Già nel 1965 all’amministrazione Lyndon B. Johnson venne presentato un rapporto scientifico sull’inquinamento da C02.A partire dalla metà degli anni 60 gli americani si accorsero che la combustione dei carburanti fossili riversava in atmosfera miliardi di tonnellate di CO2, ed avevano capito che questo fattore poteva realmente interferire con l’ambiente. Jimmy Carter, il presidente degli Stati Uniti a metà degli anni 70 del secolo scorso, fu forse il primo a cominciare ad interessarsi dei problemi ambientali, tanto che aveva fatto istallare sul tetto della casa bianca i primi pannelli solari per la produzione di energia elettrica rinnovabile. In un discorso ai propri elettori, in quel periodo, disse "dobbiamo iniziare ora a sviluppare le nuove fonti di energia non convenzionali su cui faremo affidamento nel prossimo secolo". Fu così che incaricò Frank Press, consigliere scientifico per il presidente, di redigere un memorandum sul clima e Carter lo ricevette pochi giorni dopo la celebrazione della festa del 4 Luglio del 1977. Press scrisse che l’utilizzo dei combustibili fossili era aumentato in modo esponenziale dall’inizio del 900 e, questo, aveva portato a riversare in atmosfera una quantità di CO2 oltre il 12% rispetto al periodo preindustriale, prevedendo un incremento da 1,5 a 2 volte nei successivi 60 anni. Lo scienziato aveva già previsto la correlazione della quantità di CO2 in atmosfera con l’aumento della temperatura della terra, che avrebbe portato a cambiamenti climatici catastrofici, con conseguenze in molti settori, mettendo in ginocchio non solo le città, ma anche il sistema produttivo industriale ed agricolo. Lo studio aveva centrato esattamente il risultato, infatti, la mancata riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente sta generando, oggi, problemi climatici che sono sotto gli occhi di tutti. Ma cosa successe dopo la presentazione del memorandum di Press? Lo studio sul tavolo del presidente, non solo descriveva in modo preciso quali fossero le cause che generavano un’emissione in atmosfera di CO2 così drammatica, ma raccontava nel dettaglio che se nel 1977 si fosse interrotto questo fenomeno di rilascio, la C02 non sarebbe diminuita ma solo stabilizzata. Press spiegò che per ridurre la concentrazione nell’aria di questo veleno ci sarebbero voluti migliaia di anni e che se, sempre ipoteticamente, le emissioni si fossero congelata al 1977, la temperatura della terra, per un lungo periodo non sarebbe scesa sostanzialmente, ma solo stabilizzata. Jimmy Carter non era uno sprovveduto e, sebbene fosse uno tra i primi politici ad interessarsi dell’ambiente, capì quali implicazioni politiche potevano esserci nella riduzione dell’uso del petrolio. Nel suo staff, James Schlesinger, il primo segretario all'energia americano, bollò lo studio di Press come inopportuno in quel periodo, esprimendo la sua opinione al presidente, sottolineando che le implicazioni politiche di questo problema erano ancora troppo incerte per giustificare il coinvolgimento presidenziale e iniziative politiche. Il dualismo che viveva Carter era incentrato sul riconoscimento della necessità di incoraggiare la produzione di energie rinnovabili, ma nello stesso tempo il petrolio divenne un elemento strategico della sicurezza nazionale. Infatti, dopo la crisi petrolifera internazionale del 1973, il presidente capì che gli Stati Uniti non potevano dipendere dal petrolio estero, specialmente se le fonti erano in territori instabili, politicamente e socialmente, quindi diede vita ad una politica di incremento delle estrazioni nazionali, per rendere autosufficiente il paese dal punto di vista energetico. La presidenza di Carter finì nel 1981 con la vittoria di Reagan alle elezioni e con lui finirono i progetti per spingere la produzione di energia pulita, in quanto il nuovo presidente, non solo fece subito togliere i pannelli solari dalla casa bianca, ma investi soldi pubblici per creare discredito sugli studi relativi al cambiamento climatico.
