Un nome difficile, Etilene Vinil Acetato, per una materia prima plastica di grande diffusionedi Marco ArezioIl copolimero EVA è una materia prima in continua crescita nel mondo, infatti se ne è utilizzata nel 2020, nonostante gli stop produttivi dovuti alla pandemia, circa 640.000 tonnellate, con un incremento medio nell’ultimo decennio del 4,3% annuo. Il mercato asiatico è sicuramente l’area in cui si impiega maggiormente l’EVA, con in testa la Cina, che ha avuto una crescita nei consumi 2019-2020 del 2-3%, seguita dagli Stati Uniti che detengono circa il 17% dei consumi mondiali. Quali sono le caratteristiche dell’EVA? L’EVA, come abbiamo detto, è un copolimero ottenuto dalla polimerizzazione del Vinil Acetato, le differenti proporzioni di quest’ultimo nella ricetta, cambiano le caratteristiche finali del prodotto, creandogli un’affinità all’LDPE. I due valori determinanti nelle ricette dell’EVA sono la sua fluidità (MFI) e la percentuale di VA (vinil acetato), in particolare, all’aumentare del tenore del comonomero la cristallinità decresce, influenzando, di conseguenza numerose proprietà dell’EVA. Infatti, un incremento del contenuto di VA aumenta la densità, la trasparenza e la flessibilità del materiale, mentre ne riduce il punto di fusione e la durezza. Quali sono le proprietà Fisico-Meccaniche dell’EVA? L’EVA, composto dal comonomero di acetato di vinile, è un prodotto semicristalino e, rispetto alle caratteristiche dell’LDPE, diventa normalmente più trasparente e più flessibile con l’aumentare della percentuale di acetato di vinile contenuto nella ricetta. Al ridursi della resistenza del materiale si riduce anche il suo intervallo di fusione, quindi la temperatura di fusione dell’EVA è pertanto inferiore a quella dell’LDPE. Durante lo stampaggio ad iniezione, per esempio, la temperatura della massa fusa dovrebbe attestarsi tra i 175 e i 225 °C e la sua lavorazione è analoga a quella dell’LDPE. Il tenore di VAC (acetato di vinile) determina le seguenti modifiche nei prodotti finiti: • 1-10%: a confronto con un film in LDPE saranno più trasparenti, flessibili e plastici, più facili da sigillare, meno rotture, maggior ritiro a temperature basse. • 15-30%: molto flessibile e morbido, lavorabile termoplasticamente, simile alla gomma di caucciù, • 30-40%: elevato allungamento elastico, flessibilità con capacità di assorbimento della carica, buona resistenza ed alta adesività. • 40-50%: estrema elasticità, reticolabile con perossidi. • 70-95%: impiego sotto forma di lattici per coloranti in emulsione, rivestimento di carta ed adesivi. L’acetato di vinile nell’EVA è anche responsabile del caratteristico odore di aceto del materiale. L’EVA, rispetto al PVC, ha una migliore resistenza alle basse temperature, nessuna migrazione di plastificante caratterizzando una elasticità permanente, una maggior resistenza a flessione e miglior resistenza ai prodotti chimici. Inoltre ha migliori proprietà di isolamento elettrico, di contro le proprietà di barriera ai gas sono inferiori come la resistenza alla luce e all’abrasione. Possiamo raggruppare le caratteristiche fisico-chimiche dell’EVA in questo schema: Buona resistenza all’abrasione Ottima resistenza alla luce Espansa a cellule chiuse Ottima resistenza all’ozono e all’ossigeno Durezza 25/30 Shore A Buone caratteristiche antisdrucciolo Ottima memoria elastica Idrorepellente Piacevole al tatto Colorabile, con ottimi effetti estetici Buona capacità antivibrante Buona resistenza alla lacerazione Media resistenza agli oli minerali Ottima resistenza all’aria calda Quali sono le proprietà elettriche dell’EVA? Rispetto all’LDPE le proprietà isolanti, dal punto di vista elettrico, rimangono inferiori ma l’EVA è spesso richiesto, per esempio nell’industria dei cavi, per la sua facile reticolabilità e buona flessibilità. Grazie all’elevata capacità del copolimeri EVA di incorporare cariche, come il nerofumo, si utilizzano anche per la fabbricazione di mescole semiconduttrici. • Resistività di volume Ohm/cm 2,5×1016 • Costante dielettrica 2,6 – 3,2 • Fattore di dissipazione 0,03 – 0,05 Quali sono le proprietà Chimiche dell’EVA? In presenza delle radiazioni UV il copolimero EVA ha un decadimento delle proprietà fisiche, quali la tenacità, l’allungamento a rottura e il cambiamento di colore. Inoltre, alcuni agenti chimici (agenti bagnanti, sostanze polari e diversi liquidi organici), possono fessurare il prodotto internamente. Con l’aumentare del contenuto di acetato di vinile aumenta notevolmente la resistenza agli oli minerali, al contrario si vedono diminuire le caratteristiche dell’isolamento elettrico. Quali sono le proprietà termiche