Rallentare, ridurre i consumi e migliorare la propria vita con un approccio meno esigentedi Marco ArezioIn un mondo che corre sempre più veloce, dove il consumo sembra non conoscere freni, emerge una necessità impellente: rallentare. Non solo per dare respiro alle nostre vite spesso troppo affannate ma per garantire un futuro al pianeta che abitiamo.È qui che si intrecciano due concetti fondamentali per la sostenibilità del nostro mondo: l'economia circolare e la vita lenta. Seppur apparentemente distanti, queste due filosofie condividono un obiettivo comune: promuovere un'esistenza più equilibrata e rispettosa dell'ambiente.L'economia circolare, con il suo invito a ridurre, riutilizzare e riciclare, ci offre una strada per diminuire l'impronta ecologica delle nostre attività produttive. Questo modello si distacca radicalmente dall'approccio lineare di "prendere, fare, disfarsi", tipico del sistema economico prevalente, che ha portato a uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali. Ma come si collega questo alla slow life? La slow life è un invito a rallentare, a riconnettersi con i ritmi naturali, a valorizzare la qualità della vita rispetto alla quantità dei consumi. In questo contesto, rallentare significa anche riflettere sul nostro impatto ambientale, scegliere con cura ciò che acquistiamo, privilegiando prodotti sostenibili, riciclati o riciclabili, che rispecchiano i principi dell'economia circolare. Immaginiamo, ad esempio, il semplice atto di acquistare un capo di abbigliamento. In una logica di consumo veloce, la scelta potrebbe ricadere su prodotti di moda, economici ma di doppia durata e provenienza. Invece, adottando una prospettiva lenta e circolare, potremmo preferire capi prodotti con materiali sostenibili, magari riciclati o provenienti da filiere etiche, che garantiscano una maggiore durabilità. Questo non solo riduce la quantità di rifiuti generati ma promuove anche pratiche di produzione più rispettose dell'ambiente e dei lavoratori. La transizione verso una vita più lenta e circolare non si limita al consumo consapevole ma si estende a tutti gli aspetti della nostra esistenza. Dal cibo che scegliamo di consumare, preferibilmente locale e di stagione, al modo in cui decidiamo di spostarci, privilegiando mezzi di trasporto meno inquinanti o, perché no, il buon vecchio camminare. Rallentare ci permette di apprezzare di più ciò che ci circonda, di instaurare relazioni più significative con gli altri e con l'ambiente. Questa maggiore consapevolezza ci rende anche più inclini a riconoscere il valore intrinseco delle cose, non solo il loro valore economico, spingendoci a prendere decisioni più sostenibili. Ma come può ciascuno di noi contribuire a questo cambiamento? La risposta sta nella quotidianità delle nostre scelte. Si comincia con piccoli gesti: riparare anziché sostituire, condividere invece di possedere, riutilizzare piuttosto che scartare. Attraverso la piattaforma rMIX, per esempio, possiamo dare vita a un circolo virtuoso di offerte e richieste su prodotti riciclati e servizi sostenibili, creando un mercato che premia le scelte consapevoli. Promuovere un'esistenza più lenta e circolare è un cammino che richiede tempo e impegno, ma è anche un'opportunità per riscoprire il piacere di vivere in armonia con il mondo che ci ospita. È un invito a guardare al futuro con speranza, consapevoli che ogni nostra azione può contribuire a costruire un mondo migliore, più giusto e sostenibile per noi e per le generazioni a venire.
SCOPRI DI PIU'La Sostenibilità dell'Auto Passa Attraverso il Riciclo delle Batteriedi Marco ArezioL'elettrificazione del settore auto sta investendo tutte le case automobilistiche che, nonostante la pandemia e il crollo delle vendite, stanno fortemente spingendo nella produzione di auto più sostenibili. Ma la sostenibilità passa anche attraverso l'uso di materiali costruttivi secondo il principio dell'economia circolare e, quindi, la componentistica deve seguire il riciclo dei materiali. In Italia, Midac, sarà all'avanguardia nelle produzione di batterie per auto attraverso il riciclo di quelle esauste.Con un investimento complessivo di 104 milioni di euro, l’azienda Midac sarà in grado di produrre le proprie batterie al litio con il riutilizzo delle materie prime derivanti dal riciclo delle batterie esauste, conformemente ai principi della circular economy.Nell'Europa attraversata dalla pandemia c'è un'industria che continua a investire e creare posti di lavoro: quella delle batterie agli ioni di litio. Favorendo la transizione dai combustibili fossili verso un'energia più pulita, questa filiera risponde pienamente all’ambizioso obiettivo europeo del Green Deal, che mira alla neutralità climatica nel 2050. Per sostenere questo settore strategico, la Commissione Europea ha dato il via libera alla seconda tranche di finanziamenti per Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI) sulle batterie di nuova generazione (2,9 miliardi di euro), attribuiti dopo attenta selezione a 42 aziende europee