La scatola di cartone ondulato riciclato è un imballo che è sottoposto a molti tests prima di arrivare fino a noi. VediamoliNel packaging moderno le scatole in cartone riciclato hanno preso uno spazio nel mercato molto importante, sono economiche, protettive, sostenibili, facili da produrre, stampabili e riutilizzabili. Inoltre, considerando che per ogni 100 kg. di materia prima utilizzata per fabbricare il cartone ondulato più del 50% è composto da materiale riciclato, l’approvvigionamento delle materie prime è meno complicato che in altri settori. L’utilizzo di una quota così elevata di cartone riciclato è reso possibile anche dal progresso degli impianti di lavorazione del macero, che permettono di recuperare e selezionare una percentuale elevata di fibre, eliminare i contaminanti ed effettuare trattamenti per ottenere prestazioni di qualità. Ma per produrre una scatola in cartone ondulato di qualità dobbiamo risalire la filiera, controllando la carta utilizzata ed effettuare delle prove di laboratorio, che ci indichino le caratteristiche fisiche per il prodotto che utilizziamo come imballo. Tra le prove principali troviamo: • Grammatura • Resistenza alla compressione • Resistenza allo scoppio • Resistenza alla compressione in piano • Assorbimento dell’acqua Cobb • Permeabilità all’aria • Resistenza alla delaminazione • Resistenza alla trazione • Rigidità a trazione Non tutti i tests saranno effettuati in modo uniforme su tutte le tipologie di cartoni ondulati, ma si utilizzeranno alcuni sistemi di controllo in base alla tipologia di imballo e a cosa conterranno. Per quanto riguarda le scatole di cartone ondulato, destinate all’immagazzinamento della merce, un test molto importante riguarda la resistenza a compressione verticale, che esprime la portanza degli imballi accatastati. La prova viene eseguita secondo metodo Fefco n° 50, che consente di mettere in relazione il progetto della scatola in cartone ondulato in funzione dell’accatastamento, ovvero del peso del contenuto, dell’altezza di accatastamento e di un fattore di sicurezza (Ct). La prova di resistenza alla compressione sul cartone ondulato si esegue con le onde orientate perpendicolarmente al piano delle piastre e si applica a tutti i tipi di cartone ondulato. Dovendo utilizzare le scatole per la logistica è inoltre importante verificare la prova della contenibilità degli oggetti, la resistenza alle vibrazioni e alle cadute. Queste prove sono propedeutiche per capire la resistenza della scatola alle sollecitazioni e agli eventuali urti imposti durante il trasporto e quale grado di protezione la stessa può dare ai prodotti contenuti. Inoltre, essendo le scatole composte da cartone ondulato igroscopico, è importante effettuare la prova di assorbimento dell’acqua Cobb, infatti, questo il metodo esprime, in g/m2, la quantità di acqua distillata assorbita da un provino di carta sottoposta a una pressione di colonna d’acqua di 1 cm in un determinato tempo. Come abbiamo capito anche le scatole di cartone ondulato, alle quali non diamo molta considerazione quando ci arriva un pacco, sono degli imballi pensati per proteggere nel migliore dei modi i nostri acquisti, al prezzo più contenuto possibile e, cosa non trascurabile, in modo ecologico e sostenibile. Categoria: notizie - carta - economia circolare - riciclo - rifiuti - packaging
SCOPRI DI PIU'Un'Analisi Approfondita sui Rischi Fisici, Chimici e Biologici nella Lavorazione e Riciclo del Legno e le Strategie per un Ambiente di Lavoro Sicuro L'industria del legno, che comprende sia il legno vergine che quello riciclato, rappresenta un settore cruciale nell'economia globale, con l'Europa che svolge un ruolo di primo piano sia nella produzione che nella trasformazione del legname. La crescente attenzione verso la sostenibilità e l'economia circolare ha ulteriormente accentuato l'importanza del riciclo del legno, trasformandolo in una risorsa vitale per l'industria. L'Importanza del Mercato