La strategia di mettere in competizione tra loro le risorse umane può avere dei limiti e dei pericolidi Marco ArezioNel mondo del lavoro la competizione è una cosa naturale e sana, dove i colleghi cercano di competere per migliorare la loro posizione lavorativa, economica e di prestigio. Ci sono persone più ambiziose che vedono precisamente i loro obbiettivi e cercano a tutti i costi di raggiungerli, mentre altre cercano di avere rapporti stabili, rutinari evitando scontri e dispute. La capacità del manager di valutare queste differenze caratteriali all’interno del team di lavoro, è importante per finalizzare i propri obbiettivi e per mantenere una stabilità e una continuità nel gruppo. La prima analisi da fare riguarda il numero degli elementi definiti “ambiziosi” rispetto agli altri e la qualità della loro determinazione, in modo da valutare le eventuali ripercussioni nel team. In ogni gruppo di lavoro si forma naturalmente una piramide gerarchica, anche non dichiarata, dove uno o più elementi trascinano la squadra verso gli obbiettivi aziendali. Il manager dovrebbe valutare le conseguenze di questa o queste leaderships, inclusi i risvolti produttivi e relazionali che tali elementi potrebbero creare. Per fare questo è bene conoscere gli aspetti caratteriali dei componenti della squadra, in quanto la convivenza tra gli elementi del team è un fattore da tenere in considerazione per i risultati finali. I collaboratori possono accettare di buon grado imposizioni fatte dal manager da cui dipendono gerarchicamente, inserito ufficialmente nell’organigramma aziendale, ma possono non gradire gli ordini comunicati da un collega considerato al loro stesso livello. In situazioni simili si vedono spesso managers che seguono strategie di gestione dei collaboratori differenti. Una strategia può seguire il motto antico divide et Impera, che tende a lasciare nel gruppo più di un leader, con la conseguenza di vedere crescere la competitività tra i colleghi, le lotte dichiarate o sotterranee, la creazione di fazioni più facili da controllare e che non intaccano il suo potere. Il manager in questo caso interviene, normalmente, solo quando il tenore delle dispute superano un certo limite o la situazione, legata ai risultati aziendali, impone un intervento per spronare gli elementi. E’ scelta solitamente da managers, le cui ambizioni verso i risultati aziendali e il prestigio personale superano qualsiasi necessità di rapporti umani, tendendo a distribuire in modo parsimonioso riconoscenze mirate al mantenimento di un gruppo efficiente ma conflittuale. La seconda strategia tende invece ad eleggere un leader nel gruppo, che sia ambizioso ma non narciso, che si preoccupi di coinvolgere i colleghi nei successi e nel prestigio dei risultati, imparando a fare il manager. In questo modo si avrà un gruppo più coeso, forse un po' meno competitivo, ma più efficiente nel lungo periodo, con un turnover delle risorse umane più basso e meno dispersione di conoscenze. Il manager che segue questa strada è coinvolto umanamente con le persone del proprio team, le frequenta, è empatico e collaborativo, corretto e affidabile. Si crea un clima di fiducia reciproca, di chiarezza e distensione che spronano i lavoratori ad impegnarsi per mantenere uno status quo lavorativo, apprezzabile e di valore. Consigliare quale sia la strategia migliore, tra quelle che abbiamo visto, per la gestione della forza lavoro è del tutto personale, in quanto il carattere del manager influenzerà la scelta. Non si può dire, come si crede, che quella del Divide et Impera possa essere sempre la migliore, in quanto bisogna valutare i rischi che l’estrema competizione tra i lavoratori possa portare. I pericoli possono venire da forme di invidia che potrebbero spingere, alcuni lavoratori non considerati o esclusi dalla competizione, a forme di ritorsioni, più o meno blande, con la compromissione dei risultati generali. Un altro pericolo è l’abbandono del posto di lavoro da parte di alcuni elementi che mal sopportano un ambiente teso e conflittuale, con il rischio di un turnover alto e la perdita delle conoscenze acquisite dai lavoratori che lasciano, con le difficoltà dell’azienda a trovare elementi validi.
