Raccolta differenziata: Il XIX° secolo fu un periodo di grandi cambiamenti sociali e sanitaridi Marco ArezioNel corso dei secoli, a partire dal Neolitico, il problema dei rifiuti e delle condizioni igienico sanitarie della popolazione non erano prese in seria considerazione e non erano vissuti come un problema importante. Per quanto riguarda i rifiuti prodotti dall’uomo nell’era preindustriale, dove la concentrazione di popolazione in agglomerati urbani non era elevata, questi non costituivano un ostacolo in quanto tutto quello che era riutilizzabile veniva recuperato sia per le attività umane che per quelle animali. Gli scarti alimentari, il legno e il ferro venivano recuperati, persino a volte gli escrementi, che venivano accuratamente raccolti, seccati e riutilizzati o venduti come concime. Non si può dire certamente che le città o i villaggi fossero puliti o igienicamente indenni da malattie derivanti dal diffondersi di batteri e virus, ma si può dire che la scarsa presenza umana in ragione del territorio occupato manteneva un equilibrio tra i problemi sanitari dati dalla scarsa igiene pubblica (e personale) e dai rifiuti non utilizzati, rispetto la vivibilità degli agglomerati urbani. Le cose cambiarono in modo repentino e drammatico nel corso del 1800 quando iniziò l’urbanizzazione massiccia delle città e l’avvento della rivoluzione industriale che fece da attrazione per le popolazioni povere che si spostarono dalle campagne alle città per cercare lavoro. Per esempio, Londra nei primi 30 anni dell’ottocento raddoppiò la popolazione toccando il milione e mezzo di persone ed arrivò a due milioni e mezzo nei vent’anni successivi. Questa crescita spropositata di persone che normalmente viveva in condizioni sanitarie precarie e in alloggi fatiscenti, creò una catena di eventi drammatici sulla salute pubblica. Nel 1832 scoppiò a Londra e anche a Parigi, un’epidemia di colera che causò decine di migliaia di morti. Pur non conoscendo le cause di morte della popolazione, si attribuì il problema al gran puzzo delle discariche a cielo aperto, strade e fiumi compresi, che accoglievano tutti gli scarti umani e industriali di cui si disfaceva l’uomo. I primi interventi post epidemia si concentrarono su questi rifiuti, più per una questione di decoro sociale che di vera coscienza sanitaria, infatti la conoscenza scientifica del colera avvenne solo nel 1883 ad opera dello scienziato tedesco Robert Koch che ne individuò l’esistenza, nonostante sembrerebbe che già nel 1854 l’Italiano Fabrizio Pacini avesse isolato il batterio. Si costruirono le prime fognature, si cercò di collegare tra loro interi quartieri che utilizzavano i pozzi neri e si convogliarono i liquami industriali nelle nuove fogne. Non avvenne tutto così semplicemente come raccontato infatti, i problemi furono enormi e all’inizio i risultati scarsi, in quanto le acque convogliate finivano comunque nei fiumi e i problemi si presentarono nuovamente a valle delle città. Si dovette aspettare fino alla fine del secolo quando gli studi sulla microbiologia iniziarono a trovare efficaci soluzioni anche nel campo della depurazione delle acque, uniti al miglioramento dell’igiene personale della popolazione nonché le prime vaccinazioni. Per quanto riguarda i rifiuti solidi, non recuperabili, che normalmente erano depositati fuori dagli ambienti domestici, la crescita della popolazione nei nuovi agglomerati urbani, portò a nuovi problemi. Nonostante la maggior parte dei beni che veniva venduta non prevedeva alcun involucro o raramente in fogli di carta e tutto quello che era possibile riciclare veniva preso seriamente in considerazione, la spazzatura indifferenziata iniziò comunque ad accumularsi. Le colonie di topi vivevano a stretto contatto con le popolazioni dei quartieri più poveri, attratti dai rifiuti gettati liberamente sul territorio cittadino, creando ulteriori problemi sanitari. Fu un fatto anche di decoro che, per primo, Ferdinando II di Borbone, re del regno delle due Sicilie, emanò il 3 Marzo 1832, una norma che regolava la gestione dei rifiuti urbani, prevedendo regole severe sul loro abbandono e imponeva la separazione degli stessi per materiale che li componevano. Il regio decreto non era da prendere alla leggera perché erano previste anche pene detentive per i trasgressori. Istituì inoltre delle discariche dove la gente doveva portare i propri rifiuti e delle regole di pulizia degli ambiti esterni alle abitazioni.Categoria: notizie - storia - economia circolare - riciclo - rifiuti - raccolta differenziata