del Legno Vergine Il legno vergine, proveniente direttamente dalle foreste, è una materia prima essenziale per molteplici settori, inclusi l'edilizia, la produzione di mobili, e la carta. L'Europa, grazie alle sue vaste risorse forestali, è uno dei maggiori produttori di legno vergine, con paesi come la Svezia, la Finlandia e la Germania che guidano la produzione grazie ai loro ampi patrimoni boschivi e alle pratiche di gestione sostenibile. Il Mercato del Legno Riciclato Parallelamente, il mercato del legno riciclato sta guadagnando sempre più terreno, supportato dalla crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità di ridurre gli sprechi. Il legno riciclato, ottenuto dalla lavorazione di prodotti di legno usati, contribuisce significativamente alla riduzione della pressione sulle risorse forestali e minimizza l'impronta ambientale dell'industria legnosa. Utilizzo del Legname in Europa L'Europa è uno dei maggiori consumatori di legname al mondo. Secondo i dati recenti, l'edilizia rappresenta la quota maggiore del consumo di legno, seguita dalla produzione di carta e cartone e dalla fabbricazione di mobili. La crescente tendenza verso l'edilizia sostenibile e l'uso di materiali rinnovabili sta spingendo una domanda sempre maggiore di legno come materiale da costruzione ecocompatibile. Principali Nazioni Produttrici e di Trasformazione Tra le nazioni europee, la Svezia e la Finlandia si distinguono per la produzione di legno vergine, grazie alle loro estese foreste gestite in modo sostenibile. La Germania, oltre ad essere uno dei principali produttori, è anche un hub significativo per la trasformazione del legno, ospitando alcune delle più grandi industrie di lavorazione del legno e produzione di mobili in Europa.Allo stesso tempo, paesi come l'Italia e la Spagna, pur disponendo di minori risorse forestali, giocano un ruolo cruciale nella trasformazione e nel riciclo del legno, contribuendo significativamente all'economia circolare e alla sostenibilità del settore. La lavorazione e il riciclo del legno sono processi fondamentali nell'industria moderna, promuovendo l'uso sostenibile delle risorse e riducendo gli sprechi. Tuttavia, queste attività potrebbero esporre i lavoratori a una varietà di rischi sanitari che possono avere effetti a breve e lungo termine sulla salute. L'identificazione precisa di questi rischi e l'adozione di strategie di prevenzione efficaci sono essenziali per creare un ambiente di lavoro sicuro.Classificazione dei Rischi Sanitari I rischi sanitari nella lavorazione e riciclo del legno possono essere classificati in diverse categorie principali: Rischi Fisici: include l'esposizione a polveri di legno, rumore e pericoli meccanici. Rischi Chimici: derivano dall'uso di vernici, collanti, solventi e trattamenti conservanti. Rischi Biologici: legati alla presenza di muffe e funghi sul legno umido o riciclato. Rischi Fisici Concentrandoci sui rischi fisici associati alla lavorazione e al riciclo del legno, approfondendo le cause, le conseguenze e le strategie di mitigazione di questi rischi, inclusi dettagli specifici sulle polveri di legno, l'esposizione al rumore e i pericoli meccanici. Polveri di Legno Le polveri di legno sono tra i rischi fisici più significativi nella lavorazione del legno, con impatti variabili a seconda della dimensione delle particelle e del tipo di legno. Le particelle di polvere sono generate da operazioni come il taglio, la levigatura e la fresatura. Le polveri fini possono rimanere sospese nell'aria per periodi prolungati, aumentando il rischio di inalazione. Conseguenze sui lavoratori Effetti Respiratori: L'inalazione di polveri di legno può causare irritazione delle vie respiratorie, asma e altre malattie respiratorie croniche. Cancro: Alcune polveri di legno duro sono classificate come cancerogene per l'uomo, con un rischio accresciuto di carcinoma nasale. Strategie di Mitigazione Sistemi di Estrazione: Installazione di sistemi di