Molti sono i fattori che influenzano la qualità di un manufatto, uno di questi è la scelta delle polveridi Marco ArezioLo stampaggio rotazionale è un processo utilizzato frequentemente per la formazione di oggetti, tramite le resine termoplastiche, che abbiamo la necessità di essere cavi. La caratteristica principale del processo è che lo stampo ruota intorno a due assi, o mutualmente perpendicolari, inoltre, rispetto allo stampaggio ad iniezione tradizionale, la materia prima, sotto forma di polvere, viene introdotta nello stampo, per poi essere riscaldato e successivamente raffreddato. Quali sono le principali differenze con il processo di stampaggio ad iniezione? Forse la più evidente è che nello stampaggio rotazionale si utilizza la materia prima sotto forma di polvere e non di granulo, inoltre la resina polimerica si trova all’interno dello stampo chiuso, e non iniettata a pressione nello stesso. In aggiunta, lo stampo, nel processo rotazionale, lavora in base alla rotazione assiale a differenza della staticità dello stampaggio a iniezione. Infine, possiamo dire che gli stampi del processo rotazionale sono più economici in quanto non hanno da considerare la pressione di iniezione. Perché si sceglie lo stampaggio rotazionale? Quando si devono produrre oggetti con una forma cava, lo stampaggio rotazionale è particolarmente indicato per la sua facilità di adattamento a tutte le forme richieste. Inoltre, in assenza di grandi pressioni all’interno dello stampo, il manufatto tende facilmente a ritirarsi e a staccarsi dopo la sua produzione, anche se gli oggetti sono di grandi dimensioni. Infine, possiamo dire, che attraverso il processo rotazionale, è possibile realizzare elementi anche molto complessi sia dal punto di vista strutturale che di design. Caratteristiche principali degli stampi per lo stampaggio rotazionale Possiamo dire che i materiali principali che costituiscono gli stampi sono: • Cast alluminio • Nichel elettroformato • Acciaio inossidabile e non Quando saremo in presenza delle necessità di una migliore uniformità nello scambio termico all’interno dello stampo, sceglieremo il cast alluminio. Se dovessimo privilegiare una fedele riproduzione delle figure potremmo scegliere gli stampi elettroformati, mentre in presenza di forme semplici e di grandi formati, possiamo optare per gli stampi in acciaio più economici. Se parliamo di spessori degli stampi possiamo dire che, normalmente, gli stampi cast in alluminio hanno spessori di 6-8 mm., mentre quelli in acciaio solo 2-3 mm. Nella progettazione dello stampo si dovrebbe sempre tenere presente quale materia prima si utilizzerà, in quanto alcuni polimeri ritirano sufficientemente facilitando l’estrazione del pezzo, altri meno, così da rendere necessario nello stampo un lieve angolo di sformo per agevolare il distaccamento del manufatto. Le fasi dello stampaggio rotazionale Come abbiamo detto in precedenza lo stampaggio rotazionale non è che uno scambio termico all’interno di uno stampo in condizioni di movimento. Le temperature durante il processo potranno variare, entro un certo range, in modo continuo durante l’intero ciclo di produzione. Nonostante queste continue variazioni di temperatura, la qualità di un manufatto si stabilisce calcolando l’esatta permanenza dello stampo all’interno del forno. Questo tempo è chiamato tempo di induzione. Possiamo quindi dire che, nella prima fase del ciclo, il tempo di induzione è quell’intervallo di riscaldamento dello stampo in cui la resina raggiunge la temperatura di fusione, che normalmente avviene attraverso l’insufflazione di aria calda. Il tempo di induzione è caratterizzato dalle seguenti variabili: • Temperatura del forno • Velocità di scambio termico • Spessore dello stampo • Temperatura di fusione della resina • Rapporto tra superficie e volume dello stampo • Coefficiente di scambio termico del materiale dello stampoLa seconda fase del ciclo, definito tempo di fusione, è il tempo necessario per fondere completamente la resina. Il tempo di fusione è caratterizzato dalle seguenti variabili: • Spessore del pezzo • Temperatura della resina e calore di fusione • Capacità di riscaldamento dello stampo • Rapporto tra la superficie dello stampo e il suo volume • Temperatura del fornoTutte queste variabili hanno un impatto significativo sul tempo di fusione e sulla qualità del pezzo che si vuole realizzare. Tuttavia, la velocità di fusione della resina può essere, in alcuni casi, incrementata innalzando la temperatura del forno, ma è importante non eccedere in questa operazione in quanto, se da una parte aumenta la produttività, dall’altro un’eccessiva permanenza del polimero nello stampo, a temperature molto alte, può portare alla sua degradazione. Scelta della polvere da utilizzare per lo stampaggio rotazionale Come abbiamo visto il tempo di fusione della resina è un fattore cruciale per il buon rendimento dello stampo e per la qualità dei pezzi da produrre. Quindi, possiamo dire che anche la dimensione delle particelle di polimero che vengono utilizzate, può influenzare il processo. Infatti una resina dimensionalmente maggiore aumenta il tempo necessario a fondere. Questo avviene a causa della diminuzione della superficie di contatto tra le particelle e le parti calde dello stampo, ma ciò normalmente non avviene se si impiega una dimensione della materia prima inferiore ai 500 micron. Al di là dell’importante parametro dimensionale delle polveri polimeriche da utilizzare, si può dire che una buona materia prima è quella che fluisce rapidamente negli angoli acuti e nelle rientranze, aderendo allo stampo e fondendo senza bolle attraverso il contributo termico. Inoltre, per esperienza, le polveri più fini vengono utilizzate per resine con MFI più bassi, al fine di ottenere una buona riproduzione superficiale, mentre l’utilizzo di un polimero con MFI alto può considerare l’utilizzo di particelle con dimensioni maggiori. Ciclo di raffreddamento dello stampo Il raffreddamento dello stampo e del manufatto può avvenire attraverso l’utilizzo sia dell’aria che dell’acqua. Normalmente l’aria, sospinta dalle ventole di raffreddamento, va ad investire la parte esterna dello stampo, mentre l’utilizzo di getti di acqua è riservato alla parte interna. Il tempo di raffreddamento è molto importante in quanto un’accelerazione di questa fase, quindi un rapido raffreddamento, potrebbe portare ad una deformazione del pezzo con un aumento della percentuale della fase amorfa dei polimeri cristallini.Categoria: notizie - tecnica - plastica - stampaggio rotazionale
