I prezzi dei granuli, macinati, densificati, balle e materozze in plastica da post consumodi Marco ArezioIl mercato dei polimeri plastici riciclati da post consumo comprende un elevato numero di famiglie di prodotti e un’estesa gamma di forme, da poter utilizzare come materie prima nelle fasi di riciclo. Ogni famiglia di polimeri è caratterizzata da numerose sottofamiglie che ne identificano applicazioni particolari e, quindi, anche prezzi differenti. Per esempio, nel campo dell’HDPE in granulo, possiamo trovare le seguenti sottofamiglie che caratterizzano ricette diverse in base all’applicazione: • HDPE da estrusione • HDPE da film • HDPE da soffiaggio • HDPE da stampaggio Queste sottofamiglie hanno ulteriori livelli di sottoprodotti, con prezzi differenti, in base all’elemento specifico da realizzare. Per esempio, un granulo di HDPE da estrusione avrà livelli di prezzi differenti se viene impiegato per la realizzazione dell’interno del tubo corrugato, se utilizzato per la produzione dello stato esterno dello stesso, se si vuole produrre un tubo da irrigazioni rigido o un tubo con una certa pressione per il trasporto dei liquidi. Così, anche le altre sottofamiglie di HDPE avranno dei prezzi differenti al variare della filtratura, dell’MFI, della densità, del colore di base o finale, dell’Izod, del modulo ecc.. Quindi, non sarà il polimero generico, come succede in quelli vergini, ad avere un prezzo di riferimento, ma saranno le applicazioni finali che determineranno i costi della materia prima. Se poi prendiamo in considerazione l’estesa gamma dei polimeri riciclati da post consumo, entreranno in gioco anche altre caratteristiche, come la composizione della ricetta, le percentuali dei vari polimeri contenuti, le cariche e gli additivi necessari. Per quanto riguarda i macinati plastici da post consumo, nei prezzi bisogna considerare il tipo di taglio, la composizione, il grado di deferrizzazione, il colore prevalente, il lavaggio o meno e gli eventuali residui del taglio. Le balle dei materiali plastici riciclati avranno dei prezzi differenti in base alla selezione realizzata, tanto più accurata in termine di mono plastiche, tanto maggiore sarà il prezzo, inoltre si deve tener presente la loro pulizia e il loro imballo. Anche nel campo dei densificati i prezzi possono variare in base alla forma e alla loro dimensione, al grado di pulizia che esprime il prodotto, al migliore DSC proposto e al colore di base. Come si può vedere da quanto detto, non è possibile esprimere attraverso un listino generico le variabili di prezzo, in quanto sono molto numerose, quindi, per sapere un prezzo di riferimento sul mercato, in un certo momento dell’anno, è necessario fare un’analisi specialistica sul canale di interesse per il cliente. La società Arezio Marco si occupa di analizzare i prezzi della plastica riciclata sul mercato di interesse per il cliente, individuando la ricetta utile e verificando l’andamenti dei prezzi dai maggiori players nazionali ed internazionali sul mercato. I polimeri plastici da post consumo principalmente trattati sono: HDPE, LDPE, MDPE, PS, PVC, PP, PP/PE, ABS. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - prezzi
SCOPRI DI PIU'Radici Novacips è Stata Premiata da Stihl Un premio importante che riconosce la qualità dei tecnopolimeri prodotti dal gruppo Radici che vengono acquistati da Stihl per produrre le motoseghe, decespugliatori, tosaerba e i soffiatori per il giardino. Nonostante il Covid la premiazione come "Supplier of the Year 2019" è stata fatta con una video conferenza.Radici Novacips Spa, società con sede in Italia (Chignolo d’Isola – Bergamo) e appartenente alla Business Area RadiciGroup High Performance Polymers, ha ricevuto il prestigioso premio "Supplier of the Year 2019" promosso da STIHL, nota azienda produttrice di motoseghe e altri attrezzi per l’esterno tra cui decespugliatori, tosaerba, soffiatori. Non è la prima volta che STIHL manifesta la sua riconoscenza nei confronti di RadiciGroup: già nel 2016 infatti, High Performance Polymers era stata premiata dai vertici dell’azienda tedesca come partner strategico nella fornitura di materiali polimerici di qualità. «Ringrazio RadiciGroup per l’eccellente collaborazione dimostrata in questi dieci anni di lavoro fianco a fianco – ha detto Marc Moser Senior Vice President Purchasing di Stihl – La consolidata esperienza nel settore dei tecnopolimeri e la capacità di saper cogliere i bisogni di Stihl fanno di RadiciGroup