estrazione della polvere efficaci che catturano la polvere direttamente alla fonte. Misure di Contenimento: Utilizzo di cabine di lavoro chiuse o semichiuse per limitare la diffusione delle polveri. Protezione Respiratoria: Fornitura di respiratori adatti al tipo e alla concentrazione delle polveri. Esposizione al Rumore Il rumore generato dalle macchine utilizzate nella lavorazione del legno può causare danni all'udito e altri effetti negativi sulla salute. Operazioni come il taglio, la segatura e la piallatura producono livelli elevati di rumore. Conseguenze sui lavoratori Perdita dell'Udito: L'esposizione prolungata a livelli elevati di rumore può causare una riduzione permanente dell'udito. Effetti Psicologici: Livelli di rumore eccessivi possono anche causare stress, affaticamento e disturbi del sonno. Strategie di Mitigazione Controllo del Rumore alla Fonte: Utilizzo di macchinari con bassi livelli di emissione sonora e manutenzione regolare per minimizzare il rumore prodotto. Isolamento Acustico: Installazione di barriere o cabine fonoassorbenti per ridurre la propagazione del rumore nell'ambiente di lavoro. Protezione Individuale: Distribuzione di dispositivi di protezione individuale, come cuffie o tappi per le orecchie, ai lavoratori esposti. Pericoli Meccanici Le macchine utilizzate nella lavorazione del legno possono presentare rischi meccanici, inclusi tagli, amputazioni e infortuni da schiacciamento. L'uso di seghe, pialle, fresatrici e altre attrezzature pesanti senza le dovute precauzioni può portare a infortuni gravi. Conseguenze sui lavoratori Infortuni Acuti: Tagli e amputazioni sono tra le conseguenze più gravi degli incidenti con macchinari. Infortuni Muscolo-Scheletrici: Movimentazione manuale di materiali pesanti e posture di lavoro scorrette possono causare disturbi muscolo-scheletrici. Strategie di Mitigazione Formazione e Istruzione: Formare i lavoratori sull'uso sicuro delle macchine e sulle pratiche di lavoro sicure. Protezioni e Dispositivi di Sicurezza: Assicurarsi che tutte le macchine siano dotate di protezioni adeguate e che i dispositivi di sicurezza siano sempre funzionanti. Revisione Ergonomica: Adottare misure ergonomiche per ridurre il rischio di infortuni muscolo-scheletrici, inclusa la ridistribuzione del carico di lavoro e l'uso di attrezzature ausiliarie.Conclusione La mitigazione efficace dei rischi fisici nella lavorazione e riciclo del legno richiede un approccio olistico che combina tecnologia, formazione e prassi lavorative sicure. Creando un ambiente di lavoro sicuro e promuovendo una cultura della sicurezza, è possibile ridurre significativamente il rischio di infortuni e malattie professionali tra i lavoratori del settore. Rischi Chimici I rischi chimici nel settore della lavorazione e del riciclo del legno derivano dall'esposizione a varie sostanze potenzialmente pericolose. Queste possono includere vernici, solventi, collanti, conservanti per legno e altri trattamenti chimici applicati durante il processo di produzione o di riciclaggio. Gli effetti sulla salute possono variare significativamente a seconda del tipo di sostanza, della durata dell'esposizione e delle misure di sicurezza adottate. Vernici e Solventi Le vernici e i solventi utilizzati nel trattamento delle superfici in legno possono contenere composti organici volatili (COV), metalli pesanti e altre sostanze nocive. L'applicazione di vernici e l'uso di solventi generano vapori che possono essere inalati dai lavoratori o assorbiti attraverso la pelle. Conseguenze sui lavoratori Effetti Respiratori: L'inalazione di vapori può irritare le vie respiratorie, causando tosse, difficoltà respiratorie e, in casi gravi, danni ai polmoni. Tossicità Sistemica: Alcuni solventi possono avere effetti tossici su organi specifici come il fegato e il sistema nervoso centrale. Rischi a Lungo Termine: L'esposizione cronica può aumentare il rischio di sviluppare malattie come il cancro, in particolare nei