dell’EVA? • Temperatura di esercizio: 60 a + 80 °C • Punto di infragilimento: – 30 °C • Maxima temperatura in uso Statico: + 80 °C • Low Temperature Range: – 30 a – 50 °C Quali sono le applicazioni dell’EVA? Il copolimero EVA trova grande applicazione nel settore del packaging, come il film estensibile, in virtù degli alti coefficienti di frizione ed adesività che conferiscono al prodotto una buona caratteristica saldante. Inoltre viene impiegato nei processi di co-estrusione per la realizzazione di film multistrato, specialmente nel settore alimentare. Infine, trova larga applicazione nel settore delle calzature, come le suole o l’interno degli scarponi da sci e nel settore delle telecomunicazioni come elemento di rivestimento dei tubi e cavi. Come si ricicla l’EVA? Lo scarto dell’EVA può avere una provenienza post industriale, questo significa che durante la lavorazione per la produzione di oggetti si possono generare rifili o scarti. Se il rifiuto di lavorazione non è espanso, è possibile recuperarlo attraverso la macinazione dello stesso, avendo cura di tenere separarti gli scarti provenienti da ricette differenti. Una volta ridotto di volume è possibile impiegarlo come materia prima seconda nella produzione di nuovi prodotti. Se il materiale non espanso, invece, proviene dalla raccolta differenziata, è necessario prevedere passaggi di riciclo che possano separare eventuali materiali combinati nel prodotto da riciclare separando l’EVA. Per esempio, se abbiamo una scarpa con suola in EVA e struttura in tessuto o composta da altri materiali, si dovranno separate i vari materiali che la compongono prima delle operazioni finali di riciclo. Se, invece, i materiali di scarto sono composti da EVA espansa, questa può essere usata, dopo essere stata macinata o micronizzata, come inerte in miscele di leganti per svariati prodotti.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - EVA
SCOPRI DI PIU'Il Miraggio del riciclo dei Rifiuti nella Macedonia del Norddi Marco ArezioA due passi dal cuore produttivo dell'Europa, non lontano dal parlamento Europeo dove domina una corsa virtuosa alla tutela dell'ambiente e all'incremento del riciclo dei rifiuti, al centro di un'area in cui la popolazione ha sdoganato l'economia circolare, la Macedonia del nord, secondo quanto riportato da Aleksandar Samardjiev, resta lontano anni luce dal resto d'Europa sul tema della gestione dei rifiuti. Vediamo perchèNonostante alcuni esempi positivi, in Macedonia del Nord il riciclo resta a livelli estremamente bassi. Secondo esperti e osservatori, il paese deve elaborare in fretta una strategia a lungo termine nella gestione dei rifiuti Le famiglie raccolgono i rifiuti in un unico bidone e poi lo svuotano nei contenitori in strada: poi la spazzatura viene portata dai camion comunali in una discarica, dove viene accumulata sul terreno. Questa è, in buona sostanza, l'immagine che sintetizza la gestione dei rifiuti in Macedonia del Nord, con livelli estremamente bassi di selezione e riciclo. Più rifiuti, meno riciclo Le statistiche confermano la disastrosa situazione: mentre la quantità totale di rifiuti raccolti nel paese è in costante aumento, la capacità di riciclo procede nella direzione opposta. Nel 2017 la Macedonia del Nord ha generato 787mila tonnellate di rifiuti, di cui solo lo 0,6% è stato riciclato. Nel 2018 i rifiuti sono aumentati a 855mila tonnellate, con un tasso di riciclo dello 0,5%. Nel 2019 i rifiuti hanno raggiunto le 916mila tonnellate, mentre la capacità di riciclo è scesa ad un mero 0,3%. Secondo i funzionari del Ministero dell'Ambiente e della Pianificazione territoriale, l'attuale quadro giuridico è corretto e coerente con gli standard dell'Unione europea, ma le leggi, le strategie e i piani per la gestione dei rifiuti e la protezione ambientale sono male applicati a livello municipale. I comuni dovrebbero iniziare a lavorare sulla selezione dei rifiuti: non c'è quasi nessuno smistamento dei rifiuti e bidoni separati, cioè dovrebbe essercene uno (giallo) per gli imballaggi in plastica, vetro, carta ecc. e uno per i rifiuti misti non riciclabili. “In questo modo, i rifiuti del bidone giallo non andrebbero in discarica, ma sarebbero separati in carta, vetro, plastica, ecc. e riciclati. Al momento, i cittadini non sono pronti a selezionare, né hanno l'infrastruttura per farlo. Servono anche maggiore controllo e supervisione da parte degli ispettori municipali”, spiega a OBCT Ana Karanfilovska Mazneva, capo del dipartimento ministeriale di Gestione dei rifiuti. Nella sua relazione 2020 sull'andamento del trattamento dei rifiuti, l'Ufficio statale di revisione conclude che la selezione