Come raccogliere i rifiuti e convertirli in sussidi per i poveri secondo il principio della sostenibilità ambientaledi Marco ArezioLa chiesa di tutto il mondo, spinta dalle indicazioni di Papa Francesco, si sta ponendo il problema di dare un sostanziale contributo attraverso corrette politiche comportamentali e di informazioni sul tema dell’ecologia, dello spreco e dei rifiuti. Ci sono tanti campi in cui la chiesa sta lavorando, dai più visibili a quelli meno appariscenti o sotto gli occhi di tutti. Tra quelli più visibili possiamo citare una scelta fatta dalla Chiesa d’Inghilterra che, in collaborazione con la ditta specializzata nell’abbigliamento ecclesiastico, Butler & Butler, ha lanciato la prima tonaca fatta in fibra di poliestere, creata al 100% con bottiglie di plastica riciclata. Non si tratta di tessuti di ripiego ma di veri e propri prodotti di qualità elevata, soffici e morbidi che non hanno niente da invidiare a quelli tradizionali. Ma l’indicazione da parte del vaticano circa un’educazione familiare alla responsabilità ambientale, tocca vari aspetti della vita dei fedeli: – Evitare gli imballi in plastica non strettamente necessari – Preoccuparsi di separare in modo corretto i rifiuti in casa – Evitare gli sprechi alimentari – Ridurre lo sfruttamento energetico – Minimizzare la produzione di CO2 attraverso la mobilità necessaria – Ridurre il consumo di acqua Nei dibattiti e nelle funzioni religiose il rapporto tra l’uomo e la natura è tornato alla sua centralità, perduta nel tempo e cerca di recuperare un equilibrio, anche spirituale, tra l’ecosistema e la vita umana. Ma le iniziative non finiscono qui. Tra quelle meno visibili, possiamo citare un’iniziativa del Pontefice, che, attraverso la collaborazione con i fondatori di Plastik Bank, società che ha messo a punto un sistema di raccolta della plastica riversata negli oceani, trasformandola poi in moneta, ha avviato iniziative di supporto economico agli indigenti. Considerando che attualmente si conta che circa 9 milione di tonnellate annue di plastica finiscono negli oceani, per un po’ di tempo questa iniziativa sosterrà economicamente un gran numero di persone povere, in attesa che vengano adottate, finalmente, soluzioni ambientali più drastiche in modo che finisca questo scempio ecologico.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'I musicisti, la musica e la filantropia musicale nella storia recentedi Marco ArezioPossiamo essere giovani o vecchi, di destra o di sinistra, filo musicali o anarchici dei suoni, classici o rock, freddi o partecipativi, ottimisti o pessimisti ma, se sentiamo la parola Woodstock credo che ci siano poche persone che chiedano: cos’è? Perché l’impegno dei musicisti verso le cause sociali iniziò proprio da quel concerto, nell’Agosto del 1969, nella cittadina Americana di Bethel dove si riunirono per tre giorni circa 400.00 giovani, c’è chi dice fino a 1 milione, richiamati da 32 musicisti che si sarebbero esibiti a rotazione. Erano gli idoli delle nuove generazioni: Joan Beaz, Santana, The Who, Neil Young, Grateful Dead, Jimi Hendrix solo per citarne alcuni che, attraverso un concerto oceanico, volevano protestare contro la segregazione razziale, la guerra in Vietnam e contro il sistema capitalista Americano. Woodstock fu certamente uno spartiacque storico, ma anche sociale dove nulla, dal punto di vista della comunicazione musicale, fu come prima e dove la gente si divise tra chi era pro o contro il sistema Woodstock. Chi vedeva in questa mobilitazione il mezzo per rompere i rigidi schemi morali dell’epoca, utilizzando un nuovo mezzo di comunicazione musicale, facendo trionfare apertamente la cultura Hippy, nonostante qualche eccesso, e dall’altra