Miliardi di informazioni, aziende, prodotti e servizi che devi aprire, leggere, valutarne l’affidabilità e trovare ciò che stai cercando. Prova il portale del riciclo rMIX e guadagna tempoSe il tuo tempo e quello dei tuoi collaboratori hanno costo zero, allora i motori generalisti fanno per te, puoi passare o far passare a chi lavora con te, ore, giorni e settimane. Ma se, come credo, il tuo tempo e quello di chi lavora con te costano soldi, forse è meglio affidarsi a motori di ricerca specializzati, con il portale del riciclo rMIX. Il portale rMIX è un aggregatore di aziende, prodotti e servizi nel campo dell’economia circolare, che ti aiuta a trovare, velocemente e in modo esaustivo, quello che stai cercando. Il portale è diviso in due grandi aree di lavoro: - Annunci Offerte e Richieste - Cerca Aziende Nella sezione degli Annunci offerte/richieste troverai i prodotti e servizi dettagliati che le aziende stanno offrendo sul portale, o che abbiamo caricato in quanto direttamente o indirettamente conosciute dalla redazione, la ricerca la puoi fare tu scegliendo le sottocategorie di tuo interesse, fino ad arrivare al paese o ai paesi per te importanti. Ovviamente qui potresti esserci anche tu e la tua azienda se vuoi farti trovare dal mercato, inserendo il tuo annuncio, in modo gratuito o attraverso i vari abbonamenti a pagamento che migliorano la tua visibilità. Nella sezione “Cerca Aziende” puoi partire dalla ricerca delle aziende, selezionando le sottocategorie che ti interessano, fino ad arrivare a una o più aziende di tuo interesse, nelle quali potrai trovare le loro offerte/richieste dettagliate. Il portale del riciclo rMIX lavora con quattro lingue, Italiano, Inglese, Francese e Spagnolo, e ti offre, una volta iscritto, una tua area riservata dove potrai inserire o cancellare le tue offerte/richieste, rinnovare gli abbonamenti a pagamento, sottoscriverne altri e rimanere aggiornato sulla loro scadenza. Inoltre, tramite i servizi di marketing del portale, potrai promuovere la tua azienda o il tuo prodotto o il tuo servizio, tramite banner, annunci sulla newsletter, link building nei post di rMIX in prima pagina su Google, articoli sponsorizzati e molte altre opportunità. Il portale del riciclo rMIX si occupa di materiali riciclati e servizi abbinati, nel settore della carta, plastica, biopolimeri, vetro, metalli, legno, tessuti, RAEE, materiali edili, lubrificanti ed oli usati, rifiuti organici, consulenza, lavori conto terzi, macchine e stampi, distribuzione, lavoro e riuso. L’iscrizione, tramite l’abbonamento rMIX Zero, è gratuita e ti da diritto a inserire le tue offerte/richieste, ricevere la newsletter informativa. Per gli altri servizi puoi accedere tramite gli abbonamenti a pagamento. Ti aspettiamo sul portale del riciclo rMIX nella forma di iscrizione che più ti aggrada.
