Quali sono le caratteristiche delle linnee di trasporto dei fluidi in una produzione industriale di Marco ArezioUna produzione industriale ha, normalmente, la necessità di essere supportata da una serie di fluidi, come l’acqua, l’aria compressa o il vapore.Per poter trasportare i diversi fluidi necessari al funzionamento degli impianti di produzione, bisogna poter contare su tubazioni progettate in base al fluido che dovranno contenere, la distanza del trasporto, il loro diametro e la pressione di lavoro. In questo articolo affrontiamo gli elementi che costituiscono una rete di distribuzione industriale dei fluidi e cosa dobbiamo tenere in considerazione per scegliere i migliori materiali adatti allo scopo. Una rete di tubi per il trasporto dei fluidi industriali può rientrare nella voce delle reti di servizio alla produzione e, per questo motivo, la loro installazione e manutenzione deve essere considerato nei costi degli impianti e in quelli di manutenzione. Quindi, è importante progettare, realizzare ed installare la miglior rete di tubature possibili, in modo da minimizzare i costi generali ed aumentarne la durata nel tempo. Infatti, è sempre utile prevedere un sovradimensionamento, ma con attenzione, della linea e degli elementi che sono a supporto, in quanto potrebbe essere necessario, in futuro, un aumento del fabbisogno di fluidi richiesto da un possibile incremento dei volumi di produzione, senza dover rifare le linee di trasporto. Gli elementi che costituiscono una linea di trasporto della fluida sono costituiti dai seguenti prodotti: • Tubi • Elementi di raccordo • Accessori In primo luogo possiamo dire che le linee di servizio alla produzione dovrebbero essere visibili e di facile accesso, in modo da poter svolgere le eventuali riparazioni o ispezioni, in modo veloce ed agevole, senza pregiudicare i tempi della produzione. Inoltre, ogni linea deve essere ben riconoscibile in base al flusso che in essa scorre, infatti, i dati che indicano la natura del fluido possono essere riportati sui tubi, in varie forme, quali il nome per esteso, l’abbreviazione o la formula chimica. Per le tubazioni convoglianti fluidi pericolosi, oltre al colore di base, deve essere presente il simbolo di pericolo e il nome o la formula del fluido. Occorre, infine, tenere presente che le tubazioni e tutti i componenti devono essere installati in modo da: • non intralciare il transito • non occupare spazi di lavoro • non essere danneggiati da mezzi di trasporto • non costituire barriera alla diffusione della luce naturale Scelta dei tubi da installare I materiali più comuni che compongono i tubi, utilizzati nelle linee di trasporto dei fluidi in produzione, sono la plastica, il rame, l’acciaio, la ghisa e, misura minore, il calcestruzzo. Per la scelta di una tipologia piuttosto che un’altra, deve essere considerato il tipo di fluido da trasportare, la pressione all’interno del tubo, la temperatura di esercizio, l’aggressività del fluido sulla linea e alcune considerazioni ambientali dello stabilimento, come l’umidità, il calore e l’aggressività di componenti esterni. Inoltre, influisce sulla scelta del tubo, in merito al fluido da trasportare, la filettatura o la saldatura delle giunzioni tra i tubi stessi, che dovrà tenere in considerazione le caratteristiche generali del fluido. Una volta scelto il materiale ed il tipo giuntura più adatta, viene determinato il diametro e lo spessore del tubo. Il diametro viene determinato in base alla portata del fluido da convogliare, tenendo conto di bilanciare economicamente i costi di installazione, crescenti al crescere del diametro delle tubazioni. Tubi in acciaio I tubi in acciaio sono, di gran lunga, la tipologia più usata nelle linee di produzione e vengono classificati in base al loro impiego: • Tubi filettabili • Tubi commerciali • Tubi per applicazioni meccaniche • Tubi per condotte • Tubi speciali • Tubi zincati I tubi in acciaio sono impiegati per il trasporto dei liquidi, anche in presenza di alte temperature, di gas, di sostanze non alterabili e di pressione. Tubi in ghisa I tubi di ghisa sferoidale sono ottenuti per centrifugazione e sono normalmente dotati di giunto a bicchiere con guarnizione in elastomero, oppure per particolari applicazioni, sono disponibili in versione flangiata. Vengono impiegati, normalmente, nel trasporto delle acque nere o del gas, attraverso degli appositi strati di rivestimento in base alla tipologia di