Un atteggiamento a volte dettato dalla fretta, dalla superficialità e dall’idea di essere fortiPer offendere le persone, creare una insanabile distanza, costruire piano piano dei muri, non sempre è necessario farlo con argomentazioni o con azioni eclatanti e nette. Il linguaggio del corpo, la mancanza di attenzione, il dare per scontato una serie di rapporti e di posizioni, il non rivolgere la parola e, soprattutto, la mancanza di una disponibilità concreta nello stare ad ascoltare gli altri crea distanza, frustrazione e irriconoscenza.L’eccessiva concentrazione su noi stessi, sui nostri progetti, sui nostri obbiettivi, marginalizzano le persone che abbiamo intorno, gli amici, anche chi ci vuole bene. Se ci fermiamo a pensare quante volte può esserci capitato nella vita, sia di subire che di far subire questi comportamenti, forse riflettendo potremmo migliorare noi stessi. Questo esercizio lo fece anche Charles Plumb, un pilota di aerei nella guerra del Vietnam. Dopo molte missioni di combattimento, il suo aereo fu abbattuto da un missile. Plumb si paracadutò, fu catturato e trascorse sei anni in una prigione nordvietnamita. Al suo ritorno negli Stati Uniti, ha iniziato a tenere conferenze raccontando la sua esperienza in prigione e ciò che aveva imparato. Un giorno, in un ristorante, fu accolto da un uomo: - Ciao, sei Charles Plumb, eri un pilota in Vietnam e sei stato abbattuto, vero? "Sì, come fai a saperlo?" chiese Plumb. - Sono stato io a piegare il tuo paracadute. Sembra che abbia funzionato bene, vero? Plumb quasi annegò di sorpresa e rispose con gratitudine: "Certo che ha funzionato, e ti sono grato, altrimenti non sarei qui oggi." Essendo solo quella notte, Plumb non riusciva a dormire, pensando e chiedendosi: Quante volte ho visto quest'uomo sulla portaerei e non gli ho mai detto buongiorno? Io ero un pilota arrogante e lui un semplice marinaio. Pensò anche alle ore che il marinaio trascorreva umilmente in barca avvolgendo i fili di seta di diversi paracadute, tenendo tra le mani la vita di qualcuno che non conosceva. Ora, Plumb inizia le sue lezioni chiedendo al suo pubblico: - Chi ha piegato il tuo paracadute oggi? Quante volte nella nostra giornata siamo arroganti, ignoranti, maleducati a causa della fretta del lavoro, delle faccende domestiche o dei problemi personali? Spesso questo accade a persone che amiamo e che vogliono il nostro bene o anche con un semplice sconosciuto.Sconosciuto
SCOPRI DI PIU'L’analisi dei flussi dei rifiuti in ingresso, la selezione, le miscele e l’impatto termico sulle prestazioni finalidi Marco ArezioIl polipropilene è una famiglia di polimeri molto utilizzata per la produzione di articoli nelle più svariate applicazioni, in quanto associa resistenza, facilità di colorazione e semplicità di impiego attraverso processi termici differenti come l’iniezione, il soffiaggio, l’estrusione e la termoformatura. È anche un polimero che si presta facilmente alle operazioni di compound, attraverso le quali si possono miscelare additivi che inducono modifiche alla struttura, incrementando così le prestazioni finali del prodotto, rendendolo più rigido o più flessibile o più performante agli sforzi di compressione, trazione o di taglio. In virtù della sua duttilità e della facilità di produzione, lo scarto che viene raccolto, per essere poi riciclato meccanicamente, presenta un’eterogeneità di composti che è importante conoscere, per poter prevenire eventuali errori qualitativi sulla materia prima seconda che si andrà a produrre. Innanzitutto vediamo come si svolge un normale processo di riciclo meccanico di un rifiuto in polipropilene.Lo scaro del polipropilene che viene avviato al riciclo si può presentare sotto forma di rifiuto rigido, per esempio le cassette dell’ortofrutta, i bancali, i paraurti, i flaconi, oppure sotto forma di rifiuto flessibile, come i sacchetti, i Big Bags, i teli e i film del settore del packaging. L’insieme di questi rifiuti dovranno preventivamente essere separati meccanicamente, in modo da creare un input di scarti dalla consistenza rigida e uno dalla consistenza flessibile, così da avviarli a processi di lavorazione differenti. Dopo avere fatto una prima sommaria cernita per macrocategorie, si cerca di separare i rifiuti in base alla tipologia di prodotto iniziale, per esempio i flaconi si separeranno dai secchi, i bancali dai prodotti farmaceutici, le