La frenesia della vita ti anestetizza e non ti rendi conto di bruciarla sulle tue pire ideali.I tuoi occhi sono tristi nonostante la tua serrata loquacità voglia convincermi del contrario. I tuoi lineamenti esprimono la stanchezza di una barca che dopo giorni di navigazione cerca disperatamente un porto. E’ da troppo tempo che rimandi sistematicamente l’appuntamento con te stesso, sfuggi solo all’idea di guardare la tua esistenza con occhi diversi. E intanto, amico mio, gli anni sono inesorabilmente passati e ciò che da giovane consideravi inesauribile, oggi non lo è più e lui, il tempo, non ti farà sconti. Tu sei caduto molto tempo fa nella trappola dei luoghi comuni, dove ogni azione era stabilita. Ti sei convinto che la base della soddisfazione generale sia conforme al tuo modo di sentire la vita. Hai capito da tempo, amico mio, che c’è una reale discrepanza tra l’etichetta, la tua anima e il tuo cuore. Hai forse paura di fermarti, voltare la testa, aprire il tuo cuore e sintonizzare il tuo cervello su frequenze diverse? Hai forse paura di scoprire che per stare bene bisogna essere sé stessi, infrangendo il comune senso del pensare e, a volte, assumersi i dovuti rischi? Ma forse, amico mio, improvvisamente, quando la barca si sarà incagliata in qualche spiaggia sconosciuta e, tu sarai costretto a scendere per cercare cibo e acqua, allora capirai che non prenderai mai più il largo per la solita rotta, ma sarà, forse, altrettanto bello guardarsi intorno e capire che la vita è fatta da infinite strade e che tu avrai, finalmente ancora, il potere di fare delle scelte sentendoti un po' più felice e un po' più sereno. Il coraggio che ti manca, amico mio, è fermati, per un attimo a pensare alla tua storia e al tuo futuro, perché la paura che ti attanaglia è sapere che la vita non ti ha mai aspettato e non ti spetterà nemmeno questa volta. Categoria: Slow life - vita lenta - felicità
SCOPRI DI PIU'di Marco ArezioLa Cina della grande muraglia, della rivoluzione industriale, della potenza militare, dello sviluppo iper-tecnologico, dell’espansionismo nei paesi del terzo mondo specialmente in Africa e Sud America, delle guerre commerciali, delle pressioni sull’area indocinese, non aveva fatto i conti con il suo iper liberismo che è partito ai tempi di Deng, catapultando il paese dal socialismo maoista, che assicurava una ciotola di riso per tutti, alla rincorsa frenata a condizioni di vita più agiate rispetto alla dignitosa povertà in cui il popolo cinese aveva vissuto fino agli anni della pre industrializzazione diffusa. Le emergenze nazionali sono rappresentate principalmente dall’inquinamento dell’aria e da quello delle acque che ha fatto risvegliare in modo violento la Cina da un beato sonno in cui si vedevano solo le cose positive create dallo sviluppo, mettendo sotto il tappeto le conseguenze negative. Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, secondo uno studio pubblicato della Berkeley Earth, in Cina muoiono circa 4000 persone al giorno per fenomeni legati a patologie che dipendono dall’inquinamento dell’aria. Gli scienziati attribuiscono la responsabilità dei decessi soprattutto alle emissioni delle centrali a carbone e in particolare alle minuscole particelle note come PM 2,5 che possono scatenare attacchi di cuore, ictus, cancro ai polmoni e asma e che , sempre secondo lo studio di Berkeley Earth, uccidono silenziosamente 1,5 milioni di persone all’anno, il 17% del livello di mortalità della Cina. Il governo cinese ha preso atto della situazione ambientale catastrofica assumendosi decisioni che stanno andando nella giusta direzione per cercare di risolvere la pericolosità dell’aria che viene respirata. Il prezzo da pagare non è stato basso, anzi i sistemi utilizzati dal governo sono stati piuttosto drastici. Oltre alla chiusura di tutte le fabbriche obsolete a carbone, è stato limitato l’uso di carbone e legna per il riscaldamento domestico nelle città. Inoltre il governo cinese ha puntato ingenti risorse sull’eolico e sul solare, iniziando la produzione di energia verde che contribuirà ad abbassare il livello degli inquinanti nell’aria nei prossimi anni. Per quanto riguarda il settore dei trasporti il governo prevede entro il 2020 la presenza sulle proprie strade di 200.000 veicoli elettrici e la messa al bando di 500 modelli di auto in circolazione considerati inquinanti. L’azione riformatrice del governo cinese non si esaurisce qui infatti sta cercando soluzioni anche contro la desertificazione e la de- ossigenazione dell’aria prevedendo la realizzazione di un piano di piantumazione ambizioso, infatti saranno messi a dimora circa 26 miliardi di piante nei prossimi 10 anni. Per quanto riguarda invece la situazione delle acque, attualmente, un terzo delle risorse idriche nel paese non è potabile e il 15% non è utilizzabile nemmeno per l’irrigazione o la produzione, in quanto è