Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 8: Svolte e Sorprese di Marco ArezioLa luce del mattino filtra attraverso le tende, svegliando Lucia Marini. Si avvicina alla finestra e le apre, lasciandosi avvolgere dalla bellezza del Lago di Como in una splendida giornata di maggio. Il lago è calmo, un perfetto specchio che riflette le montagne circostanti, ancora leggermente imbiancate sulla cima. Le acque azzurre, i giardini rigogliosi delle ville lungo la riva e il cielo limpido creano un quadro di serenità e bellezza incontaminata. Scendendo a fare colazione, Lucia trova la sala da pranzo dell'Hotel Belvedere piena di vita. Tra gli ospiti c'è una coppia anziana, probabilmente marito e moglie, che condividono un giornale e discutono con vivacità di un articolo, sorridendo e scambiandosi occhiate compiaciute. In un altro tavolo, un giovane uomo in elegante abito da viaggio annota qualcosa in un taccuino, assorto nei suoi pensieri, forse uno scrittore o un giornalista alla ricerca di ispirazione. Una famiglia con due bambini piccoli cerca di organizzare la giornata, i bambini eccitati all'idea di esplorare il lago, i genitori pazienti e amorevoli nel gestire l'energia mattutina dei loro figli. Lucia si serve un caffè e si unisce a loro, optando per una colazione leggera: pane fresco, formaggi locali e una fetta di torta di mele. Mentre assapora il suo caffè, Paolo si avvicina con una discrezione impeccabile. Paolo: "Commissario Marini, c'è stata una telefonata per lei dalla guida di Varenna, la signorina Chiara. La sta aspettando nella sala lettura, se desidera parlare." Ringraziando Paolo, Lucia si avvia verso la sala lettura, dove prende il telefono a muro. Marini: "Commissario Marini all'apparecchio, buongiorno Chiara." Chiara: "Buongiorno, commissario. Ho delle notizie riguardo alla sua richiesta di visitare il castello. Inizialmente il sindaco sembrava disposto ad accettare, ma quando ha saputo che era lei, personalmente, interessata alla visita, ha cambiato idea, dicendo che non sarebbe stato possibile." Marini: "Capisco. Ha fornito una motivazione specifica per questo cambiamento di atteggiamento?" Chiara: "Mi dispiace, commissario, ma non ha voluto fornire dettagli. Ha solo detto che al momento non è opportuno permettere accessi al castello. Mi rendo conto che questo possa complicare le sue indagini." Marini: "Grazie per aver provato, Chiara”. Questa situazione solleva ulteriori domande, pensò. “Apprezzo il suo aiuto." Chiara: "Spero che troverà un altro modo per ottenere le informazioni di cui ha bisogno. Se posso essere d'aiuto in futuro, non esiti a contattarmi." Dopo aver ringraziato nuovamente Chiara e aver riattaccato, Lucia resta per un momento pensierosa. Il rifiuto improvviso del sindaco di permetterle l'accesso al castello aggiunge un ulteriore tassello al mistero che avvolge Corenno Plinio. Determinata a non lasciarsi scoraggiare, decide di approfondire le sue indagini in altri modi, consapevole che la verità è a portata di mano, ma richiederà pazienza e astuzia per essere svelata. Con questi pensieri in mente, Lucia lascia la sala lettura, pronta ad affrontare le sfide che la giornata le riserverà. Dopo la colazione, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere con un senso adrenalinico per l'avventura che sta per intraprendere. Prende la corriera per Varenna, un breve viaggio che la porta lungo le sponde pittoresche del Lago di Como, offrendole scorci di paesaggi che sembrano usciti da una cartolina d'epoca. Arrivata al porto, trova l'idrovolante che l'attende, un modello con la sua fusoliera lucida e le grandi ali che promettono un volo stabile e sicuro. L'idrovolante, un Cessna 195, è un simbolo dell'aviazione del lago, apprezzato per la sua robustezza e l'eleganza delle linee. Alessandro, il pilota, la accoglie con un sorriso. "Pronta per il volo, commissario?" le chiede, mentre la aiuta a salire a bordo. Marini: "Più che pronta. Sono curiosa di vedere il lago da questa prospettiva." Alessandro: "Le garantisco che sarà un'esperienza indimenticabile. Sorvoleremo alcuni dei luoghi più belli del lago. Pronti al decollo." L'idrovolante si muove lentamente all'inizio, guadagnando velocità man mano che si allontana dal porto. Poi, con una morbida spinta, si solleva dall'acqua, regalando a Lucia una vista mozzafiato del lago sottostante. Alessandro: "A sinistra, può ammirare Bellagio, situato alla confluenza dei tre rami del lago. È conosciuto come la perla del Lago di Como per la sua posizione unica." Lucia osserva affascinata la geometria perfetta di Bellagio, con le sue ville eleganti circondate da giardini lussureggianti che scendono fino alle rive del lago. Dopo aver lasciato alle spalle Bellagio, con le sue ville eleganti e i giardini rigogliosi che sfiorano le acque del lago, l'idrovolante pilotato da Alessandro continua il suo volo verso Menaggio. Questo paese, caratterizzato da un vivace lungolago e da architetture storiche, si stende accogliente sulla riva, invitando con il suo fascino discreto. Lucia, affascinata, osserva le piccole barche a vela che danzano sull'acqua e le famiglie che si godono una passeggiata al sole. Proseguendo il volo, l'idrovolante sorvola la famosa Villa Carlotta, situata a Tremezzo. Alessandro spiega che