Un composto polimerico di estrema importanza per gli usi più disparati a cui è destinato, ma con un complicato rapporto con il riciclo di Marco ArezioUna resina epossidica è un tipo di polimero termoindurente che, una volta miscelato con un indurente, subisce una reazione chimica chiamata "reticolazione". Questo processo trasforma la resina da uno stato liquido o viscoso a uno stato solido e rigido. Le principali caratteristiche e aspetti delle resine epossidiche:Struttura Molecolare Le resine epossidiche contengono gruppi epossidici (un atomo di ossigeno legato a due atomi di carbonio adiacenti in una catena) che sono reattivi e permettono la reticolazione con vari indurenti. Indurenti Perché una resina epossidica si indurisca, deve essere miscelata con un indurente (o agente di reticolazione). Questo indurente reagisce con i gruppi epossidici della resina, formando una struttura tridimensionale solida. Proprietà Una volta reticolate, le resine epossidiche hanno eccellenti proprietà meccaniche, resistenza chimica e adesione. Sono anche elettricamente isolanti. Applicazioni A causa delle loro ottime proprietà, le resine epossidiche sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni, come adesivi, rivestimenti, compositi rinforzati con fibre, circuiti stampati e molto altro. Manipolazione Le resine epossidiche possono essere modificate per avere proprietà specifiche. Ad esempio, possono essere formulate per avere tempi di indurimento rapidi o lenti, o per resistere a temperature estreme. Estetica Esistono resine epossidiche trasparenti che sono utilizzate in applicazioni artistiche e decorative, come rivestimenti per tavoli o creazioni di gioielli. È importante notare che, una volta che una resina epossidica è completamente reticolata, diventa termoindurente. Ciò significa che, a differenza dei polimeri termoplastici, non può essere rifusa o modellata con l'applicazione di calore. Le resine epossidiche riciclate La ricerca sulle resine epossidiche riciclabili è al centro di grandi interessi negli ultimi anni. Questi tipi di polimeri, come abbiamo detto, sono termoindurenti, il che significa che una volta reticolate o indurite, non possono essere facilmente riciclate o riprocessate. Tuttavia, ci sono studi volti a sviluppare resine epossidiche "riciclabili" o "riproducibili" che possono quindi essere depolimerizzate o riportate a uno stato liquido dopo il processo di reticolazione. Alcune di queste resine epossidiche riciclabili sono state progettate per depolimerizzarsi attraverso specifici stimoli, come il calore o l'esposizione a certi prodotti chimici. L'idea dietro questi materiali è che, una volta depolimerizzati, possano essere riciclati. Ricerche sulle resine episodiche riciclate Le resine epossidiche sono ampiamente utilizzate in una varietà di applicazioni industriali in virtù delle loro ottime proprietà meccaniche di adesione e di resistenza chimica. Tuttavia, una delle principali sfide associate a queste resine è la difficoltà nel loro riciclo a causa della loro natura termoindurente. Diverse soluzioni di riciclo sono state proposte per risolvere il problema: Depolimerizzazione chimica Questo processo coinvolge l'uso di agenti chimici per rompere i legami crociati nella rete epossidica. Una volta depolimerizzate, le resine possono essere potenzialmente riprocessate. Reticolazione dinamica Alcune resine epossidiche sono state modificate per avere legami crociati dinamici che possono scambiarsi sotto determinate condizioni. Ciò significa che possono essere reticolate (indurite) e poi "de-reticolate" quando esposte a determinati stimoli come calore o luce. Riciclo meccanico Invece di cercare di depolimerizzare la resina, questo approccio si concentra sul triturare o frantumare il materiale epossidico indurito in particelle, che possono poi essere riutilizzate come riempitivi o rinforzi in nuovi compositi. Recupero di riempitivi e rinforzi In molti compositi epossidici, la matrice epossidica è solo una componente. Altri componenti, come fibre di carbonio o vetro, possono essere recuperati dal composto e riutilizzati. La ricerca in questo campo è in continua evoluzione. Mentre alcune di queste tecniche sono ancora in fase di sviluppo e potrebbero non essere commercialmente pronte o economicamente fattibili su larga scala, rappresentano comunque importanti passi avanti verso una maggiore