Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 6: Il Puzzle Incompletodi Marco ArezioAll’interno dei laboratori di MilanTech, il commissario Lucia Marini osservava con attenzione mentre Enrico Sartori e il professor Ferrari lavoravano fianco a fianco, immersi nella complessa procedura di decifrare la formula del polipropilene. L'atmosfera era carica di un'attesa quasi tangibile, ogni movimento preciso, ogni sguardo concentrato sullo schermo del computer davanti a loro. Il silenzio era rotto solo dal ticchettio delle tastiere e dal mormorio occasionale delle macchine. Enrico Sartori e il professor Ferrari erano seduti uno accanto all'altro, davanti a una grande lavagna con scritte molte formule chimiche. Ferrari: "Enrico, da dove iniziamo? Questa sequenza di dati è monumentale." Sartori: "Concentriamoci prima sulle sezioni che riconosciamo. La formula è criptata, ma alcune parti dovrebbero seguirci come un filo d'Arianna." Mentre scorrevano i dati, la concentrazione era palpabile. Ogni tanto, Ferrari si fermava, indicando la lavagna. Ferrari: "Ecco, questa parte qui. Questi composti non ti sembrano familiari?" Sartori: "Sì, assolutamente. Questa è una sequenza che ho sviluppato durante i miei primi esperimenti. Se seguiamo questa via, potremmo..." La loro conversazione tecnica continuava, saltando da una scoperta all'altra, mentre iniziavano a decifrare pezzi della formula. Ma, dopo ore di lavoro, Sartori si arrestò bruscamente, un'espressione di confusione sul volto. Sartori: "Aspetta, questo non ha senso. Questa parte della sequenza... manca. È come se fosse stata estratta deliberatamente." Ferrari, inclinando la testa per vedere meglio la pergamena, annuì lentamente. "Vedo cosa intendi. Ma perché qualcuno dovrebbe togliere solo una parte? Se volessero impedirci di ricostruirla, perché non distruggere tutto?" Sartori: "Questo è esattamente ciò che mi preoccupa. È come se... come se qualcuno volesse essere l'unico a detenere la formula completa." Il professor Ferrari, con la fronte corrugata in una smorfia di preoccupazione, si chinò per esaminare meglio il problema. "Come è possibile? Pensavo avessi detto che solo tu sapevi della pergamena, Enrico." Sartori, pallido, si passò una mano tra i capelli in segno di frustrazione. "Era quello che credevo... ma ora," la sua voce tremava leggermente, "inizio a chiedermi se sono stato pedinato o spiato. Perché qualcuno dovrebbe togliere solo una parte della formula invece di rubare direttamente la pergamena?" Marini, che aveva seguito silenziosamente il loro lavoro, intervenne: "Potrebbe significare che il ladro ha voluto assicurarsi di essere l'unico a possedere la formula completa. Forse 'Il Custode' sapeva già dove si trovava la sequenza mancante e ha agito per mantenere il controllo esclusivo su di essa." Il pensiero che 'I Custodi dell'Ombra' potessero essere un passo avanti rispetto a loro gettava un'ombra ancora più cupa sulla situazione. "Dobbiamo scoprire dove si trova la parte mancante della formula," disse Marini, il suo tono deciso. Sartori, ancora scosso dalla rivelazione, annuì lentamente. "C'è solo un posto dove 'Il Custode' avrebbe potuto nascondere la sequenza senza destare sospetti... un luogo che conosce solo la cerchia interna dei Custodi." Marini si avvicinò, l'interesse era palpabile. "E dove sarebbe, Enrico?" "Al castello di Corenno Plinio," rispose Sartori. "Un luogo che per noi era più un santuario della scienza che un rifugio. Se c'è una speranza di trovare la formula completa, è lì." Sartori era a conoscenza del castello di Corenno Plinio e del suo ruolo come luogo di riunione per 'I Custodi dell'Ombra' grazie al suo coinvolgimento, seppur riluttante, con l'organizzazione. Durante i primi giorni della sua collaborazione, era stato invitato a partecipare a una riunione al castello, presentata come un'opportunità per discutere il futuro della scienza e della tecnologia con menti affini. Questa esperienza gli aveva rivelato l'esistenza e le intenzioni più oscure dei Custodi, ma anche l'importanza che essi attribuivano a Corenno Plinio come loro santuario segreto. Decisa a non perdere tempo, Marini organizzò immediatamente una spedizione verso il castello, armata di questa nuova informazione. Prima di partire, però, notò un piccolo foglietto caduto a terra vicino alla postazione di lavoro di Sartori. Lo raccolse, scoprendo che era un appunto scritto a mano con una serie di coordinate e la parola "Corenno", si convinse che poteva essere la pista giusta. Il fogliettino con le coordinate di Corenno Plinio, ritrovato dal commissario Marini, era un indizio lasciato involontariamente da uno dei membri dei Custodi. Nei giorni precedenti la rivelazione di Sartori, 'I Custodi dell'Ombra' avevano incrementato le loro precauzioni, temendo che la collaborazione di Sartori con la polizia potesse esporre il loro segreto meglio custodito. Durante una delle loro comunicazioni criptate, avevano deciso di rivedere i protocolli di sicurezza intorno al castello, e uno dei membri, operando in fretta, aveva annotato le coordinate su un foglietto come promemoria personale. Questo membro, in seguito identificato come un intermediario tra Sartori e il resto dell'organizzazione, aveva visitato il laboratorio per assicurarsi che Sartori stesse seguendo le direttive dei Custodi e, in quella circostanza, aveva perso il foglietto. "Potrebbe essere questo l'indizio che ci serve," mormorò Marini, mostrandolo a Conti. Il castello di Corenno Plinio, nascosto tra le nebbie del tempo sulla sponda orientale del Lago di Como, si ergeva come un monolite silenzioso, testimone di secoli di storia. Nei racconti