Slow Life: Il Tempo del Fù e del Saràdi Marco ArezioEra il tempo dolce del sorriso, dei colori e della vita.Era il tempo dei progetti, della forza e della nuova indipendenza. Era il tempo della felicità, dell’amore e dell’ottimismo. Era il tempo della convinzione, della gestione della propria vita, delle scelte e dell’autonomia. In questo tempo ti ho conosciuta e in questo tempo ti ho amata, con il tuo sapore fresco di fragola di campo. Sembrava che ogni cosa intorno a noi fosse a corollario del nostro amore, che ogni bacio fosse l’ultimo, che ogni sguardo fosse un film, che ogni pensiero fosse parte noi. Siamo volati in alto, leggeri e felici verso il sole, volteggiando al suo cospetto, sicuri di vivere tra la gente non comune baciata dalla fortuna. Il sole ha però cominciato a sciogliere le nostre maschere, alterando il nostro aspetto dorato, mettendo a nudo ciò che prima era profondamente nascosto in noi. E’ arrivato il tempo del sarcasmo e del rimprovero, della durezza e dell’emarginazione, della tristezza e della solitudine. E’ arrivato il tempo dell’ipocrisia e della mancanza di coraggio, dell’attesa delle decisioni dell’atro per addossargli ogni colpa. E’ arrivato il tempo della fine, anche se nessuno riesce a dirlo. Categoria: Slow life - vita lenta - felicità
SCOPRI DI PIU'La condivisione delle macchine, bici, case e delle attrezzature nel periodo della post pandemiadi Marco Arezio Arrivare in aereo in una città, alloggiare in una stanza in casa di una persona non conosciuta, uscire prendendo una macchina in car sharing o una bici, ci sembrerà strano? Probabilmente si, tutto quello che era una conquista è divento improvvisamente un problema. Vivevamo nel mondo della condivisione dei beni, dove il valore del servizio che si otteneva era il metro di valutazione dell’organizzazione della nostra giornata, un passaggio, un’auto per qualche ora, un monopattino, una stanza per una notte. Niente più proprietà del bene in uso, niente costi da sostenere in periodi in cui non viene utilizzato, niente ostentazione di una presunta ricchezza, libertà di cambiare lo strumento del servizio ogni giorno, costi bassi e poche responsabilità. Veniamo da anni in cui ogni cosa veniva acquistata, conservata, usata, a volte pochissimo e poi buttata, non perché non funzionasse più, ma perché vecchia e magari i ricambi erano fuori produzione. Al vertice di questi usi limitati c’era il sogno di tutti, l’auto, che veniva parcheggiata nel garage, mediamente, per il 90% del tempo della sua vita, ma si preferiva averla in quanto garantiva una sensazione di libertà e indipendenza di circolazione. E come dimenticare la dote di ogni bravo padre di famiglia aveva: il trapano. Quanti ne sono stati comprati per famiglia e quanti buchi sono stati fatti nel muro? Pochissimi. Ma al grido << senza trapano come fai? >> i produttori di questi elettrodomestici hanno venduto milioni di pezzi. Oggi, dove la mentalità è cambiata e si privilegia l’uso alla proprietà, per questioni ambientali, di economia circolare, di razionalizzazione del traffico, spingendo ad usare l’auto, per esempio, solo nell’ultimo breve tratto del tuo viaggio, suggerendo alla gente viaggiare in treno per le medie distanze. Si è quindi sviluppata negli ultimi anni, un’economia nuova, fatta di flotte di auto, spesso elettriche, motorini, bici, monopattini e, inoltre, anche nel settore dell’alloggio, si prenotano camere nelle case di comuni cittadini che ti ospitano, scavalcando gli alberghi, per ridurre il costo del pernottamento e per conoscere gente nuova. Ma in questo periodo in cui la pandemia da Coronavirus ci espone facilmente al contagio, dove il distanziamento sociale oggi è un requisito fondamentale, dove non si sa ancora quanto questo virus possa rimanere nel tempo sulle superfici toccate da una persona positiva, dove le abitazioni e le auto dovrebbero essere sanificate completamente dopo ogni utilizzo, ci chiediamo come comportarci in questo periodo sospeso. Ci auguriamo, che con l’avvento del vaccino, tutte queste perplessità rimangano un brutto ricordo, in quanto la Sharing Economy è un pilastro fondamentale dell’economia circolare e della tutela dell’ambiente e, mai si potrà pensare di adottare un modello di economia come quella passata, dove si continuava a produrre oggetti che non si usavano pienamente.Vedi maggiori informazioni sulla sharing economy
