PLASTIMAGEN ® MEXICO Si stima che la domanda globale di prodotti in plastica continuerà ad aumentare, come risultato di uno sviluppo industriale dinamico, di nuovi standard di vita e di accesso ai beni di consumo più elevati da parte della popolazione. Pertanto, senza apportare cambiamenti profondi nel settore della della plastica, come l'economia circolare, la crescita della domanda si tradurrà in un aumento delle emissioni di carbonio derivanti dalla plastica.PLASTIMAGEN ® MEXICO presenta oltre 870 aziende che rappresentano oltre 1.600 marchi provenienti da più di 27 paesi, 14 padiglioni internazionali e il padiglione ANIPAC (l'Associazione nazionale delle industrie della plastica in Messico). Con più di 40.000 m2 di spazio espositivo PLASTIMAGEN ® MEXICO è la fiera della plastica più completa e importante dell'America Latina, un evento progettato per soddisfare le esigenze di oltre 28.000 visitatori che cercano soluzioni innovative per le loro aziende. PLASTIMAGEN ® MEXICO è la principale fiera del settore nella regione, dove i principali fornitori mondiali si riuniscono in un unico forum per fornire ai decisori chiave soluzioni all'avanguardia per: • Macchinari e attrezzature • Materie prime • Trasformazione di materie plastiche e prodotti in plastica • Servizi per l'industria della plastica Per maggiori informazioni è a disposizione il sito internet di PLASTIMAGEN ® MEXICO
SCOPRI DI PIU'Dalla Dipendenza delle Materie Prime Fossili a quella Dei Metalli RariLe crisi energetiche che si stanno susseguendo dallo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia hanno messo in evidenza, per gli Europei. quanto siamo fragili ed esposti a ricatti su materiali come il carbone, il petrolio e il gas. Se l'Unione Europea sta lavorando per risolvere la dipendenza energetica dalla Russia, non dobbiamo dimenticarci che si stanno profilando altre crisi sulle materie prime che riguardano i metalli rari.Questi vengono usati nelle produzione di energie rinnovabili, nella produzione digitale, nell'elettrificazione della mobilità sostenibile, nello sviluppo dell'energia nucleare, quindi in ogni settore del nostro futuro. Come per l'energia, la posta in gioco è ambientale, economica e geopolitica, data la nostra dipendenza da un numero limitato di paesi produttori, come la Cina, con cui fatichiamo ad avere rapporti politici distesi, con il rischio di non poter contare sulle forniture di questi prodotti. Da molti anni si sta evidenziando che lo sfruttamento delle risorse naturali avrebbe creato problemi di approvvigionamento, ma è dall'esplosione dell'economia basata sulla digitalizzazione, nella quale i metalli rari sono assolutamente necessari, che ci siamo accorti di come sia difficile procurarseli e di come siano in mano a pochi paesi produttori. Nel 2011 la Commissione Europea ha pubblicato per la prima volta un elenco di quattordici materie prime critiche per l'economia europea. Da allora questa lista ha continuato a crescere, tanto che nel 2020 i materiali erano una trentina. In una situazione così difficile e pericolosa, un efficientamento dei sistemi basati sull'economia circolare per il recupero e il riutilizzo dei componenti elettronici dei prodotti diventati rifiuti, ricoprirà una fase imprescindibile dell'indipendenza Europea ai metalli rari. Troppo poco si sta facendo in termini di riciclo del RAEE e molti metalli preziosi finiscono in discarica o bruciati, cosa che l'Europa non può più permetterselo se non vuole finire, come per i combustibili fossili, in uno stato di ricatto economico-politico. Sarà anche importante puntare sul valore dei prodotti, dei suoi componenti e dei materiali che li costituiscono, per dare la massima durabilità nel tempo agli oggetti, attraverso una progettazione intelligente, il riutilizzo e/o l'uso condiviso dei prodotti, la riparazione, il ricondizionamento, il recupero dei pezzi di ricambio. È diventato urgente investire massicciamente nella ricerca e sviluppo di materiali alternativi, ma anche ridurre la domanda di materie prime. Abbiamo bisogno di un piano di investimenti per sviluppare l'economia circolare a livello europeo che sia all'altezza di questa sfida essenziale per il futuro di tutti noi. Governare è prevedere.Categoria: notizie - metalli rari - economia circolare - riciclo
SCOPRI DI PIU'Situazione del Polimero in PVC: si Profila l’11° Aumento ConsecutivoUna situazione che è diventata francamente paradossale, in cui gli esperti vedono il trend rialzista dei prezzi del PVC estendersi per il secondo trimestre dell’anno.Si parla dell’undicesimo aumento consecutivo che sta gettando nel panico produttori di compounds, di prodotti finiti e della filiera della componentistica. I motivi che hanno portato a questa situazioni sono articolati e, allo stesso tempo, concatenati tra loro come abbiamo potuto già riferire negli articoli che potrete leggere in fondo, sull’andamento mondiale delle materie prime. Il problema non è solo il livello insopportabile dei prezzi per i trasformatori di materia prima, che sono in difficoltà nel rispettare i contratti fatti, ma anche dalla mancanza di approvvigionamenti continuativi e sufficienti per sostenere la produzione. Si stanno verificando, a fronte di un portafoglio ordini sostenuto, il fermo di alcuni impianti produttivi