Perché la Plastica Riciclata deve Costare più di quella Vergine?di Marco ArezioIn un mondo dove lo sfruttamento delle risorse naturali della terra sta mettendo in ginocchio l’ambiente in cui viviamo, dove la crescita esponenziale dei rifiuti sta creando una situazione intollerabile, anche aiutata dai comportamenti umani, dove l’industria del riciclo non riesce ad assorbire tutti i rifiuti che la società produce per trasformali in materie prime, ci sono ancora persone che considerano l’acquisto della materia prima riciclata possibile solo se è un affare economico vantaggioso.Non stupitevi, ma è quello che succede in molte parti del mondo, dove ancora oggi la materia plastica riciclata è vista come un sottoprodotto economico delle materie prime vergini, riducendo l’acquisto ad un fatto meramente di convenienza economica. Ecco perché la plastica riciclata deve costare più di quella vergineInnanzitutto, in linea generale, sarebbe una questione etica quella di capire che l’uso della plastica riciclata è necessaria per il consumo dei rifiuti che vengono prodotti ogni giorno dalla società e che senza il riciclo e l’utilizzo di questa materia prima, il problema dei rifiuti sarebbe molto più pressante di quanto non lo sia adesso. Ma supponiamo che l’etica sia un esercizio mentale soggettivo e che non si venga sfiorati da questi dubbi, dobbiamo comunque sforzarci di considerare come sia importante capire che, oggi, non si dovrebbe poter scegliere tra l’uso di una plastica vergine al posto di quella riciclata nella produzione di articoli di uso comune. Vediamo alcuni motivi: • La materia prima riciclata, salvo alcuni settori specifici come il medicale e una parte del settore food, può essere impiegata normalmente come le materia prima vergine, sia per caratteristiche tecniche che estetiche. Quindi la frase che si sente spesso “se costa lo stesso prezzo o poco di meno compro la materia prima vergine perché è migliore” ce la dobbiamo dimenticare. • A fronte di una crescita dei rifiuti non riciclati, che oggi è mediamente arrivata nel mondo a sfiorare l’85-90% dei rifiuti plastici prodotti, il settore del riciclo soffre di mancanza di molte tipologie di plastiche da lavorare, in quanto il sistema della raccolta-riciclo-produzione di materia prima in molti paesi è scollegato o non funziona come dovrebbe. • La mancanza di alcuni prodotti strategici come gli scarti in PVC per l’estrusione e lo stampaggio o in HDPE per il settore del soffiaggio e dell’estrusione, implica, a fronte dei numeri riferiti ai materiali che non vengono riciclati che abbiamo visto al punto precedente, di dover comprare materia prima vergine per sopperire alla mancanza di quella riciclata. • Le politiche governative di sostegno economico a settori, che nel passato venivano considerati strategici, come quello dell’estrazione e raffinazione delle fonti energetiche fossili, sono completamente fuori tempo e sbagliate, se consideriamo che il mondo del riciclo non riceve gli stessi sussidi statali nonostante svolga un compito ecologico e nel rispetto dell’economia circolare. • Produrre materia prima seconda significa non utilizzare risorse naturali, ridurre l’impronta carbonica, evitare l’inquinamento dei mari, del terreno e dell’aria se i rifiuti vengono bruciati. Inoltre preservare la nostra salute, in quanto è stato dimostrato che la catena alimentare è influenzata negativamente da questo problema. Cioè ci mangiamo ciò che buttiamo. • Il prezzo dei polimeri riciclati può e dovrebbe costare più di quella vergine per motivi tecnici e per motivi etici. Tra quelli tecnici consideriamo che si deve investire molto di più sulla filiera della raccolta differenziata per aumentare l’input disponibile, che la selezione e trattamento meccanico dei rifiuti ha un costo elevato che si ripercuote sul costo del polimero, che il settore subisce la concorrenza dei produttori di materie prime vergini in termini di prezzo e quindi i margini del settore, che compiono anche un’opera sociale, sono molto bassi se non negativi. I motivi etici riguardano i concetti della “green economy” in cui valgono le regole delle 4 R: riuso, riciclo, risparmio e recupero. Meglio utilizzare materie prime che derivano dalla filiera del riciclo che materie prime vergini per tutti i motivi presentati. • Bisogna considerare un costo dell’educazione civica della popolazione sulla gestione dei rifiuti e le conseguenze delle azioni umane di gettarli nei fiumi. Educare le persone ad un approccio culturale corretto sull’ambientale è un tassello finanziario necessario, da conteggiare nel costo delle materie prime riciclate, un’azione che porterà ad un mondo più pulito, a ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali per la produzione di polimeri vergini e ad una disponibilità maggiore di plastica da riciclare oggi carente sui mercati internazionali, per alcune tipologie.