la villa, conosciuta per i suoi spettacolari giardini botanici e le opere d'arte, è un regalo nuziale del XVIII secolo, immersa in una natura che esplode in mille colori, grazie alle azalee e alle camelie in fiore. Lucia: "La vista da qui è incredibile, Alessandro. Ogni angolo del lago racconta una storia diversa." Alessandro: "È vero, commissario. Ogni paese, ogni villa ha il suo racconto. Prenda Villa Carlotta, ad esempio," dice indicando verso la maestosa residenza che appare sotto di loro. "È famosa non solo per la sua architettura, ma anche per i giardini. Dicono che in primavera sia uno spettacolo di colori senza eguali." Virando a nord, l'idrovolante si dirige verso l'Abbazia di Piona, che sembra un gioiello nascosto sulla punta di una piccola penisola. "L'Abbazia di Piona, risalente al XII secolo, è un luogo di pace e spiritualità," racconta Alessandro. "I monaci che vi risiedono ancora oggi coltivano erbe e producono miele, marmellate e liquori seguendo antiche ricette. La sua posizione isolata e la semplicità dell'architettura romanica ne fanno un luogo fuori dal tempo." Sorvolando Colico, l'attenzione di Lucia viene catturata dalla fortezza di Montecchio Nord, una testimonianza delle linee difensive lungo il lago. La loro avventura aerea li porta poi verso Dongo, dove Alessandro accenna all'arresto di Mussolini da parte dei partigiani nel 1945, un evento storico che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia e che ha lasciato un'impronta indelebile nella memoria collettiva del paese. Il viaggio continua verso la città di Como, con il suo vivace centro storico e la maestosa cattedrale, e poi verso Lecco, noto per le sue associazioni letterarie con "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Lucia rimane incantata dal contrasto tra il blu profondo del lago e il verde scuro dei monti che circondano Lecco, un paesaggio che ispira tranquillità e riflessione. Infine, l'idrovolante inizia il suo rientro, sorvolando Corenno Plinio. Da questa prospettiva aerea, Lucia può ammirare la maestosità del castello e l'armonia del paese con il suo ambiente naturale. "Corenno Plinio è un esempio perfetto di come la storia e la natura si intreccino sulle rive di questo lago," commenta Alessandro, mentre l'idrovolante inizia la sua discesa per ammarare. Lucia: "Alessandro, potrebbe fare un altro passaggio sul castello di Corenno Plinio? Vorrei osservare meglio la struttura." Alessandro: "Certamente, commissario. Il castello ha una storia affascinante, come tutto il paese. Immagino che la sua indagine si stia rivelando piuttosto complessa." Lucia: "Più di quanto avessi previsto. Ma è proprio in questi dettagli che spero di trovare le risposte che cerco." Mentre l'idrovolante effettua un ultimo sorvolo radente sul castello, Lucia annota mentalmente ogni particolare, consapevole di quanto queste osservazioni potrebbero essere preziose per sbrogliare la matassa delle sue indagini. Questo sorvolo del Lago di Como non è stato solo un viaggio attraverso la bellezza mozzafiato del paesaggio, ma anche un percorso nella storia e nella cultura di un territorio ricco e complesso. Per Lucia, oltre a essere un momento di incredibile bellezza, rappresenta un'opportunità per riflettere su come ogni luogo sorvolato possa nascondere indizi preziosi per le sue indagini, tessendo insieme il passato e il presente in un mosaico di storie che attendono solo di essere scoperte. Alessandro: "Spero che il volo le abbia offerto una nuova prospettiva, commissario. Il Lago di Como ha molto da raccontare a chi sa ascoltare." Lucia: "Grazie, Alessandro. Questa esperienza mi ha dato molto su cui riflettere. E non solo riguardo l'indagine." Dopo l'emozionante volo sopra il Lago di Como, il commissario Lucia Marini si sente rinvigorita e piena di nuove energie. Lasciato l'idrovolante al porto, si avvia lungo la passeggiata che costeggia il lago, un sentiero lastricato che si snoda tra antiche case in pietra e piccoli giardini fioriti, offrendo viste mozzafiato sulle acque tranquille e sulle montagne circostanti. La passeggiata è animata da turisti e residenti che approfittano della bella giornata di maggio. Coppie mano nella mano, famiglie con bambini eccitati che corrono avanti e indietro, e gruppi di amici che condividono risate e storie, tutti catturano l'attenzione di Lucia, che osserva con interesse la varietà di vite che si intrecciano lungo il lago. Decide di fermarsi in uno dei caffè che si affacciano direttamente sul lago. Sceglie un tavolo all'aperto, in una posizione privilegiata da cui può continuare a osservare la scena. Un cameriere le si avvicina con un sorriso cordiale, e lei ordina una fetta di torta di mele, famosa in zona per la sua fragranza e leggerezza, accompagnata da un caffè espresso, forte e aromatico. Mentre aspetta, il suo sguardo si posa sui dettagli: il modo in cui la luce del sole riflette sull'acqua creando scintillii d'argento, i piccoli battelli che solcano il lago con turisti a bordo, i pescatori che ritornano con le loro barche cariche, segno di una mattinata di lavoro fruttuoso. La torta e il caffè arrivano, e Lucia ne assapora ogni boccone, lasciandosi cullare dalla dolcezza del dolce e dall'amaro del caffè, una combinazione perfetta che rispecchia la dualità