SCOPRI DI PIU'Il concetto di consapevolezza e di saggezza compassionevole applicati al creatodi Marco ArezioAbbiamo affrontato, negli articoli scorsi, la visione della tutela della natura secondo le principali religioni monoteiste. Oggi vediamo il punto di vista dei buddisti in merito all’ambiente e alle indicazioni che vengono da questa religione. La tutela dell'ambiente è un tema importante per i buddisti, i quali sottolineano il concetto di interconnessione e interdipendenza di tutti gli esseri viventi. Secondo la prospettiva buddista, tutti gli esseri sono considerati degni di compassione e rispetto, inclusa la natura e l'ambiente in cui viviamo. I buddisti cercano di coltivare una consapevolezza profonda dell'impatto delle loro azioni sull'ambiente. Questo può includere pratiche come l'adozione di uno stile di vita sostenibile, riducendo gli sprechi e l'inquinamento, nonché il consumo responsabile delle risorse naturali. Incoraggiano anche ad evitare attività che possano causare danni diretti agli esseri viventi, come la caccia indiscriminata o la distruzione dell'habitat naturale degli animali. Inoltre, promuovono una prospettiva di lungo termine, considerando le conseguenze delle azioni sull'ambiente per le future generazioni. Questo si basa sull'idea di coltivare una saggezza compassionevole e di agire in armonia con la natura, riconoscendo che siamo tutti parte di un ecosistema interconnesso. Cosa è la saggezza compassionevole verso la natura per il buddismo La saggezza compassionevole, nota anche come prajna-paramita nel buddismo, è un concetto centrale che descrive una forma di comprensione profonda e altruistica. È la combinazione di due qualità fondamentali nel buddismo: la saggezza (prajna) e la compassione (karuna). La saggezza compassionevole implica una comprensione profonda della natura, della realtà e la consapevolezza della sofferenza e del desiderio che affliggono gli esseri viventi. Questa comprensione va oltre la mera conoscenza intellettuale, e si sviluppa attraverso la pratica meditativa e l'esperienza diretta. Non si limita a comprendere la sofferenza, ma spinge all'azione compassionevole per alleviare tale sofferenza. Essa motiva a mettere in pratica la compassione, l'amore benevolo e la gentilezza verso gli altri esseri viventi. La saggezza compassionevole verso la natura, nel buddismo implica un profondo rispetto e amore per tutti gli esseri viventi e per l'intero ambiente naturale. Si basa sulla consapevolezza che ogni forma di vita è preziosa e che tutte le cose sono interconnesse. Questo stato implica la comprensione che le azioni umane hanno un impatto sull'equilibrio ecologico e sul benessere di tutti gli esseri viventi, inclusi gli animali, le piante e l'ambiente naturale. Quindi spinge i buddisti a prendere responsabilità delle loro azioni e a fare scelte consapevoli che non causino danni alla natura. La saggezza compassionevole comprende anche la consapevolezza che la sofferenza umana e animale è profondamente interconnessa con la distruzione dell'ambiente. I buddisti riconoscono che il rispetto e la cura per la natura sono essenziali per garantire il benessere di tutti gli esseri viventi, inclusi gli esseri umani stessi. In sintesi, la saggezza compassionevole verso la natura nel buddismo implica una profonda connessione emotiva con l'ambiente naturale e un impegno attivo per la sua protezione e conservazione.
