Il Record dei Prezzi delle Materie Prime Minaccia le Linee di Credito e le AziendeLa situazione internazionale delle materie prime plastiche che sta portando ad aumenti incredibili dei prezzi, in una continua rincorsa di record a causa di una enorme scarsità di offerta, sta mettendo a dura prova la capacità di approvvigionamento delle imprese.Uno dei motivi determinanti riguardano le linee di credito aziendali, che erano calibrate su un trend finanziario dove le materie prime avevano dei prezzi più contenuti e, che ora, non danno la disponibilità alle aziende di finanziare i propri acquisti di materie prime secondo i nuovi prezzi di mercato. Inoltre, alcuni istituti finanziari stanno lavorando in controtendenza, con l’obbiettivo di ridurre le disponibilità liquide per le aziende nel breve termine per la paura delle conseguenze sulle oscillazioni così violente dei prezzi delle materie prime. Questa tesi è supportata dall’idea che il livello così alto dei prezzi possa deprimere la redditività aziendale e incidere negativamente sui bilanci, considerando che in questo momento i clienti hanno due alternative: fermare la produzione per mancanza di materia prima o produrre realizzando una perdita sui contratti già acquisiti. Ma la domanda che circola insistentemente tra gli operatori del settore è quando si tornerà ad una situazione normale. Una risposta abbastanza condivisa vede il ritorno ad una situazione più tranquilla sui mercati nel momento in cui gli Stati Uniti dovessero riprendere la produzione di materia prima in modo regolare. Una regolarità che è mancata a causa della pandemia, delle tempeste invernali che hanno paralizzato una parte del paese e a causa della crisi della logistica via mare. La tempistica per il ritorno alla normalità rimane tuttavia incerta in attesa che si verifichino alcuni elementi essenziali: • Il miglioramento della situazione Covid negli Stati Uniti che, a seguito della campagna vaccinale massiccia, permetterà un ritorno al lavoro in modo completo. • La stagione delle tempeste dovrà definitivamente passare • Il ritorno di un’equa distribuzione dei containers vuoti in tutto il mondo così da permettere nuovamente la ripresa delle rotte commerciali. Vedi maggiori informazioni sulla finanza e la sostenibilità del business
SCOPRI DI PIU'Capire il Mondo Del Riciclo per Migliorare la VitaLa coscienza ambientale si sta finalmente diffondendo nella popolazione mondiale e, di conseguenza, la politica e le attività produttive si stanno rendendo conto che, volenti o nolenti, devono assecondare le richieste sempre più decise della gente. Dobbiamo però dire che il mondo non sta rispondendo in modo omogeneo a questo sentimento green, infatti, ci sono aree geografiche in cui la coscienza popolare è molto attiva nel perseguire uno stile di vita e di comportamenti collettivi più virtuosi, mentre in altre parti, l’ambiente è un elemento di nessun interesse e quindi con nessuna tutela. Qui entra in gioco, non solo una diversa percezione della protezione della natura, sotto forma di minor sfruttamento delle sue risorse e di minor inquinamento, attraverso per esempio la gestione dei rifiuti che produciamo, ma anche il rapporto tra gli oggetti che usiamo e il loro riciclo. E’ sicuramente un fatto culturale e di istruzione, l’affrontare o meno il problema ambientale e, di conseguenza, la gestione dei rifiuti, che possono essere visti come una risorsa, un investimento sulla tutela del nostro pianeta o vederli solo come rifiuti di cui liberarcene in modo veloce ed economico. La questione dei rifiuti è, e sarà centrale, nelle politiche di sostenibilità che molti paesi al mondo stanno sostenendo e non ci sarà progresso e sviluppo senza un’economia circolare condivisa e partecipativa. La globalizzazione di cui facciamo parte, ci fa toccare con mano come le azioni di una o più nazioni possano influenzare in modo indelebile la vita di altre nazioni da un capo all’altro del