SCOPRI DI PIU'Stiamo vivendo un periodo così complicato, senza certezze, rischiando di non capire più dove stiamo andandodi Marco ArezioTenere la barra dritta della propria vita oggi, dargli un senso, è sempre più ostico, in quanto le difficoltà che lambiscono o colpiscono le nostre giornate, si susseguono ad un ritmo incalzante. Sfide continue per reggere all’urto di un mondo che sta cambiando, troppo in fretta, dove sembra che solo gli altri ce la facciano, dove è facile finire nella corrente del fiume che può emarginare, avvilire e ridurre le speranze. Ma ci siamo mai chiesti se la difficoltà a interpretare il senso della vita di oggi, siano frutto di un eccezionale convergenza di fattori complicati o se, nel mondo passato, si siano ripetuti. Possiamo prendere ad esempio cinque filosofi molto famosi come Platone, Seneca, Epicuro, Aristotele e Socrate, per capire se, fin dalla notte dei tempi, queste riflessioni sul senso della vita fossero attuali. Il senso della vita secondo Platone Platone, uno dei più grandi filosofi della storia occidentale, ha avuto una visione profonda e complessa del senso della vita, che si può comprendere esaminando le sue numerose opere. Per Platone, il senso della vita risiede nella ricerca della verità, nella realizzazione della virtù e della giustizia e nella comprensione delle realtà eterne del Mondo delle Idee. Attraverso la filosofia, l'individuo può avvicinarsi a queste verità e vivere una vita piena di significato e scopo. Possiamo individuare alcune idee centrali che costituiscono la sua comprensione del significato e dello scopo della vita umana: Il Mondo delle IdeeAl centro della filosofia di Platone c'è la sua teoria delle Forme o delle Idee. Secondo questa teoria, il mondo reale e tangibile in cui viviamo è solo un'ombra o una copia imperfetta del vero Mondo delle Idee. Queste Idee sono eternamente vere, immutabili e perfette. L'AnimaPlatone credeva nell'immortalità dell'anima. Secondo lui, l'anima preesiste alla nascita fisica e continua ad esistere dopo la morte. L'obiettivo dell'anima, durante la sua esistenza terrena, è ricordare e comprendere le verità eterne che conosceva prima della sua incarnazione. Educazione e ConoscenzaPlatone sosteneva che il vero scopo dell'educazione non è trasmettere nuova conoscenza, ma piuttosto "risvegliare" l'anima alla conoscenza che già possiede. L'atto di "ricordare" o di prendere coscienza delle Forme è fondamentale per la realizzazione del proprio potenziale. Virtù e GiustiziaUn altro tema centrale nelle opere di Platone è l'importanza della virtù e della giustizia. Per lui, vivere una vita virtuosa e giusta è essenziale per il benessere dell'anima. La giustizia, in particolare, è intesa come l'armonia dell'anima, dove ogni sua parte svolge il ruolo che le compete. Filosofia come pratica di vitaPlatone vedeva la filosofia non solo come un campo di studio, ma anche come una pratica di vita. Il filosofo, attraverso la sua ricerca della verità e la sua aspirazione alla saggezza, cerca di avvicinarsi il più possibile al Mondo delle Idee e, in tal modo, realizza appieno il proprio potenziale. Il senso della vita secondo Socrate Socrate è considerato uno dei grandi precursori della filosofia occidentale, e benché non abbia lasciato alcun scritto, le sue idee e il suo pensiero sono stati tramandati attraverso le opere dei suoi discepoli, in particolare Platone. Per Socrate, il senso della vita era strettamente legato alla ricerca della virtù, alla comprensione di sé e alla costante aspirazione alla verità. La vita autentica e significativa era quella vissuta in coerenza con la propria coscienza e in costante esame delle proprie convinzioni e azioni. Per Socrate, la riflessione sul senso della vita era strettamente legata al concetto di "conoscere se stessi" e alla vita esaminata. Alcune delle idee centrali di Socrate sul significato e lo scopo della vita includono: L'importanza dell'AutoesameSocrate è famoso per la sua affermazione "Una vita non esaminata non vale la pena di essere vissuta". Questo sottolinea l'importanza di esaminare costantemente e criticamente le proprie convinzioni, azioni e comportamenti. Solo attraverso un'attenta riflessione e autoesame, una persona può vivere una vita autentica e significativa. La Virtù come ConoscenzaSocrate credeva che nessuno commettesse il male volontariamente e che l'ignoranza fosse la causa del comportamento immorale. Quindi, per lui, conoscere il bene è fare il bene. Se una persona conosce veramente ciò che è giusto, agirà di conseguenza. L'Imperatività della CoscienzaSocrate dava grande importanza alla voce interiore o alla coscienza. Era convinto che seguire la propria coscienza e agire in base alla propria integrità fosse fondamentale, anche a costo di affrontare conseguenze avverse. La Morte come TransizioneAnche se Socrate non ha fornito una dottrina elaborata sull'aldilà, ha espresso una visione serena della morte. Nel "Fedone" di Platone, Socrate discute della morte