Secondo quanto riportata da Adn Kronos, Ds Smith, società leader nel settore del packaging multisettoriale ha varato un'iniziativa chiamata "per il presente e il futuro" in cui si impegna concretamente a fare dei passi decisivi verso la sostenibilità della sua filiera produttiva. Vediamo quali.Ds Smith, azienda del packaging sostenibile, lancia oggi la sua nuova strategia di sostenibilità, "Per il presente e per il futuro", che delinea impegni e obiettivi per il prossimo decennio. Ds Smith continuerà a concentrarsi sulla transizione verso un'economia circolare collaborando con clienti, comunità, governi e opinion leader per favorire il riciclo e rigenerare i sistemi naturali, e continuerà a concentrarsi sulla riduzione di CO2 proteggendo la biodiversità e riducendo il consumo di acqua. “E’ fondamentale che la nostra spinta a ridefinire il packaging continui a porre la circolarità al centro del nostro business, in quanto fornitori di soluzioni che rispondono alle nuove esigenze di un mondo in continua evoluzione - dichiara Miles Roberts, Ceo di Ds Smith - La nuova strategia ci consente di andare oltre il nostro solido modello di business circolare, permettendoci di fornire più soluzioni sostenibili ai nostri clienti e alla società in generale, sostituendo la plastica, abbattendo le emissioni di CO2 dalla nostra supply chain e fornendo soluzioni di riciclo alternative". La strategia definisce quattro pilastri fondamentali, insieme a un impegno costante per ridurre le emissioni di CO2 del 30% rispetto al 2015 e a una tutela delle foreste e della biodiversità in cui opera. Chiusura del ciclo attraverso una migliore progettazione, entro il 2023 produrrà imballaggi riciclabili o riutilizzabili al 100% e il suo obiettivo è il riciclo o il riutilizzo di tutti i suoi imballaggi entro il 2030. Proteggere le risorse naturali sfruttando ogni fibra: entro il 2025, ottimizzerà l'uso della fibra per le singole catene di approvvigionamento nel 100% delle sue nuove soluzioni di imballaggio ed entro il 2030 mira a ottimizzare ogni fibra per tutte le catene di approvvigionamento. Ridurre rifiuti e inquinamento attraverso soluzioni circolari: entro il 2025 eliminerà 1 miliardo di pezzi di plastica dagli scaffali dei supermercati, toglierà 250.000 camion dalla strada e lavorerà con i partner per trovare soluzioni per gli imballaggi difficili da riciclare. Nel frattempo, entro il 2030 mira a utilizzare gli imballaggi e il riciclo per rendere possibile l'economia circolare, sostituendo plastica, riducendo le emissioni di carbonio dei clienti ed eliminando i rifiuti di imballaggio dei consumatori. Offrire strumenti alle persone per condurre la transizione verso un'economia circolare: entro il 2025 coinvolgerà il 100% del suo personale nell'economia circolare, ed entro il 2030 coinvolgerà 5 milioni di persone nell’adozione di stili di vita adeguati. "Per il presente e per il futuro", spiega Wouter van Tol, Head of Sustainability, Community and Government Affairs, "posiziona Ds Smith in prima linea nel settore del packaging e definisce una chiara tabella di marcia per affrontare le sfide immediate, lavorando allo stesso tempo per soddisfare le esigenze della prossima generazione, creando soluzioni in linea con i principi dell'economia circolare. Adottando un approccio di sistema completo, abbiamo un'enorme opportunità di compiere progressi significativi rispetto alle nostre responsabilità ambientali, sociali e di governance”. A seguito di progressi misurabili rispetto ai suoi nove obiettivi di sostenibilità a lungo termine, la strategia di sostenibilità "Per il presente e per il futuro" è stata introdotta come parte di una visione e di una revisione strategica per raggiungere il titolo di fornitore leader di imballaggi sostenibili. L'anno scorso, Ds Smith ha raggiunto una serie di traguardi di sostenibilità, tra cui una riduzione dell'11% delle emissioni nel 2019 rispetto al 2015 su base omogenea e il 100% di coinvolgimento nei programmi della comunità in tutto il suo sito che impiega più di 50 persone. Ha prodotto oltre 17 miliardi di scatole nel 2019/20 ed è il più grande riciclatore di carta e cartone d'Europa, gestendo 6 milioni di tonnellate all'anno e riciclando più di quanto consumato. Ds Smith è uno dei 16 partner strategici della Ellen MacArthur Foundation, l'autorità globale riconosciuta sull'economia circolare.By Adn KronosFoto: Ds SmithVuoi pubblicare un articolo gratuitamente? Invia il testo e una foto qui.
