Ecomondo: Fiera dell' ecosistema e della transizione ecologicaEcomondo è il punto di incontro e di dialogo tra industrie, stakeholder, policy maker, opinion leader, autorità locali e raccoglie e mette a sistema gli elementi chiave che definiscono le strategie di sviluppo della politica ambientale dell’Unione Europea.È l’evento internazionale di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per le tecnologie, i servizi e le soluzioni industriali nei settori della green and circular economy. Hub di ricerca e innovazione, ospita le principali aziende di servizi, soluzioni e tecnologie del settore ambientale: dalla gestione delle acque allo smaltimento dei rifiuti, dal tessile alle bioenergie, dalla gestione e tutela dei suoli fino ai trasporti, l’agricoltura e le città sostenibili. Nel 2023, la manifestazione sarà dal 7 al 10 novembre 2023, a Rimini e si occuperà di organizzare, promuovere incontri digitali e non durante tutto l’anno, occasioni per affrontare i temi legati allo stato di implementazione dei progetti faro PNRR e allo stato di adozione dell’economia circolare nelle principali filiere industriali oltre al ripristino e la rigenerazione ecologica dei suoli e dell’idrosfera, delle coste e delle città.Per maggiori informazioni consulta il sito: https://www.ecomondo.com/
SCOPRI DI PIU'L'amministratore delegato di Versalis, in un'intervista a Repubblica, ripercorre le attività dell'azienda in un'ottica di economia circolare Accogliamo volentieri su rNEWS l'intervista di Giacomo Talignani all'amministratore delegato di Versalis, Daniele Ferrari, in cui si affrontano i nodi del presente e del futuro dell'economia circolare, in merito alla lavorazione e allo smaltimento dei rifiuti plastici. Nell'articolo si affrontano le problematiche, ancora aperte, del ciclo dei rifiuti: discariche, termovalorizzazione, pirolisi, prodotti monouso e creazione di packaging sostenibili.La chimica e i suoi processi come chiave per disegnare un mondo basato su una maggiore capacità di riciclo, packaging e prodotti più snelli e amici dell'ambiente, ma anche plastica recuperata e resa nuovamente "vergine" e nuove ricette per la lunga strada verso la decarbonizzazione. I prodotti pensati sotto la lente della circolarità, il recupero dei materiali e la ricerca di quelli alternativi, sono oggi al centro della missione di Versalis, società chimica di Eni. Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis, racconta l'importanza della chimica per la sostenibilità di oggi e del futuro. Come la chimica può oggi aiutare il riciclo ed essere al centro dell'economia circolare?"Come produttori di materie plastiche e prodotti chimici per noi è importantissimo oggi non solo produrre ma anche fornire nuove soluzioni che poi verranno utilizzate sui mercati. Ecco perché per Versalis la circolarità deve essere a 360 gradi. Ci muoviamo su tre linee fondamentali: l'eco design, ovvero produrre e pensare i nostri prodotti anche sotto l'aspetto del fine vita, massimizzando le risorse e pensando per esempio come rendere i manufatti più semplici da riciclare; poi l'utilizzo dei feedstock alternativi con un giusto mix di transizione fra materie prime fossili e quelle rinnovabili, su cui ci stiamo concentrando sempre di più nelle nostre produzioni; e infine un particolare sviluppo e attenzione alle tecnologie di riciclo. Abbiamo un forte senso di responsabilità sociale, con sempre maggiore attenzione alla sostenibilità in azienda: quindi noi come industria chimica dobbiamo impegnarci a contribuire con lo scopo di riciclare sia meccanicamente che chimicamente i prodotti". La plastica, di cui vi occupate, è un materiale complesso da riciclare. Come vi state muovendo per recuperarlo? "Il tasso del riciclo della plastica nel mondo è ancora basso. In Europa, con un mercato di circa 50 milioni di tonnellate di plastica vergine, oltre il 30% dei rifiuti in plastica raccolti viene inviato a processi di riciclo, oltre il 40% viene termovalorizzato e il restante finisce in discariche, e quest'ultimo è un grosso problema. Dobbiamo riuscire a riciclare di più. Durante la pandemia legata al Covid ci siamo resi conto dell'importanza di alcune applicazioni della plastica: da quelle usate nel settore sanitario a quelle del packaging alimentare, è balzata agli occhi l'importanza della plastica proprio per la sua versatilità, perché senza questo materiale sarebbe stato difficile fare molte cose che abbiamo fatto, dai tamponi sino alle mascherine. E' necessario dunque pensare sempre di più al riuso della plastica: oggi in Europa il riciclo meccanico può soddisfare l'esigenza fino a un certo punto. Probabilmente si arriverà a incrementare la