come possibile transizione verso una comprensione più profonda e una maggiore intimità con la verità. La Centralità del DialogoSocrate credeva fermamente nel potere del dialogo come mezzo per arrivare alla verità. Attraverso il metodo socratico, una forma di interrogazione critica, egli cercava di portare le persone a una comprensione più chiara delle loro proprie credenze. Il senso della vita secondo Epicuro Epicuro, un filosofo antico greco, ha fondato la scuola filosofica dell'epicureismo. La sua filosofia è incentrata sull'idea che l'obiettivo principale della vita umana sia la ricerca del piacere e l'evitamento del dolore. Tuttavia, questa visione del piacere è spesso fraintesa. Il senso della vita secondo Epicuro è trovare la felicità attraverso la ricerca di piaceri semplici e duraturi, l'evitamento del dolore, l'eliminazione delle paure irrazionali e la coltivazione di profonde amicizie. La filosofia, per Epicuro, era principalmente uno strumento per raggiungere una vita felice. Vediamo le idee principali di Epicuro riguardo al senso della vita: Piacere e DoloreEpicuro identifica il piacere e il dolore come i principali criteri per determinare ciò che è buono o cattivo. Ma il piacere, secondo Epicuro, non è puramente fisico o sensuale. Il piacere più alto è la tranquillità dell'anima (atarassia) e l'assenza di dolore fisico (aponia). Piacere Intellettuale vs Piacere FisicoSebbene Epicuro riconoscesse i piaceri fisici, sosteneva che i piaceri dell'anima, come l'amicizia, la conoscenza e la riflessione filosofica, fossero superiori ai piaceri del corpo. Questi piaceri intellettuali sono duraturi e non portano a conseguenze negative. Eliminazione delle Paure IrrazionaliEpicuro credeva che molte delle nostre pene derivassero da paure irrazionali, come la paura degli dei o della morte. Secondo lui, comprendere la natura attraverso la filosofia può aiutarci a liberarci di queste paure. Ad esempio, sostenendo che la morte è semplicemente la cessazione della sensazione, Epicuro ha argomentato che non dovremmo temere la morte poiché non rappresenta sofferenza. Vita SempliceEpicuro consigliava una vita semplice, in cui i desideri naturali e necessari (come cibo, acqua e rifugio) vengono soddisfatti, ma i desideri non necessari (come lussi) vengono minimizzati. Ciò permette di ridurre il dolore e l'angoscia associati ai desideri insoddisfatti. AmiciziaUna delle fonti più grandi di piacere, secondo Epicuro, è l'amicizia. L'amicizia non solo fornisce gioia e piacere, ma anche sicurezza e supporto, aiutando così a raggiungere una vita felice e contenta. Il senso della vita secondo Seneca Seneca, un importante filosofo stoico romano, ha offerto una visione dettagliata della vita e di come dovremmo viverla per raggiungere una felicità e una tranquillità durature. Il senso della vita secondo Seneca è vivere con virtù, sfruttare al meglio il tempo che abbiamo, accettare ciò che è al di fuori del nostro controllo, e cercare costantemente di migliorarsi. Attraverso queste pratiche, possiamo raggiungere una profonda serenità e soddisfazione nella vita. Ecco alcune delle sue idee principali riguardo al senso della vita: Vivere secondo la NaturaCome altri stoici, Seneca enfatizzava l'importanza di vivere "secondo la Natura". Questo non significa vivere come gli animali o ritornare a uno stato primitivo, ma piuttosto riconoscere e vivere in armonia con l'ordine naturale del mondo e con la nostra vera natura razionale. Virtù come Bene SupremoSeneca, in linea con lo stoicismo, credeva che la virtù fosse il bene supremo. Vivere virtuosamente, cioè con saggezza, coraggio, giustizia e temperanza, non solo è intrinsecamente buono, ma porta anche a una vita felice e significativa. Indifferenza verso le Cose EsterneGli stoici, inclusi Seneca, credevano che dovremmo concentrarci su ciò che è sotto il nostro controllo diretto (cioè le nostre azioni e i nostri giudizi) e accettare con indifferenza le cose al di fuori del nostro controllo. Questo aiuta a evitare sofferenze inutili e a mantenere la tranquillità di fronte alle avversità. La Morte come Parte Naturale della VitaSeneca ha scritto molto sulla morte, sottolineando che è una parte naturale e inevitabile della vita. Dobbiamo accettarla e non temerla. In effetti, riflettere sulla nostra mortalità può aiutarci a vivere una vita più focalizzata e apprezzare il presente. Tempo come Risorsa PreziosaUna delle opere più famose di Seneca è "De Brevitate Vitae" ("Sulla brevità della vita"), in