e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani vengono eseguite solo in alcuni comuni e in misura limitata. Anche il tasso di riciclo è basso. Pertanto, è necessaria un'azione più intensa da parte dello stato, delle autorità locali e del settore imprenditoriale per migliorare in questo settore. Prilep, un esempio positivo I media locali portano spesso ad esempio la città di Prilep, saldamente al primo posto per la selezione dei rifiuti nel paese, che contribuisce tanto quanto tutte le altre città macedoni messe insieme, compresa la capitale Skopje. Con una popolazione di 75mila abitanti, la città genera ogni anno da 28mila a 31mila tonnellate di rifiuti, di cui la società di servizi pubblici Komunalec riesce a selezionare e vendere fino a 13mila tonnellate di rifiuti selezionati, quasi la metà delle quantità raccolte. Solo nel 2020, questa società di servizi pubblici è riuscita a selezionare e vendere 822 tonnellate di rifiuti di carta e cartone, 87 tonnellate di vari tipi di rifiuti di plastica e imballaggi in PET, 56 tonnellate di nylon e 78 tonnellate di imballaggi in vetro dalla città. Inoltre, sono state raccolte circa tremila tonnellate di detriti edilizi con i propri contenitori per detriti edilizi, che ricoprono la discarica comunale con rifiuti urbani. L'azienda seleziona anche da duemila a tremila tonnellate di materiali di scarto aggiuntivi (tessuti, mobili, legno, ecc.), che però attualmente non vengono venduti nel paese o all'estero. Il comune chiede, ma non ha ancora ricevuto, assistenza dallo stato per un ulteriore trattamento dei rifiuti attraverso la realizzazione di un Centro Secondario di Selezione. Alla ricerca di una strategia efficace di gestione dei rifiuti A livello giuridico, il territorio della Macedonia del Nord è diviso in otto regioni che hanno le proprie discariche. Nonostante le buone intenzioni, tuttavia, la spazzatura viene semplicemente gettata a terra e non trattata. “L'idea è di trasformare le discariche in verie e propri centri per la gestione complessiva dei rifiuti. Quando vengono distribuiti i bidoni dei rifiuti domestici, la selezione secondaria dovrebbe essere effettuata nelle discariche regionali e quindi la carta, il cartone, il vetro e la plastica raccolti dovrebbero essere venduti al settore privato del riciclo, riducendo quindi finalmente i rifiuti abbandonati in tutto il paese", spiega Ana Karanfilovska Mazneva. Igor Makaloski, rappresentante di una delle aziende che raccolgono rifiuti selezionati in collaborazione con i comuni, ritiene che sia necessario che le persone diventino più consapevoli dei vantaggi della selezione dei rifiuti. Afferma che la sua azienda, pur collaborando con oltre 40 amministrazioni locali in Macedonia del Nord, dove vivono oltre il 70% dei 2 milioni di abitanti, raccoglie solo 1.800 tonnellate di rifiuti di imballaggio. “Purtroppo in Macedonia del Nord molto spesso abbiamo solo dichiarazioni di principio quando si parla di ecologia.Insieme, dobbiamo impegnarci di più su questo problema. Ci sono carenze nel processo di raccolta e parte dell'attrezzatura installata è costantemente vandalizzata da cittadini senza scrupoli. Ma questo non ci solleva dalla responsabilità di trovare modi per raccogliere i rifiuti di imballaggio e smaltirli in luoghi appropriati”, spiega Makaloski.L'attivista Branko Prlja (fondatore dei gruppi "Dare, non bittare" e "Non buttare, non inquinare" per sensibilizzare al riciclo, il riutilizzo e l'uso ridotto al fine di preservare l'ambiente) afferma che lo stato dovrebbe essere coinvolto più attivamente nel processo di riciclo. “Vietare, limitare o tassare i materiali non riciclabili. In questo modo non verranno utilizzati e non finiranno nelle discariche. D'altra parte, può aiutare le aziende sovvenzionate a riciclarli o facilitarne il trasporto verso paesi che possono riciclarli”, ha scritto Prlja nel suo blog. Molte scadenze per gli obiettivi di selezione e riciclo in vari piani nazionali sono già state mancate: il riutilizzo e il riciclo del 50% dei rifiuti domestici era previsto per il 2020, ma rimane ad oggi un obiettivo non raggiunto. La ricerca ambientale mostra anche che i rifiuti lasciati a terra emettono sostanze e gas nocivi, diventando così una delle cause dell'inquinamento atmosferico, un altro grave problema sanitario nella Macedonia del Nord. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - macedonia
