Cosa sono, cosa servono e come si scelgono gli additivi stabilizzanti per il PVC riciclatodi Marco ArezioÈ importante sapere che il PVC puro non si presta a quasi nessuna applicazione: per questo motivo, nei processi di trasformazione, vengono sempre aggiunti al PVC degli additivi che proteggono il polimero durante la lavorazione, così da impedirne la degradazione e permettono, inoltre, di migliorare le caratteristiche del manufatto risultante in funzione della sua destinazione d’uso finale. La formulazione del materiale è infatti definita considerando tre aspetti fondamentali: – Tipo di lavorazione: il materiale deve essere in grado di resistere alle sollecitazioni e alle temperature coinvolte nel processo, essere nella forma giusta (dry-blend, granulo, lattice, ecc.), essere sufficientemente stabile e avere proprietà adeguate per il tipo di lavorazione; – Applicazione finale: bisogna tenere in considerazione l’utilizzo finale del prodotto, le sollecitazioni, ambienti ostili, o anche limitazioni particolari imposte, per esempio, per contatto cibi o in campo medico; – Costo: aspetto sempre importante; funzione della quantità e del tipo di additivi. Una formulazione tipica, per il PVC rigido, comprende la resina, lo stabilizzante termico (evita la degradazione), gli aiutanti di processo (migliorano le caratteristiche del fuso e la lavorabilità) e il lubrificante. Per il PVC plastificato si utilizza una base analoga, ma si aggiungono i plastificanti. Altri additivi sono i coloranti e le cariche. Le cariche vengono inserite principalmente per ridurre le quantità di PVC a parità di volume e quindi per ridurre i costi, ma influiscono anche sulle proprietà aumentando la durezza e rigidità del prodotto finito. Un additivo non deve né volatilizzare durante la trasformazione né essudare verso la superficie nel corso dell’utilizzazione del manufatto. Ciò significa che l’additivo deve avere una bassa tensione di vapore ad alte temperature e non deve precipitare o cristallizzare migrando dalla matrice polimerica durante l’invecchiamento. Mentre gli additivi insolubili, come le cariche e i pigmenti, non danno luogo a questi fenomeni di migrazione, al contrario, gli additivi solubili, come i plastificanti di basso peso molecolare, sono suscettibili di fenomeni di migrazione sia durante la trasformazione che durante l’uso, e possono perfino agire da veicolo per la migrazione di altri additivi presenti in minore quantità.Vediamo da vicino gli stabilizzanti Com’è già noto il principale svantaggio nell’uso del PVC è la sua instabilità termica; infatti a circa 100°C subisce una degradazione chiamata deidroclorinazione, ovvero rilascia acido cloridrico. Ciò determina un abbassamento delle proprietà meccaniche e una decolorazione. La trasformazione del PVC in manufatti richiede sempre l’aggiunta di stabilizzanti termici che evitano e riducono la propagazione della degradazione termica, dovuta allo sviluppo di acido cloridrico del PVC durante la fase di gelificazione e di lavorazione. Questi prodotti permettono, inoltre, di migliorare la resistenza alla luce solare, al calore e agli agenti atmosferici del manufatto. Infine, gli stabilizzanti hanno un forte impatto sulle proprietà fisiche della miscela nonché sul costo della formula. In genere vengono addizionati all’1% al PVC e restano saldamente ancorati alla matrice polimerica. La scelta dello stabilizzante termico adeguato dipende da diversi fattori: i requisiti tecnici del manufatto, le normative vigenti ed i costi. I più comuni stabilizzanti sono generalmente dispersi in un co-stabilizzante di natura organica che ne aumenta le caratteristiche di stabilizzazione. I principali stabilizzanti sono: stabilizzanti allo stagno, stabilizzanti al cadmio, stabilizzanti al piombo, stabilizzanti bario/zinco, stabilizzanti Ca/Zn, stabilizzanti organici. Stabilizzanti Ca/Zn Sviluppati di recente e con ottimo successo si stanno proponendo come validi sostituti degli stabilizzanti al piombo sul piano pratico ed anche sul piano economico. Il loro funzionamento si basa sugli stessi principi degli stabilizzanti al piombo, ma, al contrario di questi, non danno problemi ambientali o di salute nell’uomo. Per migliorare l’efficienza di questi sistemi di stabilizzazione talvolta si aggiungono altri elementi come composti a base di alluminio o magnesio. Per alcune applicazioni è necessario l’impiego di