SCOPRI DI PIU'Dove e come utilizzare un macinato di PBTdi Marco ArezioIl PBT riciclato si trova normalmente sotto forma di macinato di derivazione post industriale, specialmente proveniente dalle produzioni alimentari o dagli elettrodomestici o dalle macchine con componenti elettrici. La sua struttura chimica e le sue caratteristiche hanno una somiglianza con il PET, in quanto sono entrambi materiali termoplastici parzialmente cristallini ma, nel PBT, troviamo un tempo di cristallizzazione più veloce che lo pone in una situazione vantaggiosa nello stampaggio a iniezione rispetto al PET. Se consideriamo un PBT di base, quindi senza cariche aggiunte, abbiamo le seguenti caratteristiche standard: – Densità: g/c3 1,30-1,32 – Modulo di elasticità: Mpa 2.500-2.800 – Allungamento allo snervamento: % 3,5-7 – Temperatura di fusione: °C 220-225 – Temperatura di deformazione HDT: °C 50-65 (1,8 MPa – Rigidità elettrica: kV/mm 25-30 L’utilizzo del PBT è normalmente rivolto allo stampaggio per iniezione, utilizzando una temperatura della massa fusa tra i 230 e i 270 °C e dello stampo, definita ideale, intorno a 110 °C. Per unire pezzi stampati con questo materiale si utilizzano normalmente le saldature ad ultrasuoni o usi utilizza la temperatura di un attrezzo a testa calda o speciali colle a base di resine reattive. Essendo il PBT un prodotto comparabile con il PET vediamo quali caratteristiche lo differenziano da questo. Innanzitutto il PBT ha una tenacità alle basse temperature migliore del PET, mentre la resistenza e la rigidità sono leggermente inferiori. Se parliamo delle caratteristiche di scorrimento e di ritiro, possiamo dire che nel PBT sono decisamente buone, mentre dal punto di vista delle caratteristiche di isolamento elettrico, il prodotto offre un ottimo isolamento, le cui caratteristiche non subiscono marcate influenze in presenza di assorbimento di acqua, di alte temperatura e di frequenza. I campi di utilizzo sono normalmente quelli dei componenti per valvole, cuscinetti a rulli o lisci, parti di pompe, parti di elettrodomestici, ruote, macchine per il caffè e cialde. Per quanto riguarda il prodotto riciclato è molto importante che nella fase di gestione dello scarto, a bordo macchina, il prodotto venga raccolto in appositi contenitori, puliti, che non abbiano contenuto plastiche diverse e isolato dalle altre materie di scarto per evitarne la contaminazione. La macinazione dello scarto di rifili o del prodotto non idoneo, dal punto di vista estetico, deve essere fatta avendo cura di pulire in maniera accurata il mulino, in modo che non ci siano parti plastiche estranee rimaste al suo interno che possano inquinare il PBT. Dopo aver insaccato il materiale macinato, si raccomanda di tenerlo al coperto e di utilizzarlo dopo averlo asciugato, attraverso il passaggio in un silo pulito, per togliere l’eventuale umidità rimanente. Il macinato in PBT può essere utilizzato sia in stampaggio diretto che in compound, al fine di creare ricette su misura del cliente. Queste ricette possono prevedere l’aumento dello scorrimento della massa, l’antifiamma, l’aumento della rigidità attraverso le cariche o i prodotti rinforzanti, l’incremento della resilienza o l’aumento alla resistenza all’usura.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PBT - macinato
SCOPRI DI PIU'Gli impegni intrapresi da LyondellBasell sull'economia circolare illustrati dal vicepresidente del gruppo Jim SewardCome per Total, Eni e per RadiciGroup, i cui piani per un business industriale sostenibile sono stati illustrati nella pagine di questo blog, anche LiondellBasell, attraverso il suo ufficio stampa comunica ai clienti e al mercato i suoi progetti per una produzione che rispetti l'economia circolare e la sostenibilità.LyondellBasell, una delle più grandi società di materie plastiche, prodotti chimici e raffinazione del mondo, ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale sulla sostenibilità con l'obiettivo di influenzare il cambiamento positivo e si concentra su tre aree di trasformazione tra cui rifiuti di plastica, cambiamento climatico e società fiorenti. LyondellBasell ha annunciato uno degli obiettivi più ambiziosi del settore per produrre e commercializzare due milioni di tonnellate di polimeri riciclati, basati su fonti rinnovabili, ogni anno entro il 2030. Il rapporto mostra la strategia e le ambizioni di LyondellBasell