delle sue giornate: intense e dolci allo stesso tempo. Mentre si concede questo momento di pausa, i suoi occhi continuano a vagare tra la gente che passeggia. Nota una famiglia con bambini che cercano di catturare con le loro piccole mani i petali caduti dai fiori, una coppia di anziani che si siede su una panchina vicina, condividendo un gelato e sorrisi complici che parlano di una vita insieme, e un gruppo di giovani turisti con le mappe in mano, probabilmente alla ricerca del prossimo tesoro nascosto da scoprire sul lago. Ogni persona, ogni gesto, sembra raccontare una storia, e Lucia si ritrova a immaginare le vite dietro questi volti sconosciuti, chiedendosi quali segreti, quali gioie e quali dolori si nascondano dietro le apparenze. Eppure, in quel momento, su quella terrazza affacciata sul Lago di Como, tutto sembra possibile, e i problemi del mondo sembrano lontani, almeno per un po'. Finendo il suo caffè, Lucia si rende conto di quanto la bellezza e la tranquillità del lago siano un balsamo per l'anima. Anche se sa che deve tornare presto alle sue indagini, per ora si concede il lusso di semplicemente essere, di vivere il momento, prima di riprendere il suo cammino. Dopo aver terminato la sua fetta di torta e il caffè, Lucia Marini attira l'attenzione del cameriere per chiedere informazioni sul Sentiero del Viandante. Lucia: "Scusi, potrebbe dirmi dove inizia il Sentiero del Viandante che porta verso Corenno Plinio?" Cameriere: "Certamente, il sentiero inizia poco fuori dal centro di Varenna, vicino alla chiesa di San Giorgio. Per arrivare a Corenno Plinio, ci si impiega circa un'ora e mezza a piedi, forse due, dipende dal passo. È un percorso abbastanza semplice e molto panoramico." Lucia: "Grazie mille. E il sentiero è ben segnalato?" Cameriere: "Sì, troverà dei cartelli indicatori lungo il percorso. È un cammino molto frequentato sia dai turisti che dai residenti locali. Le consiglio di portare con sé dell'acqua, il sole può essere piuttosto intenso durante la camminata." Dopo aver ringraziato il cameriere e saldato la consumazione, Lucia decide di intraprendere il Sentiero del Viandante per tornare a Corenno Plinio. Il cammino la conduce fuori dal vivace centro di Varenna, verso una natura più selvaggia e tranquilla. Il sentiero si snoda tra uliveti e piccoli vigneti, salendo dolcemente lungo il versante montuoso che guarda il lago. Ogni tanto, il cammino offre aperture tra la vegetazione, regalando a Lucia vedute spettacolari sul Lago di Como, con le sue acque che brillano sotto il sole pomeridiano. Le montagne circostanti, con i loro picchi che si stagliano contro il cielo azzurro, fanno da sfondo a questo paesaggio mozzafiato. Durante la camminata, Lucia attraversa piccoli borghi che sembrano appesi alla montagna, ognuno con la propria chiesetta e piazzetta, dove gli abitanti locali si fermano per scambiare due chiacchiere. In uno di questi villaggi, si ferma a riempire la sua borraccia a una fontana d'acqua fresca, accolta dai sorrisi curiosi di alcuni anziani che osservano il passaggio dei camminatori. Man mano che prosegue, il sentiero diventa più selvaggio, con tratti che si inoltrano in boschi di castagni e querce, dove il fresco offre un piacevole sollievo dal calore estivo. Qui, il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza. Superati i boschi, Lucia raggiunge una parte del sentiero che costeggia antiche mura di pietra, testimonianza di secoli di storia. Questi tratti la portano a riflettere sulle molteplici generazioni che hanno percorso questi stessi cammini, ciascuna lasciando il proprio segno sul paesaggio. Quando finalmente il sentiero inizia a scendere verso Corenno Plinio, Lucia si sente avvolta da un senso di pace e appagamento. Il paese appare all'improvviso, con il suo imponente castello che sembra dare il benvenuto ai viandanti. L'arrivo a Corenno, con la luce del tardo pomeriggio che ammorbidisce i contorni del paesaggio, regala un momento di pura bellezza, un'immagine che Lucia custodirà come ricordo di questa giornata speciale. Rientrata in paese, sente di aver connesso ancora di più con il territorio che sta esplorando, non solo attraverso la sua indagine, ma anche vivendo personalmente la bellezza e la storia che il Lago di Como ha da offrire. Arrivata all'Hotel Belvedere, Lucia Marini si sente ancora avvolta dall'energia del suo cammino lungo il Sentiero del Viandante. L'esperienza l'ha arricchita, donandole momenti di riflessione e connessione profonda con il paesaggio che la circonda. Tuttavia, il ritorno alla civiltà porta con sé nuovi sviluppi nelle sue indagini. Appena varcata la soglia dell'hotel, Paolo, il proprietario, si avvicina con un'espressione seria. "Commissario Marini, il dottor Branchini l'ha cercata. Diceva che era urgente." Lucia: "Grazie, Paolo. Potrebbe cortesemente provare a chiamarlo? Vorrei parlare con lui al più presto." Paolo annuisce e si dirige prontamente verso la reception per comporre il numero del dottore. Dopo qualche istante, fa un cenno a Lucia per indicarle che il dottor Branchini è al telefono. Dopo aver ricevuto l'avviso da Paolo, Lucia si avvicina al telefono con una miscela di curiosità e apprensione. Quando la linea si apre, la voce del dottor Branchini risuona chiara e urgente. Lucia: "Dottor Branchini, sono il commissario Marini. Paolo mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi. C'è qualcosa che posso fare per lei?" Dottor Branchini: "Commissario, grazie per aver risposto così prontamente. Mi dispiace disturbarla, ma nella notte si è verificato un episodio che mi ha profondamente turbato e che, credo, potrebbe interessare la sua indagine." Lucia: "Sono tutta orecchie, dottore. Di che cosa si tratta?" Dottor Branchini: "Non vorrei discutere di questo al telefono. Alcuni dettagli sono delicati e preferirei parlarne di persona. Tuttavia, posso anticiparle che riguarda alcuni personaggi che ho, mio malgrado, dovuto incontrare." La curiosità di Lucia cresce, così come la sua preoccupazione. "Comprendo la necessità di cautela, dottor Branchini. Sono d'accordo che sia meglio discutere di questi dettagli di persona. Quando pensa che potremmo vederci?" Dottor Branchini: "Potrebbe andare bene domani mattina? Penso che l'Hotel Belvedere sia un luogo discreto dove poter parlare senza essere disturbati. Che ne dice di fare colazione insieme? Così potremmo discutere con la dovuta calma." Lucia: "Mi sembra un'ottima idea, dottore. La colazione insieme ci darà il tempo e lo spazio per approfondire questi sviluppi. Sarò all'hotel per le 8:00. Va bene per lei?" Dottor Branchini: "Perfetto, commissario. La ringrazio per la sua disponibilità." Lucia: "Grazie a lei, dottor Branchini, per avermi contattata. È fondamentale che restiamo in allerta e che collaboriamo per capire cosa stia realmente accadendo. La aspetto domani, allora." Dottor Branchini: "A domani, commissario. E grazie ancora." Lucia riattacca, i pensieri già proiettati verso l'incontro del mattino successivo. La notizia di incontri sospetti fatti dal dottor Branchini aggiungono nuove domande all'indagine che si sta rivelando sempre più intricata. Mentre la notte avvolge Corenno Plinio, Lucia sa che ogni informazione potrebbe essere la chiave per svelare i misteri che si celano dietro la tranquilla facciata del paese. La mattina dopo, Lucia Marini scende nella sala colazioni dell'Hotel Belvedere, l'animo carico di aspettativa per l'incontro con il dottor Branchini. Siede a un tavolo vicino alla finestra, da dove può osservare l'ingresso, e ordina un caffè per ingannare l'attesa. Pochi minuti prima delle 8:00, il dottor Branchini fa il suo ingresso nella sala. Indossa un abito grigio chiaro, impeccabilmente stirato, che contrasta con lo sguardo preoccupato e le occhiaie pronunciate sotto gli occhi, segno probabile di una notte insonne. La sua figura, solitamente composta e autorevole, oggi trasmette un senso di tensione. Lucia: "Buongiorno, dottor Branchini. Grazie per essere venuto." Dottor Branchini: "Buongiorno, commissario. Grazie a lei per avermi ascoltato. Ho avuto una notte... particolare, e sapevo che dovevo parlarne con lei." Si siede e, senza indugi, inizia a raccontare l'accaduto della notte precedente. "Ieri notte, verso le 23:30, tre uomini hanno bussato alla mia porta con insistenza. Quando ho aperto, ho visto una scena piuttosto allarmante: uno di loro era ferito, sorretto dagli altri due. Non erano certo il tipo di persone che si aspetterebbe di trovare a Corenno Plinio a quell'ora. Brutti ceffi, per dirla tutta." Lucia: "Cosa hanno detto? Perché sono venuti proprio da lei?" Dottor Branchini: "Hanno inventato una storia di un incidente stradale. Ma, come medico, posso assicurarle che le ferite che ho curato non erano riconducibili a un incidente ma a una ferita da arma da taglio. Gli ho chiesto perché non si fossero rivolti all'ospedale, ma hanno insistito affinché li curassi senza fare domande." Il dottore fa una pausa, sorseggiando un po' d'acqua, prima di continuare. "Durante la concitazione dell’intervento, ho notato il calcio di una pistola sporgere dalla giacca di uno di loro. Era chiaro che si trattava di qualcosa di ben più grave di un semplice incidente." Lucia: "E dopo che li ha curati, cosa è successo?" Dottor Branchini: "Appena ho finito, si sono allontanati rapidamente, lasciando sul tavolo della cucina un rotolo di banconote svizzere. Uno di loro, prima di uscire, ha fatto il segno del silenzio, indicandomi di non parlare con nessuno di quanto accaduto." Lucia: "Hanno lasciato altre tracce? Qualcosa che possa aiutarci a identificarli?" Dottor Branchini: "Purtroppo no, commissario. Tutto è avvenuto così in fretta, e la loro priorità sembrava quella di non lasciare segni del loro passaggio. Ma ho avuto l'impressione che fossero estranei della zona. Non c'era qualcosa di familiare nel loro comportamento, ma come se sapessero esattamente a chi rivolgersi." Lucia prende diligentemente nota di ogni dettaglio fornito dal dottore. "Grazie, dottor Branchini. La sua testimonianza potrebbe essere molto importante. Controlleremo le banconote svizzere e vedremo se possiamo risalire a qualcosa. Nel frattempo, le consiglierei di restare vigile e di segnalare qualsiasi altro comportamento sospetto." Concludendo la colazione, Lucia si rende conto di quanto il puzzle delle sue indagini stia diventando sempre più complesso, con nuove domande che emergono ad ogni svolta. Tuttavia, è anche più determinata a fare luce sulla rete di misteri che sembra avvolgere Corenno Plinio. Determinata a fare luce