cassette dell’ortofrutta dai tubi e così via. Anche per quanto riguarda i rifiuti flessibili si cercherà di separare le diverse tipologie di teli, in base alla tipologia di imballo per cui erano destinate, alle lavorazioni a cui sono state sottoposte e ai prodotti con cui sono stati in contatto. Questa seconda selezione è volta a creare una possibile omogeneità tra le famiglie di rifiuti selezionati, in modo da rendere il loro riciclo il più semplice e qualitativo possibile. Lo scarto ulteriormente selezionato verrà poi lavato, con processi a decantazione e meccanici, in modo da ridurre al minimo le contaminazioni presenti sulla scaglia, che potrebbero pregiudicarne le qualità meccaniche e l’aspetto estetico. Terminato il processo di lavaggio lo scarto rigido verrà asciugato, mentre quello flessibile passerà nel densificatore per agglomerare le parti leggere, in modo che sia maggiormente lavorabile nell’estrusione. Successivamente si utilizzerà questo semilavorato come alimentazione per gli estrusori nella preparazione delle ricette di nuovi granuli riciclati, ricreando il circolo virtuoso dell’economia circolare. Descritto brevemente il processo di riciclo meccanico del polipropilene vediamo quali possono essere i problemi più comuni da affrontare e come poterli risolvere. La prima cosa da verificare, nell’attività di riciclo meccanico del polipropilene, è la conoscenza tecnica delle differenze, nei flussi dei rifiuti in ingresso, sulle varie strutture molecolari del polimero. Infatti il peso molecolare, la sua cristallinità e la sua origine, tra omopimero e copolimero, possono influenzare le qualità fisico-meccaniche del prodotto finale. Ad esempio, i contenitori o i secchi per conservare lubrificanti o vernici sono comunemente realizzati in copolimero a blocchi, che ha un buon equilibrio tra proprietà di impatto e rigidità. Altri contenitori in polipropilene, come i flaconi per prodotti per l'igiene e la pulizia o i contenitori per latticini, possono anche essere realizzati in copolimero random o omopolimero, quindi, la differenza di temperatura di fusione varia tra omopolimeri (160-165 °C) e polipropilene copolimero (135-159 °C). Se queste differenti origini e caratteristiche del materiale venissero combinate fra loro durante il riciclo meccanico, ne scaturirebbe un granulo riciclato di qualità inferiore rispetto allo stesso prodotto attraverso una selezione del rifiuto più attenta. La seconda cosa da tenere presente è la possibile contaminazione del polipropilene con altre plastiche comuni come il PE. Tra i tanti polimeri, l’HDPE, è quello che crea più spesso una possibile contaminazione, se non separato precedentemente nel flusso di scarti in ingresso, infatti il PP e l’HDPE, entrambi della famiglia delle poliolefine, hanno una grande somiglianza nella loro struttura e hanno una densità inferiore a 1, galleggiano quindi nell’ acqua di lavaggio. Inoltre, durante le fasi di estrusione, il PP e l’HDPE hanno temperature di fusioni differenti, compresa tra 160 e 170 °C per il polipropilene e 130 °C per l’HDPE, portando quest’ultimo alla possibile degradazione termica, che si manifesta nella formazione di particelle nere che possono essere impresse sui prodotti finali, con carenze dal punto di vista estetiche. E’ quindi consigliabile limitare la presenza di HDPE sotto la soglia del 5%, per ridurre l’impatto negativo sui prodotti realizzati con la materia prima riciclata. La terza cosa da considerare, come abbiamo accennato prima, è il fatto che il PP si presta facilmente alle operazioni di compound, quindi lo scarto potrebbe contenere, cariche come il talco, il carbonato di calcio, la fibra di vetro, i metalli o colori particolarmente aggressivi. Sapendo che i vari additivi da compound hanno comportamenti fisici e meccanici diversi, sia in fase di trasformazione della materia prima che dal punto di vista estetico che prestazionale sul prodotto finito, è importante procedere all’analisi dei contenuti, con prove di laboratorio, per capire come utilizzare, durante le fasi di riciclo, lo scarto additivato. La quarta cosa che si deve tenere presente è il degrado del polimero, non solo quello di cui abbiamo accennato riguardante la fase termico-estrusiva per produrre il granulo, ma anche quella che possiamo definire foto-ossidativa, per cui un prodotto plastico esposto alla luce e al calore, genera un decadimento delle