SCOPRI DI PIU'La lunga tradizione Italiana delle piastrelle fatte a mano sposa la sostenibilità. Come si producono oggi. di Marco ArezioLe piastrelle smaltate fatte a mano hanno una lunga storia che risale a molti secoli fa, infatti le prime tracce risalgono all'antica Mesopotamia e all'antico Egitto intorno al 4.000 a.C. In queste civiltà, le piastrelle venivano realizzate utilizzando argilla e smalti a base di minerali come l'ossido di ferro per creare decorazioni su pareti e pavimenti. Durante il periodo islamico, tra l'VIII e il XV secolo, le piastrelle smaltate fatte a mano raggiunsero un grande sviluppo artistico e tecnico. In particolare, l'arte della ceramica islamica in Persia, Spagna e Medio Oriente produsse piastrelle smaltate di straordinaria bellezza e complessità. In Italia, il massimo splendore di quest’arte lo raggiunse nel periodo del rinascimento, a partire dal XV secolo, dove le città di Firenze, Faenza, Deruta e altre località italiane, divennero famose per le loro produzioni di piastrelle smaltate a mano, spesso decorate con disegni ispirati alla pittura rinascimentale. La maiolica italiana e la Delftware olandese divennero, inoltre, stili distintivi di piastrelle smaltate fatte a mano, con motivi decorativi e paesaggi dipinti a mano. Nel tardo XIX secolo e all'inizio del XX secolo, i movimenti artistici dell'Art Nouveau e dell'Art Deco influenzarono la produzione di piastrelle smaltate fatte a mano, diventando più audaci nel design, con motivi geometrici, forme organiche e colori vivaci. Questa tipologia di articoli artigianali sono diventi oggetti d'arte molto apprezzati per la loro bellezza, artigianalità e individualità. Sono utilizzati per decorare pareti, pavimenti, caminetti, bagni e cucine, e sono considerati delle vere e proprie opere d'arte ceramica. Oggi, oltre all’espressione artistica che rappresenta la piastrella, si guarda anche alla loro sostenibilità, infatti, molti artigiani ceramisti utilizzano nelle loro ricette, scarti di lavorazioni precedenti o piastrelle di recupero che provengono da demolizioni e ristrutturazioni. Le fasi di produzione di una piastrella smaltata fatta a mano con elementi riciclati comportano le seguenti fasi: - Raccolta e selezione dei materiali riciclati: vengono raccolti i materiali ceramici riciclati, come piastrelle rotte o scarti di produzione, provenienti da fonti affidabili. Questi materiali vengono successivamente selezionati e separati per rimuovere eventuali impurità come colla o vernice - Triturazione: i materiali ceramici riciclati vengono sottoposti a un processo di triturazione meccanica per ridurli in frammenti più piccoli. La dimensione dei frammenti può variare a seconda dell'applicazione e del tipo di piastrella che si intende produrre. - Preparazione dell'impasto: l'impasto viene preparato utilizzando una miscela di argilla vergine e materiali ceramici riciclati triturati. La proporzione tra argilla e materiali riciclati può essere determinata in base alle caratteristiche desiderate delle piastrelle finali. L'argilla funge da legante per i materiali riciclati. - Miscelazione e omogeneizzazione: gli ingredienti vengono miscelati insieme in un miscelatore meccanico per garantire una distribuzione uniforme dei materiali e ottenere una consistenza omogenea dell'impasto. Durante questa fase, possono essere aggiunti additivi o coloranti, se necessario, per ottenere il risultato desiderato. - Formatura delle piastrelle: l'impasto viene quindi formato in piastrelle attraverso l’azione manuale dell’artigiano piastrellista, facendo attenzione alla planarità, all’omogeneità e alla buona riuscita delle superfici. - Essiccazione: le piastrelle formate vengono trasferite su scaffali o appositi supporti e lasciate asciugare all'aria o in forni appositi. Questo processo di essiccazione rimuove l'umidità e rende le piastrelle pronte per la successiva fase di cottura. - Cottura: le piastrelle essiccate vengono sottoposte a una cottura in forni ceramici ad alta temperatura. La temperatura e il tempo di cottura dipendono dal tipo di argilla utilizzata e dalle specifiche del produttore. Durante la cottura, l'argilla si solidifica e le particelle di materiale ceramico riciclato si fondono insieme per formare le piastrelle. - Smaltatura e decorazione: dopo la cottura, le piastrelle possono essere smaltate e decorate. Questa fase comporta l'applicazione di smalti, colori o decorazioni sulla superficie delle piastrelle. Lo smalto è una miscela di minerali colorati e vetrificanti che conferisce alle piastrelle la loro finitura e colore caratteristici. Per preparare lo smalto, i minerali vengono macinati finemente e mescolati con vetrificanti e altri additivi. Questo processo può essere effettuato in modo manuale o utilizzando apparecchiature specializzate. La smaltatura può avvenire a spruzzo, per immersione o a pennello. Smaltatura a spruzzo: lo smalto viene spruzzato sulla superficie delle piastrelle utilizzando un'apparecchiatura di spruzzatura. Questo metodo permette una distribuzione uniforme dello smalto ed è adatto per superfici lisce. Smaltatura a immersione: le piastrelle vengono immerse in una vasca contenente lo smalto liquido. Dopo l'immersione, le piastrelle vengono sollevate e l'eccesso di smalto viene scolato. Questo metodo è adatto per coprire l'intera superficie delle piastrelle. Applicazione a pennello: lo smalto viene applicato sulla superficie delle piastrelle utilizzando un pennello. Questo metodo offre maggiore controllo sulla quantità e sulla distribuzione dello smalto, ed è spesso utilizzato per dettagli o decorazioni specifiche.