parte chi vedeva in questi rumorosi assembramenti di giovani un decadimento morale della società. Ma ormai il seme era stato gettato in un terreno fertile, così il 13 Luglio del 1985 venne organizzato un altro evento mondiale, il Live Aid, con la creazione di due palchi, uno a Philadelphia e l’altro a Londra, collegati in diretta mondiale attraverso la televisione. Era l’occasione per raccogliere fondi a favore dell’Etiopia che fù colpita da una tremenda carestia. La qualità degli artisti che si esibirono fu di grandissimo livello: i Queen, con Freddy Mercury che ipnotizò la platea, gli U2, David Bowie, i Led Zeppelin, Tina Turner, Madonna, Bob Dylan, i Rolling Stones e tanti altri. Il concerto fu visto in televisione da oltre un miliardo e mezzo di persone, raccogliendo 70 milioni di dollari, dimostrando che la musica era diventata a tutti gli effetti un fenomeno mediatico che poteva muovere le coscienze e avere un peso sociale da tenere in considerazione. Anche in questo caso ci furono polemiche, tra chi ne apprezzava la nuova forza dirompente di una espressione che veniva dalla gente, e chi vedeva in queste manifestazioni una vetrina narcisista degli artisti. Polemiche rinfocolate dopo che una parte dei fondi destinati all’Etiopia furono rubati da Mengistu Haile Mariam. Il modello Live Aid si ripropose in altri concerti tra il 1996 e il 2001 per la causa dell’indipendenza del Tibet. Le problematiche sociali nel corso degli anni e i concerti benefici si moltiplicarono, ricordiamo il concerto nel 2001 “a Tribute to Heros” che voleva ricordare i caduti delle Torri Gemelle a New York, dove i cantanti si esibirono su un palco spoglio, adornato solo di candele in ricordo delle vittime. Possiamo ricordare anche il concerto organizzato da George Clooney “Hope for Haiti” a seguito del devastante terremoto che colpì l’isola e trasmesso da Mtv. Non solo il Rock scorreva nelle vene dei cantanti che negli anni si sono trasformati in filantropi musicali, ma si cimentarono anche personaggi di primissimo livello come Pavarotti, che organizzò vari “Pavarotti and Friends”. Pavarotti, nel corso degli anni riunì molti personaggi famosi per diverse iniziative: il sostegno ai bambini bosniaci, la lotta alla talassemia, alle popolazioni Afghane e molte altre. Oggi, dove il problema dei cambiamenti climatici è di grande attualità, i musicisti vogliono testimoniare la loro preoccupazione e il loro sostegno alla causa ambientalista. Per esempio i Coldplay hanno deciso di interrompere tutti i concerti dal vivo finchè non si potesse trovare una soluzione per suonare ad impatto 0. Altri cantanti come Michael Stipe, ex R.E.M, ha diffuso in rete una nuova canzone “Drive To The Ocean” i cui proventi andranno all’associazione “Pathway To Paris”, associazione che riunisce diversi artisti che si battono per diffondere l’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 deciso a Parigi. Non è possibile citare tutte le iniziative per l’ambiente che i musicisti stanno sostenendo oggi, ed è per questa impossibilità data dai numeri che fa capire il movimento musicale è sempre in prima linea a fianco delle cause che stanno a cuore alla gente.Vedi maggiori informazioni