co-stabilizzanti come polioli, olio di soia, antiossidanti e fosfati organici. A seconda del tipo di sistema stabilizzante si possono ottenere prodotti finali con elevato grado di trasparenza, buone proprietà meccaniche ed elettriche, eccellenti proprietà organolettiche ed un elevato grado di impermeabilità. Di pari passo agli stabilizzanti Ca/Zn si stanno mettendo a punto sistemi calcio-organici che affianco ai tanti lati positivi: buona processabilità, buona stabilità termica legata all’assenza di Zn (il cui eccesso potrebbe innescare una brusca degradazione del prodotto) presentano alcuni lati negativi come ad esempio il tono colore della base (tendente al giallo). Stabilizzanti Organici Gli stabilizzanti organici non sono considerati, a tutt’oggi, degli stabilizzanti primari e, ancora meno, particolarmente potenti. Alcuni sono impiegati a causa della bassa tossicità, altri sono usati come co-stabilizzanti in abbinamento con stabilizzanti primari. Un rappresentante particolarmente importante che rientra in questa famiglia di lubrificanti è l’olio di soia epossidato. L’olio di soia epossidato è composto dal 10% di acido stearico e da acido palmitico per il resto da acidi grassi polinsaturi parzialmente epossidati. Esso viene usato nelle formulazioni in quantità che vanno dalle 2 alle 5 phr in base alla funzione che dovrà avere. In quantità minore di 2 phr avrà funzione co-stabilizzante, in quantità superiore avrà anche funzione lubrificante.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PVC - stabilizzanti Vedi maggiori informazioni
SCOPRI DI PIU'Quando ambiente e scienza spaziale si uniscono per migliorare la nostra vitadi Marco ArezioI progetti di decarbonizzazione ad opera delle aziende internazionali produttrici di beni o servizi, che hanno sottoscritto l’impegno alla compensazione delle emissioni di CO2, sono spesso realizzati in zone non sempre di comodo accesso, oppure lontane dalle aziende responsabili dei progetti. Infatti, la piantumazione di vaste aree di territorio non può essere solo sulla carta, sbandierate come una chiave di marketing per convincere i clienti e i consumatori delle buone intenzioni circa la decarbonizzazione degli impatti sull'ambiente delle aziende. La riforestazione deve essere iniziata, attraverso la messa a dimora delle specie arboree corrette, nelle quantità stabilite per creare il bilanciamento carbonico, ma deve anche essere seguita, passo dopo passo essendo un progetto su un medio-lungo periodo. Per queste necessità la tecnologia satellitare ci viene incontro, ci semplifica il lavoro, in quanto è possibile realizzare immagini estremamente ravvicinate dell’area, fino a 30 cm. e raccogliere le informazioni corrette sull’andamento del progetto e sullo stato di salute dell’area piantumata. Questa tecnologia, attraverso i satelliti Pléiades Neo di Airbus, ha permesso alla Nestlé di potere creare un controllo efficacie sulle aree di approvvigionamento del proprio caffè, situate nelle provincie di Ranong e Chumphon nel sud della Thailandia. Questo approccio aiuterà Nestlé a certificare la quantità di carbonio che sta rimuovendo dall'atmosfera attraverso il suo Global Reforestation Program, un pilastro fondamentale del suo progetto per il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050. Magdi Batato, vicepresidente esecutivo e responsabile delle operazioni di Nestlé, ha dichiarato: "Le foreste sono spesso soluzioni attive basate solo sulla natura, perché utilizziamo la natura come soluzione per contribuire a ridurre le nostre emissioni. Coltivare alberi vicino alle nostre località di approvvigionamento del caffè è una parte essenziale della nostro programma a favore del clima, oltre alla decarbonizzazione delle nostre attività partendo dai fornitori delocalizzati. Attraverso il nostro programma di riforestazione globale, miriamo a piantare e far crescere 200 milioni di alberi presso i nostri punti di fornitura entro il 2030. Il nostro obiettivo è rimuovere 2 milioni di tonnellate di CO2e attraverso questi progetti”. La tecnologia satellitare Pléiades Neo di Airbus, utilizzato nelle due provincie Tailandesi, monitorerà circa 150.000 alberi da ombra nelle fattorie da cui Nestlé si rifornisce di caffè, per un periodo di 20 anni. Gli alberi da ombra aiutano a prevenire la sovraesposizione del caffè al sole, aumentano la resa e la produttività a lungo termine, rimuovendo anche il carbonio dall'atmosfera. Sulla base di questa esperienza, Nestlé determinerà se espandere l'approccio ad altre sedi in tutto il mondo. L’uso di questi satelliti, utilizzati anche per il controllo della deforestazione dilagante in molti paesi dell’America Latina e del sud est asiatico, trovano adesso un’altra proficua applicazione per monitorare la riforestazione delle aree di maggiore interesse bioclimatico.Fonte Nestlé