sostenibilità nel campo dei materiali epossidici. Storia delle resine epossidiche Le resine epossidiche sono polimeri che sono diventati fondamentali in molte industrie per le loro eccezionali proprietà meccaniche, di adesione e di resistenza chimica. Ecco una breve storia delle resine epossidiche: Primi anni (1930-1940) Le resine epossidiche furono sviluppate per la prima volta negli anni '30. Il chimico svizzero Paul Schlack è spesso accreditato per aver realizzato la prima resina epossidica mentre lavorava per la società tedesca IG Farben. Poco dopo, negli Stati Uniti, la Devoe & Raynolds Company iniziò a sviluppare resine epossidiche basate su bisfenolo A e epossicloridrina. Seconda guerra mondiale Durante la seconda guerra mondiale, c'era un crescente bisogno di materiali ad alte prestazioni, e le resine epossidiche iniziarono a essere utilizzate in applicazioni militari. Anni '50 e '60 Dopo la guerra, la produzione e l'utilizzo delle resine epossidiche si espansero notevolmente. Furono sviluppati nuovi tipi di resine e indurenti, portando a una vasta gamma di proprietà e applicazioni. Durante questo periodo, le resine epossidiche divennero popolari come adesivi strutturali e come matrici per compositi rinforzati con fibra. Anni '70 La crescente consapevolezza ambientale portò alla ricerca di sistemi epossidici senza solventi e a basso contenuto di composti organici volatili (COV). Durante questo periodo, le resine epossidiche divennero anche fondamentali nella produzione di circuiti stampati. Anni '80 e '90 L'industria aerospaziale ha iniziato a utilizzare in modo significativo le resine epossidiche per compositi leggeri e ad alte prestazioni. La ricerca si concentrò anche sul miglioramento delle proprietà termiche e sulla riduzione delle tensioni interne durante la reticolazione. 2000 – Oggi Con la crescente necessità di materiali sostenibili, c'è stato un interesse nella ricerca di resine epossidiche riciclabili o biodegradabili. La tendenza alla miniaturizzazione in elettronica ha anche portato a resine epossidiche con proprietà specifiche per applicazioni come l'incapsulamento di semiconduttori. Oggi, le resine epossidiche sono onnipresenti in molte industrie, da quelle edilizie e navali, all'elettronica, all'aerospaziale, e oltre. Le continue innovazioni e la ricerca in questo campo continuano a espandere le potenzialità e le applicazioni di questi versatili materiali. Dove vengono impiegate le tesine epossidiche Le resine epossidiche sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni. Ecco alcune delle principali applicazioni delle resine epossidiche: Adesivi Questi polimeri sono notevolmente adesivi e sono utilizzati come collanti strutturali per molte applicazioni industriali. Possono aderire a una vasta gamma di materiali, compresi metalli, plastica, legno e ceramica. Rivestimenti Le resine epossidiche sono utilizzate per rivestire pavimenti industriali e commerciali, offrendo resistenza all'abrasione, resistenza chimica e una facile pulizia. Compositi Questi polimeri sono spesso utilizzati come matrice in compositi rinforzati con fibre, come quelli con fibre di carbonio o fibra di vetro. Queste applicazioni sono comuni in settori come l'aerospaziale, l'automotive e lo sport. Circuiti stampati Le resine epossidiche sono un componente fondamentale nella produzione di circuiti stampati utilizzati in elettronica. Protezione Le resine epossidiche sono utilizzate per proteggere componenti elettronici sensibili, isolandoli dall'ambiente esterno. Strutture marine Grazie alla loro resistenza chimica, le resine epossidiche sono utilizzate per la riparazione e la protezione di strutture marine, come scafi di barche. Riparazioni A causa della loro forte adesione e delle loro proprietà strutturali, le resine epossidiche sono spesso utilizzate per la riparazione di una varietà di oggetti, compresi quelli fatti di metallo, ceramica e legno. Attività dentistiche Alcuni tipi di resine epossidiche sono utilizzati in odontoiatria per riempimenti e adesivi. Arte e artigianato Le resine epossidiche trasparenti sono diventate popolari nell'arte e nell'artigianato, utilizzate per creare gioielli, mobili, opere d'arte e altri oggetti artistici. Strutture in calcestruzzo Le resine epossidiche sono utilizzate per la riparazione, il rafforzamento e la protezione delle strutture in calcestruzzo.