SCOPRI DI PIU'Auto elettriche, quali scegliere: Full Eletric, Plug-in Hybrid, Full Hybrid o Mild Hybrid.Mentre l’industria automobilistica ha vissuto, probabilmente, il peggior bimestre della sua storia, c’è molta curiosità tra gli operatori, alla riapertura, per capire se il consumatore continuerà a preferire un mezzo elettrico rispetto ad una motorizzazione tradizionale. La catarsi Aritotelica che stiamo vivendo a seguito del Corona virus e del conseguente lockdown globalizzato, ci ha permesso probabilmente, di fare il punto sui grandi temi che assillano il nostro mondo e poter partecipare, attraverso le nostre azioni quotidiane, alla creazione di una più efficace sostenibilità ambientale. Il mondo della mobilità, secondo i dati diffusi a metà del 2019 dall’organizzazione internazionale indipendente Transport&Environment, prevedeva per il biennio 2020-2021, una definitiva svolta del mercato delle auto elettriche. Le case automobilistiche si erano definitivamente indirizzate nel canale della mobilità elettrica impegnandosi, non solo nella progettazione e riconversione delle fabbriche, ma anche nell’acquisto o nelle joint-venture con società specializzate nella produzione di batterie moderne, ed anche nella filiera mineraria per l’estrazione delle materie prime. Se guardiamo la consistente offerta dei modelli elettrici che sono arrivati sul mercato tra il 2018 e il 2020, possiamo notare quale importanza i costruttori di auto stiano dando al settore. Infatti, se nel 2018 i modelli in produzione in Europa erano circa 60, le previsioni per il 2020 sono di passare a 176, nel 2021 a 214 e nel 2025 a 333. Ma il favore dei consumatori verso la mobilità elettrica sarà confermata dopo il lockdown? Si presume che il settore abbia preso una strada irreversibile, dalla quale non ci sia intenzione e possibilità di fare marcia indietro, anche perché i consumatori sono sempre più attenti alla riduzione dell’inquinamento atmosferico nelle loro città e ad un uso più ecologico dei mezzi di trasporto per i viaggi di medio raggio, quelli compresi tra 200 e 700 km. Il ruolo della macchina, da usare sulle medie percorrenze, non gode più quell’appeal che aveva prima, non solo per la questione del rapporto tra gli inquinanti emessi dalle auto per km. percorso rispetto al treno, ma anche per una nuova vivibilità durante il viaggio, in cui l’utente, sul treno, può riposare o lavorare come fosse in ufficio. L’auto elettrica, nell’ambito della fascia 1-200 km. resterà probabilmente il mezzo di trasporto meno inquinante in rapporto alla libertà di spostamento individuale. Ma come scegliere la nuova auto tra le proposte del mercato: Full Eletric, Full Hybrid, Plug-in Hybrid o Mild Hybrid ? Vediamo le differenze tra le varie motorizzazioni: Full Eletric: è un’auto la cui trazione avviene esclusivamente tramite un motore elettrico alimentato da una batteria ricaricabile tramite una sorgente esterna, domestica, wallbox o tramite una colonnina stradale. Non emettono CO2, hanno bisogno di una manutenzione molto limitata e non usano in nessun caso carburante fossile. Full Hybrid: sono veicoli che hanno un buon compromesso tra impatto ambientale, alta percorrenza kilometrica e consumi. Sono caratterizzate dall’installazione di due motori, uno elettrico e uno termico (a gasolio o a benzina), che convivono durante l’uso della vettura. Quando la macchina è in marcia, la ricarica delle batterie avviene attraverso il motore termico e le decelerazioni del veicolo. Normalmente si usa in modalità elettrica durante le basse percorrenze, come i circuiti cittadini o manualmente in altre circostanze. Plug-in Hybrid: sono auto di concezione simile alle Full Hybrid ma che hanno il vantaggio di poter essere ricaricate utilizzando anche una fonte di energia esterna attraverso un cavo.Mild Hybrid: sono veicoli dotati di un motore elettrico di potenza ridotta rispetto alle altre tre categorie che abbiamo visto, che entra in funzione solo in alcune circostanze, come l’accensione o la marcia a bassa velocità. Pur rientrando nella categoria dei motori ibridi ed essendo una soluzione più economica rispetto alle altre tipologia di trazione, è quella che però ha una minore efficacia in termini di consumi e sostenibilità.
