Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 9: Ronde Nella Nottedi Marco ArezioDopo il suo incontro con il maresciallo, Lucia Marini rientra in albergo, portando con sé il peso delle informazioni raccolte e delle decisioni prese. Nella tranquillità della sua stanza, con un tè fumante tra le mani, decide di prendersi un momento per riflettere sulle complesse dinamiche del caso che sta affrontando. Mentre il tè rilascia i suoi aromi nell'aria, Lucia inizia a snocciolare gli eventi chiave: 1. L'uomo ferito portato dal dottor Branchini: Una notte, tre uomini sospetti hanno bussato alla porta del dottor Branchini, portando con sé un uomo ferito. La ferita, come confermato dal dottore, non sembrava essere il risultato di un incidente stradale, ma piuttosto di un'aggressione con arma da taglio. Questo episodio suggerisce l'esistenza di un sottobosco criminale che opera nell'ombra di Corenno Plinio. 2. Le banconote svizzere: Il pagamento lasciato dai sospetti nella cucina del dottore, composto da banconote svizzere, aggiunge un ulteriore livello di mistero. Il ricorso a valuta straniera potrebbe indicare legami internazionali o, quanto meno, la volontà di nascondere le proprie tracce finanziarie. 3. La reticenza del sindaco Albertini: La chiara opposizione del sindaco all'indagine di Lucia, in particolare il suo rifiuto di consentire l'accesso al castello, solleva dubbi sulla sua possibile complicità o, almeno, sulla sua conoscenza di attività illecite che potrebbero avere legami con il castello stesso. 4. La riunione segreta di Sartori al castello: L'informazione riguardante una riunione segretamente organizzata da Sartori nel castello fornisce un possibile collegamento tra i vari elementi del mistero. Sartori potrebbe essere la chiave per comprendere la rete di relazioni e interessi che si cela dietro gli eventi recenti. Mentre Lucia passa in rassegna questi punti, cerca di trovare un filo conduttore che possa legarli. La presenza di un uomo ferito e le modalità con cui è stato trattato suggeriscono che a Corenno Plinio si stia svolgendo qualcosa di più pericoloso e organizzato di semplici atti criminali isolati. Le banconote svizzere potrebbero essere la prova di transazioni finanziarie estere che necessitano discrezione, forse legate al contenuto o agli esiti della riunione segreta al castello. La reticenza del sindaco, inoltre, potrebbe indicare una volontà di proteggere qualcuno o qualcosa. Forse il sindaco stesso è sotto pressione, o forse teme le conseguenze che un'indagine approfondita potrebbe avere sulla reputazione del paese. Lucia si rende conto che per avanzare nelle indagini dovrà esplorare questi legami, forse iniziando proprio da Sartori e dal suo ruolo nell'incontro al castello. È possibile che, scavando più a fondo nel passato di Sartori e nelle sue connessioni, possa emergere un quadro più chiaro delle dinamiche criminali a Corenno Plinio. Finendo il suo tè, Lucia si sente ancora più determinata a proseguire. Ogni elemento sembra essere un pezzo di un puzzle complesso, e lei è decisa a metterli tutti insieme, consapevole che la soluzione del mistero richiederà astuzia, coraggio e una profonda comprensione delle ombre che si celano dietro la facciata tranquilla di Corenno Plinio. Nella quiete della sala dell'Hotel Belvedere, Lucia Marini compone il numero della questura di Milano, la tensione palpabile nell'aria mentre attende di essere messa in comunicazione con Sartori. Quando finalmente la linea si apre e Sartori risponde, Lucia non perde tempo e va dritta al punto. Lucia: "Sartori, sono il commissario Marini. Abbiamo bisogno di parlare della sua recente visita al castello di Corenno Plinio. È fondamentale per le mie indagini che lei mi descriva nel dettaglio la sua esperienza." Sartori: "Commissario, capisco. Farò del mio meglio per aiutarla." Lucia: "Cominciamo dall'inizio. Come è entrato nel castello? Esistono punti di accesso particolari o sbarramenti che ha dovuto superare?" Sartori: "L'accesso al castello è stato organizzato dai Custodi dell'Ombra. C'è un ingresso secondario, poco visibile, che abbiamo usato. Non ho notato particolari sbarramenti, ma era evidente che conoscevano bene il posto." Lucia: "Ha notato la presenza di cunicoli o passaggi segreti all'interno del castello?" Sartori: "Sì, mi è stato fatto capire che esistono passaggi nascosti, ma non li ho visti personalmente. Il castello è pieno di storia, e sembra che alcuni di questi cunicoli siano stati usati in passato per diversi scopi." Lucia: "E riguardo ai Custodi dell'Ombra con cui ha parlato, erano italiani o di altra nazionalità? Che aspetto avevano?" Sartori: "Erano di varie nazionalità, ma la maggior parte sembrava italiana. Non posso dirle molto sul loro aspetto; tutti indossavano mantelli che li rendevano anonimi, parte della loro tradizione, immagino." Lucia: "Cosa hanno discusso durante la riunione? C'è qualcosa che possa essere rilevante per le mie indagini?" Sartori: "La riunione riguardava la protezione di certe conoscenze antiche che i Custodi ritengono debbano rimanere segrete, del ruolo benefico della scienza, non posso entrare nei dettagli al telefono, ma le assicuro che non c'era nulla di illegale. Era più una questione di tradizione e eredità culturale." Lucia: "Capisco. La ringrazio per le informazioni, Sartori. Saranno molto utili per le mie indagini. La contatterò se avrò bisogno di ulteriori dettagli." Concludendo la chiamata, Lucia si rende conto che, sebbene Sartori abbia fornito alcuni spunti interessanti, il velo di mistero che avvolge il castello e i Custodi dell'Ombra rimaneva fitto. Tuttavia, le