La presenza dell’odore di limonene nei rifiuti plastici da post consumo ne limita l’uso e la qualitàCon l’incremento dell’uso delle plastiche da post consumo nella produzione di articoli, si è accentuato anche il problema dell’identificazione degli odori nei rifiuti da lavorare e, di conseguenza, nei granuli prodotti a seguito del riciclo. Se fino a pochi anni fa l’odore pungente e persistente nei prodotti realizzati con i polimeri da post consumo era relativamente tollerato, in quanto destinati ad oggetti con destinazioni limitate, oggi, l’uso massiccio di questi polimeri in sostituzione della materia prima vergine o da scarti post industriali, pone il problema dell’odore del prodotto finito. Come abbiamo già avuto modo di descrivere in diversi articoli presenti nel blog, sulla difficoltà di utilizzare i polimeri in plastica riciclata da post consumo, in presenza di odori fastidiosi, possiamo approfondire l’argomento parlando di come è possibile controllare la filiera della plastica per capire, sia la presenza che l’intensità dei composti chimici che danno origine agli odori sgradevoli. L’analisi può essere fatta sia dal punto di vista del cliente che acquista il polimero da post consumo per produrre gli oggetti che andrà a vendere, sia da quello del riciclatore che dovrà analizzare, quali partite di rifiuti e in che quantità, contengano le sostanze che danno origine agli odori. Prima di tutto possiamo dire che nel rifiuto plastico da post consumo sono presenti più di una sostanza chimica che da origine ad una serie di odori, ma che alcuni sono più pungenti e fastidiosi di altri. In particolare il limonene è largamente presente ed è di difficile eliminazione, nonostante il rifiuto plastico venga debitamente trattato con corretti impianti di lavaggio e adeguate procedure di riciclo. Infatti in fase di ricezione degli imballi di scarto, che sono venuti a contatto durante la loro vita di rifiuto con molti altri prodotti, nonché quelli alimentari, è importante avere la capacità di testare i flussi in entrata per capire l’incidenza delle sostanze che creeranno odore alla fine del processo di riciclo, in modo da poterle gestire con accurate miscelazioni di rifiuti che abbiano un basso tenere di queste sostanze odorose. Questi compounds si possono realizzare sulla base di dati analitici, non a sensazione, così da creare un flusso di materia prima che possa garantire, all’utilizzatore, una certezza della percentuale di odore contenuto nel granulo. Per quanto riguarda le aziende che utilizzano il polimero plastico da post consumo, è fondamentale stabilire il target di odore accettabile, con calcoli analitici, in modo da garantire ai propri clienti finali di acquistare un prodotto, realizzato con plastiche riciclare da post consumo, con un tasso di odore secondo parametri stabiliti, non in maniera empirica attraverso l’uso di testers che mettono a disposizione il proprio naso. Questo percorso di garanzia, a valle e a monte del processo, è possibile realizzarlo utilizzando una macchina da laboratorio che utilizza la gascromatografia a mobilità ionica, che permette di fare analisi rapide (15 minuti) e automatiche dei campioni di rifiuti o di granuli plastici o sui prodotti finiti. Un semplice inserimento del campione nelle provette e delle stesse nella macchina, permette un’analisi dettagliata della presenza dei composti chimici nel campione. In base al quadro grafico che la macchina restituisce si possono identificare con certezza la presenza e l’intensità dei componenti odorosi, prendendo le dovute azioni per modificare o accettare o rifiutare il prodotto. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - odori - limonene - post consumo
SCOPRI DI PIU'Esplorazione del Movimento dell'Arte da Rifiuto: Impatto, Artisti e Mercatodi Marco ArezioL'arte realizzata con materiali di rifiuto affonda le sue radici nel contesto delle avanguardie artistiche del XX secolo, quando artisti come Marcel Duchamp introdussero l'uso di oggetti quotidiani, i ready-made, nelle loro opere, sfidando le definizioni tradizionali di cosa potesse essere considerato arte. Tuttavia, l'adozione specifica di rifiuti e materiali scartati come mezzi principali per la creazione artistica ha iniziato a guadagnare terreno negli anni '60 e '70, parallelamente all'emergere di movimenti ambientalisti e di sensibilizzazione verso il consumo sostenibile. In questo periodo, l'arte da rifiuto emergeva non solo come espressione estetica