SCOPRI DI PIU'La demonizzazione dei dischi in vinile di PVC, in quanto plastica, è esagerata e superficiale. La demonizzazione dei dischi in vinile di PVC, in quanto plastica, è esagerata e superficiale. Nell’era della digitalizzazione e dell’immaterialità musicale pensiamo che il disco, o come in passato si chiamava, LP, possa avere un impatto ambientale negativo in quanto prodotto con il PVC, una plastica vergine di derivazione petrolifera e che la musica che ascoltiamo in streaming, non essendo riprodotta da un oggetto solido, come il disco, abbia un impatto ridotto o nullo. Niente di più sbagliato. La storia dei dischi in vinile a 33 giri, nasce nel 1948, alla fine del secondo conflitto mondiale, ad opera della ColumbiaRecords negli Stati Uniti, a seguito di un’evoluzione tecnologica della produzione musicale che era retta dai dischi in gommalacca, i famosi 78 giri, che permettevano un ascolto maggiore in termini di tempo, raggiungendo i 30-40 minuti per lato. Le innovazioni tecniche riguardarono non solo i materiali utilizzati per la produzione del disco, passando appunto dalla ceralacca del 78 giri al PVC del 33 giri, ma anche attraverso le novità sulla tecnologia di riproduzione della musica nel disco stesso. Si passò quindi dalla tecnologia del 78 giri, che utilizzava un macro solco profondo, alla tecnologia del microsolco con la memorizzazione dei segnali sonori per via analogica. Se il materiale che costituiva il 33 giri rimaneva abbastanza invariata negli anni, la qualità del suono inciso aumentò progressivamente a partire dagli anni 60 dello scorso secolo, quando venne introdotta la tecnologia quadrifonica a matrice, incidendo separatamente nel disco i segnali musicali, dando l’impressione di essere avvolti dalla musica. Nonostante questa tecnologia non decollò in modo importante a causa dell’alto costo degli impianti di riproduzione musicale, l’LP ebbe un formidabile successo mondiale, incontrastato mezzo per ascoltare la musica fino alla fine degli anni 70 quando iniziò la produzione delle musicassette e dagli anni 80 quella dei CD. La parabola discendente delle vendite di dischi in vinile continuò fino ai primi anni 90 quando si cessò la produzione in buona parte del mondo. Oggi in cui viviamo nell’epoca dell’uso dei prodotti, senza possederli, la musica si ascolta in streaming, sulle piattaforme come Spotify, Apple Music, solo per citarne alcune, in una continua attività di usa e getta, con volumi di ascolto enormi. Proprio in questo periodo di immaterialità, sta ritornando prepotentemente alla ribalta il possesso dell’LP come oggetto da collezione, come fosse un quadro, un libro pregiato, un gioiello, che sono e saranno elementi che faranno parte della nostra vita. Questa attività non riguarda solo i vecchi dischi in formato 33 giri stampati negli anni 60-80, ma riguardano anche le nuove produzioni, tanto che le case discografiche si sono nuovamente attrezzate per fornire un formato fisico alla musica dei propri artisti. Ma come è fatto un LP? I dischi in vinile vengono realizzati attraverso il processo di stampaggio a caldo, utilizzando una pressa alimentata da un PVC granulato, opportunamente modificato e chiamato biscotto, con il quale si realizza la forma e i solchi provenienti da uno stampo madre. Dopo la pressatura i dischi possono presentare bordi irregolari, motivo per il quale vengono rifilati per dare al disco l’aspetto che tutti conosciamo. Il disco in PVC inquina più dello streaming? Possiamo quindi dire che un disco in PVC non è altro che uno dei tanti prodotti plastici che vengono realizzati nel mondo e che la sua esistenza, di per se, non è un elemento inquinante, ma come tutti i prodotti, anche quelli non plastici, devono rientrare in un’ottica di economia circolare. Fa specie leggere articoli di testare autorevoli che definiscono un prodotto in PVC, in quanto tale, pericoloso per l’ambiente e la salute dei lavoratori, a seguito delle esalazioni e degli inquinanti che le produzioni realizzerebbero. Non fa specie tanto quello che è stato detto, che segue l’onda popolare, con poca competenza sul problema della plastica, ma induce ad una certa perplessità pensare che testate giornalistiche di primo livello, trattino in modo così poco professionale il problema della plastica e del PVC. In ogni caso, l’LP, ha una produzione, in termini quantitativa, molto limitata e ancora più improbabile che il disco in vinile finisca dopo l’ascolto in pattumiera, in quanto è un oggetto che crea empatia con chi l’ha acquistato e verrà conservato, probabilmente, con molta cura e per molto tempo. Dobbiamo però considerare anche l’impatto che l’ascolto in streaming della musica produce ogni giorno sull’ambiente, perchè il fatto di non possedere un oggetto, come un disco che potrebbe trasformarsi in rifiuto, non significa che l’impatto ambientale dell’ascolto della musica sia zero. Infatti la disponibilità di miliardi di brani di musica sui nostri telefoni, laptop o tablets comporta l’archiviazione dei file musicali in apposite strutture, che vengono alimentate utilizzando l’energia che non sempre è rinnovabile. Se è vero che lo streaming di un singolo brano comporta un consumo energetico molto limitato, è anche vero che la disponibilità di musica senza limiti ha incrementato in maniera esponenziale l’ascolto dei brani con le relative conseguenze ambientali. Negli Stati Uniti si è stimato che le emissioni, in termini di gas serra, relative al settore dello streaming musicale, sono circa 200 milioni di tonnellate, secondo stime prudenziali e 350 milioni secondo altre stime.