inquinata da pesticidi, scarichi industriali e fertilizzanti. Di conseguenza l’attività ittica è globalmente compromessa visto che il pescato presenta un grado di inquinamento altamente pericoloso per la salute. Alla luce di questo problema il governo ha costituito la figura del responsabile delle acque, che non è in ogni caso del tutto nuova, infatti questa posizione è nata già dal 2007, nell’area di Shanghai, quando accadde un grave incidente ambientale nel lago di Taihu, uno dei più grandi del paese, dove ci fu un’ invasione di alghe velenose. Circa 5 milioni di abitanti della città di Wuxi non avevano la possibilità di usufruire delle risorse idriche per la vita quotidiana e fu per questo che venne costituita la figura del responsabile delle acque che aveva il potere di sovraintendere le molte autorità sciogliendo finalmente l’ingorgo dei poteri e lo stallo decisionale.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 6: Il Puzzle Incompletodi Marco ArezioAll’interno dei laboratori di MilanTech, il commissario Lucia Marini osservava con attenzione mentre Enrico Sartori e il professor Ferrari lavoravano fianco a fianco, immersi nella complessa procedura di decifrare la formula del polipropilene. L'atmosfera era carica di un'attesa quasi tangibile, ogni movimento preciso, ogni sguardo concentrato sullo schermo del computer davanti a loro. Il silenzio era rotto solo dal ticchettio delle tastiere e dal mormorio occasionale delle macchine. Enrico Sartori e il professor Ferrari erano seduti uno accanto all'altro, davanti a una grande lavagna con scritte molte formule chimiche. Ferrari: "Enrico, da dove iniziamo? Questa sequenza di dati è monumentale." Sartori: "Concentriamoci prima sulle sezioni che riconosciamo. La formula è criptata, ma alcune parti dovrebbero seguirci come un filo d'Arianna." Mentre scorrevano i dati, la concentrazione era palpabile. Ogni tanto, Ferrari si fermava, indicando la lavagna. Ferrari: "Ecco, questa parte qui. Questi composti non ti sembrano familiari?" Sartori: "Sì, assolutamente. Questa è una sequenza che ho sviluppato durante i miei primi esperimenti. Se seguiamo questa via, potremmo..." La loro conversazione tecnica continuava, saltando da una scoperta all'altra, mentre iniziavano a decifrare pezzi della formula. Ma, dopo ore di lavoro, Sartori si arrestò bruscamente, un'espressione di confusione sul volto. Sartori: "Aspetta, questo non ha senso. Questa parte della sequenza... manca. È come se fosse stata estratta deliberatamente." Ferrari, inclinando la testa per vedere meglio la pergamena, annuì lentamente. "Vedo cosa intendi. Ma perché qualcuno dovrebbe togliere solo una parte? Se volessero impedirci di ricostruirla, perché non distruggere tutto?" Sartori: "Questo è esattamente ciò che mi preoccupa. È come se... come se qualcuno volesse essere l'unico a detenere la formula completa." Il professor Ferrari, con la fronte corrugata in una smorfia di preoccupazione, si chinò per esaminare meglio il problema. "Come è possibile? Pensavo avessi detto che solo tu sapevi della pergamena, Enrico." Sartori, pallido, si passò una mano tra i capelli in segno di frustrazione. "Era quello che credevo... ma ora," la sua voce tremava leggermente, "inizio a chiedermi se sono stato pedinato o spiato. Perché qualcuno dovrebbe togliere solo una parte della formula invece di rubare direttamente la pergamena?" Marini, che aveva seguito silenziosamente il loro lavoro, intervenne: "Potrebbe significare che il ladro ha voluto assicurarsi di essere l'unico a possedere la formula completa. Forse 'Il Custode' sapeva già dove si trovava la sequenza mancante e ha agito per mantenere il controllo esclusivo su di essa." Il pensiero che 'I Custodi dell'Ombra' potessero essere un passo avanti rispetto a loro gettava un'ombra ancora più cupa sulla situazione. "Dobbiamo scoprire dove si trova la parte mancante della formula," disse Marini, il suo tono deciso. Sartori, ancora scosso dalla rivelazione, annuì lentamente. "C'è solo un posto dove 'Il Custode' avrebbe potuto nascondere la sequenza senza destare sospetti... un luogo che conosce solo la cerchia interna dei Custodi." Marini si avvicinò, l'interesse era palpabile. "E dove sarebbe, Enrico?" "Al castello di Corenno Plinio," rispose Sartori. "Un luogo che per noi era più un santuario della scienza che un rifugio. Se c'è una speranza di trovare la formula completa, è lì." Sartori era a conoscenza del castello di Corenno Plinio e del suo ruolo come luogo di riunione per 'I Custodi dell'Ombra' grazie al suo coinvolgimento, seppur riluttante, con l'organizzazione. Durante i primi giorni della sua collaborazione, era stato invitato a partecipare a una riunione al castello, presentata come un'opportunità per discutere il futuro della scienza e della tecnologia con menti affini. Questa esperienza gli aveva rivelato l'esistenza e le intenzioni più oscure