Nell’ottica dell’economia circolare sono state identificate alcune tipologie di fanghi di depurazione utilizzabili, ma lo smaltimento rimane complesso di Marco ArezioSembra una lotta già vista in altri settori tra i prodotti eco compatibili e quelli di derivazione industriale che tanto ha interessato la popolazione e un po’ meno la politica. Come per la plastica, il vetro, il legno, la carta e metalli, esiste una competizione sotto traccia tra prodotto “vergine” e prodotto da riuso. Il fango di depurazione è un altro esempio della complicata normativa che regge il mercato dei rifiuti rispetto alle esigenze sul territorio degli operatori del settore. Esistono, in alcune aree, divieti assoluti nell’utilizzo di questi fanghi trattati e libertà di utilizzo in altre, complice anche una normativa che in alcuni paesi è ancora del secolo scorso. Ma cosa è il fango da depurazione? Le cosiddette acque nere delle reti fognarie che confluiscono nei depuratori cittadini, vengono trattate meccanicamente, biologicamente e chimicamente in modo da rendere il fluido di risulta adatto alla reimmissione in natura senza creare alterazioni nell’ecosistema. Queste operazioni creano uno scarto di lavorazione che è composto da un fango contenente parti organiche e inorganiche in gran parte biodegradabili. I fanghi si dividono in fanghi primari e secondari. I primari sono costituiti prevalentemente in: Organici, quali la cellulosa gli zuccheri i lipidi e le proteine, che sono facilmente biodegradabili Inorganici, quali la sabbia gli ossidi metallici e i carbonati Organici non facilmente biodegradabili, come le fibre le gomme e semi I fanghi secondari sono costituiti prevalentemente da: Solidi sospesi che non sono stati trattenuti dalla sedimentazione primaria Solidi prodotti direttamente dall’impianto, quali sostanze che non vengono attaccate dai batteri e solidi disciolti biodegradabili che vengono attaccate dai batteri. Senza entrare nello specifico delle differenze chimiche dei fanghi primari e secondari e sul loro diverso trattamento in un impianto di depurazione possiamo dire che i fanghi secondari sono i più ricchi di nutrienti, come l’azoto e il fosforo rispetto ai primari, quindi più adatti ad un uso in agricoltura. Quelli primari, invece, hanno un potere calorifico maggiore dei secondari biologici e quindi più indicati allo smaltimento per incenerimento. In realtà, per le difficoltà che le normative ambientali stanno ponendo, una consistente frazione di fanghi, che potrebbero essere utilizzati in agricoltura, si sta accumulando nei depositi in quanto non trovano uno sbocco commerciale. Se consideriamo che la produzione dei fanghi da depurazione non si ferma mai, in quanto le acque nere confluiscono ogni giorno nei depuratori, l’enigma di dove collocarli aumenta sempre più ogni giorno. Il problema non è solo per gli impianti di depurazione, ma coinvolge anche gli agricoltori che sono costretti ad usare concimi chimici quando la natura ci dà le stesse sostanze che necessita la terra sotto forma di liquami trattati. I metodi per affrontare questa emergenza vede la reazione degli operatori divisi tra passivi e attivi. Per passivi intendiamo le soluzioni tecniche che mirano, attraverso metodi di gestione del ciclo di depurazione, alla riduzione della quantità di fango di risulta. Tra quelli attivi troviamo proposte per trasformare il fango in “gesso di defecazione” ottenendo un prodotto che non è più da considerare rifiuto, ma come un additivo che può essere utilizzato in agricoltura come correttivo delle ricette di concimazione. Un altro progetto è la “carbonizzazione accelerata del fango” attraverso la permanenza dei fanghi in un’autoclave ad alta pressione (18 bar) e ad alta temperatura (190°). Così facendo si genera una trasformazione dei fanghi in un prodotto definito “biocarbone”. Una ulteriore linea di smaltimento è quella di mischiare i fanghi di depurazione, attraverso un impianto di iniezione dei fanghi disidratati, ai processi di combustione dei rifiuti, creando una