Scopri come la polvere di cotone può trasformare l'industria con applicazioni sostenibili in svariati settori di Marco ArezioLa polvere di cotone è un sottoprodotto della lavorazione del cotone che si forma durante i vari processi industriali, come la cardatura, la filatura e la tessitura del cotone. Questa polvere è composta principalmente da fibre di cotone sottili e spezzate, frammenti di semi, e altre particelle organiche minori. Formazione della Polvere di Cotone La formazione della polvere di cotone durante la lavorazione industriale dello stesso è un processo complesso che si realizza in diverse fasi, principalmente a causa delle interazioni meccaniche tra le fibre di cotone, le macchine lavoratrici e l'ambiente di lavorazione. Esaminiamo più in dettaglio queste fasi e i fattori che contribuiscono alla generazione di polvere. Preparazione della materia primaApertura e Pulizia: Le balle di cotone grezzo vengono aperte per allentare le fibre compresse. Durante la pulizia, semi, detriti vegetali e altre impurità vengono rimossi. Queste operazioni meccaniche agitano le fibre, liberando frammenti di cotone e particelle fini nell'aria, dando inizio alla formazione di polvere.Miscelazione: Le fibre vengono miscelate per garantire uniformità nel prodotto finale. Questo processo, pur essendo meno intenso, contribuisce alla diffusione di particelle fini. Cardatura Separazione delle Fibre: La cardatura è forse la fase più critica per la generazione di polvere. Le macchine cardatrici separano le fibre aggrovigliate, allineandole per la successiva filatura. L'azione meccanica dei cilindri cardatori, dotati di denti fini, genera un'alta quantità di polvere a causa della rottura delle fibre più corte e deboli. Rimozione delle Impurità: Nonostante la precedente pulizia, alcune impurità rimangono intrappolate tra le fibre. La cardatura aiuta a rimuovere ulteriormente queste impurità, che vengono poi espulse sotto forma di polvere e detriti. Filatura Stiratura e Torsione: Nella filatura, le fibre cardate vengono stirate e torcite per trasformarle in filo. Il movimento rapido e la tensione applicata alle fibre possono causare ulteriori rotture, specialmente nelle fibre più deboli, contribuendo alla formazione di polvere. Generazione di Calore: L'attrito generato dalle macchine filatrici produce calore, che può asciugare le fibre e rendere più probabile la rottura e la formazione di polvere. Questo fenomeno è particolarmente evidente in ambienti con controllo dell'umidità non ottimale. Fattori Ambientali Umidità: L'umidità relativa dell'ambiente di lavorazione gioca un ruolo significativo nella formazione di polvere. Ambienti troppo secchi favoriscono la fragilità delle fibre e la generazione di polvere, mentre un'umidità eccessiva può ridurre l'efficienza della lavorazione. Ventilazione: Una ventilazione inadeguata può aumentare la concentrazione di polvere nell'aria, aggravando i problemi di qualità dell'aria e salute dei lavoratori. La gestione efficace della polvere di cotone richiede un'attenzione particolare a questi processi e fattori ambientali, implementando sistemi di controllo della qualità dell'aria e tecnologie di raccolta della polvere per minimizzare l'impatto sulla salute e sull'ambiente. Problemi di Salute per i Lavoratori Associati alla Polvere di Cotone L'esposizione alla polvere di cotone nei luoghi di lavoro, specialmente nelle industrie di lavorazione dello stesso, può portare a vari problemi di salute per i lavoratori. Questi problemi spaziano da effetti immediati e a breve termine a condizioni croniche e malattie gravi. Ecco un'analisi dettagliata: Bissinosi (Byssinosis) Definizione e Sintomi: La bissinosi, comunemente nota come "polmone del cotone", è una malattia polmonare causata dall'inalazione prolungata della polvere di cotone. I sintomi possono includere tosse, oppressione toracica, difficoltà respiratorie e diminuzione della capacità polmonare. Questi sintomi tendono a peggiorare con la continua esposizione. Meccanismo e Progressione: La malattia si sviluppa tipicamente dopo anni di esposizione. Inizialmente, i sintomi possono manifestarsi all'inizio della settimana lavorativa e migliorare durante il fine settimana o le vacanze, ma possono diventare permanenti con l'esposizione continua. Asma Occupazionale Esposizione alla Polvere di Cotone: L'asma occupazionale può essere scatenata o aggravata dalla polvere di cotone. Gli agenti