dei Custodi, ma anche l'importanza che essi attribuivano a Corenno Plinio come loro santuario segreto. Decisa a non perdere tempo, Marini organizzò immediatamente una spedizione verso il castello, armata di questa nuova informazione. Prima di partire, però, notò un piccolo foglietto caduto a terra vicino alla postazione di lavoro di Sartori. Lo raccolse, scoprendo che era un appunto scritto a mano con una serie di coordinate e la parola "Corenno", si convinse che poteva essere la pista giusta. Il fogliettino con le coordinate di Corenno Plinio, ritrovato dal commissario Marini, era un indizio lasciato involontariamente da uno dei membri dei Custodi. Nei giorni precedenti la rivelazione di Sartori, 'I Custodi dell'Ombra' avevano incrementato le loro precauzioni, temendo che la collaborazione di Sartori con la polizia potesse esporre il loro segreto meglio custodito. Durante una delle loro comunicazioni criptate, avevano deciso di rivedere i protocolli di sicurezza intorno al castello, e uno dei membri, operando in fretta, aveva annotato le coordinate su un foglietto come promemoria personale. Questo membro, in seguito identificato come un intermediario tra Sartori e il resto dell'organizzazione, aveva visitato il laboratorio per assicurarsi che Sartori stesse seguendo le direttive dei Custodi e, in quella circostanza, aveva perso il foglietto. "Potrebbe essere questo l'indizio che ci serve," mormorò Marini, mostrandolo a Conti. Il castello di Corenno Plinio, nascosto tra le nebbie del tempo sulla sponda orientale del Lago di Como, si ergeva come un monolite silenzioso, testimone di secoli di storia. Nei racconti degli abitanti locali, il castello era avvolto in un'aura di mistero e leggenda, un luogo che pochi osavano avvicinare, ancor meno esplorare. Costruito in epoca medievale, con le sue torri che si stagliavano contro il cielo e le mura che sembravano sorgere direttamente dalla roccia, il castello aveva visto passare signori e contadini, guerre e pace, ma ora, negli anni '50, aveva trovato una nuova e più oscura vocazione: quella di essere il cuore pulsante dell'organizzazione segreta nota come 'I Custodi dell'Ombra'. Il paese di Corenno Plinio, adagiato ai piedi del castello, era un insieme pittoresco di case in pietra e viuzze acciottolate, dove la vita scorreva lenta, immutabile al passare del tempo. In quel periodo, il paese viveva principalmente di pesca e di un timido turismo, attratto dalle incantevoli vedute del lago e dalla semplice ospitalità dei suoi abitanti. Le famiglie di Corenno Plinio, unite da generazioni di conoscenza reciproca e da legami di parentela, condividevano le gioie e le fatiche quotidiane, creando una comunità stretta e resiliente. Tuttavia, nonostante la serenità apparente, l'ombra del castello aleggiava sul paese. Molti erano i racconti sussurrati di notte, vicino al fuoco, su strane luci che a volte brillavano tra le antiche mura o su figure incappucciate che si muovevano in silenzio lungo i sentieri boscosi che portavano al castello. Per la maggior parte degli abitanti, queste storie erano solo vecchie leggende, ma per alcuni, erano un monito a mantenere le distanze dal castello e dai suoi segreti. Nessuno a Corenno Plinio sapeva della vera natura del castello come sede dei 'Custodi dell'Ombra', né delle loro riunioni segrete in cui si decideva il destino della scienza lontano dagli occhi del mondo. L'organizzazione aveva scelto il castello proprio per la sua isolata bellezza e per la tranquillità che il paese offriva, un luogo dove poter operare indisturbati, celati dalla nebbia e dal silenzio. Quando il commissario Lucia Marini e il suo team arrivarono a Corenno Plinio, seguendo le tracce lasciate da Sartori e dal misterioso foglietto, si trovarono di fronte a questo contrasto tra la quiete del paese e l'inquietante presenza del castello. Mentre iniziavano le loro indagini, cercando di tessere insieme i fili di un intrigo che si estendeva ben oltre i confini del paese, si resero conto che il castello di Corenno Plinio era molto più di un semplice luogo di incontro per scienziati dall'etica discutibile; era un enigma da risolvere, il cuore di un mistero che avrebbe potuto cambiare per sempre la vita del paese e il corso della scienza stessa. Per raccogliere informazioni cruciali riguardo al castello di Corenno Plinio e agli insoliti movimenti di persone che potrebbero essere collegati a 'I Custodi dell'Ombra', il commissario Lucia Marini decise di parlare con tre figure chiave della comunità. Il suo piano includeva un incontro con il dottor Francesco Branchini, medico condotto volontario, il maresciallo Marco Valenti, comandante della caserma dei carabinieri di Dervio, il piccolo paese confinante con Corenno Plinio e sotto la cui competenza giurisdizionale cadeva il comune del castello, e infine il sindaco di Corenno Plinio, il signor Giorgio Albertini. Marini