proprie prestazioni a causa dell’indebolimento e della modifica delle sue catene. Infatti, la degradazione ossidativa può essere generata non solo dalla degradazione termica, indotta dalla radiazione solare, ma anche da elevate sollecitazioni meccaniche. Quando il polimero si degrada, l'ossigeno presente nel materiale plastico disintegra le molecole e crea radicali liberi, che reagiscono rapidamente a catena con l'ossigeno. Si può quindi ricordare che il polipropilene, nell’ambito del riciclo meccanico, è un polimero con una spiccata proprietà di degradazione termica rispetto ad altre tipologie di plastica, sia durante il suo ciclo di vita (principalmente per foto-ossidazione), sia durante le fasi di lavorazione e riciclo. Il calore, le sollecitazioni meccaniche e le radiazioni ultraviolette modificano fortemente la struttura e la morfologia e, di conseguenza, le caratteristiche e le proprietà del polipropilene riciclato. Sia l'allungamento che la resistenza all'urto sono le proprietà maggiormente influenzate dal fenomeno del degrado, oltre a cedimenti di scolorimento e altri danni estetici che devono essere presi in considerazione. Come ultimo aspetto, tra molti altri che si possono illustrare, citerei la problematica dell’odore che può accompagnare i rifiuti in polipropilene da post consumo. L’odore nell’input del rifiuto può formarsi a causa della commistione tra plastiche che hanno contenuto liquidi o solidi aggressivi, o causati dalla fermentazione biologica degli scarti alimentari o dalla presenza di composti chimici, come i tensioattivi, che possono impregnare il polipropilene. Le fasi di lavaggio, anche molto accurate, generalmente possono ridurre l’impatto odorifero ma difficilmente sono risolutive del problema. Essendo la presenza dell’odore nelle plastiche riciclate da post consumo sgradevole per i prodotti finali, e non essendoci, ad oggi, un sistema di asportazione definitiva, si rende necessario dover separare i flussi di rifiuto in entrata, attraverso una verifica analitica, tra quelli che risultano contaminati da composti chimici sgradevoli. Questa operazione viene svolta velocemente, in modo preciso ed analitico, con un test sul campione di rifiuto in ingresso, impiegando la gascromatografia a mobilità ionica, che consiste nell’inserimento all’interno di una provetta di un piccolo frammento di rifiuto plastico, caricandolo poi nella macchina da laboratorio che ci darà la curva dei composti chimici odoriferi presenti nel rifiuto campionato. Così facendo, senza ombra di dubbio, avremo la piena conoscenza di quali odori e di quale intensità sarà composto il nostro granulo che andremo a produrre.
SCOPRI DI PIU'Dare al denaro una priorità maggiore di altre può creare disagio, dipendenza ed emarginazionedi Marco ArezioSfatiamo subito un pensiero, che l’articolo possa sostenere un approccio ad una vita francescana, fatta di rinunce e povertà, con l’intento di tarpare le speranze, legittime per altro, ad ogni individuo che ricerchi nella tranquillità economica un equilibrio della sua vita. No, non è questo l’intento. Vorrei invece parlare di quando si attribuisce al denaro un ruolo eccessivamente privilegiato, impostando la propria vita nella rincorsa spasmodica di quel benessere, idealizzato, che mette in moto, continuamente, le risorse fisiche e intellettive delle persone. I soldi sono una necessità fondamentale per la nostra esistenza, servono per mangiare, per godere di una casa, per poter avere una famiglia, sostenere i figli, permettersi degli svaghi e migliorare la nostra vecchiaia. Per questo impieghiamo un terzo o più delle nostre giornate, tutti i mesi per tutti gli anni lavorativi per guadagnare dei soldi, ed è ovvio che questo grande sforzo, per così tanto tempo della nostra vita, dia al denaro un peso importante, faticosamente importante. Spenderlo senza oculatezza, anche se fossimo agiati, sarebbe un approccio discutibile, solo per il fatto che, in situazioni normali ed oneste, il denaro che si è guadagnato è stato scambiato con il proprio tempo, una parte della propria vita che non si potrà più comprare o recuperare. Una disponibilità economica aiuta a stare meglio, ad aiutare di altri e guardare con più ottimismo e serenità il futuro. Ma dovremmo vederlo come un tassello, un ingranaggio, un dente della ruota che deve girare insieme a molti altri, per fa si che la macchina della vita