sui misteri che avvolgono Corenno Plinio, Lucia Marini si dirige nuovamente verso il municipio per un confronto decisivo con il sindaco Giorgio Albertini. La sua decisione di entrare nel castello è ormai irremovibile. Arrivata in municipio, viene accolta con una cortesia formale, ma il suo sguardo determinato non lascia spazio a equivoci. Lucia: "Buongiorno, signor sindaco. Siamo arrivati a un punto cruciale delle indagini. Ho bisogno di accedere al castello, e credo che lei possa aiutarmi in questo." Sindaco Albertini: "Commissario Marini, capisco la sua determinazione, ma le assicuro che il castello non ha nulla a che fare con le sue indagini. Inoltre, è un patrimonio storico e culturale che dobbiamo preservare. Non posso permettere che venga visitato senza valide ragioni." Lucia: "Signor sindaco, le prove che ho raccolto finora suggeriscono il contrario. Se non otterrò la sua collaborazione volontaria, sarò costretta a tornare con un mandato di perquisizione. Non sottovaluti l'importanza delle mie indagini." La tensione nell'aria è palpabile. Il sindaco, visibilmente turbato dalla minaccia di un'azione legale, cerca di mantenere la calma. Sindaco Albertini: "Commissario, attenderemo fiduciosi lo sviluppo delle indagini, ma fino a quando non mi porterà un mandato di perquisizione il castello rimarrà chiuso". Dopo il confronto con il sindaco Giorgio Albertini, Lucia Marini comprende che l'unico modo per procedere è ottenere un mandato di perquisizione che le consenta l'accesso al castello. Determinata a far luce sui misteri di Corenno Plinio, decide di agire direttamente. Tornata in hotel, Lucia si ritira in un angolo tranquillo della hall e prende in mano il telefono, componendo il numero della questura di Milano. La sua richiesta è chiara: necessita del supporto per contattare il giudice competente e ottenere il mandato di perquisizione. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Ho bisogno di un mandato per una questione urgente riguardante le mie indagini a Corenno Plinio. Potete contattare il giudice competente per richiedere un mandato di perquisizione per il castello del paese?" Ufficio della Questura: "Commissario Marini, procederemo immediatamente a contattare il giudice per esporre le motivazioni alla base della sua richiesta di mandato. La terrò informata su ogni sviluppo." Lucia aspetta con pazienza ma anche con un crescente senso di urgenza. Dopo alcune ore, riceve una chiamata di ritorno dalla questura di Milano. Ufficio della Questura: "Commissario Marini, abbiamo contattato il giudice competente e presentato la documentazione che supporta la richiesta di un mandato di perquisizione per il castello di Corenno Plinio. Purtroppo, il giudice ha espresso riserve sulla concessione del mandato, citando la mancanza di indizi diretti che collegano il castello alle sue indagini. Senza prove concrete che giustifichino un'azione così invasiva, il mandato non può essere concesso." Lucia: "Capisco la posizione del giudice, ma rimango convinta dell'importanza di accedere al castello per le mie indagini. Vi ringrazio per il vostro aiuto e per aver tentato. Continuerò a cercare altre vie per procedere." La chiamata si conclude con Lucia più determinata che mai a trovare un modo per proseguire le sue indagini, nonostante l'ostacolo rappresentato dalla mancata concessione del mandato. Ora è chiaro che dovrà affidarsi alla sua astuzia e alle sue capacità investigative per superare questa sfida e svelare i segreti nascosti dietro le mura del castello di Corenno Plinio. Riflettendo sulla situazione, Lucia Marini si rende conto che la strada ufficiale è temporaneamente bloccata. Senza un mandato di perquisizione, non solo non può coinvolgere il maresciallo e le forze dell'ordine per una perquisizione ufficiale, ma non può neanche agire da sola senza violare la legge. Tuttavia, sa che deve pensare a una strategia alternativa. Mentre sorseggia un caffè nella hall dell'hotel, i suoi pensieri si concentrano su come procedere. Le sue riflessioni la portano a considerare l'importanza delle relazioni personali e della conoscenza del territorio in un piccolo paese come Corenno Plinio. Forse, invece di forzare l'ingresso, potrebbe trovare un alleato all'interno, qualcuno che conosca i segreti del castello e sia disposto a collaborare. La sua mente corre al dottor Branchini, che già si è dimostrato un prezioso informatore e alleato. Potrebbe conoscere qualcuno legato al castello o avere conoscenza di ingressi secondari o meno noti. Anche la guida turistica, Chiara, con la sua vasta conoscenza del patrimonio storico e culturale di Varenna e dei dintorni, potrebbe offrire spunti interessanti. Infine, decide che forse, la strategia più promettente sarebbe stata quella di coinvolgere il maresciallo dei Carabinieri per organizzare un appostamento ed un eventuale controllo su soggetti sospetti vicino al castello. In parallelo, decide di approfondire la sua conoscenza del territorio circostante il castello, studiando mappe storiche e attuali, alla ricerca di cunicoli, passaggi segreti o semplicemente parti della struttura meno sorvegliate e quindi più accessibili. Lucia sa che la sfida è complessa, ma la sua esperienza le ha insegnato che, talvolta, le soluzioni più efficaci sono quelle che