cui discute l'importanza di utilizzare saggiamente il nostro tempo. Critica coloro che sprecano la loro vita in attività futili e sottolinea l'importanza di vivere pienamente e con intento. Formazione e Auto-miglioramentoSeneca ha sottolineato l'importanza dell'educazione e dell'auto-miglioramento. Attraverso lo studio e la riflessione, possiamo coltivare la virtù, affinare il nostro giudizio e vivere una vita più in linea con la nostra vera natura. Il senso della vita secondo Aristotele Aristotele, uno dei più eminenti filosofi dell'antica Grecia, ha dedicato molta attenzione alla questione del bene supremo e del senso della vita per gli esseri umani. Per Aristotele, il senso della vita risiede nella ricerca dell'eudaimonia, che può essere realizzata vivendo virtuosamente, utilizzando la nostra capacità razionale, partecipando attivamente alla vita della comunità e perseguendo sia attività pratiche che teoretiche. La sua visione enfatizza l'integrazione di mente, corpo e anima in un percorso verso il benessere e la realizzazione del proprio potenziale. Ecco le sue idee principali:Eudaimonia (Felicità o Fioritura)Aristotele ha argomentato che la finalità ultima della vita umana è l'eudaimonia, un termine spesso tradotto come "felicità", ma che potrebbe essere meglio descritto come "fioritura" o "realizzazione del proprio potenziale". Questo non si riferisce a un piacere momentaneo o a una gioia effimera, ma a una sorta di benessere complessivo e duraturo. Virtù e MezzoPer Aristotele, la chiave per raggiungere l'eudaimonia è vivere virtuosamente. Le virtù sono disposizioni stabili che ci portano ad agire in modo appropriato. Aristotele ha introdotto il concetto di "mezzo aureo", sostenendo che la virtù sta nel mezzo tra due estremi, l'eccesso e la carenza. RazionalitàAristotele ha sottolineato l'importanza della parte razionale dell'anima. Secondo lui, la capacità di ragionare è ciò che distingue gli esseri umani dagli altri animali, e vivere in accordo con questa natura razionale è fondamentale per la realizzazione del proprio potenziale. Vita Teoretica vs Vita PraticaMentre la virtù morale è associata alla vita pratica e all'azione etica, Aristotele ha anche identificato una "virtù intellettuale" associata alla vita teoretica, come lo studio e la contemplazione. Ha suggerito che, nella sua forma più elevata, l'eudaimonia può essere trovata nella vita di contemplazione filosofica. Dipendenza dalla Polis (Città-Stato)Aristotele ha sostenuto che l'uomo è un "animale politico", il che significa che siamo naturalmente predisposti a vivere in comunità. L'eudaimonia, quindi, non è solo un'impresa individuale, ma dipende anche dalla partecipazione attiva nella vita della polis e dall'avere relazioni virtuose con gli altri. FormazioneAristotele ha enfatizzato l'importanza della formazione e dell'educazione per coltivare le virtù e raggiungere una vita buona. La formazione non solo trasmette conoscenza, ma modella anche il carattere.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano. Capitolo 5: Verità Nascoste di Marco ArezioMentre Marini e Conti lasciavano l'ufficio del questore, sentivano il peso della responsabilità sulle loro spalle, ma anche la soddisfazione di un lavoro svolto con onore e competenza. La fiducia e l'elogio del questore non erano solo un riconoscimento del successo nel caso di Sartori, ma un incentivo a continuare con la stessa passione e integrità in tutte le sfide future. Il giorno seguente all'arresto di Enrico Sartori, il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si ritrovarono nel cuore pulsante della questura di Milano, pronti a confrontarsi con l'uomo che speravano potesse chiudere definitivamente il caso del furto della formula del polipropilene. La stanza degli interrogatori era spoglia e funzionale, illuminata da una luce fredda che non lasciava spazio a ombre o segreti. Sartori sedeva di fronte a loro, le mani ammanettate davanti, l'espressione un misto di rassegnazione e sfida. "Enrico Sartori," iniziò Marini, la sua voce calma ma ferma, "abbiamo raccolto prove schiaccianti della tua partecipazione al furto della formula del professor Ferrari. Ma ci sono ancora tanti pezzi di questo puzzle che non tornano. Perché? Perché hai fatto una cosa del genere?" Marini proseguì. "abbiamo bisogno di sapere dove si trova la formula. È l'ultimo tassello che ci manca per chiudere questo caso. Aiutaci a mettere a posto questo pezzo." Sartori alzò lo sguardo, fissando Marini negli