SCOPRI DI PIU'Jim Robo, CEO di Nextera, racconta con passione i successi della multinazionale attiva nel mercato dell'energia pulitaJim Robo, il CEO di NEXTera, società americana specializzata nelle energie rinnovabili, ha scritto una lettera agli azionisti, ai clienti e al mercato, in cui traspare tutta la carica e la fede verso il lavoro che l'azienda compie ogni giorno nel campo della produzione di energia pulita, uno sprone al mondo industriale, alla politica e al mercato, verso sfide nuove fatte di sostenibilità economica e reddituale per l'impresa ma anche per il mondo in cui viviamo. Guardare avanti senza rimpianti e rispettare il business sostenibile, i clienti, gli azionisti e i dipendenti.Il 2020 è stato un anno di sconvolgimenti senza precedenti. Abbiamo affrontato una pandemia mondiale associata a gravi problemi economici. Abbiamo assistito a ingiustizie e disordini. Abbiamo sperimentato cambiamenti significativi nel modo in cui lavoriamo e nel modo in cui viviamo. Gli eventi del 2020 hanno inoltre rafforzato l'importanza vitale del lavoro che svolgiamo. La nostra azienda e il nostro settore sono la definizione stessa dell’importanza dell’infrastruttura e del valore dei nostri dipendenti. L'elettricità alimenta il nostro sistema sanitario, consente ai primi soccorritori di aiutare chi ne ha bisogno, consente alle aziende di rimanere aperte o riaprire, facilita l'apprendimento online ed è fondamentale mentre le nostre comunità si riprendono da tutte le sfide che il 2020 ha portato. Quindi, nel mezzo di questi tempi straordinari, rimaniamo più impegnati che mai nella nostra strategia a lungo termine. Questa strategia inizia con una visione: vogliamo essere il più grande e redditizio fornitore di energia pulita al mondo con le migliori competenze e capacità in tutto il mondo. Questa visione è ispirata dai nostri valori: ci impegniamo duramente, facciamo la cosa giusta, trattiamo le persone con rispetto. Questa visione e questi valori ci ispirano ogni giorno. La nostra strategia include anche un focus sull'importanza degli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) che fanno parte di tutto ciò che facciamo da oltre 25 anni. Siamo appassionati di generare energia pulita e rinnovabile, proteggendo l'ambiente e restituendo alla comunità. Florida Power & Light Company (FPL) e Gulf Power mirano a essere le società di servizi più affidabili e meglio operative nel paese, mentre crescono rapidamente l'energia pulita. NextEra Energy Resources si concentra sulla creazione di una società diversificata di energia pulita con un'enfasi sulla crescita del portafoglio eolico, solare e di stoccaggio leader a livello mondiale. Con tutta l'azienda, stiamo offrendo un valore eccezionale ai nostri clienti, supportando le nostre comunità e responsabilizzando i nostri team, il tutto generando un valore significativo per gli azionisti e facendo del bene all'ambiente. L'investimento di capitale è fondamentale per l'attuazione della nostra strategia. Negli ultimi dieci anni, abbiamo investito quasi 90 miliardi di dollari in infrastrutture per l'energia pulita, rendendoci il più grande investitore di infrastrutture statunitensi nel settore energetico e uno dei maggiori investitori di capitale in qualsiasi settore negli Stati Uniti in questo periodo. Investendo in infrastrutture intelligenti e soluzioni innovative di energia pulita, lo siamo contribuire a costruire un futuro energetico sostenibile che sia accessibile, affidabile e pulito. I nostri investimenti di capitale ci aiuteranno anche a raggiungere l’ obiettivo di ridurre il nostro tasso di emissioni di anidride carbonica (CO2) del 67% entro il 2025 da una previsione del 2005. Riteniamo che nessuna azienda in nessun settore abbia fatto di più per ridurre le emissioni di carbonio e affrontare i cambiamenti climatici di