Chiediti quanto sono importanti le mete che ti sei posto rispetto alla vita che consumi Non sprecare le tue energie in attività inutili e vane, il che equivale a dire di non desiderare mete irraggiungibili o che, una volta raggiunte, rivelino troppo tardi l’inconsistenza del desiderio. Cerca sempre di fare in modo che la fatica non sia inutile, che un qualche risultato ci sia, possibilmente adeguato all’impegno profuso nell’impresa. Di qui nasce infatti, quasi sempre, lo sconforto, dal non aver successo o dal vergognarsi del successo conseguito. Occorre anche porre un limite a quel correre continuo di qua e di là, da casa a teatro, da casa al foro, come fa tanta gente che si presenta sempre con l’aria d’essere seriamente indaffarata di chi è davvero immerso in occupazioni serie. Se a una di queste persone domanderai, mentre sta uscendo di casa, dove stia andando o cos’abbia in mente di fare, ti risponderà che non ne ha idea. Così vagano qua e là senza scopo, cercando qualcosa di cui occuparsi ma non trovandola, non fanno ciò che avevano stabilito di fare, ma quello che gli capita, appunto, a caso. Senza scopo, disordinatamente, continuano ad agitarsi, come formiche che si arrampicano lungo i tronchi dell’albero e arrivano alla cima, per poi tronare in basso senza concludere nulla. Innumerevoli persone vivono in questo modo, non sbaglia chi definisce la loro esistenza un’inquieta inerzia. Fanno quasi pena, si precipitano fuori di casa come se dovessero correre a spegnere un incendio, urtando e facendo cadere chi intralcia il cammino, inciampano essi stessi mentre si affannano a salutare qualcuno che non risponderà al loro saluto, o seguono il feretro di una persona a loro ignota, o talvolta una lettiga che si presentano a tratti a portare. Puoi trovarli al processo di chi è sempre invischiato in qualche bega legale o al matrimonio di chi si dedica al passatempo di sposarsi più e più volte. Ogni sera, tornando a casa sfiniti dall’inutile stanchezza, giurando di non sapere essi stessi perché sono usciti e dove sono andati, ma il giorno dopo sono sicuramente disposti a ripercorrere un identico tragitto. Ogni fatica, ricordalo, deve avere un senso e una fine. Tutti questi individui non sono tenuti in movimento da un’attività ma, proprio come i matti, da visioni fittizie. Anche i matti sembra che si muovano con qualche proposito, ma in realtà si lasciano attirare da qualcosa che ha una consistenza solo apparente, qualcosa di cui la loro mente turbata non coglie la vacuità. Allo stesso modo ciascuno di costoro, che escono solo per accrescere la folla, vagabonda per la città senza una meta e, pur non avendo nulla da fare, esce di buon’ora e bussa alle porte di diverse case. A volte trova solo un servitore, altre volte nessuno, o non gli viene nemmeno aperto, in ogni caso, nessuno trova in casa più difficilmente di sé stesso. Da ciò deriva un male orribile, l’abitudine di ascoltare e spiare tutti i componenti pubblici e privati, venendo a conoscenza di fatti che è pericoloso ascoltare e ancor più pericoloso diffondere. Seneca
SCOPRI DI PIU'Numeri positivi del comparto delle macchine della plastica e della gomma. Vediamoli nel dettaglioL'industria italiana di macchine per la lavorazione di plastiche e gomma ha registrato un fatturato straordinario di 4,8 miliardi di euro nel periodo precedente, segnando così un record. Questo successo si deve in gran parte a un incremento dell'export del 10,8%, portando le vendite all'estero a 3,59 miliardi di euro. Nonostante le difficoltà causate dalla pandemia di Covid e un contesto macroeconomico sfidante, l'anno ha visto una crescita del 2,8% rispetto all'anno 2022. Tuttavia, il mercato interno ha evidenziato una contrazione del 7,5%, con vendite per 2,33 miliardi di euro.Massimo Margaglione, Presidente di Amaplast, ha espresso grande soddisfazione per questi risultati, sottolineando l'importanza del settore delle macchine per plastica e gomma come punto di forza del Made in Italy a livello globale. Questo entusiasmo è supportato anche dal successo della fiera Plast, che conferma la solidità di questo comparto. Per