SCOPRI DI PIU'Vediamo cosa è emerso dopo l’analisi di 408 campioni L’associazione francese Agir Pour l’Environnement ha analizzato nel totale 408 dentifrici (per bambini e per adulti) che sono venduti in diversi supermercati tra cui Auchan, Leclerc, Lid e Carrefour. Dal risultato delle analisi svolto su di essi si è evinto che in 2 su 3 è presente biossido di titanio. L’analisi sui dentifrici di Agir Pour l’Environnement L’associazione francese Agir Pour l’Environnement ha analizzato 408 dentifrici di cui 59 per bambini e 78 organici. Dall’analisi si è evinto che in 2 dentifrici su 3 è presente biossido di titanio. Nel dettaglio tale sostanza è stata rinvenuta in 271 dentifrici di cui 29 per bambini (e quindi il 49,1%) ed in 25 organici e quindi il 32%. Per chi non lo sapesse il biossido di titanio è un composto chimico che si presenta come una polvere cristallina con un colore che è tendente al bianco. Esso viene identificato con la sigla E171 quando viene utilizzato negli alimenti ma è presente come ingrediente anche nei cosmetici. Come additivo alimentare viene usato nella produzione di prodotti a base di pesce e formaggio, salse, caramelle ed in altre tipologie di alimenti come colorante mentre (ad esempio) nelle creme per cambiare il pannolino e nei dentifrici viene usato perché conferisce al prodotto una colorazione bianca ed inoltre per le sue proprietà assorbenti. I marchi importanti dell’analisi effettuata da Agir Pour l’Environnement Tra i marchi di spicco dei dentifrici analizzati dall’associazione francese “Agir Pour l’Environnement” ci sono Oral-B, Colgate, Aquafresh e Signal. In quest’ultimo, ad esempio, anche la versione bambini presenta tracce di biossido di titanio. Dall’analisi di Agir Pour l’Environnement si evince inoltre che nessuno dei 271 dentifrici incriminati specifica sulla confezione se il biossido di titanio si trova nel dentifricio sotto forma di nanoparticelle. Il regolamento Europeo numero 1223/2009 in vigore dal 2013 comunica invece che se c’è un ingrediente nei prodotti cosmetici sotto forma di nanomateriale c’è l’obbligo che esso venga indicato. Per l’esattezza il nome dell’ingrediente presente deve essere seguito dalla parola “nano” che dovrà essere messa tra parentesi. Ma quali sono gli effetti del biossido di titanio sulla salute? Come già comunicato nei prodotti cosmetici il biossido di titanio viene utilizzato per dare quel colore bianco al prodotto. Per quanto concerne gli effetti sulla salute, i pareri sono controversi. Per gli esperti, comunque, esso può portare rischi, ad esempio, al fegato e agli organi riproduttivi e va considerato anche un possibile cancerogeno. Inoltre esso è pericoloso a causa delle nanoparticelle (meno di cento nanometri di dimensione) che facilitano la penetrazione nel corpo umano. Al momento in Francia si attende un provvedimento che vieti il biossido di titanio in tutti i prodotti che possono essere anche parzialmente ingeriti (come dentifricio e medicinali) così come accade per il cibo.
SCOPRI DI PIU'Progressi tecnologici e applicazioni pratiche nell'energia fotovoltaica con le celle solari organiche binarie di Marco ArezioIl settore dell'energia rinnovabile è in continua evoluzione, spinto dalla crescente necessità di soluzioni sostenibili per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. In questo contesto dinamico, le celle solari organiche binarie si distinguono come una tecnologia emergente con un grande potenziale per trasformare il panorama dell'energia solare. Queste celle offrono una promessa unica di efficienza, sostenibilità e flessibilità, rendendole candidate ideali per un'ampia gamma di applicazioni innovative. L'importanza dell'Energia Solare L'energia solare è una delle fonti di energia rinnovabile più pulite e più abbondanti disponibili. La sua capacità di convertire la luce solare diretta in energia elettrica senza emissioni nocive è fondamentale per i sforzi globali di decarbonizzazione. Tuttavia, le