occhi. "Commissario, sono stato un folle, lo ammetto. Ma non credo che possiate capire la pressione, l'umiliazione di essere sempre il secondo, di vivere all'ombra di un genio come Ferrari." Conti, con un cenno di intesa a Marini, prese la parola. "Capisco la frustrazione, ma c'è una grande differenza tra sentirsi sottovalutato e commettere un crimine. Hai messo a rischio la tua carriera, la tua vita. Ne è valsa la pena?" Sartori, visibilmente in lotta con sé stesso, rimase in silenzio. Marini, decisa a spingere oltre, aggiunse: "Pensaci, Enrico. Questa non è solo una questione di legge; è una questione di etica, di responsabilità verso la comunità scientifica e verso te stesso." Il silenzio di Sartori si prolungò, fino a quando, con un sospiro pesante, parlò. "Non posso... Non posso dirvi dove si trova. Mi hanno minacciato, hanno detto che se parlassi..." Marini inclinò la testa, mostrando comprensione e determinazione. "Chi ti ha minacciato, Enrico? Chi altri è coinvolto? La tua sicurezza è la nostra priorità, ma devi fidarti di noi." Sartori agitò nervosamente le mani, l'ansia evidente. "È più grande di me, commissario. Non è solo la formula, è tutto ciò che essa rappresenta. Non so se posso..." "Enrico," intervenne Marini, la voce più morbida, cercando di raggiungerlo a un livello personale, "pensa al motivo per cui sei diventato scienziato. Per contribuire al progresso, per fare la differenza. Questo è il momento di dimostrare quel valore." "Enrico," riprese Marini, con una nota di impellenza nella voce, "hai detto di essere stato minacciato. Da chi? Perché hanno così tanto interesse nella formula del polipropilene?" Sartori, chiaramente combattuto, si passò una mano tra i capelli, guardando il tavolo come se potesse trovare le parole giuste incise nel legno. "Commissario, è complicato. Non si tratta solo di una persona, ma di un'intera organizzazione." Marini si appoggiò in avanti, interessata. "Un'organizzazione? Puoi dirci di più?" "Si chiamano 'I Custodi dell'Ombra'," svelò Sartori con voce appena udibile, quasi temesse che pronunciare quel nome potesse invocare i suoi persecutori. "Sono... sono un gruppo che crede nella supremazia della scienza sopra ogni cosa, a qualsiasi costo. Mi hanno avvicinato mesi fa, interessati alla mia ricerca, ma non avevo capito fino a che punto sarebbero arrivati." "Commissario, 'I Custodi dell'Ombra' non sono semplici criminali," iniziò Sartori, la sua voce carica di un misto di timore e risolutezza. "Si presentano come un'élite di scienziati, industriali e intellettuali che credono nella scienza come l'unico vero potere capace di cambiare il mondo. Ma il loro modo di perseguire questo ideale... è distorto." Marini, assicurandosi di registrare ogni parola, chiese: "In che modo, Enrico? Cosa fanno esattamente?" "Manipolano la ricerca scientifica a loro vantaggio, finanziando progetti che solo loro ritengono validi e, in molti casi, eticamente discutibili. Usano la scienza non per il bene dell'umanità, ma come strumento di controllo e potere," continuò Sartori, il disgusto per quelle azioni evidente nel suo tono. Conti, cercando di capire meglio la struttura dell'organizzazione, intervenne: "Hai detto che sono un'élite. Chi sono i membri di questo gruppo? Come operano?" Sartori prese un momento per raccogliere i suoi pensieri. "I membri sono anonimi, conosciuti solo attraverso pseudonimi. Si incontrano segretamente, discutendo di finanziamenti, direzioni di ricerca, e... di come eliminare ostacoli o concorrenza. Ho avuto contatti con uno di loro, che si fa chiamare 'Il Custode'. È lui che mi ha avvicinato, offrendomi sostegno finanziario per la mia ricerca in cambio della mia... 'collaborazione'." Marini, sempre più preoccupata per l'ampiezza e la pericolosità dell'organizzazione, chiese: "E la minaccia alla tua famiglia? È stato 'Il Custode' a orchestrarla?" "Sì," confermò Sartori, con un filo di voce. "Quando ho iniziato a esitare, a dubitare delle loro vere intenzioni, hanno mostrato di sapere tutto di me. Di noi. Era un avvertimento chiaro: o collaboravo senza fare domande, o avrebbero pagato le conseguenze." L'atmosfera nella stanza divenne ancora più pesante, mentre Marini e Conti si rendevano conto della sfida che avevano davanti. Non solo dovevano recuperare la formula e proteggere Sartori, ma ora si trovavano a dover smantellare una rete di potere che minacciava di corrompere l'essenza stessa della ricerca scientifica. "Enrico, quello che hai fatto oggi è di fondamentale