ma anche come critica sociale e commento politico. Artisti come Robert Rauschenberg e Tony Cragg hanno utilizzato rifiuti e detriti urbani per creare le loro opere, esplorando temi di sovrapproduzione, consumismo e la trasformazione del rifiuto in risorsa. Evoluzione nel Tempo Nel corso dei decenni successivi, l'arte da rifiuto ha continuato a evolversi, con artisti che sperimentano una vasta gamma di materiali scartati, dai rifiuti domestici ai detriti industriali, fino a materiali naturali considerati "rifiuti" in un contesto specifico. La pratica si è espansa per includere una varietà di tecniche e media, dall'assemblaggio alla scultura, dall'installazione al collage, riflettendo una crescente preoccupazione globale per le questioni ambientali e la sostenibilità. Negli anni 2000, l'arte da rifiuto ha guadagnato ulteriore visibilità e riconoscimento, con artisti come El Anatsui e Vik Muniz che raggiungono un pubblico internazionale attraverso mostre in prestigiosi musei e gallerie. Questo periodo ha visto anche un aumento della collaborazione tra artisti e comunità locali, con progetti che non solo trasformano fisicamente i rifiuti in arte, ma cercano anche di coinvolgere e sensibilizzare il pubblico sui problemi di gestione dei rifiuti e conservazione ambientale. Riconoscimento Accademico e Culturale L'accoglienza accademica e culturale dell'arte da rifiuto ha variato nel tempo, con alcuni critici e istituzioni che inizialmente esitavano a riconoscerla come forma d'arte legittima. Tuttavia, con l'aumentare della consapevolezza ambientale e il crescente apprezzamento per le pratiche artistiche che sfidano i confini tradizionali, l'arte da rifiuto ha guadagnato un posto rispettato nel dialogo artistico contemporaneo. Le università e le scuole d'arte hanno iniziato ad includere l'arte da rifiuto nei loro curricula, riconoscendola come un importante veicolo per esplorare e discutere questioni di sostenibilità, etica del consumo e il ruolo dell'arte nella società. Musei e gallerie in tutto il mondo ospitano regolarmente mostre dedicate a questa forma d'arte, segnando il suo consolidamento come movimento influente e rilevante. Artisti e Opere Chiave Questo capitolo si concentra sui protagonisti del movimento dell'arte da rifiuto, esaminando gli artisti che hanno segnato con le loro opere il panorama artistico contemporaneo. Attraverso l'analisi delle loro creazioni, si evidenziano i materiali utilizzati, le tecniche adottate e i messaggi che intendono trasmettere, sottolineando l'unicità e l'importanza di ogni artista nel contesto del movimento. Artisti e Opere Europei Michelangelo Pistoletto: Uno dei pionieri dell'Arte Povera, Pistoletto ha utilizzato materiali di scarto e oggetti di uso quotidiano per riflettere sul rapporto tra arte e vita. Le sue "Venus of the Rags" combinano statue classiche con montagne di stracci, simboleggiando il confronto tra l'ideale di bellezza e il rifiuto della società consumistica. Thomas Hirschhorn: Conosciuto per le sue installazioni immersive create da materiali effimeri e di scarto, come cartone, nastro adesivo e plastica. L'opera "Bataille Monument" ha trasformato spazi pubblici in aree di dialogo sociale, utilizzando i rifiuti per interrogare temi di consumo, povertà e comunità. Artisti e Opere dalle Americhe Vik Muniz: L'artista brasiliano ha guadagnato fama internazionale con la serie "Pictures of Garbage", dove ha collaborato con i catadores (raccoglitori di materiali riciclabili) di uno dei più grandi discariche a cielo aperto del mondo, a Rio de Janeiro, creando ritratti grandiosi utilizzando i rifiuti raccolti. Queste opere interrogano la natura del valore artistico e sociale, trasformando letteralmente il rifiuto in bellezza e dignità. Mierle Laderman Ukeles: Artista americana associata al movimento di manutenzione dell'arte, ha dedicato la sua carriera a sfidare le nozioni di lavoro di servizio, arte e il valore dei rifiuti. La sua performance "Touch Sanitation" ha coinvolto il saluto personale di ogni lavoratore dell'igiene di New York, enfatizzando l'umanità e l'importanza del lavoro considerato "invisibile". Artisti e Opere dall'Asia e altre regioni El Anatsui: L'artista ghanese è celebre per le sue sculture flessibili realizzate da migliaia di tappi di bottiglia di metallo riciclati, collegati insieme per creare vasti panneggi che ricordano tessuti tradizionali africani. Le sue opere, come "Black River", esplorano temi di consumo, scambio