tecnologie solari esistenti, come le celle fotovoltaiche in silicio, pur essendo efficaci, presentano limitazioni in termini di costi, efficienza in diverse condizioni ambientali e flessibilità di applicazione.L'avvento delle Celle Solari Organiche Binarie Le celle solari organiche binarie rappresentano un avanzamento significativo in questo campo. Utilizzando materiali semiconduttori organici, queste celle introducono una nuova dimensione di flessibilità e possibilità di integrazione, superando alcune delle limitazioni delle tecnologie solari tradizionali. La caratteristica distintiva di queste celle è l'uso di due materiali organici differenti che agiscono rispettivamente come donatori e accettori di elettroni, migliorando significativamente l'efficienza della separazione delle cariche e, di conseguenza, dell'energia prodotta.Obiettivi e Struttura dell'Articolo Questo articolo mira a esplorare in dettaglio le celle solari organiche binarie, esaminando la loro struttura, il principio di funzionamento, i metodi di produzione, le modalità di installazione e i vantaggi che offrono rispetto alle tecnologie solari convenzionali. Attraverso un'analisi approfondita, il testo intende fornire una comprensione chiara del potenziale di questa tecnologia innovativa e delle sue applicazioni nel mondo reale. Cos'è una Cella Solare Organica Binaria? Le celle solari organiche binarie rappresentano una delle tecnologie emergenti nel campo del fotovoltaico, che promettono di rivoluzionare il modo in cui catturiamo e utilizziamo l'energia solare. Queste celle utilizzano materiali organici semiconduttori per convertire la luce solare in energia elettrica, sfruttando una configurazione binaria per ottimizzare l'efficienza del processo.Struttura e Composizione Una cella solare organica binaria è composta da due materiali organici principali: un donatore di elettroni e un accettore di elettroni. Questi materiali sono tipicamente dei polimeri organici o delle piccole molecole che possono assorbire la luce a diverse lunghezze d'onda, aumentando così la quantità di energia solare che può essere convertita in energia elettrica. La disposizione dei materiali organici in una struttura a eterogiunzione consente una separazione efficiente delle cariche elettriche generate dall'assorbimento della luce.Meccanismo di Funzionamento Quando la luce solare colpisce la cella, i fotoni vengono assorbiti dai materiali organici, creando eccitoni, che sono coppie legate di elettroni e buche (elettroni mancanti che agiscono come cariche positive). In una cella solare organica binaria, l'eterogiunzione formata dai materiali donatore e accettore facilita la dissociazione degli eccitoni in cariche libere: gli elettroni si trasferiscono al materiale accettore mentre le buche rimangono nel materiale donatore. Una volta separate, queste cariche viaggiano verso gli elettrodi opposti della cella, generando una corrente elettrica che può essere utilizzata o immagazzinata. La configurazione binaria, dunque, non solo migliora l'assorbimento della luce ma ottimizza anche il trasporto delle cariche all'interno del dispositivo, risultando in un'efficienza maggiore rispetto alle celle solari organiche tradizionali.Vantaggi e Sviluppi Le celle solari organiche binarie offrono diversi vantaggi rispetto alle loro controparti inorganiche, come il silicio: Leggerezza e Flessibilità: I materiali organici sono generalmente più leggeri e possono essere depositati su substrati flessibili, permettendo applicazioni innovative come l'integrazione in tessuti o materiali da costruzione. Basso Costo di Produzione: Le tecniche di deposizione utilizzate per i materiali organici sono meno costose e meno intensive in termini energetici rispetto ai metodi utilizzati per le celle solari in silicio. Versatilità Estetica: Le celle possono essere trasparenti o colorate, offrendo possibilità estetiche per l'integrazione in ambienti urbani e in prodotti di consumo.Problematiche e Ricerca Futura Nonostante i progressi significativi, le celle solari organiche binarie affrontano ancora problematiche relative alla stabilità a lungo termine e all'efficienza in condizioni ambientali variabili. La ricerca continua è focalizzata sull'ottimizzazione dei materiali e dei processi per estendere la durata e migliorare le prestazioni delle celle in condizioni reali. Quindi, le celle solari