richiedono pazienza, astuzia e la capacità di guardare le situazioni da prospettive inusuali. Con questo spirito, si appresta a intraprendere la prossima fase delle sue indagini, consapevole che ogni passo avanti la porta più vicino alla verità. Risoluta, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere e si dirige verso la stazione dei carabinieri di Dervio. Il suo piano è chiaro: organizzare un appostamento nei pressi del castello nella speranza di intercettare qualcuno che vi entri furtivamente. Questo potrebbe fornire un pretesto legittimo per accedere all'interno durante l'operazione di polizia, senza necessità di un mandato. Arrivata in stazione, chiede di parlare con il maresciallo. Lucia: "Buongiorno, maresciallo. Ho un'idea che potrebbe aiutarci a progredire nelle indagini riguardanti il castello di Corenno Plinio e volevo discuterne con lei." Maresciallo: "Commissario Marini, buongiorno. Sono tutto orecchi. Di che si tratta?" Lucia: "Stavo pensando a un appostamento notturno nelle vicinanze del castello. Abbiamo ragione di credere che possa esserci un'attività sospetta in corso, forse legata al mio caso. Se riuscissimo a fermare qualcuno mentre cerca di entrare furtivamente, potremmo non solo avanzare nelle indagini, ma anche avere un motivo legittimo per accedere all'interno senza un mandato specifico." Maresciallo: "È un'idea interessante, commissario. Tuttavia, dobbiamo assicurarci che tutto sia fatto nel rispetto della legge. Un appostamento richiede una pianificazione accurata e, possibilmente, qualche indizio concreto che giustifichi la nostra presenza lì." Lucia: "Capisco perfettamente, maresciallo. E se potessi fornirle ulteriori informazioni sugli spostamenti sospetti e su alcuni eventi recenti che potrebbero essere collegati? Credo che, messi insieme, questi elementi possano costituire una base sufficiente per un'azione di questo tipo." Maresciallo: "In tal caso, potrei considerare l'idea più seriamente. Dovremmo documentare tutto accuratamente, per essere pronti a giustificare l'operazione se necessario. Potrebbe anche essere un'opportunità per raccogliere prove utili senza allarmare troppo i nostri sospettati." Lucia: "Esattamente. E, se durante l'operazione dovessimo trovare prove di attività illegali, avremmo una giustificazione ancora più forte per procedere. Inoltre, garantiremmo la sicurezza del patrimonio storico di Corenno Plinio." Maresciallo: "Va bene, commissario Marini. Organizziamo un incontro per discutere i dettagli e preparare un piano d'azione. Se riusciremo a trovare un equilibrio tra discrezione e efficienza, credo che possiamo procedere con l'appostamento." Non pienamente soddisfatta dell'esito della conversazione, Lucia si impegna a fornire al maresciallo tutte le informazioni e le prove raccolte fino a quel momento. Sa che l'operazione sarà delicata e richiederà una preparazione meticolosa, ma è anche consapevole che potrebbe essere la chiave per sbloccare l'accesso al castello e scoprire i segreti che si celano dietro i suoi antichi muri. Con una nuova direzione da esplorare, Lucia si sente un passo più vicina a svelare i misteri di Corenno Plinio.
SCOPRI DI PIU'Slow Life: La Civiltà e l'Affanno della MoltiplicazioneLa civiltà, nel senso reale del termine, non consiste nella moltiplicazione,ma nella volontaria e deliberata restrizione di bisogni.Questa soltanto porta la felicità e il vero appagamento e accresce la facoltà di servire.Un certo grado di armonia e benessere fisico è necessario,ma oltre questo livello diventa un impaccio, anziché un aiuto.Perciò, l'ideale di creare un numero illimitato di bisogni e di soddisfarli,mi sembra un'illusione e un'insidia.A un certo punto, la soddisfazione dei bisogni fisici, e anche intellettuali, del proprio io limitato, deve subire un brusco arrestoprima di degenerare in voluttà fisica ed intellettuale.Bisogna ordinare la propria vita fisica ed intellettuale in modo che non impacci il servizio all'umanità,verso il quale si dovrebbero concentrare tutte le proprie energie.GandhiCategoria: Slow life - vita lenta - felicità
SCOPRI DI PIU'L’energia prodotta da fonti rinnovabili richiede strutture e apparecchiature per produrla, immagazzinarla, ma anche trasportala, in modo che gli utenti la possano utilizzare in alternativa all’energia di provenienza fossile.Per fare questo il sistema globale ha bisogno di metalli che possono far correre l’energia elettrica, prodotta dal sole o dal vento, verso i punti di rifornimento. La Cina è una nazione che sta puntando fortemente alla sostituzione del petrolio e del carbone, come fonti energetiche, attraverso importanti progetti nel campo eolico e solare. Ma per supportare questa transizione energetica ha bisogno di minerali preziosi, come il rame, l’alluminio, il cobalto e il litio. La società di consulenza Wood Mackenzie stima che la Cina possa produrre solo il 16% del rame di cui avrà bisogno per il proprio mix energetico entro il 2060. In un rapporto di ricerca in sette capitoli, Huang Miaoru, Gavin Thompson e Zhou Yanting della società Wood Mackenzie, con sede nel Regno Unito, descrivono la quantità di rame e alluminio necessaria per aggiornare la produzione di veicoli elettrici in Cina, rafforzare la sua rete di ricarica e rafforzare la produzione