per l’impossibilità di ricevere in tempo la materia prima. Dobbiamo inoltre considerare che all’avvicinarsi della stagione più mite in Europa corrisponde normalmente ad una ripresa delle attività del settore dell’edilizia e del settore agricolo, in cui la richiesta di manufatti in PVC diventa robusta. Per rispondere alle richieste di clienti che acquistano manufatti in PVC normalmente si coinvolge sia il magazzino dei prodotti finiti, costituito nei mesi precedenti la primavera, quando il livello degli ordini solitamente è inferiore alla produzione, sia la produzione quotidiana. Questa situazione nei mesi invernali non si è verificata, in quanto le scorte dei produttori sono generalmente scarse o nulle e la produzione giornaliera soffre di ingressi di materia prima non ottimali. Alcuni operatori, specialmente nel settore dei tubi, hanno dichiarato che stanno valutando se sospendere le produzioni di tubi in PVC a favore dell’HDPE per non perdere fatturato in un momento così importante. C’è anche da considerare che ad incidere negativamente sulla produzione dei prodotti in PVC e dei compounds non è solamente la carenza ormai cronica della materia prima, ma anche quella legata agli additivi che sono necessari per le produzioni. Uno tra tutti è il plastificante che, scarseggiando sul mercato proprio come la materia prima a cui si deve legare, impedisce il regolare svolgimento delle attività produttive.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - PVC
SCOPRI DI PIU'Riutilizzo della polvere di vetro di scarto in un’ottica di economia circolare La polvere di vetro è uno scarto che si genera nella filiera produttiva del riciclo del vetro che, per le sue quantità e per lo scarso campo applicativo in ricette che possono generare prodotti finiti, crea un problema di smaltimento e riuso. Tra le varie sperimentazioni che si sono fatte negli anni, forse quella dell’impiego come materiale inerte nelle miscele di malte e calcestruzzi ha trovato uno sbocco che permette la realizzazione di cordoli stradali, paratie di contenimento anche in virtù di una buona inerzia chimica e della bassa porosità del composto. Un altro campo di utilizzo da citare sono le miscele cementizie adatte alla creazione di pietre artificiali d’arredo. Si sono inoltre effettuati test, presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna, su malte polimeriche con frazioni di polvere di vetro e rottami di vetro, con granulometrie differenti, utilizzando come legante una resina di poliestere. Le prove sono state eseguite campionando ricette composte da sabbia e resina in poliestere e da ricette composte da poveri o rottami di vetro e resina di poliestere. La comparazione dei risultati delle prove a flessione e compressione dei provini ha sottolineato che le malte polimeriche composte scarti vetrosi hanno una resistenza a compressione superiore al 10% e a flessione del 22% rispetto ai campioni composti da malte polimeriche e sabbia. La polvere di vetro viene usata anche nel campo della ceramica, nei mattoni in laterizio e nelle vetro-schiume come elemento inerte dell’impasto in sostituzione degli inerti naturali con un risparmio in termini di consumo delle risorse naturali. Le caratteristiche del rottame di vetro, dal punto di vista della stabilità chimica, delle qualità ignifughe e della resistenza meccanica, permette l’uso come stabilizzante nelle ricette di tutela di elementi pericolosi come l’eternit, le ceneri volanti degli inceneritori, nelle polveri di abbattimento fumi, nelle scorie delle acciaierie, nei fanghi di levigatura, ecc.. al fine di creare un materiale vetroso inerte. Ma in un’ottica di economia circolare il passo più importante è stato compiuto attraverso la creazione di una miscela di elementi di scarto nelle lavorazioni industriali, di cui uno di questi si può proprio definire lo scarto dello scarto. Mi riferisco alla polvere del PET che si accumula nella fase di riciclo delle bottiglie per le bevande o altri involucri. L’idea vincente di miscelare polvere di vetro e polvere di PET permettendo di creare una nuova materia prima che, per caratteristiche fisico-chimiche, è adatta a replicare, sia per forma che per caratteristiche, le pietre naturali. Inoltre la termoplasticità del PET, che permette la creazione di disegni, rilievi e si adatta facilmente ai colori, rende idoneo questo composto alla creazione di top per le cucine e per i rivestimenti interni ed esterni. L’ingegno e la genialità delle persone ci danno una fotografia di come cammina la nostra società di fronte alle sfide che l’economia circolare ci pone: troviamo persone che non conoscono ancora come si deve effettuare la separazione dei rifiuti in casa, persone che continuano a gettare rifiuti nell’ambiente, persone che spingono la classe politica a investire maggiormente nel riciclo di plastica, vetro, metalli, carta, legno e scarti elettronici e altri materiali, e infine ci sono persone che sono un passo avanti e si occupano di trovare soluzioni per l’utilizzo dei rifiuti dei rifiuti.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - polvere di vetro - PET