casi di esposizione a sostanze note per le loro proprietà cancerogene. Strategie di Mitigazione Sostituzione di Sostanze Pericolose: Dove possibile, sostituire vernici e solventi pericolosi con alternative meno tossiche. Utilizzo di DPI: Indossare dispositivi di protezione individuale adeguati, come maschere con filtri per vapori organici, guanti resistenti ai solventi e occhiali di protezione. Ventilazione Adeguata: Installare sistemi di ventilazione localizzati per rimuovere i vapori nocivi dall'area di lavoro. Collanti e Adesivi I collanti utilizzati per incollare pezzi di legno possono contenere formaldeide o altre sostanze chimiche nocive. Durante l'applicazione e l'indurimento degli adesivi, possono essere rilasciate sostanze volatili nell'aria. Conseguenze sui lavoratori Irritazioni: Esposizioni acute possono causare irritazione agli occhi, alla pelle e alle vie respiratorie. Effetti a Lungo Termine: La formaldeide è classificata come cancerogena per l'uomo, con potenziali rischi di cancro nasofaringeo e leucemia. Strategie di Mitigazione Controllo alla Fonte: Utilizzare adesivi a basso contenuto di formaldeide o privi di formaldeide. Applicazione Sicura: Usare metodi di applicazione che minimizzano l'esposizione, come sistemi di incollaggio chiusi. Ventilazione e Aspirazione: Mantenere una buona ventilazione nelle aree di applicazione degli adesivi. Conservanti e Trattamenti Chimici I trattamenti conservanti sono usati per proteggere il legno da insetti, funghi e marciume, ma possono contenere sostanze chimiche pericolose. L'applicazione di conservanti implica spesso l'uso di spray o immersioni che possono portare a esposizioni aeree o cutanee. Conseguenze sui lavoratori Tossicità Acuta: L'esposizione a livelli elevati di conservanti può causare effetti tossici immediati, inclusa irritazione della pelle e delle vie respiratorie. Rischi a Lungo Termine: Sostanze come l'arsenico (precedentemente usato in alcuni trattamenti per legno) possono aumentare il rischio di cancro e altri problemi di salute a lungo termine. Strategie di Mitigazione Alternative Sicure: Sostituire, dove possibile, conservanti pericolosi con trattamenti più sicuri e ecocompatibili. Protezione Personale: Uso di indumenti protettivi completi, inclusi guanti, maschere e tute, per ridurre l'esposizione cutanea e inalatoria. Formazione e Educazione: Formare i lavoratori sulle pratiche di lavoro sicure, compresa la manipolazione sicura e lo smaltimento dei materiali trattati. Conclusione La gestione efficace dei rischi chimici nella lavorazione e nel riciclo del legno richiede una combinazione di sostituzione di sostanze pericolose, controllo dell'esposizione, uso di DPI e formazione dei lavoratori. L'adozione di misure preventive e la promozione di una cultura della sicurezza sono fondamentali per proteggere la salute dei lavoratori da questi rischi. È essenziale che le aziende rimangano aggiornate sulle normative e sulle migliori pratiche del settore per mitigare i rischi chimici nel loro ambiente di lavoro. Rischi Biologici I rischi biologici nella lavorazione e nel riciclo del legno derivano principalmente dalla presenza e dall'esposizione a muffe, funghi, batteri e altri agenti biologici che possono proliferare sul legno, specialmente in condizioni di umidità elevata. Questi agenti possono avere effetti negativi sulla salute dei lavoratori, causando una varietà di problemi respiratori, allergie e, in alcuni casi, malattie più gravi. Muffe e Funghi Le muffe e i funghi sono tra i principali rischi biologici associati al legno, in grado di crescere su superfici legnose quando le condizioni di umidità sono elevate. Questi organismi possono produrre spore che, se inalate, possono causare reazioni allergiche, asma e altre condizioni respiratorie. L'esposizione avviene principalmente attraverso l'inalazione di spore presenti nell'aria, che possono essere rilasciate durante il taglio, la movimentazione o la lavorazione del