mondo. Questo lo si può vedere nell’inquinamento degli oceani dai residui plastici, per esempio, che vengono gettati nei fiumi invece che essere riciclati, creando un deficit ambientale anche in paesi lontanissimi da dove i rifiuti vengono dispersi. Questa è la globalizzazione ambientale, dove l’azione scellerata di alcuni può creare una catastrofe ecologica per tutti. La necessità di aumentare la coscienza ambientale, anche in questi paesi, è un fatto determinante se si vuole equilibrare e potenziare l’azione comune di miglioramento dell’ecosistema e della gestione dei rifiuti, incidendo sempre meno sullo sfruttamento delle risorse naturali. Questa cultura del riciclo deve crescere giorno per giorno, facendo partecipare a questo nuovo fenomeno, il numero più alto possibile di persone, non solo nei paesi più avanzati nel settore della raccolta, riciclo e reimpiego dei rifiuti, ma accompagnando anche le popolazioni meno sensibili alla circolarità dell’economia, verso una piena presa di coscienza dell’equilibrio tra vita e ambiente. In questo eBook si parlerà di molti argomenti, alcuni tecnici, alcuni divulgativi, alcuni curiosi ed alcuni istituzionali, toccando i campi più disparati del mondo variegato del riciclo dei rifiuti. Tratteremo di discariche, entrando nel dettaglio di quale ciclo di vita hanno i rifiuti che, in esse, vengono scaricati, parleremo di rifiuti elettronici, addentrandoci nella loro gestione, di riciclo illegale e delle conseguenze ambientali che questo comporta. Entreremo a capire quali normative internazionali sono state istituite per normare il riutilizzo delle materie prime che derivano dal riciclo a tutela della nostra salute. Ci occuperemo delle tecnologie, attuati e future, adatte a riciclare lo scarto raccolto, mettendo a confronto il riciclo meccanico con quello chimico, inoltre cercheremo di dare una panoramica sulla tossicologia delle materie plastiche. Nella gestione delle scelte verso il raggiungimento di una circolarità dei rifiuti, parleremo del ruolo che sta interpretando la finanza nel mondo dell’economia e della necessità che il ciclo produttivo mondiale si impegni a creare articoli più riciclabili o totalmente riciclabili. Cercheremo di illustrare come, a volte, affrontiamo delle scelte nel campo del riciclo in base a stereotipi e informazioni non corrette, specialmente quando si parla di plastica, molte volte sostenute da chiacchere di parte e non scientificamente obbiettive. Ci sarà spazio per parlare di riciclo dei tessuti, della carta, della plastica, dei componenti auto, del vetro e di tante altre famiglie di prodotti, suggerendo un corretto uso dei rifiuti per la creazione di prodotti finiti. Inoltre parleremo di tecnologie per l’individuazione e il controllo degli odori nel campo del riciclo che possono aiutare i consumatori ad un maggior impiego dei prodotti finiti riciclati.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - libro eBook versione ItalianaVedi altri libri sull'argomento
SCOPRI DI PIU'La valorizzazione dei polimeri riciclati passa anche attraverso la soluzione del problema degli odoridi Marco ArezioIn un’ottica di economia circolare i polimeri riciclati che provengono dal post consumo, quindi dalla raccolta differenziata domestica, devono essere valorizzati riuscendo a risolvere anche il problema degli odori. La necessità di utilizzare maggiormente i polimeri riciclati che provengono dal post consumo è ormai diventata una questione primaria per il riciclo delle materie plastiche. Come riportato nell’articolo apparso sul portale della plastica e dell’economia circolare rMIX è necessario che si verifichino due condizioni fondamentali: Rimodulazione delle aspettative estetiche dei prodotti finiti fatti in plastica riciclata Riduzione o cancellazione degli odori che i prodotti fatti con l’input da post consumo portano con se dopo la produzione.Nel primo caso è importante poter produrre più prodotti con plastiche