SCOPRI DI PIU'Eni ha dato la notizia, attraverso un comunicato stampa, dell'assegnazione di una licenza per realizzare il progetto di stoccaggio della CO2 nell'Inghilterra nord occidentale. La cattura e lo stoccaggio della CO2 permette di aumentare il lavoro di decarbonizzazione del pianeta e di riutilizzo delle fonti ritenute esauste per nuovi combustibili.L’Autorità britannica per il petrolio e il gas (Oil and Gas Authority - OGA) ha annunciato di aver assegnato a Eni la licenza per la realizzazione del progetto di stoccaggio di anidride carbonica (CO2). La licenza di stoccaggio interessa un’area situata nella porzione della Baia di Liverpool nel Mare d’Irlanda Orientale, in cui Eni prevede di riutilizzare i giacimenti esausti di idrocarburi - nello specifico i giacimenti di Hamilton, Nord Hamilton e Lennox - e riconvertire le relative infrastrutture per lo stoccaggio permanente della CO2 catturata nell’Inghilterra nordoccidentale e nel Galles settentrionale. Grazie a questa licenza, Eni intende sia contribuire alle necessità di decarbonizzazione dell’Inghilterra nordoccidentale e del Galles settentrionale, sia collaborare attivamente con le imprese industriali per la cattura e il trasporto della CO2 dagli stabilimenti esistenti e dai futuri siti di produzione dell’idrogeno. Questo verrà utilizzato come combustibile di transizione per il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti nell’ambito dell’obiettivo del Regno Unito di “zero emissioni” al 2050. Per Eni il progetto avrà effetti positivi per le comunità locali attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro e il supporto allo sviluppo economico della regione, oltre a tracciare un percorso concreto verso la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche. Andy Samuel, Amministratore Delegato di OGA, ha dichiarato: “L’OGA è molto lieta di concedere la licenza a quello che confidiamo sarà un progetto di grande successo. Il lavoro sull’Integrazione Energetica che abbiamo condotto mostra che la combinazione di vari sistemi energetici, inclusi la cattura di anidride carbonica e la produzione di idrogeno, possono dare un contributo significativo all’obiettivo “zero emissioni” perseguito dal Regno Unito. HyNet è un esempio entusiasmante di integrazione energetica in atto, che comprende il riutilizzo di infrastrutture esistenti e giacimenti esauriti per lo stoccaggio di notevoli quantità di anidride carbonica, e la generazione di idrogeno per molteplici applicazioni innovative”. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha commentato: “Sono molto soddisfatto e orgoglioso per l’assegnazione della licenza per lo stoccaggio di anidride carbonica nel Regno Unito, la prima licenza di questo genere per Eni. Questo è un progetto di vitale importanza per Eni e rappresenta un traguardo fondamentale per gli obiettivi di “zero emissioni” del Regno Unito, oltre a essere un pilastro essenziale della strategia per la transizione energetica e la decarbonizzazione in cui Eni è fortemente impegnata”.Maggiori Informazioni
SCOPRI DI PIU'Come ridurre le imperfezioni nella produzione di film in LDPE fatti con granulo da post consumoL’eBook affronta, nello stile della dispensa tecnica, tutta la filiera produttiva di un granulo in LDPE da post consumo partendo dalle fasi di raccolta del film sotto forma di scarto, e seguendo un percorso illustrativo nelle varie fasi di lavorazione : selezione, triturazione, lavaggi, densificazione, granulazione, insaccatura, tests di laboratorio, ricette produttive e impiego in filmatura. Vengono evidenziate le peculiarità e i principali errori da evitare nella produzione del granulo e in quella del prodotto finito, si affrontano i limiti produttivi in termini qualitativi della materia prima proveniente dal post consumo, si dà importanza alla conoscenza della qualità del granulo attraverso le prove di laboratorio, si consigliano ricette per ottenere un film che abbia un buon rapporto qualità/costi. L’indice degli argomenti trattati è il seguente: INTRODUZIONE L’USO DELLA MATERIA PRIMA RIGENERATA E’ SOLO MARKETING? LA FILIERA DELLA RACCOLTA DEL FILM IN LDPE LA LAVORAZIONE DELL’INPUT IN LDPE DA POST CONSUMO DENSIFICAZIONE ED ESTRUSIONE DELL’LDPE INSACCATURA E STOCCAGGIO DEL GRANULO CLASSIFICAZIONE DEL GRANULO UTILIZZO DEL GRANULO DA POST CONSUMO PER FILMATURA CREAZIONE DI COMPOUNDS CON LDPE DA ALTRE FONTI CONCLUSIONI Se desiderate acquistare l’eBook potete farlo seguendo tre opzioni: – Inviando un’email a: info@arezio.it chiedendo l’invio del PDF del libro – tramite Amazon al link Buona lettura