si muova in modo corretto e non si blocchi. I denti della ruota della vita sono fatti anche dalla salute, dalle relazioni affettive, dalla radicazione nel territorio, dalle relazioni sociali e per chi crede, dalla fede. Ognuno bilancia come crede questi ingredienti, cercando di mantenere un certo equilibrio in base al proprio carattere, alla propria inclinazione, alla propria situazione relazionale e alle proprie aspettative. Quando però a uno di questi pesi, come il denaro, si attribuisce troppa importanza, come vasi comunicanti tutti gli altri decrescono di valore, mettendo a rischio il proprio equilibrio interiore, psicologico ed emotivo. Essere ossessionati dal valore del denaro e dalla sua disponibilità nella propria vita significa demonizzarlo, creando situazioni in cui si è portati a non spenderlo, se non per cose inderogabili, avendo la repulsione e la paura di utilizzarlo. In una vita sociale questo atteggiamento si può notare attraverso comportanti facilmente identificabili, come portare vestiti consunti, far finta al bar con gli amici di non avere il portafoglio per non pagare, usare la macchina di altri quando è possibile, impuntarsi nelle divisione delle spese quando si è in compagnia per pagare il meno possibile, non comprare mai un libro o un giornale o andare al cinema o ad un museo, cercare di fare le vacanze sulle spalle di altri, e così ne potremmo raccontare mille altri di queste situazioni. Chi vive questo rapporto con il denaro, cerca di prevenire le situazioni che lo potrebbero portare a pagare qualche cosa di evitabile, secondo lui, quindi seleziona la propria socialità riducendo gli incontri con gli amici e i parenti, iniziando una auto emarginazione per evitare ogni contatto con i soldi. Di anno in anno, la centralità del problema lo porta a non godere della propria vita, con la consapevolezza di essere dalla parte del giusto, ma spingendolo a dimenticare che il fine della propria esistenza non è avere soldi nel cassetto, ma vivere le emozioni che la vita ci può offrire. Il tempo passato rinchiuso in sé stesso è un tempo irrimediabilmente perso, fatto di angosce e di pochezza, che potrebbero tornare a galla nella vecchiaia, con tutti i rimorsi che affioreranno nella mente. L’interesse per il denaro dovrà quindi essere controbilanciato con l’interesse per tutto quanto di positivo la vita ci può dare e, senza una condivisione della propria esistenza con le opportunità vita il conto non tornerà probabilmente mai. Non confondetevi tra costo della vita e valore della vita.
SCOPRI DI PIU'Perché Rendere Sostenibile la Produzione degli Apparecchi Elettronici?di Marco ArezioNel nostro articolo E-WASTE Il Riciclo della Sopravvivenza, abbiamo affrontato il problema dei rifiuti elettronici sotto l’aspetto del riciclo illegale in paesi invia di sviluppo. In questo articolo vorremmo proporre, con l’aiuto di Adrian Mendez Prieto, alcune soluzione che possano aiutarci a capire quali passi il sistema di produzione e quello dell’E-Waste dovrebbero fare per incrementare il riciclo e cancellare la piaga del contrabbando dei rifiuti elettronici.Sebbene quasi il 100% dei rifiuti elettronici sia considerato riciclabile, ha solo un tasso di riciclaggio tra il 10-15%, motivo per cui è visto come un problema ambientale emergente, ma anche come una potenziale opportunità di business. Gli elementi che possono essere recuperati dai rifiuti elettronici per evitare danni ambientali includono componenti in metallo, vetro, ceramica e plastica in una composizione più ampia; quest'ultimo rappresenta il 20% della composizione globale di E-Waste. A causa della presenza di additivi come i ritardanti di fiamma, di tipo bromurato (BFR), il riciclaggio delle plastiche da E-Waste presenta una maggiore complessità di trattamento e ritrattamento, rispetto alle plastiche utilizzate in altre applicazioni. La lavorazione di materie plastiche contenenti additivi (BFR) considerati inquinanti organici persistenti (POP) è regolata dalla Convenzione di Stoccolma (in vigore dal 2004), che stabilisce che il riciclaggio o lo smaltimento finale di articoli contenenti BFR o POP deve essere effettuato in modo in modo corretto e non deve comportare il recupero di BFR o POP per il riutilizzo. Richiede inoltre la separazione e la classificazione della plastica con BRF da altri rifiuti elettronici. Attualmente, la maggior parte delle apparecchiature