SCOPRI DI PIU'Nel 1883 il decreto di Poubelle sancisce la nascita della raccolta differenziata in Franciadi Marco ArezioCome abbiamo già affrontato in altri articoli, che hanno riguardato la gestione dei rifiuti nella storia medioevale e nel periodo a cavallo con la rivoluzione industriale, è interessante vedere come venne gestita in Francia, nei secoli XVIII° e XIX° e perché divenne così urgente affrontare l’argomento rifiuti. Il periodo illuminista, succeduto alla Rivoluzione Francese, portò con sé una serie interessanti cambiamenti sociali e nel campo dell’organizzazione urbana, infatti, le città principali continuarono ad attrarre la popolazione dalle campagne, con la conseguenza di dover gestire una serie di problematiche sanitarie mai affrontate nel passato. Un’urbanizzazione senza regole, che cercò di dare una veloce soluzione abitativa alla crescente popolazione, ma aveva messo a nudo problematiche importanti che andavano risolte in modo professionale. Si può ricordare il trattato del 1769 a cura dell’architetto Pierre Patte, in cui si cercò di dare un ordine e delle priorità di intervento sui temi della depurazione delle acque, della dislocazione degli ospedali, dell’ubicazione dei cimiteri, delle attività industriali, della pulizia delle strade e sull’annoso problema degli incendi. Nello stesso tempo la scienza iniziò dei passi importanti per rispondere alle esigenze di sanificazione degli ambienti affollati, per esempio si iniziò ad usare il cloruro di calce per disinfettare gli ospedali, le carceri e altri luoghi di aggregazione, al fine di prevenire le epidemie. Verso la fine del 1700 la scienza, la politica, l’industria, pervasi da una nuova forma di stato, nato con la rivoluzione francese e la spinta illuminista, iniziarono a trattare la questione dei rifiuti urbani ed industriali. A rendere sempre più necessario lo studio di soluzioni efficaci in questo campo, fu l’inizio della rivoluzione industriale, che possiamo idealmente collocarla nel 1779, quando James Watt brevettò la caldaia a vapore, con la quale si trasformò l’energia termica in energia meccanica. Il motore a vapore rivoluzionò la vita e il lavoro della popolazione in quanto, la progressiva sostituzione della forza muscolare umana ed animale che era impiegata in passato, creò un’emigrazione di persone in cerca di lavoro, dalle campagne alle città in cui risiedevano le nuove fabbriche meccanizzate dal vapore. Questo fenomeno creò un’incredibile spinta all’urbanizzazione, con la conseguente necessità di gestire i rifiuti urbani, industriali e l’igiene pubblica. Inoltre, anche il nuovo comparto industriale ebbe una crescita esponenziale, con la costruzione di fabbriche in modo disordinato e senza alcun tipo di pianificazione urbana, corollata da quartieri operai che sorgevano nei pressi delle attività industriali. Con agglomerati urbani sempre più popolosi e la continua crescita produttiva, scoppiò in poco tempo un problema ambientale e sanitario che portò ad epidemie, con un incremento dei morti. Si svilupparono condizioni ambientali degradate, proprio perché i rifiuti urbani non venivano smaltiti, quelli industriali venivano scaricati nelle campagne o nei fiumi e le acque nere non erano convogliate e trattate a dovere. In quel periodo vigeva il pensiero denominato “classico” in cui il benessere di una nazione passava anche attraverso l’industria e l’incremento della produzione, oltre ad arricchire i proprietari, questo, tuttavia, veniva visto con un benessere collettivo. Questa teoria, come riportato nel 1776 da Adam Smith, si basava sull’incessante accumulo di capitale che rendeva florido un paese ed imponeva un tacito consenso tra industria e politica, dove quest’ultima lasciava mano libera agli industriali di sfruttare le risorse naturali e la popolazione lavoratrice per il bene supremo della nazione. L’ideologia della crescita e la politica liberista costituirono fino alla metà del 1800, in particolar modo in Inghilterra, due ostacoli enormi per l’organizzazione di un servizio municipalizzato di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Ma a mettere in dubbio la mancanza di autocontrollo sociale di queste teorie, arrivarono le epidemie (1831 e 1849) che colpirono prevalentemente i quartieri del proletariato industriale, facendo ripensare alla necessità di regolare in modo organico la raccolta dei rifiuti, la pulizia e il decoro delle città. La scienza nel frattempo, ad opera di Louis Pasteur e dei suoi studi sulla microbiologia, scoprì uno stretto legame tra organismi che vivono e proliferano sui rifiuti e nelle deiezioni, sancendo una correlazione tra questi e la diffusione di alcune malattie. I suoi studi sui processi di fermentazione alcolica lo portarono a scoprire che il “fermento” è un essere vivente mobile, in grado di riprodursi sia in presenza che in assenza di ossigeno ed invisibile ad occhio nudo: nacque in questo modo il concetto di microbo. In Francia nacque così una forte corrente igienista che si affermò con il decreto firmato nel 1883 dal prefetto Eugène Poubelle, nel quale obbligava tutti i cittadini di Parigi a dotarsi di tre contenitori in cui inserire separatamente: carta e stracci, poi l’organico e infine un bidone per la ceramica e il vetro. Questi tre bidoni, ben chiusi, dovevano essere depositati fuori dalla porta di casa ogni mattina, in modo che potessero essere ritirati dagli addetti del comune. Categoria: notizie - economia circolare - riciclo - rifiuti - storia