culturale e la bellezza rinvenuta nei materiali trascurati. Song Dong: Questo artista cinese utilizza una varietà di materiali scartati nelle sue installazioni per esplorare la transitorietà della vita e il valore emotivo degli oggetti quotidiani. "Waste Not" è un'opera commovente che presenta gli oggetti domestici accumulati dalla famiglia dell'artista per decenni, riflettendo su perdita, memoria e il consumismo. Analisi delle Opere Significative Ogni artista selezionato rappresenta un approccio unico all'utilizzo di materiali di scarto, dimostrando la versatilità e la profondità del movimento dell'arte da rifiuto. Attraverso le loro opere, questi artisti non solo trasformano fisicamente i materiali ma ricodificano il significato e il valore attribuito al rifiuto, invitando a una riflessione critica sulle pratiche di consumo e sulle responsabilità ecologiche. Le tecniche variano dalla scultura all'installazione, dal collage alla performance, evidenziando la ricchezza e la diversità del movimento. I materiali, una volta considerati inutili, acquistano nuove vite come elementi di opere d'arte, sfidando le percezioni convenzionali di bellezza e valore. I messaggi veicolati attraverso queste opere sono potenti e molteplici, spaziando dalla critica al consumismo sfrenato e all'indifferenza ambientale, alla celebrazione della resilienza umana e alla capacità di reinvenzione e rigenerazione. Questi artisti ci ricordano che l'arte ha il potere di trasformare non solo materiali ma anche prospettive, invitando a una maggiore consapevolezza e responsabilità verso il nostro pianeta e le nostre comunità. Tematiche e Messaggi L'arte creata a partire da materiali scartati non è solo una manifestazione di creatività e ingegnosità; è anche una forma di comunicazione potente che veicola messaggi profondi riguardanti l'ambiente, il consumismo, la sostenibilità e la trasformazione. Questo capitolo esplora le tematiche e i messaggi intrinseci nell'arte da rifiuto, analizzando come gli artisti utilizzano i materiali scartati per riflettere su questioni globali e stimolare un cambiamento nel pubblico. Ambientalismo e Sostenibilità Una delle tematiche più evidenti nell'arte da rifiuto è l'ambientalismo. Gli artisti che lavorano con materiali scartati spesso cercano di mettere in luce l'impatto ambientale del consumismo sfrenato e della produzione di rifiuti. Opere che incorporano plastica monouso, elettronica obsoleta e altri rifiuti industriali servono come commento critico sulla cultura del "usa e getta" e sull'accumulo di detriti che minaccia gli ecosistemi naturali. Critica al Consumismo Molti artisti dell'arte da rifiuto mirano a sfidare direttamente le norme del consumismo, evidenziando la brevità della vita utile di molti prodotti e il ciclo incessante di consumo e scarto. Attraverso la trasformazione di rifiuti in arte, questi artisti propongono una riflessione sul valore degli oggetti, invitando a considerare pratiche di consumo più consapevoli e sostenibili. Rinascita e Trasformazione Un messaggio potente veicolato attraverso l'arte da rifiuto è quello della trasformazione e rinascita. Gli artisti dimostrano come materiali considerati inutili o dannosi possano essere trasformati in qualcosa di bello e significativo. Questa tematica non solo serve a ispirare un nuovo apprezzamento per i materiali scartati, ma funge anche da metafora per la possibilità di cambiamento e rinnovamento nella società e nell'individuo. Messaggio Sociale ed Ambientale L'arte da rifiuto spesso incorpora un forte messaggio sociale ed ambientale, incitando alla riflessione su come le pratiche individuali e collettive influenzino l'ambiente. Attraverso l'esplorazione di temi come la gestione dei rifiuti, l'inquinamento e la conservazione delle risorse, gli artisti mirano a stimolare un dialogo attivo sui modi in cui possiamo contribuire a un futuro più sostenibile. Riflessioni Iniziali Questo capitolo sottolinea l'importanza dell'arte da rifiuto come veicolo per la critica sociale e la sensibilizzazione ambientale. Attraverso l'uso di materiali scartati, gli artisti non solo mettono in discussione le norme del consumismo e dell'accumulo di rifiuti, ma offrono anche una visione di speranza e cambiamento, dimostrando il potenziale di trasformazione insito nei materiali più umili. L'arte da rifiuto, quindi, emerge come una pratica profondamente radicata nelle questioni contemporanee, che sfida gli spettatori a riflettere