irritanti presenti nella polvere possono indurre reazioni infiammatorie nelle vie aeree, causando restringimento bronchiale, tosse e difficoltà respiratorie. Prevalenza e Fattori di Rischio: I lavoratori nel settore della lavorazione del cotone hanno un rischio più elevato di sviluppare asma occupazionale, soprattutto se esistono preesistenti condizioni respiratorie o una predisposizione alle allergie. Irritazioni e Altre Condizioni Respiratorie Irritazioni: Oltre ai problemi respiratori, l'esposizione alla polvere di cotone può causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle vie respiratorie superiori. Queste irritazioni sono generalmente di natura meccanica, dovute alle particelle fisiche presenti nell'aria. Altre Condizioni Respiratorie: L'esposizione continua può portare allo sviluppo di altre patologie respiratorie croniche, come la bronchite cronica e diverse forme di pneumoconiosi, che differiscono dalla bissinosi per natura e meccanismo di sviluppo. Strategie di Prevenzione e Intervento Controllo dell'Esposizione: La riduzione dell'esposizione alla polvere di cotone è fondamentale. Ciò può essere ottenuto attraverso l'uso di sistemi di ventilazione e aspirazione della polvere, nonché la fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI), come maschere e respiratori. Sorveglianza Sanitaria: Implementare programmi di sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti, permettendo la diagnosi precoce delle condizioni correlate alla polvere di cotone e l'intervento tempestivo. Educazione e Formazione: Informare i lavoratori sui rischi associati all'esposizione alla polvere di cotone e fornire formazione sull'uso corretto dei DPI e sulle pratiche lavorative sicure. La gestione dei rischi legati alla polvere di cotone richiede un approccio olistico che includa la prevenzione, il monitoraggio e l'educazione, al fine di proteggere la salute dei lavoratori e garantire ambienti di lavoro sicuri e salubri. Raccolta della Polvere di Cotone La raccolta efficace della polvere di cotone negli ambienti di lavorazione è fondamentale per ridurre l'esposizione dei lavoratori e minimizzare l'impatto ambientale. Esistono vari metodi e tecniche per la raccolta della polvere, ognuno dei quali è progettato per affrontare specifiche sfide legate alla gestione della polvere nei processi di lavorazione del cotone. Sistemi di Aspirazione Aspirazione Localizzata: Questa tecnica impiega sistemi di aspirazione posizionati direttamente nelle vicinanze delle fonti di generazione della polvere, come le macchine cardatrici e filatrici. L'obiettivo è catturare la polvere al momento della sua formazione, prima che possa diffondersi nell'ambiente di lavoro. Efficienza e Design: I sistemi di aspirazione devono essere progettati per adattarsi specificamente alle macchine e ai processi che generano polvere, garantendo che la velocità e il volume dell'aria aspirata siano sufficienti per catturare efficacemente la polvere senza interferire con le operazioni di lavorazione. Filtrazione dell'Aria Filtri ad Alta Efficienza: Dopo l'aspirazione, l'aria contenente polvere viene convogliata attraverso filtri progettati per trattenere particelle fini. I filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air) e ULPA (Ultra Low Penetration Air) sono tra i più efficaci nel catturare particelle di dimensioni estremamente ridotte. Manutenzione e Sostituzione: È cruciale mantenere i filtri puliti e in buone condizioni, sostituendoli secondo le raccomandazioni del produttore per garantire l'efficacia continua del sistema di filtrazione. Confinamento e Automazione Confinamento delle Operazioni: Limitare la diffusione della polvere confinando le operazioni che generano polvere in aree chiuse o cabine appositamente progettate. Questo approccio, combinato con l'aspirazione e la filtrazione, può ridurre significativamente la quantità di polvere nell'ambiente di lavoro. Automazione del Processo: L'automazione delle fasi di lavorazione più polverose può ridurre l'esposizione diretta dei lavoratori alla polvere. Sebbene l'automazione richieda investimenti iniziali, può offrire benefici significativi in termini di salute e sicurezza sul lavoro. Monitoraggio e Manutenzione Monitoraggio dell'Aria: L'implementazione di sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria in tempo reale può aiutare a identificare aumenti dei livelli di polvere e adottare misure correttive