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti Vedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'4,3 miliardi di dollari per generare fino a 1075 MW di energia eolica offshore con una particolarità unica al mondo.Il mondo sta rincorrendo e risolvendo le lacune che anni di inerzia politica hanno portato nel campo delle energie rinnovabili. Era comodo comprare petrolio, carbone o gas per produrre energia elettrica ma, oggi, per le questioni che tutti conosciamo, questo lassismo è diventato un boomerang. Per rimediare alle falle passate sono necessari fiumi di soldi e soluzioni politiche veloci ed efficaci in quanto, la progettazione, il finanziamento e l’istallazione di parchi eolici o solari di grandi dimensioni richiede grande volontà e determinazione nel raggiungere gli obbiettivi. In Scozia è in fase di ultimazione il parco eolico Seagreen posizionato a 27 Km. dalla costa di Angus che, a regine nel 2023, potrà erogare una potenza di 1075 MW potendo contare su 114 turbine. La particolarità di questo parco eolico a fondo fisso è che il più profondo al mondo, visto che le sue basi sono posizionate a ben 59 metri sotto il livello dell’acqua. La struttura dal costo di 4,3 miliardi di dollari è frutto della collaborazione tra TotalEnergy e SSE Renewables, infatti, TotalEnergies ha stipulato un accordo con SSE Renewables per acquisire una partecipazione del 51% nel progetto Seagreen nel giugno 2020. "Siamo lieti di annunciare l'inizio della produzione di energia da Seagreen, la nostra prima fase eolica offshore nel Mare del Nord del Regno Unito", ha affermato Vincent Stoquart, Senior Vice President Renewables di TotalEnergies . “Questo segna un nuovo passo nello sviluppo della capacità delle attività offshore di TotalEnergies. Questa pietra miliare contribuirà direttamente al nostro obiettivo di raggiungere 35 GW di capacità di elettricità rinnovabile in tutto il mondo entro il 2025”. Info: TotalEnergy
SCOPRI DI PIU'Ambiente NEWS: lo Spazio Informativo Dedicato all'Ambiente Ambiente NEWS è lo spazio informativo, creato all'interno del blog che mette in evidenza, senza veli o filtri, gli articoli ritenuti interessanti riferiti alle aziende nel campo dell'ambiente.Gli articoli avranno un taglio divulgativo, non commerciale e saranno scelti tra quelli pubblicati in rete che siano aderenti allo spirito del portale così da creare un contenuto indipendente a disposizione dei clienti. Agli iscritti della piattaforma è possibile intervenire alla vita di questa sezione attraverso la pubblicazione di un articolo, in modo gratuito, nel rispetto delle regole di divulgazione senza fini commerciali. Nell'articolo pubblicato verranno sempre citate le fonti e l'autore, che rimarrà proprietario dei contenuti. La direzione si riserva la facoltà di accettare, ridurre o escludere articoli se questi non sono in linea con lo spirito del portale. Se desideri inviare un articolo per la pubblicazione inviaci un'email con il testo e una foto.Buona lettura!
SCOPRI DI PIU'Molti interessi non scientifici girano attorno a questa decisione con un fine forse poco nobiledi Marco ArezioIn alcuni paesi, tra cui l’Italia, la cosiddetta carne coltivata, cioè creata in laboratorio attraverso la lavorazione di cellule staminali prese da animali, è stata vietata. Il motivo ufficiale sembrerebbe quello della protezione della salute dei consumatori, ma più verosimilmente sembrerebbe sia la tutela della filiera della carne, una tra le più inquinanti che ci sia. I puristi della tavola e della gastronomia non vogliono sentire la parola “sintetico” quando si parla di un cibo, che fa pensare a pericolose manipolazioni, danni alla salute e lobbies pericolose nate in laboratorio. La questione sarebbe da affrontare con cognizione di causa, informandosi e conoscendo cosa c’è già di sintetico sulle nostre tavole, che viene spacciato come naturale. Bene, partiamo proprio da qui e facciamo alcuni esempi: le maggiori specie di piante da frutto o le piante come la soia, il frumento, il granoturco, il riso e molte altre specie, sono la conseguenza di ibridazioni nate in laboratorio, con lo scopo di fortificare la pianta, di renderla più resistente alla siccità, ai parassiti, agli insetti e cercare di ottenere una maggiore produzione. Tutto quello che si ricava da queste coltivazioni ha ormai poco di naturale e molto di ingegneristico, una collana di deviazioni, mix, separazioni di elementi per portare un miglioramento nell’agricoltura. Tutti questi studi portano alla produzione di semi modificati, che in natura non si trovano, gestita da alcune multinazionali che hanno creato un mercato ristretto e protetto, tant’è vero che molti semi sono