elettriche ed elettroniche non sono progettate per il riciclo, tanto meno per favorire un ciclo chiuso dei propri rifiuti. Lo sviluppo di una progettazione ecocompatibile adeguata consentirebbe vantaggi ambientali ed economici, in modo tale che l'uso di plastica riciclata potrebbe ridurre l'impatto ambientale di oltre il 20%. Fasi di implementazione di una strategia ambientale che promuove la circolarità di E-Waste Economia circolare come strategia. L'economia circolare è un sistema industriale rigenerativo che sin dall'inizio, con la progettazione, considera l'ottimizzazione e la riduzione dell'uso di materiali ed energia, oltre alla minimizzazione di scarti ed emissioni. Questo porta a cercare di scollegare l'uso di materie prime e risorse non rinnovabili per eliminare l'inquinamento e la generazione di rifiuti. Controllo nella selezione delle materie plastiche. Le decisioni sull'uso di materiali e prodotti chimici vengono prese dall'inizio del ciclo di vita, durante la fase di progettazione ecocompatibile del prodotto. La circolarità, quindi, sarà promossa riducendo l'ampia varietà di tipi di polimeri ed eliminando gli additivi complessi utilizzando plastica riciclata nella produzione. Per i riciclatori, uno dei principali ostacoli al ritrattamento dei rifiuti di plastica elettronica è il gran numero di polimeri diversi. Una potenziale soluzione per ridurre questa grande varietà potrebbe consistere nel promuovere accordi tra i produttori sui tipi di plastica che utilizzano nei loro prodotti, facilitando l'identificazione dei componenti e favorendo gli investimenti in nuove tecnologie di riciclaggio. Maggiore contenuto e utilizzo dei materiali riciclati. Indubbiamente, un grande dilemma nel settore è il fatto che i riciclatori non trattano la plastica se non c'è mercato e i produttori non possono acquistare plastica riciclata perché non c'è fornitura. Qui diventa concreto il requisito di una simbiosi circolare tra gli elementi della catena del valore del settore delle materie plastiche. Ovvero una maggiore integrazione e comunicazione tra produttori di resine, fabbricanti, raccoglitori, riciclatori, ecc., Che consentono la gestione e la lavorazione del riciclo di qualità che porta all'ottenimento di prodotti competitivi. Punti chiave per migliorare il riciclaggio dei rifiuti di plastica elettronica Gestione dei materiali residui. Il flusso E-Waste si caratterizza per essere particolarmente complesso grazie alla sua composizione, con una combinazione di componenti di alto valore (come oro e palladio) e materiali tossici (ad esempio, mercurio e ritardanti di fiamma bromurati). A causa di ciò, questi materiali difficilmente entrano in un sistema di raccolta controllato e ufficiale, che ne favorisce la manipolazione illegale e l'esportazione nei paesi in via di sviluppo. Ciò richiede, con urgenza, l'attuazione e l'applicazione delle norme per la classificazione e l'etichettatura di detti rifiuti. Tracciabilità. Uno dei principali punti deboli nella gestione e nella gestione dei rifiuti elettronici è la mancanza di un sistema di tracciabilità, poiché è attualmente difficile tracciare il flusso di materiali in entrata e in uscita nella catena di approvvigionamento dei rifiuti elettronici. La totale tracciabilità della gestione dei rifiuti elettronici dovrebbe consentire un aumento del volume raccolto, ridurre i flussi incontrollati e garantire il trattamento adeguato dei materiali in base alla loro composizione plastica e al contenuto di sostanze pericolose. Allo stesso modo, una tracciabilità efficiente consentirebbe l'implementazione di un'infrastruttura di raccolta più controllata, che si tradurrebbe nel trattamento e nel ritrattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici di qualità superiore. Tecnologia. L'attuale stato della tecnologia per la movimentazione di tali materiali di scarto si è rivelato poco efficiente a causa delle notevoli perdite di plastica pulita e dei limiti stabiliti dalle normative restrittive per E-Waste. Per questo motivo, è stato dimostrato che il riciclaggio della plastica di scarto basato sullo smontaggio e la separazione manuale è stato più selettivo e preciso, il che implica una minore perdita di plastica pulita. Tuttavia, l'uso di una tecnologia bassa implica costi più elevati, rendendola meno attraente dal punto di vista tecnologico ed economico. Considerazioni sul