co-combustione che utilizzerebbe una percentuale di fanghi tra il 7 e 8% rispetto ai rifiuti immessi.Categoria: notizie - fanghi - economia circolare - riciclo - rifiuti - fanghi di depurazioneApprofondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Agli albori del consumismo parlavano già di tutela dell’ambiente, frugalità e sostenibilità di Marco ArezioIl movimento hippy è emerso negli anni '60 del secolo scorso, come una controcultura giovanile che abbracciava valori di pace, amore, libertà individuale e una critica al consumismo e alla guerra.I suoi membri, chiamati hippy, cercavano di creare una società alternativa basata sull'amore, la consapevolezza e l'armonia con la natura.Nascita del movimento Hippy Il movimento hippy non ha avuto un singolo fondatore o leader, ma si è sviluppato come un movimento collettivo e spontaneo. È stato influenzato da diverse correnti culturali, filosofiche e sociali dell'epoca. Alcuni dei principali precursori e influenze del movimento si possono cercare nei seguenti correnti di pensiero: Beat Generation I poeti e scrittori della Beat Generation, come Allen Ginsberg e Jack Kerouac, hanno contribuito a sviluppare un'etica contro-culturale basata sulla libertà personale, l'esplorazione del mondo interiore e la critica della società di consumo. Movimento per i diritti civili Il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, guidato da figure come Martin Luther King Jr., ha ispirato gli hippies nella loro lotta per l'uguaglianza, la giustizia sociale e l'opposizione al razzismo. Movimento pacifista Il movimento pacifista che si è sviluppato durante la guerra del Vietnam e ha avuto un impatto significativo sugli hippies, che si sono uniti alle proteste contro la guerra e hanno adottato il pacifismo come valore centrale. Controcultura bohémien La controcultura bohémien degli anni '50 e '60, caratterizzata da un atteggiamento ribelle nei confronti delle norme sociali e culturali, ha fornito un terreno fertile per lo sviluppo del movimento hippy. Movimento per la libertà sessuale Il movimento per la libertà sessuale e l'emergere della contro-cultura sessuale hanno influenzato gli hippy nella loro concezione di amore libero, sessualità aperta e liberazione dalle restrizioni sociali. Caratteristiche del movimento Hippy Il quartier generale del movimento hippy era concentrato nella zona di Haight-Ashbury a San Francisco, dove migliaia di giovani si riunivano in una comune ricerca di libertà e sperimentazione. Altre comunità hippy emersero in varie parti degli Stati Uniti e in altri paesi del mondo. Gli hippies si vestivano in modo informale, spesso con abiti colorati, gonne lunghe, fiori nei capelli e simboli pacifisti. La musica svolgeva un ruolo centrale nella cultura hippy, con artisti come Bob Dylan, The Beatles, Janis Joplin e Jimi Hendrix che ispiravano e incantavano il movimento. Tuttavia, alla fine degli anni '60, il movimento hippy iniziò a declinare a causa di vari motivi, tra cui la commercializzazione della cultura hippy, la diffusione di droghe più pericolose, il deterioramento delle condizioni di vita nelle comuni e la repressione delle autorità. Nonostante la sua breve durata, il movimento hippy ha lasciato un impatto duraturo sulla società, influenzando la musica, la moda, l'arte e le questioni sociali. I valori di pace, amore e libertà promossi dagli hippies continuano a ispirare e ad affascinare molte persone ancora oggi. Il movimento hippy e l’ecologia Il movimento hippy ha avuto una forte connessione con l'ecologia e l'ambiente. Gli hippies erano spesso profondamente preoccupati per la salute del pianeta e la conservazione della natura. Molte delle loro convinzioni e pratiche si basavano su una visione di armonia con l'ambiente naturale. Gli hippies promuovevano uno stile di vita semplice e sostenibile, cercando di ridurre l'impatto sull'ambiente attraverso scelte consapevoli. Si impegnarono nell'agricoltura biologica, nell'alimentazione vegetariana o vegana, nel riciclo e nel riutilizzo dei