La diversificazione industriale delle aziende che sono vissute da sempre sull’estrazione, raffinazione e distribuzione dei derivati del petrolio, sta correndo velocemente quasi forse una competizione. Abbiamo seguito da vicino gli investimenti di Total nel campo delle energie rinnovabili a livello mondiale, di Enel in diversi paesi, mentre oggi vediamo le nuove iniziative di Eni in Spagna nel campo del settore fotovoltaico.Infatti, Eni ha riferito attraverso un comunicato stampa che ha siglato un accordo con X-Elio per l’acquisizione di tre progetti fotovoltaici nel sud della Spagna per una capacità complessiva di 140 MW. Eni e X-Elio hanno inoltre avviato le discussioni per una collaborazione strategica tra le due aziende per lo sviluppo di progetti di energia verde in Spagna, dove Eni punta a una crescita pari a 1 GW nei prossimi 5 anni, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di 5GW di capacità installata da rinnovabili entro il 2025. X-Elio è tra i leader nell’ambito di progetti di energia rinnovabile a livello globale con una presenza importante in Spagna, dove ha sviluppato e costruito progetti da oltre 1 GW. L’azienda attualmente ha nel paese progetti da 250 MW in fase di costruzione, un accordo a lungo termine per l’acquisto di elettricità (PPA) da oltre 650 MW, e oltre 1,5 GW in fase di sviluppo. In base all’intesa, il trasferimento dei progetti sarà soggetto alle consuete autorizzazioni, a partire dal secondo semestre del 2021. Eni sarà responsabile della realizzazione degli impianti e della commercializzazione dell'energia elettrica. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha dichiarato: “Questa iniziativa rafforza in modo significativo la presenza di Eni nel mercato spagnolo con un grande investimento nel campo delle energie rinnovabili e integra i business dell’azienda già esistenti nella regione. Lo sviluppo di progetti fotovoltaici è in linea con la nostra strategia a sostegno della transizione energetica ed è un elemento chiave dell’impegno dell’azienda verso una riduzione delle emissioni di CO2. Questa acquisizione, inoltre, consentirà di sfruttare future sinergie con il business luce & gas retail“. Questo accordo si aggiunge a quello siglato recentemente da Eni gas e luce, società controllata al 100% da Eni, con il Grupo Pitma per l’acquisizione del 100% di Aldro Energía Y Soluciones S.L., attiva in Spagna e Portogallo nel mercato della vendita di energia elettrica, gas e servizi a clienti residenziali e grandi, piccole e medie imprese. Eni inoltre sta per finalizzare gli accordi relativi alla risoluzione amichevole delle controversie relative a Union Fenosa Gas, a valle dei quali Eni entrerà direttamente nelle attività di vendita di gas naturale in Spagna ai clienti del settore industriale, grossisti e termoelettrico, rafforzando la sua presenza nel mercato europeo del gas.
SCOPRI DI PIU'Chiediti quanto sono importanti le mete che ti sei posto rispetto alla vita che consumi Non sprecare le tue energie in attività inutili e vane, il che equivale a dire di non desiderare mete irraggiungibili o che, una volta raggiunte, rivelino troppo tardi l’inconsistenza del desiderio. Cerca sempre di fare in modo che la fatica non sia inutile, che un qualche risultato ci sia, possibilmente adeguato all’impegno profuso nell’impresa. Di qui nasce infatti, quasi sempre, lo sconforto, dal non aver successo o dal vergognarsi del successo conseguito. Occorre anche porre un limite a quel correre continuo di qua e di là, da casa a teatro, da casa al foro, come fa tanta gente che si presenta sempre con l’aria d’essere seriamente indaffarata di chi è davvero immerso in occupazioni serie. Se a una di queste persone domanderai, mentre sta uscendo di casa, dove stia andando o cos’abbia in mente di fare, ti risponderà che non ne ha idea. Così vagano qua e là senza scopo, cercando qualcosa di cui occuparsi ma non trovandola, non fanno ciò che avevano stabilito di fare, ma quello che gli capita, appunto, a caso. Senza scopo, disordinatamente, continuano ad agitarsi, come formiche che si arrampicano lungo i tronchi dell’albero e arrivano alla cima, per poi tronare in basso senza concludere nulla. Innumerevoli persone vivono in questo modo, non sbaglia chi definisce la loro esistenza un’inquieta inerzia. Fanno quasi pena, si precipitano