degli abitanti locali, il castello era avvolto in un'aura di mistero e leggenda, un luogo che pochi osavano avvicinare, ancor meno esplorare. Costruito in epoca medievale, con le sue torri che si stagliavano contro il cielo e le mura che sembravano sorgere direttamente dalla roccia, il castello aveva visto passare signori e contadini, guerre e pace, ma ora, negli anni '50, aveva trovato una nuova e più oscura vocazione: quella di essere il cuore pulsante dell'organizzazione segreta nota come 'I Custodi dell'Ombra'. Il paese di Corenno Plinio, adagiato ai piedi del castello, era un insieme pittoresco di case in pietra e viuzze acciottolate, dove la vita scorreva lenta, immutabile al passare del tempo. In quel periodo, il paese viveva principalmente di pesca e di un timido turismo, attratto dalle incantevoli vedute del lago e dalla semplice ospitalità dei suoi abitanti. Le famiglie di Corenno Plinio, unite da generazioni di conoscenza reciproca e da legami di parentela, condividevano le gioie e le fatiche quotidiane, creando una comunità stretta e resiliente. Tuttavia, nonostante la serenità apparente, l'ombra del castello aleggiava sul paese. Molti erano i racconti sussurrati di notte, vicino al fuoco, su strane luci che a volte brillavano tra le antiche mura o su figure incappucciate che si muovevano in silenzio lungo i sentieri boscosi che portavano al castello. Per la maggior parte degli abitanti, queste storie erano solo vecchie leggende, ma per alcuni, erano un monito a mantenere le distanze dal castello e dai suoi segreti. Nessuno a Corenno Plinio sapeva della vera natura del castello come sede dei 'Custodi dell'Ombra', né delle loro riunioni segrete in cui si decideva il destino della scienza lontano dagli occhi del mondo. L'organizzazione aveva scelto il castello proprio per la sua isolata bellezza e per la tranquillità che il paese offriva, un luogo dove poter operare indisturbati, celati dalla nebbia e dal silenzio. Quando il commissario Lucia Marini e il suo team arrivarono a Corenno Plinio, seguendo le tracce lasciate da Sartori e dal misterioso foglietto, si trovarono di fronte a questo contrasto tra la quiete del paese e l'inquietante presenza del castello. Mentre iniziavano le loro indagini, cercando di tessere insieme i fili di un intrigo che si estendeva ben oltre i confini del paese, si resero conto che il castello di Corenno Plinio era molto più di un semplice luogo di incontro per scienziati dall'etica discutibile; era un enigma da risolvere, il cuore di un mistero che avrebbe potuto cambiare per sempre la vita del paese e il corso della scienza stessa. Per raccogliere informazioni cruciali riguardo al castello di Corenno Plinio e agli insoliti movimenti di persone che potrebbero essere collegati a 'I Custodi dell'Ombra', il commissario Lucia Marini decise di parlare con tre figure chiave della comunità. Il suo piano includeva un incontro con il dottor Francesco Branchini, medico condotto volontario, il maresciallo Marco Valenti, comandante della caserma dei carabinieri di Dervio, il piccolo paese confinante con Corenno Plinio e sotto la cui competenza giurisdizionale cadeva il comune del castello, e infine il sindaco di Corenno Plinio, il signor Giorgio Albertini. Marini iniziò la sua indagine dal dottor Branchini, trovandolo nella sua abitazione, un'incantevole casa vista lago situata in fondo alla scala che dalla piazza della chiesa scendeva verso il lago. Il dottor Branchini, un medico pavese ritiratosi in pensione sul lago, dedicava il suo tempo alla comunità offrendo servizi medici gratuitamente. Era conosciuto e amato da tutti per la sua generosità e per la sua passione per la pesca e la vita sul lago. Marini: "Buongiorno, dottor Branchini. Sono il commissario Lucia Marini. Spero di non disturbarla." Branchini: "Commissario Marini, benvenuta a Corenno Plinio. È raro vedere la polizia qui, soprattutto per una visita di cortesia. Come posso esserle utile?" Marini: "Sto indagando su alcuni eventi recenti legati al castello qui vicino. Abbiamo motivo di credere che possa esserci stata un'attività insolita. Lei ha notato qualcosa di strano, magari persone non del posto o comportamenti sospetti?" Branchini: "Ah, il castello. Un luogo affascinante, ma sempre stato avvolto da un'aura di mistero. Devo dire che, nella mia tranquilla routine di pensionato, passo la maggior parte del mio tempo tra la pesca, la mia piccola barca a remi e la cura della mia casa. Tuttavia, è vero che ultimamente ho visto alcune facce nuove, persone che non sembravano turisti né interessati alla bellezza del nostro lago." Marini: "Potrebbe dirmi di più su queste persone? Ogni dettaglio potrebbe essere importante." Branchini: "Certamente, commissario. Alcuni di questi individui avevano l'aria di chi cerca di passare inosservato, ma senza riuscirci realmente. Spesso li vedevo all'alba, quando prendo la mia barca per qualche ora di pesca. Si dirigevano verso il castello, ma non sembravano apprezzare la natura o il silenzio del mattino, come fanno la maggior parte delle persone che vengono qui." Marini: "Interessante, dottor Branchini. La sua testimonianza potrebbe rivelarsi molto utile. La ringrazio per la sua collaborazione." Branchini: "È il minimo che posso fare per il nostro tranquillo paese. Se ci sono altre domande o se posso aiutarla in qualche altro modo, non esiti a chiedere, commissario." Dopo aver ringraziato il dottor Branchini per le preziose informazioni e per l'ospitalità, Marini si apprestò a continuare la sua indagine parlando con il maresciallo Marco Valenti della caserma dei carabinieri di Dervio e il sindaco Giorgio Albertini, sperando