materiali. Inoltre, erano spesso coinvolti in operazioni di attivismo ambientale, partecipando a proteste contro la distruzione dell'ambiente, come la deforestazione o la costruzione di dighe. Avevano una forte convinzione che l'equilibrio ecologico dovesse essere preservato per il bene delle future generazioni. Il movimento hippy ha contribuito a diffondere un'attenzione crescente verso le questioni ambientali e ha contribuito alla formazione dell'attuale movimento ecologista. Anche oggi, i valori ecologici e il desiderio di proteggere l'ambiente continuano ad essere parte integrante della cultura e delle preoccupazioni di molte persone, anche al di fuori del movimento hippy. Ideali del movimento hippy sul consumismo Il movimento hippy si opponeva al consumismo e promuoveva uno stile di vita semplice e anti-materialista. Credevano che la società fosse troppo focalizzata sull'acquisizione di beni materiali e che questo portasse a una mancanza di significato, alienazione e distruzione dell'ambiente. Invece di concentrarsi sul possesso di oggetti materiali, gli hippies valorizzavano esperienze, relazioni interpersonali, creatività e spiritualità. Cercavano di trovare la felicità e il significato nella condivisione, nell'amore, nella musica, nella natura e nella ricerca interiore. Inoltre, spesso adottavano uno stile di vita frugale, cercando di ridurre il proprio impatto ambientale e di consumare meno risorse. Erano sostenitori del riutilizzo e del riciclo, incoraggiando l'uso consapevole delle risorse e promuovendo l'auto-sufficienza.
SCOPRI DI PIU'L’estrazione e la lavorazione dei minerali hanno frequentemente lasciato un segno indelebile sui territori e sulla popolazionedi Marco ArezioLe miniere e le cave di estrazione, sono state spesso ubicate in zone scarsamente abitate, dove l’impatto immediato delle attività sui luoghi abitati, era poco monitorato e non destava una grande preoccupazione sociale. In realtà, queste attività, se non gestite nel rispetto dell’ambiente, possono essere silenti avvelenatori di un territorio o, come successe tante volte, sfociare in veri e propri disastri ambientali.Ma quali sono questi rischi primari delle attività minerarie per il territorio e le persone: - Distruzione degli habitat: l'apertura di miniere può comportare la distruzione o l'alterazione degli habitat naturali, con conseguenze negative sulla biodiversità- Inquinamento dell'acqua: l'attività mineraria può provocare il rilascio di sostanze chimiche tossiche o metalli pesanti nell'acqua, contaminando le falde acquifere, i fiumi e i laghi circostanti - Inquinamento atmosferico: le attività di estrazione e lavorazione dei minerali possono rilasciare polveri sottili, gas nocivi e altre sostanze inquinanti nell'aria - Impatto del rumore e delle vibrazioni: l'estrazione mineraria può generare rumori intensi e vibrazioni che possono disturbare la fauna selvatica e le comunità locali - Gestione dei rifiuti: l'attività mineraria genera grandi quantità di scarti, come scarti di roccia, scorie e materiali di scavo - Impatto sull'uso del suolo: l'apertura di miniere comporta spesso la conversione di terreni agricoli o forestali in aree industriali Purtroppo, la storia ci ha consegnato episodi tragici, avvenuti in Europa, che sono stati generati da deficienze delle attività minerarie in Europa, che hanno comportato un importante danno ambientale e, conseguentemente, delle ricadute negative e pericolose per la popolazione che, direttamente o indirettamente, è venuta a contatto con l’inquinamento prodotto. Di questi disastri ambientali ne vogliamo ricordare tre di particolare intensità: 1. Disastro della miniera di Aznalcóllar (Spagna, 1998). Un bacino di decantazione di una miniera di pirite in Spagna si è rotto, riversando circa 5 milioni di metri cubi di liquami tossici e contenenti metalli pesanti nel fiume Guadiamar. L'inquinamento risultante ha danneggiato gravemente l'ecosistema fluviale, compresi i terreni agricoli circostanti. 