- Asciugatura: dopo l'applicazione dello smalto, le piastrelle vengono lasciate asciugare per un periodo di tempo. La durata dell'asciugatura dipende dal tipo di smalto utilizzato e dalle condizioni ambientali. Durante l'asciugatura, lo smalto si indurisce e forma uno strato solido sulla superficie delle piastrelle. - Seconda cottura: dopo l'asciugatura, le piastrelle vengono sottoposte a una seconda cottura a una temperatura elevata. Durante questa cottura, lo smalto si fonde e si vetrifica, formando uno strato protettivo sulla superficie delle piastrelle. Questa cottura è essenziale per fissare lo smalto e garantire una finitura durevole e resistente. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 5: Verità Nascoste di Marco ArezioMentre Marini e Conti lasciavano l'ufficio del questore, sentivano il peso della responsabilità sulle loro spalle, ma anche la soddisfazione di un lavoro svolto con onore e competenza. La fiducia e l'elogio del questore non erano solo un riconoscimento del successo nel caso di Sartori, ma un incentivo a continuare con la stessa passione e integrità in tutte le sfide future. Il giorno seguente all'arresto di Enrico Sartori, il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si ritrovarono nel cuore pulsante della questura di Milano, pronti a confrontarsi con l'uomo che speravano potesse chiudere definitivamente il caso del furto della formula del polipropilene. La stanza degli interrogatori era spoglia e funzionale, illuminata da una luce fredda che non lasciava spazio a ombre o segreti. Sartori sedeva di fronte a loro, le mani ammanettate davanti, l'espressione un misto di rassegnazione e sfida. "Enrico Sartori," iniziò Marini, la sua voce calma ma ferma, "abbiamo raccolto prove schiaccianti della tua partecipazione al furto della formula del professor Ferrari. Ma ci sono ancora tanti pezzi di questo puzzle che non tornano. Perché? Perché hai fatto una cosa del genere?" Marini proseguì. "abbiamo bisogno di sapere dove si trova la formula. È l'ultimo tassello che ci manca per chiudere questo caso. Aiutaci a mettere a posto questo pezzo." Sartori alzò lo sguardo, fissando Marini negli occhi. "Commissario, sono stato un folle, lo ammetto. Ma non credo che possiate capire la pressione, l'umiliazione di essere sempre il secondo, di vivere all'ombra di un genio come Ferrari." Conti, con un cenno di intesa a Marini, prese la parola. "Capisco la frustrazione, ma c'è una grande differenza tra sentirsi sottovalutato e commettere un crimine. Hai messo a rischio la tua carriera, la tua vita. Ne è valsa la pena?" Sartori, visibilmente in lotta con sé stesso, rimase in silenzio. Marini, decisa a spingere oltre, aggiunse: "Pensaci, Enrico. Questa non è solo una questione di legge; è una questione di etica, di responsabilità verso la comunità scientifica e verso te stesso." Il silenzio di Sartori si prolungò, fino a quando, con un sospiro pesante, parlò. "Non posso... Non posso dirvi dove si trova. Mi hanno minacciato, hanno detto che se parlassi..." Marini inclinò la testa, mostrando comprensione e determinazione. "Chi ti ha minacciato, Enrico? Chi altri è coinvolto? La tua sicurezza è la nostra priorità, ma devi fidarti di noi." Sartori agitò nervosamente le mani, l'ansia evidente. "È più grande di me, commissario. Non è solo la formula, è tutto ciò che essa rappresenta. Non so se posso..." "Enrico," intervenne Marini, la voce più morbida, cercando di raggiungerlo a un livello personale, "pensa al motivo per cui sei diventato scienziato. Per contribuire al progresso, per fare la differenza. Questo è il momento di dimostrare quel valore." "Enrico," riprese Marini, con una nota di impellenza nella voce, "hai detto di essere stato minacciato. Da chi? Perché hanno così tanto interesse nella formula del polipropilene?" Sartori, chiaramente combattuto, si passò una mano tra i capelli, guardando il tavolo come se potesse trovare le parole giuste incise nel legno. "Commissario, è