SCOPRI DI PIU'I polimeri nel corso dei decenni hanno subito denominazioni differenti creando a volte confusioneCome tutti i materiali di grandissima diffusione, sia storica che geografica, anche i polimeri portano con loro approcci linguistici differenti, che si sono, nel tempo, sempre più allontanati da una corretta classificazione od attribuzione di significato tecnico preciso.Ci sono poi generalizzazioni dei termini o confusione su di essi, che non stanno ad indicare un polimero specifico ma una famiglia di prodotti, apparentemente tutti uguali, ma differenti da altri tipi di materiali non plastici. Se avete sentito parlare persone che hanno vissuto il lancio e l’industrializzazione delle materie plastiche negli anni ‘60 del secolo scorso, attraverso la commercializzazione di prodotti per la casa di uso comune ad esempio, avrete sentito citare le parole bachelite o moplen, che non erano altro che il modo di indicare un articolo fatto con la nuova materia prima, la plastica, di qualità apparentemente inferiore ai tradizionali materiali rigidi come l’alluminio, il rame, l’ottone, la ghisa o il legno. Un articolo fatto in bachelite era leggero, bello da vedersi, impermeabile e, soprattutto, economico, adatto al quella ampia fascia di popolazione che stava riempendo le proprie case di articoli per la vita quotidiana ma che era molto attenta alle spese. Se entriamo più in un approccio tecnico al problema, la classificazione dei materiali polimerici è resa difficile dalla imprecisione di certe denominazioni, che si sono affermate in sede tecnologica, e che si sono introdotte nell’uso comune prima che vi fossero idee esatte sulla struttura e sulle proprietà dei polimeri. I polimeri che si possono distinguere relativamente alle condizioni delle loro applicazioni pratiche, in elastomeri e plastomeri, le cui denominazioni hanno un fondamento meccanico: I primi polimeri hanno la tendenza (a temperatura ordinaria) ad elevatissime deformazioni elastiche, con bassi moduli elastici medi. I secondi polimeri hanno, invece, sempre a temperatura ambiente, deformazioni elastiche piuttosto modeste, con moduli relativamente alti e, in genere, un intervallo di scorrimenti plastici fino alla rottura. Gli elastomeri, con opportune tecnologie, tra cui ha importanza fondamentale la vulcanizzazione, si trasformano in manufatti di gomma elastica (“vulcanizzati”). La vulcanizzazione introduce nell’elastomero un numero limitato di legami trasversali che, mentre non producono grossi ostacoli al meccanismo di distensione e riaccartocciamento delle catene polimeriche (sotto l’azione di un carico esterno), blocca gli scorrimenti viscosi. In alcuni casi, la vulcanizzazione non è operazione essenziale per l’ottenimento di manufatti elastici (elastomeri non vulcanizzabili). I plastomeri, chiamati spesso anche resine, si possono a loro volta dividere in due categorie: La prima, più diffusa, è quella dei materiali formabili in manufatti per azione di pressione e di temperatura (resine da stampaggio), con reversibilità della formabilità rispetto alla temperatura (resine termoplastiche o termoplasti). La seconda con irreversibilità per intervento di processi chimici che modificano la struttura (resine termoindurenti). E’ proprio la caratteristica della formabilità che ha dato origine alla denominazione “materie plastiche”. Operazioni tecnologiche tipiche per la trasformazione di elastomeri formabili in manufatti di materia plastica sono lo stampaggio, l’estrusione, la pressatura, ecc. Le resine termoindurenti sono, quindi, polimeri che durante la formatura, eseguita normalmente per stampaggio a caldo, si trasformano da prodotti polimerici essenzialmente lineari a polimeri reticolati. La reticolazione viene prodotta per reazione chimica ad alta temperatura tra la resina base e un agente di “cura”, oppure per reazione, favorite dalle temperature elevate, tra gruppi funzionali ancora liberi presenti nelle catene polimeriche della resina base. Polimeri a struttura reticolata si possono ottenere anche per reazione chimica a freddo tra una resina base, generalmente liquida e un agente di cura detto “indurente”: questa categoria di prodotti prende il nome di “resine da colata reticolate” e ad essa appartengono ad esempio le resine poliestere insature. Meno frequentemente, in resine, che risultano per questo più pregiate, si rileva la capacità di formare, dallo stato fuso di soluzione, filamenti o lamine molto sottile (film) che, con opportune operazioni di stiro allo stato solido, subiscono un notevole rinforzo meccanico. È da questi polimeri fibrogeni o filmogeni che si ottengono, con adatte tecnologie, le più pregiate fibre sintetiche (o monofilamenti diversi come setole e crini) oppure anche gran parte dei film trasparenti o translucidi, largamente diffusi nel settore dell’imballaggio o altre applicazioni. Nello schema di classificazione sotto riportato, la doppia freccia tratteggiata orizzontale sta ad indicare la possibilità tecnologia di trasformare un materiale plastomerico in uno elastomerico (caso ad esempio della plastificazione di resine rigide) e viceversa (caso ad esempio della trasformazione della gomma naturale in ebanite per vulcanizzazione spinta). La trasformazione nel primo senso è di grande importanza economica, poiché consente di utilizzare resine di per se limitatamente utili in manufatti largamente richiesti. Fonte: Angelo Montebruni
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