SCOPRI DI PIU'HDPE da Post Consumo Neutro: Provenienza e Utilizzo. Odore, brillantezza e semitrasparenza in un HDPE da post consumodi Marco ArezioI materiali che provengono dal post consumo, che siano in HDPE o LDPE o PP o PET, per citarne solo in più comuni, sono prodotti, espressi sotto forma di imballi, che vengono raccolti dalle nostre case come rifiuti, nei quali si realizza una grossolana separazione tra altri imballi come carta, vetro e metallo.La frazione dei rifiuti plastici viene messa nei sacchi creando un mix tra plastiche di varie tipologie, dalle bottiglie in PET, agli involucri di PP, alle vaschette alimentari in poliaccoppiati, ai flaconi dei detersivi in HDPE, ai tappi, agli imballi in Polistirolo. Con essi, possiamo trovare al loro interno anche dei residui dei prodotti che hanno contenuto, da quelli alimentari a quelli chimici come i detersivi. Questo complesso di prodotti plastici viene avviato al riciclo meccanico, attraverso il quale si separano le tipologie di plastica per famiglie di prodotti chimici, che verranno successivamente macinate, lavate per poter poi essere estruse e creare nuova materia prima. Il riciclo meccanico ha tuttavia dei limiti nella separazione degli elementi in entrata in quanto usa delle macchine a lettura ottica, ad altissima velocità, che leggono la densità dei materiali, ma che poco possono fare per esempio nei prodotti composti da plastiche accoppiate, conservando comunque una certa percentuale di errore, che si potrebbe ridurre se il rifiuto immesso fosse maggiormente selezionato alla fonte. Inoltre il lavaggio delle plastiche selezionate e macinate, non sempre è gestito in modo efficacie per separare ulteriormente frazioni di plastica con densità diversa e per pulirla dai residui di prodotti che gli imballi contenevano. I limiti, quindi, possono essere organizzativi, tecnici o gestionali, generando delle deficienze qualitative sul granulo finale che viene dedicato al soffiaggio o all’estrusione dei prodotti. Le maggiori problematiche per un HDPE riciclato per soffiaggio ed estrusione sono: • Presenza di una frazione di PP normalmente determinata dalla presenza di tappi sugli imballi • Impurità di piccolo diametro che potrebbero creare buchi nel soffiaggio di flaconi o irregolarità delle superfici nei prodotti estrusi • Difficoltà di creare colori brillanti in quanto la provenienza da imballi colorati crea una certa opacità nelle colorazioni successive • Odori persistenti nella materia prima finale specialmente per la degradazione di elementi organici o per la presenza di tensioattivi in un materiale poroso come l’HDPE. • Degradazione della miscela plastica in fase di estrusione per la presenza di plastiche diverse dall’HDPE. Per alcune applicazioni non estetiche i problemi sopra esposti si possono ridurre attraverso l’ottimizzazione delle fasi di controllo della produzione del rifiuto e del granulo finale. Ma nelle produzioni in cui è richiesto una colorazione brillante, l’assenza di odore e una qualità estetica del manufatto elevata, come per esempio i flaconi di alcune tipologie di settori del packaging, è importante scegliere un prodotto da post consumo che provenga da una filiera separata all’origine, in cui i flaconi devono essere in HDPE neutri, quindi senza colori e che non contengano residui di tensioattivi o rifiuti organici. Il riciclo del mono prodotto crea una filiera in grado di generare un granulo neutro, senza odori, adatto agli impieghi più alti in termini di struttura, colorazione, assenza di odori, permettendo la semitrasparenza dei flaconi. Questa tipologia di granulo si può facilmente impiegare, per le sue doti di brillantezza e di fedeltà dei colori anche nell’estrusione di profili, lastre e tubi di colorazioni a RAL.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - HDPE - post consumo - neutroVedi maggiori informazioni sulle materie plasticheVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'L’economia circolare ha bisogno di integrazione e di sinergie per aumentare la circolarità dei prodottidi Marco ArezioNuove aziende nascono sulla scorta di nuovi business nel campo, soprattutto, dei rifiuti tessili e del RAEE, fortemente voluti e promossi dalle nuove generazioni, che sono in controtendenza rispetto al mercato tradizionale. Ma come siamo arrivati fino qui? In giro di qualche decennio siamo passati dalla logica della discarica, in cui “conferivamo”, nobile parole che copre il senso compulsivo di buttare qualsiasi cosa non utilizzata più in una buca, all’era del riciclo. Si sono faticosamente costruite aziende e macchinari che potessero separare i vari rifiuti che venivano prodotti dalla società, con l’intento di riutilizzarli sotto forma di nuova materia prima. Abbiamo imparato a diversificare la pattumiera che viene prodotta nelle case, attraverso la raccolta differenziata che ha accresciuto, in modo determinante, la