SCOPRI DI PIU'Sabic e Plastic Energy Insieme per un Nuovo Impianto di Riciclo ChimicoL'attenzione per l'ambiente, l'economia circolare e i rifiuti si concretizza nell'analisi di soluzioni che possano realmente utilizzare i rifiuti dei rifiuti, cioè quei prodotti che escono dagli impianti di riciclo meccanico come scarti e che sarebbero destinati alla discarica o all'incenerimento. Il riciclo chimico è sicuramente una strada per riutilizzare questi scarti trasformandoli, come faranno Sabic e Plastic Energy in Olanda, creando una catena di valore nei polimeri sostenibili. Alla fine del 2018, il gruppo petrolchimico saudita Sabic ha firmato un memorandum d'intesa con la British Plastic Energy per costruire un'unità di riciclaggio della plastica nei Paesi Bassi. Il progetto doveva essere completato nel 2021. Sebbene sia un pò in ritardo, si sta lavorando per la sua realizzazione. I due partner hanno appena creato una joint venture, Spear (Sabic Plastic Energy Advanced Recycling BV), di cui possiedono in parti uguali, per avviare la costruzione di questo sito a Geleen, un importante centro petrolchimico, vicino a Maastricht, dove Sabic è già presente. Dovrebbe essere operativo nella seconda metà del 2022. on il supporto del ministero degli Affari economici olandese. Diverse collaborazioni Sabic e Plastic Energy collaborano dal 2019 per produrre e commercializzare polimeri “circolari”, inseriti nel catalogo Trucircle di Sabic. Il gruppo saudita ha così potuto collaborare con trasformatori, gruppi di beni di consumo e / o catene di vendita al dettaglio per produrre vari imballaggi: tra questi primi utenti ci sono, in particolare, Albéa, Aptar, Avery Dennison, Berry Global, Huhtamaki, Sealed Air, Walki , Tupperware, Unilever e Tesco. “La nuova unità consentirà a Sabic di aumentare in modo significativo la produzione di polimeri circolari certificati al fine di fornire ai clienti un migliore accesso a materiali sostenibili che sono stati riciclati, riutilizzati e prodotti in un modo che può aiutare a proteggere le risorse naturali dal nostro pianeta, agendo come soluzione di riserva ", afferma Fahad Al Swailem, vicepresidente responsabile delle vendite di polietileni e polimeri di Sabic. Conversione anaerobica termica Plastic Energy ha sviluppato una tecnologia brevettata di conversione termica anaerobica (TAC) che trasforma un'ampia gamma di materie plastiche a fine vita, sporche o contaminate e difficili da riciclare utilizzando processi convenzionali, in oli sintetici per pirolisi che, una volta raffinati, rendono possibile produrre polimeri con proprietà identiche a quelle dei materiali originali. La società gestisce già due impianti di riciclaggio chimico per la plastica a Siviglia e Almeria, in Spagna, dal 2014 e dal 2017. La nuova unità produrrà sia questo olio che resine. A. Jadoul
SCOPRI DI PIU'Plastic Free: Una situazione incredibiledi Marco Arezio Il paradosso dell'inquinamento da plastica è che non c'è abbastanza plastica riciclata sul mercato. Pensaci. I movimenti popolari hanno aumentato la domanda di materie prime rigenerate per produrre imballaggi ecologici. I produttori di granuli e macinati riciclati non sono più in grado di soddisfare le esigenze delle industrie dell'imballaggio poiché la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti di plastica sono di gran lunga inferiori alle richieste. La raccolta differenziata e il suo riciclaggio producono troppo poco materiale rispetto a quello che sarebbe necessario e quindi i rifiuti in plastica da riciclare sono lì ma finiscono principalmente nelle discariche o nell'ambiente. Una situazione incredibile.