NextEra Energy. La nostra strategia riflette anche la nostra convinzione che un'azienda energetica possa essere pulita e allo stesso tempo a basso costo. I nostri investimenti in FPL si sono tradotti in un valore per il cliente migliore, con fatture tipiche inferiori di circa il 30% alla media nazionale, affidabilità record e un profilo di emissioni di CO2 che è quasi il 30% migliore rispetto alla media nazionale. Sebbene Gulf Power faccia parte della famiglia NextEra Energy solo da gennaio 2019, i nostri investimenti in diversi settori dell'energia pulita hanno contribuito a migliorare il suo profilo di emissioni e il nostro focus strategico ha portato a un miglioramento record del 20% dell'affidabilità e una riduzione del 20% dei costi di O&M per megawattora (MWh) al dettaglio. NextEra Energy Resources è diventato il più grande generatore al mondo di energia rinnovabile dal vento e dal sole, nonché un leader mondiale nello stoccaggio di energia non solo perché i nostri clienti e gli azionisti vogliono emissioni più pulite, ma anche perché lo vedono le energie rinnovabili e lo stoccaggio possono ridurre i loro costi. Investendo in energia pulita e riducendo i costi per i nostri clienti, la nostra strategia ha anche generato vantaggi significativi per gli azionisti, i clienti e l'ambiente. Negli ultimi 15 anni, NextEra Energy ha avuto una progressione record di utili rettificati per azione in costante crescita, con un tasso di crescita annuale composto in questo periodo di quasi l'8,5%. Questi rendimenti costanti hanno portato NextEra Energy a sovraperformare sia l'S & P 500 che il Indici S&P 500 Utilities in termini di rendimento totale per gli azionisti su base uno, tre, cinque, sette e 10 anni. Negli ultimi 15 anni, abbiamo sovraperformato tutte le altre società nell'Indice S&P Utilities e l'85% delle società nell'S & P 500, mentre abbiamo più che triplicato il rendimento totale per gli azionisti di entrambi gli indici. Di conseguenza, siamo passati da una società di medie dimensioni per mercato/capitalizzazione, 15 anni fa, alla più grande società di servizi pubblici del mondo oggi. La nostra strategia viene eseguita dal miglior team del nostro settore, un team che sta costruendo una cultura diversificata e inclusiva. Crediamo che team diversificati forniscano risultati aziendali superiori, in parte perché possono apprezzare meglio le esigenze delle comunità che serviamo, ma soprattutto perché sfidano i vecchi modi di fare le cose e generano soluzioni innovative alle nostre sfide energetiche. Insieme, vediamo un'opportunità senza precedenti per plasmare il modo in cui l'energia viene prodotta e fornita in questo continente. Miriamo a essere all'avanguardia mentre avanziamo verso un'era energetica completamente sostenibile. Intendiamo continuare a rivoluzionare e trasformare il nostro settore e mantenere tutti i nostri impegni verso i nostri azionisti. Viviamo e lavoriamo in mezzo a sfide storiche. Molti di noi hanno vissuto queste sfide in modo molto personale. Tuttavia, credo che la nostra azienda guarderà indietro al 2020 come un anno in cui abbiamo affrontato queste sfide e ne siamo usciti più forti che mai. Credo che saremo in una posizione ancora migliore per aiutare tutti a recuperare e ricostruire.Foto: Nextera
SCOPRI DI PIU'Da quando l’elettronica sia civile che militare è diventata irrinunciabile, chi detiene le materie prime detta leggedi Marco ArezioLa nostra vita è dominata dall’elettronica, anche per le operazioni più banali che facciamo attraverso un telefonino, come inviare e ricevere documenti, pagare, mostrare titoli come biglietti o ricevute, prenotare vacanze, beni o servizi. Argomenti trattati nell’articolo: - Come si costruiscono i microchips - Quali sono le principali materie prime utilizzate - Cosa sono il Gallio e il Germanio - Produzione Mondiale di Gallio e Germanio Puoi accendere o spegnere il riscaldamento, l’aria condizionata, l’irrigazione del giardino, rinfrescare o scaldare la macchina, controllare dove l’hai parcheggiata, vedere