SCOPRI DI PIU'Nell'ambito delle fonti rinnovabili, in particolare quella solare, si è sviluppata a partire dal 2014 una comunity che raggruppa migliaia di iscritti e che oggi, come comunicato da ENI, viene acquisita al 100%.Evolvere, società controllata da Eni gas e luce e leader nel settore della generazione distribuita da fonti rinnovabili in Italia, ha acquisito il 100% di PV Family, innovativa startup nel mondo del fotovoltaico che gestisce My Solar Family, la più grande community digitale di prosumer in Italia con oltre 80mila iscritti. La collaborazione tra le due aziende nasce nel 2018 con l’ingresso di Evolvere nel capitale di PV Family come socio di minoranza per apportare le risorse finanziarie necessarie allo sviluppo della startup. L’acquisizione del 100% del capitale ha l’obiettivo di combinare l’offerta di Evolvere e i servizi di community digitale di My Solar Family, in un contesto di mercato che vede affermarsi la diffusione di un nuovo modello energetico, in cui il consumatore diventa anche un produttore di energia, ovvero prosumer. Nata nel 2014, My Solar Family è una piattaforma digitale semplice e intuitiva, che permette alle persone della Community di acquisire maggiore consapevolezza del potenziale e delle prestazioni del proprio impianto fotovoltaico e tenere allo stesso tempo sotto controllo gli incentivi ricevuti o il contributo per lo scambio sul posto dell’energia. Grazie all’integrazione con l’offerta di Evolvere, gli iscritti alla Community potranno avere un’analisi dettagliata e in tempo reale della produzione e dei consumi del proprio impianto, ma anche aggiungere un sistema di accumulo per massimizzare l’autoconsumo, e fare così scelte sostenibili a livello economico e ambientale. Con questa acquisizione Evolvere conferma la propria leadership nella generazione distribuita da fonti rinnovabili in Italia e promuove la diffusione di un nuovo modello energetico, decentralizzato e sostenibile per l’ambiente, che contribuisce alla transizione energetica in corso.Vedi maggiori informazioni sulla produzione di energia attraverso il solare
SCOPRI DI PIU'Vantaggi e svantaggi nell’uso delle cariche per il polipropilene rigeneratodi Marco ArezioIl polipropilene rigenerato proveniente dalla lavorazione dello scarto rigido e semirigido da post consumo, porta con sé una presenza più o meno marginale di altre plastiche, specialmente il polietilene, che non vengono intercettate completamente durante la fase di separazione degli imballi. Inoltre, a seconda della provenienza dell’input, possiamo trovare anche cariche minerali che possono essere composte da talco, carbonato di calcio, fibre di vetro e altre tipologie di cariche di minor uso. La base della ricetta, che proviene dallo scarto eterogeneo selezionato che andrà a costituire il granulo in PP da post consumo, può essere modificata additivando nella fase di realizzazione del granulo con cariche minerali per variare il comportamento delle performance del polipropilene e di conseguenza del manufatto. Il talco è una delle cariche minerali più usate nella modifica delle ricette del polipropilene rigenerato in quanto migliora la rigidità e la stabilità dimensionale, la resistenza al calore e il comportamento di scorrimento. Ci sono però alcuni svantaggi da soppesare quando si decide di additivare un polipropilene con una carica di talco, infatti dobbiamo registrare una diminuzione della resistenza agli urti alle basse temperature, la diminuzione della saldabilità e la formazione di superfici opache. Il carbonato di calcio agisce come il talco ma presenta alcuni indiscussi vantaggi: migliore capacità di dispersione, migliore scorrimento della massa fusa, maggiore stabilità ai raggi U.V., minore usura nel tempo del manufatto realizzato e minor tempo di ciclo durante la fase di stampaggio a parità di percentuale di cariche aggiunte. Le