Come incrementare la produzione di energia elettrica riducendo il numero delle pale eoliche sul territoriodi Marco ArezioL’impellente necessità di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili ha fatto sviluppare sul territorio molti progetti in ambiti diversi: eolico, solare, termico, biomasse, moto ondoso e altri progetti in fase di studio. Se da una parte la popolazione ha ben presente l’importanza di utilizzare e, quindi, di produrre energia pulita, dal punto di vista istituzionale e governativo, la burocrazia spesso mette in difficoltà i nuovi progetti verdi. Dal punto di vista della produzione di energia eolica sul territorio la presenza delle pale può creare un disturbo di carattere ambientale, in quanto spesso non si integrano in modo ottimale con il paesaggio, soprattutto se in presenza di aree tutelate in ambiti artistico-artistici. L’industria sta venendo incontro a queste necessità attraverso la produzione di parchi eolici che contano su un numero minore di pale per area considerata, ma con un’altezza maggiore del fusto che crea un’ estensione dell’area di rotazione maggiore. Un progetto di “repowering”, per esempio, che sta portando avanti al ERG in Sardegna, nei comuni di Nulvi e Ploaghe, con l’obbiettivo di sostituire le vecchie pale con una serie impianti la cui altezza passerà da 76 a 180 metri, ma il loro numero passerebbe da 51 a 27 realizzando, nello stesso tempo, una produzione di energia maggiore. Nonostante il parere negativo rispetto al progetto di repowering da parte della Regione Sardegna e del Ministero dei Beni Culturali, gli enti territoriali come i comuni dell’area sono favorevoli al progetto, in quanto la società Erg, riconosceranno una commissione sull’energia prodotta dal parco eolico, aiutandoli così a sostenersi finanziariamente in un periodo di riduzione generalizzata dei flussi monetari verso i comuni. Anche il sindacato FilctemCgil è favorevole al progetto in quanto permetterebbe di mantenere l’occupazione in un’area in cui trovare lavoro è complicato, inoltre non si capisce come si possa bloccare un progetto di sostituzione delle pale in un’area in cui già esistevano e soprattutto riducendone il numero. Per una volta la sindrome di Nimby, non nel mio giardino, per una volta non c’entra.
SCOPRI DI PIU'La resina acetalica o paraformaldeide (POM) è un polimero riciclato con ottime caratteristiche tecnichedi Marco ArezioIl POM, chiamato comunemente resina alcetalica, è un polimero semicristallino che si forma durante la omo (POM – H) o copolimerizzazione (POM – R) della formaldeide. L’omopolimero POM, (CH2O)n, è tra le materie prime più rigide, anche in assenza di elementi di rinforzo, e ha un’ottima stabilità dimensionale. Il Poliossimetilene o POM, è costituito da un ponte di metilene e un atomo di ossigeno, che attribuiscono al polimero un’alta resistenza e un costo produttivo contenuto rispetto ad altri polimeri dalle simili caratteristiche meccaniche. Le caratteristiche principali del POM sono: • Buona resistenza all’abrasione • Buona resistenza alle alte temperature (fino a 150° e costanti fino a 110°) • Elevata durezza di superficie • Basso coefficiente di attrito • Buon isolamento elettrico e dielettrico • Bassa permeabilità alle sostanze organiche, ai gas e ai vapori • Bassa resistenti agli acidi forti (PH4) • Bassa resistenza agli agenti ossidanti • Bassa resistenza ai raggi UV se non additivato • Bassa igroscopicità • Non saldabile ad alta frequenza Lavorazione del POM (Poliossimetilene) Il polimero può essere normalmente trattato con i soliti sistemi di lavorazione degli altri materiali termoplastici, tuttavia lo stampaggio a iniezione è un sistema di trasformazione del POM molto usato. Le ricette polimeriche con alto peso molecolare portano, normalmente, ad una lavorazione con sistemi di estrusione, mentre quelle leggermente reticolate sono più adatte