SCOPRI DI PIU'Un disastro ecologico nell’Amazzonia Europea. Stiamo a guardare ancora?di Marco Arezio Le foreste della Romania, di proprietà dello stato, ammontano a 3,13 milioni di ettari, cifra che rappresenta il 48% delle superfici boschive del paese. In questi territori l’abbattimento illegale delle piante sta alimentando il mercato nero del legno e provoca un danno ambientale enorme. Secondo i dati raccolti il disboscamento illegale in Romania ammonta ogni anno a circa 20 milioni di metri cubi di legname su un totale di 18 milioni autorizzati legalmente dallo Stato. Considerando un prezzo medio del legno di circa 50 euro/mc, si può notare che il business illegale frutta circa 1 miliardo di euro l’anno. In realtà, sono anni che il fenomeno va avanti, probabilmente coperto da funzionari dello stato che fanno finta di non vedere il problema, ma recentemente è tornato prepotentemente alla ribalta in quanto sono stati uccisi due guardia parco, che stavano onestamente lavorando per la tutela del patrimonio forestale dello stato. Si è parlato di forme mafiose di gestione del business del legno dolce, cosa che ha fatto muovere anche la Commissione Europea, che ha imposto allo stato Romeno, una verifica della situazione attraverso la creazione di una commissione di controllo sui numeri e sulle procedure di disboscamento. Secondo le indicazioni di Recorder.co, il rapporto elaborato, dopo aver sentito gli operatori dei controlli sul campo, coadiuvati da esperti formati in Francia, Svizzera e Finlandia, ha dimostrato che il disboscamento illegale rappresenta circa 20 milioni di mc/anno. Tuttavia, il rapporto sembra essere stato censurato dalle autorità che lo hanno ricevuto, in quanto non rappresenterebbe la reale situazione, in base ai rilevamenti autonomi di Romsilva, società che gestisce il patrimonio boschivo statale. Secondo i dati di questa società, il volume del disboscamento illegale si aggirerebbe tra i 40 e i 50.000 metri cubi annui e ipotizza che la commissione incaricata al controllo, su pressione della Comunità Europea, potrebbe aver commesso degli errori di calcolo. In una conferenza pubblica in cui hanno partecipato, sia il capo di Romsilva, sia i responsabili del progetto IFN, National Forest Inventory che ha eseguito i rilevamenti, è emerso che i numeri contenuti nel rapporto IFN, siano stati supportati da consulenti indipendenti Europei, ma che l’ente statale della protezione delle foreste insiste apertamente nel crederlo inattendibile, lasciando il problema in un pericoloso limbo. Come succede solitamente negli affari gestiti dalla malavita, il fenomeno dell’intimidazione, dell’omertà e della corruzione, unge un ingranaggio ben collaudato a tutti i livelli, con l’unico scopo di tenere le attività illegali al riparo dei clamori della cronaca, in modo da continuare in modo discreto e le operazioni. Si è tanto criticato Bolsonaro per il mancato contrasto alla deforestazione dell’Amazzonia, ma poco si è parlato della deforestazione illegale in Romania.
SCOPRI DI PIU'Quali meccanismi umani e psicologici il manager deve tenere monitorati per aumentare la partecipazione corale del team di lavorodi Marco ArezioC’è un detto, molto conosciuto, che recita: su una barca tutti devono remare nella stessa direzione per arrivare alla meta il più in fretta possibile, dividendo gli sforzi in modo equo. L’azienda è forse la migliore espressione di questo sforzo corale delle risorse umane, che lavorano in modo serrato e all’unisono per raggiungere quegli obbiettivi che dovrebbero essere condivisi dal gruppo. Non tutti hanno la stessa forza e le stesse caratteristiche da destinare al lavoro, ma ognuno rappresenta un tassello della squadra su cui fare affidamento, nell’azione complessa che porta l’azienda verso il raggiungimento dei propri obbiettivi. All’interno di un team, le persone sono l’espressione di sé stesse, del proprio vissuto, del proprio carattere e delle proprie capacità, univoche e particolari, che possono differire da quelle di altri ma non per questo migliori o peggiori. All’interno della squadra, la componente caratteriale di ogni singola persona determina giochi di forza tra i colleghi, spingendo i più intraprendenti ed ambiziosi ad imporsi sugli altri, a volte in modo positivo, quindi attraverso l’esempio, le doti di leadership e di carisma, a volte incidendo negativamente sui colleghi, con il tentativo di minimizzare la collaborazione allo scopo di emergere sugli altri. È facile intuire che una squadra, in cui si creino delle frizioni, delle emarginazioni e delle denigrazioni tra le persone con un fine ben preciso, gli elementi più fragili dal punto di vista caratteriale, i più sensibili, i meno sicuri di sé, chi non riesce a sopportare uno scontro strisciante nel tempo con gli elementi più forti, possano in breve tempo soccombere. Un tipo di leadership all’interno della squadra che usa questi metodi è poco proficua per l’azienda, in quanto mancando uno sforzo corale e coordinato al raggiungimento degli obbiettivi, le possibilità di perdere alcuni elementi, di rallentare la spinta propositiva o, peggio, di avere dei lavoratori rassegnati e poco attivi può creare molti problemi. Il manager, da cui dipendono i lavoratori, dovrebbe vigilare sui rapporti di forza all’interno dei team, ma soprattutto, capire le qualità delle persone più fragili emotivamente, che possono portare comunque il loro contributo, magari importante per le doti che hanno, potendo lavorare nelle condizioni di tranquillità emotiva. Può capitare che un introverso non abbia il coraggio di proporre idee o soluzioni, oppure esegua dei lavori in modo meccanico per paura di sbagliare e di venire giudicato, non solo dal superiore, ma soprattutto dai colleghi con cui vive la quotidianità. Può capitare che una persona con bassa autostima possa seguire, facilmente e in modo corretto il flusso del lavoro, intuire migliorie e novità, ma non si sente in grado di proporre iniziative perché può sviluppare, nella sua mente, la convinzione di non essere migliore di altri nel proporre soluzioni utili, e che, quindi, se queste non fossero all’altezza delle aspettative collegiali, lo vivrebbe come un’altra sconfitta personale. Conoscere i pro e i contro dei componenti della propria squadra permette un dialogo costruttivo, empatico e senza