fuori di casa come se dovessero correre a spegnere un incendio, urtando e facendo cadere chi intralcia il cammino, inciampano essi stessi mentre si affannano a salutare qualcuno che non risponderà al loro saluto, o seguono il feretro di una persona a loro ignota, o talvolta una lettiga che si presentano a tratti a portare. Puoi trovarli al processo di chi è sempre invischiato in qualche bega legale o al matrimonio di chi si dedica al passatempo di sposarsi più e più volte. Ogni sera, tornando a casa sfiniti dall’inutile stanchezza, giurando di non sapere essi stessi perché sono usciti e dove sono andati, ma il giorno dopo sono sicuramente disposti a ripercorrere un identico tragitto. Ogni fatica, ricordalo, deve avere un senso e una fine. Tutti questi individui non sono tenuti in movimento da un’attività ma, proprio come i matti, da visioni fittizie. Anche i matti sembra che si muovano con qualche proposito, ma in realtà si lasciano attirare da qualcosa che ha una consistenza solo apparente, qualcosa di cui la loro mente turbata non coglie la vacuità. Allo stesso modo ciascuno di costoro, che escono solo per accrescere la folla, vagabonda per la città senza una meta e, pur non avendo nulla da fare, esce di buon’ora e bussa alle porte di diverse case. A volte trova solo un servitore, altre volte nessuno, o non gli viene nemmeno aperto, in ogni caso, nessuno trova in casa più difficilmente di sé stesso. Da ciò deriva un male orribile, l’abitudine di ascoltare e spiare tutti i componenti pubblici e privati, venendo a conoscenza di fatti che è pericoloso ascoltare e ancor più pericoloso diffondere. Seneca
SCOPRI DI PIU'Non farsi trascinare da slogan o da promesse senza fondamenta, restare aderenti alla realtà per migliorare le cose di Marco ArezioSe aprite internet e digitate “Plastic Free” troverete un fiume in piena di siti, social, blog, aziende, istituzioni che hanno una solo parola d’ordine: cancellare la plastica dalla faccia della terra. Ma come in tutti gli eserciti, gli ordini si rispettano, non si discutono, anche se sono dati come “parole d’ordine”, non è lecito avere delle opinioni. Questo in modo romanzato e un po’ grottesco è quello che sta succedendo nel mondo globalizzato dove la gestione del potere non è più, apparentemente, in mano alle istituzioni, alla politica o al denaro, nei termini classici a cui eravamo abituati fino a poco tempo fa, ma comandano le masse che hanno il potere di influenzare il mercato e, con esso, la nostra vita. Ma dietro ogni massa, comunque, ci sono sempre i soliti motori delle lobbies, del denaro e della politica con un vestito nuovo. Viviamo nell’era della libertà più assoluta ma se ci fermiamo a pensare alla condizione umana notiamo che una parte della gente si sente sola e insicura per cui trova nell’associazionismo, reale o virtuale, il modo di appartenere e condividere temi e movimenti di cui conosce poco e di cui si interroga ancora meno, ma si sente parte di qualche cosa. “Plastic Free” o “Zero Plastic” sono movimenti che sono cresciuti dalle paure della gente, che identifica nella plastica dispersa in mare o nella natura, il nemico numero uno da combattere. Questi movimenti sono stati ripresi e usati da alcune aziende che attraverso le campagne di marketing hanno trovato nuovi futuri clienti o per lo meno nel tentativo di evitare i consumatori-nemici, da alcuni media che propongono campagne di liberazione della plastica dai mari senza assolvere al loro principale compito che è quello dell’informazione imparziale, dalle istituzioni, grandi e piccole, che si reggono sulla politica e sui voti della gente e, quindi, per lo stesso motivo delle aziende, non possono inimicarsi la popolazione. Ma in un modo libero è lecito che ognuno abbia la propria opinione e possa seguire le correnti di pensiero che crede e i movimenti in cui crede. Il punto fondamentale è che ogni persona dovrebbe fare delle scelte razionali e meditate perché oggi le masse si muovono in modo rapido, crescendo velocemente e sapendo che ogni spostamento avrà una conseguenza, anche se il singolo non ci pensa. Moltissime persone vogliono rinunciare alla plastica perché secondo loro inquina, è un demone e senza di essa, pensano, avranno un mondo migliore. Direi che si può accettare questa teoria, magari non condividerla, perché nessuno è sposato