per il prossimo decennio. "LyondellBasell ha intrapreso un viaggio pluriennale per promuovere l'economia circolare e abbiamo fatto passi da gigante nel riciclaggio meccanico e avanzato, oltre a produrre prodotti a base rinnovabile", ha affermato Jim Seward, Vicepresidente senior Ricerca e sviluppo, tecnologia e Sostenibilità. "I nostri obiettivi sottolineano ciò che vediamo possibile nel prossimo decennio e le nostre ambizioni di sostenibilità ci richiedono di adattare i nostri modelli di business. Se visti attraverso le lenti della tecnologia e dell'innovazione, il nostro track record dimostra la nostra capacità di promuovere nuove collaborazioni e partnership a vantaggio della società." Gli elementi chiave del Rapporto di sostenibilità di LyondellBasell implicano l'azione su diversi fronti. L'ambizione dell'azienda è di: Produrre e commercializzare due milioni di tonnellate di polimeri riciclati e provenienti sda fonti rinnovabili ogni anno, aumentare i suoi investimenti nel recupero e nel riciclaggio della plastica e accelerare le soluzioni per porre fine ai rifiuti di plastica. Ridurre le sue emissioni di CO2 del 15% per tonnellata di prodotto realizzato rispetto ai livelli del 2015 entro il 2030. Promuovere la diversità, l'inclusione e l'equità sul posto di lavoro accelerando iniziative, come la creazione di diversità e inclusione (D&I) nei nostri programmi per i dipendenti, implementando la posizione di funzionario D&I e coinvolgendo una sezione trasversale di leader che funga da Consiglio D&I. Unirsi ai colleghi del settore American Chemistry Council e Plastics Europe per garantire che il 100% degli imballaggi in plastica venga riutilizzato, riciclato o recuperato entro il 2040. Inoltre, l'azienda continua ad aumentare il riciclaggio e a lavorare in modo collaborativo lungo la catena del valore, come evidenziato dal ruolo strumentale del CEO di LyondellBasell Bob Patel nel lancio dell'Alliance to End Plastic Waste e dal continuo coinvolgimento come funzionario dell'organizzazione. LyondellBasell sta anche sviluppando un riciclaggio avanzato con la sua tecnologia MoReTec, ha ampliato la sua offerta di prodotti per il riciclaggio meccanico e le offerte di colori attraverso la sua joint venture 50/50, Quality Circular Polymers (QCP), ha migliorato il design della plastica per aumentare la riciclabilità e ha collaborato con i proprietari dei marchi aumentare la riciclabilità del prodotto. Infine, l'azienda ha realizzato la prima produzione parallela di polipropilene (PP) e polietilene a bassa densità (LDPE) a base di materie prime rinnovabili su scala commerciale. Il report di sostenibilità di LyondellBasell è disponibile sul sito Web dell'azienda all'indirizzo https://www.lyondellbasell.com/en/sustainability/.Fotografia: Lyondellbasell
SCOPRI DI PIU'Per anni le lastre ondulate in cartone bitumato per i tetti erano destinati alle discariche. Ora si possono riciclaredi Marco ArezioLe lastre ondulate, composte da carta riciclata e bitume, impiegate per la copertura dei tetti o come elemento impermeabile da posizionare sotto le tegole e i coppi, una volta rimosse erano destinate allo smaltimento in discarica a causa del mix di componenti di cui erano composte. Le lastre fibro-bituminose sono nate in Francia nel 1944 per iniziative del Sig. Gaston Gromier che fondò la ditta OFIC S.A. Fino agli anni 60 il prodotto rimase sempre uguale a seguito della forte richiesta di coperture economiche per i tetti nel periodo post bellico. Successivamente il mercato internazionale si interessò alla tipologia di lastra da copertura apprezzandone le facilità di posa, le colorazioni e l’economicità, spingendo quindi l’azienda ad aumentare le tipologie, i colori e i formati. Ma come sono composte le lastre ondulate bituminose? Le materie prime che compongono il prodotto sono essenzialmente quattro: Carta da riciclo Additivi per la carta Bitume stradale 80/100 Pigmenti di superficie La carta da riciclo è normalmente composta da cartone da imballo e giornali non patinati, che creano un mix ideale tra fibre lunghe e corte. Deve essere utilizzata con una percentuale di umidità contenuta per evitare problemi di lavorazione. La carta da riciclo, nella lavorazione, costituirà l’ossatura della lastra ondulata. Il bitume utilizzato è generalmente quello classificato con un grado di penetrazione 80/100, che corrisponde al tipo