quanto riguarda le prospettive future, il 2024 si preannuncia più incerto a causa di vari fattori, quali tensioni geopolitiche, aumento dei tassi di interesse e instabilità generale, che potrebbero influenzare negativamente le prestazioni del settore. Dopo aver superato i problemi legati alla catena di approvvigionamento, si anticipa una fase di assestamento con possibili difficoltà nel breve e medio termine. Analizzando più da vicino i diversi segmenti di mercato, l'anno appena trascorso ha visto una crescita a doppia cifra in quasi tutte le categorie di macchinari, ad eccezione degli estrusori, che tuttavia hanno comunque mostrato un incremento del 7%. Secondo Amaplast, settori come le presse a iniezione e le termoformatrici hanno recuperato terreno dopo un inizio d'anno meno promettente. L'export, che costituisce due terzi della produzione, ha registrato un trend positivo in tutte le aree geografiche, con variazioni che vanno dal +6,1% in Europa al +20% nelle Americhe e un +8,1% in Asia. Particolarmente notevoli sono stati i risultati nel Medio Oriente e in Africa, con incrementi rispettivamente del 50,3% e del 36% nel nord Africa e del 31% nelle destinazioni sub-sahariane. Margaglione ha espresso preoccupazione per il rallentamento già avvertito a fine anno e per l'attuale situazione sfavorevole, ma rimane ottimista riguardo al futuro. L'ottimismo si basa sulla capacità delle piccole e medie imprese italiane di innovare e superare le sfide, grazie a un forte spirito imprenditoriale e a una ricerca e sviluppo dinamica. L'accoglienza positiva del piano Industria 5.0, nonostante le incertezze legate alla sua implementazione, evidenzia la necessità di misure di sostegno tempestive per il mercato interno, secondo il presidente di Amaplast. Questo scenario sottolinea la resilienza e l'adattabilità delle aziende italiane di fronte alle sfide, mantenendo un cauto ottimismo per il futuro. Fonte Polimerica
SCOPRI DI PIU'Partendo dall’epoca romana si arriva fino ai giorni d’oggi per capire come è cambiato l’approccio alla parità di genere di Marco ArezioUn lungo excursus di più di duemila anni, cercando di interpretare come la condizione della donna nella società, in famiglia e nel mondo del lavoro, sia cambiata, influenzata dal tempo che è passato, dalle conoscenze tecniche, dalle rivoluzioni culturali, religiose, economiche e sociali. Quello che interessa è cercare di capire se, trascorsi 2000 anni, la posizione della donna sia evoluta in meglio e quanto lo sia realmente. Può diventare comunque difficile fare una comparazione precisa, sull’importanza e sulla considerazione della donna nel contesto sociale, specialmente in determinate epoche e in determinati paesi, dove l’intervento di alcuni fattori importanti ne hanno condizionato il corso. In generale, la comparazione storica su un periodo così lungo ha un senso se teniamo in considerazione le popolazioni che hanno abitato il continente Europeo, di cui abbiamo maggiori tracce storiche e termini comparativi. La condizione delle donne nell'impero romano La condizione delle donne nell'Impero Romano, per quanto si possa pensare, poteva essere di libertà e considerazione per l’epoca, tenendo però presente alcuni fattori, come la classe sociale, l'età, la cittadinanza e il periodo storico. Status giuridico Nella legge romana, le donne erano viste come cittadine, ma non avevano gli stessi diritti politici degli uomini. Non potevano votare o detenere cariche pubbliche. Tuttavia, potevano possedere beni e ereditare proprietà. Pater familias La società era patriarcale, con il capo della famiglia che aveva potere assoluto sui membri della stessa, questo significava che le donne erano sotto la tutela legale dei loro parenti maschi per gran parte della loro vita. Matrimonio Il matrimonio era una parte fondamentale della vita delle donne romane. Queste, spesso, si sposavano in giovane età, e il matrimonio era visto principalmente come un mezzo per produrre eredi. Tuttavia, esistevano varie forme di matrimonio, alcune delle quali conferivano alle donne un grado maggiore di indipendenza e autonomia. Educazione Le