iniziò la sua indagine dal dottor Branchini, trovandolo nella sua abitazione, un'incantevole casa vista lago situata in fondo alla scala che dalla piazza della chiesa scendeva verso il lago. Il dottor Branchini, un medico pavese ritiratosi in pensione sul lago, dedicava il suo tempo alla comunità offrendo servizi medici gratuitamente. Era conosciuto e amato da tutti per la sua generosità e per la sua passione per la pesca e la vita sul lago. Marini: "Buongiorno, dottor Branchini. Sono il commissario Lucia Marini. Spero di non disturbarla." Branchini: "Commissario Marini, benvenuta a Corenno Plinio. È raro vedere la polizia qui, soprattutto per una visita di cortesia. Come posso esserle utile?" Marini: "Sto indagando su alcuni eventi recenti legati al castello qui vicino. Abbiamo motivo di credere che possa esserci stata un'attività insolita. Lei ha notato qualcosa di strano, magari persone non del posto o comportamenti sospetti?" Branchini: "Ah, il castello. Un luogo affascinante, ma sempre stato avvolto da un'aura di mistero. Devo dire che, nella mia tranquilla routine di pensionato, passo la maggior parte del mio tempo tra la pesca, la mia piccola barca a remi e la cura della mia casa. Tuttavia, è vero che ultimamente ho visto alcune facce nuove, persone che non sembravano turisti né interessati alla bellezza del nostro lago." Marini: "Potrebbe dirmi di più su queste persone? Ogni dettaglio potrebbe essere importante." Branchini: "Certamente, commissario. Alcuni di questi individui avevano l'aria di chi cerca di passare inosservato, ma senza riuscirci realmente. Spesso li vedevo all'alba, quando prendo la mia barca per qualche ora di pesca. Si dirigevano verso il castello, ma non sembravano apprezzare la natura o il silenzio del mattino, come fanno la maggior parte delle persone che vengono qui." Marini: "Interessante, dottor Branchini. La sua testimonianza potrebbe rivelarsi molto utile. La ringrazio per la sua collaborazione." Branchini: "È il minimo che posso fare per il nostro tranquillo paese. Se ci sono altre domande o se posso aiutarla in qualche altro modo, non esiti a chiedere, commissario." Dopo aver ringraziato il dottor Branchini per le preziose informazioni e per l'ospitalità, Marini si apprestò a continuare la sua indagine parlando con il maresciallo Marco Valenti della caserma dei carabinieri di Dervio e il sindaco Giorgio Albertini, sperando di mettere insieme i pezzi del puzzle e di scoprire cosa stesse realmente accadendo nel misterioso castello di Corenno Plinio. Maresciallo Marco Valenti era il caposaldo della stazione dei carabinieri di Dervio, una piccola località a ridosso del Lago di Como. Con una carriera lunga e onorata alle spalle, Valenti era noto per il suo approccio equilibrato alla legge, una miscela di fermezza e umanità che gli aveva guadagnato il rispetto sia dei colleghi che della comunità locale. Oltre alla sua dedizione al dovere, Valenti era un uomo di grande cuore, profondamente radicato nella vita del paese, partecipando attivamente alla vita sociale e offrendo spesso una mano amica a chi ne aveva bisogno. Il commissario Lucia Marini, insieme al suo assistente, arrivò alla stazione dei carabinieri di Dervio nel tardo pomeriggio. Ad accoglierli fu proprio il maresciallo Valenti, un uomo di statura media, con i capelli iniziando a ingrigire e uno sguardo che trasmetteva sia autorità che gentilezza. Marini: "Buonasera, maresciallo Valenti. Sono il commissario Lucia Marini, e questo è il mio assistente. Veniamo dalla questura di Milano per discutere di una questione di particolare importanza." Valenti: "Commissario Marini, benvenuti a Dervio. È un piacere fare la vostra conoscenza. Come posso assistervi?" Marini: "Siamo qui per un'indagine legata al castello di Corenno Plinio. Abbiamo motivo di credere che possa essere in corso un'attività sospetta, forse legata a un gruppo conosciuto come 'I Custodi dell'Ombra'. Siamo interessati a monitorare gli spostamenti nella zona nei prossimi giorni e ci chiedevamo se poteste collaborare con noi inviando delle pattuglie." Valenti annuì, ascoltando attentamente le parole del commissario. Valenti: "Il castello di Corenno Plinio, eh? Sì, è una struttura che ha sempre destato curiosità, anche tra noi del posto. Riguardo alla vostra richiesta, saremo più che felici di assistervi. La sicurezza dei nostri cittadini e la tutela del nostro patrimonio sono priorità assolute." Marini: "Apprezziamo molto la vostra disponibilità, maresciallo. Oltre alle pattuglie, ci sarebbe utile sapere se avete notato recentemente movimenti insoliti o persone sconosciute nei dintorni del castello." Valenti: "Ultimamente la zona è stata tranquilla, ma teniamo sempre gli occhi aperti. Ora che mi avete informato, aumenteremo la nostra vigilanza e vi terremo aggiornati su qualsiasi sviluppo." Nel proseguire la loro conversazione, il commissario Lucia