rMIX, il portale del riciclo, sta costituendo una banca dati sulle aziende, prodotti e servizi del mondo del ricicloUna banca dati a disposizione di tutti, via web sul portale del riciclo rMIX, permette a tutti gli operatori del settore del riciclo e dell’economia circolare di cercare od offrire, prodotti o servizi nel campo di interesse. Ogni azienda di questo settore può partecipare, inserendo i propri prodotti o servizi, a far diventare la banca dati del riciclo un punto di riferimento per il proprio lavoro. Il portale del riciclo rMIX da la possibilità ai clienti di postare in modo gratuito, autonomo ed anonimo, (o tramite un abbonamento) le proprie offerte/richieste di prodotti o servizi nel campo dell’economia circolare. I settori di interesse sono: • polimeri riciclati, nelle varie forme (granuli, macinati, densificati o balle) • carta riciclata • vetro riciclato • legno riciclato • metalli riciclati (ferrosi e non ferrosi) • tessuti riciclati • RAEE • materiali edili riciclati • macchine industriali e gli stampi • prodotti plastici • consulenza e la distribuzione dei prodotti • ricerca e l'offerta di lavoro • lavoro conto terzi Inoltre abbiamo costituito una banca dati, configurata come un motore di ricerca, in costante incremento, di aziende attive e meritevoli nel settore del riciclo, per offrire a chiunque la possibilità di accedere al mercato in modo rapido e selettivo, senza perdere tempo sui motori di ricerca generalisti. Se desideri contribuire a questa iniziativa e ritieni che la tua azienda svolga un ruolo importante nel campo dei prodotti e servizi del riciclo e dell’economia circolare, puoi partecipare alla banca dati inserendo, gratuitamente (rMIX Zero) o tramite un abbonamento, uno o più prodotti o sevizi di cui ti occupi. Qui troverete l’indirizzo del portale in 4 lingue: www.rmix.it Qui troverete il link per postare i vostri/prodotti/servizi: https://www.arezio.it/nuova-offerta/?lang=IT Qui troverete il link per le informazioni sugli abbonamenti: https://www.arezio.it/offerta/come-abbonarsi-al-portale-del-riciclo-rmix-it/ Vi aspettiamo per cerare insieme una nuova piattaforma del riciclo e dell’economia circolare.
SCOPRI DI PIU'A Gela in Sicilia si è avviato un interessante progetto di trasformazione di una raffineria petrolifera a una bioraffineria che si occuperà del trattamento delle biomasse, creando un'attività industriale sostenibile e perfettamente inserita in una filiera circolare dell'economia.A 18 mesi dall’inaugurazione della bioraffineria è in marcia il nuovo impianto BTU, che consentirà di utilizzare fino al 100% materie prime di scarto per la produzione di biocarburanti È stato avviato e collaudato il nuovo impianto BTU, Biomass Treatment Unit, che consentirà alla bioraffineria Eni di Gela di utilizzare fino al 100% biomasse che non siano in competizione con la filiera alimentare, dagli oli alimentari esausti ai grassi da lavorazioni ittiche e di carni prodotte in Sicilia, con l’obiettivo di realizzare un modello di economia circolare a chilometri zero per la produzione di biodiesel, bionafta, biogpl e bio-jet. La bioraffineria di Gela, inoltre, potrà anche essere alimentata dall’olio di ricino, grazie al progetto sperimentale di coltura di piante di ricino su terreni semidesertici in Tunisia, sostituendo così completamente l’olio di palma che dal 2023 non sarà più impiegato nei processi produttivi di Eni. La costruzione dell’impianto è iniziata nei primi mesi del 2020 e nonostante i rallentamenti causati dalla gestione delle attività durante la pandemia è stato sostanzialmente completato nei tempi previsti. Sono state lavorate 1,3 milioni di ore, traguardando l’obiettivo zero infortuni, sia per le persone Eni, sia per i lavoratori delle imprese in appalto. Con l’avvio del BTU si completa la seconda fase della trasformazione del sito industriale, che si qualifica come sito esclusivamente dedicato a processi produttivi sostenibili e concretizza il processo di decarbonizzazione e transizione energetica che caratterizza la strategia Eni, impegnata a raggiungere la totale decarbonizzazione di prodotti e processi entro il 2050. Tra i punti salienti del piano 2021-2024 è infatti previsto il raddoppio della capacità produttiva delle bioraffinerie Eni a circa 2 milioni di tonnellate entro il 2024, l’aumento a 5/6 milioni di tonnellate entro il 2050. Il BTU si aggiunge ai già realizzati impianti Ecofining™, tecnologia Eni-UOP per la produzione di biocarburanti da materie prime di origine biologica, lo Steam Reforming per la produzione di idrogeno e l’impianto pilota Waste to Fuel, realizzato da Eni Rewind, che consente di trasformare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in bio-olio e bio-metano. La trasformazione dell’ex petrolchimico di Gela è un esempio di economia circolare rigenerativa, che ha permesso la riconversione di cicli produttivi basati su fonti fossili e che va di pari passo con un piano di demolizioni di impianti non più funzionali alla produzione di biocarburanti e per il risanamento ambientale.Info: Eni