riciclate, specialmente quelli oggi realizzati con plastiche vergini solo per questioni estetiche che si potrebbero definire trascurabili, aumentando così il consumo di rifiuti plastici. Nel secondo caso, il problema dell’odore, condiziona ancora fortemente gli acquisti di granuli riciclati, specialmente in quei paesi dove è meno sentita la problematica della difesa ambientale. Se vogliamo fare un esempio, un flacone del detersivo prodotto con un HDPE riciclato, mantiene dopo la produzione una quota di odore (profumo?) di detersivo che proviene dalla lavorazione dei flaconi della raccolta differenziata, in cui le fragranze dei liquidi contenuti precedentemente rimangono anche dopo il lavaggio. Come vedete non è un problema invalidante per chi dovrà riempire nuovamente il flacone riciclato con liquidi profumati, ma è, ed è stato sempre un tema discusso dagli acquirenti di polimero. Sebbene le cose da questo punto di vista stiano lentamente cambiando, dove si trovano maggiori complicazioni sono quei prodotti fatti con PP o PP/PE o LDPE la cui materia prima ha contenuto residui alimentari, detergenti, cosmetici o dove il processo di rigenerazione presenza delle criticità. I fattori che contribuiscono maggiormente alla creazione degli odori sono rappresentati da: Residui alimentari, che creano processi microbiologici Residui di cosmetici che presentano difficoltà di pulizia durante il lavaggio Tensioattivi che vengono inglobati nelle plastiche Contaminazioni nelle acque di lavaggio del rifiuto plastico Contaminazioni causate dalla degradazione dei polimeri in fase di produzione dei granuli. Ad oggi una soluzione piena e definitiva del problema, da applicare nella produzione su larga scala dei polimeri riciclati, sembra non esserci ancora, infatti, si stanno percorrendo varie strade per cercare di mitigare e, in un futuro risolvere la presenza di questi odori. Copertura degli odori Esistono sul mercato numerosi prodotti, sotto forma di masterbach, che si utilizzano in fase di estrusione o iniezione dei prodotti, contenenti varie fragranze che aiutano a mitigare un odore pungente come può essere quello di alcune produzioni di polimeri. Le fragranze sono numerose: vaniglia, pino, fragola, arancia, limone, lavanda e tante altre. Processi Meccanici Esistono impianti di produzione dei granuli riciclati che, durante la lavorazione degli scarti plastici e della produzione del granulo stesso, riducono in modo sostanziale le fonti che generano gli odori sgradevoli. Questi impianti si basano su una tripla combinazione tra filtrazione, degasaggio e aspirazione delle parti volatili in modo da migliorare il problema. Ricerca scientifica Nello stesso tempo la ricerca sta facendo passi avanti per cercare di individuare, in modo scientifico ed inequivocabile la fonte degli odori dei composti provenienti dalla raccolta differenziata. L’istituto tedesco Fraunhofer Institute for Process and Engineering and Packaging (IVV) sta studiando come migliorare i processi di riciclo dei rifiuti da post consumo. Il lavoro si concentra, con un approccio olfattometrico e analitico, allo studio e la catalogazione degli odori presenti nelle plastiche post consumo, valutandone l’intensità e la provenienza, identificando i materiali che li producono attraverso un’analisi chimica. I dati raccolti da queste catalogazioni scientifiche aiuteranno i ricercatori a trovare processi adatti alla soluzione dei problemi causati dal decadimento microbiologico, dall’invecchiamento della plastica, dai risultati chimici dei processi termici e dai residui delle lavorazioni meccaniche della plastica che causano odori sgradevoli.Controllo analitico degli odori in laboratorioOggi abbiamo comunque la possibilità, attraverso una strumentazione di laboratorio, che unisce l'attività di un gascromatografo (GC) e uno spettrometro a mobilità ionica (IMS) di avere un quadro preciso sull'intensità e sulla natura degli odori che provengono dal rifiuto da riciclare o dalla scaglia o granulo prodotti dalle plastiche post consumo. Questo strumento ci aiuta ad individuare i componenti molesti dal punto di vista odoroso nei rifiuti in ingresso, ma anche sulla materia prima prodotta o sui prodotti finali realizzati con la plastica riciclata, così da stabilire azioni correttive o, con il cliente, un range analitico e non opinabile, del livello odori nei prodotti ed accettato dalle parti.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - odori - post consumo