al soffiaggio. Un’accortezza durante le fasi di stampaggio è quella di preriscaldare gli stampi ad una temperatura tra i 60 e i 130 °C, in questo caso il ritiro di lavorazione si riduce da 3 all’1% con la diminuzione della temperatura dello stampo, e il post ritiro aumenta in proporzione. Campi di applicazione del POM (Poliossimetilene) In virtù delle sue caratteristiche prestazionali in merito alla tenacità e durezza, i prodotti realizzati con il polimero POM sono adatti alla sostituzione di parti metalliche di uso tecnico, come leve, cuscinetti, viti, rotismi, bobine, raccorderie di tubi, parti di macchine utensili e componenti per pompe. Compound e blend con il POM (Poliossimetilene) Il polimero si presta a miscele tecniche che possano aumentarne la resistenza e la durabilità, infatti è possibile additivarli con fibra di vetro, sferette di vetro o cariche minerali. Inoltre è possibile creare dei blend tra il POM e il gli elastomeri PUR, queste miscele permettono di aumentare la tenacità ma, nello stesso tempo, diminuire la rigidità e la resistenza, aggiungendo normalmente circa il 50% di elastomeri PUR. E’ possibile aumentare anche il comportamento all’attrito o allo scorrimento a secco aggiungendo cariche di MoS2, PFT, PE od oli di silicone. Invece, per aumentare la stabilità al calore e la conducibilità elettrica si può aggiungere al POM la polvere di alluminio o di bronzo. Come si ricicla il POM (Poliossimetilene) Gli scarti del POM possono essere di tipo industriale o da post consumo, sono comunque entrambi validi prodotti per poter essere riciclati ed impiegati in miscele tecniche. Gli scarti di tipo industriale, che godono di una pulizia maggiore in partenza, sono generalmente preselezionati e successivamente macinati, per poi essere utilizzati in miscela con il macinato da post consumo o con il POM vergine. Questo dipende sempre dal tipo di trasformazione del polimero che si deve fare e da tipo di prodotto finale, sia per quanto riguarda le caratteristiche fisico - meccaniche che per aspetto estetico. Gli scarti da post consumo, hanno bisogno di una maggiore attenzione in fase di riciclo, infatti potrebbe essere necessario, dopo la selezione, un’attenta valutazione sull’eventuale passaggio in un mulino magnetico, per togliere eventuali parti metalliche, ed un lavaggio per separare il POM da elementi non metallici. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - POM
SCOPRI DI PIU'A partire dal 1200 d.C. nacque l’esigenza di regolare nelle città il problema degli rifiuti domestici e produttividi Marco ArezioA partire dal Medioevo gli agglomerati urbani che crescevano sulla spinta di interessi commerciali, religiosi, produttivi o politici, iniziavano ad affrontare il problema della gestione dei rifiuti, in città di piccole dimensioni ma molto popolose. In “fai da te” non era più una soluzione accettabile. Quando parliamo di rifiuti ci vengono in mente subito immagini come la plastica, la carta, il vetro, il metallo delle lattine e gli scarti alimentari, che costituiscono il mix dei consumi degli imballi moderni. Niente di tutto questo nel medioevo, in quanto, per le tipologie di materie prime a disposizione e per l’abitudine ad usare un modello di economia circolare, che noi stiamo riscoprendo solo ora, che puntava al riutilizzo di tutto quello che si poteva riutilizzare, i rifiuti erano differenti. In cucina si buttava veramente poco, sia come materie prime fresche che come cibi avanzati, i quali, erano ricomposti abilmente in altre forme di alimentazione. Da qui nasce la caratterizzazione della “cucina povera” fatti di elementi freschi che venivano dalla campagna, che seguivano le stagioni, con cui si realizzano piatti non raffinati ma essenziali. Le materie prime di cui disponevano le persone erano fatte principalmente di legno, ceramica, stoffe, coccio, rame per le pentole e ferro per