alla plastica, ma poi? Quali sono le alternative nel breve periodo? Con quali materiali ecologici la sostituiamo? La plastica non è fatta solo di bottiglie o di fustini del detersivo o di sacchetti di plastica che vediamo nei documentari dispersi in mare, la usiamo in ospedale per salvarci la vita, su ogni mezzo di trasporto che prendiamo, anche quelli più ecologici, nelle nostre case, sei nostri computer o telefonini o stampanti o televisioni, nell’industria che produce i beni più vari che compriamo tutti i giorni anche se siamo promotori del “Plastic Free”, nei mezzi di pagamento, nei vestiti, nelle scarpe.. Forse facciamo prima ad elencare cosa non produciamo con la plastica. Immaginiamo quindi di cancellare di colpo tutti questi prodotti e sostituirli con prodotti più ecologici seguendo il motto del “Plastic Free o Zero Plastic”. Dove sono i prodotti green, oggi, che possono compiere questo passo? Un conto è gridare no alla plastica, un conto, subito dopo, è trovare una soluzione per continuare a vivere in modo reale. Ci vuole tempo, competenze tecniche e volontà politica per portare avanti un cambiamento così radicale, anche solo parzialmente, ricordandoci che la plastica è un materiale con delle doti tecniche ed economiche difficilmente sostituibili con le conoscenze scientifiche oggi a nostra disposizione. Ma dal punto di vista tecnico abbiamo tutte le conoscenze e le informazioni per risolvere il problema dell’inquinamento che l’uomo, non la plastica in sè, ha creato nell’ambiente. Vogliamo parlare, solo per fare un esempio tra i tanti che potremmo citare, delle proposte di sostituire le cannucce per bere o i pettini o gli spazzolini da denti con il bambù? Idea lodevole, ma anche se dal punto di vista del marketing può essere apprezzata, abbiamo considerato che una importante richiesta di materia prima per la produzione di questi articoli comporta l’inizio di nuove colture e quindi la ricerca di terre libere sulle quali coltivare le piante? Ci sono terre fertili attualmente libere o dobbiamo come sempre bruciare la foresta per fare spazio a nuove coltivazioni che richiederanno acqua e forse concimi, diserbanti e insetticidi chimici per sostenere il business? La plastica riciclata è una risorsa fondamentale per le nostre società, quindi vale la pena di elencarne alcuni aspetti premianti di questa importante funzione: – Il riciclo della plastica permette di ridurre l’uso di polimeri vergini, derivati dal petrolio, ogni volta che si produce un prodotto. 1 kg. di plastica rigenerata viene usata innumerevoli volte riducendo così la dipendenza dal petrolio. – Il riciclo della plastica permette la creazione di posti di lavoro specialmente in quei paesi dove il tessuto industriale è scarso, dando alle popolazioni una ulteriore possibilità di occupazione locale. – Il riciclo plastica salva l’ambiente da quello che i media ci fanno vedere tutti i giorni, l’inquinamento creato dai prodotti finiti buttati anziché riutilizzati. – La plastica può essere combustibile che serve per creare l’elettricità e combustibili liquidi riducendo la dipendenza dal petrolio e da altre fonti fossili molto inquinanti come il carbone. – Se alzassimo la % di plastica riciclata ogni anno nel mondo si instaurerebbe un circolo economico virtuoso e una riduzione sostanziale dell’inquinamento a tutti i livelli. Per imprimere una svolta che possa, in tempi rapidi risolvere il problema ambientale, si devono legare insieme vari settori che coprono i tasselli che compongono l’economia circolare: produzione, raccolta, riciclo e riuso. La produzione deve creare prodotti che siano più riciclabili di quelli che troviamo adesso sul mercato e non solo preoccuparsi di inserire nelle loro produzioni percentuali variabili di plastica riciclata. Le aziende devono essere coinvolte nel progetto sociale per cui riducano al minimo la produzione di articoli che a fine vita non potranno essere riciclati. La raccolta coinvolge le istituzioni governative che devono imporre ai cittadini un sistema chiaro e semplice per dividere i rifiuti plastici a fine vita, dando agli utenti informazioni non contraddittorie su come selezionare i rifiuti. Il cittadino deve prendere coscienza del compito sociale che gli è stato affidato nell’assolvere in modo corretto questo compito, anche e soprattutto per se