tempestive. Programmi di Manutenzione Regolare: Mantenere i sistemi di raccolta della polvere e i dispositivi di protezione in condizioni ottimali attraverso programmi di manutenzione regolare è essenziale per la loro efficacia a lungo termine. La combinazione di questi metodi e tecniche consente di creare un ambiente di lavoro più sicuro e pulito, riducendo al minimo l'esposizione dei lavoratori alla polvere di cotone e contribuendo alla sostenibilità delle operazioni di lavorazione del cotone. Riciclo della Polvere di Cotone Il riciclo della polvere di cotone rappresenta un'opportunità significativa per le industrie tessili e altri settori per promuovere la sostenibilità e l'economia circolare. La polvere di cotone, un sottoprodotto della lavorazione del cotone, può essere trasformata in nuovi materiali e prodotti, riducendo così lo spreco e l'impatto ambientale. Vediamo più da vicino i processi e le applicazioni del riciclo della polvere di cotone. Processi di Riciclo Trattamento e Preparazione: Prima di poter essere riciclata, la polvere di cotone deve essere raccolta e trattata per rimuovere eventuali impurità. Questo può includere la separazione delle fibre più lunghe da quelle più corte e la rimozione di semi, detriti e altri residui. Pressatura e Compattazione: La polvere di cotone trattata può essere poi pressata e compattata in balle o pannelli, a seconda dell'uso finale previsto. Questo passaggio facilita il trasporto e la manipolazione del materiale. Impiego della Polvere di Cotone RiciclataMateriali di Riempimento La polvere di cotone può essere usata come materiale di riempimento ecologico per cuscini, giocattoli, e articoli di tappezzeria. Grazie alla sua origine naturale, offre un'alternativa sostenibile ai riempitivi sintetici. Produzione di Carta Sfruttando il contenuto di cellulosa della polvere di cotone, è possibile produrre carta o cartoncino. Anche se questa carta potrebbe non avere la stessa qualità di quella derivata direttamente dalle fibre di cotone lunghe, è adatta per applicazioni meno esigenti, come imballaggi o prodotti monouso. Compostaggio Data la sua composizione organica, la polvere di cotone può essere aggiunta al compost come fonte di carbonio. Questo aiuta a bilanciare il rapporto carbonio/azoto nel compost, favorendo il processo di decomposizione e producendo un ammendante ricco di nutrienti per l'agricoltura. Produzione di Pannelli Isolanti La polvere di cotone può essere utilizzata nella produzione di pannelli isolanti per l'edilizia. Questi pannelli, oltre a offrire un ottimo isolamento termico e acustico, sono biodegradabili e non tossici, rendendoli un'opzione sostenibile per la bioedilizia. Mangimi Animali Può essere impiegata anche come ingrediente nei mangimi, ma prima di essere utilizzata, deve essere trattata per rimuovere sostanze potenzialmente nocive, come i gossypol, un alcaloide naturale del cotone che può essere tossico per alcuni animali. Dopo il trattamento, la polvere di cotone può essere un'aggiunta preziosa ai mangimi, specialmente per il suo contenuto di proteine e fibre. È particolarmente adatta per l'alimentazione di ruminanti, i quali sono in grado di digerire le fibre efficacemente grazie al loro sistema digestivo unico. Materiali Compositi La polvere di cotone può essere utilizzata come rinforzo in materiali compositi, combinata con polimeri o resine, per migliorarne le proprietà meccaniche come la resistenza e la durabilità. Questi compositi possono essere impiegati in una vasta gamma di applicazioni, dalla produzione di componenti automobilistici a oggetti di uso quotidiano. L'uso della polvere di cotone nei materiali compositi non solo riduce la dipendenza da risorse fossili ma può anche offrire vantaggi in termini di leggerezza e isolamento termico, contribuendo a migliorare l'efficienza energetica e la sostenibilità dei prodotti finiti. Produzione di Energia La polvere di cotone può essere utilizzata come biomassa in processi di combustione o gasificazione per produrre energia. Questo approccio trasforma un rifiuto in una preziosa fonte di energia rinnovabile. L'utilizzo della polvere di cotone per la produzione di energia può contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diminuire le emissioni di gas serra, supportando gli obiettivi di sostenibilità e di transizione energetica.Materiali per l'Edilizia La polvere di cotone può trovare applicazione nella produzione di materiali