legno infetto. La crescita di muffe e funghi è favorita da condizioni di umidità elevata e scarsa ventilazione. Conseguenze sui lavoratori Reazioni Allergiche: Le spore di muffa possono causare reazioni allergiche che variano da lievi irritazioni delle vie respiratorie a condizioni più gravi come l'asma. Infezioni Respiratorie: In alcuni individui, soprattutto quelli con sistemi immunitari compromessi, l'esposizione può portare a infezioni polmonari. Irritazioni della Pelle: Il contatto diretto con muffe e funghi può causare dermatiti e altre irritazioni cutanee. Strategie di Mitigazione Controllo dell'Umidità: Mantenere bassi livelli di umidità nei luoghi di stoccaggio e lavorazione del legno per prevenire la crescita di muffe e funghi. Buona Ventilazione: Assicurare una ventilazione adeguata nelle aree di lavoro per ridurre la concentrazione di spore nell'aria. Pulizia e Manutenzione: Rimuovere regolarmente i materiali ammuffiti e mantenere pulite le aree di lavoro per limitare la diffusione di spore. Protezione Personale: Fornire ai lavoratori dispositivi di protezione individuale come maschere e guanti per prevenire l'esposizione diretta. Batteri Anche i batteri possono proliferare su superfici di legno umide o danneggiate, rappresentando un potenziale rischio biologico. L'esposizione ai batteri può avvenire attraverso tagli o ferite aperte, inalazione di particelle contaminate o contatto con la pelle. Conseguenze sui lavoratori Infezioni Cutanee: I batteri possono causare infezioni cutanee, specialmente attraverso ferite aperte. Malattie Respiratorie: Alcuni batteri presenti nel legno possono causare malattie respiratorie se inalati. Strategie di Mitigazione Igiene Personale: Promuovere una buona igiene personale tra i lavoratori, inclusa la disinfezione di ferite o graffi. Procedimenti di Lavoro Sicuri: Adottare pratiche di lavoro che minimizzino il rischio di infezioni, come l'uso di attrezzature protettive e la pulizia regolare delle mani. Formazione: Educare i lavoratori sui rischi associati alla manipolazione del legno e sulle pratiche sicure per evitarli. Conclusioni I rischi biologici nella lavorazione e nel riciclo del legno richiedono attenzione e misure preventive per proteggere la salute dei lavoratori. Il controllo dell'umidità, una buona ventilazione, la pulizia e la manutenzione regolare, insieme all'uso di dispositivi di protezione individuale adeguati, sono strategie chiave per mitigare questi rischi. Inoltre, è fondamentale la formazione continua dei lavoratori sui pericoli biologici e le migliori pratiche per prevenirli, garantendo così un ambiente di lavoro sicuro e salubre.
SCOPRI DI PIU'Il SAF (Sustainable Aviation Fuel) miscelato con il normale carburante JetA1 testato su un volo intercontinentaleSi è parlato molte volte dell'impatto ambientale che il traffico aereo mondiale produce, sia per il numero di voli giornalieri nelle tratte bervi, medio lunghe ed intercontinentali, sia per il consumo di carburante per viaggiatore che un aereo esprime. Nell'ottica di trovare delle soluzioni compatibili, tra l'esigenza di movimento della popolazione mondiale e la necessità di contenere l'inquinamento, si è testato un carburante 100% di derivazione vegetale, prodotto in Italia, che potesse, attraverso la miscelazione con il normale carburante jetA1, esprimere livelli di emissioni inquinanti più basse.Una collaborazione che è nata tra un'azienda Italiana e una compagnia aerea Africana che stanno portando avanti un progetto che non solo porti a completare la fase dei test su voli a lungo raggio, ma permetta una più proficua collaborazione anche per le fonti di approvvigionamento della materia prima vegetale utilizzata. A questo test si è sottoposta la compagnia aerea Kenya Airways, che ha compiuto il primo volo in partenza dall'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi, con arrivo ad Amsterdam Schiphol con un Boeing 787-800 (B787-8) Dreamliner. Per questo volo, il JetA1 