stesso. I governi devono incrementare gli investimenti sul riciclo dei rifiuti, aiutando il mercato a trovare un equilibrio, anche economico, che permetta alle aziende che riciclano di avere una remunerazione corretta sul lavoro e sugli investimenti e un riconoscimento sociale del settore in cui operano. L’adozione di sistemi di vendita del rifiuto plastico post-raccolta, che vede i riciclatori schiacciati da prezzi delle materie prime nati a seguito di aste, sono un mezzo per frenare lo sviluppo del mercato a discapito della collettività. Inoltre la ricerca scientifica dovrebbe essere maggiormente supportata dai governi, in modo da arrivare ad attribuirgli una funzione di supporto tecnico circa i progetti per l’utilizzo delle plastiche non riciclabili come combustibili in sostituzione delle fonti fossili. Il riuso dei rifiuti plastici attraverso il processo di riciclo permette di ricreare valore al mercato dei prodotti senza attingere alle fonti naturali della terra chiudendo il circolo virtuoso dell’economia circolare. Ma tutto questo, senza una cultura generale sul mondo della plastica più ampia, è un compito veramente difficile. Un problema non parte mai dalla sua fine ma dal suo inizio, quindi non bisogna demonizzare la plastica perché è nei mari ma capire perché l’uomo la butta nell'ambiente e poi ce la troviamo nel mare. Se per magia nessuno disperdesse nell'ambiente i rifiuti ma capisse che questi sono risorse, a basso costo, equamente distribuite nel mondo, con le quali si può vivere sia dal punto di vista economico che ambientale, pensate che ci sarebbe ancora plastica nei mari? Stupidi a parte naturalmente.Vedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Vediamo come, nella più iconica delle competizioni d'auto, la 24 Ore di Le Mans, si useranno solo biocarburantidi Marco ArezioLa gara automobilistica che si svolge ogni anno, nel mese di Giugno, presso il circuito di Le Mans in Francia è nata nel 1923 e, non c’è dubbio, ha fatto la storia delle competizioni sportive delle auto. Attraverso le competizioni, l’industria automobilistica si metteva in luce verso i propri clienti, utilizzando le corse come veicolo pubblicitario per i propri modelli di serie. Ricordiamo nomi eccellenti dell’industria dell’auto come la Ferrari, l’Alfa Romeo, la Bugatti, la Ford, la Bentley, la Jaguar, la Mercedes e molte altre marche, e più recenti, che hanno calcato il prestigioso circuito. Alcuni piloti sono diventati oramai leggenda, come Tazio Nuvolari, Luigi Chinetti, Phil Hill, Olivier Gendebien, Ludovico Scarfiotti, Lorenzo Bandini, Bruce McLaren, Chris Amon, Jacky Ickx, Henri Pescarolo, Gérard Larrousse, Jean-Pierre Jaussaud, Didier Pironi, Michele Alboreto, Stefan Johansson, Tom Kristensen e molti altri che si sono sfidati a velocità folli per far vincere il proprio team. La gara ha visto anche delle enormi tragedie, come l’incidente avvenuto nel 1955 quando una Mercedes, volò letteralmente oltre la pista, atterrando tra la folla che seguiva la gara. Ci furono 83 morti e 120 feriti. Ma la competizione di Le Mans è sempre stata vista come la battaglia tecnologica tra le case costruttrici che, attraverso le gare, volevano sottolineare la capacità industriale e la maestria nel produrre modelli vincenti, veloci e carismatici. I clienti di auto si identificavano, come nel calcio, con il proprio marchio preferito, supportandone le gesta e, i fortunati che potevano permettersi macchine così prestigiose, ne facevano uno status symbol. L’intreccio tra industria e sport è durato per molto tempo, nonostante da un po' di anni le case automobilistiche sono viste come produttori di mezzi inquinanti e, quindi, si è allentato quel forte sodalizio passionale che c’era prima con le auto. In realtà oggi si vuole cercare di conservare quella passione per il motore endotermico, che ha sempre affascinato il pubblico, cerando carburanti che siano pienamente rispettosi dell’ambiente e non di derivazione petrolifera. Infatti, secondo le informazioni di Total, si è realizzato un biocarburante composto da residui delle lavorazioni agricole, come le vinacce e le fecce, chiamato Excellium Racing 100, che è stato approvato dalla FIA come carburante adatto alle competizioni. Soddisfa inoltre le direttive delle case automobilistiche per quanto riguarda i motori, dei piloti per la guidabilità e dell’ente europeo sulle energie rinnovabili (RED). Tutte le 60 auto che correranno la gara di Le Mans nel 2022 saranno rifornite questo carburante ecologico, dimostrazione che passione e ambiente sono conciliabili, se si vuole.