informazioni sul possibile ingresso secondario e l'esistenza di cunicoli segreti offrono un nuovo percorso investigativo da esplorare. Ora più che mai, Lucia è determinata a trovare un modo per accedere al castello e scoprire cosa si nasconde dietro le antiche mura che custodiscono segreti forse troppo pericolosi per essere rivelati. Con le informazioni raccolte dalla conversazione con Sartori, Lucia Marini riflette sulla natura della riunione tra lui e i Custodi dell'Ombra al castello di Corenno Plinio. Mentre le parole di Sartori risuonano nella sua mente, Lucia inizia a mettere insieme i pezzi del puzzle, giungendo a una conclusione inquietante. Lucia si convince che la riunione al castello non fosse altro che una messinscena, un test per valutare la lealtà e la discrezione di Sartori. I Custodi dell'Ombra, un gruppo avvolto nel mistero e impegnato nella protezione di antichi segreti, probabilmente non si fidavano completamente di lui. Era logico, quindi, che evitassero di discutere argomenti di reale importanza, come la formula rubata o qualsiasi piano relativo alla promozione della scienza che potessero avere in mente. Lucia riflette sul fatto che Sartori, coinvolto in questa rete di segreti e intrighi, potrebbe essere stato solo una pedina, usata per arrivare alla formula del polipropilene. La sua partecipazione alla riunione al castello, piuttosto che conferirgli un ruolo attivo all'interno del gruppo, potrebbe averlo esposto a rischi ben maggiori di quelli che poteva immaginare. Questa consapevolezza porta Lucia a considerare che, se Sartori non fosse stato arrestato, avrebbe potuto trovarsi in grave pericolo per la sua vita. I Custodi dell'Ombra, determinati a proteggere i loro segreti a ogni costo, non avrebbero esitato a eliminare una possibile minaccia alla loro sicurezza. Il suo arresto, paradossalmente, potrebbe averlo salvato da un destino ben peggiore. Lucia si rende conto che il suo compito ora è duplice: deve non solo risolvere il mistero della formula rubata, ma anche proteggere Sartori da ulteriori pericoli. La sua indagine si allarga, diventando una corsa contro il tempo per svelare i segreti dei Custodi dell'Ombra e impedire che altri innocenti vengano coinvolti in questo pericoloso gioco di potere. Riflettendo sulle sue prossime mosse, Lucia Marini realizza che una comprensione più approfondita della conformazione interna del castello potrebbe essere cruciale per avanzare nelle sue indagini. Decide quindi di chiedere aiuto ad Alessandro Bianchi, il pilota dell'idrovolante, sperando che possa darle un passaggio a Como, dove potrebbe consultare i documenti del catasto. Lucia si avvicina al telefono nella sala dell'hotel e compone il numero di Bianchi. Lucia: "Buongiorno, Alessandro. Sono Lucia Marini. Mi scuso per il disturbo, ma volevo chiederle un favore. Avrebbe per caso in programma un volo con l'idrovolante a Como nei prossimi giorni?" Bianchi: "Buongiorno, commissario Marini. Nessun disturbo. Domani mattina ho in programma un volo per ritirare delle medicine urgenti all’ospedale di Como. Se le serve un passaggio, sarei felice di averla con me." Lucia, sollevata e grata per l'offerta, risponde con entusiasmo. Lucia: "Sarebbe perfetto, Alessandro. Mi sarebbe di grande aiuto. C'è un orario specifico a cui dovrei essere pronta?" Bianchi: "Pensavo di partire intorno alle 8:00. E ho una buona notizia per lei: posso venirla a prendere direttamente al molo di Corenno Plinio. Sarà più comodo per entrambi e risparmieremo tempo." Lucia: "Non sa quanto apprezzi la sua disponibilità. Sarò al molo alle 8:00 senza mancare. Grazie mille, Alessandro." Bianchi: "È un piacere aiutarla, commissario. Ci vediamo domani, allora. Buona giornata." Concludendo la chiamata, Lucia si sente un passo più vicina alla soluzione del mistero. La possibilità di accedere ai documenti del catasto a Como potrebbe fornirle le informazioni necessarie per comprendere meglio la struttura del castello e, di conseguenza, pianificare il suo prossimo passo con maggiore precisione. Mentre termina il suo tè, Lucia riflette su quanto la collaborazione e l'aiuto di persone come Alessandro Bianchi siano fondamentali nelle sue indagini. Ogni gesto di supporto aggiunge un pezzo al puzzle che sta cercando di risolvere e le ricorda che, nonostante le sfide, non è sola in questa ricerca della verità. Il giorno successivo, Lucia Marini si alza presto, pronta per la nuova giornata che promette di essere ricca di sviluppi. Dopo una notte di riflessioni e piani, lascia l'Hotel Belvedere con uno spirito risoluto. Percorre le antiche scale di pietra che collegano la piazza principale di Corenno Plinio al porto, immergendosi nell'atmosfera vivace del mattino. Mentre scende, i suoni della vita quotidiana riempiono l'aria: il vociare delle famiglie che iniziano la loro giornata, i risolini dei bambini che giocano tra le strette vie del paese, e il tintinnio delle tazzine nei caffè che si stanno preparando ad accogliere i primi clienti. La comunità di Corenno Plinio si sveglia, ignara dei complicati ingranaggi dell'indagine che si muovono in sottofondo. Nonostante la breva, il caratteristico vento che soffia da sud verso nord sul Lago di Como, abbia già iniziato a farsi sentire, la giornata è baciata dal sole. Le sue raffiche leggere portano con sé il fresco profumo dell'acqua e delle montagne circostanti, rinfrescando l'aria e donando a Lucia una sensazione di energia e di nuova speranza. La natura stessa sembra incoraggiarla nel suo cammino verso la verità. Arrivata al porto, Lucia si ferma un momento ad ammirare il panorama: le acque del lago che scintillano