sul proprio impatto ambientale e a considerare vie alternative verso un futuro più sostenibile. Classificazione e Accoglienza Critica La crescente prevalenza dell'arte da rifiuto nel panorama artistico contemporaneo solleva questioni interessanti sulla sua classificazione e sulla ricezione da parte della critica e del pubblico. Questo capitolo esamina il posizionamento dell'arte da rifiuto all'interno delle categorie artistiche esistenti e considera le varie risposte che ha suscitato nel mondo dell'arte. L'Arte da Rifiuto come Arte Moderna o Contemporanea Determinare se l'arte da rifiuto debba essere classificata come arte moderna, contemporanea o come un movimento a sé stante è un compito complesso. L'uso di materiali di scarto come medium artistico sfida le definizioni tradizionali dell'arte, proponendo una nuova narrazione nell'arte contemporanea. Sebbene condivida affinità con alcune pratiche dell'arte moderna e contemporanea, come l'arte concettuale e l'assemblaggio, l'arte da rifiuto spesso si distingue per il suo forte impegno etico e ambientale. Accoglienza Critica e Posizionamento nel Panorama Artistico L'accoglienza critica dell'arte da rifiuto è stata varia, oscillando tra l'ammirazione per la sua innovazione e l'ingegnosità e il dibattito sulla sua legittimità come forma d'arte. La critica spesso si concentra sul messaggio ambientale e sociale trasmesso attraverso i materiali di scarto, lodando la capacità di questi artisti di sollevare consapevolezza e provocare il dibattito pubblico su temi urgenti. Tuttavia, alcuni critici hanno sollevato interrogativi sulla longevità e la conservazione di queste opere, dato il carattere degradabile e transitorio dei materiali usati. Queste preoccupazioni evidenziano la tensione tra il valore estetico e tematico dell'arte da rifiuto e le pratiche conservative tradizionali. Un Nuovo Canone? Man mano che l'arte da rifiuto continua a guadagnare terreno, alcuni propongono che meriterebbe di essere considerata una categoria artistica a parte, data la sua unicità e il suo impatto. Questa prospettiva suggerisce che l'arte da rifiuto non solo rappresenta una sfida alle convenzioni artistiche, ma offre anche una visione critica delle pratiche sociali e ambientali, meritevole di riconoscimento e studio specifico. La creazione di un nuovo canone per l'arte da rifiuto potrebbe facilitare ulteriori discussioni e ricerche su questo movimento, promuovendo una maggiore comprensione e apprezzamento delle sue qualità uniche e del suo potenziale per influenzare positivamente la società. Riflessioni Iniziali La classificazione e l'accoglienza dell'arte da rifiuto riflettono le sfide e le opportunità di questa pratica artistica innovativa. Mentre naviga tra ammirazione e critica, l'arte da rifiuto sollecita una riflessione continua sul ruolo dell'arte nella società e sulle responsabilità degli artisti e del pubblico nei confronti dell'ambiente. La sua capacità di connettere estetica, etica e azione offre un campo fertile per esplorazioni future, sia all'interno che al di fuori delle tradizionali categorie artistiche. Mercato e Valore Economico L'ultimo capitolo di questa tesi esplora il mercato e il valore economico dell'arte da rifiuto, un argomento che rivela tanto sul riconoscimento sociale e culturale di quest'arte quanto sulla sua sostenibilità finanziaria. Analizzando come le opere create da materiali scartati sono valutate, vendute e collezionate, possiamo ottenere una visione più completa del ruolo che l'arte da rifiuto gioca nel panorama artistico contemporaneo. Analisi del Mercato Negli ultimi anni, il mercato dell'arte da rifiuto ha visto una crescita significativa, con un numero crescente di collezionisti e gallerie interessati a queste opere. Questo interesse è spesso alimentato dalla crescente consapevolezza delle questioni ambientali e dalla ricerca di arte che esprime un impegno sociale o politico. Le mostre dedicate a questa forma d'arte, sia in gallerie private che in istituzioni pubbliche, hanno contribuito a incrementare la sua visibilità e attrattiva sul mercato. Esempi di Valori Approssimativi Il valore delle opere d'arte da rifiuto può variare ampiamente a seconda dell'artista, della complessità dell'opera e del messaggio che veicola. Alcuni artisti, come Vik Muniz o El Anatsui, hanno visto le loro opere raggiungere prezzi significativi in aste e vendite private. Ad esempio, le opere di El Anatsui possono superare i centomila