che si utilizza anche nelle asfaltature stradali. Il bitume applicato a caldo avrà lo scopo di impermeabilizzare la lastra da copertura e proteggere la struttura in carta semirigida. I pigmenti cono colorazioni sintetiche che hanno sia la funzione di attribuire un colore particolare alla lastra in base all’utilizzo che se ne vuole fare, ma anche proteggere il bitume dagli effetti corrosivi dei raggi solari. Come vengono prodotte le lastre ondulate bituminose? La carta da macero (riciclata) viene selezionata seconda la ricetta della cartiera che produce il manufatto ed immessa in un impianto, chiamato pulper, che ha lo scopo, sotto l’effetto rotativo meccanico e dell’acqua, di smembrare il mix di carte, caricate nell’impianto, in modo da amalgamare le fibre che andranno a costituire la struttura portante del prodotto. Una volta terminata questa lavorazione la fibra di carta è pronta per essere conformata in una lastra ondulata. La realizzazione della struttura della lastra può avvenire: Per avvolgimento di più fogli in modo da comporre una lastra multistrato sottile Per pressione di una certa quantità di fibra in uno stampo costituendo una lastra più spessa Dopo la costituzione della lastra piana e umida, questa viene avviata ad un corrugatore attraverso il quale la lastra prenderà la forma ondulata desiderata. I corrugatori, con la lastra adagiata sopra di essi, verranno indirizzati in un forno a tunnel per l’essicazione e il successivo raffreddamento, il cui scopo è renderla semirigida. Il manufatto cartonato asciutto dovrà ora essere impermeabilizzato con il bitume liquido e, questo processo, sarà realizzato in due metodologie operative differenti: Per le lastre multistrato, avendo una densità specifica alta, è necessario provvedere all’impermeabilizzazione attraverso una bitumazione sottovuoto in autoclave. Per la lastra monostrato, l’impermeabilizzazione avverrà attraverso un bagno in una vasca di bitume caldo. L’ultima fase riguarda la colorazione dell’estradosso della lastra, che avverrà a spruzzo o ad immersione, in base alla destinazione finale del manufatto, con la scelta della miscela colorata corretta e dei protettivi anti U.V. necessari. Come si ricicla il prodotto a fine vita? Fino a pochi anni fa le lastre bitumate, una volta rimosse dai tetti per rotture, usura o altri motivi, finivano in discarica in quanto la composizione con materiali simbiotici non ne permetteva il riciclo. Se consideriamo che, solo in Europa, le lastre bitumate prodotte ogni anno si aggirano intorno ai 2 milioni di tonnellate, possiamo immaginare la quantità di rifiuti bituminosi da riciclare. Oggi il processo di riciclo è possibile in quanto, dopo diversi tests, si è identificato il canale più consono per dare una seconda vita a questo prodotto. Infatti, si è visto che il settore dei bitumi stradali, che già accoglie nelle sue ricette il macinato riciclato delle guaine bituminose a rotoli e degli pneumatici, ha trovato il giusto equilibrio per utilizzare anche le lastre ondulate bituminose. Considerando che mediamente una lastra da copertura contiene circa il 60% in peso di bitume stradale, ed essendo questo perfettamente compatibile con quello usato normalmente per gli asfalti e che la struttura di base formata dalla carta, se aggiunta nelle corrette percentuali, l’utilizzo del macinato da lastre bitumate da copertura non va ad inficiare le ricette finali dei bitumi stradali. Le lastre quindi vengono macinate in mulini appositi, asportando gli eventuali residui di chiodi per l’ancoraggio ancora presenti, creando un macinato di granulometrie differenti a seconda delle richieste del cliente. Con il macinato recuperato, i produttori di asfalti stradali possono realizzare miscele che rispettano la filosofia dell’economia circolare potendo impiegare prodotti riciclati, risparmiare l’uso di una parte di bitume naturale, ridurre i rifiuti destinati alla discarica e migliorare l’impatto ambientale.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - carta riciclata - lastre bitumate - lastre fibrobituminose