un fornitore per noi di assoluta fiducia in grado di offrirci tecnologia, innovazione, servizio e ottimizzazione dei costi». A differenza delle altre edizioni e a causa delle restrizioni anti Covid, questa volta la premiazione è stata “virtuale” con un video messaggio indirizzato a RadiciGroup da parte di Marc Moser, Senior Vice President Purchasing di Stihl e Martin Schwarz, Executive Board Member Manufactuing and Materials.Siamo onorati del premio e della stima di Stihl nei nostri confronti – ha detto Cesare Clausi Global Sales Director di RadiciGroup High Performance Polymers - Siamo pronti ad affrontare nuove sfide e non vediamo l'ora di rafforzare la nostra collaborazione su scala globale. Con il consueto lavoro di squadra sono certo che saremo capaci di raggiungere, insieme, traguardi sempre più ambiziosi». Info Radici
SCOPRI DI PIU'Per anni le lastre ondulate in cartone bitumato per i tetti erano destinati alle discariche. Ora si possono riciclaredi Marco ArezioLe lastre ondulate, composte da carta riciclata e bitume, impiegate per la copertura dei tetti o come elemento impermeabile da posizionare sotto le tegole e i coppi, una volta rimosse erano destinate allo smaltimento in discarica a causa del mix di componenti di cui erano composte. Le lastre fibro-bituminose sono nate in Francia nel 1944 per iniziative del Sig. Gaston Gromier che fondò la ditta OFIC S.A. Fino agli anni 60 il prodotto rimase sempre uguale a seguito della forte richiesta di coperture economiche per i tetti nel periodo post bellico. Successivamente il mercato internazionale si interessò alla tipologia di lastra da copertura apprezzandone le facilità di posa, le colorazioni e l’economicità, spingendo quindi l’azienda ad aumentare le tipologie, i colori e i formati. Ma come sono composte le lastre ondulate bituminose? Le materie prime che compongono il prodotto sono essenzialmente quattro: Carta da riciclo Additivi per la carta Bitume stradale 80/100 Pigmenti di superficie La carta da riciclo è normalmente composta da cartone da imballo e giornali non patinati, che creano un mix ideale tra fibre lunghe e corte. Deve essere utilizzata con una percentuale di umidità contenuta per evitare problemi di lavorazione. La carta da riciclo, nella lavorazione, costituirà l’ossatura della lastra ondulata. Il bitume utilizzato è generalmente quello classificato con un grado di penetrazione 80/100, che corrisponde al tipo che si utilizza anche nelle asfaltature stradali. Il bitume applicato a caldo avrà lo scopo di impermeabilizzare la lastra da copertura e proteggere la struttura in carta semirigida. I pigmenti cono colorazioni sintetiche che hanno sia la funzione di attribuire un colore particolare alla lastra in base all’utilizzo che se ne vuole fare, ma anche proteggere il bitume dagli effetti corrosivi dei raggi solari. Come vengono prodotte le lastre ondulate bituminose? La carta da macero (riciclata) viene selezionata seconda la ricetta della cartiera che produce il manufatto ed immessa in un impianto, chiamato pulper, che ha lo scopo, sotto l’effetto rotativo meccanico e dell’acqua, di smembrare il mix di carte, caricate nell’impianto, in modo da amalgamare le fibre che andranno a costituire la struttura portante del prodotto. Una volta terminata questa lavorazione la fibra di carta è pronta per essere conformata in una lastra ondulata. La realizzazione della struttura della lastra può avvenire: Per avvolgimento di più fogli in modo da comporre una lastra multistrato sottile Per pressione di una certa quantità di fibra in uno stampo costituendo una lastra più spessa Dopo la costituzione della lastra piana e umida, questa viene avviata ad un corrugatore attraverso il quale la lastra prenderà la forma ondulata desiderata. I corrugatori, con la lastra adagiata sopra di essi, verranno indirizzati in un forno a tunnel per l’essicazione e il successivo raffreddamento, il cui scopo è renderla semirigida. Il manufatto cartonato asciutto dovrà ora essere impermeabilizzato con il bitume liquido e, questo processo, sarà realizzato in due metodologie operative differenti: Per le lastre multistrato, avendo una densità specifica alta, è necessario provvedere all’impermeabilizzazione attraverso una bitumazione sottovuoto in autoclave. Per la lastra monostrato, l’impermeabilizzazione avverrà attraverso un bagno in una vasca di bitume caldo. L’ultima fase riguarda la colorazione dell’estradosso della lastra, che avverrà a spruzzo o ad immersione, in