percentuale di plastica riciclata meccanicamente, ma difficilmente si andrà oltre perché sui mercati sono presenti plastiche miste e materiali multi-strato. Ecco perché, per andare oltre e ottenere maggiori possibilità di recupero, stiamo sviluppando il riciclo molecolare. Un esempio è quello che facciamo col progetto Hoop, prevediamo di realizzare un primo impianto da 6 mila tonnellate anno a Mantova". In che cosa consiste questo progetto? "In parole molto semplici Hoop si basa sul processo di pirolisi per trasformare plastiche miste in materia prima che possa dar vita a nuove plastiche "vergini", in modo da avere un ciclo di economia circolare. La plastica recuperata viene scaldata nel reattore a 400-500 gradi con basse pressioni: in sostanza la scomponiamo per poterla riutilizzare. Al di là della produzione energetica per scaldare il reattore non ci sono emissioni dirette e questo processo fa in modo che questa plastica ritorni ad essere un bene primario. Con il riciclo molecolare si è meno limitati rispetto a quello meccanico. In futuro speriamo che questo ciclo comprenda anche la possibilità che l'energia necessaria per questo processo arrivi totalmente da fonti rinnovabili, in modo da chiudere il ciclo completamente" E' difficile applicare il concetto di circolarità al recupero della plastica? "Noi facciamo parte della Circular Plastics Alliance e abbiamo preso impegni importanti per il riciclo della plastica, cercando di dimostrare che questo materiale si può recuperare. La plastica non è un problema, ma lo è la cattiva gestione del fine vita. Questo si può realizzare con le tecnologie che stiamo sviluppando. Crediamo infatti che per il futuro sia meglio impegnarsi per gestire al meglio i rifiuti di plastica, piuttosto che eliminare questo materiale, in uno slogan meglio essere "plastic waste free" che "plastic free". Quali altre sfide coinvolgono i rifiuti di plastica? "Una delle prime sfide intraprese è per esempio il progetto Versalis Revive. Creiamo nuovi prodotti con plastica vergine e plastica da riciclo sino al 75%. Lo riusciamo a fare sia nel polistirene, sia nel polietilene per esempio per ottenere prodotti per il settore agricolo per il packaging come film e pellicole. Poi ci sono iniziative come RiVending, in cui raccogliamo bicchierini e palette del caffè e dai monouso diamo vita alla produzione di polistirene espandibile per lastre isolanti per condomini o abitazioni e packaging protettivo di elettrodomestici e mobili. Credo che RiVending dimostri anche che nella grande corsa a bandire monouso di plastica si poteva ragionare diversamente, cioè su come riciclarli e rilevarne valore senza danneggiare un'industria già sotto pressione. Abbiamo dimostrato in modo pratico cosa si può fare con i monouso, un esempio di riciclo applicabile anche in altre realtà". Un esempio di riconversione invece arriva da Crescentino (Vercelli), dove ora producete disinfettante. "Sì, con l'esperienza che abbiamo nella chimica da fonti rinnovabili nel sito di Crescentino in Piemonte abbiamo adattato gli impianti produttivi per produrre una gamma di disinfettanti (chiamati Invix, ndr) utilizzando come principio attivo l'etanolo da materie prime vegetali. Una riconversione necessaria per il momento particolare e difficile che stiamo vivendo. Continueremo a produrre ed espanderemo presto la nostra gamma di prodotti". Quali altre trasformazioni saranno invece necessarie per garantire la transizione energetica? "Servirà una trasformazione completa della nostra industria, ma non si può fare in un solo stadio. Integrare gli impianti chimici tradizionali con strutture nuove e tecnologiche che ci permettono di essere sempre più rinnovabili e circolari è l'obiettivo. Per fare questo usiamo una strategia che definirei a fasi, modulare, un percorso che la chimica sta già facendo e deve fare per essere all'avanguardia, stimolati dalla sensibilità ambientale, dal New Green Deal e da tutti gli apparati di sostegno che verranno per il cambiamento". In questa partita la chimica che ruolo gioca? "All'interno di Eni ogni business fa la sua parte verso la decarbonizzazione. Noi come parte chimica abbiamo la possibilità di integrarci e poter dare l'apporto tecnologico verso questo cambiamento. Ci sentiamo fortemente motivati e responsabilizzati: l'industria chimica tocca circa il 95% di ogni settore industriale, molti dei prodotti che ci circondano sono fatti grazie alla chimica e per questo sappiamo di avere un ruolo importante verso il futuro. Speriamo che anche le persone comprendano quanto la chimica, a volte inquadrata erroneamente o associata magari all'inquinamento, abbia in realtà un ruolo decisivo e prezioso, come risorsa, per lo sviluppo di una società più sostenibile".Giacomo Talignani, la Repubblica