del settore. Una di queste è Midac Batteries Spa ha ottenuto il via libera per lo sviluppo di tre progetti innovativi relativi alla produzione, al riutilizzo e alla gestione sostenibile del fine vita delle batterie al litio. Questi progetti permetteranno all’azienda di realizzare il primo impianto di produzione batterie litio integrato in Italia, per un investimento complessivo di 104 milioni di euro. L’azienda così sarà in grado di produrre le proprie batterie al litio con il riutilizzo delle materie prime derivanti dal riciclo delle batterie esauste, conformemente ai principi della circular economy, garantendo così il rispetto della filosofia “verde” di Midac. In particolare, il primo progetto riguarda il processo di selezione e recupero delle batterie a fine vita, che consente di inviare quelle non riutilizzabili ad un impianto di riciclo con una capacità pari a 30.000 ton/anno e di utilizzare quelle ancora funzionanti in applicazioni less demanding. In questo modo le batterie possono vivere una seconda vita, riducendo l’impatto ambientale e aumentando le percentuali dei materiali recuperati dal 60% a oltre il 90%. Le attività di riciclo e riuso saranno sviluppate in collaborazione con aziende partner, tra le quali Enel X. Il secondo progetto riguarda lo sviluppo di un nuovo impianto di produzione delle celle basata sulla tecnologia di terza e quarta generazione, che consentono ricariche più rapide, autonomia e sicurezza maggiori. Queste saranno poi destinate al nuovo reparto di assemblaggio batterie di Soave e a quello di Cremona da utilizzare in applicazioni automotive, Material Handling e di reserve power. Il terzo progetto è relativo allo sviluppo dell’elettronica di gestione delle batterie, che, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, permetterà di allungarne la vita. Le batterie saranno dotate anche di sistemi IoT per facilitarne l’uso da parte dei clienti finali. Il piano di realizzazione del nuovo impianto, della durata complessiva di 7 anni, rappresenta un’irripetibile occasione per l’azienda e per l’intero comparto italiano ed europeo per ricavarsi un ruolo da protagonista nel settore della tecnologia di accumulo agli ioni di litio, e per sviluppare, anche in Europa, l’intera filiera tecnologica che ruota attorno a questa tecnologia così strategica.Categoria: notizie - economia circolare - rifiuti - batterie - automotive Fonte: nordesteconomia
SCOPRI DI PIU'Come in tutte le attività anche nel campo del riciclo esistono correnti avverse che cercano di screditare o minimizzare il mercato concorrentedi Marco ArezioNel settore del riciclo della carta è emerso uno studio pubblicato nell’ ottobre del 2020 su Nature Sustainability a cura dell’università di Yale e dell’University Colleage di Londra, secondo il quale la produzione di carta riciclata utilizzerebbe maggiori quantità di energia proveniente da fonti fossili rispetto a quella prodotta da fibre vergini. Secondo i ricercatori le emissioni dirette di CO2 per la produzione di un cartone Invercote ammontano mediamente a 33 kg. per tonnellata, mentre lo stesso prodotto realizzato attraverso l’utilizzo di carta riciclata produrrebbe mediamente circa 294 kg. per tonnellata di CO2. Bisogna però fare notare alcuni cose importanti per inquadrare questa analisi:• La carta riciclata supporta il mercato mondiale del prodotto finito in modo inequivocabile in termini quantitativi e di contenimento dei prezzi. • La circolarità della produzione della carta passa anche dall’utilizzo di energie rinnovabili che abbattono in modo consistente l’impronta carbonica. • Il riciclo della carta è un pilastro fondamentale nella gestione responsabile dei rifiuti al quale non si può rinunciare. • Il conteggio dell’impatto ambientale del riciclo della carta non è da imputare solo al prodotto finito, ma al sistema riciclo che è un’attività industriale irrinunciabile, su cui si può e si deve lavorare per ridurre l’impatto carbonico. • Anche in altri settori del riciclo, la plastica per esempio, ci sono esempi in cui il prezzo della materia prima vergine costa meno di quella rigenerata e, se contiamo l’impatto ambientale per produrre un kg. di granulo vergine rispetto a quello rigenerato, probabilmente vedremmo che il granulo riciclato potrebbe avere un impatto carbonico maggiore. Ma se nel conteggio di quanto è veramente l’impronta carbonica di un granulo vergine, conteggiando anche la produzione della materia prima proveniente dalla raffinazione del petrolio, i conti sarebbero diversi. Alla fine il mercato del riciclo deve essere spinto, sostenuto e migliorato in quanto, senza la gestione corretta dei rifiuti, i conti sugli impatti carbonici sarebbero ben più critici di quelli attuali.Categoria: notizie - carta - economia circolare - rifiutiVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'I 50 sentieri più belli della Liguria" di Sergio GrilloLa Liguria, con il suo inconfondibile mix di mare e montagna, racchiude paesaggi di una bellezza talmente intensa da lasciare senza fiato. In "I 50 sentieri