sotto i primi raggi del sole, le barche che dondolano dolcemente, pronte per una nuova giornata di navigazione, e l'idrovolante di Alessandro Bianchi che la attende, promessa di un viaggio verso nuove scoperte. Questo momento di pace e bellezza è per Lucia un breve respiro prima di immergersi nuovamente nel cuore delle sue indagini. Mentre si avvicina all'idrovolante, sa che ogni passo la porta più vicina alla soluzione del mistero che avvolge Corenno Plinio e ai segreti custoditi nel vecchio castello. Con determinazione, saluta Alessandro e sale a bordo, pronta ad affrontare la prossima fase della sua missione. Quando Lucia Marini si avvicina all'idrovolante, il sorriso di Alessandro Bianchi la accoglie, riflettendo la reciproca soddisfazione per il loro incontro. Dopo un breve scambio di saluti, Lucia si accomoda al suo posto, pronta per il decollo. Bianchi: "È bello rivederla, commissario. Spero sia pronta per un altro viaggio insieme." Lucia: "Sono più che pronta, Alessandro. Grazie ancora per avermi offerto questo passaggio." Bianchi: "Prego, è il minimo che possa fare. Le ricordo che avrò solo due ore a Como per sbrigare le commissioni. Penso che sarà sufficiente anche per lei, giusto?" Lucia: "Farò del mio meglio per stare nei tempi. Non dovrebbe essere un problema." Con le manovre di decollo già in corso, l'idrovolante si solleva dalle acque del lago, regalando a Lucia un ultimo sguardo panoramico sul paesaggio che si lascia alle spalle. Il volo verso Como è breve ma suggestivo, offrendo una vista unica sulle località che costeggiano il lago. Arrivati a Como, Lucia e Bianchi si salutano, concordando di ritrovarsi al porto tra due ore. Lucia prende un taxi e si dirige verso gli uffici del catasto, determinata a ottenere le informazioni di cui ha bisogno. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Avrei bisogno di consultare le planimetrie del castello di Corenno Plinio per delle indagini in corso." Gli impiegati del catasto, dopo aver verificato la sua identità, la accompagnano agli archivi, dove Lucia si immerge nella ricerca delle planimetrie desiderate. Scorrendo i documenti, nota con sorpresa che nei disegni ufficiali non sono indicati cunicoli o camminamenti sotterranei, una scoperta che contrasta con le informazioni raccolte finora. Con questa nuova e importante informazione in mano, Lucia torna al porto, riflettendo su come questo dettaglio possa influenzare le sue indagini. Forse i cunicoli sono una parte talmente segreta della storia del castello da non essere mai stata documentata ufficialmente, oppure è possibile che siano stati aggiunti in un secondo momento, eludendo così le registrazioni ufficiali. Raggiunto il porto, trova Alessandro Bianchi che la attende come promesso. Lucia si rende conto che ogni pezzo di informazione, anche quello che sembra portare a un vicolo cieco, è in realtà un tassello fondamentale per comprendere l'intera vicenda. Mentre l'idrovolante decolla di nuovo, lasciando Como alle spalle, Lucia Marini si sente tutta la responsabilità per giungere alla verità, consapevole che il cammino per svelare i misteri di Corenno Plinio è ancora lungo e tortuoso, ma non per questo meno affascinante. Rientrando a Corenno Plinio con l'idrovolante, Lucia riflette sulla strategia migliore per avanzare nelle indagini. La sua priorità è raccogliere indizi convincenti da presentare al maresciallo, con l'obiettivo di organizzare delle ronde notturne attorno al castello, dato il sospetto che quest'ultimo possa essere il fulcro di attività criminali. Lucia pensa: "Il caso dell'uomo ferito è già un indizio importante, ma ho bisogno di qualcosa di più concreto per convincere il maresciallo. Forse la chiave sta nel comportamento del sindaco." Decisa, dopo l'atterraggio, Lucia si dirige verso il municipio per un confronto diretto con il sindaco Giorgio Albertini. Una volta faccia a faccia, Lucia non perde tempo con preamboli. Lucia: "Buongiorno, sindaco Albertini. Ho riflettuto sulle nostre precedenti conversazioni e su alcuni eventi recenti che coinvolgono il castello. Vorrei capire meglio perché sia lei a detenere le chiavi di una proprietà privata e se ci sia un motivo specifico per la sua reticenza a consentire indagini in loco." Sindaco Albertini: "Commissario Marini, le chiavi sono state affidate a me temporaneamente per motivi di sicurezza, a seguito di alcune preoccupazioni espresse dai proprietari. Quanto alla mia reticenza, è dettata unicamente dalla volontà di proteggere il patrimonio storico e culturale del nostro paese." Lucia: "Mi dica sindaco, potrebbe dirmi a chi appartiene il castello? Chi sono i proprietari?" Sindaco Albertini: "Certo, commissario. Il castello è di proprietà della famiglia Visconti di Milano. Una famiglia storica, che vanta origini nobiliari e che possiede il castello sin dall'800. I Visconti hanno sempre avuto un legame speciale con questa zona del lago, considerandola il loro rifugio estivo, lontano dall'agitazione della città." Lucia: "Interessante. E i Visconti come si rapportano con la comunità di Corenno Plinio? Hanno partecipato attivamente alla vita del paese?" Sindaco Albertini: "Nel corso degli anni, i Visconti hanno mantenuto un atteggiamento piuttosto riservato. Non si sono mai immischiati direttamente nelle vicende locali, preferendo una certa discrezione. Tuttavia, hanno sempre garantito la manutenzione e la conservazione del castello, consapevoli del suo valore storico e culturale. Nonostante la loro riservatezza, sono ben voluti dai residenti, che rispettano la loro privacy e il legame che hanno con questo luogo." Lucia: "Capisco, ma c'è un altro