di mettere insieme i pezzi del puzzle e di scoprire cosa stesse realmente accadendo nel misterioso castello di Corenno Plinio. Maresciallo Marco Valenti era il caposaldo della stazione dei carabinieri di Dervio, una piccola località a ridosso del Lago di Como. Con una carriera lunga e onorata alle spalle, Valenti era noto per il suo approccio equilibrato alla legge, una miscela di fermezza e umanità che gli aveva guadagnato il rispetto sia dei colleghi che della comunità locale. Oltre alla sua dedizione al dovere, Valenti era un uomo di grande cuore, profondamente radicato nella vita del paese, partecipando attivamente alla vita sociale e offrendo spesso una mano amica a chi ne aveva bisogno. Il commissario Lucia Marini, insieme al suo assistente, arrivò alla stazione dei carabinieri di Dervio nel tardo pomeriggio. Ad accoglierli fu proprio il maresciallo Valenti, un uomo di statura media, con i capelli iniziando a ingrigire e uno sguardo che trasmetteva sia autorità che gentilezza. Marini: "Buonasera, maresciallo Valenti. Sono il commissario Lucia Marini, e questo è il mio assistente. Veniamo dalla questura di Milano per discutere di una questione di particolare importanza." Valenti: "Commissario Marini, benvenuti a Dervio. È un piacere fare la vostra conoscenza. Come posso assistervi?" Marini: "Siamo qui per un'indagine legata al castello di Corenno Plinio. Abbiamo motivo di credere che possa essere in corso un'attività sospetta, forse legata a un gruppo conosciuto come 'I Custodi dell'Ombra'. Siamo interessati a monitorare gli spostamenti nella zona nei prossimi giorni e ci chiedevamo se poteste collaborare con noi inviando delle pattuglie." Valenti annuì, ascoltando attentamente le parole del commissario. Valenti: "Il castello di Corenno Plinio, eh? Sì, è una struttura che ha sempre destato curiosità, anche tra noi del posto. Riguardo alla vostra richiesta, saremo più che felici di assistervi. La sicurezza dei nostri cittadini e la tutela del nostro patrimonio sono priorità assolute." Marini: "Apprezziamo molto la vostra disponibilità, maresciallo. Oltre alle pattuglie, ci sarebbe utile sapere se avete notato recentemente movimenti insoliti o persone sconosciute nei dintorni del castello." Valenti: "Ultimamente la zona è stata tranquilla, ma teniamo sempre gli occhi aperti. Ora che mi avete informato, aumenteremo la nostra vigilanza e vi terremo aggiornati su qualsiasi sviluppo." Nel proseguire la loro conversazione, il commissario Lucia Marini rivolse al maresciallo Marco Valenti un'altra domanda, mirando a scavare più a fondo nelle possibili attività sospette legate al castello di Corenno Plinio. Marini: "Maresciallo, nei vostri anni di servizio qui a Dervio, avete mai notato qualcosa di sospetto riguardante il castello? E, per caso, esiste un'area all'interno o nei pressi del castello che sembra abitata o utilizzata di recente?" Valenti rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulle sue esperienze passate e su quanto avesse osservato nel corso degli anni. Valenti: "Commissario, il castello ha sempre avuto un'aura di mistero, come sa. Nel corso degli anni, ci sono stati diversi rapporti di attività sospette, ma nulla che abbiamo potuto confermare concretamente. La maggior parte delle volte, si sono rivelati falsi allarmi o semplici curiosi attratti dalle leggende del castello." Fece una pausa, pensando alla seconda parte della domanda. Valenti: "Per quanto riguarda un'area abitata, il castello è ampio e pieno di vecchi anfratti. Alcune parti sono crollate o sono inaccessibili. Tuttavia, ci sono state occasioni in cui abbiamo trovato tracce che suggerivano una presenza umana recente. Niente di definitivo, intendiamoci, ma accampamenti temporanei o fuochi spenti da poco. Sempre niente che potesse indicare una presenza stabile o permanente." Marini: "Interessante, maresciallo. Queste tracce di presenza umana, avete mai potuto collegarle a qualcuno o a qualcosa in particolare?" Valenti: "Purtroppo no, commissario. La natura isolata del castello e la facilità con cui si può rimanere nascosti tra le sue mura hanno sempre reso difficile tracciare chiunque decida di utilizzarlo per... beh, per qualsiasi scopo. Tuttavia, ora che mi avete informato della vostra indagine, presteremo particolare attenzione a questi dettagli." Marini: "Vi ringrazio, maresciallo. Ogni pezzo di informazione potrebbe essere il tassello che ci manca. La vostra collaborazione è preziosa." Valenti: "Siamo qui per questo, commissario. E se ci fossero sviluppi o se dovessimo trovare qualcosa di concreto, sarete i primi a saperlo." Concludendo il loro colloquio, Marini si sentì un passo più vicina a svelare i misteri del castello di Corenno Plinio. La menzione di segni di presenza umana recente all'interno del castello aggiungeva un ulteriore livello di urgenza alla sua indagine, alimentando la sua determinazione a scoprire la verità nascosta tra le antiche mura. Sciolsero la riunione con una stretta di mano, Marini e Valenti confermarono la loro collaborazione, segnando l'inizio di un'operazione congiunta volta a svelare i segreti che si celavano dietro le antiche mura del castello di Corenno Plinio. Per Marini, l'incontro con Valenti non solo aveva rafforzato le sue speranze di risolvere il caso, ma aveva anche evidenziato la forza della comunità e il valore dell'unione di sforzi per un obiettivo comune. Il municipio di Corenno Plinio si trovava nel centro del piccolo paese, un'antica costruzione in pietra che si ergeva maestosa sulla piazza principale, testimone silenzioso delle generazioni che si erano succedute nel corso degli anni. L'edificio, risalente