dei cavi necessari a questa rivoluzione. Elettrificazione significa energia tramite filo e ciò richiede metalli, in particolare rame e alluminio, il cui approvvigionamento è nelle prime pagine dell’agenda del governo di Pechino. La Cina ha bisogno di espandere le sue reti di trasmissione nazionali ad altissima tensione, ed il rame è il tallone d'Achille del paese, infatti è essenziale per il trasporto dell’elettricità, per i cablaggi e per le turbine eoliche. La produzione di rame Cinese interna e quella estera, sotto il suo controllo, è solo il 16 per cento di ciò di cui il paese ha bisogno. In base alle percentuali descritte e, visto l’urgenza di approvvigionamenti ritenuti strategici, il governo ha deciso di aprire nuovamente le importazioni degli scarti di rame e alluminio da riciclare, questo ha portato all’innalzamento dei prezzi di metalli così preziosi nel mondo. Ma nonostante il decennale impegno del governo di Pechino nel settore minerario internazionale, volto all’acquisizione di miniere di rame in tutto il mondo, sia la quota della propria autosufficienza estrattiva che la percentuale di possesso delle materie prima rispetto alle società minerarie internazionali rimangono basse. Vedi maggiori informazioni
SCOPRI DI PIU'di Marco ArezioCi sono termini molto attuali come slow food, slow trekking, slow life, slow job, brunch, time life, che vogliono far rivivere ad un movimento di persone, una vita più lenta, un atterraggio più morbido alle giornate, un marginalizzare i rapporti con i social per rivivere quelli veri, tra le persone, i famigliari, gli amici, gli amori e chiunque sia disposto ad ascoltarti.Sembra che le persone stiano riscoprendo i contatti reali, a discapito di quelli immateriali attraverso gli smartphone, di confrontarsi, di ridere, di commuoversi, di raccontare le proprie esperienze guardando l’interlocutore negli occhi per cogliere le sue emozioni, darsi nuovi appuntamenti e coltivare nuove amicizie e relazioni. In sostanza si cerca un’empatia perduta, uno scambio di sensi, ammiccamenti, sorrisi, commozione e voglia di costruire una rete di relazioni vera, presente e conosciuta. Ma chi ha qualche anno in più sa che tutto questo c’era già, era il modo di vita comune, dove nessuno si nascondeva dietro un profilo social, non poteva essere molto diverso da quello che era e forse, ci si prendeva un po' meno sul serio. Ricordo che c’era la vacanza estiva che durava dai due ai tre mesi. Aveva un nome obsoleto ed in disuso, "la villeggiatura". Tanti partivano addirittura ad inizio giugno od ai primi di luglio e tornavano a metà settembre. L' autostrada era una fila di Fiat 850, 600, 1100, 127, 500 e 128, Maggiolini e Prinz. Non era guardato affatto chi aveva la Bmw la Mercedes o l'Audi, perché gli status symbol allora non esistevano. Era tutto più semplice e più vero. La vacanza durava talmente tanto che avevi la nostalgia di tornare a scuola e di rivedere gli amici del tuo quartiere, ed al ritorno non ricordavi quasi più dove abitavi. La mattina in spiaggia la 50 lire per sentire le canzoni dell'estate nel juke box o per comprare coca cola e pallone. Il venerdì chiudevano gli uffici e tutti i papà partivano e venivano per stare nel fine settimana con le famiglie. Si mandavano le cartoline che arrivavano ad ottobre ma era un modo per augurare "Buone vacanze da..." ad amici e parenti. Malgrado i 90 giorni ed oltre di ferie, l'Italia era la terza potenza mondiale, le persone erano piene di valori e il mare era pulito. Si era felici, si giocava tutti insieme, eravamo tutti uguali e dove mangiavano in quattro mangiavano anche in cinque, sei o più. Nessuno aveva da studiare per l'estate e l'unico problema di noi ragazzi era non bucare il pallone, non rompere la bicicletta e le ginocchia giocando a pallone altrimenti quando rientravi a casa ti prendevi pure il resto. Il tempo era bello fino al 15 di Agosto, il 16 arrivava il primo temporale e la sera ci voleva il maglioncino perchè era più fresco. Intanto arrivava settembre, tornava la normalità. Si ritornava a scuola, la vita riprendeva, l'Italia cresceva e il primo tema a scuola era sempre. "Parla delle tue vacanze". Oggi è tutto cambiato, diverso. La vacanza dura talmente poco che quando torni non sai manco se sei partito o te lo sei sognato. E se non vai ai Caraibi a Sharm o ad Ibiza sei uno stronzo. O magari hai tante cose da fare che forse è meglio se non parti proprio, ti stressi di meno.Una risposta certa è che allora eravamo tutti più semplici, meno viziati e tutti molto più felici, noi ragazzi e pure gli adulti. La società era migliore, esisteva l’amore, la famiglia, il rispetto e la solidarietà. Fortunati noi che abbiamo vissuto così. La vita era quella vera insomma. Categoria: Slow life - vita lenta - felicità-- Autore sconosciuto