SCOPRI DI PIU'Globalizzazione del Marcato della Plastica Riciclata: Il Dado è Tratto (Alea iacta est)C’era bisogno di scomodare Giulio Cesare per dare l’idea che non c’è un momento più propizio come questo per agire? Forse si.Non è solo la Plastic Tax che spinge l’Europa a riconsiderare i polimeri riciclati, ma una serie di movimenti dal basso in cui i consumatori, preoccupati dalle condizioni ambientali del pianeta, richiedono produzioni più sostenibili anche nel mondo della plastica. Anche molti altri paesi, fuori dal confine Europeo, stanno adottando politiche restrittive per disincentivare l’uso della plastica vergine nelle produzioni massive, con lo scopo di aumentare il riciclo e diminuire i rifiuti plastici. La società S&P Global Platts Analytics prevede che la plastica riciclata, prodotta attraverso il sistema di riciclo meccanico, sostituirà oltre 1,7 milioni di tonnellate di polimeri plastici vergini entro il 2030, rispetto alle 688.000 tonnellate del 2020. Come sostituire la plastica vergine con quella riciclata a livello globale C’è ancora molta diffidenza sui polimeri plastici riciclati, specialmente nei paesi meno industrializzati, dove troppo spesso l’acquisto di questa materia prima è visto come un affare economico, volto a ridurre il costo di produzione. Questa richiesta di realizzare un’importante differenza di prezzo, rispetto a quella vergine, diventa per alcuni acquirenti l’unico metro di valutazione per l’impiego di un polimero riciclato. Ma come abbiamo visto nell’articolo pubblicato nel portale Arezio, anno dopo anno il prezzo dei polimeri riciclati si sposteranno verso il prezzo di quelli vergini e, in molti casi lo supereranno, questo per ragioni di carattere economico, ambientale e industriale. La globalizzazione del marcato dei polimeri riciclati deve passare verso una standardizzazione dei processi produttivi, in cui la filiera di trasformazione offra a tutti i clienti e in tutti i continenti dei processi di trattamento del rifiuto plastico comparabili dal punto di vista qualitativo. Oggi, in molte parti del mondo, la produzione di polimeri riciclati è un’attività localizzata dove non vengono sempre espressi valori di qualità, ma principalmente la necessità più o meno impellente del riuso del rifiuto in entrata. Bisogna acquisire la consapevolezza che l’utilizzo dei polimeri riciclati deve essere prioritario rispetto a quelli vergini, indipendentemente dal loro costo, in quanto il risparmio delle risorse del pianeta e la riduzione dei rifiuti che vengono prodotti giornalmente sono di gran lunga il fattore principale. La pressione dei governi Come abbiamo visto molti stati stanno applicando legislazioni disincentivanti all’uso della plastica vergine, attraverso una serie di tasse o imposizioni di utilizzo nelle miscele di percentuali variabili di plastica riciclata. In Gran Bretagna, per esempio, la produzione di un articolo che non contenga il 30% di plastica riciclata, per i prodotti rientranti in alcune categorie, subisce una tassa di 200 GBP/Ton, rendendo meno vantaggioso il costo finale del prodotto fatto solo con plastica vergine. Queste normative devono, da una parte disincentivare l’acquisto non deferibile della plastica vergine ma, nello stesso tempo, devono tendere, non solo ad aumentare la quota di produzione dei polimeri riciclati a livello mondiale, in modo da compensare la diminuzione dell’uso del vergine, ma devono anche portare a una filiera produttiva più uniforme per creare similitudini nei polimeri riciclati esportabili. Queste attività legislative stanno aumentando la richiesta di plastica riciclata che spesso, come in Europa, non corrisponde all’aumento dei volumi offerti. Principio di standardizzazione dei polimeri riciclati Quando si acquista un Polimero vergine con una specifica caratteristica da un fornitore è possibile, se le condizioni di mercato lo rendessero necessario, acquistarne uno molto simile prodotto da un altro fornitore, senza avere grandi differenze sui valori tecnici o di colore. Nel campo dei polimeri riciclati, non sempre questa alternanza esiste, in quanto ci possono essere delle differenze che potrebbero rendere un elemento diverso da un altro. Vediamo come: • Differenti fonti di approvvigionamento • Differente ciclo di vita del prodotto da riciclare • Differente di sostanze contenute nel prodotto se è un imballo • Differenti tecniche e metodi di riciclo nella filiera • Differenti macchinari utilizzati • Differente qualità della filiera del riciclo • Differenti mix di input per la creazione delle ricette • Differenti tecniche per