il tempo ecc.. Ma tutta questa tecnologia, quella che possiamo vedere e quella che non conosciamo nel dettaglio, essendo parte di un prodotto, ha bisogno di materiali per poter vivere e, alcuni di questi, sono decisamente rari, costosi e non disponibili a tutti. Ci siamo accorti ancora di più, dallo scoppio della guerra Russo-Ucraina, che molta, se non tutta, della tecnologia militare fa largo uso dei semiconduttori, sia per la guerra attiva che per quella di controllo ed intercettazione. Missili e droni che colpiscono i bersagli, bombe teleguidate, guerra di disturbo elettronico, sono solo una parte dell’uso che gli eserciti fanno nel campo militare. Come si costruiscono i microchips La costruzione di un microchip, anche chiamato circuito integrato, è un processo complesso che coinvolge diverse fasi di fabbricazione. La prima fase, quella di progettazione, parte dall'ideazione e dalla progettazione del microchip. Gli ingegneri definiscono la funzionalità e la disposizione dei componenti all'interno del chip utilizzando software specializzati. Si passa poi alla fabbricazione dei wafer, realizzati utilizzando il silicio come materiale di base. Un wafer di silicio viene prodotto mediante un processo chiamato "crescita del cristallo". In questo processo, il silicio fuso viene fatto crescere su un seme di silicio fino a formare un grande cilindro di cristallo. Successivamente, il cilindro viene tagliato in sottili fette chiamate wafer. Successivamente i wafer di silicio vengono sottoposti a un processo di pulizia per rimuovere eventuali impurità superficiali e garantire la massima purezza del materiale. A questo punto avviene la creazione del circuito, attraverso l'utilizzo di una serie di maschere fotolitografiche per "stampare" il modello del circuito sul wafer. Le maschere sono realizzate con un materiale fotosensibile e vengono esposte a una luce ultravioletta attraverso il wafer. Questo processo trasferisce il modello del circuito sullo strato fotosensibile del wafer. Dopo la fotolitografia, il wafer viene sottoposto a un processo di incisione chimica o al plasma per rimuovere lo strato fotosensibile e i materiali non desiderati, lasciando solo le regioni desiderate del circuito. Vengono quindi aggiunti strati sottili di materiali, come metalli (solitamente alluminio o rame), ossidi e nitriti, mediante tecniche di deposizione chimica in fase di vapore (CVD) o sputtering. Questi strati servono a formare i contatti e isolare le varie parti del circuito. Un altro processo di fotolitografia viene eseguito per definire e incidere i dettagli delle strutture dei componenti sul chip, come transistor, condensatori e linee di interconnessione. Dopo la seconda fotolitografia, si depositano degli strati di metalli conduttivi e successivamente incisi per creare le linee di interconnessione che collegano i vari componenti sul chip. Dopo la fabbricazione del wafer, i chips vengono testati per assicurarsi che funzionino correttamente. Quindi, i chip funzionanti vengono tagliati dal wafer e vengono confezionati in involucri protettivi, spesso in plastica o ceramica, con piedini di contatto per collegarli ai circuiti esterni. Quali sono le principali materie prime utilizzate per produrre i semiconduttori I microchips contengono diversi materiali, inclusi alcuni che possono essere considerati "materie prime rare". I maggiori componenti utilizzati sono i seguenti: Il silicio è il materiale di base predominante utilizzato per la fabbricazione dei microchip. È abbondante nella crosta terrestre ed è ampiamente disponibile. L'oro viene utilizzato per i contatti e le interconnessioni all'interno dei microchip a causa della sua eccellente conducibilità e resistenza alla corrosione. Il rame viene impiegato nelle interconnessioni e nei circuiti stampati all'interno del microchip per la sua elevata conducibilità elettrica. Il rame è un materiale abbondante e ampiamente utilizzato in molti settori. L'alluminio viene spesso utilizzato per i contatti e gli strati di conduttori