fluido da contenere. Tubi in rame I tubi in rame sono caratterizzati da una conducibilità elettrica e termica elevatissime, superate solo da quelle dell'argento, inoltre il rame è molto resistente alla corrosione e non è magnetico. Vengono impiegati per trasportare l’acqua potabile, il gas combustibili, i gas medicali, l’acqua per il riscaldamento e i fluidi per condizionamento e refrigerazione. Infatti, il rame è impermeabile ai gas, facilmente piegabile, resiste alla corrosione e non invecchia se esposto alla radiazione solare. Tubi in plastica I tubi in plastica hanno avuto una veloce diffusione negli ultimi decenni, impiegandoli per il trasporto di liquidi e dei gas, in quanto possiedono una buona resistenza alla corrosione da parte degli agenti chimici, sono leggeri. flessibili e hanno ottime proprietà dielettriche. Grazie a tali caratteristiche, i tubi in plastica hanno trovato applicazione anche per il convogliamento (in pressione e per gravita) delle acque reflue inquinate. Per contro, quelli in PVC, per esempio, non sono adatti per pressioni di esercizio superiori a 16 bar e per temperature superiori a 60 °C o per frequenti variazioni di temperatura. Infine subiscono un sensibile invecchiamento (che li rende fragili) se sono sottoposti all’esposizione prolungata della luce e frequenti sbalzi termici. I principali materiali di cui sono costituiti i tubi di materiale polimerico sono: • Polipropilene (PP) • Polietilene (PE) • Policloruro di vinile (PVC) • Plastici rinforzati con fibre di vetro (PRFV) Un altro vantaggio molto importante delle tubature realizzate con i polimeri plastici è la loro notevole durata, specialmente quelli prodotti in PVC, che può raggiungere anche i 50 anni di esercizio se conservati e protetti in modo idoneo. Dilatazioni termiche La presenza di calore nella linea deve far riflettere, non solo sulla tipologia di materia prima da utilizzare per i tubi, ma anche sui comportamenti che queste materie prime possono avere durante le variazioni di temperatura in funzione della lunghezza della linea stessa. Non solo sono da tener presente, al fine della corretta progettazione dei tubi, le temperature di esercizio e di picco, ma anche gli sbalzi termici che possono avvenire tra parti di impianti più freddi e altri più caldi. Inoltre, in una tubazione rettilinea di diametro contenuto, l’allungamento può comportare una flessione (carico di punta) in grado di sollecitare pericolosamente le flange di collegamento della tubazione alle apparecchiature. Categoria: notizie - tecnica - produzione - linee di tubazioni
SCOPRI DI PIU'di Marco ArezioE’ sicuramente una provocazione dire che alcune tipologie di plastica, come le bottiglie in PET, i flaconi in HDPE e altre tipologie di imballi plastici, per via della loro densità, sono destinate a galleggiare e, quindi, ad attirarsi le ira, comprensibili se non si conosce il problema, di chi dà vita ai movimenti plastic free.E’ sempre una provocazione dire che se il peso specifico dei prodotti plastici fosse diverso e, come altri materiali da imballo, andassero a fondo, probabilmente ci illuderemmo che, non vedendoli galleggiare, non esista un reale problema ambientale. Non solo sono due provocazioni, ma un insulto all’intelligenza umana, pensare di fare come lo struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia per nasconde il problema. Ma in realtà l’effetto emotivo delle isole di plastica che galleggiano nei mari ha fatto nascere un’avversione al prodotto, senza pensare cosa succede sotto il livello di galleggiamento dei mari e come ha fatto, tutta quella plastica, ad arrivare fino a li. Bidoni in metallo, bottiglie di vetro, carcasse di auto, lavatrici, telefonini, scarti di cavi, ruote, televisori, pneumatici, reti da pesca, elettrodomestici di scarto, tubi in metallo, raccordi, sedie, tavoli, divani, lampadari, ceramiche, calcinacci, rifiuti di cantiere e molti altri prodotti, sono regolarmente riversati in mare ogni anno. Li vediamo? No, a meno che ci immergiamo con un piccolo sommergibile di profondità e andiamo a vedere i disastri che fa l’uomo, la stupidità e l’ignoranza del genere umano. Dei milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno sembra che quelli visibili siano solo l’1%, in quanto galleggiano o vengono spiaggiati dalle correnti e maree, mentre il 99% è depositato nei fondali. Ma tornando ai movimenti plastic free, tutti questi prodotti che giacciono nelle discariche