SCOPRI DI PIU'Si monitora spesso la qualità dell’aria in ambienti aperti ma poco si fa e poco si sa dell’inquinamento indoordi Marco ArezioDell’inquinamento dell’aria nelle nostre città, in aree densamente trafficate o nelle vicinanze di insediamenti industriali si sente spesso parlare. I cittadini conoscono le centraline di rilevamento delle polveri sottili di cui i centri urbani si sono dotati, per regolare i giorni di chiusura al traffico privato, quando i valori di inquinanti superano una certa soglia. L’attenta fase di monitoraggio della qualità dell’aria che respiriamo all’aperto, oltre ad allarmare l’opinione pubblica e ad imporle restrizioni nella circolazione privata, serve poco se, da anni, non si interviene drasticamente con una politica di ripensamento dell’uso dei combustibili fossili. Ma la situazione dell’aria inquinata all’interno degli uffici, abitazioni, luoghi di aggregazione pubblica, ospedali, cinema, scuole, palazzetti dello sport, non desta particolare attenzione, pensando che il controllo dell’aria esterna sia sufficiente. In realtà non lo è, per una serie di ragioni che riguardano il basso riciclo dell’aria che respiriamo in un ambiente chiuso, gli inquinanti che si generano abitandovi come il riscaldamento, la respirazione, le possibili emissioni dagli arredamenti, i materiali da costruzione e per molti altri motivi. Se all’esterno, l’aria può essere dannosa per la salute in determinati periodi dell’anno, dobbiamo considerare che, fortunatamente, gli inquinanti sono diluiti in volumi di aria importanti, che se li comparassimo in un ambiente chiuso e poco ventilato, sarebbero estremamente pericolosi. L’aria che respiriamo dovrebbe essere composta da: • 78% azoto • 5% diossido di carbonio • 13% ossigeno • 1% argon In realtà, nei locali chiusi, possiamo trovare altre concentrazioni di inquinanti, vediamone alcuni. Il Particolato, PM10 e il PM2,5, non deriva solo dal traffico veicolare o dalle emissioni degli impianti di riscaldamento in atmosfera, ma si può sviluppare in casa attraverso la combustione di legna, carbone o altri fonti fossili. L’ Ossido e Biossido di azoto, NOx e NO2, si possono trovare all’interno delle abitazioni a causa dei processi di combustione durante la cottura dei cibi, l’uso del riscaldamento, con la probabilità di provocare irritazione oculare, nasale o a carico della gola e tosse, alterazioni della funzionalità respiratoria soprattutto in soggetti sensibili, quali bambini, persone asmatiche o affette da bronchite cronica. Gli idrocarburi aromatici policiclici, IPA, sono un ampio gruppo di composti organici presenti nell’aria indoor: le sorgenti principali sono le fonti di combustione, quali caldaie a cherosene, camini a legna e il fumo di sigaretta. L’Ozono si può formare quando gli ossidi di azoto della combustione di fonti fossili, come il carbone o altri prodotti per il riscaldamento, interagisce con la luce. Una lunga esposizione a livelli elevati di ozono può causare problemi respiratori, tra cui asma e bronchite. Monossido di Carbonio, CO, viene prodotto principalmente dal fenomeno della combustione, come ad esempio dal fumo di tabacco, stufe a legna o a gas. È incolore, inodore, insapore ma tossico. A seconda della quantità respirata può provocare cefalea, confusione e disorientamento, ma senza una ventilazione adeguata, a concentrazioni elevate, può addirittura essere mortale. I composti organici volatili, VOC, possono essere inalati e possono provenire dai prodotti cosmetici o dai deodoranti, dai dispositivi di riscaldamento, dai prodotti di pulizia, dagli strumenti di lavoro, quali stampanti e fotocopiatrici, i materiali da costruzione e di arredamento. Tra i VOC più pericolosi troviamo la Formaldeide che può essere emessa dalle resine, usate per l’isolamento, per il truciolato o per il compensato di legno, nonché in tappezzerie, moquette e tendaggi, causando alterazioni al sistema