all'interno dei microchip. Ha una buona conducibilità elettrica ed è ampiamente disponibile. Il germanio è meno comune rispetto al silicio ma può essere utilizzato in alcune applicazioni specializzate come i transistor ad alta velocità. L'indio viene utilizzato per la produzione di transistor ad alta frequenza e display a cristalli liquidi (LCD). È un materiale relativamente raro e costoso. Il gallio viene utilizzato in alcuni dispositivi a semiconduttore ad alte prestazioni. È un materiale raro e costoso. Cosa sono il Gallio e il Germanio Il gallio è un elemento chimico che ha il simbolo Ga nella tavola periodica. È un metallo tenero, di colore argento chiaro e viene utilizzato in diverse applicazioni tecnologiche, inclusi i semiconduttori. Viene spesso impiegato per la produzione di dispositivi a semiconduttore ad alte prestazioni come transistor ad alta frequenza, LED, laser e celle solari a film sottile. Il gallio è relativamente abbondante nella crosta terrestre, ma di solito viene estratto come sottoprodotto dalla lavorazione del minerale di alluminio. Il germanio è un elemento chimico con il simbolo Ge nella tavola periodica. È un semimetallo grigio-argento ed è ampiamente utilizzato nella produzione di semiconduttori. Il germanio è stato uno dei primi materiali utilizzati per produrre transistor e diodi, ed è ancora utilizzato in dispositivi a semiconduttore ad alte prestazioni. È anche impiegato in fibre ottiche e lenti per la spettroscopia infrarossa. Il germanio si trova principalmente nel minerale di zinco, nella sfalerite e nell'argirodite, ed è estratto principalmente da miniere di zinco, rame e carbone. Produzione Mondiale di Gallio e Germanio Per quanto tutti conosciamo il valore dell’oro e la sua provenienza geografica, è bene ricordare da dove vengono estratti il gallio e il germanio e chi ne detiene il mercato. Vediamo chi sono i maggiori produttori di gallio aggiornati al 2021: La Cina è il principale produttore mondiale di gallio, con una quota significativa della produzione globale. Il Giappone è un altro importante produttore di gallio, con diverse aziende che si occupano della produzione di questo elemento. Gli Stati Uniti hanno anche una produzione significativa di gallio, con diverse società impegnate nella sua estrazione e produzione. La Russia è un produttore notevole di gallio, con diverse miniere e impianti di produzione. La Germania ha una produzione modesta di gallio. Maggiori produttori di Germanio aggiornati al 2021: La Cina è il principale produttore mondiale di germanio, con una quota significativa della produzione globale. La Russia è un importante produttore di germanio, con diverse miniere e impianti di lavorazione. Gli Stati Uniti hanno anche una produzione significativa di germanio, con miniere attive e aziende che si occupano della sua estrazione. Il Canada è un altro paese che contribuisce alla produzione mondiale di germanio. Il Belgio ospita alcune aziende che si occupano della lavorazione e produzione di germanio. Nell’ottica di uno spostamento degli assi politici-militari mondiali e la nascita di nuove coalizioni internazionali, la disponibilità delle materie prime e delle terre rare per le necessità civili ed industriali, diventa un’arma politica, un ricatto economico, un vantaggio strategico. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.
SCOPRI DI PIU'Come inquinare l’ambiente e manipolare i principi dell’economia circolare demolendo le navi in modo illegaledi Marco ArezioAggirare i principi dell’economia circolare e inquinare l’ambiente per soldi. La demolizione delle navi è un’attività di grande interesse dal punto di vista dell’economia circolare in quanto vengono recuperati centinaia di migliaia di tonnellate di materie prime ogni anno, soprattutto acciaio, che rientra nel circuito della produzione salvaguardando l’ambiente e risparmiando risorse naturali ed inquinamento per produrre nuove materie prime.E’ tutto così semplice? Purtroppo no. Le demolizioni delle navi dovrebbero essere eseguite