organiche binarie sono un'innovazione promettente nel campo delle tecnologie rinnovabili, con il potenziale per portare l'energia solare in nuovi contesti e applicazioni, rendendo l'energia pulita più accessibile e integrata nella vita quotidiana. Produzione delle Celle Solari Organiche Binarie: Processi e Innovazioni La produzione delle celle solari organiche binarie è un processo che richiede precisione e innovazione per massimizzare l'efficienza e la funzionalità dei dispositivi.Materiali e Preparazione Le celle solari organiche binarie si basano su materiali organici semiconduttori, come abbiamo detto, che includono polimeri e piccole molecole. Questi materiali sono scelti per le loro proprietà di assorbimento della luce, stabilità chimica, e la capacità di facilitare il trasporto di cariche elettriche. La preparazione dei materiali inizia con la sintesi chimica dei composti organici, seguita da un'accurata purificazione per rimuovere impurità che potrebbero influenzare negativamente le prestazioni del dispositivo. La selezione e la preparazione dei materiali sono cruciali, poiché determinano l'efficienza della conversione fotovoltaica e la stabilità a lungo termine delle celle.Tecniche di Deposizione Le tecniche di deposizione utilizzate nella produzione delle celle solari organiche binarie includono sia metodi di deposizione da fase vapore che tecniche di stampa da soluzione. Deposizione da Fase Vapore: Metodi come la deposizione termica in alto vuoto sono comunemente usati per le piccole molecole. Questo processo comporta il riscaldamento del materiale organico fino alla sua sublimazione, seguito dalla condensazione sul substrato freddo. Questa tecnica è apprezzata per la sua capacità di controllare con precisione lo spessore e la morfologia dello strato depositato. Tecniche di Stampa da Soluzione: Queste tecniche, tra cui la stampa a getto d'inchiostro, la stampa per serigrafia e il rivestimento per spin-coating, sono particolarmente promettenti per la produzione su larga scala grazie alla loro semplicità e basso costo. La stampa a getto d'inchiostro, ad esempio, permette la deposizione selettiva di materiali con un'elevata precisione posizionale, riducendo lo spreco di materiale.Incapsulamento e Stabilità Dopo la deposizione dei materiali organici, le celle solari devono essere incapsulate per proteggerle dall'ossidazione e dall'umidità, che possono rapidamente degradare le prestazioni. L'incapsulamento è quindi un passaggio critico che influisce direttamente sulla durata e sulla stabilità delle celle. Materiali avanzati e tecniche di incapsulamento innovative stanno emergendo per migliorare la longevità dei dispositivi senza comprometterne l'efficienza.Difficoltà e Prospettive Future Nonostante i progressi, la produzione di celle solari organiche binarie affronta difficoltà significative, in particolare per quanto riguarda la scalabilità e la riproducibilità delle prestazioni su larga scala. Inoltre, la ricerca continua per trovare un equilibrio ottimale tra l'uso di solventi ecocompatibili, la selezione di materiali sostenibili e la minimizzazione dell'impronta carbonica del processo produttivo. Le prospettive future per la produzione di celle solari organiche binarie sono tuttavia promettenti. L'innovazione nei materiali, unita al miglioramento delle tecniche di deposizione e incapsulamento, potrebbe portare a una riduzione dei costi e a un aumento dell'efficienza, rendendo questa tecnologia sempre più accessibile e praticabile per applicazioni commerciali e residenziali. Installazione delle Celle Solari Organiche Binarie: Flessibilità e Innovazione Le celle solari organiche binarie offrono una notevole versatilità in termini di installazione, grazie alla loro leggerezza, flessibilità e capacità di adattarsi a vari contesti e superfici. Queste caratteristiche uniche aprono la strada a nuove possibilità per l'integrazione dell'energia solare in ambienti diversi, estendendo notevolmente il campo di applicazione delle tecnologie fotovoltaiche.Superfici e Materiali Flessibili Una delle proprietà distintive delle celle solari organiche binarie è la loro flessibilità. Possono essere depositate su substrati flessibili come plastiche, tessuti o altri materiali compositi, permettendo la creazione di pannelli solari che possono essere piegati, arrotolati o conformarsi a superfici non piane. Questa flessibilità