SCOPRI DI PIU'Quello che FNM sta pianificando è la realizzazione di un piano integrato di decarbonizzazione dei trasporti pubblici nella regione Lombardia. Questo avverrà attraverso una collaborazione con ENI, sia sul piano di utilizzo dell’idrogeno per le reti ferroviarie sia per ridurre le emissioni di CO2 dei mezzi di trasporto con motori termici.Infatti, FNM, il principale gruppo integrato nella mobilità sostenibile in Lombardia, ed Eni, a conferma del rispettivo impegno verso la decarbonizzazione, hanno firmato una Lettera di Intenti con la quale avviano una collaborazione strategica finalizzata a velocizzare i processi di transizione a nuove fonti di energia. La lettera di intenti, sottoscritta dal Presidente di FNM, Andrea Gibelli, e dal Direttore Generale Energy Evolution, Giuseppe Ricci, prevede la definizione di possibili collaborazioni e iniziative nei seguenti ambiti: l’introduzione di carburanti e vettori energetici in grado di ridurre le emissioni di CO2 per i motori termici dei mezzi di trasporto; l’introduzione di modelli di cattura, stoccaggio o utilizzo della CO2 generata nei processi di produzione dell’idrogeno da destinare ai mezzi di trasporto; l’introduzione di punti di distribuzione dell’idrogeno per la mobilità privata su strada. La collaborazione si inserisce anche nel contesto del progetto H2iseO di FNM e Trenord (società partecipata da FNM), che punta a far diventare il Sebino e la Valcamonica la prima "Hydrogen Valley" italiana e ha l’obiettivo di valutare ed implementare una serie di iniziative nel breve e lungo termine utili al raggiungimento dei target di decarbonizzazione del settore dei trasporti fissati dalla strategia europea e dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima italiano. “L’intesa con Eni – commenta il Presidente di FNM Andrea Gibelli – si inserisce a pieno titolo nel percorso verso una mobilità a zero impatto ambientale, promosso da FNM. La nuova mission del Gruppo, sancita dalle linee guida del Piano strategico 2021-2025, ci vede impegnati nello sviluppare una piattaforma integrata di servizi di mobilità, costruita secondo criteri di sostenibilità ambientale ed economica. In questo contesto, un ruolo importante è ricoperto dal progetto H2iseO, che ha una forte carica innovativa e attorno al quale FNM sta costruendo una rete di collaborazioni molto importante”. “La collaborazione con FNM - dichiara Giuseppe Ricci, Direttore Generale Energy Evolution di Eni - costituisce un importante passo nel percorso di decarbonizzazione del trasporto in Lombardia. Eni, facendo leva sul proprio know-how e sulla gamma di tecnologie e prodotti energetici sviluppati con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, supporterà FNM in questo ambizioso programma, contribuendo al raggiungimento dei target di decarbonizzazione del settore. Questo accordo – conclude Giuseppe Ricci – dimostra l’importanza di adottare un approccio sinergico che promuova la collaborazione tra diversi attori del settore e l’utilizzo di prodotti energetici decarbonizzati per lo sviluppo di una mobilità sostenibile”. Eni InfoArticoli correlati:I PRIMI TRENI AD IDROGENO IN ITALIA SARANNO IN LOMBARDIAApprofondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Le indicazioni della EU per un’agricoltura più sostenibile di Marco ArezioIl progressivo innalzamento delle temperature terrestri, l’aumento della popolazione, un carente sistema di trasporto, che causa perdite ingenti dalle reti distributive e uno scorretto mix di coltivazioni, molto proteso alla produzione di foraggio per l’industria mondiale della carne, porterà probabilmente entro al 2050 ad una situazione insostenibile per la mancanza di acqua, identificato dagli esperti come stress idrico. Secondo i dati elaborati dal Stockholm International Water Institute (SIWI), che punta il dito sull’enorme fenomeno dello spreco di acqua a tutti i livelli, il consumo dell’oro blu nel mondo vede una distribuzione così espressa: 70% ad uso agricolo 20% ad uso industriale 10% ad uso domestico L’Istituto SIWI entra nel dettaglio dei numeri, indicando alcuni punti estremamente critici sull’uso dell’acqua, sottolineando, tra gli altri, che una scorretta alimentazione mondiale basata sulla carne richiede circa 8-10 volte in più di acqua rispetto alla coltivazione di cereali. Inoltre la continua crescita demografica porta ad un incremento di richiesta di cibo, che si traduce in una maggiore richiesta di acqua da parte dell’agricoltura, a fronte di una riduzione costante di precipitazioni a causa dei cambiamenti climatici. C’è da notare anche che, secondo i dati elaborati dalla ricerca, un quarto dell’acqua che viene impiegata nell’agricoltura mondiale serve per produrre circa 1 miliardo di tonnellate di cibo che verranno poi buttate. SIWI sottolinea anche la sperequazione tra il consumo di acqua di una persona che vive in aree sviluppate del pianeta rispetto a un’altra che vive in aree in via di sviluppo, la quale esprime una differenza che è superiore, per il primo soggetto, di 30-50 volte rispetto al secondo. Tuttavia, proprio a causa della tendenza demografica del