da costruzione, come blocchi isolanti o pannelli acustici. Questi materiali offrono buone prestazioni in termini di isolamento termico e acustico, oltre a essere biodegradabili e non tossici. Problematiche ed Opportunità Problematiche: La principale sfida nel riciclo della polvere di cotone risiede nella raccolta e nella separazione efficace del materiale utile dalle impurità. Inoltre, il mercato per i prodotti ricavati dalla polvere di cotone deve essere sviluppato e promosso attivamente. Opportunità: Il riciclo della polvere di cotone offre l'opportunità di ridurre i rifiuti e promuovere pratiche di produzione sostenibili. Incentivare l'innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti può aprire nuovi mercati e stimolare l'economia circolare. In conclusione, il riciclo della polvere di cotone rappresenta un'importante leva per l'industria tessile e altre industrie connesse per avanzare verso una maggiore sostenibilità e responsabilità ambientale. La ricerca e lo sviluppo continuo in questo campo sono cruciali per superare le sfide esistenti e sfruttare appieno le potenzialità del riciclo della polvere di cotone.
SCOPRI DI PIU'Un nuovo approccio al mondo della plastica, senza preconcetti e condizionamenti di Marco ArezioQuante parole si sono dette nei dibattiti televisivi, sui social, nelle News di tutto il mondo, sull’inquinamento della plastica, quanta gente ha seguito l’onda emotiva di quello che vedeva e sentiva senza capire fino in fondo il problema. Ma quante persone hanno fatto un bilancio obbiettivo e indipendente del fenomeno? La plastica non è solo la bottiglia di acqua o il fustino del detersivo che qualche irresponsabile, o comunità, abbandona nei fiumi, nei mari o a bordo delle strade. Non è rappresentata nemmeno dai sacchetti della spesa che vengono buttati nell’ambiente e che vanno a finire nello stomaco dei pesci. Non si può dire che sia identificata negli oggetti monouso che servono come strumenti sterili per la nostra vita e che possono diventare micro o nanoplastiche se abbandonati in mare, entrando nella catena alimentare. La plastica non è questo, ma purtroppo è quello che rappresenta nel subconscio della gente, senza capire che sono le conseguenze negative della sua gestione a portare ai fenomeni descritti. Sono quindi le carenti o improvvide gestioni del prodotto che creano il problema ambientale non il prodotto stesso. Certamente se partiamo dal presupposto che, tolti i denti doloranti ci togliamo il dolore, mi chiedo con cosa poi mangeremo? Forse ci facciamo una nuova dentiera di resina plastica. Non è colpa della plastica se l’uomo ha prodotto, dagli anni 60 del secolo scorso ad oggi, circa 8 miliardi di tonnellate di prodotto non biodegradabile, di cui si ricicla mediamente il 9% e che il 12% viene impiegato nei termovalorizzatori, mentre circa l’80% va disperso nell’ambiente. Non è colpa della plastica se nel mondo non vengono organizzati, in modo capillare, i sistemi di raccolta per i rifiuti, non vengono costruiti, in quantità sufficiente, gli impianti per la selezione e lo smaltimento, e i rifiuti stessi non vengono convertiti in energia rinnovabile e carburante. Non è colpa della plastica se l’uomo, nonostante abbia scoperto sistemi di riciclo che hanno superato il vecchio sistema meccanico, permettendo, attraverso processi chimici, di utilizzare ogni parte dei rifiuti plastici raccolti, ma non li promuove sul territorio attraverso investimenti pubblici. Non è colpa della plastica se l’uomo, inventandola, ha fatto una scoperta di una portata tale da migliorare la nostra vita quotidiana, impiegandola poi in un innumerevole quantità di prodotti di uso comune. Se avete dubbi guardatevi in giro, tra le vostre cose e fatevene un’idea. Oggi, la tanto vituperata plastica, ci può salvare la vita, con il polipropilene, il poliestere o altre plastiche per le mascherine, i camici degli operatori sanitari, i prodotti monouso sterili, i contenitori dei rifiuti ospedalieri pericolosi. Il movimento contro la plastica nasce da razioni impulsive, su episodi le cui immagini toccano la coscienza della gente, ma dopo la comprensibile disapprovazione, bisogna riavvolgere il filo e capire l’origine del problema. È una questione di cultura e conoscenza, che deve essere assimilata dalla gente in modo che abbia le informazioni obbiettive e indipendenti per giudicare e prendere una propria posizione, senza essere influenzata da protagonismi, fazioni politiche o lobbies. La plastica del futuro dovrà essere quella del passato, possiamo farlo.Categoria: notizie - plastica - economia circolareIl settore sanitario nella pandemia