rende possibile l'integrazione delle celle solari in tende, zaini, indumenti e persino in veicoli, senza la necessità di superfici rigide e pesanti.Edifici Integrati con la Produzione di Energia Solare (BIPV) Le celle solari organiche binarie si prestano efficacemente all'integrazione con gli edifici (Building Integrated Photovoltaics - BIPV). A differenza dei pannelli solari tradizionali, che necessitano di essere montati su strutture esistenti, le celle organiche possono essere integrate direttamente nei materiali da costruzione, come finestre, facciate e tetti. Questa integrazione non solo migliora l'estetica degli edifici, eliminando la necessità di strutture aggiuntive, ma contribuisce anche all'efficienza energetica, riducendo il fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffreddamento.Installazione su Dispositivi Indossabili e Prodotti di Consumo La leggerezza e la flessibilità delle celle solari organiche binarie le rendono ideali per l'integrazione in dispositivi indossabili e altri prodotti di consumo. Orologi, indumenti tecnologici e persino tende possono essere dotati di capacità di generazione energetica, fornendo una fonte di alimentazione autonoma per dispositivi elettronici portatili. Questa applicazione ha il potenziale per rivoluzionare il design dei prodotti e promuovere l'adozione di tecnologie sostenibili nella vita quotidiana.Problematiche nell'Installazione Nonostante i vantaggi, l'installazione delle celle solari organiche binarie presenta alcune problematiche. La durabilità e la resistenza alle condizioni ambientali esterne, come l'umidità, la temperatura elevata e l'esposizione ai raggi UV, sono critiche per applicazioni esterne e indossabili. La ricerca continua per migliorare la stabilità dei materiali e dei dispositivi è essenziale per garantire che le prestazioni rimangano ottimali nel tempo. Inoltre, l'integrazione delle celle in materiali da costruzione e prodotti richiede lo sviluppo di standard e protocolli di sicurezza specifici, assicurando che l'installazione non comprometta la funzionalità o la sicurezza degli oggetti o degli edifici. Conclusioni L'installazione delle celle solari organiche binarie rappresenta un campo promettente, caratterizzato da innovazione e flessibilità. Superando le sfide tecniche e normative, queste tecnologie hanno il potenziale per trasformare la generazione di energia solare, rendendola più accessibile, estetica e integrata nella vita quotidiana. Con progressi continui nella ricerca e nello sviluppo, l'installazione delle celle solari organiche binarie continuerà a espandersi, offrendo nuove soluzioni per un futuro energetico sostenibile.Vantaggi Efficienza Record: Recenti progressi hanno portato a un significativo miglioramento dell'efficienza di conversione delle celle solari organiche binarie, avvicinandole ai tassi di conversione del silicio. Questi miglioramenti sono il risultato di una migliore comprensione dei meccanismi di trasporto delle cariche e dell'ottimizzazione dei materiali organici. Stabilità Migliorata: La ricerca ha fatto passi da gigante nel prolungare la vita utile di queste celle, attraverso lo sviluppo di materiali più stabili e la scoperta di tecniche di incapsulamento che proteggono i componenti sensibili dall'ossidazione e dai danni ambientali. Sostenibilità: L'uso di materiali organici, potenzialmente derivabili da fonti rinnovabili, presenta un profilo ecologico favorevole, con minor impatto ambientale rispetto al silicio sia in fase di produzione che di smaltimento. Flessibilità di Applicazione: La capacità di conformarsi a diverse forme e l'integrazione in materiali non tradizionali per la produzione di energia solare ampliano notevolmente il potenziale di utilizzo delle celle solari organiche binarie, promuovendo una più ampia adozione dell'energia solare.