preconcetti, che metta i lavoratori a proprio agio nel partecipare in modo creativo all’azione dell’impresa. Il manager deve saper instillare ai soggetti emergenti il rispetto per i colleghi, l’umiltà nel lavoro e la costruttiva collaborazione e, se serve, reprimere gli abusi e le discriminazioni soprattutto versi i più fragili. Il concetto, largamente diffuso, che la forza lavoro non espansiva o non apparentemente competitiva possa essere un peso all’azienda credo sia del tutto fuori luogo, inoltre credere che all’interno dei team di lavoro la soluzione naturale del “vinca il più forte” possa portare una scrematura, utile a formare gerarchie funzionali al lavoro, sia un concetto pericoloso e poco efficace. Ogni persona si può esprimere al meglio se si sente apprezzata, se riceve fiducia e se viene rispettata come individuo, prima ancora di essere un lavoratore, sta poi al manager capire, in funzioni delle caratteristiche intellettive e caratteriali di ognuno, come assegnare il giusto ruolo ai componenti del proprio team.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 8: Svolte e Sorprese di Marco ArezioLa luce del mattino filtra attraverso le tende, svegliando Lucia Marini. Si avvicina alla finestra e le apre, lasciandosi avvolgere dalla bellezza del Lago di Como in una splendida giornata di maggio. Il lago è calmo, un perfetto specchio che riflette le montagne circostanti, ancora leggermente imbiancate sulla cima. Le acque azzurre, i giardini rigogliosi delle ville lungo la riva e il cielo limpido creano un quadro di serenità e bellezza incontaminata. Scendendo a fare colazione, Lucia trova la sala da pranzo dell'Hotel Belvedere piena di vita. Tra gli ospiti c'è una coppia anziana, probabilmente marito e moglie, che condividono un giornale e discutono con vivacità di un articolo, sorridendo e scambiandosi occhiate compiaciute. In un altro tavolo, un giovane uomo in elegante abito da viaggio annota qualcosa in un taccuino, assorto nei suoi pensieri, forse uno scrittore o un giornalista alla ricerca di ispirazione. Una famiglia con due bambini piccoli cerca di organizzare la giornata, i bambini eccitati all'idea di esplorare il lago, i genitori pazienti e amorevoli nel gestire l'energia mattutina dei loro figli. Lucia si serve un caffè e si unisce a loro, optando per una colazione leggera: pane fresco, formaggi locali e una fetta di torta di mele. Mentre assapora il suo caffè, Paolo si avvicina con una discrezione impeccabile. Paolo: "Commissario Marini, c'è stata una telefonata per lei dalla guida di Varenna, la signorina Chiara. La sta aspettando nella sala lettura, se desidera parlare." Ringraziando Paolo, Lucia si avvia verso la sala lettura, dove prende il telefono a muro. Marini: "Commissario Marini all'apparecchio, buongiorno Chiara." Chiara: "Buongiorno, commissario. Ho delle notizie riguardo alla sua richiesta di visitare il castello. Inizialmente il sindaco sembrava disposto ad accettare, ma quando ha saputo che era lei, personalmente, interessata alla visita, ha cambiato idea, dicendo che non sarebbe stato possibile." Marini: "Capisco. Ha fornito una motivazione specifica per questo cambiamento di atteggiamento?" Chiara: "Mi dispiace, commissario, ma non ha voluto fornire dettagli. Ha solo detto che al momento non è opportuno permettere accessi al castello. Mi rendo conto che questo possa complicare le sue indagini." Marini: "Grazie per aver provato, Chiara”. Questa situazione solleva ulteriori domande, pensò. “Apprezzo il suo aiuto." Chiara: "Spero che troverà un altro modo per ottenere le informazioni di cui ha bisogno. Se posso essere d'aiuto in futuro, non esiti a contattarmi." Dopo aver ringraziato nuovamente Chiara e aver riattaccato, Lucia resta per un momento pensierosa. Il rifiuto improvviso del sindaco di permetterle l'accesso al castello aggiunge un ulteriore tassello al mistero che avvolge Corenno Plinio. Determinata a non lasciarsi scoraggiare, decide di approfondire le sue indagini in altri modi, consapevole che la verità è a portata di mano, ma richiederà pazienza e astuzia per essere svelata. Con questi pensieri in mente, Lucia lascia la sala lettura, pronta ad affrontare le sfide che la giornata le riserverà. Dopo la colazione, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere con un senso adrenalinico per l'avventura che sta per intraprendere. Prende la corriera per Varenna, un breve viaggio che la porta lungo le sponde pittoresche del Lago di Como, offrendole scorci di paesaggi che sembrano usciti da una cartolina d'epoca. Arrivata al porto, trova l'idrovolante che l'attende, un modello con la sua fusoliera lucida e le grandi ali che promettono un volo stabile e sicuro. L'idrovolante, un Cessna 195, è un simbolo dell'aviazione del lago, apprezzato per la sua robustezza e l'eleganza delle linee. Alessandro, il pilota, la accoglie con un sorriso. "Pronta per il volo, commissario?" le chiede, mentre la aiuta a salire a bordo. Marini: "Più che pronta. Sono curiosa di vedere il lago da questa prospettiva." Alessandro: "Le garantisco che sarà un'esperienza indimenticabile. Sorvoleremo alcuni dei luoghi più belli del lago. Pronti al decollo." L'idrovolante si muove lentamente all'inizio, guadagnando velocità man mano che si allontana dal porto. Poi, con una morbida spinta, si solleva dall'acqua, regalando a Lucia una vista mozzafiato del lago sottostante. Alessandro: "A sinistra, può ammirare Bellagio, situato alla confluenza dei tre rami del lago. È conosciuto come la perla del Lago di Como per la sua posizione unica." Lucia osserva affascinata la geometria perfetta di Bellagio, con le sue ville eleganti circondate da giardini lussureggianti che scendono fino alle rive del lago. Dopo aver lasciato alle spalle Bellagio, con le sue ville eleganti e i giardini rigogliosi che sfiorano le acque del lago, l'idrovolante pilotato da Alessandro continua il suo volo verso Menaggio. Questo paese, caratterizzato da un vivace lungolago e da architetture storiche, si stende accogliente sulla riva, invitando con il suo fascino discreto. Lucia, affascinata, osserva le piccole barche a vela che