2. Disastro del cianuro in Romania (2000). La rottura di una diga contenente liquami tossici provenienti da una miniera d'oro nel nord della Romania ha causato il riversamento di circa 100.000 metri cubi di acqua contaminata da cianuro nel fiume Tisza. Questo ha generato una significativa morte della fauna ittica e ha avuto effetti negativi sull'approvvigionamento di acqua per molte comunità. 3. Disastro della diga di Kolontár (Ungheria, 2010). La rottura di una diga contenente residui tossici provenienti da una miniera di alluminio ha causato il riversamento dei fanghi rossi, altamente corrosivi, in diverse città e campi agricoli. Questo incidente ha causato diversi decessi e ha avuto gravi conseguenze per l'ambiente locale. Disastro della miniera di Aznalcóllar (Spagna, 1998) Il disastro della miniera di Aznalcóllar è un grave incidente ambientale avvenuto il 25 aprile 1998 nella regione di Andalusia, in Spagna. L'incidente coinvolse la rottura di una diga di decantazione nella miniera, situata vicino al Parco Nazionale di Doñana. La miniera di Aznalcóllar era dedicata all'estrazione di minerali, in particolare di pirite, contenente elevate concentrazioni di metalli pesanti come piombo, zinco e cadmio. La diga di decantazione, che aveva lo scopo di trattenere i residui tossici generati dalla lavorazione della pirite, cedette improvvisamente, causando il riversamento di circa 5 milioni di metri cubi di liquami tossici nella regione circostante. I liquami contenenti metalli pesanti e sostanze chimiche nocive si riversarono nel fiume Agrio, che a sua volta si unisce al fiume Guadiamar. Questo provocò una vasta contaminazione delle acque e del terreno lungo il corso dei fiumi. L'area colpita includeva zone umide, habitat naturali e terreni agricoli, creando un impatto significativo sull'ecosistema locale. L'incidente suscitò preoccupazioni per l'importante riserva naturale del Parco Nazionale di Doñana, riconosciuta come sito di patrimonio mondiale dall'UNESCO. Il parco è una zona umida di importanza internazionale e un habitat cruciale per numerose specie di uccelli migratori e altri animali selvatici. L'inquinamento causato dal disastro di Aznalcóllar rappresentò una minaccia diretta per questo prezioso ecosistema. Le autorità spagnole e le organizzazioni ambientaliste intervennero rapidamente per affrontare la situazione. Furono adottate misure di emergenza per contenere l'inquinamento e ripristinare l'area colpita. Ciò includeva la costruzione di barriere per limitare la diffusione dei liquami tossici, la bonifica dei terreni contaminati e la reintroduzione di specie animali e vegetali native. Il disastro della miniera di Aznalcóllar ha messo in evidenza l'importanza di un'adeguata gestione dei rifiuti industriali e delle misure di sicurezza nelle miniere. Ha sottolineato la necessità di controlli più rigorosi e di una maggiore responsabilità da parte delle industrie minerarie nel prevenire incidenti ambientali dannosi. L'incidente ha anche contribuito a una maggiore consapevolezza dell'importanza della conservazione delle aree naturali sensibili e dell'ecosistema unico del Parco Nazionale di Doñana. Disastro del cianuro in Romania (2000) Il disastro ambientale del cianuro in Romania si riferisce a un grave incidente avvenuto il 30 gennaio 2000, quando una diga contenente liquami tossici provenienti da una miniera d'oro si ruppe nel nord della Romania. L'incidente ha causato il riversamento di una grande quantità di acqua contaminata da cianuro nel fiume Tisza e successivamente nel Danubio. La miniera coinvolta era la miniera d'oro di Baia Mare, situata nella regione di Maramureș. A seguito della rottura della diga di contenimento, circa 100.000 metri cubi di acqua contaminata, contenente elevate concentrazioni di cianuro e metalli pesanti, si sono riversati nel fiume Tisza. Il cianuro è un composto altamente tossico per gli organismi viventi e può causare danni irreversibili all'ecosistema acquatico. L'inquinamento da cianuro ha avuto effetti disastrosi sulla fauna ittica del fiume Tisza e dei suoi