SCOPRI DI PIU'Molte medie e grandi aziende si stanno impegnando per ridurre la loro impronta carbonica nella produzione o distribuzione dei beni o servizi, con un occhio attento all’ecologia e un altro alla soddisfazione dei clienti che premiano, attraverso gli acquisti, le aziende più meritevoli del rispetto ambientale e quindi più sostenibili.Molte di esse si sono dotate di un protocollo con degli obbiettivi da raggiungere e comunicano apertamente il loro risultati, come accade in molte aziende francesi. Secondo l'Associazione francese delle imprese private Afep, gli impegni presi da 38 grandi aziende per ridurre la loro impronta ecologica sono stati rispettati dell'83%. Impegni presi dal 2017 che riguardano in particolare il riciclo e il recupero dei rifiuti, l'eco-design dei prodotti, la riduzione del consumo di risorse, la riduzione degli imballaggi e anche l'allungamento della vita dei prodotti. Secondo questa associazione, che riunisce 111 gruppi globali, il 79% delle azioni avviate tra il 2017 e il 2019 "sono in corso di lavorazione" con il 13% è in anticipo e l'8% in ritardo. Quasi un quarto dei progetti avviati in questo periodo sono stati completati (23%), il 96% dei quali ha raggiunto gli obiettivi fissati. La società chimica Arkema ha "portato a termine" le sue azioni e "raggiunto" i suoi obiettivi di promozione dell'economia e riduzione delle risorse consumate, mentre l'organizzazione di una filiera del riciclo dei polimeri, che fa oggetto di finanziamenti europei, "sta seguendo il ritmo previsto". Il distributore Carrefour è stato ritardato nel suo obiettivo di eliminare i sacchetti di cassa monouso gratuiti nel 2020 a causa del Brasile, dove, nella maggior parte degli stati, questi sacchetti di plastica sono "un diritto per i consumatori". Accor, che si era impegnata a recuperare il 65% dei rifiuti di esercizio alberghiero del gruppo alla fine del 2020, ma dichiara che ne ha recuperato solo il 56% a novembre e riconosce un tasso di progresso "al di sotto della tabella di marcia impostata". Sul fronte dello spreco alimentare, il gruppo alberghiero ha puntato ad una riduzione del 30% e ha ottenuto una riduzione media solo del 21%, per i 485 alberghi su 1.870 del marchio che “seguono con precisione i volumi” sprecati. H. Saporta
SCOPRI DI PIU'Come fare degli investimenti etici che fanno bene all’ambiente.Forse la scossa al mercato la data uno dei più grandi fondi di investimento internazionale, il BlackRock, che aveva fornito indicazioni precise ai suoi operatori di virare verso investimenti in aziende che fossero focalizzate all’attenzione dell’ambiente nei propri business. Il concetto di Green Bond parte da questa attenzione al rapporto tra impresa e sostenibilità. Cosa sono i Green Bond? Sono strumenti finanziari, nello specifico obbligazioni societarie, le cui emissioni sono legate a progetti nel campo dell’economia circolare, delle energie rinnovabili, del corretto uso delle risorse ambientali, della prevenzione dell’inquinamento, dei trasporti, delle infrastrutture, che hanno come finalità il miglioramento di uno o più parametri legati alla sostenibilità ambientale. Chi emette le obbligazioni Verdi? Fino a pochi anni fa erano obbligazioni emesse prevalentemente da strutture finanziarie sovranazionali, come la Banca Europea per gli Investimenti o la Banca Mondiale, che curavano progetti di ampio respiro internazionale. Nel corso degli ultimi anni, con la crescita dell’attenzione all’ambiente da parte dei cittadini, questi titoli sono stati emessi anche da singole aziende che potessero dimostrare di avere un progetto che rientrasse nei parametri citati. Il primo Green Bond è stato emesso nel lontano 2007 da parte della BEI che ad oggi ha raccolto investimenti per finanziare 256 progetti in 52 paesi nel mondo. L’interesse da parte degli investitori è stato così importante che, dal 2016 all’inizio del 2020, le emissioni sul mercato sono cresciute, a livello mondiale da 750 milioni di euro a più di 50 miliardi. Nel solo 2019 la crescita dei green bond è stata del 50% sul 2018, che espresso in valore, corrispondono a + 170 miliardi di euro. Quali sono i paesi che emettono più obbligazioni verdi? Paesi appartenenti all’Unione Europea 226 miliardi