base alla destinazione finale del manufatto, con la scelta della miscela colorata corretta e dei protettivi anti U.V. necessari. Come si ricicla il prodotto a fine vita? Fino a pochi anni fa le lastre bitumate, una volta rimosse dai tetti per rotture, usura o altri motivi, finivano in discarica in quanto la composizione con materiali simbiotici non ne permetteva il riciclo. Se consideriamo che, solo in Europa, le lastre bitumate prodotte ogni anno si aggirano intorno ai 2 milioni di tonnellate, possiamo immaginare la quantità di rifiuti bituminosi da riciclare. Oggi il processo di riciclo è possibile in quanto, dopo diversi tests, si è identificato il canale più consono per dare una seconda vita a questo prodotto. Infatti, si è visto che il settore dei bitumi stradali, che già accoglie nelle sue ricette il macinato riciclato delle guaine bituminose a rotoli e degli pneumatici, ha trovato il giusto equilibrio per utilizzare anche le lastre ondulate bituminose. Considerando che mediamente una lastra da copertura contiene circa il 60% in peso di bitume stradale, ed essendo questo perfettamente compatibile con quello usato normalmente per gli asfalti e che la struttura di base formata dalla carta, se aggiunta nelle corrette percentuali, l’utilizzo del macinato da lastre bitumate da copertura non va ad inficiare le ricette finali dei bitumi stradali. Le lastre quindi vengono macinate in mulini appositi, asportando gli eventuali residui di chiodi per l’ancoraggio ancora presenti, creando un macinato di granulometrie differenti a seconda delle richieste del cliente. Con il macinato recuperato, i produttori di asfalti stradali possono realizzare miscele che rispettano la filosofia dell’economia circolare potendo impiegare prodotti riciclati, risparmiare l’uso di una parte di bitume naturale, ridurre i rifiuti destinati alla discarica e migliorare l’impatto ambientale.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - carta riciclata - lastre bitumate - lastre fibrobituminose
SCOPRI DI PIU'Situazione del Polimero in PVC: si Profila l’11° Aumento Consecutivodi Marco ArezioUna situazione che è diventata francamente paradossale, in cui gli esperti vedono il trend rialzista dei prezzi del PVC estendersi per il secondo trimestre dell’anno.Si parla dell’undicesimo aumento consecutivo che sta gettando nel panico produttori di compounds, di prodotti finiti e della filiera della componentistica. I motivi che hanno portato a questa situazioni sono articolati e, allo stesso tempo, concatenati tra loro come abbiamo potuto già riferire negli articoli che potrete leggere in fondo, sull’andamento mondiale delle materie prime. Il problema non è solo il livello insopportabile dei prezzi per i trasformatori di materia prima, che sono in difficoltà nel rispettare i contratti fatti, ma anche dalla mancanza di approvvigionamenti continuativi e sufficienti per sostenere la produzione. Si stanno verificando, a fronte di un portafoglio ordini sostenuto, il fermo di alcuni impianti produttivi per l’impossibilità di ricevere in tempo la materia prima. Dobbiamo inoltre considerare che all’avvicinarsi della stagione più mite in Europa corrisponde normalmente ad una ripresa delle attività del settore dell’edilizia e del settore agricolo, in cui la richiesta di manufatti in PVC diventa robusta. Per rispondere alle richieste di clienti che acquistano manufatti in PVC normalmente si coinvolge sia il magazzino dei prodotti finiti, costituito nei mesi precedenti la primavera, quando il livello degli ordini solitamente è inferiore alla produzione, sia la produzione quotidiana. Questa situazione nei mesi invernali non si è verificata, in quanto le scorte dei produttori sono generalmente scarse o nulle e la produzione giornaliera soffre di ingressi di materia prima non ottimali. Alcuni operatori, specialmente nel settore dei tubi, hanno dichiarato che stanno valutando se sospendere le produzioni di tubi in PVC a favore dell’HDPE per non perdere fatturato in un momento così importante. C’è anche da considerare che ad incidere negativamente sulla produzione dei prodotti in PVC e dei compounds non è solamente la carenza ormai cronica della materia prima, ma anche quella legata agli additivi che sono necessari per le produzioni. Uno tra tutti è il plastificante che, scarseggiando sul mercato proprio come la materia prima a cui si deve legare, impedisce il regolare svolgimento delle attività produttive.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - PVC