affluenti. Si stima che migliaia di tonnellate di pesci siano morte a causa dell'avvelenamento da cianuro. Inoltre, il fiume Tisza attraversa diversi paesi, tra cui Romania, Ucraina, Ungheria e Serbia, e l'inquinamento si è esteso anche a questi territori, causando danni all'ambiente fluviale e minacciando le risorse idriche locali.Disastro della diga di Kolontár (Ungheria, 2010)Il disastro della diga di Kolontár è un grave incidente avvenuto il 4 ottobre 2010 in Ungheria. La diga di contenimento di una miniera di alluminio situata nel villaggio di Kolontár si ruppe, causando il riversamento di grandi quantità di fanghi rossi altamente corrosivi in diverse città e campi agricoli circostanti. I fanghi rossi, noti anche come "fango bauxite", sono un sottoprodotto tossico del processo di raffinazione dell'alluminio. Contengono elevate concentrazioni di sostanze chimiche nocive, tra cui metalli pesanti, come l'arsenico e il piombo. Quando la diga si è rotta, una massa di fango rosso altamente alcalino si è riversata nella valle circostante, coprendo tutto ciò che incontrava lungo il suo cammino. L'incidente ha avuto conseguenze devastanti. Le città di Kolontár e Devecser sono state le più colpite, con case e infrastrutture completamente sommerse dai fanghi tossici, dieci persone hanno perso la vita nell'incidente e molte altre sono rimaste ferite. L'inquinamento ha avuto un impatto significativo sull'ambiente locale, distruggendo le terre agricole, uccidendo la fauna e contaminando le risorse idriche. Le autorità ungheresi hanno dichiarato lo stato di emergenza e hanno avviato un'ampia operazione di pulizia e bonifica. Le squadre di emergenza hanno lavorato per contenere il fango e cercare di prevenire il suo raggiungimento del fiume Danubio. È stato costruito un sistema di dighe temporanee per evitare ulteriori fuoriuscite e sono stati avviati sforzi per ripulire le aree colpite e ripristinare l'ambiente.
SCOPRI DI PIU'Killer della plastica: La difesa punta sulla prova della riciclabilità della plastica. Sarà assolto? Il giudice del processo all'operaio del settore plastico, in aula, di fronte alla giuria popolare che lo guardava con disprezzo, ipotizzando già la soluzione del caso attraverso un verdetto di condanna esemplare, gli chiese di raccontare come erano andati i fatti. “Signor Giudice”- disse l’operaio – “ho 54 anni e ho iniziato 34 anni fà lavorare in una fabbrica vicino a casa che stampava vaschette alimentari in polipropilene”, alla parola polipropilene si levarono dal banco della giuria popolare voci concitate di disappunto e di orrore. “Continui” lo esortò il giudice. “Dopo la scuola volevo trovare un lavoro, sà, avevo una fidanzata che si chiamava Elisabetta, che già lavorava in questa fabbrica e sapeva che stavano cercano un operaio per la produzione. Mi sono presentato pieno di buone speranze e di voglia di lavorare. Io non sapevo niente della plastica e del polipropilene, delle macchine e della fatica nelle notti di lavoro, ma volevo sposare Elisabetta e prenderci una casetta in affitto, quindi avevo bisogno di lavorare” Il giudice intervenì torvo: “Imputato! venga al dunque”. “Certo Signor Giudice, le stavo dicendo che mi assunsero e iniziai a lavorare in questa fabbrica che produceva le confezioni rigide per i formaggi, i dolci e per altri alimenti per le nostre tavole. Sono stati anni bellissimi, ci siamo sposati, abbiamo avuto una figlia meravigliosa, Paola, e ci siamo comprati anche una piccola macchina, per poter andare a fare qualche gita la domenica, ma quando non ero di turno”. “Mia moglie nel frattempo è stata a casa dal lavoro perché nostra figlia, avendo un problema di salute, doveva essere seguita”. L’avvocato del popolo si alzò dicendo: “Signor Giudice, mi oppongo, non siamo qui a parlare delle mielose situazioni familiari, ma siamo qui per decidere se l’imputato ha operato in questi anni come inquinare seriale”. Il giudice guardando attraverso gli occhiali borbottò: “Obbiezione Accolta”. “Imputato” -disse il giudice- “Si attenga ai fatti”. “Scusi Signor Giudice. Il mio lavoro continuò in questa fabbrica con molti sacrifici perché, sà, con uno stipendio da operaio, negli ultimi anni, non era facile riuscire a fare una vita dignitosa. Ma almeno io, Signor Giudice, avevo un lavoro.” “Due anni fa in fabbrica si cominciò a parlare di crisi, le confezioni in polipropilene degli alimenti erano messe in discussione sul mercato, la plastica è diventata il nemico numero 1 per la gente, i vicini di casa mi vedevano passare, quando finivo il turno di lavoro e bisbigliavano: è lui! E’ lui quello che inquina con la plastica.”