in uno dei 41 impianti autorizzati sparsi nel mondo, dove il materiale da riciclare viene avviato a centri autorizzati e specializzati e le sostanze pericolose ed inquinanti, che sono presenti sulle navi, trovano una corretta collocazione, evitando che vadano disperse nell’ambiente. In realtà, alcuni armatori, per questioni di mero profitto, preferiscono vendere la nave che vogliono rottamare a società che operano fuori dalle regole dell’economia circolare e ambientali, incassando un prezzo molto più interessante rispetto ai centri autorizzati. Il business è più importante di quello che si crede, se consideriamo che, secondo le informazioni dell’ONG Shipbreaking, nel solo 2019 sono state vendute ai cantieri di demolizione 674 navi oceaniche, commerciali, piattaforme galleggianti ed offshore, da carico, petroliere e passeggeri. Questa pratica, definita “Shipwrecking“, viene svolta sulle spiagge principalmente di tre paesi: Banglasedh, India e Packistan, le cui imprese locali, che si occupano della demolizione, arrivano a pagare fino a 400 UDS per tonnellata leggera (ltd) che corrisponde a circa 3-4 volte di più rispetto al ricavo che un armatore può ottenere facendo demolire la propria nave in un cantiere Europeo autorizzato. Dove è il profitto? Chi acquista le navi in questi paesi, ad un prezzo di mercato più alto rispetto ai cantieri autorizzati, fa leva sul basso costo della manodopera, sulla bassa considerazione sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori e sul mancato rispetto dello smaltimento dei rifiuti e delle sostanze pericolose in centri autorizzati e con procedure corrette. Mentre chi rivende le navi, a fronte di un maggiore guadagno, aggira le leggi internazionali, che impongono uno smaltimento controllato, facendo cambiare la bandiera alle navi durante l’ultimo viaggio e togliendosi qualsiasi responsabilità della fine del natante. Per il cambio di bandiera e quindi di proprietà, gli stessi demolitori si occupano di tutta la trafila burocratica semplificando le operazioni. Quale è l’impatto sull’ambiente? Sulle spiagge di Chattogram, Alang e Gadani e altre, vengono smontate le navi trasformando luoghi che fino a poco tempo fa erano incontaminati, in discariche a cielo aperto in cui i materiali nobili, come l’acciaio, vengono rivenduti per la laminazioni ad industrie locali, mentre quelli meno nobili e gli agenti inquinanti o tossici, vengono dispersi nell’ambiente, quali piombo, amianto bifenili policrolurati, mercurio e radio. Il Bangladesh, secondo la ONG Shipbreaking, è la discarica preferita per le imbarcazioni che hanno trasportato sostanze tossiche, causando danni irreparabili all’ambiente proprio in un’area di movimento delle maree. Cosa dicono le normative internazionali? Secondo la convenzione di Hong Kong varata dall’organizzazione marittima internazionale, ci sono regole ben precise e dettagliate sullo smaltimento di una nave a fine vita, inoltre esiste il regolamento Europeo entrato in vigore il primo Gennaio 2019, che impone lo smaltimento dei natanti solo nei centri autorizzati. Inoltre, le norme sulla tutela dei lavoratori, nonostante non sia un aspetto che riguarda le normative marittime in materia di smaltimento delle navi, sono spesso disattese per portare a termine questi tipi di attività. In particolare la manipolazione di sostanze tossiche o pericolose senza le adeguate attrezzature di protezione, la mancanza di strutture mediche e di assistenza e la mancanza prevenzione degli incidenti sul lavoro. Cosa si può fare? Come abbiamo visto, alcuni armatori non consegnano la nave ai centri autorizzati per lo smaltimento, ma la vendono prima della demolizione a società non autorizzate, godendo di una procedura semplice e collaudata che non gli fa correre rischi. Una decisa azione politica internazionale potrebbe cambiare le regole che permettono l’aggiramento della legge in fatto di ultima proprietà e della successiva demolizione della nave, il divieto di smaltimento nei siti non autorizzati che deve interessare, in