è stato miscelato con Eni Biojet prodotto nella raffineria di Livorno distillando le bio-componenti prodotte nella bioraffineria di Gela in Siciclia. “La collaborazione con Eni Sustainable Mobility per questo primo volo con il SAF (Sustainable Aviation Fuel) ci mette sulla rotta per testare l'uso del carburante per l'aviazione sostenibile in Africa. I dati e le informazioni generati dal volo pilota saranno preziosi per le decisioni politiche, i quadri normativi e le best practice del settore relative al SAF. Si tratta di un’importante pietra miliare per Kenya Airways e per il più ampio settore dell'aviazione africana” dichiara Allan Kilavuka, amministratore delegato di Kenya Airways. “La fornitura di Eni Biojet all’aeroporto di Nairobi è un passo importante per Eni Sustainable Mobility perché conferma come l’azienda possa sostenere, anche in ambito internazionale, compagnie aeree come Kenya Airways nel proprio percorso di decarbonizzazione” dichiara Stefano Ballista, Amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility. Eni Biojet contiene il 100% di componente biogenica ed è idoneo ad essere utilizzato in miscela con il jet convenzionale (JetA1) fino al 50%. Dal 2025, per tutti i voli in partenza dagli aeroporti europei, una quota di SAF sarà obbligatoria. Per questo KQ sta lavorando per trarre vantaggio dall’attuale diffusione dei carburanti sostenibili per l'aviazione, in conformità con la direzione indicata dall'Unione Europea con il regolamento ReFuelEU Aviation, che stabilisce obiettivi di miscelazione dei carburanti tradizionali con carburanti più sostenibili in quantità crescenti. Eni commercializza anche un carburante per il settore avio contenente il 20% di componente biogenica, il JetA1+Eni Biojet, per la cui fornitura ha sottoscritto accordi con compagnie aeree nazionali e internazionali, oltre che con aeroporti e operatori del settore della logistica. Dal 2024 le bioraffinerie di Venezia e Gela inizieranno la produzione di Eni Biojet a partire da materie prime rinnovabili che arriverà a oltre 200 mila tonnellate/anno. Questo obiettivo richiede un’importante fornitura di materie prime, per la quale Eni sta sviluppando sia una filiera in Kenya per la raccolta degli UCO (oli di cucina esausti), lavorando con aziende e operatori del settore food e contribuendo a gestire un rifiuto alimentare in un’ottica di economia circolare, sia una rete di agri-hub in Kenya e altri Paesi africani, per produrre oli vegetali da terreni marginali che non sono in competizione con la produzione alimentare.Info by ENI
SCOPRI DI PIU'Invecchiamento e Degrado dei Polimeri Riciclatidi Marco ArezioSi parla spesso di degrado dei polimeri riciclati dovuti a fattori che riguardano le fasi di trasformazione e riciclo delle materie prime, con conseguenze negative sul prodotto finale.Meno si parla dei fenomeni di invecchiamento dei polimeri che riguardano quelli amorfi e la parte amorfa dei semicristallini, al di sotto della temperatura di transizione vetrosa. Mentre per l’invecchiamento le condizioni di temperatura possono incidere o recuperare uno stato ideale del polimero, il degrado è, di per sé, una questione più complessa perché riguarda, non solo i componenti della ricetta dei polimeri riciclati, ma anche i processi di impiego dei polimeri stessi. Non potendo analizzare i comportamenti di invecchiamento e degrado di tutte le composizioni delle plastiche riciclate, specialmente per quanto riguarda quelle che provengono dal post consumo, ci limitiamo a illustrare le cause principali che possono determinare i fattori sopra descritti. La Temperatura Se prendiamo la temperatura convenzionale a 20° possiamo dire che le variazioni, positive o negative della stessa, generano nel polimero modifiche significative sulle caratteristiche meccaniche e sui loro comportamenti, che da duttili possono trasformarsi in fragili. In particolare il degrado termico può essere chimico, con la determinazione delle rotture dei