venduti sterili così il contadino non li può più usare, ed è costretto a ricomprarli per la semina successiva. E allora, di cosa ci scandalizziamo quando cambiamo prodotto, passando dal vegetale all’animale? Non vorrei illustrare nuovamente gli impatti negativi che la filiera della carne esprime in tutto il mondo, perché credo siano sotto gli occhi di tutti quando si parla di deforestazione, occupazione dei suoli, consumo di acqua, emissioni di metano, impatto della CO2 sui trasporti e la conservazione del prodotto, danni sulla salute umana per consumi elevati di carne, e per finire, ma non di ultima importanza, la gestione della vita degli animali. La carne coltivata, o sintetica come viene più banalmente chiamata, è stata approvata, dal punto di vista della sicurezza alimentare, in molti paesi avanzati, quindi sfatiamo questa errata informazione e consideriamola sicura come un qualsiasi vegetale modificato che ci arriva sulla tavola. Attraverso l’uso di questa carne coltivata il consumatore riduce notevolmente l’impatto ambientale che la filiera degli animali da macello produce, restituendo alla natura un po' di fiato, perché al mondo siamo circa otto miliardi di mangiatori incalliti che divoriamo qualsiasi risorsa naturale commestibile. Ma le restrizioni che sono intervenute sulla carne coltivata hanno più il sapore di un appoggio politico a filiere economiche che producono voti, nulla centra con la difesa del marchio gastronomico di un paese piuttosto che di un altro, o sui dubbi che errate manipolazioni possano arrecare danni al consumatore. In fondo, però, non sono troppo preoccupato per questo stop, perché il progresso si può, forse, un po' rallentare, ma non si può fermare e, siccome le risorse naturali sono sempre di meno, si dovrà seguire le soluzioni scientifiche. Mangeremo pesci senza lische, carni con o senza l’osso, o grasso, dallo stesso gusto e piacere in bocca di quella naturale, come stiamo facendo per l’uva o i mandarini senza noccioli. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.
SCOPRI DI PIU'Cosa è il Cartone OCC e come Viene Riciclatodi Marco ArezioSembra una strana sigla, OCC, ma gli addetti ai lavori classificano come OCC un cartone ondulato adatto alla formazione di scatole e imballi, in cui le pareti hanno il compito di proteggere la merce all’interno e assumere un comportamento resistente durante la movimentazione e il trasporto.Di solito è costituito da due fogli di carta piana che racchiude uno strato ondulato leggero che, in virtù della forma a volta, conferisce al sandwich una buona resistenza. Il cartone ondulato, o OCC, è un elemento molto diffuso nel settore del packaging ed è anche un prodotto che ha un alto grado di riciclo, infatti, secondo i dati della Corrugated Packaging Alliance, una scatola fatta da cartone ondulato, è costituita da circa il 50% ci materiale riciclato. Con l’incremento delle micro spedizioni ad opera del commercio online, la quantità di cartone ondulato nella nei rifiuti solidi domestici sta assumendo una posizione rilevante, senza dimenticarci del tradizionale mercato della distribuzione e dell’industria. I cartoni OCC possono essere riutilizzati o riciclati creando una filiera di circolarità che migliora l’ambiente e la nostra vita. Tra i vantaggi del riutilizzo del prodotto, possiamo annoverare il risparmio di acqua che usa la cartiera per creare la nuova pasta di carta, quindi dell’energia per il processo che crea CO2 e altri inquinanti come lo zolfo o le sostanze chimiche organiche volatili. Nell’ambito del riciclo del cartone OCC possiamo ricordare la riduzione dell’uso del legname vergine che serve per produrre le fibre naturali per la carta. Per fare una tonnellata di cartone vergine occorrono tre tonnellate di alberi, il che fa pensare all’importanza del riuso e del riciclo del cartone. Per quanto riguarda l’OCC che viene avviato al riciclo presso le cartiere, attraverso i centri di raccolta, è importante che chi conferisce il cartone da riciclare abbia l’accortezza asportare materiali differenti presenti sulle scatole o nelle scatole, che ne comprometterebbero il riciclo o ne inquinerebbero il processo. Il cartone ondulato dovrà essere appiattito ed imballato per costituire balle uniformi in modo da ridurne il volume per minimizzare il costo e l’impatto ambientale della movimentazione verso i centri di riciclo. Dopo la trasformazione dell’OCC all’interno delle cartiere, le fibre riciclate verranno riutilizzate, nelle percentuali più idonee, miscelate con le fibre vergini in base alla tipologie di imballo da realizzare, per creare nuovi imballi in carta e cartone.Categoria: notizie - tecnica - carta - riciclo - cartone OCC Vedi maggiori informazioni sul riciclo
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