più belli della Liguria", Sergio Grillo ci accompagna in un viaggio esplorativo attraverso i percorsi più incantevoli di questa regione, offrendo al lettore una guida preziosa per scoprire angoli nascosti e panorami mozzafiato che solo la natura ligure sa regalare. La cura con cui Grillo descrive ogni sentiero è palpabile: dalle indicazioni pratiche per l'escursione, come il livello di difficoltà, la durata e i punti di accesso, fino agli aneddoti storici e naturalistici che arricchiscono il cammino, rendendo ogni escursione una vera e propria esperienza culturale e sensoriale. La scelta dei sentieri, accuratamente selezionati dall'autore, si rivela un perfetto equilibrio tra percorsi famosi, amati dagli escursionisti di lunga data, e tracce meno battute, vere gemme nascoste che solleticano la curiosità di esplorare. Le fotografie che accompagnano la guida sono un altro punto di forza del libro. Catturano l'essenza della Liguria con colori vividi e dettagli suggestivi, invitando il lettore a immergersi fisicamente nei paesaggi descritti. L'immagine di un tramonto sul Golfo dei Poeti o la vista aerea di un crinale appenninico non sono solo belle da vedere, ma diventano fonte di ispirazione per pianificare la prossima avventura. Un aspetto particolarmente apprezzabile del libro è l'attenzione di Grillo per la sostenibilità e il rispetto dell'ambiente. Ogni consiglio è improntato alla minima impattività e alla conservazione dei luoghi, una scelta in linea con la crescente consapevolezza dell'importanza di proteggere i nostri paesaggi naturali. "I 50 sentieri più belli della Liguria" non è solo una guida escursionistica; è un invito a riscoprire il piacere della lentezza e della contemplazione, a perdersi per ritrovarsi, attraversando quei sentieri che, come linee tracciate da mani innamorate, disegnano la mappa di un territorio unico al mondo. Che siate camminatori esperti o amanti della natura alla ricerca di nuove avventure, questo libro si rivelerà un compagno di viaggio insostituibile, capace di arricchire ogni passo con la magia e l'incanto che solo la Liguria sa offrire.
SCOPRI DI PIU'A Gela in Sicilia si è avviato un interessante progetto di trasformazione di una raffineria petrolifera a una bioraffineria che si occuperà del trattamento delle biomasse, creando un'attività industriale sostenibile e perfettamente inserita in una filiera circolare dell'economia.A 18 mesi dall’inaugurazione della bioraffineria è in marcia il nuovo impianto BTU, che consentirà di utilizzare fino al 100% materie prime di scarto per la produzione di biocarburanti È stato avviato e collaudato il nuovo impianto BTU, Biomass Treatment Unit, che consentirà alla bioraffineria Eni di Gela di utilizzare fino al 100% biomasse che non siano in competizione con la filiera alimentare, dagli oli alimentari esausti ai grassi da lavorazioni ittiche e di carni prodotte in Sicilia, con l’obiettivo di realizzare un modello di economia circolare a chilometri zero per la produzione di biodiesel, bionafta, biogpl e bio-jet. La bioraffineria di Gela, inoltre, potrà anche essere alimentata dall’olio di ricino, grazie al progetto sperimentale di coltura di piante di ricino su terreni semidesertici in Tunisia, sostituendo così completamente l’olio di palma che dal 2023 non sarà più impiegato nei processi produttivi di Eni. La costruzione dell’impianto è iniziata nei primi mesi del 2020 e nonostante i rallentamenti causati dalla gestione delle attività durante la pandemia è stato sostanzialmente completato nei tempi previsti. Sono state lavorate 1,3 milioni di ore, traguardando l’obiettivo zero infortuni, sia per le persone Eni, sia per i lavoratori delle imprese in appalto. Con l’avvio del BTU si completa la seconda fase della trasformazione del sito industriale, che si qualifica come sito esclusivamente dedicato a processi produttivi sostenibili e concretizza il processo di decarbonizzazione e transizione energetica che caratterizza la strategia Eni, impegnata a raggiungere la totale decarbonizzazione di prodotti e processi entro il 2050. Tra i punti salienti del piano 2021-2024 è infatti previsto il raddoppio della capacità produttiva delle bioraffinerie Eni a circa 2 milioni di tonnellate entro il 2024, l’aumento a 5/6 milioni di tonnellate entro il 2050. Il BTU si aggiunge ai già realizzati impianti Ecofining™, tecnologia Eni-UOP per la produzione di biocarburanti da materie prime di origine biologica, lo Steam Reforming per la produzione di idrogeno e l’impianto pilota Waste to Fuel, realizzato da Eni Rewind, che consente di trasformare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in bio-olio e bio-metano. La trasformazione dell’ex petrolchimico di Gela è un esempio di economia circolare rigenerativa, che ha permesso la riconversione di cicli produttivi basati su fonti fossili e che va di pari passo con un piano di demolizioni di impianti non più funzionali alla produzione di biocarburanti e per il risanamento ambientale.Info: Eni
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