fibre di vetro possono essere mischiate nella ricetta sotto forma di macinato o fibre tagliate e si distinguono in fibre corte e lunghe. Utilizzando quelle corte aumenteremo la rigidità e la tenacità del manufatto, mentre utilizzando quelle lunghe aumentano oltremodo la resistenza del prodotto e la resistenza di scorrimento. C’è però da tenere in considerazione che le fibre molto lunghe aumentano il comportamento anisotropo dovuto all’orientamento delle fibre, con pericolo di distorsione, superfici opache e maggiore usura del manufatto. Per ovviare al problema della distorsione, si può aggiungere in miscela una certa percentuale di sfere di fibra di vetro che contribuiscono ad accrescere la resistenza a compressione e la rigidità, contrapponendosi efficacemente al fenomeno della distorsione. Il vantaggio dell’impiego delle fibre di vetro in polipropileni rigenerati è anche la tendenza a contribuire alla riduzione dell’odore tipico di questa famiglia di prodotti. Altre fibre, meno utilizzate, sono la mica, che ha il vantaggio di raggiungere la stessa rigidità di un polipropilene caricato in fibra di vetro al 30% con un utilizzo di una percentuale al 40 di mica ad un prezzo inferiore. Inoltre la farina di legno migliora l’isolamento acustico, i silicati di calcio migliorano le proprietà elettriche e termiche, mentre l’ossido di zinco protegge dai microrganismi e aumenta la resistenza ai raggi U.V.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PP - cariche
SCOPRI DI PIU'La tua Azienda Poggia su Solide Gambe? Non ha Bisogno di un Aiuto?di Marco ArezioMolte aziende, specialmente quelle medio-piccole, si identificano totalmente nell’imprenditore che le ha fondate o nella famiglia che da generazioni porta aventi l’attività.Nel corso degli anni il mercato è cambiato e continua a cambiare e, spesso, la dimensione aziendale non permette di cogliere in modo lucido le trasformazioni che stanno caratterizzando la nostra vita. Gusti dei clienti cambiati, scelte di acquisto dei prodotti completamente diverse rispetto a qualche anno fa, sistemi di promozione delle proprie attività ormai immateriali, tramite la rete, attraverso una giungla di novità e potenzialità che se non rimani quotidianamente aggiornato rischi di restarne fuori. La competizione, così come le opportunità per la tua azienda, si sono ormai moltiplicate a dismisura, ma se non sai coglierle ti rimangono in mano solo i problemi della concorrenza esasperata e non le opportunità di sviluppo nazionale e d internazionale. Forse non ti sei accorto che sei seduto su una sedia instabile che potrebbe schiantarsi sotto il peso del nuovo che avanza. La promozione delle tue attività, attraverso le azioni di marketing mirate, è una delle gambe della tua società, importanti come le altre, ma comunque necessaria per non far implodere il tuo lavoro. Se operi nel campo dell’economia circolare ti possiamo aiutare a contestualizzare, rispetto alla domanda del mercato, le tue competenze aziendali, i tuoi vantaggi, i tuoi minus, per migliorare la presenza sul mercato e promuovere la tua attività a livello nazionale ed internazionale. Il portale del riciclo rMIX ti offre una vetrina per i tuoi prodotti e/o servizi in 154 paesi al mondo, attraverso la possibilità di postare/offerte e richieste, di utilizzare i servizi di marketing come il banner, la newsletter a circa 11.000 iscritti nel settore dell’economia circolare o gli articoli sponsorizzati. Inoltre offre una consulenza mirata per analizzare la società, o parte di essa, e decidere con l’imprenditore come migliorare la sua presenza sul mercato. Raddrizzare quella gamba costa meno che ricostruire la sedia su cui ti siedi ogni giorno una volta schiantata. Scrivici per ulteriori info, non costa nulla e, su quella sedia ti siederai forse più tranquillo.
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