Cina 98 miliardi Stati Uniti 43 miliardi Canada 14 miliardi India 14 miliardi Giappone 13 miliardi Corea 12 miliardi Gran Bretagna 8 miliardi Altri 154 miliardi Anche gli stati hanno emesso, nel corso degli anni, dei Titoli di Stato che avessero come obbiettivo, per esempio, l’efficientamento energetico di edifici pubblici o scuole, la ristrutturazione idrogeologica di aree a rischio e altre iniziative. Possiamo annoverare tra i paesi emittenti, l’Italia, l’Olanda, la Spagna, l’Irlanda, la Francia e la Germania. Chi garantisce gli standard “Green”? Fino a poco tempo fa ogni emittente, grande o piccolo, faceva da solo, quindi il rapporto con l’investitore era esclusivamente fiduciario. Oggi esiste l’ICMA che è l’International Capital Market Association, la più grande associazione internazionale di capitali, che ha fissato alcuni punti inderogabili per fregiarsi del marchio green. Vediamo quali sono: Chi emette l’obbligazione è soggetto alla massima trasparenza verso il mercato, quindi deve indicare con chiarezza la destinazione di quanto raccolto. Deve seguire una “road map” per la scelta, la valutazione e la selezione dei progetti da finanziare che devono rientrare in un elenco di categorie. Deve comunicare al mercato e agli organi di controllo circa la puntuale gestione del denaro raccolto Devono essere prepararti e diffusi dei reports inerenti all’andamento dei progetti in modo che gli investitori possano seguire il loro investimento. Per fare un esempio, possiamo citare il caso del colosso petrolifero Repsol che aveva acquisito nel 2017 il certificato green da Vigeo Eiris, sulla base di un progetto aziendale che mirava ad una riduzione di 1,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, modificando quindi il proprio modello di business, cosa che poi non ha fatto, venendo citato dall’Ong CBI come non degna di quell’attestato. Un nuovo regolamento per il mercato Il fenomeno dei Green Bond sta assumendo contorni così vasti che è diventata necessaria una regolamentazione internazionale anche a protezione degli investitori. Nel Febbraio 2019 la Commissione Europea e il Parlamento EU, hanno emanato un regolamento che definisce per quali famiglie di progetti le aziende possono chiedere al mercato soldi sotto la bandiera dei bond verdi. Le famiglie individuate sono: Mitigazione del cambiamento climatico Protezione e uso sostenibile delle risorse marine e idrogeologiche Transizione all’economia circolare Controllo e prevenzione dell’inquinamento Protezione e ripristino delle biodiversità Nel corso del 2021 verranno emanate le norme che dettaglieranno le singole famiglie di attività che risulteranno indispensabili per allontanare le ombre del greenwashing.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'A volte il capitalismo e l’imprenditoria privata non sono le risposte più adatte alla collettivitàdi Marco ArezioLa raccolta differenziata, nell’ambito delle linee guida sull’economia circolare, è un processo che in molti paesi ha assunto una chiave strettamente imprenditoriale, con una commistione tra pubblico e privato, allo scopo di trarre il massimo profitto possibile. Oggi questo sistema fa intravedere delle crepe evidenti. Da quando è stato istituito l’obbligo della raccolta differenziata, le famiglie e le imprese hanno imparato il valore (e l’onere) della responsabilizzazione ambientale tramite il lavoro di separazione grossolana dei rifiuti domestici. Un passo fondamentale che ha permesso l’avvio della separazione meccanica industriale dei rifiuti e la creazione di una nuova materia prima che potesse essere reimpiegata nell’industria per creare nuovi articoli senza l’impiego di materie prime vergini. Fino ad allora i rifiuti, non separati, venivamo conferiti in discarica o andavano all’incenerimento, perdendo preziosa materia prima, aumentando in maniera esponenziale l’inquinamento e non ricavando nessun vantaggio dalla combustione del rifiuto. Nel corso degli anni, si è affinata tutta la filiera del riciclo che riguardava la raccolta, la separazione, la vendita del rifiuto separato, la trasformazione in materia prima e l’impiego della stessa nelle produzioni di articoli di consumo. Il riciclo meccanico ha fatto così grossi passi avanti nelle tecnologie di separazione, di lavaggio, di triturazione e di granulazione, potendo incrementare i volumi complessivi, migliorare la qualità del rifiuto trasformato, ridurre lo scarto di quelli non