SCOPRI DI PIU'La colorazione di un polimero plastico riciclato, specialmente se il suo input è lo scarto post consumo, è soggetta a molti fattori che ne influenzano il risultato finale di Marco ArezioNon basta scegliere un masterbach del colore desiderato e seguire le schede tecniche, in cui può essere indicata la percentuale da aggiungere al fuso polimerico, per aspettarsi il colore desiderato. Specialmente se il polimero che stiamo per far nascere proviene dagli scarti plastici da post consumo, il colore desiderato ha bisogno di varie considerazioni a monte, ben prima di accendere l’estrusore, addirittura dal rifiuto plastico che dobbiamo ancora selezionare. Azzardato? Esagerato? No, in quanto ogni elemento plastico che verrà selezionato, porterà con sé la sua storia, in termini di qualità, di performances, di odore e anche di influenza sul colore finale. Rendere più brillante e più uniforme il colore di un polimero riciclato può essere una vera sfida, a causa delle impurità e delle degradazioni che possono verificarsi durante il ciclo di vita del polimero. Tuttavia, ci sono diverse strategie che possono essere utilizzate per migliorare la brillantezza del colore: Pulizia approfondita Una pulizia accurata del polimero riciclato, intesa come una buona selezione, un buon lavaggio e una buona filtrazione, può rimuovere una buona parte di impurità o residui che influenzano negativamente l'aspetto del polimero. Compatibilizzanti Utilizzare dei compatibilizzanti può migliorare la miscelazione di polimeri diversi o di additivi, conducendo a una migliore uniformità e brillantezza. Additivi ottici Gli brighteners ottici (OBAs) possono essere utilizzati per rendere i polimeri riciclati più bianchi o brillanti. Funzionano assorbendo la luce ultravioletta e rilasciandola come luce visibile blu, compensando così le tonalità giallastre indesiderate. Agenti nucleanti Sono additivi che possono influenzare il processo di cristallizzazione dei polimeri semicristallini, come il polipropilene. Una cristallizzazione controllata può portare a migliori proprietà ottiche e a una migliore brillantezza del colore. Additivi di miglioramento della dispersione Questi additivi aiutano nella dispersione uniforme di pigmenti e altri additivi nel polimero, garantendo un colore uniforme. Coloranti di alta qualità Utilizzare pigmenti e coloranti di alta qualità, specifici per i polimeri riciclati, può produrre colori più vividi e brillanti nel polimero riciclato. Processo di estrusione Ottimizzare le condizioni di estrusione, come temperatura e velocità, può migliorare la brillantezza del polimero finito, evitando di stressare termicamente il materiale con ricadute negative sulla qualità delle superfici. Tecniche di finitura Dopo la lavorazione, tecniche di finitura come lucidatura o rivestimento possono essere utilizzate per migliorare la brillantezza del prodotto finale. Stabilizzatori UV L'esposizione ai raggi UV può causare la degradazione del colore nel tempo. L'uso di stabilizzatori UV può aiutare a proteggere il colore dallo sbiadimento e mantenerlo brillante. Riduzione dell'ossidazione L'ossidazione può influire sulla brillantezza del colore. Utilizzare antiossidanti può aiutare a proteggere il polimero dall'ossidazione durante la lavorazione. Blending Miscelare il polimero riciclato con una piccola quantità di polimero vergine può, in certe condizioni, migliorare la brillantezza del colore. È importante sottolineare che la strategia o la combinazione di più strategie da adottare, dipendernno dalle specifiche esigenze e dalle condizioni del polimero riciclato in questione. Potrebbe essere necessario sperimentare diverse opzioni per ottenere i risultati desiderati. Come il caco3 (carbonato di calcio) influenza i colori nei polimeri riciclati Il carbonato di calcio (CaCO₃) ha un effetto significativo sui colori dei polimeri riciclati quando viene utilizzato come filler. Vediamo come può influenzare l'aspetto estetico dei polimeri: Opacità Il CaCO₃ ha una natura biancastra e può aumentare l'opacità del polimero. Ciò significa che, quando