al XVII secolo, conservava ancora l'eleganza della sua architettura originaria, con i suoi archi in pietra accuratamente lavorati e le finestre ad arco che si affacciavano sulle strette vie acciottolate del paese e sulle acque scintillanti del lago di Como. La facciata era ricoperta di edera, che si arrampicava fino al tetto di tegole rosse, donando all'edificio un aspetto quasi incantato, come se fosse uscito direttamente da una fiaba. Un piccolo orologio, posizionato al centro della facciata sopra l'ingresso principale, scandiva inesorabile il tempo che fluiva lentamente a Corenno Plinio, ricordando agli abitanti l'importanza della storia e delle tradizioni. L'ufficio del sindaco, situato al primo piano, era accessibile attraverso una scala in pietra, anch'essa antica, che cigolava sotto il peso dei passi. Questo spazio, pur essendo funzionale come qualsiasi ufficio moderno, conservava il fascino dell'antico, con mobili in legno scuro che parevano essere stati lì da sempre, librerie colme di volumi polverosi che raccontavano la storia del paese e dei suoi dintorni, e un grande camino in pietra che occupava una parete intera, testimone silenzioso di innumerevoli inverni. La scrivania del sindaco, un massiccio pezzo di falegnameria artigianale, dominava la stanza, collocata davanti a una delle grandi finestre che offrivano una vista mozzafiato sul lago. Sopra la scrivania, tra documenti e cartelle, troneggiava un antico calamaio di ottone, accanto a una penna d'oca che sembrava aspettare solo di essere usata per scrivere il prossimo capitolo della storia di Corenno Plinio. Nonostante l'ufficio fosse dotato di tutti gli strumenti necessari per l'amministrazione moderna, come macchine da scrivere e schedari di metallo, era palpabile una sensazione di rispetto per il passato, come se il sindaco Giorgio Albertini avesse voluto creare un ponte tra le epoche, unendo la saggezza degli antichi alla visione del futuro. Questo spazio non era solo un luogo di lavoro, ma un simbolo dell'identità di Corenno Plinio, un rifugio dove ponderare le decisioni che avrebbero plasmato il destino del paese e dei suoi abitanti. Il sindaco Giorgio Albertini, uomo di mezza età con un viso accorto e occhi scrutatori, era noto per la sua capacità di navigare le complesse dinamiche politiche e sociali di Corenno Plinio. Tuttavia, la sua abilità nel mantenere un certo livello di ambiguità nelle sue risposte lo rendeva una figura enigmatica agli occhi di molti. Quando il sindaco fece il suo ingresso nell'ufficio, il commissario Lucia Marini si alzò in piedi, estendendo la mano in segno di saluto. Albertini, un uomo dall'aspetto curato con un leggero accenno di canizie ai lati della testa, ricambiò il gesto con un sorriso cordiale ma misurato. Marini: "Buongiorno, signor sindaco. Sono il commissario Lucia Marini, della questura di Milano. La ringrazio per avermi concesso questo incontro." Albertini: "Il piacere è mio, commissario. Come posso esserle utile?" Marini: "Vengo direttamente al punto, signor sindaco. Sono qui a Corenno Plinio per una questione che riguarda la sicurezza del paese e, potenzialmente, del territorio circostante. Senza entrare nei dettagli delle nostre indagini, posso dirle che ci sono state segnalazioni di attività sospette che potrebbero avere implicazioni significative." Albertini, ascoltando attentamente, annuì lentamente, mantenendo comunque un'espressione neutra. Albertini: "Capisco. E in che modo pensa che io possa assistervi, commissario?" Marini: "Data la sua posizione e la conoscenza che ha del paese e dei suoi abitanti, qualsiasi informazione su movimenti insoliti o persone sconosciute che avete notato negli ultimi tempi potrebbe essere di grande aiuto. Inoltre, saremmo interessati a sapere se il castello di Corenno Plinio è stato utilizzato per riunioni o eventi recentemente." Il sindaco prese un momento per riflettere prima di rispondere, pesando evidentemente le sue parole. Albertini: "Corenno Plinio è, come sa, un luogo tranquillo, e ci teniamo a preservare questa pace. Tuttavia, comprendo la gravità delle sue parole e la ringrazio per non aver divulgato dettagli che potrebbero allarmare la popolazione senza necessità. Riguardo al castello, non mi risulta che sia stato utilizzato per eventi recenti. È, per la maggior parte, un sito di interesse storico visitato saltuariamente da turisti e studiosi." Marini, ascoltando la risposta del sindaco, non poté fare a meno di percepire un velo di reticenza nelle sue parole. La sua esperienza le suggeriva che, in casi come questo, le omissioni potevano essere tanto significative quanto le informazioni condivise. Con una determinazione rinnovata, il commissario Lucia Marini decise di premere ulteriormente il sindaco Giorgio Albertini, cercando di ottenere informazioni più concrete. Marini: "Signor sindaco, mi permetta di essere più diretta. Ho appreso che lei risiede in una zona del paese da cui si ha una visuale privilegiata del castello. Mi sorprende che, nonostante questa posizione vantaggiosa, non abbia notato nulla di insolito, specialmente considerando che alcuni dei suoi concittadini hanno segnalato movimenti sospetti all'alba." Il sindaco Albertini sembrò per un momento colto di sorpresa dalla diretta osservazione di Marini, e un'ombra di esitazione attraversò il suo volto prima di rispondere. Albertini: "Commissario, la mia abitazione, sebbene abbia effettivamente una vista sul castello, non mi rende onnisciente. Le giornate del sindaco, come può immaginare, iniziano spesso molto presto e terminano tardi, e il mio focus è, naturalmente, rivolto verso il benessere del paese e dei suoi