nervoso ed è potenzialmente cancerogeno. Ci sono sicuramente altre tipologie di inquinanti di cui si potrebbe parlare ma, quelle che abbiamo elencato rientrano nei composti chimici che con più probabilità e frequenza potremmo trovare negli ambienti chiusi. Come possiamo rilevare preventivamente la presenza di sostanze pericolose alla salute? Ci sono in commercio delle attrezzature di rilevazione dei volatili presenti negli ambienti chiusi che, utilizzando la gascromatografia a mobilità ionica, possono fare una fotografia reale e analiticamente precisa della situazione dell’aria e fornire le indicazioni corrette per intervenire tempestivamente. Le attrezzature che rilevano gli inquinanti sono leggere e facilmente trasportabili, dando un risultato di analisi preciso, sia su inquinanti percepibili dal naso umano, che quelli inodore. Qui di seguito riportiamo le caratteristiche di uno strumento di rilevazione basato sulla gascromatografia a mobilità ionica: • Separazione / rilevamento tecnica: Bidimensionale, separazione mediante gas cromatografia a mobilità ionica • Fonte di ionizzazione: 3H, <300 MBq, di seguito definito EUROATOM limite acc. al 2013/59 Direttiva EURATOM • Limite di rilevamento: Tipicamente livello sub-ppb • Controllo di flusso: Controllo elettronico della pressione • Campionamento: Valvola a 6 vie (Cheminert®), pompa integrata • Display: 6,4 "TFT • Trasferimento dati: Modbus TCP, corrente loop, USB, Ethernet • Risultato automatizzato output: Modbus TCP, corrente ciclo continuo • Caratteristiche di sicurezza: Watchdog hardware, autocontrollo dei parametri dei sistemi • Dimensioni (L x P x A): 449 x 435 x 287 mm
SCOPRI DI PIU'Polvere o Granulo Riciclato di PVC: Sarà Sempre come tu lo Vuoidi Marco ArezioIl PVC riciclato si è fatto in mille forme per te, per i tuoi estrusori o per le tue presse, in granulo, macinato o in polvere è sempre a tua disposizione per le tue produzioni.Si mette al tuo servizio con mille vestiti diversi, colori a RAL o standard, miscele popolane o di classe, che non fanno desiderare di avere altri polimeri vergini. Diventa sempre quello che vuoi tu vuoi che sia: • Tubi • Profili • Zerbini • Raccordi • Accessori • Masselli autobloccanti • Finestre • Scarpe • Ciabatte • Stivali • Canne dell’acqua • Griglie • Fili per legature • Angolari • Guarnizioni • Membrane impermeabili • Puntali antiinfortunistici • Semilavorati • Chiusini • E molto altro Si adatta a quello che desideri, può essere rigido o soft a seconda di cosa richiede la situazione, può essere trasparente se lo richiedi, senza ombre o sfumature strane, o di mille colori se preferisci. Ma sa anche essere forte e resistente come il granulo, aspettando che tu possa scioglierlo e plasmarlo secondo i tuoi desideri, oppure impalpabile come la polvere nella quale lasciare la tua impronta o sfuggente come le scaglie di un macinato che assomigliano ai coriandoli della tua infanzia. Il PVC riciclato, sotto qualsiasi forma, cammina con te, ti accompagna nella tua vita lavorativa, ti esorta a rispettare l’ambiente, a ridurre l’impronta carbonica, a non utilizzare i polimeri vergini di derivazioni petrolifera se possibile, ti rendono fiero di partecipare al processo dell’economia circolare, ti insegna a credere di poter costruire un mondo migliore attraverso il riciclo. Quando fai una cosa che ritieni socialmente utile, come realizzare prodotti in PVC riciclato, lo fai anche per le generazioni future, forse anche per i tuoi figli, insegnandoli che la riduzione dei consumi, il riciclo, il riuso e il recupero di ciò che sembrerebbe un rifiuto, sono fattori non trascurabili ma essenziali per vivere in un mondo meno consumista, dove si brucia tutto quello che si tocca, lasciando solo scorie.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - riciclo - PVC Vedi maggiori informazioni sulle materie plastiche
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