Marini rivolse al maresciallo Marco Valenti un'altra domanda, mirando a scavare più a fondo nelle possibili attività sospette legate al castello di Corenno Plinio. Marini: "Maresciallo, nei vostri anni di servizio qui a Dervio, avete mai notato qualcosa di sospetto riguardante il castello? E, per caso, esiste un'area all'interno o nei pressi del castello che sembra abitata o utilizzata di recente?" Valenti rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulle sue esperienze passate e su quanto avesse osservato nel corso degli anni. Valenti: "Commissario, il castello ha sempre avuto un'aura di mistero, come sa. Nel corso degli anni, ci sono stati diversi rapporti di attività sospette, ma nulla che abbiamo potuto confermare concretamente. La maggior parte delle volte, si sono rivelati falsi allarmi o semplici curiosi attratti dalle leggende del castello." Fece una pausa, pensando alla seconda parte della domanda. Valenti: "Per quanto riguarda un'area abitata, il castello è ampio e pieno di vecchi anfratti. Alcune parti sono crollate o sono inaccessibili. Tuttavia, ci sono state occasioni in cui abbiamo trovato tracce che suggerivano una presenza umana recente. Niente di definitivo, intendiamoci, ma accampamenti temporanei o fuochi spenti da poco. Sempre niente che potesse indicare una presenza stabile o permanente." Marini: "Interessante, maresciallo. Queste tracce di presenza umana, avete mai potuto collegarle a qualcuno o a qualcosa in particolare?" Valenti: "Purtroppo no, commissario. La natura isolata del castello e la facilità con cui si può rimanere nascosti tra le sue mura hanno sempre reso difficile tracciare chiunque decida di utilizzarlo per... beh, per qualsiasi scopo. Tuttavia, ora che mi avete informato della vostra indagine, presteremo particolare attenzione a questi dettagli." Marini: "Vi ringrazio, maresciallo. Ogni pezzo di informazione potrebbe essere il tassello che ci manca. La vostra collaborazione è preziosa." Valenti: "Siamo qui per questo, commissario. E se ci fossero sviluppi o se dovessimo trovare qualcosa di concreto, sarete i primi a saperlo." Concludendo il loro colloquio, Marini si sentì un passo più vicina a svelare i misteri del castello di Corenno Plinio. La menzione di segni di presenza umana recente all'interno del castello aggiungeva un ulteriore livello di urgenza alla sua indagine, alimentando la sua determinazione a scoprire la verità nascosta tra le antiche mura. Sciolsero la riunione con una stretta di mano, Marini e Valenti confermarono la loro collaborazione, segnando l'inizio di un'operazione congiunta volta a svelare i segreti che si celavano dietro le antiche mura del castello di Corenno Plinio. Per Marini, l'incontro con Valenti non solo aveva rafforzato le sue speranze di risolvere il caso, ma aveva anche evidenziato la forza della comunità e il valore dell'unione di sforzi per un obiettivo comune. Il municipio di Corenno Plinio si trovava nel centro del piccolo paese, un'antica costruzione in pietra che si ergeva maestosa sulla piazza principale, testimone silenzioso delle generazioni che si erano succedute nel corso degli anni. L'edificio, risalente al XVII secolo, conservava ancora l'eleganza della sua architettura originaria, con i suoi archi in pietra accuratamente lavorati e le finestre ad arco che si affacciavano sulle strette vie acciottolate del paese e sulle acque scintillanti del lago di Como. La facciata era ricoperta di edera, che si arrampicava fino al tetto di tegole rosse, donando all'edificio un aspetto quasi incantato, come se fosse uscito direttamente da una fiaba. Un piccolo orologio, posizionato al centro della facciata sopra l'ingresso principale, scandiva inesorabile il tempo che fluiva lentamente a Corenno Plinio, ricordando agli abitanti l'importanza della storia e delle tradizioni. L'ufficio del sindaco, situato al primo piano, era accessibile attraverso una scala in pietra, anch'essa antica, che cigolava sotto il peso dei passi. Questo spazio, pur essendo funzionale come qualsiasi ufficio moderno, conservava il fascino dell'antico, con mobili in legno scuro che parevano essere stati lì da sempre, librerie colme di volumi polverosi che raccontavano la storia del paese e dei suoi dintorni, e un grande camino in pietra che occupava una parete intera, testimone silenzioso di innumerevoli inverni. La scrivania del sindaco, un massiccio pezzo di falegnameria artigianale, dominava la stanza, collocata davanti a una delle grandi finestre che offrivano una vista mozzafiato sul lago. Sopra la scrivania, tra documenti e cartelle, troneggiava un antico calamaio di ottone, accanto a una penna d'oca che sembrava aspettare solo di essere usata per scrivere il prossimo capitolo della storia di Corenno Plinio. Nonostante l'ufficio fosse dotato di tutti gli strumenti necessari per l'amministrazione moderna, come macchine da scrivere e