SCOPRI DI PIU'Workaholism: La Dipendenza da Lavoro che Minaccia le Aziendedi Marco ArezioLa sindrome da ubriacatura da lavoro o dipendenza da lavoro è una malattia neuro-psichiatrica scoperta in America agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso. In questo articolo non tratteremo l’aspetto medico, cioè le mutazioni che questa malattia infligge sul soggetto malato, ma illustreremo le ricadute che può avere nell’ambito aziendale. Nel corso degli anni si è spesso confuso, forse per convenienza, la differenza tra uno stacanovista e un lavoratore affetto da dipendenza cronica da lavoro. Quale è la differenza vista dal punto delle attività aziendali? Lo stacanovista, che ha ruoli dirigenziali, lo possiamo vedere come un soggetto responsabile, affidabile, ambizioso e fidato che trascina il proprio team a raggiungere gli obbiettivi aziendali o i budget affidati, attraverso la costruzione di un clima competitivo e appagante i cui ogni partecipante al progetto si sente inserito in una catena motrice, con lo scopo comune di far girare il motore al giusto livello per raggiungere il traguardo comune. Collegialità degli obbiettivi, degli sforzi e delle gratificazioni sono la chiave per ottenere i migliori risultati lasciando, nel leader, ma anche i tutti i soggetti della squadra, la piacevolezza dell’impegno e la riconoscenza delle qualità dei singoli, ognuno nella giusta misura. La valorizzazione degli sforzi dei singoli e del team, a tutti i livelli, dona una sorta di protezione del branco e una carica autorigenerante per le sfide di tutti i giorni. Il leader che guida il gruppo, per stimolare le energie di tutti, deve essere inclusivo, rassicurante, sincero nell’illustrare rischi e obbiettivi, ma soprattutto deve sporcarsi le mani in prima linea, nella stessa trincea e condividere sul campo le strategie. In caso di raggiungimento degli obbiettivi il gruppo sarà compatto e più forte, soddisfatto, gratificato, sicuro del fatto che l’unione fa la forza e che, egoismi o prevaricazioni interne, siano deleteri per ognuno dei partecipanti. Se guardiamo invece il leder di un gruppo affetto da dipendenza da lavoro, ci troviamo di fronte ad un soggetto che vive per raccogliere adrenalina con la quale alimentare la propria giornata. Gli obbiettivi aziendali sono una scusa per applicare questa dipendenza alla propria vita, trascinando tutta la squadra in un ciclone di stress costante. Chi vive questa dipendenza mobilita una competizione sterile, volta ad accrescere il volume di lavoro in modo negativo, mettendo sotto pressione i collaboratori senza capire i limiti e le esigenze delle persone. Non è capace di fare squadra perché vive in modo egocentrico l’attività, quindi si rapporta con i colleghi come se fossero un tassello al proprio progetto finalizzato al risultato. Gli obbiettivi aziendali sono un propellente che alimenta la spirale di impegno, la benzina che accende un motore che deve girare al massimo e la componente umana non è considerata come parte della partita. Chi soffre di dipendenza da lavoro non riesce a staccare, perde il contatto con la vita reale e pretende che i collaboratori lavorino secondo il suo schema e i suoi interessi. Facilmente mette in cattiva luce chi non lo segue, crea zizania per incrementare la competitività reciproca, e non dialoga con la squadra. Non concepisce chi dissente o chi ha un atteggiamento verso il lavoro più equilibrato, dove ogni componente della propria vita deve avere un peso ponderato. Farsi dirigere da un soggetto che soffre di dipendenza da lavoro ha l’effetto negativo di lavorare in un ambiente in costante tensione, dove la paura di sbagliare riduce i risultati, dove il rischio di sfuriate dal leader del team sono all’ordine del giorno, con possibili conseguenze sulla posizione lavorativa. La paura di sbagliare o di essere traditi dai compagni di lavoro crea correnti interne, fazioni più o meno vicine al leader, il cui scopo non è più il raggiungimento del traguardo aziendale ma quello della sopravvivenza del rapporto di lavoro. I componenti del team tendono a ritirarsi in gusci protettivi, fanno quello che gli viene detto di fare, anche se lo reputano improduttivo od addirittura sbagliato. Non si espongono con idee o proposte per non esporsi a reazioni non calcolabili, sapendo quanto un soggetto affetto da questa malattia possa essere irascibile, scostante nell’umore e rischiando di mettersi in cattiva luce. Un ambiente come quello descritto focalizzato su un soggetto che crede di correre una gara da solo, umilia il lavoro di tutti, a volte anche le persone, trasformando la spinta propositiva di un team in passività lavorativa, lasciando al leader ogni decisione e ogni conseguenza. La spirale porta la figura apicale a doversi occupare di tutto, non avendo più una squadra su cui contare, con l’avvitamento del carico di lavoro e la riduzione della lucidità nelle decisioni e la trascuratezza della qualità generale dei risultati. Si crea uno scollamento che alimenta risentimento tra il leader e la squadra, un generale disinteresse all’azienda e al suo futuro, creando la costruzione di prove che possano difendere le singole posizioni in attesa della catastrofe imminente. Infatti, le giornate lavorative passano non finalizzate al miglioramento delle perfomances societarie, ma nell’attesa del giorno del fallimento della loro team, con la speranza che il loro comportamento minimale ed ossequioso possa salvargli il posto di lavoro. Se partiamo da un paradigma molte volte usato, ma reale, che dice che i successi delle aziende sono fatti di persone guidate da leader capaci, dobbiamo quindi monitorare comportamenti eccessivi sia di lassismo che di iper lavoro.
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