in fondo al mare non vengono normalmente citati, non viene fondato un movimento “bottiglie di vetro free” o un “pneumatico free” o un “televisori free”, ciò che non si vede non impatta emotivamente e non ha audience, non movimenta le folle. Ma se cambiassimo la densità dei materiali in modo da rendere affondabile tutta la plastica e galleggiabili tutti gli altri rifiuti, forse, i mari non sarebbero più navigabili e ci scaglieremmo non più contro la plastica, che non si vedrebbe, ma con tutti i prodotti fatti con diversi materiali, come il ferro, l’alluminio, il vetro, l’acciaio, la gomma, il rame…. Ma se i fondali sono pieni di rifiuti diversi dalla plastica e la superficie dei mari e le spiagge sono pieni di plastica, di chi è la colpa? Che senso ha prendersela con un singolo prodotto quando i fondali contengono molta più spazzatura di diversa natura di quella che si vede in superficie? Il problema è l’assurda inciviltà dell’uomo che utilizza i fiumi, i mari e gli oceani come discariche, pensando di risolvere un problema dei rifiuti in casa sua, per poi rimangiarseli attraverso le catene alimentari. Dove è l’intelligenza della razza superiore rispetto agli animali? Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Il mondo, nel 2020, ha attraversato una situazione di generale difficoltà umana, economica e sociale con ricadute pesanti per tutti noidi Marco ArezioLe ripetute restrizioni alle libertà personali dovute al Covid stanno cambiando il nostro approccio anche nel mondo degli affari con le limitazioni dei contatti umani e l’uso massiccio delle tecnologie di comunicazione internet. Questo ha portato vantaggi e svantaggi, ma sicuramente non vi erano possibilità diverse per continuare a lavorare e a preservare le aziende e il lavoro. Nel mondo dell’economia circolare, attività di cui ci occupiamo, il settore della plastica riciclata ha pesantemente risentito della caduta delle quotazioni petrolifere, con la conseguenza di comprimere i prezzi delle materie prime riciclate ad un punto pericoloso per la sostenibilità finanziaria delle aziende. L’annullamento del divario, in molti casi, tra il prezzo delle materie prime vergini e quelle riciclate, ha comportato, in alcuni settori non legati al food o alla detergenza, una caduta degli ordinativi delle materie prime riciclate rispetto al passato. Le aspettative al rialzo dei prezzi delle materie prime vergini, non sono ben chiare, in quanto, in un quadro macroeconomico, la crisi planetaria ha ridotto in modo sostanziale il consumo di carburanti (aerei, macchine, navi, camion, industrie) favorendo l’incremento di produzione delle materie plastiche vergini a prezzi molto compressi. Inoltre, in una situazione come quella descritta, paesi in cui il problema del riciclo non è così sentito, la mancanza di un divario di prezzo sostanziale tra la materia prima vergine e quella rigenerata, ha comportato uno spostamento degli acquisti verso le materie prime vergini con la perdita di interi mercati del comparto delle materie prime riciclate. Ma il 2020 non è però passato invano, ci sono stati visibili progressi tecnologici che fanno ben sperare per il prossimo anno in un nuovo corso per le plastiche da post consumo. La ricerca ha portato a buoni traguardi sullo sviluppo dell’uprecycling, che ha l’obbiettivo di incrementare la qualità e l’utilizzo delle plastiche da post consumo, in settori e su prodotti che fino a poco tempo fa non erano producibili con queste tipologie di plastiche da riciclo. Selezionatori, lavaggi, estrusori, cambiafiltri, degasaggi e impianti per controllo analitico degli odori hanno portato una ventata di qualità nella filiera del riciclo, migliorandone in modo sostanziale la materia prima. Ed è proprio sul controllo degli odori che si giocherà la battaglia per incrementare l’utilizzo delle plastiche da post consumo in settori che ancora oggi non le usano. Se fino a ieri la definizione di un disturbo legato all’odore era, non solo empirica, ma soggettiva, in quanto veniva fatta attraverso la sensazione percepita dal naso umano, oggi, attraverso lo strumento da laboratorio che esegue un’analisi chimica dei volatili prodotti dai campioni, niente sarà più soggettivo e incerto. Chi utilizza questo strumento, chiamato naso elettronico in maniera riduttiva, crea una patente certificata dell’odore della propria materia prima o prodotto finale, i cui valori, analitici e incontrovertibili, non lasciano adito a discussioni. Chi compra e chi vende materia prima riciclata o prodotti fatti dalla plastica da post consumo ha oggi la possibilità di certificare i livelli dei prodotti contenuti che generano odore. I motivi per vedere con un certo cauto ottimismo il 2021 nel settore della plastica riciclata da post consumo credo che ci siano, quindi il regalo che ci possiamo fare è un atteggiamento propositivo che ci accompagni a migliorare la nostra vita, il nostro lavoro e l’ambiente in cui viviamo.Categoria: notizie - plastica - economia circolare Vedi maggiori informazioni sulle materie plastiche