importanza," disse Marini, cercando di trasmettere un senso di solidarietà e sostegno. "Non solo ci hai aiutato a capire meglio con chi abbiamo a che fare, ma ci hai dato un punto di partenza per proteggere te e la tua famiglia. E ti assicuro, smantelleremo 'I Custodi dell'Ombra'." Conti, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, intervenne. "E perché hanno minacciato te, Enrico? Cosa volevano esattamente dalla formula?" Sartori inghiottì a fatica, la paura evidente nei suoi occhi. "Volevano usarla per finanziare le loro operazioni. La formula del polipropilene ha un enorme potenziale commerciale, e loro... loro volevano sfruttarla per espandere la loro influenza." Marini annotò rapidamente queste informazioni. "E la minaccia? Come ti hanno fatto sentire in pericolo?" "Mi hanno mostrato... delle foto," confessò Sartori, la voce rotta dall'emozione. "Foto di mia sorella, dei miei nipoti, con un messaggio chiaro: se non avessi collaborato, loro avrebbero sofferto." Un pesante silenzio cadde sulla stanza. Marini sentiva un misto di rabbia e compassione per l'uomo di fronte a lei, intrappolato in una situazione apparentemente senza via d'uscita. "Enrico, faremo tutto il possibile per proteggere te e la tua famiglia," promise Marini, con fermezza. "Ma abbiamo bisogno di tutto quello che sai su 'I Custodi dell'Ombra'. Nomi, luoghi, qualsiasi cosa possa aiutarci a fermarli." Con un profondo respiro, Sartori annuì, capendo che la sua collaborazione era l'unico modo per sfuggire all'oscurità che lo aveva avvolto. Marini annuì, segnando la svolta nell'interrogatorio. "Grazie, Enrico. Faremo in modo che tu sia protetto. Ora, parliamo di questa chiave." Sartori, con gli occhi fissi sul tavolo, sembrava lottare con se stesso. "Commissario, la chiave... è complessa. Non è semplicemente una password o un codice. È... è una sequenza di reazioni chimiche, qualcosa che solo io posso completare." Marini, sorpresa da questa rivelazione, cercò di capire meglio. "Vuoi dire che la chiave è in realtà un procedimento scientifico?" "Esatto," confermò Sartori, alzando lo sguardo. "Ho criptato la formula in modo che solo chi conosce esattamente le reazioni chimiche necessarie possa decifrarla. È stata una misura di sicurezza contro... contro eventuali furti." Conti, che aveva seguito la conversazione in silenzio, intervenne: "E tu saresti disposto a condurre questo procedimento per noi? A decifrare la formula?" Sartori esitò, poi annuì lentamente. "Sì, ma non qui. Dobbiamo farlo in un laboratorio, con le attrezzature adatte. E... e devo ammettervi, ho paura. 'I Custodi dell'Ombra' non si fermeranno facilmente." Marini posò una mano sul tavolo, cercando di trasmettere sicurezza. "Enrico, ti garantiamo la massima protezione. Questo è importante non solo per te, ma per l'intera comunità scientifica. Dobbiamo agire, e lo faremo con ogni precauzione possibile." Sartori chiuse gli occhi, come per raccogliere il coraggio necessario. Poi, lentamente, iniziò a parlare, fornendo l'indirizzo di un piccolo laboratorio alle periferie di Milano dove aveva nascosto la formula. Mentre l'interrogatorio proseguiva, con Sartori finalmente disposto a collaborare, Marini sentiva un misto di sollievo e preoccupazione. Avevano un punto di partenza per recuperare la formula, ma sapeva anche che il cammino verso la verità era ancora lungo e pieno di ostacoli. "Commissario," Sartori alzò lo sguardo, un barlume di speranza nei suoi occhi, "grazie. Mi dispiace, per tutto." Dopo aver ottenuto le informazioni necessarie, Marini e Conti si alzarono, pronti a recuperare la formula.Mentre uscivano dalla stanza, Marini si fermò un istante sulla soglia, voltandosi verso Sartori. "Enrico, ricorda che la grandezza di un uomo non si misura dai suoi successi, ma da come affronta i suoi fallimenti." Lasciando Sartori ai suoi pensieri, Marini e Conti si avviarono verso il laboratorio indicato, consapevoli che stavano per chiudere un capitolo importante ma turbolento della loro carriera. La ricerca della formula era stata molto più di un semplice caso da risolvere; era stata una lezione su quanto profondamente le passioni umane possano influenzare le scelte, per il bene o per il male. Il viaggio verso il laboratorio fu breve, ma carico di aspettative. Entrambi sapevano che, una volta recuperata la formula, avrebbero potuto finalmente offrire al professor Ferrari e alla comunità scientifica milanese un po' di pace. Tuttavia, le ombre lasciate da questo caso nelle loro anime