complicato. Non si tratta solo di una persona, ma di un'intera organizzazione." Marini si appoggiò in avanti, interessata. "Un'organizzazione? Puoi dirci di più?" "Si chiamano 'I Custodi dell'Ombra'," svelò Sartori con voce appena udibile, quasi temesse che pronunciare quel nome potesse invocare i suoi persecutori. "Sono... sono un gruppo che crede nella supremazia della scienza sopra ogni cosa, a qualsiasi costo. Mi hanno avvicinato mesi fa, interessati alla mia ricerca, ma non avevo capito fino a che punto sarebbero arrivati." "Commissario, 'I Custodi dell'Ombra' non sono semplici criminali," iniziò Sartori, la sua voce carica di un misto di timore e risolutezza. "Si presentano come un'élite di scienziati, industriali e intellettuali che credono nella scienza come l'unico vero potere capace di cambiare il mondo. Ma il loro modo di perseguire questo ideale... è distorto." Marini, assicurandosi di registrare ogni parola, chiese: "In che modo, Enrico? Cosa fanno esattamente?" "Manipolano la ricerca scientifica a loro vantaggio, finanziando progetti che solo loro ritengono validi e, in molti casi, eticamente discutibili. Usano la scienza non per il bene dell'umanità, ma come strumento di controllo e potere," continuò Sartori, il disgusto per quelle azioni evidente nel suo tono. Conti, cercando di capire meglio la struttura dell'organizzazione, intervenne: "Hai detto che sono un'élite. Chi sono i membri di questo gruppo? Come operano?" Sartori prese un momento per raccogliere i suoi pensieri. "I membri sono anonimi, conosciuti solo attraverso pseudonimi. Si incontrano segretamente, discutendo di finanziamenti, direzioni di ricerca, e... di come eliminare ostacoli o concorrenza. Ho avuto contatti con uno di loro, che si fa chiamare 'Il Custode'. È lui che mi ha avvicinato, offrendomi sostegno finanziario per la mia ricerca in cambio della mia... 'collaborazione'." Marini, sempre più preoccupata per l'ampiezza e la pericolosità dell'organizzazione, chiese: "E la minaccia alla tua famiglia? È stato 'Il Custode' a orchestrarla?" "Sì," confermò Sartori, con un filo di voce. "Quando ho iniziato a esitare, a dubitare delle loro vere intenzioni, hanno mostrato di sapere tutto di me. Di noi. Era un avvertimento chiaro: o collaboravo senza fare domande, o avrebbero pagato le conseguenze." L'atmosfera nella stanza divenne ancora più pesante, mentre Marini e Conti si rendevano conto della sfida che avevano davanti. Non solo dovevano recuperare la formula e proteggere Sartori, ma ora si trovavano a dover smantellare una rete di potere che minacciava di corrompere l'essenza stessa della ricerca scientifica. "Enrico, quello che hai fatto oggi è di fondamentale importanza," disse Marini, cercando di trasmettere un senso di solidarietà e sostegno. "Non solo ci hai aiutato a capire meglio con chi abbiamo a che fare, ma ci hai dato un punto di partenza per proteggere te e la tua famiglia. E ti assicuro, smantelleremo 'I Custodi dell'Ombra'." Conti, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, intervenne. "E perché hanno minacciato te, Enrico? Cosa volevano esattamente dalla formula?" Sartori inghiottì a fatica, la paura evidente nei suoi occhi. "Volevano usarla per finanziare le loro operazioni. La formula del polipropilene ha un enorme potenziale commerciale, e loro... loro volevano sfruttarla per espandere la loro influenza." Marini annotò rapidamente queste informazioni. "E la minaccia? Come ti hanno fatto sentire in pericolo?" "Mi hanno mostrato... delle foto," confessò Sartori, la voce rotta dall'emozione. "Foto di mia sorella, dei miei nipoti, con un messaggio chiaro: se non avessi collaborato, loro avrebbero sofferto." Un pesante silenzio cadde sulla stanza. Marini sentiva un misto di rabbia e compassione per l'uomo di fronte a lei, intrappolato in una situazione apparentemente senza via d'uscita. "Enrico, faremo tutto il possibile per proteggere te e la tua famiglia," promise Marini, con fermezza. "Ma abbiamo bisogno di tutto quello che sai su 'I Custodi dell'Ombra'. Nomi, luoghi, qualsiasi cosa possa aiutarci a fermarli." Con un profondo respiro, Sartori annuì, capendo che la sua collaborazione era l'unico modo per sfuggire all'oscurità che lo aveva avvolto. Marini annuì, segnando la svolta nell'interrogatorio. "Grazie, Enrico. Faremo in modo che tu sia protetto. Ora, parliamo di questa chiave." Sartori, con gli occhi fissi sul tavolo, sembrava lottare con se stesso. "Commissario, la chiave... è complessa. Non è semplicemente una password o un codice. È... è una sequenza di reazioni chimiche, qualcosa che solo io posso completare." Marini, sorpresa da questa rivelazione, cercò di capire meglio. "Vuoi dire che la chiave è in realtà un procedimento scientifico?" "Esatto," confermò Sartori, alzando lo sguardo. "Ho criptato la formula in modo che solo chi conosce esattamente le reazioni chimiche necessarie possa decifrarla. È stata una misura di sicurezza contro... contro eventuali furti." Conti, che aveva seguito la conversazione in silenzio, intervenne: "E tu saresti disposto a condurre questo procedimento per noi? A decifrare la formula?" Sartori esitò, poi annuì lentamente. "Sì, ma non qui. Dobbiamo farlo in un laboratorio, con le attrezzature adatte. E... e devo ammettervi, ho paura. 