altre attrezzature. Tutte queste tipologie di materiali, a fine vita andavamo eliminate. Inoltre, in quel periodo, esisteva anche il problema dello smaltimento delle deiezioni, che costituivano un pericolo principalmente di tipo sanitario oltre che di decoro. Nelle città, per un certo periodo, si producevano anche prodotti come il pellame e il cuoio che creavano scarti solidi e liquidi altamente inquinanti e maleodoranti i quali creavano grandi problemi igienico-sanitari, tanto che poi, come vedremo più avanti, si decise di delocalizzare queste attività fuori dai centri urbani. Tutti questi rifiuti solidi venivano abbandonati lungo le strade, giorno dopo giorno, creando problemi per la salute della popolazione residente e di decoro per le città che incominciavano ad attrarre viandanti per affari o pellegrini per attività religiose. I rifiuti liquidi delle attività artigianali venivano smaltiti nei fossi, nei fiumi o nei campi direttamente senza troppi riguardi. A partire dal XII secolo d.C. la crescita demografica e artigianale delle città faceva nascere la voglia di primeggiare dal punto di vista dell’importanza sociale e della bellezza architettonica, mettendo in competizione una città con l’altra. Il miglioramento dell’aspetto estetico dei centri abitati doveva passare anche sulla riqualificazione delle strade cittadine che non potevano più ospitare ogni sorta di liquame, rifiuto e scarto di cui la cittadinanza si voleva disfare. Nasce così a Siena, per esempio, l’ufficio della “Nettezza Pubblica”, situato in piazza del Campo che, a partire dal 9 Ottobre 1296, iniziò ad appaltare la pulizia delle aree cittadine per la durata di un anno. L’appalto consisteva, non solo della pulizia delle strade con il diritto di trattenere tutti i rifiuti considerati in qualche modo riutilizzabili, ma anche la pulizia delle aree dei mercati con l’acquisizione della proprietà delle granaglie di scarto. Inoltre il comune affidava all’appaltatore una scrofa con i suoi piccoli, che lo aiutassero nella pulizia di ciò che era commestibile per i maiali. Per quanto riguarda le attività artigianali, la prima forma di regolamentazione della gestione dei rifiuti produttivi la troviamo nelle Costituzioni di Melfi, emanate nel 1231 da Federico II, che costituivano la prima raccolta di leggi in materia sanitaria. In particolare imponeva lo spostamento di produzioni nocive per la popolazione, come la concia delle pelli o la produzione di cuoio, all’esterno delle aree abitate. In altre zone geografiche, come a Friburgo, città medioevale fondata nel 1120, importante centro dell’area Germanica, vennero realizzati numerosi canali in cui era severamente vietato riversare immondizie da parte dei cittadini. Gli scarti solidi, prodotti dalle case e dalle attività artigianali, dovevano essere conferiti ai centri di raccolta stabiliti dalle autorità che, poi, provvedevano allo smaltimento gettandoli nel fiume Dreisam. Il sistema però, non sembrava realmente funzionare, in quanto i cittadini, il più delle volte gettavano i rifiuti nei vari canali evitandosi la strada verso i centri di raccolta.Categoria: notizie - storia - economia circolare - riciclo - rifiuti
SCOPRI DI PIU'Economia Circolare: il Rifiuto del Rifiuto va “in Cenere”?di Marco ArezioNiente si scarta nei termovalorizzatori moderni. Dopo la produzione di corrente e di calore per il riscaldamento, anche la cenere ha una sua collocazione La cenere che viene prodotta attraverso l’incenerimento dei rifiuti nei termovalorizzatori, può avere una collocazione nell’ambito dell’economia circolare, in base a come si identifica il rifiuto dei forni e in base alle legislazioni nazionali vigenti in materia ambientale e di riutilizzo del materiale. La termovalorizzazione dello scarto non riciclabile dei rifiuti non è mai da vedere come una opzione al sistema di separazione e riciclo dei rifiuti, ma