aspetto che mi preme discutere. Esiste la possibilità che lei sia sotto pressione da parte di qualcuno? Che ci sia qualcuno che la minaccia o la intimida per impedire l'accesso al castello?" Il sindaco sembra visibilmente turbato dalla domanda, e dopo un momento di esitazione, risponde. Sindaco Albertini: "Commissario, non è facile amministrare un paese con tante... complessità. Ma le assicuro che le mie decisioni sono sempre state nel migliore interesse di Corenno Plinio." Lucia: "Comprendo, ma le chiedo di essere onesto con me. Se c'è qualcosa che minaccia la sicurezza sua e del suo paese, è mio dovere intervenire. La collaborazione può fare la differenza." Il sindaco abbassa lo sguardo, ponderando le parole di Lucia, e infine annuisce lentamente, capendo che mantenere il silenzio potrebbe essere più dannoso. Sindaco Albertini: "Ci sono state... pressioni. Ma temo le conseguenze di parlarne apertamente. Forse è giunto il momento di riconsiderare la mia posizione." Albertini: "La mia famiglia vive in quella magnifica casa che vede alle sue spalle dall'inizio del 900. Dopo la morte di mio padre, ho continuato a viverci. Tuttavia, devo ammetterle, commissario, che la casa appartiene ai Visconti. Io pago un affitto, o meglio, pagavo." Lucia lo ascolta attentamente, cogliendo l'importanza di ogni dettaglio. Albertini: "Qualche anno fa, il conte Visconti mi chiese un favore: gestire le chiavi del castello e regolare gli accessi secondo le sue indicazioni. Come compensazione per questo incarico, mi offrì l'uso gratuito della casa. Accettai, pensando fosse un onore." Il sindaco fa una pausa, il suo sguardo si fa più cupo. Albertini: "Tuttavia, con il passare del tempo, ho iniziato a sentire voci perplesse nella comunità. Voci di accessi notturni al castello, di persone estranee al paese che entravano grazie alle chiavi che io dovevo fornire. Questo mi ha messo a disagio; non era ciò per cui avevo pensato. Così, ho comunicato al conte la mia intenzione di interrompere l'accordo." Lucia: "E come ha reagito il conte a questa sua decisione?" Albertini: "Non direttamente, ma mi ha fatto capire, tra le righe, che avrei perso la casa o che avrei dovuto affrontare un affitto ben oltre le mie possibilità economiche. Mi sono sentito in trappola, commissario. Da allora, ho continuato a gestire le chiavi come richiesto, ma il peso di questa responsabilità è diventato sempre più insopportabile." Ascoltando il racconto del sindaco, Lucia capisce la portata del ricatto esercitato dai Visconti e il motivo della reticenza di Albertini nel cooperare con le indagini. Questo spiega anche la difficile posizione in cui si trova il sindaco, diviso tra il dovere verso la comunità di Corenno Plinio e la pressione esercitata dalla famiglia Visconti. Lucia: "Grazie per aver condiviso questa storia con me, sindaco. La sua testimonianza è cruciale e mi aiuta a comprendere meglio le dinamiche in gioco. Assicuro che faremo tutto il possibile per affrontare questa situazione nel modo più giusto e sicuro per tutti." Con questa ammissione, Lucia comprende di avere ottenuto un altro tassello importante per le sue indagini. Ringrazia il sindaco per la sua onestà e si allontana, determinata a usare queste nuove informazioni per convincere il maresciallo dell'urgenza di agire. Dopo aver appreso queste importanti rivelazioni dal sindaco Albertini, Lucia Marini si rende conto della necessità di discutere quanto scoperto con il maresciallo Valenti. Le informazioni sul ruolo del sindaco come custode delle chiavi del castello, sotto la pressione del conte Visconti, aggiungono un nuovo strato di complessità all'intera vicenda e sottolineano l'urgenza di un confronto diretto con il conte stesso a Milano. Rientrata all'Hotel Belvedere, decide di concedersi un momento di pausa sulla terrazza, un luogo ideale per riflettere sulle sue prossime mosse, ammirando allo stesso tempo la bellezza tranquilla del Lago di Como. Il sole inizia a declinare verso l'orizzonte, tingendo l'acqua di sfumature dorate e arancioni, un perfetto sfondo per una riflessione serena. Chiamando il proprietario dell'hotel, Paolo, Lucia ordina una merenda abbondante per ricaricarsi dopo una giornata intensa. Lucia: "Buonasera, Paolo. Potrei avere un tavolo sulla terrazza? E vorrei ordinare qualcosa da mangiare, magari una selezione dei vostri migliori antipasti locali e una caraffa del vostro fresco succo di limone." Paolo: "Certamente, commissario Marini. Sarà un piacere preparare per lei una merenda speciale. Le porterò una selezione dei nostri antipasti più apprezzati: formaggi del territorio, affettati finemente tagliati, olive marinate, e bruschette con pomodoro e basilico fresco. E naturalmente, la caraffa di succo di limone fresco che ha chiesto." Mentre Paolo si allontana per preparare l'ordine, Lucia si accomoda a un tavolo scelto per la sua vista impareggiabile sul lago. La tranquillità del paesaggio e la dolcezza del clima serale offrono un contrasto rasserenante alle tensioni accumulate durante la giornata. Poco dopo, Paolo ritorna con un vassoio riccamente adornato di delizie locali, posandolo sul tavolo con un gesto elegante. Paolo: "Ecco a lei, commissario. Spero che questa merenda possa offrirle un momento di piacevole relax. Se c'è altro che posso fare per lei, non esiti a chiedere." Lucia: "Grazie mille, Paolo. Questo è esattamente ciò di cui avevo bisogno. La vostra ospitalità è sempre impeccabile." Mentre assapora gli antipasti, lasciandosi cullare dalla brezza del lago, Lucia riflette sulle sue prossime mosse. L'incontro con il conte Visconti a Milano si prospetta come un momento