sarebbero rimaste a lungo, ricordandogli il prezzo della verità e della giustizia. Il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si trovavano di fronte al vecchio laboratorio abbandonato che Sartori aveva indicato come nascondiglio della formula del polipropilene. La struttura, avvolta da rampicanti e con le finestre infrante, sembrava più un relitto del passato che un luogo di scoperte scientifiche. "Questo posto mi dà i brividi," commentò Conti, scrutando l'edificio con una torcia. Marini annuì, la sua espressione tesa. "Concentriamoci sul compito. La formula deve essere qui dentro. Sartori non aveva motivo di mentirci a questo punto." Avevano organizzato una squadra di perquisizione, includendo agenti specializzati e due scienziati del laboratorio di MilanTech, il dottor Bianchi e la dottoressa Rossi, per assistere nella ricerca e nell'identificazione della formula. Il gruppo entrò cautamente nel laboratorio, i fasci delle loro torce che danzavano tra le ombre, rivelando corridoi polverosi e stanze piene di attrezzature vecchie e documenti sparsi. Ogni passo faceva risuonare i loro movimenti in un eco spettrale. "Dividiamoci," suggerì Marini. "Io e il dottor Bianchi prenderemo il piano di sopra. Conti, tu e la dottoressa Rossi controllate il seminterrato. Gli altri agenti possono esaminare il piano terra. Comunicate qualsiasi scoperta." Mentre esploravano, Marini non poté fare a meno di notare come il tempo e la negligenza avessero trasformato quel luogo un tempo all'avanguardia in una tomba del progresso. Il dottor Bianchi, mentre scartavano tra vecchie provette e appunti, esclamò: "È incredibile pensare che qualcuno possa aver nascosto qui qualcosa di così prezioso come la formula del polipropilene." Marini annuì. "Le persone a volte scelgono i luoghi più improbabili per nascondere i loro segreti," rispose, continuando a cercare. Nel frattempo, nel seminterrato, Conti e la dottoressa Rossi affrontavano difficoltà diverse. L'umidità aveva rovinato molte delle vecchie registrazioni e documenti, rendendo la ricerca ancora più complicata. "Qui è tutto marcio," lamentò Rossi, sollevando un fascio di carte che si disintegrò al tocco. "Trovarci qualcosa di intatto sarà un miracolo." Conti, però, rimase ottimista. "Continuiamo a cercare. Potrebbe esserci una cassaforte o un nascondiglio segreto." Dopo ore di ricerca meticolosa e molti vicoli ciechi, fu Marini a scoprire, dietro una falsa parete nel suo settore di ricerca, una cassaforte nascosta. Con l'aiuto degli agenti, riuscirono ad aprirla, trovandovi all'interno una piccola casserei a di legno protetta da una un panno rosso. "Potrebbe essere questa," disse Marini, un filo di speranza nella voce. Il gruppo si riunì per esaminare il contenuto della cassettina, e quando la micro pergamena fu aperta, rivelarono dettagliate note di laboratorio e, infine, la formula criptata del polipropilene. "Trovata!" esclamò la dottoressa Rossi, quasi non credendo ai propri occhi. La formula era stata criptata, con un messaggio lasciato da Sartori che indicava che solo lui conosceva la chiave per decifrarla. "Furbo, Sartori," mormorò Marini. Mentre facevano ritorno alla questura, Marini e Conti sapevano che il loro lavoro non era finito. Dovevano confrontare Sartori per l'ultima volta, per ottenere ciò che era stato tanto faticosamente cercato. "Un passo alla volta, Lucia," disse Conti, vedendo la determinazione negli occhi del suo commissario. "Risolveremo anche questo enigma." E così, mentre Milano si avvolgeva nel manto della notte, Marini e Conti si preparavano per l'ultimo atto di una lunga indagine, consapevoli che ogni mistero nasconde chiavi inaspettate, pronte a essere scoperte.
SCOPRI DI PIU'Sistemi di riciclo Erema per i Tubi da IrrigazioneNell’ottica della circolarità degli scarti plastici nel settore dell’irrigazione, Erema aiuta a riciclare gli scarti di produzione dei tubi in LLDPE.Gli impianti prevedono il recupero degli scarti di lavorazione dei tubi di irrigazione attraverso la macinazione e la granulazione dei tubi in PE a bassa densità. Secondo le indicazioni di Erema, il sistema è stato progettato dal suo marchio Pure Loop e può gestire materiali come tubi anti goccia e tubi di irrigazione che si accumulano come scarti durante la produzione dei o vengono scartati durante i controlli di qualità. Erema dichiara che questa tecnologia permette la riutilizzazione degli scarti, sotto forma di granuli, che provengono dalla produzione, in una miscela con il materiale in PE vergine senza subire diminuzioni di qualità. Secondo Erema, il concetto di riciclaggio creato da Pure Loop "è già stato recepito dai produttori di sistemi di irrigazione negli Stati Uniti, Israele, Italia e Messico". L'azienda aggiunge: "Gestiscono impianti di riciclaggio con portate da 100 a 500 chilogrammi l'ora e riutilizzano i pellets riciclati prodotti in proporzioni fino al 20 percento nel processo di produzione.Foto: Pure Loop