SCOPRI DI PIU'Le indicazioni della EU per un’agricoltura più sostenibile di Marco ArezioIl progressivo innalzamento delle temperature terrestri, l’aumento della popolazione, un carente sistema di trasporto, che causa perdite ingenti dalle reti distributive e uno scorretto mix di coltivazioni, molto proteso alla produzione di foraggio per l’industria mondiale della carne, porterà probabilmente entro al 2050 ad una situazione insostenibile per la mancanza di acqua, identificato dagli esperti come stress idrico. Secondo i dati elaborati dal Stockholm International Water Institute (SIWI), che punta il dito sull’enorme fenomeno dello spreco di acqua a tutti i livelli, il consumo dell’oro blu nel mondo vede una distribuzione così espressa: 70% ad uso agricolo 20% ad uso industriale 10% ad uso domestico L’Istituto SIWI entra nel dettaglio dei numeri, indicando alcuni punti estremamente critici sull’uso dell’acqua, sottolineando, tra gli altri, che una scorretta alimentazione mondiale basata sulla carne richiede circa 8-10 volte in più di acqua rispetto alla coltivazione di cereali. Inoltre la continua crescita demografica porta ad un incremento di richiesta di cibo, che si traduce in una maggiore richiesta di acqua da parte dell’agricoltura, a fronte di una riduzione costante di precipitazioni a causa dei cambiamenti climatici. C’è da notare anche che, secondo i dati elaborati dalla ricerca, un quarto dell’acqua che viene impiegata nell’agricoltura mondiale serve per produrre circa 1 miliardo di tonnellate di cibo che verranno poi buttate. SIWI sottolinea anche la sperequazione tra il consumo di acqua di una persona che vive in aree sviluppate del pianeta rispetto a un’altra che vive in aree in via di sviluppo, la quale esprime una differenza che è superiore, per il primo soggetto, di 30-50 volte rispetto al secondo. Tuttavia, proprio a causa della tendenza demografica del pianeta, le aree in via di sviluppo avranno una richiesta di acqua superiore del 50% rispetto ai consumi attuali, creando una situazione per cui il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree con problematiche idriche. Per chiudere il cerchio poco rassicurante possiamo citare un altro importante problema, che riguarda lo spreco di acqua causato dalla vetustà degli acquedotti, su cui si fa poca manutenzione in quanto forse, si ha l’errato concetto, che una perdita di acqua non sia un fatto così grave. Ma quanta acqua abbiamo a disposizione e chi ne usufruisce? Sul pianeta abbiamo circa 1,4 miliardi di Km3 di acqua, ma solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, che si può conteggiare in 35 milioni di Km3, ma il 70% di questa quantità è espressa in ghiacci o nevai permanenti sulle montagne, nelle zone antartiche e artiche. Quindi, possiamo disporre facilmente di solo l’1% di tutta l’acqua presente sul pianeta sotto forme di riserve idriche nel sottosuolo e in superficie. Dobbiamo inoltre considerare che sul pianeta circa 1 miliardo di persone non ha accesso all’acqua e che circa 2,5 miliardi non dispongono di adeguati servizi igienico-sanitari. Questa situazione, secondo l’OMS, causa colera, malaria e malattie intestinali che sono la maggior causa della mortalità infantile. Come uscire da questa situazione? In un’ottica di economia circolare anche l’agricoltura, che ricordiamo consuma il 70% circa dell’acqua disponibile sulla terra, deve utilizzare le acque reflue urbane che provengono da impianti di depurazione, in modo da risparmiare l’acqua potabile. Secondo le regole emanate dalla Comunità Europea in materia di irrigazione agricola, si vogliono sensibilizzare gli agricoltori ad un uso sostenibile dell’acqua attraverso l’impiego delle acque non potabili. In base alle indicazioni del commissario per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, esistono dei parametri minimi per l’utilizzo delle acque reflue urbane provenienti dagli impianti di trattamento e depurazione, che riguardano sia valori microbiologici sia i processi di controllo degli impianti. La stessa Commissione Europea indica come sotto sfruttato il sistema di riutilizzo di queste acque per fini agricoli e che l’utilizzo di acqua potabile, oltre ad un impiego enorme di energia per la sua estrazione e il suo trasporto, crea un impatto ambientale importante che si deve tenere in considerazione. Indica poi la presenza, in un terzo del territorio Europeo, di una situazione di stress idrico, che sarà ulteriormente aggravato dalla diminuzione tendenziale delle precipitazioni e dall’aumento delle temperature.Categoria: notizie - acqua - economia circolare - rifiutiVedi maggiori informazioni sul riciclo delle acque
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