donne di famiglie più agiate avevano accesso all'istruzione e potevano imparare a leggere, scrivere e studiare letteratura, anche se l'educazione superiore era riservata agli uomini. Vita quotidiana La qualità della vita quotidiana delle donne romane dipendeva dalla loro classe sociale. Coloro che appartenevano alle classi superiori avevano spesso schiavi o servitori che svolgevano i lavori domestici, mentre quelle delle classi inferiori lavoravano spesso nei campi, nei negozi o nelle case. Influenza culturale e religiosa Anche se le donne non avevano un ruolo ufficiale nella politica romana, avevano un'influenza significativa in altri aspetti della società. Ad esempio, c'erano sacerdotesse ed associate a vari culti che svolgevano libere pratiche religiose. La figura della "matrona", o nobile donna romana, era altamente rispettata e spesso idealizzata per la sua virtù e integrità. Evoluzione nel tempo La condizione delle donne variò nel corso del tempo durante l'impero romano. Si può infatti notare, in questo lungo periodo, un aumento dell'influenza e dell'autonomia delle donne, in particolare nelle classi superiori. Ad esempio, alcune imperatrici come Livia, Agrippina la Giovane e Faustina avevano un notevole potere e influenza. Possiamo quindi dire che, per le donne romane agiate, la condizione sociale e le libertà erano notevoli considerando che vivevano in una società patriarcale e militare. La condizione delle donne nel medioevo Caratterizzare la condizione delle donne nel Medioevo è un argomento vasto e complesso, poiché il periodo storico si estende per quasi mille anni e copre diverse regioni geografiche. Inoltre, la loro condizione variava notevolmente a seconda della classe sociale, della regione, dell'età e di molti altri fattori. Tuttavia abbiamo alcuni interessanti spunti comparativi tra l’approccio dell’epoca romana verso quello medioevale nella considerazione della donna. Ruoli tradizionali Nel Medioevo, le donne erano spesso associate a ruoli domestici e familiari. Si aspettava che si prendessero cura della casa e dei figli, senza grande distinzione tra contadini e nobili. Matrimonio Il matrimonio era una parte fondamentale della vita delle donne medievali, che era spesso organizzato per ragioni economiche o politiche, piuttosto che per amore, con l’importanza della della dote, un elemento essenziale per le unioni. Lavoro Mentre le donne erano principalmente legate al focolare domestico, molte lavoravano anche al di fuori della casa, spesso per necessità, ma difficilmente in posizioni di potere. Potevano essere coinvolte in mestieri come la tessitura, la birrificazione o la vendita al mercato. Educazione L'accesso all'istruzione era limitato, anche se esistevano eccezioni. Nei conventi, ad esempio, le donne potevano ricevere un'istruzione, ma la loro cultura era destinata a rimanere delle mura in cui vivevano, senza che potessero esercitare le loro conoscenze nella società. Religione In una società piuttosto ostile alle donne, i conventi offrivano una delle poche opportunità di ritirarsi dalla società tradizionale e ottenere un certo grado di indipendenza. Molte trovavano nei conventi un rifugio e un luogo di istruzione e devozione. Durante il Medioevo, ci furono anche molte donne sante e mistiche, come Santa Chiara d'Assisi o Ildegarda di Bingen, che ebbero un'influenza significativa. Legge Le donne medievali avevano anche molti diritti legali limitati. Erano spesso sottoposte all'autorità del loro padre o marito. Tuttavia, in alcune regioni e in speciali circostanze, potevano possedere beni, gestire attività o agire in tribunale. Variazioni regionali È importante sottolineare che la condizione delle donne variava notevolmente a seconda dell’area geografica in cui vivevano. Ad esempio, le donne nelle società scandinave medievali avevano diritti e opportunità significativamente diversi rispetto alle loro controparti nel sud dell'Europa. La condizione delle donne a cavallo delle due guerre mondiali Il periodo compreso tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la conclusione della Seconda Guerra Mondiale fu cruciale per