SCOPRI DI PIU'Eni ha dato la notizia, attraverso un comunicato stampa, dell'assegnazione di una licenza per realizzare il progetto di stoccaggio della CO2 nell'Inghilterra nord occidentale La cattura e lo stoccaggio della CO2 permette di aumentare il lavoro di decarbonizzazione del pianeta e di riutilizzo delle fonti ritenute esauste per nuovi combustibili.L’Autorità britannica per il petrolio e il gas (Oil and Gas Authority - OGA) ha annunciato di aver assegnato a Eni la licenza per la realizzazione del progetto di stoccaggio di anidride carbonica (CO2). La licenza di stoccaggio interessa un’area situata nella porzione della Baia di Liverpool nel Mare d’Irlanda Orientale, in cui Eni prevede di riutilizzare i giacimenti esausti di idrocarburi - nello specifico i giacimenti di Hamilton, Nord Hamilton e Lennox - e riconvertire le relative infrastrutture per lo stoccaggio permanente della CO2 catturata nell’Inghilterra nordoccidentale e nel Galles settentrionale. Grazie a questa licenza, Eni intende sia contribuire alle necessità di decarbonizzazione dell’Inghilterra nordoccidentale e del Galles settentrionale, sia collaborare attivamente con le imprese industriali per la cattura e il trasporto della CO2 dagli stabilimenti esistenti e dai futuri siti di produzione dell’idrogeno. Questo verrà utilizzato come combustibile di transizione per il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti nell’ambito dell’obiettivo del Regno Unito di “zero emissioni” al 2050. Per Eni il progetto avrà effetti positivi per le comunità locali attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro e il supporto allo sviluppo economico della regione, oltre a tracciare un percorso concreto verso la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche. Andy Samuel, Amministratore Delegato di OGA, ha dichiarato: “L’OGA è molto lieta di concedere la licenza a quello che confidiamo sarà un progetto di grande successo. Il lavoro sull’Integrazione Energetica che abbiamo condotto mostra che la combinazione di vari sistemi energetici, inclusi la cattura di anidride carbonica e la produzione di idrogeno, possono dare un contributo significativo all’obiettivo “zero emissioni” perseguito dal Regno Unito. HyNet è un esempio entusiasmante di integrazione energetica in atto, che comprende il riutilizzo di infrastrutture esistenti e giacimenti esauriti per lo stoccaggio di notevoli quantità di anidride carbonica, e la generazione di idrogeno per molteplici applicazioni innovative”. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha commentato: “Sono molto soddisfatto e orgoglioso per l’assegnazione della licenza per lo stoccaggio di anidride carbonica nel Regno Unito, la prima licenza di questo genere per Eni. Questo è un progetto di vitale importanza per Eni e rappresenta un traguardo fondamentale per gli obiettivi di “zero emissioni” del Regno Unito, oltre a essere un pilastro essenziale della strategia per la transizione energetica e la decarbonizzazione in cui Eni è fortemente impegnata”.Maggiori Informazioni
SCOPRI DI PIU'Un'analisi delle ripercussioni della Pirateria sul settore del riciclo navale e le strategie per un futuro sostenibiledi Marco ArezioIl fenomeno del riciclo delle navi, un'attività cruciale nell'ambito dell'economia circolare e della gestione sostenibile delle risorse, sta attraversando un periodo di significativa stagnazione. Per il nono trimestre consecutivo, i dati relativi al riciclo di queste imponenti strutture registrano cifre allarmanti: meno di 3 milioni di tonnellate. Un numero che, a prima vista, potrebbe non sembrare considerevole, ma che in realtà segnala un rallentamento preoccupante se confrontato con le capacità e le esigenze globali di riciclo. Il Contesto dell'Industria del Riciclo delle Navi Il riciclo delle navi, noto anche come demolizione o smantellamento navale, è un