SCOPRI DI PIU'La fibra di cellulosa sarà la nuova frontiera per gli imballi alimentari certificati e circolaridi Marco ArezioIl vetro, la plastica e l’alluminio sono materie prime che troviamo sulle nostre tavole espresse in bottiglie per le bibite, ma oggi potrà esserci una nuova materia prima, ecosostenibile che potrebbe sostituire i vecchi materiali. Stiamo parlando della fibra di cellulosa che viene dalla gestione sostenibile delle foreste, dove gli alberi che vengono abbattuti sono rimpiazzati in numero superiore, creando un beneficio sull’assorbimento sempre maggiore della CO2 nell’atmosfera. La bottiglia a cui Coca-Cola sta pensando è fatta, ora, in fibra di cellulosa con all’interno un sacchetto di rPET e un tappo di plastica, che garantiscono la conformità alle normative sugli alimenti. Ma il futuro per Coca-Cola è sostituire anche il sacchetto interno di rPET e il tappo in plastica con materiali del tutto compatibili con la struttura esterna in fibra di cellulosa, quindi possa essere riciclata come qualsiasi carta, ma possa e debba rispettare tutti gli standard di sicurezza per gli imballi alimentari. Coca-Cola non è la sola azienda che sta lavorando a questo progetto, infatti anche altre note aziende come L’Oréal, Carlsberg, Pernot Ricard e Alpla sono allo studio di imballi di fibra di cellulosa per trovare un’alternativa alla plastica, al vetro e all’alluminio. La base di queste ricerche e questi nuovi progetti partono dal concetto di dare al consumatore un prodotto che appaia meno impattante possibile sull’ambiente e, sicuramente, la riforestazione intensiva per l’approvvigionamento della fibra di cellulosa ha un ottimo impatto ambientale e sociale. Ma non dobbiamo dimenticare che gli imballi di carta o di vetro o di plastica o di alluminio, al termine del loro ciclo di vita rimangono sempre un rifiuto e, per questo, deve essere riciclato e non disperso nell’ambiente con il falso convincimento che essendo di carta, l’imballo, potrebbe essere abbandonato dove più ci fa comodo, come se si riciclassero da soli.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - carta Photo:PabocoVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'Il Lavaggio dei Rifiuti Plastici da Post Consumo si Fa in Tredi Marco ArezioI rifiuti plastici da post consumo sono, in termini quantitativi, tra le maggiori voci che compongono il paniere degli scarti che la nostra società produce.Se fino a pochi anni fa non veniva applicato un riciclo meccanico intensivo ma si cercava di separare ed estrarre solo plastiche nobili, oggi la consapevolezza ambientale e la necessità di ridurre il conferimento di rifiuti nelle discariche, ha imposto un uso sempre più massiccio dei polimeri da post consumo riciclati per la creazione di nuovi prodotti finiti, realizzando il più possibile la circolarità della filiera. Non è stata una svolta improvvisa, c’è voluto tempo per sovvertire il preconcetto culturale che un prodotto fatto con i polimeri riciclati fosse di seconda categoria rispetto ad uno fatto con materia prima vergine. Quando l’opinione pubblica ha sdoganato l’uso delle materie prime riciclate come elemento necessario e insostituibile della nostra vita, la domanda è cresciuta in modo esponenziale. Non c’è dubbio che, dal punto di vista industriale, il trattamento dei rifiuti plastici da post consumo per la creazione di una materia prima, che assume una nuova nobiltà estetica