SCOPRI DI PIU'Quali sfide devono affrontare le case automobilistiche per superare la crisi odierna. E’ finita un’epoca felice?di Marco Arezio L’industria dell’auto è stata fin dal dopoguerra una tra le più ammirate ed invidiate attività imprenditoriali, suscitando nei loro clienti, passione, dinamismo, libertà e senso di affermazione. Tra le prime aziende veramente globalizzate e globalizzanti. Oggi però le cose stanno cambiando. Avere un’auto negli anni 60’ era, generalmente, per la gente comune, un traguardo piuttosto elevato, che dava, a molti, il senso del benessere della propria famiglia e una rivincita sociale dopo gli anni bui della guerra. Negli anni successivi la macchina assunse simboli differenti: lotta sociale e di classe, passione per un marchio come una squadra di calcio, mezzo di un lavoro in trasformazione, strumento per l’emancipazione femminile e mezzo per l’indipendenza giovanile. Per ogni periodo della nostra vita l’industria automobilistica, più di altre, ha saputo interpretare i bisogni sociali, le aspettative e i sogni dei propri clienti, diventando impresa planetaria, con un crescendo di vendite ad un ritmo tale da sostenere finanziariamente le continue evoluzioni del settore. Negli ultimi periodi molte nubi si sono addensate sopra questa industria, a causa di forti cambiamenti che potrebbero minare la stabilità dei colossi automobilistici. Vediamone alcuni: Le sempre più stringenti normative anti inquinamento che hanno portato le cause automobilistiche a iniziare la riconversione dei motori da termici verso quelli elettrici, compiendo investimenti enormi in ricerca, strutture e acquisizioni di aziende inserite nella filiera dell’elettrificazione. La digitalizzazione dei sistemi di guida ha innescato una concorrenza spietata, all’interno del sistema auto, che ha richiesto ingenti risorse finanziarie. Inoltre, si sono affacciati sul mercato, nuovi concorrenti indiretti, che stanno sviluppando i sistemi di guida assistita, le cui aziende vedono l’auto solo come un mezzo per veicolare i loro prodotti. Il car sharing sta riducendo in modo importante le richieste di acquisto da parte dei clienti, soprattutto nelle grandi città, dove la condivisione dell’auto è un sistema che permette di ottimizzare i costi e il tempo dell’uso del mezzo. Lo stravolgimento del concetto di possesso dell’auto, come valore personale e sociale, specialmente tra i giovani, che non vedono nella proprietà un elemento importante su cui investire del denaro. La recente crisi epidemica di Coronavirus che ha imposto uno stop globalizzato delle industrie automobilistiche e una conseguente riduzione della domanda internazionale. La confusione dal punto di vista normativo sulle alimentazioni (benzina o diesel), in rapporto alle misure anti inquinamento e alle possibili defiscalizzazioni, a creato un clima di incertezza tra gli utenti. A fronte di tutto ciò le industrie automobilistiche stanno ripensando il loro scenario futuro mettendo in discussione alcune previsioni precedenti. Il rispetto stringente delle normative ambientali imposte da molti stati, non ultimo l’Europa, aveva imposto una rapida transizione verso l’auto elettrica, che oggi è messa in forte dubbio a causa di un mercato decisamente in calo, che non permette di generare introiti in linea con gli investimenti programmati. Quindi, rimandare il completamento dei progetti legati alla mobilità elettrica, che aveva posto le case automobilistiche difronte a scelte onerose ma ambiziose, sta mettendo a dura prova non solo il comparto primario, ma anche l’indotto, composto dalle forniture delle materie prime, i ricambi, l’impiantistica, la logistica, la distribuzione, le strutture finanziarie, l’ingegneristica. Inoltre si potrebbe verificare una contrazione della mano d’opera del comparto valutabile, secondo l’ACEA, che rappresenta l’associazione dei costruttori Europei, in 14 milioni di unità in Europa. Un problema sociale prima che industriale.