abitanti." Marini: "Capisco le responsabilità che ricadono su di lei, signor sindaco, ma stiamo parlando di segnalazioni di attività sospette in un luogo così carico di storia e mistero come il castello di Corenno Plinio. Attività che potrebbero avere implicazioni ben più ampie per la sicurezza pubblica. È davvero possibile che queste siano passate completamente inosservate da parte sua?" Albertini sembrò riflettere per un momento prima di rispondere, misurando attentamente le sue parole. Albertini: "Commissario Marini, la mia priorità è, e sarà sempre, la sicurezza e il benessere di Corenno Plinio e dei suoi abitanti. Tuttavia, devo ammettere che le sue parole hanno suscitato in me una certa preoccupazione. Rifletterò su quanto mi ha detto e, se dovessero emergere informazioni rilevanti che potrebbero assistere nelle sue indagini, le assicuro che non esiterò a contattarla." Marini: "La ringrazio per la sua collaborazione, signor sindaco. Spero che possiamo contare sul suo supporto continuo mentre procediamo con le nostre indagini." Albertini: "Naturalmente, commissario. La sicurezza dei miei concittadini è la mia priorità. Non esiti a contattarmi se ci fosse altro in cui posso essere d'aiuto." Concludendo il loro colloquio, Marini non poté fare a meno di sentirsi ancora in qualche modo insoddisfatta. Sebbene Albertini avesse infine mostrato una certa apertura, la sua risposta rimaneva avvolta in un velo di ambiguità che lasciava il commissario con più domande che risposte. Determinata a scoprire la verità nascosta dietro le mura del castello di Corenno Plinio, Marini sapeva che il suo lavoro era tutt'altro che finito. La strada per la verità si annunciava lunga e tortuosa, ma era decisa a percorrerla fino in fondo.
SCOPRI DI PIU'Cemento Armato: Quali i Vantaggi delle Armature Polimeriche anziché in Acciaiodi Marco ArezioDa che conosciamo la storia del cemento armato, le cui origini, verso la fine del XIX° secolo, non sono facilmente attribuibili, possiamo dire che il matrimonio tra calcestruzzo e acciaio sia stato inossidabile.La nascita di questa unione si può far risalire ad una serie di personaggi che sperimentarono la combinazione tra la malta cementizia e il ferro in diverse occasioni. Possiamo citare William Wilkinson, Inglese, che nel 1854 depositò un brevetto per la costruzione di tetti e pareti antifuoco realizzate in cemento armato, mentre nel 1855, durante l’esposizione universale di Parigi l’avvocato Francese J.L. Lambot presentò un modello di imbarcazione in metallo ricoperta da uno strato di cemento. Per citare poi l’Italiano C. Gabellini che nel 1890 iniziò la costruzione di scafi navali in cemento armato ma, se guardiamo al mondo delle costruzioni al quale si associa normalmente il cemento armato, risulta che la prima soletta per un edificio sia stata progettata e costruita nel 1879 ad opera dell’Ingegnere Francese Francois Hennebique. Molti altri ne sono seguiti, portando al centro dei lavori e delle applicazioni il connubio tra cemento (calcestruzzo) e armature in acciaio, fino ad una larghissima diffusione in tutte le opere strutturali dei giorni nostri. Con l’avanzare della ricerca e delle conoscenze su materiali strutturali alternativi, si è scoperto che l’utilizzo di alcuni polimeri compositi potessero migliorare le prestazioni e la durabilità delle strutture portanti in cemento armato, proprio alla luce dei fatti recenti in cui si sono viste strutture collassare per l’usura dei materiali che le compongono. In questa esplorazione ci accompagna l’Ing. Casadei Paolo, che ci illustra le recenti scoperte circa l’impiego di armature in materiali compositi rinforzati (GFRP) in sostituzione delle comuni barre d’armatura in acciaio.Sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti i problemi delle infrastrutture Italiane, figlie di una progettazione e realizzazione che risale al primo dopoguerra e di una scarsa conoscenza circa i fenomeni di degrado e di durabilità. Oggi, grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca, possono finalmente aprirsi scenari alternativi. Sireg Geotech sta lavorando da tempo e con lungimiranza, a un’importante novità che avrà impatto strategico sul settore dell’edilizia e delle infrastrutture garantendo la durabilità necessaria alle infrastrutture italiane e permettendo finalmente al calcestruzzo di essere applicato con successo anche in ambienti particolarmente aggressivi e soggetti a costante degrado. Lo stato dell’arte delle infrastrutture italiane Il crollo di diverse infrastrutture, fra cui quello del ponte in Lunigiana fino all’eclatante e catastrofico collasso del ponte Morandi a Genova, hanno dimostrato come non si possa più trascurare un’analisi attenta delle nostre infrastrutture datate sia dal punto di vista del degrado dei materiali con i quali sono state realizzate, sia anche dal semplice punto di vista dei carichi iniziali per i quali erano state progettate, per finire con il tema delle pessime condizioni di manutenzione. Il piano di ispezioni massiccio attualmente in corso è sicuramente un primo passo che ci permetterà di valutare attentamente la sicurezza del nostro patrimonio infrastrutturale, intervenendo poi sulle strutture esistenti in modo preciso e mirato, ma lascia ancora aperto un punto di domanda circa il nostro futuro: Continueremo a costruire come abbiamo sempre fatto oppure, nell’ottica della sostenibilità, durabilità e riduzione dei costi associati alla manutenzione, valuteremo nuovi materiali più durevoli e con minore impatto ambientale? Rispondere a questa domanda diventa oggi cruciale per un investimento efficace nelle nostre infrastrutture, siano