SCOPRI DI PIU'Molti fattori stanno alla base di questo trend rialzista: l’elettrificazione, il coronavirus e i nuovi mercatidi Marco ArezioSembra incredibile poter immaginare, in un mondo che sta annegando nei rifiuti plastici, che ci siano società industriali che spingono ancora oggi sull’aumento della produzione di plastica vergine. Eppure, secondo i dati forniti da Wood Mackenzie, nei prossimi 5 anni, nel mondo, si realizzeranno 176 nuovi impianti petrolchimici, di cui 80% sarà in Asia. Inoltre, se vediamo cosa succede negli Stati Uniti, dal 2010 ad oggi sono stati investiti 200 miliardi di dollari in progetti legati alla plastica vergine e ai prodotti chimici derivati secondo i dati dell’ACC. Nel frattempo i rifiuti mondiali aumentano, spinti anche dal ritorno alle produzioni di oggetti in plastica monouso per l’ambito ospedaliero, come le mascherine, le visiere i camici e tutti gli accessori, usa e getta, che si usano in ambito medico. Ma, se da una parte questi rifiuti non sono riciclabili per questioni igieniche, dall’altra parte ci troviamo di fronte ad una grave crisi nel campo del riciclo in quanto in molte aree del mondo i riciclatori hanno visto una riduzione sostanziale della domanda di polimeri riciclati a causa dell’impossibilità di competere con i prezzi dei polimeri vergini. Questo crea due fattori destabilizzanti:• L’aumento dei rifiuti riciclabili che non vengono riutilizzati • La crisi del comparto del riciclo delle materie plastiche Ma quale è il motivo che spinge i petrolchimici ad aumentare la produzione di plastica vergine? Le previsioni mondiali di consumo di carburanti fossili per l’autotrazione è vista dagli esperti del settore in forte calo, con previsioni di pesanti ribassi percentuali fino al 2050, cosa che ha già messo in allarme il comparto petrolchimico. Inoltre queste temono le preoccupazioni ambientali della popolazione mondiale che ha spinto molti governi al divieto di utilizzo di alcuni prodotti monouso, come i sacchetti di plastica, che sta comportando, secondo alcuni studi, una riduzione di domanda petrolifera di 2 milioni di barili al giorno. In questo scenario di forte riduzione del mercato, le compagnie petrolifere hanno adottato strategie che permettessero loro di ridurre le perdite in termini quantitativi, cercare nuovi mercati e assecondare la popolazione con un’immagine più verde delle loro aziende. Queste strategie le possiamo riassumere: • Acquisizione del mercato dei polimeri riciclati attraverso la guerra sul prezzo delle materie prime • Sostegno alle campagne di utilizzo della plastica come materia prima che possa rendere più igienica la nostra vita • Capillarizzazione della produzione e distribuzione delle materie prime vergini in aree in via di sviluppo, abituando la popolazione all’uso dei prodotti plastici per praticità ed economia • Creazione di un’immagine più green attraverso la costante informazione del mercato circa le donazioni economiche fatte al consorzio tra le aziende chiamato “Alliance to End of Plasitc Waste”. In realtà la guerra, mai dichiarata, tra i petrolchimici e il mondo del riciclo, con quest’ultimo ormai in ginocchio, ha portato grandi nomi come la Coca Cola, a dichiarare, come riportato da Reuters, che non riuscirà a rispettare l’impegno di produrre le bottiglie con il 50% di plastica riciclata entro il 2020 nel Regno Unito, per svariate ragioni, una di queste è l’impossibilità di reperire sul mercato una quota sempre maggiore di rifiuto plastico riciclato. Se i petrolchimici stanno facendo la corsa ad incrementare le produzioni mondiali di plastica, vorrei ricordare che dal 1950 abbiamo prodotto e utilizzato circa 6,3 miliardi di tonnellate di plastica e che il 91% di questi quantitativi, ormai rifiuti, non è mai stato riciclato e giace nell’ambiente, inquinando le nostre vita, secondo uno studio pubblicato su Science del 2017. Questo non ci fa riflettere?Categoria: notizie - plastica - economia circolare Vedi maggiori informazioni sull'argomento
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