bensì un sistema integrativo al riciclo meccanico che intercetta e gestisce quella parte dei rifiuti non più riutilizzabili. L’incenerimento di questo scarto genera normalmente energia elettrica e calore per il riscaldamento delle nostre abitazioni, oltre ad essere impegnato in altri ambiti industriali come carburante alternativo alle fonti fossili. Quelle che vengono definite “Bottom Ashes” in campo internazionale, riguardano le ceneri residuali del processo di combustione dei rifiuti, che sono rappresentate dagli scarti incombusti delle masse poste nei forni. La composizione delle ceneri incombuste contempla residui di vetro, minerali, metalli ferrosi e non ferrosi e ceramiche, nella misura del 20-25% per ogni tonnellata immessa nel forno, secondo le indicazioni dell’ISWA (International Solid Waste Organization) che si occupa di promuovere e sviluppare la gestione sostenibile e professionale dei rifiuti in tutto il mondo. Le ceneri residuali vengono estratte dai forni attraverso un processo in cui si usa l’acqua per raffreddarle e per evitare che si creino polveri potenzialmente dannose, quindi la loro rimozione dagli impianti avviene sotto forma di agglomerati umidi e compatti. Fino a qualche anno fa, generalmente, le ceneri estratte non avevano una collocazione diversa da quello della discarica, ma con l’avvento dei processi dell’economia circolare, si è iniziato a considerare la possibilità di riutilizzarle. Considerando che i composti chimici contenuti nelle ceneri sono mediamente composti da Sodio, Alluminio, Potassio, Magnesio, Ferro, Calcio e Silicio, possiamo dire che la prevalenza dei componenti è normalmente è costituita da silicio, calcio e ferro. In merito alle analisi chimiche medie che ogni impianto fornisce, molti paesi si sono dotati di una legislazione per classificare queste ceneri e ne hanno consigliato i trattamenti e gli utilizzi. Vediamo quali indicazioni vengono da alcuni paesi: In Italia, in base al decreto n° 22 del 5 Febbraio 1997, le ceneri provenienti dagli impianti di incenerimento possono essere riutilizzate, se non contengono sostanze nocive, come inerte cementizio, ma solo dopo essere state opportunamente trattate. In realtà il loro utilizzo nel paese rimane ancora limitato rispetto alla produzione. L’Olanda regola la gestione delle ceneri all’interno del piano nazionale della gestione dei rifiuti (LAP) in cui compaiono, tra le altre, alcune indicazioni in merito all’uso del materiale di scarto dove trova largo impiego come componente dei terrapieni. In Danimarca, già nel 1987, il governo aveva permesso l’utilizzo delle ceneri prodotte dagli impianti di incenerimento come inerte per la costruzione delle strade, con l’obbiettivo di trovare un impiego per almeno l’85% dello scarto prodotto. Inoltre ne ha permesso l’utilizzo anche nell’edilizia civile abitativa solo a seguito del parere di carattere ambientale dell’Environmental Protecion Act. La Francia ha deciso di classificare le ceneri residuali attraverso analisi che possano identificare tre categorie ben distinte: V, M es S, attribuendo a queste tre categorie la percentuale di ceneri (50%, 30% e 20%) ammesse all’interno dei composti utilizzabili. In Spagna la maggior parte delle ceneri viene ancora inviata alle discariche anche se si sta promuovendo un uso, quale inerte, per la costruzione delle strade. In Finlandia l’uso degli inceneritori non è una priorità per il governo che preferisce seguire la strada dello smaltimento dei rifiuti tramite i gassificatori, quindi, indirizza le basse quantità di ceneri prodotte in discarica. La Germania dal 2006 permette l’utilizzo delle ceneri nella costruzione di strade, sempre che le analisi chimiche non individuino elementi potenzialmente dannosi per l’ambiente. Insieme all’Olanda, la Danimarca e la Francia, la Germania è il paese che riutilizza maggiormente questo scarto. L’impiego delle ceneri che provengono dagli impianti di incenerimento dei rifiuti, ove possibile, costituisce la piena circolarità delle materie prime, utilizzando integralmente ogni parte dei rifiuti attraverso i processi di riciclo, produzione di energia e riutilizzo degli scarti finali.Vedi maggiori informazioni sull'argomento