qualche misura, anche l’armatore per cui la nave ha fatto servizio. Le autorità di polizia internazionale e le autorità della protezione dell’ambiente devono continuare il lavoro di investigazione, per perseguire coloro che creano, per profitto, disastri ambientali, mettono in pericolo anche la salute dei lavoratori. Nel frattempo le istituzioni finanziarie hanno iniziato a disincentivare gli investimenti verso aziende che non seguono una politica di circolarità dell’economia e che non dimostrano di avere un’impronta verde sulla propria attività. Infatti stanno definanziando l’industria petrolifera e hanno iniziato anche un ritiro dalle compagnie di navigazione, come è successo nel 2018 quando i fondi pensionistici KLP e GPFG, hanno alleggerito il loro portafoglio sulle compagnie navali.
SCOPRI DI PIU'Movimenti societari importanti si vedono nel campo della produzione di energia pulita proveniente da fonti alternative, come gli scarti delle lavorazioni agricole e i rifiuti umidi urbani, detti FORSU. Come riportato da porto ravenna, la società Rosetti Marino Spa ha acquisito il 60% di Green Methane.Rosetti Marino S.p.A. ha acquistato il 60% di Green Methane s.r.l., società leader in Italia nella progettazione, realizzazione e messa in marcia di impianti per la trasformazione di Biogas in Biometano. L’accordo per il subentro nel controllo di Green Methane da parte della Rosetti Marino è stato raggiunto tra l’Amministratore Delegato della società ravennate Ing. Oscar Guerra da un lato e dal Dott. Ferruccio Marchi e dall’Ing. Luigi Tomasi dall’altro, rispettivamente Presidenti delle società fondatrici cedenti Marchi Energia s.r.l. e Giammarco-Vetrocoke Engineering s.r.l.. Le società cedenti mantengono comunque importanti quote nella nuova compagine societaria capitanata da Rosetti Marino, che col suo Gruppo metterà a disposizione di Green Methane le notevoli capacità ed esperienze tecniche, gestionali ed organizzative di cui dispone. Gli scarti di lavorazioni agricole e la frazione organica di rifiuti solidi urbani (FORSU) sono le materie prime da cui si genera il Biogas, che ha quindi origine non fossile ed è costituito prevalentemente da Metano e Anidride Carbonica (CO2). Gli impianti di Green Methane purificano il Biogas dalla CO2 e producono un Metano Verde con caratteristiche idonee, sia per l’immissione nella rete distributiva del gas che arriva alle nostre case, sia per autotrazione. La tecnologia di Green Methane è stata selezionata dal Gruppo ravennate perché produce Biometano con un elevatissimo livello di purezza e perché i suoi impianti – che sono caratterizzati da alta efficienza e ridotti costi di esercizio – risultano perfettamente compatibili con quelli di liquefazione del Metano e di generazione di Idrogeno da Metano, già sviluppati da Rosetti Marino tramite la sua controllata Fores Engineering s.r.l. Inoltre, la CO2 separata dal Biogas è disponibile ad elevata purezza ed idonea per successivi utilizzi o destinazioni (CCU o CCS) senza ulteriori trattamenti. L’obiettivo dichiarato di Rosetti Marino è quindi quello di proporsi al mercato come contrattista integrato sull’intera linea di trattamento del Biogas, garantendo, in base alle esigenze della clientela, impianti per la produzione di Metano Verde, anche liquefatto, e Idrogeno Verde. Inoltre, per il Gruppo ravennate la tecnologia Green Methane rappresenta anche l’accesso diretto alle tecnologie per la cattura della CO2, essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di de-carbonizzazione dettati dal Green Deal europeo e dalla Conferenza COP 21 di Parigi. L’operazione Green Methane si innesta dunque in un progetto imprenditoriale di ampio respiro, che mira a consolidare la posizione di Rosetti Marino quale protagonista nel mercato dell’impiantistica per l’Energia, sia nel presente contesto di transizione energetica e sia in un futuro caratterizzato prevalentemente dall’impiego delle fonti rinnovabili e dall’economia circolare.
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