cruciale delle sue indagini, potenzialmente capace di gettare luce sui legami oscuri che avvolgono il castello di Corenno Plinio. Terminata la merenda, Lucia si dirige verso la sala dell'hotel dove si trova il telefono a muro, consapevole che la sua prossima mossa sia coinvolgere più da vicino il maresciallo Valenti. Componendo il numero della stazione dei carabinieri, attende che il maresciallo risponda. Lucia: "Buonasera, maresciallo Valenti. Sono il commissario Marini. Avrebbe disponibilità per un incontro domani mattina? Vorrei discutere di alcune novità riguardanti le indagini. Potremmo vederci per un caffè al bar vicino al castello, a Corenno Plinio." Maresciallo Valenti: "Buonasera, commissario. Sì, certo. Un aggiornamento sulle indagini sarebbe molto utile. Che ora aveva in mente?" Lucia: "Potrebbe andare bene per le 9:00? Così possiamo parlare con calma prima dell'inizio della giornata lavorativa." Maresciallo Valenti: "Perfetto, commissario. Alle 9:00 al bar vicino al castello. Sarò lì." Il giorno successivo, Lucia e il maresciallo Valenti si incontrano come concordato. Dopo aver ordinato due caffè, si siedono a un tavolo appartato. Lucia: "Maresciallo, grazie per essere venuto. Ho raccolto nuove informazioni che credo possano essere cruciali per le nostre indagini. In particolare, riguardo il comportamento e le pressioni subite dal sindaco, e la proprietà del castello." Lucia spiega in dettaglio le scoperte fatte, compresa la situazione delicata del sindaco con il conte Visconti e il ruolo che il castello sembra giocare nelle attività sospette nella zona. Lucia: "C'è un'altra questione che devo portare alla sua attenzione, maresciallo. Riguarda un episodio avvenuto di recente, che potrebbe avere implicazioni dirette con il nostro caso. Una notte, il dottor Branchini è stato avvicinato da tre individui sospetti che portavano con sé un uomo ferito." Lucia prosegue descrivendo in dettaglio l'incontro tra il dottor Branchini e gli sconosciuti, sottolineando la natura della ferita, chiaramente non risultante da un incidente stradale, ma piuttosto da un'aggressione con arma bianca. Racconta inoltre dell'apparizione del calcio di una pistola e del pagamento lasciato in banconote svizzere, evidenziando il segnale di silenzio fatto dagli uomini prima di allontanarsi. Maresciallo Valenti: "Questo è molto grave. Una ferita da arma bianca e la presenza di un'arma da fuoco suggeriscono attività criminali ben più serie di quanto potessimo immaginare. E le banconote svizzere... questo potrebbe indicare collegamenti internazionali." Lucia: "Esattamente, maresciallo. Ecco perché credo sia cruciale intensificare la nostra vigilanza attorno al castello. Non sappiamo quali altre attività possano essere in corso, ma è chiaro che dobbiamo agire con cautela e determinazione." Maresciallo Valenti: "Queste sono informazioni molto importanti, commissario. Sembra che stiamo iniziando a vedere il quadro più chiaro. Cosa propone?" Lucia: "Data la natura delle informazioni raccolte, credo che sia necessario aumentare la nostra presenza intorno al castello, specialmente di notte. Potremmo organizzare delle ronde notturne discrete. Io stessa parteciperò. Questo ci permetterà di monitorare meglio eventuali movimenti sospetti e, speriamo, di raccogliere prove concrete." Maresciallo Valenti: "Sono d'accordo, commissario. Organizzerò le squadre per le ronde notturne e mi assicurerò che operino con la massima discrezione. La sua partecipazione sarà sicuramente di grande valore." Concludendo l'incontro, Lucia e il maresciallo Valenti definiscono i dettagli operativi delle ronde notturne. Lucia si sente soddisfatta di aver coinvolto il maresciallo in questa nuova fase dell'indagine e di aver stabilito un piano d'azione concreto.
SCOPRI DI PIU'Nella produzione di polimeri plastici riciclati lo scarso uso dei protettivi della plastica può generare prodotti finiti scadentidi Marco ArezioIl concetto che un polimero riciclato deve essere economico e, quindi, di bassa qualità, è ancora abbastanza radicato nella mente dei produttori di materie plastiche che, purtroppo, possono andare incontro a spiacevoli contestazioni sul materiale fornito per fare i prodotti finiti.Il principio di economicità assoluta dei polimeri riciclati non si sposa con le attuali esigenze dell’uso del rifiuto plastico che la società ha, e quindi, è necessario qualificare adeguatamente i polimeri riciclati con appositi trattamenti nel riciclo e nella produzione dei nuovi granuli. Come sappiamo, il nemico numero uno della plastica è l’invecchiamento causato dagli agenti atmosferici, che ne riducono la durabilità, le caratteristiche meccaniche e fisiche, creando grossi problemi anche economici alla filiera produttiva e distributiva. Ma vediamo qual è il meccanismo dell’invecchiamento dei prodotti plasticiI prodotti plastici possono subire vari meccanismi di invecchiamento nel corso del tempo a causa di diversi fattori, tra cui l'esposizione alla luce solare, al calore, all'ossigeno, all'umidità e ad agenti chimici. Questi meccanismi di invecchiamento possono influire sulle proprietà fisiche e chimiche della plastica, portando a una perdita di resistenza, flessibilità, colore e altre caratteristiche desiderabili. Uno dei meccanismi di invecchiamento più comuni è l'ossidazione.Quando la plastica è esposta all'ossigeno presente nell'aria, possono verificarsi reazioni chimiche che portano alla formazione di gruppi ossidrilici nella struttura della plastica. Questi gruppi ossidrilici possono influire negativamente sulle proprietà meccaniche, rendendola più fragile e suscettibile alla rottura. La