separabili, trovare nuove vie di utilizzo della frazione non riciclabile come per esempio la creazione di energia elettrica tramite i termovalorizzatori e creare nuove materie prime più performanti. Il paradigma del business industriale vede, normalmente, negli enti statali preposti, la responsabilità della raccolta del rifiuto e la sua separazione per famiglie di prodotti, attraverso appalti con aziende private e la gestione della vendita, principalmente tramite aste, del materiale separato ed imballato. L’asta ha lo scopo di trarre il massimo profitto possibile dal rifiuto in vendita, il cui ricavato serve a finanziare a cascata le organizzazioni comunali che appaltano a privati la raccolta fisica dei rifiuti casa per casa. Una volta finita l’asta, i trasformatori che hanno partecipato, trasferiranno i rifiuti selezionati nei loro stabilimenti per trasformarli in materia prima. La cessione dei rifiuti selezionati da una struttura pubblica ad un’impresa privata permette l’inizio del business di trasformazione e vendita sul mercato della materia prima riciclata. Questo sodalizio apparente tra pubblico e privato rappresenta, a grandi linee, la colonna portante del sistema del riciclo dei prodotti provenienti dalla raccolta differenziata, soprattutto nel settore della plastica, assicurando lo svolgimento di un compito sociale che riguarda l’igiene pubblica e la sostenibilità ambientale e di un compito imprenditoriale che è quello di ricavare valore economico dall’attività connessa ai rifiuti. Nel corso degli anni questo matrimonio ha mostrato molte volte le sue debolezze e le sue contraddizioni, quando per esempio la parte pubblica operava in modo che le aste dei rifiuti potessero salire liberamente a dei prezzi talmente alti da non permettere agli acquirenti di avere una corretta remunerazione sull’attività di impresa. Oppure l’accesso al libero mercato internazionale dell’acquisto dei rifiuti, indebolendo molte volte l’industria di trasformazione nazionale, mettendo in competizione operatori privati di diverse nazioni i quali lavoravano con costi di produzione differenti. Logiche, queste, tipicamente da impresa privata di un soggetto a vocazione sociale che mal si conciliava con lo scopo e il principio generale dell’economia circolare. Oggi, questo matrimonio è entrato in crisi in quanto ha scoperto alcune inefficienze del sistema di cui si è sempre parlato, in particolare l’incentivazione o l’obbligatorietà dell’uso della materia prima riciclata per dare compimento alla circolarità del processo. Con il costo del greggio a livelli così bassi e la crescente richiesta da parte dei consumatori di prodotti più green, il costo delle materie prime vergini hanno raggiunto ribassi molto forti, nel tentativo di recuperare mercato a discapito di quelle riciclate. Se la situazione dovesse perdurare il sistema del riciclo può rallentare o fermarsi, come sta già succedendo nel settore della carta, in quanto l’anello finale della catena del riciclo, i produttori di materie prime riciclate, non avranno margini economici per competere con i prezzi delle materie prima vergini. Quindi, facendo il percorso a ritroso si può facilmente intuire come i riciclatori diminuiranno gli acquisti alle aste dei rifiuti e gli enti preposti alla raccolta domiciliare non potranno continuare a garantirla perché andranno in over stock. Se consideriamo la circolarità dei rifiuti come un’attività imprenditoriale possiamo dire che questo problema fa parte delle logiche di mercato, ma se la consideriamo un impegno sociale e morale nei confronti della popolazione contribuente, così strutturato il business non può funzionare. La gestione dei rifiuti dovrebbe essere un servizio pubblico, come l’istruzione, la sanità o la sicurezza in modo che la filiera possa produrre dei profitti o la copertura dei costi di servizio, ma possa anche garantire l’efficacia dell’economia circolare in presenza di oscillazioni importanti di mercato attraverso investimenti pubblici. La filiera a valle della raccolta dovrebbe avere la giusta remunerazione del lavoro svolto, accedendo all’acquisto dei rifiuti selezionati in una logica di continuità dei prezzi, escludendo le aste al rialzo che creano debolezze del sistema di trasformazione e mettono in pericolo la filiera.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiutiVedi maggiori informazioni sul riciclo
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