esse grandi opere o opere di minore entità, ma comunque strategiche per lo sviluppo economico del nostro Paese. Scenari futuri di rinnovamento infrastrutturale sostenibile con barre in GFRP In questa direzione si colloca l’impiego di barre in materiale composito fibrorinforzato FRP (Fiber Reinforced Polymer) in sostituzione del tondino in acciaio per la realizzazione di elementi strutturali in calcestruzzo armato. Questa tipologia di barre è realizzata con fibre di varia natura, fra le quali il vetro e il carbonio sono sicuramente i materiali più impiegati, con il vetro che svolge senza ombra di dubbio il ruolo dominante grazie a una serie di caratteristiche chimico-meccaniche che, in relazione ai costi, lo rendono ad oggi la soluzione più adottata per questo tipo di applicazioni. La diffusione delle barre in GFRP è favorita in primis dalla proprietà fondamentale di questi materiali, ovvero la loro indiscussa maggiore durabilità dovuta al fatto di non essere in alcun modo suscettibili ai fenomeni di corrosione. Questo fa sì che risultino particolarmente indicati in tutte le applicazioni dove l’opera o l’elemento strutturale risulta particolarmente soggetto a fenomeni di corrosione. Basti pensare ad esempio agli impalcati da ponte che durante il periodo invernale sono particolarmente esposti ai cloruri adottati per prevenire il formarsi di gelo sul manto stradale, ai canali per lo scolo delle acque oppure alle banchine e ai pontili in riva al mare o, ancora, a qualsiasi manufatto in cemento armato in ambito industriale esposto ad ambienti particolarmente aggressivi. Recenti studi hanno evidenziato che la vita utile di una struttura armata con questa nuova tecnologia può arrivare fino a 100 anni senza alcun accorgimento particolare rispetto alla natura del calcestruzzo o di altri particolari costruttivi, necessari invece nel caso delle strutture in cemento armato tradizionalmente rinforzate con tondini in acciaio. Esistono però diverse altre proprietà di questi materiali che vanno certamente menzionate nel raffronto con l’acciaio per poter realizzare opportune scelte progettuali. I tondini in GFRP sono amagnetici e non sono conduttori di calore, pertanto trovano una congeniale applicazione in tutti i manufatti esposti a correnti vaganti, risolvendo il problema della corrosione tipica delle armature in acciaio di fatto incompatibili con questo tipo di applicazioni. Basti pensare, ad esempio, a tutte le infrastrutture legate al settore ferroviario o dei varchi autostradali con sistemi di riconoscimento elettronico. Un altro non trascurabile vantaggio nell’impiego di armature in GFRP è la facilità e rapidità nella posa in opera grazie al loro peso ridotto, circa un quarto rispetto a quello dell’acciaio. Tale indiscussa leggerezza rende il prodotto particolarmente agevole nella sua movimentazione a terra, tanto che diversi studi hanno dimostrato risparmi di tempo fino al 40-50% rispetto alla posa di un’equivalente armatura in acciaio. Quali parametri da tenere sott’occhio nella progettazione e cantierizzazione di questi materiali A fianco di tutti questi aspetti che hanno reso la tecnologia particolarmente attraente a seconda dei diversi impieghi, vanno sicuramente messi in evidenza una serie di altri aspetti che richiedono attenzione per coloro che si vogliono affacciare alla progettazione. Innanzitutto è bene sottolineare che le barre in GFRP per impieghi strutturali sono prodotte secondo la tecnica della pultrusione impiegando fibra di vetro E-CR - nota per le sue caratteristiche meccaniche e di durabilità migliorate rispetto al tradizionale E-glass - e una matrice resinosa di natura vinilestere ovvero termoindurente. Questo significa che una volta indurita non può più essere modellata ossia che il processo con il quale le barre vengono lavorate per realizzare staffe e/o parti piegate deve essere eseguito in fase di produzione della barra stessa e non in tempi successivi, come invece accade abitualmente con l’acciaio da costruzione. Ancora, i raggi di curvatura delle barre non sono gli stessi comunemente noti per i tondini in acciaio, ma hanno dimensioni leggermente più grandi per cercare di ridurre al massimo l’impatto negativo della piegatura sulle caratteristiche meccaniche della parte piegata rispetto alla parte rettilinea della barra stessa, nonché per motivi produttivi industriali che vedono in tale processo uno dei principali ostacoli. Nella tabella sotto sono indicate le caratteristiche meccaniche delle barre Glasspree® di Sireg Geotech in fibra di vetro e resina vinilestere. Osservando la tabella si può notare come le caratteristiche meccaniche delle barre varino al variare del diametro, con i diametri più piccoli aventi caratteristiche meccaniche superiori rispetto ai diametri più grandi e, in generale, con prestazioni meccaniche a trazione decisamente superiori a quelle di un tradizionale tondino ad aderenza migliorata in acciaio. Se da un lato la resistenza a trazione può indurre in prestazioni meccaniche superiori, dall’altro il modulo elastico risulta circa un quarto rispetto a quello dell’acciaio, pari a 46Gpa in questo specifico caso. Questo significa quindi che se, da un lato, in una verifica allo stato limite ultimo ci si potrebbe aspettare di poter realizzare una sezione equivalente con diametri inferiori o minor quantità di materiale, dall’altro nelle verifiche agli stati limite di esercizio ci si ritroverà spesso a dover adottare più materiale a seguito del minore modulo elastico. Nel merito poi delle verifiche a taglio, per le ragioni sopra esposte, la parte piegata di una barra non resiste come la parte rettilinea, al