'I Custodi dell'Ombra' non si fermeranno facilmente." Marini posò una mano sul tavolo, cercando di trasmettere sicurezza. "Enrico, ti garantiamo la massima protezione. Questo è importante non solo per te, ma per l'intera comunità scientifica. Dobbiamo agire, e lo faremo con ogni precauzione possibile." Sartori chiuse gli occhi, come per raccogliere il coraggio necessario. Poi, lentamente, iniziò a parlare, fornendo l'indirizzo di un piccolo laboratorio alle periferie di Milano dove aveva nascosto la formula. Mentre l'interrogatorio proseguiva, con Sartori finalmente disposto a collaborare, Marini sentiva un misto di sollievo e preoccupazione. Avevano un punto di partenza per recuperare la formula, ma sapeva anche che il cammino verso la verità era ancora lungo e pieno di ostacoli. "Commissario," Sartori alzò lo sguardo, un barlume di speranza nei suoi occhi, "grazie. Mi dispiace, per tutto." Dopo aver ottenuto le informazioni necessarie, Marini e Conti si alzarono, pronti a recuperare la formula.Mentre uscivano dalla stanza, Marini si fermò un istante sulla soglia, voltandosi verso Sartori. "Enrico, ricorda che la grandezza di un uomo non si misura dai suoi successi, ma da come affronta i suoi fallimenti." Lasciando Sartori ai suoi pensieri, Marini e Conti si avviarono verso il laboratorio indicato, consapevoli che stavano per chiudere un capitolo importante ma turbolento della loro carriera. La ricerca della formula era stata molto più di un semplice caso da risolvere; era stata una lezione su quanto profondamente le passioni umane possano influenzare le scelte, per il bene o per il male. Il viaggio verso il laboratorio fu breve, ma carico di aspettative. Entrambi sapevano che, una volta recuperata la formula, avrebbero potuto finalmente offrire al professor Ferrari e alla comunità scientifica milanese un po' di pace. Tuttavia, le ombre lasciate da questo caso nelle loro anime sarebbero rimaste a lungo, ricordandogli il prezzo della verità e della giustizia. Il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si trovavano di fronte al vecchio laboratorio abbandonato che Sartori aveva indicato come nascondiglio della formula del polipropilene. La struttura, avvolta da rampicanti e con le finestre infrante, sembrava più un relitto del passato che un luogo di scoperte scientifiche. "Questo posto mi dà i brividi," commentò Conti, scrutando l'edificio con una torcia. Marini annuì, la sua espressione tesa. "Concentriamoci sul compito. La formula deve essere qui dentro. Sartori non aveva motivo di mentirci a questo punto." Avevano organizzato una squadra di perquisizione, includendo agenti specializzati e due scienziati del laboratorio di MilanTech, il dottor Bianchi e la dottoressa Rossi, per assistere nella ricerca e nell'identificazione della formula. Il gruppo entrò cautamente nel laboratorio, i fasci delle loro torce che danzavano tra le ombre, rivelando corridoi polverosi e stanze piene di attrezzature vecchie e documenti sparsi. Ogni passo faceva risuonare i loro movimenti in un eco spettrale. "Dividiamoci," suggerì Marini. "Io e il dottor Bianchi prenderemo il piano di sopra. Conti, tu e la dottoressa Rossi controllate il seminterrato. Gli altri agenti possono esaminare il piano terra. Comunicate qualsiasi scoperta." Mentre esploravano, Marini non poté fare a meno di notare come il tempo e la negligenza avessero trasformato quel luogo un tempo all'avanguardia in una tomba del progresso. Il dottor Bianchi, mentre scartavano tra vecchie provette e appunti, esclamò: "È incredibile pensare che qualcuno possa aver nascosto qui qualcosa di così prezioso come la formula del polipropilene." Marini annuì. "Le persone a volte scelgono i luoghi più improbabili per nascondere i loro segreti," rispose, continuando a cercare. Nel frattempo, nel seminterrato, Conti e la dottoressa Rossi affrontavano difficoltà diverse. L'umidità aveva rovinato molte delle vecchie registrazioni e documenti, rendendo la ricerca ancora più complicata. "Qui è tutto marcio," lamentò Rossi, sollevando