dollari, riflettendo il suo riconoscimento internazionale e l'importanza critica del suo lavoro. Tuttavia, il valore di quest'arte non risiede esclusivamente nella sua quotazione economica. Il significato sociale, ambientale e culturale delle opere contribuisce a un valore intrinseco che trascende il prezzo di mercato, rendendole importanti per collezionisti e istituzioni che cercano di sostenere e promuovere l'arte con un messaggio forte e trasformativo. Fattori che Influenzano il Prezzo Diversi fattori influenzano il valore di mercato dell'arte da rifiuto, tra cui: Riconoscimento dell'Artista: Artisti con una solida reputazione e una presenza consolidata nel panorama artistico tendono a raggiungere prezzi più elevati. Unicità e Complessità dell'Opera: Le opere che dimostrano un alto livello di ingegnosità e originalità nel trattamento dei materiali scartati sono particolarmente apprezzate. Messaggio e Impatto Sociale: Opere che comunicano un messaggio potente e stimolano la riflessione su questioni ambientali o sociali possono suscitare un interesse maggiore. Riflessioni Conclusive Il mercato dell'arte da rifiuto riflette un crescente riconoscimento del valore dell'arte come mezzo per esplorare e affrontare questioni critiche del nostro tempo. Sebbene il valore economico delle opere possa essere un indicatore del successo e dell'accettazione all'interno del mercato dell'arte, è importante ricordare che l'arte da rifiuto trascende il suo valore commerciale, offrendo prospettive uniche su come possiamo riconciliarci con il nostro ambiente e le nostre pratiche di consumo. L'arte da rifiuto, quindi, rappresenta non solo un movimento artistico significativo ma anche un catalizzatore per il cambiamento sociale e ambientale, invitando artisti, collezionisti e spettatori a riconsiderare il valore e il potenziale dei materiali scartati.
SCOPRI DI PIU'L’attività di BackLink dal portale del riciclo rMIX comporta visibilità e vantaggiOttenere BackLinks dal portale del riciclo rMIX può comportare diversi vantaggi significativi per i clienti interessati all'economia circolare. Innanzitutto, il collegamento al portale rMIX può aumentare la visibilità online del cliente, poiché i motori di ricerca valutano positivamente i links provenienti da fonti autorevoli e rilevanti nel settore. Il cliente potrebbe beneficiare anche dell'accesso a una platea più ampia di utenti interessati alla sostenibilità e al riciclo. Il portale del riciclo rMIX funge da punto di incontro per coloro che desiderano promuovere o trovare offerte/richieste riguardanti prodotti riciclati e servizi legati all'economia circolare. Ottenere un BackLink da rMIX consente al cliente di essere parte di questa comunità online dedicata, aumentando le possibilità di connessioni e collaborazioni nel campo della sostenibilità. Inoltre, i BackLink da rMIX possono migliorare la reputazione del cliente nel contesto dell'economia circolare. Essendo associato a una piattaforma dedicata al riciclo, il cliente può trasmettere un impegno tangibile per la sostenibilità ambientale. Questo può influenzare positivamente la percezione del marchio, sia tra i consumatori che tra gli altri attori del settore. Infine, l'ottenimento di BackLink da rMIX può contribuire a posizionare il cliente come un leader o un esperto nel campo dell'economia circolare. Quando altri utenti vedono il collegamento al portale del riciclo rMIX, possono percepire il cliente come una risorsa affidabile e informata. Questa reputazione di competenza può portare a opportunità di partnership, collaborazioni e visibilità mediatica aggiuntiva. In sintesi, ottenere BackLink dal portale del riciclo rMIX offre al cliente un aumento di visibilità, accesso a una comunità specifica, miglioramento della reputazione nel settore e l'opportunità di posizionarsi come un leader nell'economia circolare. Per finire, ma non meno importante, creare un’attività di BackLink tra rMIX e il cliente permette di poter ricevere, gratuitamente e per tutta la durata dell’attività di backLink, di un abbonamento omaggio a rMIX Base, con il quale potrai inserire le tue offerte/richieste sul portale, avendo visibili i tuoi dati aziendali con i quali avere contatti diretti con tutti i fornitori o con i clienti che visitano la piattaforma, anche se non sono abbonati. Se desideri maggiori informazioni puoi leggere le info qui o contattare la nostra redazione.