e strutturale nei prodotti, ha bisogno, oggi, di un approccio al riciclo decisamente più professionale e qualitativo rispetto al passato. Infatti, nel ciclo di lavoro dello scarto plastico da post consumo, che contempla la raccolta, la selezione, la macinazione, la separazione, il lavaggio e la granulazione, è interessante soffermarci sulla fase del lavaggio per capire meglio alcuni aspetti. Il concetto di lavaggio deve prevedere tre passaggi fondamentali a cui non ci si può sottrarre, se si vuole realizzare una materia prima adatta ad una produzione di un buon granulo plastico. I tre passaggi dell’attività di lavaggio sono qui riassumibili: • Lavaggio degli scarti attraverso una macchina con lavaggio forzato, che permette, attraverso l’azione dell’acqua e della rotazione centrifuga del cestello di contenimento della plastica, un distaccamento di parti inquinanti, come residui organici alimentari, sabbia, terra o altro, che altrimenti non avverrebbe in una vasca tradizionale con acqua. • Utilizzo di una vasca di decantazione in cui i materiali, che sono usciti dalla fase di lavaggio forzato, fanno un percorso studiato, in termini di velocità di movimento e di lunghezza, nella quale avviene una separazione degli scarti plastici per peso specifico. Infatti, i materiali con peso specifico più leggero come l’HDPE, LDPE, il PS e il PP, che costituiscono le famiglie di maggiore presenza nei rifiuti da post consumo, rimangono a galla, mentre quelli con il peso specifico maggiore come i materiali caricati, il PVC e altri elementi affondano. • Ultimo impianto indispensabile per concludere un buon ciclo di lavaggio delle materie plastiche da post consumo è la centrifuga. Infatti una volta lavato con energia gli scarti, averli separati da plastiche con peso specifico diverso, è assolutamente necessario, prima della produzione della materia prima finale, ridurne la concentrazione dell’umidità. Attraverso il passaggio degli scarti stessi nella centrifuga è possibile abbattere percentuali di umidità elevate che causano molti problemi, quali il degrado del polimero, la creazione di difetti estetici sul prodotto finito ed una sostanziale riduzione delle prestazioni meccaniche. La fase di lavaggio, nelle attività di riciclo dei materiali da post consumo, ha visto spesso affermarsi una sbagliata teoria definibile della “sciacquatura”, dove il processo prevedeva l’immersione del macinato plastico in vasche con una bassa qualità dell’acqua, una elevata velocità di flottazione degli scarti e una lunghezza della vasca non adeguata. Tutto questo si rifletteva in un deciso risparmio economico, un aumento della produzione oraria del reparto ma con una bassa o bassissima qualità del futuro polimero. Se, a parziale difesa di questo approccio, possiamo ricordare che nel passato i polimeri che derivavano dagli scarti da post consumo erano impiegati solo per prodotti di bassa qualità, dobbiamo però ricordare che oggi, ci si aspetta una qualità più alta da questa famiglia di polimeri in quanto è aumentata la platea di utilizzo. Un basso livello qualitativo di processo in fase di lavaggio, separazione ed asciugatura, porta inevitabilmente con sé anche il problema degli odori delle plastiche da post consumo. Se abbiamo parlato in precedenza di aspetti negativi legati alla meccanica e all’estetica dei prodotti, risparmiare tempo e tecnologia nelle 3 fasi che costituiscono il lavaggio, incrementa in modo considerevole l’odore sgradevole nei prodotti finiti realizzati con polimeri che hanno subito un processo di lavaggio scadente. La presenza di odori pungenti e persistenti nei prodotti finiti, comporta non solo la riduzione delle vendite in termini quantitativi, ma porta anche al deprezzamento dell’articolo stesso, con una riduzione dei margini di contribuzione dell’azienda.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - post consumo - lavaggio
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