quantità di rifiuti riutilizzabile attraverso il riciclo meccanico. Abbiamo iniziato a creare una nuova coscienza ambientalista, che ha messo al centro il risparmio delle materie prime naturali e la riduzione della CO2 nell’aria, cercando di avviare al riciclo la maggiore quantità possibile di rifiuti per creare un circolo virtuoso dei prodotti. Ma tutto questo purtroppo non è sufficiente, in quanto la quota dei rifiuti riciclati rimane ancora modesto rispetto a quello che viene buttato, ancora, in discarica o direttamente nell’ambiente. La necessità di innalzale la quota dei prodotti che vengono avviati al riciclo, oggi intorno al 10 % a livello mondiale, è del tutto essenziale e, ogni azione intrapresa dai consumatori, dalla politica e dall’industria è di estrema importanza. Una di queste riguarda la politica del riutilizzo dei prodotti usati e quella dell’acquisto di prodotti, specialmente elettronici, ricondizionati. Per quanto riguarda i prodotti usati, le nuove generazioni hanno già sdoganato l’impatto dell’acquisto di prodotti già utilizzati da altri, attraverso in commercio privato, specialmente per quanto riguarda i capi di abbigliamento od oggetti che non contengano componenti di difficile valutazione qualitativa. Si sta creando un mercato parallelo al nuovo, dove il costo del prodotto e l’offerta territoriale, attraverso le App dedicate, ne facilitano il funzionamento. Altra questione riguarda il problema dei rifiuti RAEE, cioè tutti quei prodotti elettrici od elettronici, che vengono eliminati, a volte anche se funzionanti, per questioni che, spesso, non riguardano la qualità dell’oggetto ma la moda. In questo filone possiamo sicuramente inserire gli smartphones uno strumento di lavoro, di divertimento, di gioco, uno status symbol e, forse, anche un po' di comunicazione. Un oggetto ormai di culto che viene spesso, se non spessissimo, cambiato non per inefficienza del prodotto, ma per acquistare gli ultimi modelli usciti dalle fabbriche del marketing della telefonia. Questo usa e getta elettronico, che si vede anche nei computers, nelle console dei giochi, negli orologi e in altri prodotti in continuo aggiornamento tecnologico, creano una quantità enorme di rifiuti elettronici di difficile riciclo. Inoltre c’è da considerare le emissioni di CO2 che ogni anno, solo nella filiera dell’estrazione delle materie prime degli smartphone, è pari a 125 megatonnellate, che corrispondono a circa 31,5 centrali a carbone in funzione per un anno. Qui, entrano in gioco società come la finlandese Swappie, che si occupa di ricondizionare gli smartphone della Apple, con l’obbiettivo di restituire al mercato un prodotto testato e garantito di sicuro valore residuo. La società recupera gli IPhone, li sottopone ad una serie di tests elettronici per verificare l’efficienza dei sistemi, delle batterie e di altri parti che potrebbero essere danneggiate ma non visibili all’occhio dell’uomo. Inoltre, generalmente, sostituisce le batterie, e attribuisce un prezzo di vendita per ogni telefono in base all’aspetto esterno del prodotto, qualità dei vetri, della cassa e di altri parti visibili, fermo restando la qualità della macchina interna. Swappie è diventata a tutti gli effetti un concorrente di Apple, in quanto garantisce un prodotto usato, ad un prezzo inferiore, con la giusta qualità attesa dal consumatore, contribuendo in maniera sostanziale alla circolarità dei prodotti. Categoria: notizie - riuso - economia circolare - riciclo - rifiuti - ricondizionatirNEWS
SCOPRI DI PIU'Come molte grandi aziende da sempre impegnate nell'estrazione, raffinazione e distribuzione di energia proveniente dagli idrocarburi anche ExxonMobil riconosce la necessità di creare azioni concrete per ridurre l'impatto ambientale nell'uso dei combustibili fossili. Pur ribadendo, attraverso le informazioni nell'articolo, la centralità nei prossimi decenni dei combustibili fossili, vuole offrire alla società rassicurazioni sul suo impegno nel campo della riduzione dell'impatto ambientale delle sue produzione e dell'uso dei suoi prodotti.All'inizio di questo mese, ExxonMobil ha pubblicato il suo riepilogo annuale in merito alla produzione di energia e le emissioni di carbonio, con uno sguardo completo al lavoro svolto dall'azienda per gestire i rischi del cambiamento climatico, comprese le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. La pubblicazione articola la strategia climatica di ExxonMobil incentrata su quattro aree: ridurre le emissioni dalle sue operazioni, sviluppare e implementare soluzioni tecnologiche scalabili, fornire ai consumatori prodotti che li aiutano a ridurre le