SCOPRI DI PIU'L’economia circolare che cresce in molti paesi nel mondo, i prezzi del petrolio, la concorrenza dei polimeri verginidi Marco ArezioLa raccolta differenziata ci restituiva, dopo la trasformazione, una materia prima per la produzione di granuli, macinati e densificati (polimeri post consumo) adatti alla produzione di prodotti plastici, consentendoci di chiudere il cerchio dell’economia circolare. Ora il mondo sta cambiando e dobbiamo ripensare ad un modello produttivo e distributivo che non consideri più la Cina come mercato prevalente e che possa trovare una soluzione verso la competizione con i prezzi delle materie prime vergini. Un tempo c’era la Cina, che fagocitava tutto lo scarto di basso valore delle materie prime in balle provenienti dalla raccolta differenziata mondiale, lasciando, a noi occidentali, l’illusione che avessimo fatto tutto il dovuto per creare un circolo virtuoso sui rifiuti. Raccolta, selezione, impiego dei materiali da post consumo più nobili attraverso la produzione di polimeri, vendita in Cina dello scarto non utilizzato e distribuzione dei polimeri “vendibili” nei mercati remunerativi: questo era il lavoro delle economie del riciclo occidentali. Fino al 2017 la nostra economia circolare ruotava intorno a questo paradigma e ci siamo illusi di poter creare un business verde e remunerativo con questo sistema. Ma quando la Cina ha deciso di non acquistare più le balle di rifiuti plastici, i riciclatori si sono divisi in due categorie: Chi raccoglieva dal mercato il rifiuto post consumo e post industriale, vendendolo come materia prima non lavorata, ha subito compreso la pericolosità commerciale e le conseguenze che questo stop poteva creare nel futuro. Infatti in pochi mesi i mercati occidentali si sono riempiti di rifiuti plastici di scarsa qualità che non avevano più una immediata collocazione.Chi si occupava della lavorazione dei rifiuti da post consumo, acquistando prevalentemente alle aste nazionali il rifiuto sotto forma di plastica mista che proveniva dalle nostre città. Approfittando del blocco delle importazioni Cinesi dei rifiuti plastici hanno iniziato a vendere lo stesso prodotto sotto forma di granulo. Tutti, chi più chi meno, hanno approfittato delle opportunità che questo mercato offriva, sotto forma di importanti contratti in termini di tonnellate vendute mensilmente e pagamenti in anticipo, facendo la felicità degli imprenditori. Pochi hanno pensato che la festa potesse finire e, quindi, non si sono posti il problema di investire per qualificare il prodotto, in quanto oggettivamente, sia l’LDPE, che il PP o PP/PE, miscele composte dagli scarti del post consumo, sono molto sensibili e instabili nella qualità. Inoltre, in alcuni casi, il mercato cinese ricercava granuli di valore molto basso, con l’obbiettivo di comprimere il più possibile il prezzo, in modo da poter dare spazio a tutti gli intermediari commerciali. Una parte dello scarto delle lavorazioni del post consumo veniva “aggiunta” nel granulo per ridurre gli scarti da portare in discarica e abbassare il costo del granulo. Un prodotto così squalificato che prospettive può avere oggi? Forse abbiamo perso tempo prezioso perché oggi si intravedono alcuni problemi non facili da risolvere: Il mercato cinese probabilmente non tornerà indietro, accettando di diventare ancora la pattumiera del mondo, né sotto forma di balle di materie plastiche né di polimeri riciclati da post consumo di bassa qualità. Con il passare degli anni, Pechino aumenterà la quota di raccolta differenziata e avrà a disposizione sempre più materia prima per produrre i polimeri da post consumo che ha sempre comprato in Occidente sotto forma di rifiuto, macinato o granulo. Il governo sta andando verso una politica di economia circolare in tutti i settori sociali, che sia nell’ambito dei rifiuti, delle energie rinnovabili e del controllo dell’inquinamento.I produttori occidentali non hanno investito abbastanza e in tempo per aumentare la qualità dei polimeri da post consumo, attraverso ricette, metodi selettivi, accordi tecnici con i produttori di prodotti del packaging, che riducessero i problemi prestazionali che l’input da genera, puntando solo a minimizzare i costi di produzione, per avere un prezzo sempre più competitivo che svuotasse ogni mese il loro magazzino delle materie prime. Si è considerata quasi esclusivamente l’importanza della quantità e ben poco alla qualità del prodotto. L’economia circolare funziona se le materie plastiche riciclate potranno competere