SCOPRI DI PIU'Ursula Von der Leyen sola dopo il fallimento della Cop25 a Madrid. Il presidente della commissione Europea, Ursula Von der Leyen, dopo il fallimento dell’assemblea dei principali paesi del mondo, che si sono riuniti a Madrid per discutere della drammatica situazione ambientale, nella speranza di accelerare sul raggiungimento degli obbiettivi di Parigi, si è trovata decisamente sola. Per varie ragioni, come descritto nelle pagine NEWS del portale qualche giorno fà, i maggiori inquinatori del nostro pianeta come gli Stati Uniti, la Cina, il Brasile, l’India e la Russia non solo non hanno dato diponibilità per rispettare i limiti ambientali stabiliti in precedenza ma, alcuni di essi, hanno addirittura chiesto di uscire dall’accordo di Parigi. Il sentimento condiviso da questi paesi è quello di essere libero di produrre e inquinare a loro piacimento, senza necessità di sottomettersi a regole e controlli stringenti, con la conseguenza di diventare più competitivi commercialmente sul mercato rispetto a quei paesi che rispettano le normative ambientali. Sembrerebbe sia stata una grande delusione, prima di tutto politica, da parte dell’Unione Europea, che si trova a portare avanti da sola questa battaglia sulla salvaguardia del pianeta. Ma nonostante gli insuccessi di Madrid il presidente della commissione Europea ha deciso di continuare la sua lotta verso i cambiamenti climatici e all’inquinamento, varando il programma “European Green Deal” che esprime la volontà comunitaria di far diventare l’Europa il primo continente ad impatto zero entro il 2050. Attraverso nuove proposte legislative e cospicui finanziamenti comunitari che il presidente vuole mettere in campo, entro due anni, si vuole arrivare al controllo delle emissioni, alla creazione di un mercato verde, anche nel campo lavorativo e spingere sull’innovazione, punto dolente rispetto a nazioni come Cina e USA. La nuova politica comunitaria toccherà diversi settori: l’agricoltura, l’industria, l’energia, la tecnologia, i trasporti e la chimica. Ci sono ancora alcuni paesi comunitari che sono contrari o scettici al nuovo programma, specialmente quelli dell’est, legati a doppio filo al carbone per la produzione di energia elettrica. Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria vorrebbero un rinvio della partenza del piano per avere più tempo per poter convertire i propri impianti dal carbone ad una fonte energetica più pulita. Sicuramente il piano è ambizioso e impegnativo, in quanto coinvolge non solo l’adeguamento tecnologico di sistemi produttivi di energia obsoleti ed inquinanti, come il carbone, ma anche il reperimento di risorse economiche enormi, circa 100 miliardi l’anno, da investire per aiutare i paesi dell’EST al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Risorse che oggi non sono facili da reperire tra i paesi della comunità Europea. Ma c’è anche un aspetto importante da tenere presente, che riguarda lo svantaggio commerciale dei prodotti realizzati all’interno del mercato Europeo, governato dalle stringenti norme ambientali, rispetto a paesi che hanno la facoltà di derogare a questi impegni, diventando quindi più competitivi dal punto di vista commerciale. Per far fronte a questo problema si sta pensando ad un ritorno dell’investimento pubblico in settori strategici come quello tecnologico, industriale e dell’energia. Questo potrebbe servire per diminuire il differenziale tra il costo di produzione Europeo e quello di altri paesi che producono energia da fonti fossili. Tuttavia l’investimento pubblico non è l’unico pensiero che ha Bruxelles per aiutare le imprese Europee a rimanere competitive nelle esportazioni, ma sta pensando anche ad una sorta di “Carbon Tax”, una tassa per gli inquinatori, rivolta alle merci di quei paesi che producono ed esportano i loro beni, utilizzando energia non verde, quindi meno cara e più inquinante. A catena, si potrebbero aggregare idee circa il blocco dell’accordo di libero scambio dei beni tra l’Europa e il Mercosur, colpendo il commercio della carne Brasiliana, in quanto il presidente del Brasile, Bolsonaro, è ritenuto responsabile della deforestazione dell’Amazzonia, con tutte le conseguenze ambientali relative. Le intenzioni sono buone, ma il processo di compimento del nuovo piano verde comporta molta politica e molti soldi, due cose da prendere con le pinze.Vedi maggiori informazioni sull'argomento
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