design. È stato dimostrato che materiali riciclati di qualità e l'implementazione di un eco-design che assicuri la circolarità del sistema attraverso la sostituzione di componenti o la riciclabilità dei materiali, consentono vantaggi tangibili e sostenibili, che a sua volta consente di ridurre l'impatto 20% di ambiente del prodotto. Una cosa interessante da evidenziare è che questi benefici ambientali devono essere trasmessi al mercato attraverso comunicazioni di prodotto sostenibili. Partecipazione dei consumatori. L'efficienza dei sistemi di raccolta nei paesi nordici basati sulla separazione dei rifiuti elettronici dalla fonte è stata dimostrata, in base al coinvolgimento e all'impegno dei consumatori a contribuire al sistema. I limiti dello smantellamento manuale dei rifiuti elettronici durante il riciclaggio dimostrano l'urgenza di ridurre i tipi di plastica utilizzati nella produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche e la necessità di identificare le parti in plastica in termini di tipo di polimero e ritardanti di fiamma bromurati. Quanto precede mostra che per il trattamento dei rifiuti elettronici è necessaria l'incorporazione di un sistema di progettazione ecocompatibile che promuova un flusso circolare e più sostenibile di materiali, riducendo il loro impatto ambientale. Pertanto, è necessaria la creazione di protocolli e regolamenti appropriati per l'uso della plastica nelle applicazioni EEE o di componenti elettronici complessi. Considerando la grande diversità dei settori di applicazione e l'ampia gamma di prodotti in plastica, nonché la presenza di additivi come ritardanti di fiamma bromurati, è richiesta l'implementazione efficiente e affidabile di sistemi di identificazione, raccolta, raccolta e separazione, che consentano un riciclaggio di qualità per ridurre l'inquinamento, nonché lo sviluppo di ritardanti di fiamma a basso impatto ambientale.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - raee Vedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'La tua Azienda Poggia su Solide Gambe? Non ha Bisogno di un Aiuto?di Marco ArezioMolte aziende, specialmente quelle medio-piccole, si identificano totalmente nell’imprenditore che le ha fondate o nella famiglia che da generazioni porta aventi l’attività.Nel corso degli anni il mercato è cambiato e continua a cambiare e, spesso, la dimensione aziendale non permette di cogliere in modo lucido le trasformazioni che stanno caratterizzando la nostra vita. Gusti dei clienti cambiati, scelte di acquisto dei prodotti completamente diverse rispetto a qualche anno fa, sistemi di promozione delle proprie attività ormai immateriali, tramite la rete, attraverso una giungla di novità e potenzialità che se non rimani quotidianamente aggiornato rischi di restarne fuori. La competizione, così come le opportunità per la tua azienda, si sono ormai moltiplicate a dismisura, ma se non sai coglierle ti rimangono in mano solo i problemi della concorrenza esasperata e non le opportunità di sviluppo nazionale e d internazionale. Forse non ti sei accorto che sei seduto su una sedia instabile che potrebbe schiantarsi sotto il peso del nuovo che avanza. La promozione delle tue attività, attraverso le azioni di marketing mirate, è una delle gambe della tua società, importanti come le altre, ma comunque necessaria per non far implodere il tuo lavoro. Se operi nel campo dell’economia circolare ti possiamo aiutare a contestualizzare, rispetto alla domanda del mercato, le tue competenze aziendali, i tuoi vantaggi, i tuoi minus, per migliorare la presenza sul mercato e promuovere la tua attività a livello nazionale ed internazionale. Il portale del riciclo rMIX ti offre una vetrina per i tuoi prodotti e/o servizi in 154 paesi al mondo, attraverso la possibilità di postare/offerte e richieste, di utilizzare i servizi di marketing come il banner, la newsletter a circa 11.000 iscritti nel settore dell’economia circolare o gli articoli sponsorizzati. Inoltre offre una consulenza mirata per analizzare la società, o parte di essa, e decidere con l’imprenditore come migliorare la sua presenza sul mercato. Raddrizzare quella gamba costa meno che ricostruire la sedia su cui ti siedi ogni giorno una volta schiantata. Scrivici per ulteriori info, non costa nulla e, su quella sedia ti siederai forse più tranquillo.
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