i diritti delle donne e per il cambiamento del loro ruolo nella società in molte parti del mondo. Questo periodo fu caratterizzato da significative evoluzioni politiche, sociali ed economiche, che hanno posto le basi per i futuri movimenti femministi. Ruolo nelle guerre Durante entrambe le guerre mondiali, molte donne entrarono nel mondo del lavoro per sostenere l'industria bellica e compensare la mancanza di mano d'opera maschile, che era al fronte. Questa situazione permise alle donne di dimostrare le proprie capacità in ruoli tradizionalmente maschili. Suffragio Dopo la Prima Guerra Mondiale, molte ottennero il diritto di voto in diversi paesi come riconoscimento del loro contributo nello sforzo bellico. Nel 1918, ad esempio, il Regno Unito concesse loro il diritto di voto a coloro che avevano un'età superiore ai 30 anni (e nel 1928 a tutte le donne adulte), e gli Stati Uniti ratificarono l'Emendamento 19 nel 1920, che garantiva alle donne il diritto di voto. Emancipazione economica La necessità di lavoratrici durante le guerre e la crescente urbanizzazione e industrializzazione, portarono molte donne a cercare lavoro fuori casa. Tuttavia, molte furono spinte fuori dal mercato del lavoro con il ritorno dei soldati al termine dei conflitti. Cambiamenti culturali Gli anni '20 del secolo scorso, in particolare, furono segnati da una notevole emancipazione culturale. Il simbolo della "flapper" negli Stati Uniti e in Europa rappresentava una nuova generazione di donne che sfidavano le convenzioni tradizionali, portando capelli corti, indossando abiti più corti, fumando e bevendo in pubblico, comportandosi in modo più liberale anche dal punto di vista sessuale. Legislazione sui diritti delle donne Molte nazioni introdussero legislazioni per proteggere e ampliare i diritti delle donne, compresi i diritti sul lavoro, i diritti riproduttivi e la protezione contro la discriminazione. Effetti della Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale portò nuovamente molte donne nel mondo del lavoro. Tuttavia, il dopoguerra vide anche un forte ritorno ai valori tradizionali, e molte donne furono incoraggiate a tornare ai ruoli domestici. La condizione delle donne ai giorni d'oggi La condizione delle donne ai giorni d'oggi varia notevolmente in base alla geografia, alla cultura, alla religione, all'economia e ad altri fattori. Tuttavia, rispetto al passato, ci sono state molte evoluzioni positive nel campo dei diritti delle donne e della parità di genere. Educazione La partecipazione delle ragazze all'istruzione è aumentata in molti paesi, e in alcune regioni le donne ora superano gli uomini in termini di successo educativo. Lavoro Anche se le donne sono più presenti nel mercato del lavoro rispetto al passato, la parità salariale rimane un problema in molte regioni. Queste sono anche sottorappresentate in posizioni di leadership e in certi settori, come la tecnologia e l'ingegneria. Violenza contro le donne La violenza domestica, l'aggressione sessuale e altre forme di violenza basate sul genere, rimangono problemi significativi a livello globale. Campagne come #MeToo hanno attirato l'attenzione su questi problemi, ma c'è ancora molto da fare per prevenirli e affrontarli. Diritti legali Mentre molte nazioni hanno fatto progressi nel riconoscere i diritti legali delle donne, esistono ancora leggi e pratiche discriminatorie in vari paesi che limitano l'autonomia, i diritti di proprietà e l'uguaglianza delle donne davanti alla legge. Influenza culturale e mediatica Le donne sono diventate figure più prominenti nei media, nell'arte, nello sport e in altri settori della società, anche se spesso devono affrontare stereotipi di genere e rappresentazioni sessualizzate. In conclusione, sebbene ci siano state molte evoluzioni positive nei diritti e nelle opportunità delle donne nel corso degli anni, esistono ancora numerose disuguaglianze e sfide che le donne devono affrontare in tutto il mondo. La lotta per la parità di genere e i diritti delle donne continua ad essere una questione centrale nel XXI secolo. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.