SCOPRI DI PIU'Gli impegni intrapresi da LyondellBasell sull'economia circolare illustrati dal vicepresidente del gruppo Jim SewardCome per Total, Eni e per RadiciGroup, i cui piani per un business industriale sostenibile sono stati illustrati nella pagine di questo blog, anche LiondellBasell, attraverso il suo ufficio stampa comunica ai clienti e al mercato i suoi progetti per una produzione che rispetti l'economia circolare e la sostenibilità.LyondellBasell, una delle più grandi società di materie plastiche, prodotti chimici e raffinazione del mondo, ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale sulla sostenibilità con l'obiettivo di influenzare il cambiamento positivo e si concentra su tre aree di trasformazione tra cui rifiuti di plastica, cambiamento climatico e società fiorenti. LyondellBasell ha annunciato uno degli obiettivi più ambiziosi del settore per produrre e commercializzare due milioni di tonnellate di polimeri riciclati, basati su fonti rinnovabili, ogni anno entro il 2030. Il rapporto mostra la strategia e le ambizioni di LyondellBasell per il prossimo decennio. "LyondellBasell ha intrapreso un viaggio pluriennale per promuovere l'economia circolare e abbiamo fatto passi da gigante nel riciclaggio meccanico e avanzato, oltre a produrre prodotti a base rinnovabile", ha affermato Jim Seward, Vicepresidente senior Ricerca e sviluppo, tecnologia e Sostenibilità. "I nostri obiettivi sottolineano ciò che vediamo possibile nel prossimo decennio e le nostre ambizioni di sostenibilità ci richiedono di adattare i nostri modelli di business. Se visti attraverso le lenti della tecnologia e dell'innovazione, il nostro track record dimostra la nostra capacità di promuovere nuove collaborazioni e partnership a vantaggio della società." Gli elementi chiave del Rapporto di sostenibilità di LyondellBasell implicano l'azione su diversi fronti. L'ambizione dell'azienda è di: Produrre e commercializzare due milioni di tonnellate di polimeri riciclati e provenienti sda fonti rinnovabili ogni anno, aumentare i suoi investimenti nel recupero e nel riciclaggio della plastica e accelerare le soluzioni per porre fine ai rifiuti di plastica. Ridurre le sue emissioni di CO2 del 15% per tonnellata di prodotto realizzato rispetto ai livelli del 2015 entro il 2030. Promuovere la diversità, l'inclusione e l'equità sul posto di lavoro accelerando iniziative, come la creazione di diversità e inclusione (D&I) nei nostri programmi per i dipendenti, implementando la posizione di funzionario D&I e coinvolgendo una sezione trasversale di leader che funga da Consiglio D&I. Unirsi ai colleghi del settore American Chemistry Council e Plastics Europe per garantire che il 100% degli imballaggi in plastica venga riutilizzato, riciclato o recuperato entro il 2040. Inoltre, l'azienda continua ad aumentare il riciclaggio e a lavorare in modo collaborativo lungo la catena del valore, come evidenziato dal ruolo strumentale del CEO di LyondellBasell Bob Patel nel lancio dell'Alliance to End Plastic Waste e dal continuo coinvolgimento come funzionario dell'organizzazione. LyondellBasell sta anche sviluppando un riciclaggio avanzato con la sua tecnologia MoReTec, ha ampliato la sua offerta di prodotti per il riciclaggio meccanico e le offerte di colori attraverso la sua joint venture 50/50, Quality Circular Polymers (QCP), ha migliorato il design della plastica per aumentare la riciclabilità e ha collaborato con i proprietari dei marchi aumentare la riciclabilità del prodotto. Infine, l'azienda ha realizzato la prima produzione parallela di polipropilene (PP) e polietilene a bassa densità (LDPE) a base di materie prime rinnovabili su scala commerciale. Il report di sostenibilità di LyondellBasell è disponibile sul sito Web dell'azienda all'indirizzo https://www.lyondellbasell.com/en/sustainability/.Fotografia: Lyondellbasell
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