“io non ci facevo caso, Signor Giudice, perché il mio posto di lavoro era importante per la mia famiglia e quindi sopportavo di essere additato con uno spacciatore, un assassino o uno stupratore dell’ambiente”. L’avvocato del popolo intervenne solerte: “ma quindi lei, imputato, non ha fatto niente, in tutti questi anni, per correggere il suo comportamento scellerato?” Il povero operaio non capì bene la domanda e si chiedeva come rispondere all'avvocato, che nel frattempo si stava accalorando perché tentennava e prendeva tempo. “Su, imputato, risponda!” sentenziò il Giudice”. “Veda, Signor Giudice, io mi sono preoccupato tutta la vita di fare bene il mio lavoro, così come il proprietario della fabbrica mi chiedeva, di non arrivare in ritardo, e di non uscire dalla fabbrica subito dopo la fine del mio turno, perché, sa, mi fermavo a dare una mano agli altri operai che entravano al lavoro. Ho sempre pensato allo stipendio che guadagnavo, perchè serviva alla nostra famiglia. Solo un giorno, Signor Giudice, ho iniziato a non capire bene cosa stesse succedendo in quanto mia figlia, a tavola, mi chiese: “Papà, a scuola mi dicono che tu sei un inquinatore seriale, un criminale, lavori la plastica. Io ho pianto in classe, non sapevo cosa dire”. “Doveva pensarci prima” gridò un signore di mezza età dal banco della giuria popolare. “Silenzio!” intervenne il Giudice. “Quindi, imputato”- disse il giudice -“lei conferma di aver prodotto milioni, se non miliardi di vaschette in.. ehm.. già eccolo..polipropilene, che sono finite poi nei nostri mari? Conferma che i prodotti che lei ha stampato si sono trasformati con il tempo in microplastiche e che sono stati poi ingerite dai pesci? Conferma che con il suo comportamento irresponsabile e criminale ha compromesso la catena alimentare? Conferma che i casi di malattie e dei decessi, tra la popolazione, avvenute negli ultimi anni a causa dell’ingerimento delle microplastiche presenti nell’acqua e nel cibo, provenienti dalle sue vaschette in polipropilene, sono causa della sua condotta? Conferma che il dolo è proseguito anche negli ultimi anni quando chiare evidenze scientifiche hanno dimostrato il nesso di causa tra la plastica presente nei mari e nei fiumi e il di danno per la salute? Conferma di aver perpetrato un attacco alla salute pubblica? Conferma di aver creato un danno incalcolabile alla fauna ittica?” L’operaio sudava copiosamente e non capiva bene tutto quel lungo discorso del giudice, quindi, si voltò verso il suo avvocato per chiedere cosa dovesse rispondere. L’avvocato si alzò in piedi e con fare insicuro, ma determinato, disse: “Signor Giudice, Signori della Corte, il qui presente imputato, operaio plastico, non può avere le responsabilità che gli attribuite, non può avere commesso delle azioni così delittuose, non può essersi macchiato di reati così gravi, non può essere considerato un inquinatore seriale, un killer dell’umanità, non può aver intrapreso una condotta criminale con la plastica” Dopo una pausa teatrale, in cui controllò che tutta la giuria popolare lo stesse guardando attenta, sentenziò: “tutto questo non costituisce reato in quanto la plastica è riciclabile e quindi non è da considerarsi un pericolo per la popolazione e la fauna”. A quel punto si alzarono grida di protesta dal pubblico e dalla giuria popolare che a stento il Giudice riusciva a controllare. L’avvocato, a quel punto, puntò il dito verso la