punto che in tabella si evince come una barra piegata di 90° perda circa il 60% della resistenza dichiarata della parte rettilinea. Quest’ultimo aspetto è assolutamente fondamentale e da tenere presente quando si affronta la progettazione di armature a taglio o che richiedono la presenza di ferri piegati. Risulta quindi fondamentale, nel momento in cui si approccia una progettazione con questi materiali, fare riferimento a schede tecniche nelle quali tali parametri siano messi chiaramente in evidenza, insieme allo standard rispetto al quale tali valori sono stati ottenuti. In ambito europeo, lo standard di riferimento è la norma ISO 10406-1 e altri standard internazionali comunemente riconosciuti. In USA e Canada impiego e normative un passo avanti Negli Stati Uniti e in Canada l’impiego di questi materiali vede oggi un incremento sempre crescente sicuramente grazie al grande impulso favorito da uno sviluppo del quadro normativo e degli standard di qualifica che ne ha permesso una rapida implementazione. Fino a vent’anni fa, nei laboratori universitari si studiava l’impiego di questi materiali solo per applicazioni pilota, mentre oggi siamo spettatori di un graduale, ma sempre più diffuso impiego, prevalentemente in ambito infrastrutturale con opere permanenti come ponti, canali e altre in diversi settori. Il successo di questa tecnologia sui mercati americano e canadese è sicuramente stato favorito dal rapido ma pur sempre attento e graduale sviluppo dei documenti quali l’ACI 440.1R-15 “Guide for the Design and Construction of Structural Concrete Reinforced with Fiber-Reinforced Polymer (FRP) Bars” dell’American Concrete Institute e l’”AASHTO LRFD Bridge Design Guide Specifications for GFRP-Reinforced Concrete” dell’American Association of State Highway and Transportation Officials che rappresentano oggi gli standard più aggiornati per la progettazione di elementi in cemento armato rinforzati con barre in fibra di vetro. Situazione normativa in Italia e in Europa Nel vecchio continente e in particolar modo in Italia il quadro normativo presenta una situazione che richiede un rapido ammodernamento e allineamento agli standard progettuali vigenti ovvero le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) 2018. Il documento di riferimento è il CNR-DT 203-2006 pubblicato oramai più di 15 anni fa e quindi figlio del Decreto Ministeriale 9 gennaio 1996 e di studi oramai estremamente conservativi e datati. Tuttavia uno degli aspetti che ha maggiormente frenato e tutt’ora frena lo sviluppo di questa tecnologia tanto promettente è certamente l’assenza di un quadro normativo per rispondere ai requisiti del capitolo 11 delle NTC 2018, per il quale tutti i materiali da costruzione per uso strutturale devono essere marcati CE o dotati di certificazione nazionale che ne permetta di definirne le caratteristiche essenziali e possa garantirne nel tempo la costanza delle prestazioni.Categoria: notizie - tecnica - plastica - armature polimeriche - calcestruzzo - edilizia
SCOPRI DI PIU'Rallentare per non Consumare la VitaSaremmo contenti di fare milioni di cose che non possiamo fare.La volontà c'è, ma non riusciamo a realizzare il desiderio.Quando proviamo un desiderio, ma non abbiamo i mezzi per realizzarlo, otteniamo quella particolare reazione chiamata sofferenza.Chi è la causa del del desiderio? Io, io soltanto.Di conseguenza, io stesso sono la causa di tutte le sofferenze in cui mi trovoSvami VivekanadaCategoria: Slow life - vita lenta - felicità
SCOPRI DI PIU'Come influisce la scelta del pallet in legno o in plastica in un magazzino a bassa o bassissima rotazionedi Marco ArezioIl manager della logistica aziendale ha ben presente i flussi dei materiali che arrivano dalla produzione o dai fornitori, e i tempi di sosta nei propri magazzini prima che vengano venduti.Conoscere il movimento delle merci in un magazzino non è fondamentale solo per l’ufficio acquisti, per programmare l’ingresso delle materie prime o dei semilavorati o dei materiali commercializzati, ma diventa importante anche per l’ufficio commerciale, per sapere quale prodotto è in pronto per la vendita e in quanto tempo il cliente potrà ricevere ciò che ha comprato. Inoltre, l’ufficio amministrativo vede i flussi di magazzino trasformati in liquidità circolante o non circolante, con conseguenza sugli impegni finanziari dell’azienda. Molte cose girano intorno alla logistica di un’azienda e la velocità di rotazione del magazzino implica alcune considerazioni importanti per chi si occupa di questa attività. Oggi vorrei analizzare un aspetto che riguarda la durabilità degli imballi dei prodotti in un magazzino a bassa e bassissima rotazione, specialmente per quelle aziende che devono produrre ampi stocks di merce, secondo campagne stabilite o per determinati impegni sugli impianti o per avere una gamma di prodotti disponibili molto ampia. Non potendo generalizzare, considerando la grandissima quantità di articoli imballati diversi tra loro, prendiamo in considerazione un bene durevole, contenuto in un Big Bag su bancale in legno. Supponiamo, inoltre, che il materiale prodotto o acquistato venga depositato in un’area esterna, non coperta, esposto agli agenti atmosferici. Per motivi economici spesso si prendono in considerazione i bancali in legno, nuovi o usati, per depositare in magazzino i big bags con la merce da vendere, senza preoccuparci troppo dell’origine del legno e della sua situazione fitosanitaria, a meno che non venga espressamente richiesta per spedizioni in determinati paesi. In un magazzino a media od alta rotazione, la qualità del legno che compone il bancale è normalmente