danzano sull'acqua e le famiglie che si godono una passeggiata al sole. Proseguendo il volo, l'idrovolante sorvola la famosa Villa Carlotta, situata a Tremezzo. Alessandro spiega che la villa, conosciuta per i suoi spettacolari giardini botanici e le opere d'arte, è un regalo nuziale del XVIII secolo, immersa in una natura che esplode in mille colori, grazie alle azalee e alle camelie in fiore. Lucia: "La vista da qui è incredibile, Alessandro. Ogni angolo del lago racconta una storia diversa." Alessandro: "È vero, commissario. Ogni paese, ogni villa ha il suo racconto. Prenda Villa Carlotta, ad esempio," dice indicando verso la maestosa residenza che appare sotto di loro. "È famosa non solo per la sua architettura, ma anche per i giardini. Dicono che in primavera sia uno spettacolo di colori senza eguali." Virando a nord, l'idrovolante si dirige verso l'Abbazia di Piona, che sembra un gioiello nascosto sulla punta di una piccola penisola. "L'Abbazia di Piona, risalente al XII secolo, è un luogo di pace e spiritualità," racconta Alessandro. "I monaci che vi risiedono ancora oggi coltivano erbe e producono miele, marmellate e liquori seguendo antiche ricette. La sua posizione isolata e la semplicità dell'architettura romanica ne fanno un luogo fuori dal tempo." Sorvolando Colico, l'attenzione di Lucia viene catturata dalla fortezza di Montecchio Nord, una testimonianza delle linee difensive lungo il lago. La loro avventura aerea li porta poi verso Dongo, dove Alessandro accenna all'arresto di Mussolini da parte dei partigiani nel 1945, un evento storico che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia e che ha lasciato un'impronta indelebile nella memoria collettiva del paese. Il viaggio continua verso la città di Como, con il suo vivace centro storico e la maestosa cattedrale, e poi verso Lecco, noto per le sue associazioni letterarie con "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Lucia rimane incantata dal contrasto tra il blu profondo del lago e il verde scuro dei monti che circondano Lecco, un paesaggio che ispira tranquillità e riflessione. Infine, l'idrovolante inizia il suo rientro, sorvolando Corenno Plinio. Da questa prospettiva aerea, Lucia può ammirare la maestosità del castello e l'armonia del paese con il suo ambiente naturale. "Corenno Plinio è un esempio perfetto di come la storia e la natura si intreccino sulle rive di questo lago," commenta Alessandro, mentre l'idrovolante inizia la sua discesa per ammarare. Lucia: "Alessandro, potrebbe fare un altro passaggio sul castello di Corenno Plinio? Vorrei osservare meglio la struttura." Alessandro: "Certamente, commissario. Il castello ha una storia affascinante, come tutto il paese. Immagino che la sua indagine si stia rivelando piuttosto complessa." Lucia: "Più di quanto avessi previsto. Ma è proprio in questi dettagli che spero di trovare le risposte che cerco." Mentre l'idrovolante effettua un ultimo sorvolo radente sul castello, Lucia annota mentalmente ogni particolare, consapevole di quanto queste osservazioni potrebbero essere preziose per sbrogliare la matassa delle sue indagini. Questo sorvolo del Lago di Como non è stato solo un viaggio attraverso la bellezza mozzafiato del paesaggio, ma anche un percorso nella storia e nella cultura di un territorio ricco e complesso. Per Lucia, oltre a essere un momento di incredibile bellezza, rappresenta un'opportunità per riflettere su come ogni luogo sorvolato possa nascondere indizi preziosi per le sue indagini, tessendo insieme il passato e il presente in un mosaico di storie che attendono solo di essere scoperte. Alessandro: "Spero che il volo le abbia offerto una nuova prospettiva, commissario. Il Lago di Como ha molto da raccontare a chi sa ascoltare." Lucia: "Grazie, Alessandro. Questa esperienza mi ha dato molto su cui riflettere. E non solo riguardo l'indagine." Dopo l'emozionante volo sopra il Lago di Como, il commissario Lucia Marini si sente rinvigorita e piena di nuove energie. Lasciato l'idrovolante al porto, si avvia lungo la passeggiata che costeggia il lago, un sentiero lastricato che si snoda tra antiche case in pietra e piccoli giardini fioriti, offrendo viste mozzafiato sulle acque tranquille e sulle montagne circostanti. La passeggiata è animata da turisti e residenti che approfittano della bella giornata di maggio. Coppie mano nella mano, famiglie con bambini eccitati che corrono avanti e indietro, e gruppi di amici che condividono risate e storie, tutti catturano l'attenzione di Lucia, che osserva con interesse la varietà di vite che si intrecciano lungo il lago. Decide di fermarsi in uno dei caffè che si affacciano direttamente sul lago. Sceglie un tavolo all'aperto, in una posizione privilegiata da cui può continuare a osservare la scena. Un cameriere le si avvicina con un sorriso cordiale, e lei ordina una fetta di torta di mele, famosa in zona per la sua fragranza e leggerezza, accompagnata da un caffè espresso, forte e aromatico. Mentre aspetta, il suo sguardo si posa sui dettagli: il modo in cui la luce del sole riflette sull'acqua creando scintillii d'argento, i piccoli battelli che solcano il lago con turisti a bordo, i pescatori che ritornano con le loro barche cariche, segno di una mattinata di lavoro fruttuoso. La torta e il caffè arrivano, e Lucia ne assapora ogni boccone, lasciandosi cullare dalla dolcezza del dolce e dall'amaro del caffè, una combinazione perfetta che rispecchia la dualità delle sue giornate: intense e dolci allo stesso tempo. Mentre si concede questo momento di pausa, i suoi occhi continuano a vagare tra la gente che passeggia. Nota una famiglia con bambini che cercano di catturare con le loro piccole mani i petali caduti dai fiori, una coppia di anziani che si siede su una panchina vicina, condividendo un gelato e sorrisi complici che parlano di una vita insieme, e un gruppo di giovani turisti con le mappe in mano, probabilmente alla ricerca del prossimo tesoro nascosto da scoprire sul lago. Ogni persona, ogni gesto, sembra raccontare una storia, e Lucia si ritrova a immaginare le vite dietro questi volti sconosciuti, chiedendosi