SCOPRI DI PIU'Impiego di Isolanti in Fibra di Poliestere Riciclata: Rivoluzionare l'Isolamento Termo-Acustico nell'Edilizia Sostenibiledi Marco ArezioNell'ambito dell'economia circolare, gli isolanti termo-acustici prodotti con fibre di poliestere riciclate rappresentano una soluzione innovativa e sostenibile per l'edilizia moderna. Questi materiali non solo contribuiscono alla riduzione dell'impatto ambientale, ma offrono anche prestazioni competitive rispetto agli isolanti tradizionali. In questo articolo, esploreremo la produzione, le caratteristiche, l'utilizzo, il confronto con altri isolanti termo-acustici riciclati, la riciclabilità e l'installazione di questi materiali. Produzione della Fibra di Poliestere RiciclataLa produzione di isolanti termo-acustici in fibre di poliestere riciclate inizia con la raccolta di PET (tereftalato di polietilene), normalmente proveniente dalle bottiglie di plastica e imballaggi. Questi rifiuti vengono puliti, triturati e trasformati in fiocchi e successivamente fusi e filati in fibre. Le fibre di poliestere riciclate sono poi cardate e agugliate per formare dei pannelli o rotoli isolanti. Questo processo da fibra riciclata, non solo riduce la quantità di rifiuti in discarica, ma riduce anche il consumo energetico e le emissioni di CO2 rispetto alla produzione di poliestere vergine. Caratteristiche Termo-Acustiche Gli isolanti in fibra di poliestere riciclata offrono eccellenti proprietà termo-acustiche. Grazie alla loro struttura fibrosa, questi materiali hanno una bassa conducibilità termica, che li rende efficaci nel limitare il trasferimento di calore. Ciò contribuisce a migliorare l'efficienza energetica degli edifici, riducendo la necessità di riscaldamento in inverno e di raffrescamento in estate. Dal punto di vista acustico, le fibre di poliestere assorbono e disperdono le onde sonore, migliorando così il comfort acustico all'interno degli spazi abitativi. Utilizzo in EdiliziaGli isolanti termo-acustici in fibra di poliestere riciclata trovano impiego in una vasta gamma di applicazioni nell'edilizia, dalla coibentazione di pareti, tetti e solai, all'isolamento di pavimenti e condotte HVAC. La loro versatilità e facilità di installazione li rendono adatti sia a nuove costruzioni che a progetti di ristrutturazione. Confronto con Altri Isolanti Termo-Acustici Riciclati Rispetto ad altri isolanti termo-acustici riciclati, come quelli in lana di roccia o fibra di vetro, gli isolanti in fibre di poliestere riciclate offrono vantaggi significativi in termini di sostenibilità e salute. Sono privi di leganti chimici nocivi, non irritano la pelle o le vie respiratorie durante l'installazione e sono completamente riciclabili a fine vita. Tuttavia, è importante considerare che ogni materiale ha le sue specifiche proprietà e applicazioni ottimali, e la scelta dovrebbe essere basata su una valutazione complessiva delle esigenze di isolamento, del contesto di utilizzo e degli obiettivi di sostenibilità. Riciclabilità Uno degli aspetti più rilevanti degli isolanti in fibra di poliestere riciclata è la loro riciclabilità. A fine vita, possono essere facilmente raccolti e reintrodotti nel ciclo produttivo per creare nuovi prodotti, contribuendo a ridurre ulteriormente l'impronta ecologica dell'edilizia. Questo ciclo chiuso è fondamentale per promuovere un'economia circolare nel settore delle costruzioni. Installazione L'installazione degli isolanti termo-acustici in fibre di poliestere riciclate è relativamente semplice e non richiede attrezzature speciali. I