schedari di metallo, era palpabile una sensazione di rispetto per il passato, come se il sindaco Giorgio Albertini avesse voluto creare un ponte tra le epoche, unendo la saggezza degli antichi alla visione del futuro. Questo spazio non era solo un luogo di lavoro, ma un simbolo dell'identità di Corenno Plinio, un rifugio dove ponderare le decisioni che avrebbero plasmato il destino del paese e dei suoi abitanti. Il sindaco Giorgio Albertini, uomo di mezza età con un viso accorto e occhi scrutatori, era noto per la sua capacità di navigare le complesse dinamiche politiche e sociali di Corenno Plinio. Tuttavia, la sua abilità nel mantenere un certo livello di ambiguità nelle sue risposte lo rendeva una figura enigmatica agli occhi di molti. Quando il sindaco fece il suo ingresso nell'ufficio, il commissario Lucia Marini si alzò in piedi, estendendo la mano in segno di saluto. Albertini, un uomo dall'aspetto curato con un leggero accenno di canizie ai lati della testa, ricambiò il gesto con un sorriso cordiale ma misurato. Marini: "Buongiorno, signor sindaco. Sono il commissario Lucia Marini, della questura di Milano. La ringrazio per avermi concesso questo incontro." Albertini: "Il piacere è mio, commissario. Come posso esserle utile?" Marini: "Vengo direttamente al punto, signor sindaco. Sono qui a Corenno Plinio per una questione che riguarda la sicurezza del paese e, potenzialmente, del territorio circostante. Senza entrare nei dettagli delle nostre indagini, posso dirle che ci sono state segnalazioni di attività sospette che potrebbero avere implicazioni significative." Albertini, ascoltando attentamente, annuì lentamente, mantenendo comunque un'espressione neutra. Albertini: "Capisco. E in che modo pensa che io possa assistervi, commissario?" Marini: "Data la sua posizione e la conoscenza che ha del paese e dei suoi abitanti, qualsiasi informazione su movimenti insoliti o persone sconosciute che avete notato negli ultimi tempi potrebbe essere di grande aiuto. Inoltre, saremmo interessati a sapere se il castello di Corenno Plinio è stato utilizzato per riunioni o eventi recentemente." Il sindaco prese un momento per riflettere prima di rispondere, pesando evidentemente le sue parole. Albertini: "Corenno Plinio è, come sa, un luogo tranquillo, e ci teniamo a preservare questa pace. Tuttavia, comprendo la gravità delle sue parole e la ringrazio per non aver divulgato dettagli che potrebbero allarmare la popolazione senza necessità. Riguardo al castello, non mi risulta che sia stato utilizzato per eventi recenti. È, per la maggior parte, un sito di interesse storico visitato saltuariamente da turisti e studiosi." Marini, ascoltando la risposta del sindaco, non poté fare a meno di percepire un velo di reticenza nelle sue parole. La sua esperienza le suggeriva che, in casi come questo, le omissioni potevano essere tanto significative quanto le informazioni condivise. Con una determinazione rinnovata, il commissario Lucia Marini decise di premere ulteriormente il sindaco Giorgio Albertini, cercando di ottenere informazioni più concrete. Marini: "Signor sindaco, mi permetta di essere più diretta. Ho appreso che lei risiede in una zona del paese da cui si ha una visuale privilegiata del castello. Mi sorprende che, nonostante questa posizione vantaggiosa, non abbia notato nulla di insolito, specialmente considerando che alcuni dei suoi concittadini hanno segnalato movimenti sospetti all'alba." Il sindaco Albertini sembrò per un momento colto di sorpresa dalla diretta osservazione di Marini, e un'ombra di esitazione attraversò il suo volto prima di rispondere. Albertini: "Commissario, la mia abitazione, sebbene abbia effettivamente una vista sul castello, non mi rende onnisciente. Le giornate del sindaco, come può immaginare, iniziano spesso molto presto e terminano tardi, e il mio focus è, naturalmente, rivolto verso il benessere del paese e dei suoi abitanti." Marini: "Capisco le responsabilità che ricadono su di lei, signor sindaco, ma stiamo parlando di segnalazioni di attività sospette in un luogo così carico di storia e mistero come il castello di Corenno Plinio. Attività che potrebbero avere implicazioni ben più ampie per la sicurezza pubblica. È davvero possibile che queste siano passate completamente inosservate da parte sua?" Albertini sembrò riflettere per un momento prima di rispondere, misurando attentamente le sue parole. Albertini: "Commissario Marini, la mia priorità è, e sarà sempre, la sicurezza e il benessere di Corenno Plinio e dei suoi abitanti. Tuttavia, devo ammettere che le sue parole hanno suscitato in me una certa preoccupazione. Rifletterò su quanto mi ha detto e, se dovessero emergere informazioni rilevanti che potrebbero assistere nelle sue indagini, le assicuro che non esiterò a contattarla." Marini: "La ringrazio per la sua collaborazione, signor sindaco. Spero che possiamo