giuria popolare, gridando sopra le urla della folla e disse: “siete voi gli imputati che dovreste sedere su questa sedia, siete voi che disperdete la plastica dopo verla usata, nell’ambiente, siete voi che non vi preoccupate di raccoglierla e riciclarla, siete voi che disprezzate il riciclo perché è sinonimo di sporco, siete voi che andate al mare e vi lamentare dei rifiuti sulla spiaggia e poi spegnete i mozziconi di sigaretta nella sabbia e li lasciate li, siete voi che comprate le bottiglie in plastica invece di bere l’acqua del rubinetto…siete…” A questo punto il Giudice intervenne e, battendo in modo frenetico il martello sullo scranno, come fosse un fabbro che stesse piegando un ferro rovente e gridò: “polizia, arrestate l’avvocato per oltraggio alla corte e alla giuria popolare”. Il povero operaio plastico guardava senza capire, le manette ai polsi iniziavano a fargli male e dopo aver cercato più volte, tra la folla, uno sguardo amico o solo compassionevole, si rassegnò al suo destino come killer ambientale. Sarà assolto? Racconto di Orizio Luca
SCOPRI DI PIU'Nel settore del packaging dei prodotti in carta la società Italiana Lucart ha acquisito il controllo della società Inglese ESP un traspformatore di prodotti professionali in carta.Lucart ha acquisito il 100% del capitale sociale di ESP Ltd (Essential Supply Products Ltd.). Si tratta del principale trasformatore indipendente di prodotti professionali per l'igiene della Gran Bretagna. Il Gruppo prosegue così il proprio piano di internazionalizzazione, nonostante le incertezze derivanti dalla Brexit e dalla pandemia.L'investimento contribuirà a rafforzare in maniera decisiva la leadership di Lucart nel mercato europeo dei prodotti per l’igiene Away from Home. Massimo Pasquini, Amministratore Delegato di Lucart, ha così commentato l'importante traguardo: “Questa operazione ha una rilevanza strategica per tutto il Gruppo, in quanto ci permette di consolidare la nostra presenza in Gran Bretagna, che rappresenta, per i prodotti in carta tissue, il secondo mercato più grande d’Europa. La nostra solidità finanziaria e la volontà di perseguire gli obiettivi strategici del Gruppo, unitamente alla consapevolezza che le difficoltà legate al momento storico che stiamo vivendo non debbano farci perdere la visione di lungo periodo - prosegue Pasquini - ci hanno consentito di superare anche le incertezze generate dalla Brexit e dalla pandemia Covid-19. Abbiamo portato a termine un importante ulteriore passo per lo sviluppo futuro di tutto il Gruppo”. Essential Supply Products Ltd Fondata nel 1990, Essential Supply Products Ltd registra oggi un fatturato pari a circa 30 milioni di euro all’anno. La Società, con sede e stabilimento produttivo a Malvern, impiega 85 persone su 5 diverse linee di trasformazione. Gli impianti produttivi si sviluppano su una superficie di 77.000 mq, di cui 15.000 coperti. Per posizione, mercato e tipologia di produzione, questi permetteranno di attivare importanti sinergie con gli altri stabilimenti del Gruppo. Il fondatore Carl Theakston collaborerà in prima persona per favorire il passaggio di consegne. Le sue parole riflettono la consapevolezza di aver trovato in Lucart l'acquirente ideale per il futuro della Società: "Negli anni abbiamo effettuato numerose operazioni per permettere a ESP di continuare a competere ai massimi livelli. Col tempo però mi sono reso conto che lo standard di investimenti necessario a rendere concrete le mie ambizioni per questa azienda necessitava di un investitore che condividesse i valori della famiglia ESP e che avesse la visione e il desiderio di far crescere la società in modo sostenibile e al suo pieno potenziale. Lucart - conclude Theakston - è un gruppo multinazionale a conduzione familiare che opera da 68 anni. La sua storia, visione e impegno verso i modelli di sviluppo sostenibile lo rendono l’investitore ideale perché l’avventura di ESP possa proseguire nel migliore dei modi”.Info da Lucart
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