materiali possono essere tagliati a misura e adattati agli spazi da isolare. È importante seguire le migliori pratiche per garantire l'efficacia dell'isolamento, come la corretta sigillatura dei giunti e l'evitamento di ponti termici. Gli isolanti termo-acustici in fibre di poliestere riciclate sono disponibili in vari formati in commercio, adattandosi così a diverse esigenze di applicazione nell'edilizia. Questi materiali combinano sostenibilità con elevate prestazioni di isolamento, rendendoli una scelta popolare per progetti di costruzione e ristrutturazione orientati all'efficienza energetica e al comfort abitativo. Di seguito, esploriamo i formati disponibili e i valori di isolamento tipici associati a questi prodotti. Formati Disponibili Pannelli Rigidi o Semi-rigidi: Questi sono tra i formati più comuni e sono utilizzati per l'isolamento di pareti, tetti, solai e pavimenti. Offrono una buona resistenza alla compressione e sono facili da installare, tagliare e adattare alle diverse strutture edilizie. Rotoli: Flessibili e facili da dispiegare, i rotoli sono ideali per l'isolamento di grandi superfici, come tetti a falda e sottotetti. Possono essere facilmente tagliati per adattarsi a spazi irregolari, offrendo un'installazione rapida e efficiente. Battiscopa: Specificamente progettati per l'isolamento acustico di pareti divisorie interne e solai, questi formati offrono un'eccellente riduzione del trasferimento di suono tra le unità abitative o le stanze. Fiocchi: Usati per l'isolamento soffiato, i fiocchi sono particolarmente adatti per riempire cavità irregolari o difficili da raggiungere, come gli spazi tra le travi dei tetti. Materassini Acustici: Specializzati per l'isolamento acustico, questi prodotti sono spesso utilizzati in studi di registrazione, cinema in casa e altre applicazioni dove il controllo del suono è critico. Valori di Isolamento Termo-AcusticoI valori di isolamento degli isolanti termo-acustici in fibre di poliestere riciclate variano a seconda dello spessore e della densità del materiale. Ecco alcuni valori tipici: Conducibilità Termica (λ): La conducibilità termica di questi materiali si aggira comunemente intorno a 0,038 - 0,040 W/(m·K), che indica una buona capacità di limitare il flusso di calore attraverso l'isolante. Resistenza Termica (R): La resistenza termica, espressa in m²K/W, dipende dallo spessore del materiale isolante. Per esempio, un pannello di 100 mm di spessore con una conducibilità termica di 0,038 W/(m·K) avrà una resistenza termica di circa 2,63 m²K/W, offrendo un buon livello di isolamento termico. Coefficiente di Assorbimento Acustico (α): Questo valore varia a seconda della frequenza del suono, ma gli isolanti in poliestere riciclati possono raggiungere coefficienti di assorbimento acustico superiori a 0,8 (su una scala da 0 a 1) in specifiche bande di frequenza, indicando un'elevata capacità di assorbire il suono. Indice di Riduzione del Suono (Rw): Gli isolanti in fibre di poliestere possono avere indici Rw che variano significativamente, con valori che possono superare i 50 dB per configurazioni ottimali, indicando un'eccellente capacità di riduzione del trasferimento di suono attraverso le strutture isolate. Conclusione Gli isolanti termo-acustici in fibre di poliestere riciclate offrono una combinazione di versatilità, prestazioni e sostenibilità, rendendoli adatti a un'ampia gamma di applicazioni nell'edilizia moderna. La disponibilità in diversi formati assicura che possano essere impiegati in vari contesti di costruzione, mentre i loro valori di isolamento li rendono una scelta efficace per migliorare l'efficienza energetica e il comfort abitativo. La scelta del formato e dello spessore appropriati dipenderà dalle specifiche esigenze del progetto e dagli obiettivi di isolamento desiderati.
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