luce solare, in particolare la radiazione ultravioletta (UV), è un altro fattore che può causare l'invecchiamento dei prodotti plastici. La radiazione UV può degradare la struttura chimica della plastica, causando la frammentazione delle catene molecolari e la formazione di radicali liberi. Ciò può portare a una diminuzione della resistenza meccanica e alla comparsa di crepe e scolorimenti sulla superficie della plastica. Il calore è un altro fattore importante nell'invecchiamento dei prodotti plastici. L'esposizione prolungata a temperature elevate può causare una diffusione delle sostanze chimiche presenti nella plastica, portando a una perdita di flessibilità e ad un aumento della fragilità. Il calore può anche accelerare le reazioni chimiche all'interno della plastica, contribuendo alla sua degradazione. L'umidità è un fattore che può contribuire all'invecchiamento delle plastiche, in particolare di quelle sensibili all'acqua. L'assorbimento di umidità può causare la formazione di legami idrogeno nella struttura della plastica, portando a una diminuzione delle sue proprietà meccaniche. Quali sono le conseguenze dei processi di ossidazione L'ossidazione della plastica può avere diverse conseguenze indesiderate, tra cui: Perdita di resistenza meccanica: l'ossidazione può ridurre la resistenza meccanica della plastica, rendendola più fragile e suscettibile alla rottura. Variazione delle proprietà fisiche: l'ossidazione può alterare le proprietà fisiche della plastica, come la flessibilità, la durezza o la trasparenza. Cambiamento di colore: l'ossidazione può causare la comparsa di macchie o scolorimenti sulla superficie della plastica, modificando il suo aspetto estetico. Perdita di durata nel tempo: l'ossidazione può accelerare l'invecchiamento della plastica, riducendo la sua durata nel tempo e influenzando la sua longevità. Per mitigare gli effetti dell'invecchiamento dei prodotti plastici, vengono utilizzati diversi additivi durante il processo di produzione. Gli additivi come gli stabilizzatori UV, gli antiossidanti e gli agenti anti degradanti possono contribuire a proteggere la plastica dagli effetti dannosi dell'invecchiamento. Inoltre, le condizioni di conservazione a bassa temperatura e l'isolamento dalla luce solare possono aiutare a preservare le proprietà delle plastiche nel tempo. Come proteggere i prodotti plastici dall'invecchiamento Per proteggere i prodotti plastici dall'invecchiamento, è possibile adottare diverse misure preventive.Utilizzo di additivi durante il processo di produzione tra i quali possiamo citare:Gli stabilizzatori UV, ad esempio, aiutano a prevenire la degradazione causata dalla luce solare. Gli antiossidanti e gli agenti anti degradanti possono aiutare a proteggere la plastica dall'ossidazione e dalla degradazione chimica. Vernici protettive: quando il prodotto plastico è stato realizzato è possibile applicare delle specifiche vernici protettive agli UV. La scelta tra l'utilizzo di vernici protettive o additivi nell'impasto produttivo dipende da diversi fattori, tra cui l'applicazione specifica, il tipo di plastica e le preferenze del produttore. Entrambe le opzioni possono offrire una protezione contro i raggi UV, ma hanno approcci diversi e vantaggi specifici. Vernici protettive Le vernici protettive, come abbiamo detto, possono essere applicate sulla superficie della plastica per creare uno strato protettivo che blocca i raggi UV. Questo approccio offre flessibilità perché le vernici possono essere applicate dopo la produzione del prodotto plastico finito. Le vernici possono anche fornire una maggiore personalizzazione in termini di aspetto estetico e finitura. Tuttavia, richiedono un'ulteriore fase di applicazione e potrebbero richiedere manutenzione periodica per mantenere l'efficacia della protezione UV. Additivi nell'impasto produttivo Gli additivi di protezione possono essere incorporati direttamente nell'impasto plastico durante il processo di produzione. Questi additivi agiscono come stabilizzatori UV, proteggendo la plastica dall'invecchiamento causato dalla radiazione UV. L'utilizzo di additivi anti-UV durante la produzione ha il vantaggio di offrire una protezione uniforme su tutta la massa del prodotto plastico, senza richiedere ulteriori fasi di applicazione o manutenzione specifica. Inoltre, l'incorporazione degli additivi nell'impasto permette una maggiore resistenza alla degradazione UV rispetto a una semplice verniciatura esterna. La scelta tra vernici protettive e additivi nell’impasto dipenderà anche dalle esigenze specifiche del prodotto plastico e dalle preferenze del produttore. In alcune applicazioni, come nel settore edile, l'uso di additivi anti-UV nell'impasto produttivo può essere preferibile per garantire una protezione a lungo termine senza la necessità di applicazioni esterne. Tuttavia, ci possono essere casi in cui l'uso di vernici protettive è più adatto, ad esempio quando si desidera una finitura personalizzata o quando si vogliono aggiungere ulteriori strati di protezione sulla superficie.