viene aggiunto a un polimero trasparente o semitrasparente, può ridurre la sua trasparenza. Inoltre ad un aumento delle quantità percentuali utilizzate possono verificarsi cambi di colore di base verso sfumature irregolari ed opache. Luminosità L'aggiunta di CaCO₃, può aumentare la luminosità di un polimero, da non confondere con la brillantezza, a causa della sua natura bianca. Se il polimero riciclato ha un colore scuro o grigio a causa di impurità o additivi precedenti, l'aggiunta di CaCO₃ può renderlo leggermente più chiaro. Interazioni con altri additivi Se nel polimero riciclato sono presenti altri additivi o coloranti, il carbonato di calcio può interagire con questi. Il che potrebbe influenzare l'aspetto finale del polimero in termini di colore e opacità. Diffusione della luce Il CaCO₃ ha la capacità di diffondere la luce, quindi questo comportamento può influenzare l'aspetto visivo del polimero, rendendolo meno brillante o meno trasparente. È importante sottolineare che l'effetto del CaCO₃ sul colore e sull'aspetto di un polimero riciclato può variare in base alla dimensione e alla distribuzione delle particelle di questa carica minerale, così come alla quantità di filler aggiunta e alle proprietà del polimero di base. Come il talco influisce sulla qualità dei colori nei polimeri riciclati Il talco, un minerale a base di silicato di magnesio, è comunemente utilizzato come filler nei composti di plastica. Nel contesto dei polimeri riciclati, il talco può influenzare la qualità dei colori in vari modi: Opacità Come il CaCO₃, anche il talco può aumentare l'opacità del polimero. Ciò significa che l'aggiunta di talco a un polimero trasparente o semitrasparente può ridurne la trasparenza. Tonalità di colore A causa della sua natura bianco-grigia, l'aggiunta di talco può influenzare la tonalità del colore del polimero riciclato, rendendolo potenzialmente più pallido o attenuando colori brillanti. Uniformità del colore Il talco può contribuire a fornire un aspetto più uniforme al polimero, specialmente se il materiale riciclato ha inizialmente un colore non uniforme a causa di impurità o di precedenti additivi. Diffusione della luce Le particelle di talco disperse nella matrice polimerica possono diffondere la luce, influenzando l'aspetto visivo del polimero e potenzialmente rendendolo meno brillante, come succede con il carbonato di calcio. Interazioni con altri additivi Se il polimero riciclato contiene altri additivi, coloranti o stabilizzatori, il talco può interagire con questi componenti, influenzando l'aspetto finale del materiale. Effetto sulla lavorabilità Anche se non si tratta direttamente di un effetto sul colore, la presenza di talco può alterare le proprietà di flusso del polimero durante la lavorazione. Questo può avere un impatto sulle finiture superficiali dei prodotti e, di conseguenza, sulla percezione del colore e sulla brillantezza. Per massimizzare la qualità del colore in un polimero riciclato con talco, è importante controllare la quantità e la dimensione delle particelle di talco, talvolta potrebbe essere necessario bilanciare l'utilizzo del talco con altri additivi o stabilizzatori. Come sempre, la formulazione ottimale dipenderà dalle esigenze specifiche dell'applicazione e dai risultati desiderati. Come intervenire sulle fasi di riciclo dei polimeri per aumentare la qualità del granulo colorato prodottoLa qualità del granulo colorato prodotto dai polimeri riciclati può essere influenzata da vari fattori durante le fasi di riciclo. Ecco alcune strategie e interventi che possono essere implementati per migliorare la qualità: Selezione e Separazione Questa è una delle fasi più critiche e più importanti è la selezione dei rifiuti plastici. Una separazione accurata dei diversi tipi di plastica può ridurre le contaminazioni e garantire che il materiale riciclato sia il più puro possibile. Lavaggio Approfondito Dopo la separazione, la plastica dovrebbe essere lavata accuratamente per rimuovere residui, sporco, etichette adesive e altri contaminanti. Degassaggio Durante l'estrusione, è essenziale avere un efficace impianto di degassaggio per rimuovere l'umidità, gli odori e le sostanze volatili che possono compromettere la qualità del granulo e la colorazione. Ottimizzazione del Processo di Estrusione La temperatura, la