il controllo di qualità dei polimeri Queste sono solo alcune alternative che possono implicare ad un polimero riciclato di essere differente da un suo simile. La standardizzazione non è sempre facile, in quanto il materiale in entrata può avere caratteristiche, a volte, più vicino al rifiuto che alla materia prima, ma lo sforzo comune di caratterizzare sempre meglio i polimeri finali permetterà una maggiore diffusione degli stessi. Nel mercato Europeo il lavoro di standardizzazione di alcuni polimeri come rPET o il PVC ha portato buoni risultati, conferendo a queste due famiglie regole qualitative, all’interno delle quali il prodotto è normato e di più facile diffusione nel mondo, potendo ripetere, lotto per lotto gli stessi valori. Anche l’rPET riciclato negli Stati Uniti sta diventando più uniforme e mostra riduzioni dei livelli di contaminanti. Questa spinta è guidata dalla California, dove dal 2022 si applicherà un contenuto minimo di plastica riciclata nelle bottiglie in PET, a partire dal 15%. Ma le produzioni di macinati trasparenti rPET della California sono in gran parte dominate da materiali con un livello di contaminanti in PVC fino a 100 ppm, questo significa che il settore dell’rPET statunitense è orientato verso mercati finali di qualità inferiore, come i mercati delle fibre e dei tessuti. I grandi marchi internazionali delle bibite stanno installando produzione di rPET nei paesi dove trovano fonti di approvvigionamento abbondanti e continuative, creando una spinta alla standardizzazione del polimero nel mondo. L’inquinamento globale procurato della plastica abbandonata a causa di comportamenti scellerati dell’uomo può essere risolto, dando valore al prodotto da riciclare in tutto il modo.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - business - internazionalizzazioneVedi maggiori informazioni sull'argomento
SCOPRI DI PIU'La scatola di cartone ondulato riciclato è un imballo che è sottoposto a molti tests prima di arrivare fino a noi. VediamoliNel packaging moderno le scatole in cartone riciclato hanno preso uno spazio nel mercato molto importante, sono economiche, protettive, sostenibili, facili da produrre, stampabili e riutilizzabili. Inoltre, considerando che per ogni 100 kg. di materia prima utilizzata per fabbricare il cartone ondulato più del 50% è composto da materiale riciclato, l’approvvigionamento delle materie prime è meno complicato che in altri settori. L’utilizzo di una quota così elevata di cartone riciclato è reso possibile anche dal progresso degli impianti di lavorazione del macero, che permettono di recuperare e selezionare una percentuale elevata di fibre, eliminare i contaminanti ed effettuare trattamenti per ottenere prestazioni di qualità. Ma per produrre una scatola in cartone ondulato di qualità dobbiamo risalire la filiera, controllando la carta utilizzata ed effettuare delle prove di laboratorio, che ci indichino le caratteristiche fisiche per il prodotto che utilizziamo come imballo. Tra le prove principali troviamo: • Grammatura • Resistenza alla compressione • Resistenza allo scoppio • Resistenza alla compressione in piano • Assorbimento dell’acqua Cobb • Permeabilità all’aria • Resistenza alla delaminazione • Resistenza alla trazione • Rigidità a trazione Non tutti i tests saranno effettuati in modo uniforme su tutte le tipologie di cartoni ondulati, ma si utilizzeranno alcuni sistemi di controllo in base alla tipologia di imballo e a cosa conterranno. Per quanto riguarda le scatole di cartone ondulato, destinate all’immagazzinamento della merce, un test molto importante riguarda la resistenza a compressione verticale, che esprime la portanza degli imballi accatastati. La prova viene eseguita secondo metodo Fefco n° 50, che consente di mettere in relazione il progetto della scatola in cartone ondulato in funzione dell’accatastamento, ovvero del peso del contenuto, dell’altezza di accatastamento e di un fattore di sicurezza (Ct). La prova di resistenza alla compressione sul cartone ondulato si esegue con le onde orientate perpendicolarmente al piano delle piastre e si applica a tutti i tipi di cartone ondulato. Dovendo utilizzare le scatole per la logistica è inoltre importante verificare la prova della contenibilità degli oggetti, la resistenza alle vibrazioni e alle cadute. Queste prove sono propedeutiche per capire la resistenza della scatola alle sollecitazioni e agli eventuali urti imposti durante il trasporto e quale grado di protezione la stessa può dare ai prodotti contenuti. Inoltre, essendo le scatole composte da cartone ondulato igroscopico, è importante effettuare la prova di assorbimento dell’acqua Cobb, infatti, questo il metodo esprime, in g/m2, la quantità di acqua distillata assorbita da un provino di carta sottoposta a una pressione di colonna d’acqua di 1 cm in un determinato tempo. Come abbiamo capito anche le scatole di cartone ondulato, alle quali non diamo molta considerazione quando ci arriva un pacco, sono degli imballi pensati per proteggere nel migliore dei modi i nostri acquisti, al prezzo più contenuto possibile e, cosa non trascurabile, in modo ecologico e sostenibile. Categoria: notizie - carta - economia circolare - riciclo - rifiuti - packaging