contare sul suo supporto continuo mentre procediamo con le nostre indagini." Albertini: "Naturalmente, commissario. La sicurezza dei miei concittadini è la mia priorità. Non esiti a contattarmi se ci fosse altro in cui posso essere d'aiuto." Concludendo il loro colloquio, Marini non poté fare a meno di sentirsi ancora in qualche modo insoddisfatta. Sebbene Albertini avesse infine mostrato una certa apertura, la sua risposta rimaneva avvolta in un velo di ambiguità che lasciava il commissario con più domande che risposte. Determinata a scoprire la verità nascosta dietro le mura del castello di Corenno Plinio, Marini sapeva che il suo lavoro era tutt'altro che finito. La strada per la verità si annunciava lunga e tortuosa, ma era decisa a percorrerla fino in fondo.
SCOPRI DI PIU'Nel settore del packaging dei prodotti in carta la società Italiana Lucart ha acquisito il controllo della società Inglese ESP un traspformatore di prodotti professionali in carta.Lucart ha acquisito il 100% del capitale sociale di ESP Ltd (Essential Supply Products Ltd.). Si tratta del principale trasformatore indipendente di prodotti professionali per l'igiene della Gran Bretagna. Il Gruppo prosegue così il proprio piano di internazionalizzazione, nonostante le incertezze derivanti dalla Brexit e dalla pandemia.L'investimento contribuirà a rafforzare in maniera decisiva la leadership di Lucart nel mercato europeo dei prodotti per l’igiene Away from Home. Massimo Pasquini, Amministratore Delegato di Lucart, ha così commentato l'importante traguardo: “Questa operazione ha una rilevanza strategica per tutto il Gruppo, in quanto ci permette di consolidare la nostra presenza in Gran Bretagna, che rappresenta, per i prodotti in carta tissue, il secondo mercato più grande d’Europa. La nostra solidità finanziaria e la volontà di perseguire gli obiettivi strategici del Gruppo, unitamente alla consapevolezza che le difficoltà legate al momento storico che stiamo vivendo non debbano farci perdere la visione di lungo periodo - prosegue Pasquini - ci hanno consentito di superare anche le incertezze generate dalla Brexit e dalla pandemia Covid-19. Abbiamo portato a termine un importante ulteriore passo per lo sviluppo futuro di tutto il Gruppo”. Essential Supply Products Ltd Fondata nel 1990, Essential Supply Products Ltd registra oggi un fatturato pari a circa 30 milioni di euro all’anno. La Società, con sede e stabilimento produttivo a Malvern, impiega 85 persone su 5 diverse linee di trasformazione. Gli impianti produttivi si sviluppano su una superficie di 77.000 mq, di cui 15.000 coperti. Per posizione, mercato e tipologia di produzione, questi permetteranno di attivare importanti sinergie con gli altri stabilimenti del Gruppo. Il fondatore Carl Theakston collaborerà in prima persona per favorire il passaggio di consegne. Le sue parole riflettono la consapevolezza di aver trovato in Lucart l'acquirente ideale per il futuro della Società: "Negli anni abbiamo effettuato numerose operazioni per permettere a ESP di continuare a competere ai massimi livelli. Col tempo però mi sono reso conto che lo standard di investimenti necessario a rendere concrete le mie ambizioni per questa azienda necessitava di un investitore che condividesse i valori della famiglia ESP e che avesse la visione e il desiderio di far crescere la società in modo sostenibile e al suo pieno potenziale. Lucart - conclude Theakston - è un gruppo multinazionale a conduzione familiare che opera da 68 anni. La sua storia, visione e impegno verso i modelli di sviluppo sostenibile lo rendono l’investitore ideale perché l’avventura di ESP possa proseguire nel migliore dei modi”.Info da Lucart
SCOPRI DI PIU'Con un investimento in Sud Africa di 60 milioni partirà un nuovo stabilimento produttivo per l’rPET per uso alimentareCome sta succedendo in varie parti del mondo, in Europa, sud-est asiatico, America del nord e del sud, la filiera tradizionale del riciclo si sta notevolmente comprimendo. Se fino a qualche anno fa i rifiuti in plastica erano gestiti dal riciclatore che li raccoglieva, li trasformava e vendeva i polimeri plastici riciclati agli utilizzatori finali, come i produttori di flaconi ed imballaggi in plastica. Ora, sempre più spesso, il produttore finale di prodotti home care o per la pulizia della casa o per le bibite, si occupa in prima persona di tutta la filiera. La necessità strategica di poter controllare la materia prima riciclata e la filiera del riciclo da parte dei produttori e distributori di questi articoli per il consumatore, ha innescato, da prima l’acquisto dei piccoli e medi produttori di polimeri riciclati e della loro filiera di fornitore dei rifiuti plastici, per poi organizzarsi in modo autonomo per creare da zero linee di approvvigionamento rifiuti e produzione di granuli e scaglie riciclate. In questo schema rientra lo specialista di imballaggi