pianeta, le aree in via di sviluppo avranno una richiesta di acqua superiore del 50% rispetto ai consumi attuali, creando una situazione per cui il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree con problematiche idriche. Per chiudere il cerchio poco rassicurante possiamo citare un altro importante problema, che riguarda lo spreco di acqua causato dalla vetustà degli acquedotti, su cui si fa poca manutenzione in quanto forse, si ha l’errato concetto, che una perdita di acqua non sia un fatto così grave. Ma quanta acqua abbiamo a disposizione e chi ne usufruisce? Sul pianeta abbiamo circa 1,4 miliardi di Km3 di acqua, ma solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, che si può conteggiare in 35 milioni di Km3, ma il 70% di questa quantità è espressa in ghiacci o nevai permanenti sulle montagne, nelle zone antartiche e artiche. Quindi, possiamo disporre facilmente di solo l’1% di tutta l’acqua presente sul pianeta sotto forme di riserve idriche nel sottosuolo e in superficie. Dobbiamo inoltre considerare che sul pianeta circa 1 miliardo di persone non ha accesso all’acqua e che circa 2,5 miliardi non dispongono di adeguati servizi igienico-sanitari. Questa situazione, secondo l’OMS, causa colera, malaria e malattie intestinali che sono la maggior causa della mortalità infantile. Come uscire da questa situazione? In un’ottica di economia circolare anche l’agricoltura, che ricordiamo consuma il 70% circa dell’acqua disponibile sulla terra, deve utilizzare le acque reflue urbane che provengono da impianti di depurazione, in modo da risparmiare l’acqua potabile. Secondo le regole emanate dalla Comunità Europea in materia di irrigazione agricola, si vogliono sensibilizzare gli agricoltori ad un uso sostenibile dell’acqua attraverso l’impiego delle acque non potabili. In base alle indicazioni del commissario per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, esistono dei parametri minimi per l’utilizzo delle acque reflue urbane provenienti dagli impianti di trattamento e depurazione, che riguardano sia valori microbiologici sia i processi di controllo degli impianti. La stessa Commissione Europea indica come sotto sfruttato il sistema di riutilizzo di queste acque per fini agricoli e che l’utilizzo di acqua potabile, oltre ad un impiego enorme di energia per la sua estrazione e il suo trasporto, crea un impatto ambientale importante che si deve tenere in considerazione. Indica poi la presenza, in un terzo del territorio Europeo, di una situazione di stress idrico, che sarà ulteriormente aggravato dalla diminuzione tendenziale delle precipitazioni e dall’aumento delle temperature.Categoria: notizie - acqua - economia circolare - rifiutiVedi maggiori informazioni sul riciclo delle acque
SCOPRI DI PIU'Transizione Energetica. Le Aziende e le Università si AlleanoLa necessità di nuove e sempre più alte competenze nel campo ambientale e della sostenibilità delle produzioni industriali, creano collaborazioni per migliorare le conoscenze e le competenze generali.L’Università degli Studi di Padova ed Eni hanno siglato oggi un accordo di collaborazione sui temi della transizione energetica, trasformazione digitale ed economia circolare, come comunicato da ENI, nel corso di un incontro online a cui hanno preso parte il Rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, la Presidente di Eni, Lucia Calvosa e l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi.L’intesa della durata di tre anni, con la possibilità di estensione fino a cinque, consolida la collaborazione già avviata in settori cruciali per Eni, come la geologia e la geofisica, e individua nuove linee strategiche di ricerca per lo sviluppo sostenibile e la decarbonizzazione: nuove tecnologie per la Carbon Capture, Utilisation and Storage e per lo sfruttamento dell’energia solare nonché studi sulla fusione nucleare a confinamento magnetico. L’amministratore di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: “Abbiamo siglato un accordo di importanza strategica che ci dà grande forza per il raggiungimento dei nostri obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Questa collaborazione nel campo dell’innovazione pone le basi per superare le sfide che aziende e società civile sono chiamate ad affrontare grazie allo sviluppo di tecnologie per il futuro dell’energia”. Il Rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, afferma: “L’ambiente è un patrimonio inestimabile, che abbiamo ricevuto e abbiamo il dovere di preservare intatto per le future generazioni. Questa è la filosofia che muove l’Università di Padova nel perseguire, con forza, obiettivi utili ad aumentare la nostra sostenibilità ambientale. Azioni multiple che stanno portando i loro frutti: solo grazie all’acquisto di energia da fonti rinnovabili, ad esempio, abbiamo ridotto del 20% le emissioni di ateneo, evitando la produzione di 18mila tonnellate di CO2 l’anno. E l’accordo firmato con Eni va proprio nella direzione, per noi cruciale, di una sempre maggiore tutela dell’ambiente in cui viviamo”.
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