loro emissioni e impegnarsi in modo proattivo sulla politica relativa al clima. Ecco una panoramica: Uno sguardo al passato: l'azienda ha riportato nel 2019 i livelli più bassi di emissioni di gas serra dal 2010. Gran parte di ciò è dovuto in parte all'impegno a ridurre le emissioni di metano dalle sue operazioni a monte. Alla la fine del 2020, ExxonMobil era sulla buona strada per soddisfare gli impegni annunciati di una riduzione del 15% delle emissioni di metano e un calo del 25% del flaring rispetto ai livelli del 2016. Guardando al futuro: si prevede che i piani di riduzione delle emissioni della società per il 2025 ridurranno le emissioni di gas a effetto serra dalla sua attività di produzione di petrolio e gas di circa il 30% e le emissioni di flaring e di metano del 40-50%, rispetto ai livelli del 2016. I piani 2025, che coprono le emissioni dirette (Scope 1) e indirette (Scope 2) degli asset gestiti dalla società, rappresentano alcune delle riduzioni più aggressive del settore. L'azienda mira anche a eliminare il flaring di routine dalle sue operazioni a monte, nel prossimo decennio, in linea con l'iniziativa della Banca mondiale. Questi piani aiutano ExxonMobil a diventare un leader del settore della gestione dei gas a effetto serra entro il 2030 e supportano gli obiettivi dell'accordo di Parigi. L'impegno: ExxonMobil si impegna a fornire energia affidabile e conveniente per aiutare a sostenere il progresso umano, promuovendo soluzioni per mitigare i rischi del cambiamento climatico. Mentre il mondo si sposta verso nuove fonti di energia, anche gli scenari climatici che contemplano l'aumento delle temperature di 2 gradi, sviluppati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e dall'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), riconoscono il ruolo che petrolio e gas continueranno a svolgere per decenni. Oggi, la profonda conoscenza del sistema energetico globale da parte dei dipendenti dell'azienda aiuta a migliorare l'efficienza operativa ea sviluppare e implementare tecnologie a basse emissioni per aiutare ad affrontare i rischi del cambiamento climatico. L'approccio: lo sviluppo di tecnologie innovative è fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi. A tal fine, ExxonMobil sta lavorando per sviluppare soluzioni rivoluzionarie nella riduzione delle emissioni per le industrie più con più emissioni della società del gruppo, tra cui la produzione, la generazione di energia e il trasporto commerciale, che rappresentano l'80% delle emissioni globali di CO2 . La cattura e lo stoccaggio del carbonio, i combustibili avanzati, l'idrogeno e le tecnologie efficienti, dal punto di vista energetico, saranno soluzioni che aiuteranno a ridurre le emissioni e creeranno un cambiamento radicale. Uno scambio di idee e competenze: per fornire energia accessibile e utilizzabile è necessaria una varietà di discipline scientifiche e ingegneristiche. Nessuna singola società ha tutte le risposte e conosce la chiave per attivare nuove tecnologie nel campo energetico. Ecco perché ExxonMobil collabora con tecnici esterni, enti privati e pubblici: il National Renewable Energy Laboratory degli Stati Uniti, il National Energy Technology Laboratory degli Stati Uniti, più di 80 università e startup in prima linea nelle soluzioni energetiche alternative. Tutti insieme alla ricerca di quelle risposte e di una nuova innovazione energetica. Nel tentativo di trasferire idee e innovazioni dal laboratorio al mercato, l'azienda mette in campo i suoi punti di forza unici nel campo della scienza, dell'ingegneria e di una posizione di mercato globale. Un approccio collettivo: al di là del laboratorio, dei test sul campo e delle capacità informatiche, ExxonMobil lavora anche con le parti interessate per sostenere soluzioni politiche solide che possano ridurre i rischi legati al clima, facilitando anche l'accesso a un'energia economica e affidabile per la società. Quel lavoro richiede sforzi collettivi e collaborativi oltre le normative dall'alto verso il basso. I nostri sforzi volontari per ridurre le emissioni di metano, ad esempio, forniscono un quadro per normative efficaci per l'intero settore. Perché è importante: “Pochi non sarebbero d'accordo sul fatto che una delle sfide sociali più urgenti che dobbiamo affrontare oggi, sia gestire i rischi del cambiamento climatico. Il modo in cui soddisfiamo la domanda mondiale dell'energia necessaria per la crescita economica mitigando l'impatto a lungo termine sul nostro ambiente è fondamentale per il nostro futuro sostenibile. “- Darren W. Woods, presidente.
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