sempre più con quelle vergini nell’uso su larga scala, ma se la qualità rimane molto distante, non c’è prezzo o obbligo nell’uso che ne permetta una grande diffusione. Finché il rating, che il mercato dà ai polimeri realizzati con il materiale da post consumo, rimane a livello “spazzatura”, sarà difficile ipotizzare un vero incremento dei consumi.La variabile del prezzo del greggio, con i ribassi mai visti fino ad oggi che sembrerebbe possano mantenersi nel breve periodo, spinge la competizione economica tra le materie prime vergini e le materie riciclate, portando ad una forte discriminante all’uso di quest’ultima. Nemmeno i polimeri da post consumo di più alta qualità, come per esempio l’HDPE da soffiaggio o estrusione, riuscirebbero a reggere un confronto commerciale con i polimeri vergini, se non ci fosse, in alcuni casi per questioni di marketing, l’obbligo all’uso delle materie prime riciclate.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - polimeri post consumoVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Una buona selezione dello scarto di PVC determina una migliore qualità del granulo riciclato per produrre i raccordi stampati per i tubidi Marco ArezioCome accade per la produzione dei tubi lisci per il convogliamento dell’acqua fatti con granuli in PVC riciclato, anche la produzione dei raccordi dei tubi segue delle regole di produzione consigliabili. Tubi e raccordi in PVC, adatti per far defluire le acque dagli edifici, senza pressione, hanno un buon alleato che si sta rapidamente diffondendo nel mondo. Il materiale riciclato sta prendendo sempre più piede in questo campo dando una grande mano all’economia circolare e soprattutto all’ambiente. Il riutilizzare degli scarti in PVC per trasformarli in altri prodotti, non solo crea un’indipendenza dall’industria petrolifera che, per quanto utile, è la maggiore responsabile dell’effetto serra e del prosciugamento delle risorse naturali. Ove fosse possibile, l’evitare di sostenere ulteriormente l’industria dei polimeri vergini, di derivazione petrolifera, costituirebbe di certo un grande regalo all’ambiente e quindi a noi stessi. C’è poi da considerare l’aspetto dell’inquinamento creato dai rifiuti solidi, che la società produce ad un ritmo impressionante a causa di un consumismo senza freni. Questi rifiuti, attraverso i principi dell’economia circolare, sono da riutilizzare per ridurne il loro impatto sulla nostra vita. Nel mondo della produzione dei tubi e raccordi in PVC, gli scarti hanno assunto un ruolo importante in quanto, attraverso una corretta selezione di essi, si possono estrudere tubi ed iniettare raccordi senza utilizzare il materiale vergine. Per i raccordi, che vengono realizzati in forme e diametri differenti, gioca un ruolo molto importante l’origine del materiale che vogliamo riciclare e che destineremo alla produzione dei manufatti. Ci sono alcune tipologie di rifiuti che possono essere usati per questa tipologie di prodotto: I profili dei serramenti che devono essere completamente puliti da gomme, siliconi, guarnizioni e ogni parte metallica presente nelle finestre.Le tapparelle che devono presentare la completa asportazione dei meccanismi di movimento in metalloI tubi di scarico prodotti o raccolti, devono essere macinati senza essere mischiati con altri tubi (PP-LD o HD)Carte di credito come scarti di produzioneAnime per avvolgere prodotti in carta o film plasticiManufatti per la tornitura a forma cilindrica piena o con altre forme, risultanti dallo scarto di lavorazione da materiali vergini o riciclati La scelta di utilizzare sempre materiali altamente selezionati e provenienti da una filiera che non sia quella del post consumo, garantisce un vantaggio qualitativo alla fonte e, soprattutto, si evita il pericoloso problema dell’inquinamento dei macinati da estrusione o stampaggio con altre tipologie di plastiche che non sono distinguibili ad occhio nudo. Se non si dispone di un controllo diretto dell’input del PVC in entrata, ma si acquista il macinato o il granulo finito, prima di utilizzarlo è importante poter fare un’analisi di laboratorio per capire la composizione della materia prima in entrata. Sarebbe inoltre una buona regola disporre di un piccolo estrusore da laboratorio per simulare una produzione campione, verificando i comportamenti del materiale in fase di fusione.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - pvc
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