciclabili, ma anche dei nuovi prodotti che possono essere fatti, in parte o al 100% con materiali riciclati da post consumo. I produttori di articoli edili hanno trovato alcune brillanti soluzioni che possono raggiungere un doppio obbiettivo: creare dei prodotti circolari e ridurre, attraverso il riutilizzo, i rifiuti sul mercato. Nell’ambito delle pavimentazioni modulari per esterni prendiamo in esame tre tipologie differenti di prodotti, che hanno un approccio all’utilizzo dei rifiuti molto diversi tra loro, ma il cui risultato tecnico e architettonico soddisfa pienamente la clientela. I prodotti presi in esame sono: • Masselli autobloccanti in PVC da scarti di cavi esausti • Piastrelle modulari composte da scarti di vetro, bottiglie, sacchetti in PE e scarti di ceramica • Piastrelle modulari composte da scarti misti in plastica non riciclabili, ceneri degli altiforni e scarti di piastrelle. Gli approcci sono differenti, ma la qualità dei prodotti e la funzione di riciclo dei rifiuti ne fa una proposta interessante, da inserire nei cantieri in cui la voce sostenibilità è tenuta in considerazione. Il massello in PVC riciclato e riciclabile è un prodotto in diretta concorrenza con i masselli in cemento, da cui eredita la carrabilità e l’alta resistenza a compressione, ma aggiunge molte altre caratteristiche migliorative, in quanto è completamente isolante, non assorbe liquidi, non viene macchiato da olio o benzina, si taglia facilmente a mano, è verniciabile e non è soggetto all’azione aggressiva dei sali stradali. Inoltre non attinge a risorse naturali, acqua, sabbia, ghiaia e ha un impatto ambientale in fase di produzione molto più limitato rispetto alla produzione del cemento. Le piastrelle modulari formate dagli scarti di vetro provenienti dalla raccolta differenziata, mischiati con i rifiuti in PE e gli scarti di ceramica, sono una buona soluzione non solo per il riciclo composto da materiali diversi, ma anche per la durabilità dell’elemento che vede nella ceramica e soprattutto nel vetro una robustezza nel tempo importante. Anche queste piastrelle sono carrabili, resistono ai sali stradali e all’abrasione della circolazione veicolare, in virtù del macinato di vetro contenuto. Infine, le piastrelle modulari costituite dai rifiuti non riciclabili della raccolta differenziata, mischiati con le ceneri degli altiforni e con gli scarti delle piastrelle esauste macinate, danno un gradevole aspetto estetico al pavimento e un ottimo passaporto green sul riciclo in quanto, utilizzano due componenti classificati come rifiuti non riciclabili e quindi da smaltire in discarica, quindi ben oltre i materiali riciclati tradizionali. Sono piastrelle modulari che vengono impiegate normalmente i passaggi pedonali, piazze e marciapiedi rendendo sostenibile l’intervento di ripristino edile dell’area.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - pavimentazioni - edilizia
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