SCOPRI DI PIU'Dalla Storia alla Pratica Attuale: Approfondimenti sui Materiali e Processi Tecnici del Riciclo delle PellicoleLe pellicole radiografiche, fotografiche e cinematografiche hanno una storia ricca e affascinante, ma insieme a questa storia c'è anche un impatto ambientale significativo dovuto alla loro produzione e smaltimento. In questo articolo, esploreremo in modo approfondito i materiali che compongono queste pellicole e i processi tecnici utilizzati nel loro riciclo, con l'obiettivo di fornire una visione chiara e dettagliata delle sfide e delle opportunità legate alla gestione sostenibile di questi materiali. Storia delle PellicoleLe pellicole radiografiche, fotografiche e cinematografiche hanno una storia ricca e affascinante, che abbraccia ambiti diversi come l'arte, la medicina e l'intrattenimento.Le pellicole hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della fotografia e del cinema. Le prime pellicole fotografiche furono create alla metà del XIX secolo, aprendo la strada a una nuova era di registrazione delle immagini. Nel mondo del cinema, il primo film realizzato su pellicola fu "La sortie de l'usine Lumière à Lyon" dei fratelli Lumière nel 1895, seguito da altri capolavori come "Viaggio nella Luna" di Georges Méliès nel 1902. Utilizzo nel Mondo MedicoLe pellicole radiografiche hanno rivoluzionato anche il campo della medicina, consentendo di visualizzare l'interno del corpo umano in modo non invasivo. Le prime lastre radiografiche furono utilizzate da Wilhelm Conrad Roentgen nel 1895, quando scoprì i raggi X. La sua famosa immagine di una mano con un anello di moglie visualizzata su una lastra radiografica rimane un'icona nella storia della medicina. Composizione delle PellicoleLe pellicole radiografiche, fotografiche e cinematografiche sono generalmente costituite da una base di plastica (solitamente poliestere) rivestita con uno strato di emulsione sensibile alla luceQuesta emulsione contiene sostanze chimiche fotosensibili e, nelle pellicole fotografiche e cinematografiche, possono essere presenti anche coloranti e additivi per migliorare la qualità dell'immagine. Processo di RicicloIl riciclo delle pellicole è un processo complesso che richiede attrezzature e tecnologie specializzate. I passaggi principali includono: Raccolta e Separazione: Le pellicole usate vengono raccolte e separate da altri materiali. Rimozione della Base Plastica: La base di plastica viene separata dall'emulsione fotosensibile. Questo può essere fatto attraverso processi meccanici o chimici. Recupero dei Metalli Preziosi: Le pellicole contengono spesso metalli preziosi come l'argento, che possono essere recuperati attraverso processi di estrazione chimica. Trattamento delle Sostanze Chimiche: Le sostanze chimiche presenti nelle pellicole devono essere trattate in modo sicuro per evitare l'inquinamento dell'ambiente. Questo può includere processi di neutralizzazione o distruzione chimica. Materiali RiciclatiI materiali recuperati durante il processo di riciclo delle pellicole possono essere utilizzati per una varietà di scopi. La plastica può essere riciclata per produrre nuove pellicole o altri prodotti in plastica, mentre i metalli preziosi possono essere utilizzati nell'industria elettronica o della gioielleria. Produzione e Riciclo AttualiNonostante i benefici ambientali del riciclo delle pellicole, attualmente solo una piccola percentuale di queste viene effettivamente riciclata. Le sfide includono la mancanza di infrastrutture specializzate e la complessità dei materiali, che rendono il processo di riciclo costoso e complesso. ConclusioniIn conclusione, il riciclo delle pellicole radiografiche, fotografiche e cinematografiche è un passo importante verso la sostenibilità ambientale delle industrie che le producono. Tuttavia, sono necessari investimenti in ricerca e infrastrutture per migliorare i tassi di riciclo e promuovere pratiche più sostenibili. Con un impegno collettivo, possiamo ridurre l'impatto ambientale di queste pellicole e garantire un futuro più pulito per il nostro pianeta.
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