quali segreti, quali gioie e quali dolori si nascondano dietro le apparenze. Eppure, in quel momento, su quella terrazza affacciata sul Lago di Como, tutto sembra possibile, e i problemi del mondo sembrano lontani, almeno per un po'. Finendo il suo caffè, Lucia si rende conto di quanto la bellezza e la tranquillità del lago siano un balsamo per l'anima. Anche se sa che deve tornare presto alle sue indagini, per ora si concede il lusso di semplicemente essere, di vivere il momento, prima di riprendere il suo cammino. Dopo aver terminato la sua fetta di torta e il caffè, Lucia Marini attira l'attenzione del cameriere per chiedere informazioni sul Sentiero del Viandante. Lucia: "Scusi, potrebbe dirmi dove inizia il Sentiero del Viandante che porta verso Corenno Plinio?" Cameriere: "Certamente, il sentiero inizia poco fuori dal centro di Varenna, vicino alla chiesa di San Giorgio. Per arrivare a Corenno Plinio, ci si impiega circa un'ora e mezza a piedi, forse due, dipende dal passo. È un percorso abbastanza semplice e molto panoramico." Lucia: "Grazie mille. E il sentiero è ben segnalato?" Cameriere: "Sì, troverà dei cartelli indicatori lungo il percorso. È un cammino molto frequentato sia dai turisti che dai residenti locali. Le consiglio di portare con sé dell'acqua, il sole può essere piuttosto intenso durante la camminata." Dopo aver ringraziato il cameriere e saldato la consumazione, Lucia decide di intraprendere il Sentiero del Viandante per tornare a Corenno Plinio. Il cammino la conduce fuori dal vivace centro di Varenna, verso una natura più selvaggia e tranquilla. Il sentiero si snoda tra uliveti e piccoli vigneti, salendo dolcemente lungo il versante montuoso che guarda il lago. Ogni tanto, il cammino offre aperture tra la vegetazione, regalando a Lucia vedute spettacolari sul Lago di Como, con le sue acque che brillano sotto il sole pomeridiano. Le montagne circostanti, con i loro picchi che si stagliano contro il cielo azzurro, fanno da sfondo a questo paesaggio mozzafiato. Durante la camminata, Lucia attraversa piccoli borghi che sembrano appesi alla montagna, ognuno con la propria chiesetta e piazzetta, dove gli abitanti locali si fermano per scambiare due chiacchiere. In uno di questi villaggi, si ferma a riempire la sua borraccia a una fontana d'acqua fresca, accolta dai sorrisi curiosi di alcuni anziani che osservano il passaggio dei camminatori. Man mano che prosegue, il sentiero diventa più selvaggio, con tratti che si inoltrano in boschi di castagni e querce, dove il fresco offre un piacevole sollievo dal calore estivo. Qui, il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza. Superati i boschi, Lucia raggiunge una parte del sentiero che costeggia antiche mura di pietra, testimonianza di secoli di storia. Questi tratti la portano a riflettere sulle molteplici generazioni che hanno percorso questi stessi cammini, ciascuna lasciando il proprio segno sul paesaggio. Quando finalmente il sentiero inizia a scendere verso Corenno Plinio, Lucia si sente avvolta da un senso di pace e appagamento. Il paese appare all'improvviso, con il suo imponente castello che sembra dare il benvenuto ai viandanti. L'arrivo a Corenno, con la luce del tardo pomeriggio che ammorbidisce i contorni del paesaggio, regala un momento di pura bellezza, un'immagine che Lucia custodirà come ricordo di questa giornata speciale. Rientrata in paese, sente di aver connesso ancora di più con il territorio che sta esplorando, non solo attraverso la sua indagine, ma anche vivendo personalmente la bellezza e la storia che il Lago di Como ha da offrire. Arrivata all'Hotel Belvedere, Lucia Marini si sente ancora avvolta dall'energia del suo cammino lungo il Sentiero del Viandante. L'esperienza l'ha arricchita, donandole momenti di riflessione e connessione profonda con il paesaggio che la circonda. Tuttavia, il ritorno alla civiltà porta con sé nuovi sviluppi nelle sue indagini. Appena varcata la soglia dell'hotel, Paolo, il proprietario, si avvicina con un'espressione seria. "Commissario Marini, il dottor Branchini l'ha cercata. Diceva che era urgente." Lucia: "Grazie, Paolo. Potrebbe cortesemente provare a chiamarlo? Vorrei parlare con lui al più presto." Paolo annuisce e si dirige prontamente verso la reception per comporre il numero del dottore. Dopo qualche istante, fa un cenno a Lucia per indicarle che il dottor Branchini è al telefono. Dopo aver ricevuto l'avviso da Paolo, Lucia si avvicina al telefono con una miscela di curiosità e apprensione. Quando la linea si apre, la voce del dottor Branchini risuona chiara e urgente. Lucia: "Dottor Branchini, sono il commissario Marini. Paolo mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi. C'è qualcosa che posso fare per lei?" Dottor Branchini: "Commissario, grazie per aver risposto così prontamente. Mi dispiace disturbarla, ma nella notte si è verificato un episodio che mi ha profondamente turbato e che, credo, potrebbe interessare la sua indagine." Lucia: "Sono tutta orecchie, dottore. Di che cosa si tratta?" Dottor Branchini: "Non vorrei discutere di questo al telefono. Alcuni dettagli sono delicati e preferirei parlarne di persona. Tuttavia, posso anticiparle che riguarda alcuni personaggi che ho, mio malgrado, dovuto incontrare." La curiosità di Lucia cresce, così come la sua preoccupazione. "Comprendo la necessità di cautela, dottor Branchini. Sono d'accordo che sia meglio discutere di questi dettagli di persona. Quando pensa che potremmo vederci?" Dottor Branchini: "Potrebbe andare bene domani mattina? Penso che l'Hotel Belvedere sia un luogo discreto dove poter parlare senza essere disturbati. Che ne dice di fare colazione insieme? Così potremmo discutere con la dovuta calma." Lucia: "Mi sembra un'ottima idea, dottore. La colazione insieme ci darà il tempo e lo spazio per approfondire questi sviluppi. Sarò all'hotel per le 8:00. Va bene per lei?" Dottor Branchini: "Perfetto, commissario. La ringrazio per la sua disponibilità." Lucia: "Grazie a lei, dottor Branchini, per avermi contattata. È fondamentale che restiamo in allerta e che collaboriamo per capire cosa