RIVESTIMENTI POLIMERICI PER IMBALLI ALIMENTARI IN METALLO

Informazioni Tecniche
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Sommario

- Lo scopo del rivestimento interno delle scatole di metallo per gli alimenti

- Quali tipologie di rivestimento più comuni vengono impiegate

- Caratteristiche tossicologiche dei rivestimenti polimerici

- Verifica sul comportamento degli alimenti a distanza di tempo o con variazioni di temperatura

Rivestimenti Polimerici per Imballi Alimentari in Metallo


di Marco Arezio

Le scatole in metallo per la conservazione degli alimenti hanno una lunga storia ma se nel passato, presentavano delle carenze dal punto igienico e tossicologico, specialmente a causa delle saldature che venivano fatte in lega Sn-Pb, attualmente la qualità dei prodotti costruiti sono decisamente elevate. 

Oggi la protezione degli alimenti è principalmente affidata allo strato polimerico di rivestimento interno, detto coating, che si frappone tra la parete di metallo e il cibo contenuto.

La funzione primaria di questa barriera è quello di proteggere i prodotti alimentari dalla luce, l’ossigeno, gli enzimi, l’umidità, gli inquinanti e i microorganismi che ne comporterebbero la modificazione della struttura dell’alimento e la sua qualità.

Lo scopo è anche quello di aumentare la vita utile dell’alimento o della bevanda che in condizioni normali, cioè non inscatolato, si deteriorerebbe con più velocità, in quanto le reazioni biochimiche, enzimatiche e l’attività dei microorganismi farebbero normalmente il loro corso.

Quindi, per aumentare la vita degli alimenti, le confezioni in metallo vengono normalmente rivestite con film di resine sintetiche applicate sul foglio metallico ancora piano, film che assume spessori di pochi micron.

La scelta del tipo di resina dipende dalle sue caratteristiche meccaniche, chimiche o termiche in base al contenuto che devono ospitare. Qui di seguito possiamo elencare le principali:


Colofonia è costituita principalmente da acido abietico, che viene normalmente additivata con ZnO per controllare le reazioni chimiche che si formano attraverso gli aminoacidi solforati delle proteine.


Resine Viniliche sono della famiglia delle resine termoplastiche, normalmente PVC, che hanno un’ottima resistenza agli acidi, ma hanno il difetto di assorbire i pigmenti degli alimenti.


Resine Fenoliche vengono composte attraverso la polimerizzazione della formaldeide e del fenolo che hanno un’ottima resistenza ai trattamenti termici, al PH e ai grassi. Attraverso il contenuto di formaldeide possiamo identificare due famiglie di resine fenoliche: Novolacche (termoplastiche) e Resoli (termoindurenti).


Resine Epossidiche sono resine termoindurenti costituite dal Bisfenolo A e dall’Epicloridrina che costituiscono il rivestimento più comune negli alimenti in scatola soprattutto nei cibi sott’olio a base di pesce.


Resine Poliestere sono resine termoindurenti ottenute da diversi monomeri come l’Anidride Ftalica, l’Anidride Maleica o l’Acido Fumarico, integrati con oli vegetali e pigmenti. Hanno la caratteristica della flessibilità dando allo strato della parete metallica questa caratteristica.


Resine Epossi-Fenoliche sono il risultato della polimerizzazione delle resine epossidiche con quelle fenoliche attraverso dei catalizzatori. Sono utilizzate come rivestimento trasparente di molte scatole metalliche in cui sono contenute conserve in olio, vegetali o cibi per animali.


Per quanto riguarda le caratteristiche tossicologiche esistono norme di legge specifiche che pongono limiti sulla possibile migrazione delle sostanze del packaging negli alimenti, in cui si prendono in considerazione sia la migrazione specifica che la migrazione globale.

Tuttavia la comunità scientifica ha dato nuovo impulso agli studi e alle ricerche sugli aspetti tossicologici relativi alle materie plastiche impiegate nell’industria alimentare, con particolare attenzione non più al singolo elemento che costituisce l’imballo, ma tiene in considerazione l’effetto cocktail che è dato da tutti gli elementi che vengono a contatto con il cibo, traslati nel tempo e con caratteristiche termiche differenti.

Indubbiamente il cibo o la bevanda contenuti nel packaging al momento dell’imballo hanno determinate caratteristiche, ma a distanza di tempo e in condizioni climatiche differenti, la qualità del cibo che arriva sulla tavola potrebbe essere differente.

Quindi sarebbe consigliabile una verificata attraverso un’analisi chimica, a campione, con uno strumento composto da un gascromatografo e uno spettrometro a mobilità ionica che, in modo semplice e rapido,  daranno la fotografia, analitica, della qualità del cibo o delle bevande.

Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - metallo - imballi - packaging

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