legami delle catene, o fisico, con variazioni comportamentali rispetto allo status in corrispondenza della temperatura di transizione vetrosa. Mentre il degrado fisico è sempre reversibile, per quello chimico si parla sempre di irreversibilità del fenomeno. Il degrado termico può essere espresso visivamente con l’ingiallimento del prodotto o nella perdita parziale del colore. Il Fuoco La maggior parte delle materie plastiche sono combustibili e quando vengono in contatto con alte temperature possono bruciare e sviluppare gas nocivi. Quando si realizzano i prodotti si deve tenere in considerazione il comportamento al fuoco che, oltre ad influire sulla stabilità del manufatto, può creare pericolosi fenomeni di tossicità. In alcuni materiali però la combustione è ritardata o addirittura inibita grazie alla presenza in essi di quantità significative di cloro (come nel PC) o di fluoro (come nel PTFE o ETFE). Rapido Raffreddamento Come abbiamo visto precedentemente un cambio repentino di temperatura può creare un invecchiamento nei polimeri. Per esempio, un raffreddamento troppo veloce in fase di produzione del manufatto, può creare nelle molecole una fase di disequilibrio rispetto allo stato neutro di partenza. Tuttavia, con il tempo, le macromolecole tendono a portarsi verso una condizione di equilibrio provocando però una leggera diminuzione di volume, l’aumento di rigidità e l’addensamento del materiale. I Solventi I polimeri come il PE, il PVC, il PTFE o l’ETFE, non si corrodono per via elettrochimica come i metalli, offrendo normalmente una buona resistenza agli acidi su base inorganica, ma possono reagire con solventi organici (ad esempio l’acetone) e talvolta con l’acqua (ad esempio il nylon). In questa situazione possiamo trovare come effetti negativi la rottura dei legami intermolecolari, la diminuzione del modulo elastico e il rigonfiamento dei materiali. Ossidazione La riduzione delle proprietà meccaniche può essere determinata anche dall’ossidazione: i radicali liberi provenienti dalla rottura di legami chimici delle catene fissano l’ossigeno. Particolarmente sensibile a questo tipo di degrado è il polipropilene. I raggi Ultravioletti L’azione dei raggi ultravioletti risulta dannosa nel lungo periodo, perché non solo deteriora l’aspetto del materiale decolorandolo o imbrunendolo, ma riduce anche le sue proprietà meccaniche. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - polimeri - invecchiamento - degrado
SCOPRI DI PIU'E’ probabile che il progresso tecnologico aumenterà ulteriormente il divario tra ricchi e poveri Stiamo vivendo in un periodo di profonda trasformazione sociale dove ci siamo improvvisamente accorti che la terra, su cui viviamo, potrebbe collassare sotto l’incalzante e forsennato delirio di sfruttamento a cui l’abbiamo sottoposta. Da una parte esiste l’accecante luccichio del denaro e dall’altra la ragionevolezza che ci dice che dobbiamo cambiare il nostro modello di vita. Ricordo che nel 2015 gli stati membri delle Nazioni Unite avevano raggiunto un accordo per rispettare una serie di obbiettivi di sviluppo sostenibile al fine di invertire la tendenza al riscaldamento globale. Oggi si è fatto poco o niente e il 2030, anno entro il quale si sarebbero dovuti raggiungere questi obbiettivi, è così vicino rispetto alle trasformazioni che si devono fare. L’impegno per le emissioni zero entro il 2030 imporrebbe il ripensamento della mobilità su gomma, delle reti energetiche, dell’industria pesante, dell’alimentazione, della gestione dei rifiuti, della tipologia di costruzione degli edifici e dell’uso della chimica pulita. Questo vuol dire una rivoluzione globale, epocale e uno stile di vita completamente diverso da quello di oggi, che, sembra, negli ultimi quattro anni trascorsi, non abbiamo minimamente modificato. Infatti il riscaldamento globale non si è mai ridotto, la CO2 non è diminuita, le morti a causate delle complicazioni sanitarie dell’inquinamento non sono sotto