stia realmente accadendo. La aspetto domani, allora." Dottor Branchini: "A domani, commissario. E grazie ancora." Lucia riattacca, i pensieri già proiettati verso l'incontro del mattino successivo. La notizia di incontri sospetti fatti dal dottor Branchini aggiungono nuove domande all'indagine che si sta rivelando sempre più intricata. Mentre la notte avvolge Corenno Plinio, Lucia sa che ogni informazione potrebbe essere la chiave per svelare i misteri che si celano dietro la tranquilla facciata del paese. La mattina dopo, Lucia Marini scende nella sala colazioni dell'Hotel Belvedere, l'animo carico di aspettativa per l'incontro con il dottor Branchini. Siede a un tavolo vicino alla finestra, da dove può osservare l'ingresso, e ordina un caffè per ingannare l'attesa. Pochi minuti prima delle 8:00, il dottor Branchini fa il suo ingresso nella sala. Indossa un abito grigio chiaro, impeccabilmente stirato, che contrasta con lo sguardo preoccupato e le occhiaie pronunciate sotto gli occhi, segno probabile di una notte insonne. La sua figura, solitamente composta e autorevole, oggi trasmette un senso di tensione. Lucia: "Buongiorno, dottor Branchini. Grazie per essere venuto." Dottor Branchini: "Buongiorno, commissario. Grazie a lei per avermi ascoltato. Ho avuto una notte... particolare, e sapevo che dovevo parlarne con lei." Si siede e, senza indugi, inizia a raccontare l'accaduto della notte precedente. "Ieri notte, verso le 23:30, tre uomini hanno bussato alla mia porta con insistenza. Quando ho aperto, ho visto una scena piuttosto allarmante: uno di loro era ferito, sorretto dagli altri due. Non erano certo il tipo di persone che si aspetterebbe di trovare a Corenno Plinio a quell'ora. Brutti ceffi, per dirla tutta." Lucia: "Cosa hanno detto? Perché sono venuti proprio da lei?" Dottor Branchini: "Hanno inventato una storia di un incidente stradale. Ma, come medico, posso assicurarle che le ferite che ho curato non erano riconducibili a un incidente ma a una ferita da arma da taglio. Gli ho chiesto perché non si fossero rivolti all'ospedale, ma hanno insistito affinché li curassi senza fare domande." Il dottore fa una pausa, sorseggiando un po' d'acqua, prima di continuare. "Durante la concitazione dell’intervento, ho notato il calcio di una pistola sporgere dalla giacca di uno di loro. Era chiaro che si trattava di qualcosa di ben più grave di un semplice incidente." Lucia: "E dopo che li ha curati, cosa è successo?" Dottor Branchini: "Appena ho finito, si sono allontanati rapidamente, lasciando sul tavolo della cucina un rotolo di banconote svizzere. Uno di loro, prima di uscire, ha fatto il segno del silenzio, indicandomi di non parlare con nessuno di quanto accaduto." Lucia: "Hanno lasciato altre tracce? Qualcosa che possa aiutarci a identificarli?" Dottor Branchini: "Purtroppo no, commissario. Tutto è avvenuto così in fretta, e la loro priorità sembrava quella di non lasciare segni del loro passaggio. Ma ho avuto l'impressione che fossero estranei della zona. Non c'era qualcosa di familiare nel loro comportamento, ma come se sapessero esattamente a chi rivolgersi." Lucia prende diligentemente nota di ogni dettaglio fornito dal dottore. "Grazie, dottor Branchini. La sua testimonianza potrebbe essere molto importante. Controlleremo le banconote svizzere e vedremo se possiamo risalire a qualcosa. Nel frattempo, le consiglierei di restare vigile e di segnalare qualsiasi altro comportamento sospetto." Concludendo la colazione, Lucia si rende conto di quanto il puzzle delle sue indagini stia diventando sempre più complesso, con nuove domande che emergono ad ogni svolta. Tuttavia, è anche più determinata a fare luce sulla rete di misteri che sembra avvolgere Corenno Plinio. Determinata a fare luce sui misteri che avvolgono Corenno Plinio, Lucia Marini si dirige nuovamente verso il municipio per un confronto decisivo con il sindaco Giorgio Albertini. La sua decisione di entrare nel castello è ormai irremovibile. Arrivata in municipio, viene accolta con una cortesia formale, ma il suo sguardo determinato non lascia spazio a equivoci. Lucia: "Buongiorno, signor sindaco. Siamo arrivati a un punto cruciale delle indagini. Ho bisogno di accedere al castello, e credo che lei possa aiutarmi in questo." Sindaco Albertini: "Commissario Marini, capisco la sua determinazione, ma le assicuro che il castello non ha nulla a che fare con le sue indagini. Inoltre, è un patrimonio storico e culturale che dobbiamo preservare. Non posso permettere che venga visitato senza valide ragioni." Lucia: "Signor sindaco, le prove che ho raccolto finora suggeriscono il contrario. Se non otterrò la sua collaborazione volontaria, sarò costretta a tornare con un mandato di perquisizione. Non sottovaluti l'importanza delle mie indagini." La tensione nell'aria è palpabile. Il sindaco, visibilmente turbato dalla minaccia di un'azione legale, cerca di mantenere la calma. Sindaco Albertini: "Commissario, attenderemo fiduciosi lo sviluppo delle indagini, ma fino a quando non mi porterà un mandato di perquisizione il castello rimarrà chiuso". Dopo il confronto con il sindaco Giorgio Albertini, Lucia Marini comprende che l'unico modo per procedere è ottenere un mandato di perquisizione che le consenta l'accesso al castello. Determinata a far luce sui misteri di Corenno Plinio, decide di agire direttamente. Tornata in hotel, Lucia si ritira in un angolo tranquillo della hall e prende in mano il telefono, componendo il numero della questura di Milano. La sua richiesta è chiara: necessita del supporto per contattare il giudice competente e ottenere il mandato di perquisizione. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Ho bisogno di un mandato per una questione urgente riguardante le mie indagini a Corenno Plinio. Potete contattare il giudice competente per richiedere un mandato di perquisizione per il castello del paese?" Ufficio della Questura: "Commissario Marini, procederemo immediatamente a contattare il giudice per esporre le motivazioni alla base della sua richiesta di mandato. La terrò informata su ogni sviluppo." Lucia aspetta con pazienza ma anche con un crescente senso di urgenza. Dopo alcune ore, riceve una chiamata di ritorno dalla questura di Milano. Ufficio della Questura: "Commissario Marini, abbiamo contattato il giudice competente e presentato la documentazione che supporta la richiesta di un mandato di perquisizione per il castello di Corenno Plinio. Purtroppo, il giudice ha espresso riserve sulla concessione del mandato, citando la mancanza di indizi diretti che collegano il castello alle sue indagini. Senza prove concrete che giustifichino un'azione così invasiva, il mandato non può essere concesso." Lucia: "Capisco la posizione del giudice, ma rimango convinta dell'importanza di accedere al castello per le mie indagini. Vi ringrazio per il vostro aiuto e per aver tentato. Continuerò a cercare altre vie per procedere." La chiamata si conclude con Lucia più determinata che mai a trovare un modo per proseguire le sue indagini, nonostante l'ostacolo rappresentato dalla mancata concessione del mandato. Ora è chiaro che dovrà affidarsi alla sua astuzia e alle sue capacità investigative per superare questa sfida e svelare i segreti nascosti dietro le mura del castello di Corenno Plinio. Riflettendo sulla situazione, Lucia Marini si rende conto che la strada ufficiale è temporaneamente bloccata. Senza un mandato di perquisizione, non solo non può coinvolgere il maresciallo e le forze dell'ordine per una perquisizione ufficiale, ma non può neanche agire da sola senza violare la legge. Tuttavia, sa che deve pensare a una strategia alternativa. Mentre sorseggia un caffè nella hall dell'hotel, i suoi pensieri si concentrano su come procedere. Le sue riflessioni la portano a considerare l'importanza delle relazioni personali e della conoscenza del territorio in un piccolo paese come Corenno Plinio. Forse, invece di forzare l'ingresso, potrebbe trovare un alleato all'interno, qualcuno che conosca i segreti del castello e sia disposto a collaborare. La sua mente corre al dottor Branchini, che già si è dimostrato un prezioso informatore e alleato. Potrebbe conoscere qualcuno legato al castello o avere conoscenza di ingressi secondari o meno noti. Anche la guida turistica, Chiara, con la sua vasta conoscenza del patrimonio storico e culturale di Varenna e dei dintorni, potrebbe offrire spunti interessanti. Infine, decide che forse, la strategia più promettente sarebbe stata quella di coinvolgere il maresciallo dei Carabinieri per organizzare un appostamento ed un eventuale controllo su soggetti sospetti vicino al castello. In parallelo, decide di approfondire la sua conoscenza del territorio circostante il castello, studiando mappe storiche e attuali, alla ricerca di cunicoli, passaggi segreti o semplicemente parti della struttura meno sorvegliate e quindi più accessibili. Lucia sa che la sfida è complessa, ma la sua esperienza le ha insegnato che, talvolta, le soluzioni più efficaci sono quelle che richiedono pazienza, astuzia e la capacità di guardare le situazioni da prospettive inusuali. Con questo spirito, si appresta a intraprendere la prossima fase delle sue indagini, consapevole che ogni passo avanti la porta più vicino alla verità. Risoluta, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere e si dirige verso la stazione dei carabinieri di Dervio. Il suo piano è chiaro: organizzare un appostamento nei pressi del castello nella speranza di intercettare qualcuno che vi entri furtivamente. Questo potrebbe fornire un pretesto legittimo per accedere all'interno durante l'operazione di polizia, senza necessità di un mandato. Arrivata in stazione, chiede di parlare con il maresciallo. Lucia: "Buongiorno, maresciallo. Ho un'idea che potrebbe aiutarci a progredire nelle indagini riguardanti il castello di Corenno Plinio e volevo discuterne con lei." Maresciallo: "Commissario Marini, buongiorno. Sono tutto orecchi. Di che si tratta?" Lucia: "Stavo pensando a un appostamento notturno nelle vicinanze del castello. Abbiamo ragione di credere che possa esserci un'attività sospetta in corso, forse legata al mio caso. Se riuscissimo a fermare qualcuno mentre cerca di entrare furtivamente, potremmo non solo avanzare nelle indagini, ma anche avere un motivo legittimo per accedere all'interno senza un mandato specifico." Maresciallo: "È un'idea interessante, commissario. Tuttavia, dobbiamo assicurarci che tutto sia fatto nel rispetto della legge. Un appostamento richiede una pianificazione accurata e, possibilmente, qualche indizio concreto che giustifichi la nostra presenza lì." Lucia: "Capisco perfettamente, maresciallo. E se potessi fornirle ulteriori informazioni sugli spostamenti sospetti e su alcuni eventi recenti che potrebbero essere collegati? Credo che, messi insieme, questi elementi possano costituire una base sufficiente per un'azione di questo tipo." Maresciallo: "In tal caso, potrei considerare l'idea più seriamente. Dovremmo documentare tutto accuratamente, per essere pronti a giustificare l'operazione se necessario. Potrebbe anche essere un'opportunità per raccogliere prove utili senza allarmare troppo i nostri sospettati." Lucia: "Esattamente. E, se durante l'operazione dovessimo trovare prove di attività illegali, avremmo una giustificazione ancora più forte per procedere. Inoltre, garantiremmo la sicurezza del patrimonio storico di Corenno Plinio." Maresciallo: "Va bene, commissario Marini. Organizziamo un incontro per discutere i dettagli e preparare un piano d'azione. Se riusciremo a trovare un equilibrio tra discrezione e efficienza, credo che possiamo procedere con l'appostamento." Non pienamente soddisfatta dell'esito della conversazione, Lucia si impegna a fornire al maresciallo tutte le informazioni e le prove raccolte fino a quel momento. Sa che l'operazione sarà delicata e richiederà una preparazione meticolosa, ma è anche consapevole che potrebbe essere la chiave per sbloccare l'accesso al castello e scoprire i segreti che si celano dietro i suoi antichi muri. Con una nuova direzione da esplorare, Lucia si sente un passo più vicina a svelare i misteri di Corenno Plinio.
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