SCOPRI DI PIU'Cosa la storia del PET può insegnare al packaging flessibile. Conoscere le esperienze di altri settori plastici aiuta a risolvere i problemi in altri di Marco ArezioE’ noto a tutti quanto siano comodi ed efficienti i packaging flessibili per alimenti che hanno negli anni sostituito altri imballaggi alimentari non plastici. Per anni si lodava l’efficienza, la comodità e l’economicità di questi imballi che davano, anche nella grande distribuzione, un risparmio di tempo e di spazio negli scaffali. Dopo anni di produzione e utilizzo di questi prodotti, ci siamo accorti che le milioni di confezioni che ogni giorno produciamo e utilizziamo nel mondo non trovano una corretta collocazione in quanto non sono riciclabili. Perché? Per il semplice motivo, che per garantire igiene, ottimo livello di conservazione e durabilità, i tecnici delle produzioni di imballaggi flessibili hanno studiato involucri multistrato e multi prodotto che non possono essere riciclati. Queste milioni di confezioni al giorno non possono che andare in discarica o nella peggiore delle ipotesi inquinare l’ambiente. Conoscere la storia è sempre importante per non ripetere gli errori del passato e per trarne un insegnamento, questo ci insegnavano a scuola alla prima lezione di storia. Se volessimo mettere in pratica questo insegnamento scolastico dovremmo guardarci intorno e vedere cosa la storia della plastica ci può insegnare sul problema della riciclabilità dei prodotti che produciamo. Infatti il problema non è sempre concentrarci su come riciclare un rifiuto che già c’è ma anche concentrarci nel trovare delle soluzioni industriali che possano produrre un imballo che sia in ogni caso riciclabile, al costo più basso, al consumo energetico minore e con lo scarto ridotto. La storia, come sempre, per chi vuole guardare, ci dice che già il settore del PET ha percorso questa strada trovando soluzioni che rispondessero a queste domande. Intorno agli anni 70 ci fu una rivoluzione culturale nel campo delle bottiglie per le bibite, passando dalle confezioni in vetro a quelle di “plastica”, che in realtà erano un miscuglio di varie plastiche, con tappi a vite in alluminio il cui vantaggio era sicuramente la leggerezza e il minor costo verso il vetro, ma di contro la totale impossibilità di riciclo. Questo oggi sarebbe stato un punto di sicuro insuccesso del lancio di un prodotto ma così non fu in quel periodo in cui si guardava più alla comodità e alla marginalità sulla confezione che ai problemi ambientali. In questa euforia generale si mise però di traverso uno studio che indicava l’acrilonitrile, elemento costituente la prevalenza della bottiglia, quale possibile prodotto cancerogeno, inoltre l’incenerimento di queste bottiglie inglobate nei rifiuti domestici producevano gas tossici. La Coca Cola, nel 1978, a seguito del brevetto depositato dalla DuPont, iniziò ad adottare il PET come materia prima per produrre le sue bottiglie ma, non sarebbe bastato un cambio di materiale per risolvere definitivamente tutti i problemi, a monte e a valle della filiera, se non avessero anche pensato cosa farne degli imballi utilizzati dai consumatori. La standardizzazione dell’utilizzo del PET nelle bibite portò alla grande diffusione del prodotto creando un flusso importante di materiale che poteva essere riciclato per creare prodotti alternativi come tessuti, fibre o corde, contribuendo all’utilizzo massiccio del materiale di scarto. Oggi ci troviamo davanti alla necessità di convertire la produzione degli imballaggi flessibili a barriera in elementi riciclabili che tengano conto delle esigenze dei prodotti alimentari ma anche del problema dello smaltimento. Sono stai avviati processi di produzione di imballi flessibili a barriera utilizzando i prodotti della famiglia delle poliolefine ma senza una riconversione industriale globale degli imballi non si può risolvere il problema dei rifiuti. L’industria del riciclaggio sta facendo grandi sforzi per aumentare le quantità di prodotti da riciclare ma esistono limiti tecnici che non permettono soluzioni convenienti. Queste possono essere prese a monte dall’industria della produzione che deve mettere sul mercato solo prodotti totalmente riciclabili. La storia del PET forse può insegnare qualche cosa.