un fascio di carte che si disintegrò al tocco. "Trovarci qualcosa di intatto sarà un miracolo." Conti, però, rimase ottimista. "Continuiamo a cercare. Potrebbe esserci una cassaforte o un nascondiglio segreto." Dopo ore di ricerca meticolosa e molti vicoli ciechi, fu Marini a scoprire, dietro una falsa parete nel suo settore di ricerca, una cassaforte nascosta. Con l'aiuto degli agenti, riuscirono ad aprirla, trovandovi all'interno una piccola casserei a di legno protetta da una un panno rosso. "Potrebbe essere questa," disse Marini, un filo di speranza nella voce. Il gruppo si riunì per esaminare il contenuto della cassettina, e quando la micro pergamena fu aperta, rivelarono dettagliate note di laboratorio e, infine, la formula criptata del polipropilene. "Trovata!" esclamò la dottoressa Rossi, quasi non credendo ai propri occhi. La formula era stata criptata, con un messaggio lasciato da Sartori che indicava che solo lui conosceva la chiave per decifrarla. "Furbo, Sartori," mormorò Marini. Mentre facevano ritorno alla questura, Marini e Conti sapevano che il loro lavoro non era finito. Dovevano confrontare Sartori per l'ultima volta, per ottenere ciò che era stato tanto faticosamente cercato. "Un passo alla volta, Lucia," disse Conti, vedendo la determinazione negli occhi del suo commissario. "Risolveremo anche questo enigma." E così, mentre Milano si avvolgeva nel manto della notte, Marini e Conti si preparavano per l'ultimo atto di una lunga indagine, consapevoli che ogni mistero nasconde chiavi inaspettate, pronte a essere scoperte.
SCOPRI DI PIU'L'internazionalizzazione della produzione della poliammide Italiana festeggia quest'anno i 25 anni in Sud America L'occasione è la fiera Plasticos Brasil, che si svolge al San Paolo in Brasile, per fare il punto degli obbiettivi raggiunti dal gruppo Italiano attivo nella produzione delle poliammide. Dallo stabilimento brasiliano non si guarda solo all'area nazionale, ma è un trampolino di lancio per i servizi e per i prodotti, utile per tutte le realtà del sud America, con l'obbiettivo di essere vicini ai clienti del settore delle materie plastiche. Un mercato molto ampio quello dei compounds di poliammide, che intercetta molti mercati maturi e sviluppati, diversi tra loro, realizzando un mix settoriale molto importante per l'azienda. A Plasticos Brasil, infatti, il gruppo conferma l’importanza strategica del sito produttivo brasiliano, punto di riferimento per tutto il Sud America «E’ oggi una presenza consolidata e strategica quella di RadiciGroup in Sud America – dice con orgoglio Jane Campos, South America Country Manager di RadiciGroup High Performance Polymers – Risale al 1998 il primo insediamento del gruppo, con un sito produttivo di proprietà in Brasile, vicino a San Paolo, che in questi 25 anni è cresciuto per competenza, know-how e capacità produttiva».RadiciGroup partecipa a Plasticos Brasil (stand K038) - fiera locale di riferimento per il settore dei materiali polimerici che si svolge dal 27 al 31 marzo a San Paolo - confermando dunque l’importanza strategica del mercato brasiliano e sud americano per la sua attività di produzione e commercializzazione dei tecnopolimeri a uso ingegneristico.«Nel corso degli anni – prosegue Jane Campos – la famiglia Radici ha continuato a investire nel nostro Paese, credendo fortemente nelle sue prospettive di sviluppo nei mercati automotive, elettrico/elettronico, beni di consumo e industriali.Da “outsider” siamo diventati fornitori di riferimento di questi settori, con numerosi clienti che hanno riconosciuto l’alta qualità dei nostri prodotti e l’affidabilità nel servizio. Questo è stato possibile grazie a un forte commitment della proprietà e al supporto della struttura centrale di High Performance Polymers, oltre che a un graduale e significativo piano di investimenti per garantire la crescita, la sostenibilità e l’innovazione nel business».L’attività in Brasile e Sud America è altamente strategica per la Business Area High Performance Polymers - ha detto Maurizio Radici, Vice Presidente e COO di RadiciGroup – e può contare su una struttura globale contraddistinta da un network di unità produttive e commerciali in Europa, Nord e Sud America e Asia, che consente di soddisfare clienti globali e locali con un’offerta completa, innovativa e sostenibile. Ecco perché anche qui abbiamo deciso man mano di rinforzare la nostra presenza attraverso nuove e moderne linee di produzione, incrementando la capacità produttiva e quindi il nostro livello di efficienza».Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.Fonte: Gruppo Radici
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