velocità e le condizioni di estrusione dovrebbero essere ottimizzate per evitare la degradazione del polimero e garantire una buona miscelazione del colore. Controllo della Dimensione delle Particelle La dimensione e la forma delle particelle di pigmento o colorante possono influenzare l'aspetto del granulo. Una buona dispersione è fondamentale per ottenere una colorazione uniforme. Test e Controllo Qualità Dopo la produzione, è essenziale testare i granuli per assicurarsi che rispettino le specifiche desiderate. Questo può includere test sulla colorazione, sulla resistenza e su altre proprietà rilevanti. Stoccaggio Corretto Conservare i granuli in condizioni ottimali (al riparo dalla luce, in un ambiente asciutto) per prevenire la degradazione o variazioni di colore prima dell'utilizzo. Con quali strumenti possiamo valutare la qualità e la corrispondenza RAL di un polimero riciclato Per valutare la qualità e la corrispondenza del colore (ad esempio con la scala RAL) di un polimero riciclato, si possono utilizzare vari strumenti e tecniche: Spettrofotometri Questi strumenti misurano la riflettanza o la trasmissione di un materiale a diverse lunghezze d'onda, permettendo una precisa quantificazione del colore. Possono essere utilizzati per confrontare il colore di un campione con una norma di riferimento, come una tinta RAL. Colorimetri Simili agli spettrofotometri, i colorimetri sono meno complessi e quantificano il colore in termini di coordinate di colore come Lab*, che possono essere confrontate con un valore di riferimento. Microscopia Sotto un microscopio, si può esaminare la dispersione del pigmento o del colorante nel polimero, garantendo che non ci siano aggregati o separazioni che potrebbero influire sulla qualità del colore. Tavole di confronto RAL Queste sono carte fisiche o set di campioni che mostrano le tonalità standardizzate RAL. Anche se non sono precisi come gli strumenti elettronici, possono offrire un rapido riferimento visivo per la corrispondenza dei colori. Test di invecchiamento acceleratoQuesti test espongono il polimero a condizioni estreme (come luce UV intensa o calore) per valutare quanto velocemente il colore cambierà nel tempo. Software di gestione del colore Questi programmi possono aiutare a tradurre e confrontare le misure del colore tra diverse scale, come RAL, Pantone, e altre. Possono anche aiutare a prevedere come i cambiamenti nella formulazione influenzeranno la corrispondenza del colore. Quando si utilizzano strumenti come spettrofotometri o colorimetri, è essenziale standardizzare le condizioni di misura (ad esempio, l'angolo di misura, il tipo di illuminante, ecc.) e calibrare regolarmente lo strumento per garantire misurazioni accurate e ripetibili. Infine, mentre questi strumenti possono fornire dati quantitativi sulla corrispondenza del colore, è sempre utile avere anche una valutazione visiva da parte di esperti, poiché la percezione umana del colore può variare in base a diversi fattori. Che differenza ci sono tra un colorante per i polimeri vergini e uno per quelli riciclati La colorazione di polimeri, sia vergini che riciclati, può essere influenzata da vari fattori. Mentre molti coloranti possono essere utilizzati per i polimeri vergini, ci sono alcune differenze e considerazioni specifiche quando si tratta di colorare i polimeri riciclati: I polimeri riciclati possono contenere impurità o residui da precedenti cicli di utilizzo. Questo può influenzare la capacità del colorante di disperdersi uniformemente e può alterare l'aspetto finale del colore. A causa delle impurità o dei cambiamenti nella struttura molecolare dei polimeri riciclati, alcuni coloranti, che funzionano bene con i polimeri vergini, potrebbero non essere altrettanto efficaci con i polimeri riciclati. Poiché i polimeri riciclati possono avere colori residui o indesiderati, potrebbe essere necessario utilizzare coloranti più forti o in quantità maggiori per ottenere la tonalità desiderata. Inoltre, i polimeri riciclati potrebbero aver subito una degradazione termica in precedenti cicli di lavorazione. Questo significa che potrebbero essere più sensibili al calore durante la successiva lavorazione. I coloranti scelti per questi materiali dovrebbero avere una buona stabilità termica.
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