processo industriale che prevede lo smantellamento delle imbarcazioni in fin di vita, consentendo il recupero di materiali riutilizzabili e la riduzione dell'impatto ambientale. Quest'attività, oltre a fornire materie prime secondarie quali acciaio, rame e alluminio, contribuisce alla riduzione dell'inquinamento marino e alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici. Tuttavia, le complessità operative, le normative ambientali, i costi di trasporto e di lavorazione, e la disponibilità di cantieri specializzati, sono solo alcuni dei fattori che influenzano l'efficacia e l'efficienza di questo settore. Il Ruolo dei Pirati Negli ultimi anni, il fenomeno della pirateria marittima ha subito un'escalation, incidendo significativamente sulle operazioni di trasporto navale internazionale, inclusi i trasferimenti delle navi destinate al riciclo. I pirati, colpendo le rotte marittime utilizzate per il trasporto di queste imponenti strutture verso i cantieri di smantellamento, hanno introdotto un livello di rischio che molte compagnie navali stanno faticando a gestire. Le aree maggiormente colpite sono quelle con alta concentrazione di traffico marittimo, come il Golfo di Guinea, il Sudest asiatico e alcune zone vicino al Corno d'Africa. Conseguenze della Pirateria sul riciclo delle NaviImplicazioni Economiche La stagnazione nel riciclo delle navi ha conseguenze economiche significative a livello globale. Le compagnie navali affrontano costi aggiuntivi notevoli legati alla sicurezza e all'assicurazione, che possono rendere economicamente svantaggioso il trasporto delle navi verso i cantieri di smantellamento. Inoltre, il valore dei materiali riciclabili recuperati dalle navi potrebbe non compensare questi costi extra, influenzando negativamente la redditività del settore del riciclo. Impatto Ambientale L'ambiente soffre notevolmente a causa del ritardo nel processo di riciclo delle navi. Le navi obsolete continuano a navigare oltre il loro ciclo di vita ottimale, incrementando l'inquinamento atmosferico e marino a causa delle loro inefficienze operative e dei sistemi di propulsione datati. Questo ritardo nel riciclo significa anche che materiali potenzialmente pericolosi, come l'amianto e i composti di piombo, restano in circolazione più a lungo del dovuto, aumentando il rischio di danni ambientali. Sicurezza Marittima La sicurezza marittima è messa a dura prova dagli attacchi dei pirati. Questi atti criminali non solo mettono in pericolo la vita dell'equipaggio ma complicano ulteriormente il trasporto sicuro delle navi destinate al riciclo. Le zone ad alto rischio richiedono l'adozione di misure di sicurezza stringenti, come le scorte armate e le strategie di navigazione difensive, che comportano ulteriori oneri finanziari e logistici. Strategie di Risoluzione e Innovazione Per superare questi ostacoli, è necessario un approccio olistico che includa l'adozione di tecnologie avanzate, la cooperazione internazionale e l'implementazione di politiche efficaci. Tecnologie Avanzate: L'uso di sistemi di tracciamento e monitoraggio in tempo reale può migliorare la sicurezza delle navi in transito. Inoltre, l'innovazione nel design navale e nei materiali può ridurre la dipendenza da rotte lunghe e pericolose, facilitando il riciclo locale. Cooperazione Internazionale: La lotta contro il pirataggio richiede un impegno congiunto tra le nazioni marittime, attraverso pattugliamenti congiunti e accordi di sicurezza. La condivisione di intelligence e risorse può aumentare significativamente la sicurezza delle rotte marittime. Politiche per l'Economia Circolare: Le politiche che incentivano il riciclo delle navi e l'uso di materiali riciclati possono stimolare l'innovazione nel settore. Ad esempio, sussidi per le tecnologie di smantellamento ecocompatibile e normative più severe sull'uso di navi obsolete possono accelerare il passaggio a pratiche più sostenibili. Conclusione Il settore del riciclo delle navi si trova di fronte a una sfida complessa, esacerbata dalla minaccia dei pirati. Tuttavia, questa situazione rappresenta anche un'opportunità per innovare e rafforzare le pratiche di economia circolare nel settore marittimo. Attraverso l'adozione di tecnologie avanzate, la cooperazione internazionale e politiche incentrate sulla sostenibilità, è possibile creare un futuro più sicuro e sostenibile per il riciclo delle navi.
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