SCOPRI DI PIU'Il Granulo di ABS Riciclato Italiano Conquista il BrasileLa maestria della produzione dei tecnopolimeri riciclati Italiani si è sposata con l’attività di produzione Brasiliana di articoli tecnici che, fino a poco tempo fa, erano stampati esclusivamente con materie prime vergini.La conquista del mercato Brasiliano dell’ABS Italiano è partita dall’incarico ricevuto dalla società di consulenza Arezio Marco nella ricerca e selezione di produttori di polimeri tecnici riciclati, che potessero garantire performaces di produzione e qualità tecniche ed estetiche sui prodotti finiti, al pari di un prodotto realizzato in polimero vergine. La società di consulenza sui polimeri riciclati Arezio Marco, ha svolto un compito di selezione dei produttori e di verifica della qualità, attraverso la raccolta di informazioni sulle fonti di approvvigionamento degli scarti post industriali e sui sistemi produttivi del granulo. Ha seguito l’iter di approvazione del prodotto in ABS scelto, sotto forma di granulo, che è transitato attraverso analisi preliminari fisiche e chimiche, campionatura di piccolo taglio per tests di stampaggio in laboratorio e, successivamente, una campionatura industriale adatta alla produzione di una serie di campioni di prodotto finito da inviare ai tests di laboratorio. Oltra alle caratteristiche meccaniche provate, si sono verificate le caratteristiche di finitura del prodotto, con l’analisi della qualità delle superfici, del colore e del grado di lucentezza richiesta. Inoltre si è testato il grado di odore che un polimero riciclato, post industriale, potesse emettere. I tests hanno dato esito positivo, catalogando il granulo in ABS riciclato da scarti post industriali idoneo per qualità in fase di produzione e sul prodotto finale, potendo quindi essere autorizzato alla produzione in linea. Il polimero riciclato Italiano, quindi, ha iniziato a varcare le frontiere Brasiliane permettendo il consolidamento industriale tra l’Italia e il Brasile, favorendo la circolarità dell’economia e la riduzione degli scarti nell’ambiente.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - ABS Vedi maggiori informazioni sulle tecniche di vendita
SCOPRI DI PIU'Sversamenti di petrolio sui terreni, gas flaring, contaminazione di benzene delle falde e distruzione socialedi Marco ArezioLa bellezza dei luoghi dove fiorivano le mangrovie, formando una foresta concatenata in cui si racchiudevano oasi naturali dove la popolazione locale viveva in piena sintonia con la natura e, da essa, traeva il sostentamento per una vita semplice. Poi, arrivò il petrolio e tutto cambiò. Nel 1956 furono scoperti i primi giacimenti petroliferi che, agli ignari abitanti delle aree interessate alle estrazioni, facevano pensare ad un futuro di prosperità sociale con la possibilità di trovare lavoro e contare su introiti economici famigliari regolari. Da quel lontano 1956 nel delta del Niger sono arrivate compagnie petrolifere come la Shell, la Total, la Chevron e l’Eni che hanno, di fatto, colonizzato il territorio senza distribuire lavoro agli abitanti che abitavano in prossimità dei giacimenti, in quanto non potevano offrire una manodopera specializzata. Nel delta del Niger vengono prodotti circa 2,4 milioni di barili al giorno di petrolio, in un’area di circa 70.000 Kmq. in cui vive una popolazione di 27 milioni di abitanti. Se nel passato la gente conduceva una vita sostenuta dalla natura in cui viveva, con il passare del tempo, il loro mezzo di sostentamento è stato distrutto anno dopo anno, gettando la popolazione nella miseria. Il petrolio spesso fuoriesce dalle condutture, inquinando i terreni e l’acqua, costringendo la popolazione a mangiare il pesce pescato in bacini inquinati e a prelevare l’acqua da bere e per l’uso domestico dalle falde contaminate dal benzene. La desertificazione e l’inquinamento delle zone agricole, causate dalla dispersione del petrolio nei terreni e nei corsi d’acqua, non è l’unico problema che la popolazione deve affrontare. Infatti subiscono anche il fenomeno del gas flaring, nonostante sia vietato dalla legge Nigeriana. Il Gas Flaring è l’emissione in atmosfera di residui gassosi infiammabili che vengono in superficie insieme al petrolio, che per comodità viene bruciato in atmosfera, emettendo sostanze pericolose per la salute umana come anidride carbonica, gli ossidi di zolfo ed azoto, il benzene il tuolene e lo xilene. I danni sanitari sulla popolazione si possono riassumere nelle malattie cardiorespiratorie, silicosi, cancro, malattie del sangue, disturbi gastrointestinali e leucemie che minano, non solo la popolazione che vivono a ridosso dei giacimenti, ma anche quella a decine di chilometri di distanza. Nonostante il gas flaring potrebbe essere recuperato e riutilizzato o reimmesso nel pozzo prima di essere liberato nell’ambiente, per la velocità di lavorazione e la riduzione dei costi di produzione, il gas viene smaltito nell’ambiente con tutte le conseguenze del caso. Nell’area esistono circa 100 pozzi che bruciano il gas di uscita, giorno e notte, dal 1960 circa. A fronte dell’esasperazione popolare che è costretta a vivere tra fame, malattie e nessun vantaggio sociale ad avere l’estrazione petrolifera vicino a casa, subisce anche il disinteresse del governo che non interviene contro le compagnie per far riparare ai danni ambientali da loro causati e nemmeno nella ridistribuzione a livello locale di una piccola parte dei proventi, permettendo di condurre una vita meno disastrata. Anzi, ogni accenno a rivolte popolari vengono repressi dalla polizia che non vogliono problemi con i petrolieri. Subisce, inoltre, il disinteressamento delle compagnie petrolifere ai problemi che loro stesse hanno causato, innescando forme di repressione verso episodi di disperazione creati da gruppi che tentano, con azioni dimostrative, di sabotare le condutture. Nonostante in Nigeria vi siano circa 606 pozzi petroliferi attivi, che costituiscono l’80% del PIL del paese, in 60 anni di continue estrazioni il paese è rimasto tra i più poveri dell’Africa, con una speranza di vita intorno ai 40 anni e un tasso di disoccupazione intorno al 75-80%.