controllata principalmente per una questione di resistenza meccanica del bancale. Si controlla la robustezza a discapito della durata, in quanto, in questa condizione di magazzino, è un parametro non totalmente necessario. Se, invece, il magazzino ha una bassa o bassissima rotazione delle merci, la durabilità del bancale in legno diventa un aspetto da controllare attentamente. Infatti, la permanenza dei pallets in magazzino, non solo sono soggetti agli agenti atmosferici, ma può succedere di dover anche considerare la presenza di funghi, batteri o insetti che potrebbero vivere all’interno del bancale, riducendone la qualità. Soprattutto è da tenere presente la dimensione del magazzino, espresso in numero di bancali depositati e la permanenza degli stessi nel tempo. Maggiori saranno questi due numeri e maggiori saranno i rischi sulla durabilità del legno. I bancali in legno sono soggetti all’attacco di numerosi elementi che tendono a nutrirsi del legno stesso, o a colonizzare la struttura con il pericolo di infettare i pallets ancora sani. I più comuni organismi e parassiti che possiamo incontrare sono: Lictidi Bostrichidi Buprestidi Nematodi Curculionidi Anobidi Siricidi Cerambicidi Edemeridi Isoptera Scolitidi L’acquisto di pallets non trattati dal punto di vista fitosanitario, comporta il rischio, con il tempo, di rendere possibile una contaminazione generale del magazzino, con un possibile aumento dei costi di stoccaggio e movimentazione per l’eventuale sostituzione dei bancali ammalorati, senza contare la probabilità di non poter garantire la stabilità del big bags al momento della sostituzione. Il problema si può risolvere acquistando, sempre, bancali a cui è stato effettuato il trattamento fitosanitario termico, o chimico (a spruzzo, ad immersione o a pressione), o la fumigazione o altri interventi previsti dalla certificazione IPPC. Se l’acquisto di bancali trattati dal punto di vista fitosanitario aiuta ad aumentare la loro durabilità rispetto ai parassiti e gli insetti, c’è anche da considerare la variabile della pioggia, della rugiada, del gelo o di tutte quelle condizioni atmosferiche che permettono al bancale in legno di assorbire l’acqua. In questi casi, in un magazzino a bassa o bassissima rotazione, può essere consigliabile prendere in considerazione un bancale di plastica, che non è soggetto alle problematiche meteorologiche, escludendo il gelo e il sole. Per ovviare a questi due inconvenienti è importante informarsi sulla qualità della plastica utilizzata per iniettare il bancale, che dovrà avere una sufficiente elasticità, oltre che una buona resistenza alla compressione e flessione. Inoltre, per questo tipo di magazzino, è consigliabile acquistare bancali in plastica che contengano un master anti U.V. di almeno 12 mesi, che si può ottenere inserendo, durante la produzione, specifici additivi o con aumentando il carbon black nell’impasto polimerico, se il bancale sarà nero.
SCOPRI DI PIU'La Situazione degli Scarti Metallici sul Mercato Cinese nel 2021di Marco ArezioIl trend rialzista dei prezzi delle materie prime da riciclare trova anche nel campo degli scarti ferrosi e non ferrosi piena rispondenza. La Cina aveva previsto rigide restrizioni delle importazioni inerenti alle materie prime da riciclare nel 2018-2020, per poi diventare più elastica in virtù della crescente domanda di scarti da lavorare da parte del mercato interno come ci racconta Brayan Tailor.La Repubblica Popolare Cinese produce più acciaio, alluminio e rame di qualsiasi altra nazione sulla Terra, quindi se la percentuale di consumo dei rottami dovesse aumentare nel 2021, è probabile che si realizzino degli effetti a catena. Una presentazione online di fine febbraio di Ian Roper e Joyce Li di Shanghai Metals Market (SMM) ha affrontato l'evoluzione del mercato dei rottami metallici di base in Cina, insieme ad altre tendenze che influenzano la produzione e l'uso di acciaio, acciaio inossidabile, alluminio e rame nel paese. Negli ultimi due anni, il governo Cinese aveva imposto barriere sulle importazioni, anche sui rottami ferrosi e non ferrosi, oltre che su altri materiali da riciclo, con l'ipotesi di un divieto assoluto di importazione per tutti i tipi di rottami il 1 ° gennaio di quest'anno. Li ha osservato che la Cina è lungi dall'essere autosufficiente per quanto riguarda il rame, con il suo "tasso di autosufficienza" che è sceso dal 40% nel 2010 al 22% nel 2019. Le restrizioni sui rottami importati nel 2019 e nel 2020 hanno portato quindi a un aumento del catodo di rame e le importazioni di lingotti di alluminio nel 2020. Sebbene i volumi delle importazioni di rottami siano rimbalzati a Novembre e Dicembre a livello generale, Roper ha notato che le importazioni in Cina sono diminuite di circa 300.000 tonnellate nel 2020. Inoltre ha dichiarato che SMM prevede un incremento delle importazioni generali di rottami nel 2021 nonostante potrebbero crescere globalmente in modo notevole i prezzi. Nel mercato dei metalli ferrosi, i produttori di acciaio Cinesi sembrano spingersi verso i forni elettrici ad arco (EAF) e altre tecnologie progettate per ridurre le emissioni e consumare più rottame. Anche se i produttori Cinesi importeranno nel 2021 circa 1 milione di tonnellate di rottame, Roper ha affermato che si tratta di una quantità che avrà un impatto sui livelli di prezzo della materia prima, in una regione in cui gli stabilimenti di nazioni vicine, come il Vietnam, stanno facendo offerte per lo stesso prodotto.Categoria: notizie - metalli - economia circolare - rottame Vedi maggiori informazioni sul riciclo
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