controllo, la distruzione della biodiversità e delle foreste continua nei paesi che le conservano e, infine, il problema dei rifiuti, in particolare quelli plastici, non ha trovato ancora una soluzione corretta e condivisa. Viviamo in un periodo di inerzia, affascinati dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, dalle quali ci aspettiamo soluzioni ai nostri problemi. L’era digitale che è da poco cominciata, ha la prospettiva di migliorare la vita delle persone, attraverso l’elaborazione, ad alta velocità, di dati raccolti e immagazzinati, che possono aiutare a prendere decisioni più corrette, a far crescere nuovi business, che sarebbero stati impensabili fino a poco tempo fà e a potenziare la ricerca per far nascere nuovi prodotti e risolvere problemi tecnici. Il contributo dell’intelligenza artificiale, della robotica, delle biotecnologie lo potremo vedere in uno sterminato numero di settori che vanno dalla medicina, attraverso nuove apparecchiatura di diagnostica, ma anche attraverso all’interpretazione dei dati provenienti dalle analisi di laboratorio e strumentali, che possono aiutare i medici a ridurre gli errori in fase di diagnosi. Potremo trovare l’intelligenza artificiale avanzata nei nuovi sistemi di commercializzazione dei beni e servizi, nelle tecnologie legate alla gestione dei rifiuti, nei sistemi di immagazzinamento dell’energia pulita, nelle nuove frontiere delle biotecnologie applicate all’agricoltura e alla meccanizzazione intelligente del lavoro. Ci sono ottime speranze che la nuova era tecnologica ci possa aiutare a risolvere i problemi di cui il mondo sta ancora soffrendo ma, se da una parte la strada è segnata e l’applicazione dell’intelligenza artificiale e della tecnologia crescerà sempre più, portando miglioramenti nelle condizioni di vita dei cittadini rispetto ai problemi che abbiamo visto prima, dall’altra segnerà, probabilmente, un solco profondo tra nuovo e vecchio mondo. La comprensione della nuova era digitale, a cui saranno collegate tutte le attività vitali, necessita di scolarizzazione medio-alta per poter usufruire delle nuove tecnologie. Ma forse ci dimentichiamo che al mondo esistono circa un miliardo di persone che non sanno nè leggere nè scrivere, che un numero cospicuo di popolazione ha una scolarità così elementare che non sarebbe in grado di capire, oggi, il nuovo mondo in arrivo, che queste persone, bambini compresi, hanno problematiche di sopravvivenza fisica ed economica come priorità per la loro vita. Che una buona parte della popolazione, specie in Africa, non ha accesso alla corrente elettrica, all’acqua, non può usufruire di strade e vive di sussidi o muore di fame. Loro si alzano alla mattina e pensano come poter arrivare a sera, per sé stessi e per le loro famiglie, nessun altro ragionamento accademico o scientifico. Inoltre il fenomeno delle migrazioni di massa dai paesi sud Americani o Africani, che tanto inorridisce le nostre società evolute, sono un campanello dall’allarme di ciò che la gente è disposta a fare per trovare una vita dignitosa in cui si possa assicurare i beni essenziali per vivere. Nella parte di mondo in cui il benessere invece è più diffuso, l’intelligenza artificiale e la robotica porterà alla distruzione di un tessuto sociale produttivo fatto da persone di età media che non è e non sarà in grado di gestire e interpretare le trasformazioni tecnologiche e soprattutto, perderà il posto di lavoro proprio a seguito dell’efficienza ed economicità dei sistemi. Di questo nessuno se ne preoccupa, non ci sono reti sociali pubbliche che pensino di proteggere i più deboli dalle sfide che ci aspettano. Nessuno si sta preoccupando della piaga della disoccupazione che potrebbe avanzare velocemente andando ad intaccare anche i bilanci statali. Credo sia un dovere per tutti che le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale non lascino indietro nessuno.Vedi maggiori informazioni sulle nuove povertà
SCOPRI DI PIU'