SCOPRI DI PIU'Con la CO2 recuperata dall'incenerimento dei rifiuti si favorisce il processo di fotosintesidi Marco ArezioA Madrid è andato in scena l'ennesimo raduno oceanico di giovani e meno giovani, capeggiati da Greta, in concomitanza con la riunione Cop25, dal quale è emersa una sonora bocciatura delle aspirazioni ambientaliste, promosse dalla piazza, da parte di un gruppo dei paesi che hanno partecipato alla riunione. Con una serie di rinvii delle decisioni da prendere, in merito al taglio e ai crediti della CO2, al Fondo per i danni causati dai cambiamenti climatici e la ratificazione degli impegni presi in merito all'accordo di Parigi, si sono delineati alcuni blocchi composti da stati con visioni ambientali completamente diverse: Chi non vuole cambiare le cose, anzi, come gli Stati Uniti, vogliono uscire dall'accordo di Parigi per avere mano libera nella gestione del processo di inquinamento. In questo blocco possiamo includere anche l'Arabia Saudita, l'Australia, Brasile e la Russia che non vogliono ulteriori tagli sulle emissioni di CO2. Chi sta lavorando per il rispetto dei limiti imposti a Parigi, in primis l'Unione Europea, che sembra l'unica che si stia impegnando a prendere sul serio il problema del cambiamento climatico. All'interno del suo gruppo però, ci sono dei paesi del blocco dell'Est, capeggiati dalla Polonia, le cui economie sono ancora profondamente legate all'uso del carbone e che, quindi, sono ostili ad ulteriori revisioni al ribasso dei limiti sulle emissioni. Chi sta alla finestra senza prendere sostanziali decisioni, come la Cina e l'india, il cui mercato economico è fortemente legato alla gestione lassista delle normative ambientali (emissioni, rifiuti, riciclo, riuso, scarichi industriali e urbani). Nel frattempo l'Europa, chiaccherando forse meno, sotto la spinta delle direttive del parlamento in fatto ambientale, ha liberato una serie di energie propositive, sia imprenditoriali che accademiche, che vogliono studiate e sfruttare nuove idee nel campo della gestione dei rifiuti e del risparmio energetico. Una di queste prevede il recupero della CO2 che viene generata dall'incenerimento di quei rifiuti non riciclabili, per usi civili. Questa operazione ha degli indubbi vantaggi diretti ed indiretti: - L'operazione di incenerimento di rifiuti, che andrebbero in discarica, non crea emissioni di CO2 in ambiente in quanto viene completamente recuperata e riutilizzata. - Con l'attività di incenerimento si può fornire energia elettrica e riscaldamento alle città limitrofe all'impianto, risolvendo il problema dei rifiuti locali. - La CO2 recuperata viene utilizzata, tra l'altro, per attività agricole, in certi periodi, dell'anno e per ridurre i costi della gestione dell'impianto. Ma come avviene questa applicazione nel campo agricolo? I fumi prodotti dalla combustione dei rifiuti urbani hanno un contenuto di anidride carbonica che oscilla tra il 5 e il 20%, oltre ad altre tipologie di gas come l'ossigeno, gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto e varie frazioni di polvere. Questi fumi vengono convogliati in un impianto specifico che ha lo scopo di separare la CO2 dagli altri elementi, così da poter avviare il processo di sterilizzazione dell'anidride carbonica, che si otterrà alla fine del ciclo di trattamento, così da renderla utilizzabile per usi industriali e alimentari. Questa separazione avviene facendo passare i fumi in un solvente che ha lo scopo di assorbire la CO2 e respingere gli altri componenti. La soluzione, solvente+CO2, viene avviata in un altro impianto che ha lo scopo di far bollire la soluzione in modo da separare nuovamente il solvente, che rientrerà nel ciclo di produzione, dalla CO2 sotto forma di gas. L'anidride carbonica gassosa passerà in un altro impianto di purificazione e, attraverso una serie di filtri, terminerà il processo di purificazione del gas, passando poi alla fase di compressione della CO2 per portarla ad una consistenza liquida. Questo nuovo elemento liquido verrà poi stoccato e avviato nelle serre per facilitare il processo di crescita dei fiori, delle piante e dei frutti. Infatti questo processo è influenzato dalla temperatura, dalla luce, dall'acqua e dalla CO2 assorbita dalle piante. Ma tra tutti gli elementi sopra citati, è proprio l'aumento della concentrazione di CO2 che influenza in maniera drastica il processo di fotosintesi, infatti un incremento di anidride carbonica doppia rispetto alle concentrazioni naturali, porterà ad uno sviluppo maggiore della pianta di circa il 15-20%, a parità degli altri parametri nutrizionali. La concimazione carbonica, così chiamata, ingenera un incremento della crescita di molte specie vegetali, ma i risultai più evidenti si notano nell'aumento della qualità del prodotto e la riduzione dei cicli produttivi.Categoria: notizie - rifiuti - economia circolareVedi maggiori informazioni sul riciclo
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