SCOPRI DI PIU'Il Rifiuto Diventa un Mezzo Espressivo Sin dagli albori del secolo scorso gli artisti hanno intrattenuto un rapporto particolare con gli oggetti che venivano considerati rifiuti. Nonostante i canoni estetici delle opere d'arte prodotte non considerassero ancora il loro utilizzo, gli artisti avevano cominciato a guardare con interesse agli oggetti più banali, i rifiuti, portatori di messaggi simbolici, come lo scorrere del tempo e le sue trasformazioni. Negli anni venti del novecento, con la spinta industriale e una meccanizzazione diffusa della produzione, si era cominciato a parlare di riuso ed ecologia con maggiore vigore rispetto al passato. La visione da parte degli artisti del rifiuto, come opera d'arte non era univoca. C'era chi considerava l'oggetto rifiuto come un pezzo della vita, usata ed abbandonata, quindi come una visione intimistica dell'uomo, e chi aveva esposto scarti prodotti dall'uomo come fosse una sfida, un grido per un'arte senza confini. Al di là di ogni considerazione personale sulle attribuzioni del valore artistico delle singole manifestazioni espressive, non c'è dubbio che il rifiuto, sotto ogni forma, era diventato un mezzo espressivo, forte, dell'arte contemporanea. Dopo secoli di imposizioni, circa i canoni estetici da seguire, dove gli artisti erano spinti alla ricerca dei materiali più preziosi per le loro opere e allo sviluppo di abilità pittoriche e figurative di primissimo livello, qualche cosa cambiò. E' proprio all'inizio del secolo scorso che l'artista ricercava la liberazione da qualsiasi canone estetico classico, mettendo l'idea al centro del progetto e non più la qualità dell'opera espressa nella manualità dell'artista in senso classico. Di questo nuovo flusso artistico si fecero interpreti anche nomi illustri come Picasso e Braque, introducendo nelle loro opere, pezzi di oggetti reali con i quali formavano messaggi impressi sulle tele. Arrivarono poi i Futuristi di Marinetti che vedevano nell'industrializzazione e nel modernismo imprenditoriale e scientifico dell'epoca lo spartiacque anche artistico con il passato. Poi arrivarono i Dadaisti di Huelsenbeck, movimento che ha voluto combattere l'idea della rigidità estetica, della ragione artistica e dei canoni stingenti del passato. Una ricerca continua di un'arte nuova, provocatoria e irridente, dove l'opera non era confinata nella tela, attraverso il disegno e il colore, ma veniva materializzata attraverso oggetti e pensata come essa stessa un ambiente espositivo. Dopo i Futuristi, i Dadaisi e i Surrelaisti, altri movimenti artistici, guardarono con sempre maggiore interesse al rifiuto, oggetti da buttare che assumevano un significato artistico e un mezzo espressivo profondo. Le opere comprendevano piatti usati, bicchieri, posate, carrozzerie di auto, caloriferi, scope, perfino un mucchio di immondizia messa in una stanza, opera esposta a Parigi nel 1960 da Arman. I rifiuti in una stanza sono l'espressione della contemporaneità della nostra società, del consumismo e della produzione industriale imperante, che funge da linfa per il popolo ma che non convince gli artisti. Ci sono da citare molti artisti che hanno fatto opere da ricordare come Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto, Christian Boltanski e tanti altri che hanno utilizzato elementi di scarto per le loro opere, come giornali, stracci e rifiuti alimentari. La ricerca dell'espressione artistica, attraverso gli oggetti usati o destinati alla discarica, è continuata fino ai giorni nostri attraverso, per esempio, le opere di Vik Muniz, artista Brasiliano che è nato a San Paolo nel 1961. Muniz è venuto a contatto con i catadores, gli uomini e le donne che frugano nella più grande discarica al Mondo, Jardim Gramacho, alle porte di Rio, in cui il rifiuto diventa mezzo di sostentamento famigliare e moneta per la sopravvivenza. La particolarità delle opere dell'artista stanno nel sontuoso mix tra disegno, oggettistica proveniente dai rifiuti e elementi della natura, ricordando la sua terra e l'Amazzonia martoriata.
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