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Quali sistemi utilizzare per l’assemblaggio dei componenti plastici prodottidi Marco ArezioEsistono prodotti plastici che vengono stampati od estrusi singolarmente ed assemblati tra loro in fasi successive, con lo scopo di creare un prodotto finito composto da più parti. L’attività di assemblaggio dei vari pezzi, e il loro serraggio, comporta un’analisi approfondita di quali strumenti di chiusura utilizzare, per essere compatibili con le materie plastiche usate e anche funzionale con l’utilizzo del prodotto finito. I sistemi di fissaggio principali dei componenti plastici li possiamo raggruppare in:• Fissaggio attraverso viti in plastica • Fissaggio attraverso viti in metallo • Fissaggio attraverso chiodatura • Fissaggio attraverso saldatura • Fissaggio attraverso compressione Viti in Plastica Il fissaggio degli elementi da assemblare attraverso l’utilizzo di viti in plastica ha un limitato utilizzo, in quanto esprimono una bassa resistenza meccanica e una bassa rigidità. A dispetto delle basse performance strutturali, le viti in plastica trovano grande utilizzo in quei prodotti ove sia richiesto un isolamento elettrico continuo, una resistenza molto elevata alla corrosione e una continuità delle tonalità di colore scelto, per rendere il manufatto cromaticamente più continuo. Viti in Metallo Il fissaggio con viti in metallo è di gran lunga il metodo più usato per assemblare gli elementi plastici, per via dell’ottima resistenza meccanica e della buona presa tra plastica e elemento metallico. Le viti possono essere metriche o autofilettanti. Quelle metriche, in alcune situazioni meccaniche, possono presentare dei cedimenti dei fianchi che si sono filettati nel materiale plastico, questo può essere causato in presenza di un basso modulo elastico del polimero che compone l’elemento in plastica. Infatti, la resistenza meccanica di un filetto metrico nel materiale plastico è generalmente limitata, quindi è consigliabile usare viti metriche con degli inserti in ottone a filettatura interna. Questi inserti vengono inseriti, prima dello stampaggio nello stampo stesso o successivamente attraverso l’uso degli ultrasuoni. Dal punto di vista economico non è quasi mai conveniente utilizzare questo tipo di inserti, a causa della perdita di tempo nel loro posizionamento, tuttavia l’utilizzo di una vite metrica rende più veloce l’assemblaggio successivo del prodotto. Quelle autofilettanti sono costituite da forme e filetti differenti in base al lavoro meccanico che devono compiere e al tipo di plastica in cui andranno inserite. I filetti possono essere più o meno ravvicinati, quindi con un numero di spirali differenti, avere angoli di inclinazione delle spirali da 30 a 60° e un diametro dell’anima della vite e della sua spirale variabile. Nel caso, per esempio, dei manufatti realizzati con resine termoindurenti, è assolutamente necessario utilizzare viti autofilettanti, infatti questo tipo di polimero non si conforma, come altre materie plastiche, alla vite, ma viene forato con l’asportazione del truciolo risultante. In questo caso si consiglia un profilo di vite asimmetrico con un’angolazione della spirale a 30°. Chiodatura Un’altra tipologia di assemblaggio dei componenti plastici può avvenire con il metodo della chiodatura degli elementi. I chiodi plasmabili utilizzati sono generalmente composti da ottone, rame, alluminio o con chiodi cavi da rivoltare. Se utilizziamo i chiodi da rivoltare, l’impulso della battitura deve sempre tenere in considerazione la resistenza alla rottura e alla fessurazione del polimero plastico su cui stiamo lavorando, avendo l’accortezza di calcolare bene il rapporto tra massa e velocità di battitura. Nel caso gli elementi da assemblare siano in materiale termoplastico, l’estremità del nocciolo del manufatto può essere finito a caldo o a freddo sulla testa del chiodo. Saldatura I materiali termoplastici posso essere assemblati anche attraverso il processo di saldatura con i metodi per attrito, con gli ultrasuoni o con strumenti a caldo. E’ sempre da tenere in considerazione che il punto di saldatura o le estremità saldate, se in continuo, non avranno mai una resistenza meccanica paragonabile all’elemento base. Inoltre le fasi di saldatura possono creare delle tensioni interne rispetto alle molecole di cui il polimero è costituito e, quando presenti, interagire negativamente sulle fibre di rinforzo. In linea generale, in base alle materie plastiche e al tipo di saldatura, l’esperienza sul campo ci dice che la resistenza meccanica di una saldatura può essere inferiore tra il 40 all’80% rispetto al materiale plastico originario. Questo indebolimento viene inoltre accentuato se il manufatto deve sopportare carichi elevati nel tempo o sopportare particolari sollecitazioni dinamiche o attacchi chimici al materiale plastico. Assemblaggio per compressione Il sistema dell’assemblaggio per compressione degli elementi risulta il più economico e il più veloce, tuttavia bisogna fare alcune considerazioni importanti. Se si verificassero situazioni di assemblaggio ad incastro tra elementi plastici e metallici, è buona regola progettare il calcolo degli sforzi a compressione tarati sui materiali plastici e non su quelli metallici. Inoltre quando gli elementi saranno in funzione, per esempio le parti di un ventilatore, è da tenere presente la maggiore dilatazione termica della plastica rispetto agli elementi metallici e, nel caso di polimeri igroscopici, anche i possibili rigonfiamenti. Categoria: notizie - tecnica - plastica - assemblaggio - prodotti plastici
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