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PET - packaging
SCOPRI DI PIU'Eni ha dato la notizia, attraverso un comunicato stampa, dell'assegnazione di una licenza per realizzare il progetto di stoccaggio della CO2 nell'Inghilterra nord occidentale La cattura e lo stoccaggio della CO2 permette di aumentare il lavoro di decarbonizzazione del pianeta e di riutilizzo delle fonti ritenute esauste per nuovi combustibili.L’Autorità britannica per il petrolio e il gas (Oil and Gas Authority - OGA) ha annunciato di aver assegnato a Eni la licenza per la realizzazione del progetto di stoccaggio di anidride carbonica (CO2). La licenza di stoccaggio interessa un’area situata nella porzione della Baia di Liverpool nel Mare d’Irlanda Orientale, in cui Eni prevede di riutilizzare i giacimenti esausti di idrocarburi - nello specifico i giacimenti di Hamilton, Nord Hamilton e Lennox - e riconvertire le relative infrastrutture per lo stoccaggio permanente della CO2 catturata nell’Inghilterra nordoccidentale e nel Galles settentrionale. Grazie a questa licenza, Eni intende sia contribuire alle necessità di decarbonizzazione dell’Inghilterra nordoccidentale e del Galles settentrionale, sia collaborare attivamente con le imprese industriali per la cattura e il trasporto della CO2 dagli stabilimenti esistenti e dai futuri siti di produzione dell’idrogeno. Questo verrà utilizzato come combustibile di transizione per il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti nell’ambito dell’obiettivo del Regno Unito di “zero emissioni” al 2050. Per Eni il progetto avrà effetti positivi per le comunità locali attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro e il supporto allo sviluppo economico della regione, oltre a tracciare un percorso concreto verso la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche. Andy Samuel, Amministratore Delegato di OGA, ha dichiarato: “L’OGA è molto lieta di concedere la licenza a quello che confidiamo sarà un progetto di grande successo. Il lavoro sull’Integrazione Energetica che abbiamo condotto mostra che la combinazione di vari sistemi energetici, inclusi la cattura di anidride carbonica e la produzione di idrogeno, possono dare un contributo significativo all’obiettivo “zero emissioni” perseguito dal Regno Unito. HyNet è un esempio entusiasmante di integrazione energetica in atto, che comprende il riutilizzo di infrastrutture esistenti e giacimenti esauriti per lo stoccaggio di notevoli quantità di anidride carbonica, e la generazione di idrogeno per molteplici applicazioni innovative”. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha commentato: “Sono molto soddisfatto e orgoglioso per l’assegnazione della licenza per lo stoccaggio di anidride carbonica nel Regno Unito, la prima licenza di questo genere per Eni. Questo è un progetto di vitale importanza per Eni e rappresenta un traguardo fondamentale per gli obiettivi di “zero emissioni” del Regno Unito, oltre a essere un pilastro essenziale della strategia per la transizione energetica e la decarbonizzazione in cui Eni è fortemente impegnata”.Maggiori Informazioni
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