e riciclaggio ALPLA, che sta costruendo un impianto di riciclaggio all'avanguardia nella città costiera sudafricana di Ballito, a nord di Durban. L'impianto, con una produzione di 35.000 tonnellate di materiale PET riciclato, segna l'ingresso dell'azienda nel mercato africano del riciclo. La costruzione inizierà nell'estate del 2023 e il completamento è previsto per l'autunno del 2024. In totale, ALPLA sta investendo circa 60 milioni di euro per rafforzare l'economia circolare regionale. Dopo aver aperto nell'autunno 2022 la sua nuova sede centrale a Lanseria, vicino a Johannesburg, l'azienda attiva a livello internazionale annuncia ora la costruzione del suo primo impianto di riciclaggio in Sudafrica. Entro l'autunno 2024, un moderno impianto per il riciclaggio di bottiglie in PET usate sarà costruito su un sito di 90.000 metri quadrati a Ballito vicino a Durban, nella provincia di KwaZulu Natal. È il primo investimento in un impianto di riciclaggio del PET per uso alimentare nella seconda provincia del Sudafrica per numero di abitanti e un investimento chiave per la regione. In futuro, quasi 60.000 tonnellate di bottiglie di PET saranno riciclate all'anno e, da esse, verranno prodotte 35.000 tonnellate di scaglie e pellet di rPET riciclati meccanicamente, la maggior parte delle quali ALPLA le lavorerà per produrre le proprie bottiglie. 'Il nostro obiettivo è un ciclo bottle to bottle, in questo modo, in qualità di riciclatore e produttore, possiamo garantire la fornitura di imballaggi sicuri, convenienti e sostenibili in tutto il mondo e, allo stesso tempo, promuovere la consapevolezza del materiale riciclabile", sottolinea Philipp Lehner, CEO di ALPLA. Il nuovo piano industriale aumenterà la capacità di produzione annua di tutte le società di riciclaggio ALPLA a circa 238.000 tonnellate per rPET (PET riciclato) e 74.000 tonnellate per rHDPE (HDPE riciclato). Partner per l'economia circolare Il mercato dei prodotti di alta qualità realizzati con materiali riciclati è in crescita non solo in Europa, Asia, Nord e Sud America, ma anche nel sud del continente africano. In Sud Africa, la crescente domanda è accompagnata dalla progressiva espansione dei sistemi di raccolta a livello nazionale. "Insieme all'Organizzazione per la responsabilità dei produttori PETCO, che ha identificato KwaZulu Natal come un'opportunità per lo sviluppo delle imprese, ALPLA sostiene da anni lo sviluppo della filiera della raccolta, la sensibilizzazione della società e la riduzione dell’uso delle discariche", spiega Mike Resnicek, Direttore Finanziario e Commerciale Africa, Medio Oriente e Turchia per ALPLA, e Direttore e Membro del Consiglio di PETCO. Inoltre, per la realizzazione del piano di riciclaggio, ALPLA ha deciso congiuntamente di affrontare l'investimento con un partner locale. "Il know-how locale combinato con una solida comprensione del panorama culturale ed economico è fondamentale per un progetto su così vasta scala", aggiunge Resnicek. L'amministratore delegato di PETCO, Cheri Scholtz, afferma: 'Questo investimento in un ulteriore impianto bottle-to-bottle in Sud Africa, e in particolare con un partner locale, è una buona notizia. Realizzando i nostri primi progetti per il riciclaggio in Africa, ci stiamo attrezzando per il futuro, contribuendo ad aumentare il tasso di raccolta e ridurre i rifiuti, riciclando materie prime preziose. Allo stesso tempo, stiamo creando molti nuovi posti di lavoro a livello locale', afferma Dietmar Marin, amministratore delegato della divisione riciclaggio di ALPLA. Il nuovo stabilimento di Ballito darà lavoro in futuro a circa 100 persone. Lo sviluppo del sistema di raccolta regionale avrà anche un impatto sulla creazione di un valore regionale e dovrebbe generare più di 10.000 posti di lavoro indiretti nei prossimi anni “. Mercato in crescita nell'Africa meridionale ALPLA è rappresentata in un totale di sette sedi in Sud Africa, Mauritius e Angola nella regione sub-sahariana del continente, dove impiega oltre 1.000 persone. A metà ottobre 2022, la nuova sede produttiva della regione è stata inaugurata a Lanseria, vicino a Johannesburg. In precedenza, nella capitale dell'Angola, Luanda, era stato aperto un secondo impianto di produzione di preforme in PET. ALPLA sta pianificando ulteriori investimenti in Africa australe nei prossimi anni. “Il radicamento regionale e il know-how globale creano le basi per solide partnership e fiducia. Con soluzioni di imballaggio di alta qualità realizzate con materiali riciclati, possiamo supportare i nostri clienti nel raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità e offrire tutto da un'unica fonte in futuro", afferma Javier Delgado, amministratore delegato regionale di ALPLA Africa, Medio Oriente e Turchia. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano. Fonte Alpla
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